La Regione boccia il Comune di Napoli sui finanziamenti europei

PalaArgentoQuello dei finanziamenti europei è u mio pallino e qualche tempo fa scrivevo su questo blog dei finanziamenti perduti per la sicurezza delle nostre scuole (clikka) e di quelli perduti per gli impianti sportivi (clikka). Un pacco di decine di milioni di euro. Erano come si può leggere nei link 13 domande per le scuole e 10 per gli impianti sportivi, a valere su fondi europei, tutte respinte.

C’è da dire che i fondi europei sono gli unici attraverso i quali possiamo fare investimenti e Napoli, di questi soldi ne ha assolutamente bisogno, non solo per ristrutturare i nostri edifici pubblici, ma anche per fare quelle importanti opere di riurbanizzazione che riguardano Napoli est, Napoli ovest ed il Porto. Bisognerebbe chiedersi, infatti, quanti operai avremmo impiegato con la spesa di questi fondi e quante imprese avremmo potuto far crescere e creare. In due parola POSTI DI LAVORO di cui tutti a parole, solo a parole e con grande incapacità, si dicono grandi fautori.

Si potrebbero muovere diversi miliardi di euro ed, invece, la politica è al palo della politica e non si occupa affatto dell’amministrazione. Ci si muove per fare alleanze ed accordi e si perde di vista l’obiettivo principale della politica che è Amministrare nel bene e nell’interesse dei cittadini. Si è, infatti, aperto il TotoCandidatoSindaco ed il TotoCandidatoGovernatore senza parlare dei reali problemi delle amministrazione Regionale e Comunale guardando agli aspiranti leader senza far capire cosa si debba assolutamente chiedere a coloro che aspirano a ricoprire queste importanti cariche. Ci piace solo immaginare che uno che è buono nel taglio e cucito sia, poi, anche bravo ad amministrare una città di un milione di abitanti.

Si passa, infatti, indifferentemente dal manager del pallone a quello delle cravatte, ai quali si potrebbero, a questo punto, aggiungere quelli della pizza  o quelli dei taralli (che pure hanno una loro valenza Napoletana).

Per capirci oggi leggo su il Mattino di Napoli della promessa del Presidente di Confcommercio  di trovare un lavoro alla povera e cara Simona, la fidanzata di Ciro Esposito, senza pensare che i tanti Ciro Esposito di Napoli forse vorrebbero che si mettessero in campo delle serie azioni imprenditorali per creare sviluppo e lavoro per tutti non per una sola persona!

Dello stato attuale ne faccio una colpa alla Regione Campania che ha, contrariamente a quanto affermato, una scarsissima capacità di spesa dei fondi europei ed ai numerosi Comuni, tra cui ovviamente Napoli, che hanno del pari una scarsissima  capacità di organizzare i propri uffici per prendere questi fondi.

Dopo le mie segnalazioni, infatti, si è attivato il Servizio Ispettivo del Comune ed il Segretario Generale, i quali mi hanno relazionato sulle cause che ci hanno fatto perdere i soldi, aprendomi una finestra per farmi vedere in concreto ciò che immaginavo.

La causa principale della perdita dei finanziamenti, infatti, è la disorganizzazione degli uffici che si perdono il filo dei procedimenti amministrativi nei passaggi di consegne. Tra un avvicendamento di dirigenti e funzionari e l’altro si perdono sia le carte sia la memoria del procedimento stesso! Assurdo se poi si pensa che il Comune di Napoli riconosce a tutti i dirigenti indistintamente la retribuzione di risultato (clikka) che viene erogata su obiettivi assolutamente generici (clikka).

Il Paradosso è che con questo andazzo dall’Europa ci prendiamo solo i malefici (vedi fiscal compact) e non i benefici!

Da Repubblica Napoli del 29.06.2014

ALESSIO GEMMA

Impianti sportivi, la Regione boccia i progetti del Comune

Accolte un terzo delle richieste dei municipi. In fumo 30 milioni di fondi Ue

PROGETTI per ristrutturare impianti sportivi “confezionati con superficialità”. Bocciati 20 su 24. E 30 milioni di euro di fondi europei vanno in fumo. Ma è solo la punta dell’iceberg. Perché su “352 richieste presentate dai Comuni alla Regione circa il 75 per cento sono state dichiarate inammissibili o ammissibili ma non idonei”. Sotto accusa i dirigenti dei municipi. Napoli fa l’en plein: su 10 proposte del Comune Palazzo Santa Lucia le respinge tutte. A piazza Municipio scatta un’ispezione interna: c’è “una evidente – si legge nella relazione – ma anche generalizzata carenza nella elaborazione progettuale che determina la mancata utilizzazione dei fondi europei”. Ancora: “Circostanza ancora più grave nell’attuale fase di congiuntura economica, nella quale non ci si può permettere di trascurare alcuna fonte di entrate”. Carte che spariscono, documenti obbligatori che mancano e “l’effetto negativo sull’azione amministrativa prodotto dal continuo avvicendarsi della dirigenza, unitamente alla mancanza di puntuali passaggi di consegne”. In poco più di due anni al servizio impianti sportivi si alternano 7 colletti bianchi. È del 2010 l’avviso della Regione per strutture sportive “situate in zone ad alto rischio di emarginazione”: 43 per cento delle risorse messe a bando sono per le 19 città medie della Campania. Arrivano 24 progetti, ne passano 3. Un flop. Scattano ricorsi al Tar e nel 2013 via Santa Lucia pubblica la graduatoria definitiva: ne passano 4. Napoli non c’è. Niente da fare per l’impianto sportivo di Secondigliano, per le palestre del San Paolo, per due piscine e per il campo di San Gennaro dei Poveri alla Sanità. “I progetti erano carenti di documentazione attestante lo stato attuale e lo stato di degrado, attestazione di coerenza con il piano sociale di zona, quadro con validità quinquennale”. Le conclusioni dell’ispezione non lasciano dubbi: “Occorre profondere il massimo sforzo affinché tali opportunità non vengano sprecate”. Attacca il consigliere Gennaro Esposito di Ricostruzione democratica: «Sembra paradossale che ai dirigenti, pur non avendo raggiunto l’obiettivo di portare fondi nelle casse del Comune e di produrre così posti di lavoro in città, venga poi riconosciuto il premio di risultato». Tra i campi da ammodernare c’era anche l’Hugo Pratt di Scampia intitolato due giorni fa a Ciro Esposito, il tifoso ucciso a maggio scorso a Roma prima della finale di Coppa Italia.

AAA affittasi il Palazzo Reale di Napoli per feste e matrimoni

palazzo realeIeri si è tenuta la festa del Re della cravatta a Palazzo Reale, Maurizio Marinella pur essendo anche il presidente del Circolo Posillipo ha scelto la cornice reale per fare la sua festa dei 100 anni di attività.

Non sopporto, però, il doppiopesismo, pertanto, leggendo i giornali di oggi mi sarei almeno aspettato che qualcuno si fosse chiesto legittimamente come sia possibile fare una festa privata nel Palazzo Reale di Napoli, chi ha dato l’autorizzazione, chi ha affittato il palazzo storico, quanto sia stato incassato dalle scassate casse pubbliche ed una riflessione sul se una tale gestione sia possibile.

Qualche mese fa mi sono espresso molto criticamente sull’affitto di Piazza Plebiscito (clikka) per i concerti a pagamento ma vedo che ormai anche il Soprintendente cozzolino evidentemente sta cambiando idea e quindi credo sia legittima una riflessione.

Certo a Palazzo Reale ieri c’erano altissime personalità del mondo dell’impresa, dello spettacolo e religiose ma possiamo ritenere congrua una tale destinazione sia pure momentanea? Io mi faccio una semplice domanda ed a questo punto se questa è la tendenza vorrei rilanciare:

AFFITTIAMO il Palazzo Reale di Napoli per i matrimoni …. Perché no?

Giusto per amore di precisione su piazza plebiscito ecco cosa mi chiedevo: Chi ha guadagnato con Bruce Spingsteen (clikka)

Comunque è interessante l’intervista a Marinella, pare che gli abbiano chiesto di aggiustare degli orologi (?)

Da Il mattino di napoli di oggi 28.06.2014
Il personaggio La kermesse
Il personaggio Marinella: volevano candidarmi in diretta ma io ho frenato. A rovinare la festa a Maurizio Marinella sono stati i soliti ignoti a Palazzo Reale. Cos’hanno rubato? «Trenta estintori, transenne e altre cose dell’allestimento nonché piante ornamentali non piccole. Rifarei tutto ma un po’ di amaro in bocca ce l’ho». Marinella risponde quindi su una sua ipotetica candidatura a sindaco: «Ma no, non scherziamo. Ora ho voglia solo di godermi quanto di bello mi ha lasciato l’evento. Bruno Vespa, Riccardo Monti e Gubitosi volevano un microfono per annunciare la mia candidatura, ma io li ho stoppati. Lavorerò per la mia città, portandola in giro per il mondo o portandole il resto del mondo a casa. Ma dal mio negozio». Non c’erano riusciti i detrattori, tanti, a rovinare la festa a Maurizio Marinella, ci sono riusciti i soliti ignoti. È bastata una telefonata, arrivata appena in piena notte, che annunciava la notizia: alcuni ladri avevano rubato a Palazzo Reale. Ladri nei giardini reali. Com’è successo? «La dinamica non me l’hanno saputa spiegare. Ma una cosa è certa, qualcuno è riuscito ad entrare nella struttura e persino ad uscirne con un carico quantomeno ingombrante». E cos’hanno rubato? «Quello che potevano: trenta estintori, transenne ed altre cose dell’allestimento nonché una serie di piante ornamentali di non piccola dimensione che avevamo portato nei giardini». Ma non c’era una vigilanza? «Si, ma l’avevamo prevista per le sale di Palazzo Reale, dove c’è la mostra. Francamente a nessuno di noi era venuto in mente che questi oggetti potessero essere a rischio». E adesso? «E adesso ci toccherà pagarli per nuovi, visto che erano tutte cose noleggiate. Oltre al danno, insomma, la beffa». Sarà stata una doccia fredda… «Decisamente. Era da poco finito il party, io ero così contento per i complimenti ricevuti e le attestazioni di amicizia. Camminavo ad un metro da terra. E poi, d’un tratto, questa notizia che ti riporta di botto con i piedi per terra». Vuole dire che è rimasto deluso dai suoi concittadini? «Rifarei tutto altri tré milioni di volte, ma un po’ di amaro in bocca ce l’ho. Avrei potuto organizzare la festa in una delle città in cui ho sedi, Londra come New York, Tokyo o Roma. Ma non ho avuto un solo momento di dubbio: si doveva fare a Napoli». Del resto organizzare l’evento non sarà costato poco.. «Non parliamo di cifre, ma dello sforzo. Ho preso 198 stanze in alberghi del lungomare per gli amici stranieri, noleggiato cinque piatti di portata e relativi bicchieri e posate per 1400 persone, ed in Italia abbiamo trovato una sola ditta in grado di creare la struttura sotto cui si è svolta la cena. Ma ne è valsa la pena: gli stranieri erano tutti ammaliati, dall’atmosfera della serata così come dalla location». Anche le sedi non le saranno state date gratis. «Assolutamente, ma sarebbe stato il meno. Pensi che mi sono dovuto procurare io dei giardinieri per sistemare l’area dei giardini reali, mi hanno imposto di provvedere al restauro della struttura ed alla riparazione di orologi antichi che erano fermi da tempo e non mi chieda perché, sistemato i tendaggi delle sale e tante altre cose che non sto qui ad elencare». Gira voce che abbia dovuto persino garantire un parcheggio ai dipendenti di Palazzo Reale che sarebbero soliti sostare nell’androne. E se non si fosse chiamato Marinella? «Non lo so, ma sicuramente non ho avuto molte agevolazioni. La serata è costata alla fine una cifra importante, ma io sono andato avanti imperterrito, preparato com’ero alle napoletanità: non ho guardato in faccia a nessuno, dritto perla mia strada come sempre». E adesso, si è pentito? «Questo mai. Vede, io sono un uomo molto semplice: non faccio quasi mai vacanze, non sono avvezzo a
i weekend, non ho la vola. Ho una vita regolarissima, apro alle sei e mezza tutte le mattine il mio negozio, sono molto dedito al lavoro. Ma per questa occasione ho fatto un’eccezione, e l’ho fatto perché volevo fare una cosa bella perla mia famiglia, per la mia città». Per il bene di questa città sarebbe disposto a fare il sindaco? «Ma no. Ora ho voglia solo di godermi quanto di bello mi ha lasciato l’evento. Pensi che Vespa, Monti e Gubitosi volevano un microfono per annunciare la mia candidatura, ma io li ho stoppati. Lavorerò sempre per la mia città, portandola in giro per il mondo o portandole il resto del mondo a casa.

Napoli la Città dello Sport

tizzano

Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato alla importante iniziativa che si è tenuta oggi nonché coloro che, seppure, non sono intervenuti mi hanno manifestato un concreto interessamento alle tematiche dello sport e dell’impiantistica sportiva cittadina. Ora occorre essere uniti, attori sportivi e pubblici, affinché si metta in campo una concreta politica per lo sport e l’impiantistica sportiva sfruttando le importanti strutture disseminate sul territorio cittadino.

La prima caratteristica di uno sportivo è la costanza che porta sempre ad un risultato ed oggi ne abbiamo avuto la dimostrazione. L’Amministrazione ha manifestato chiaramente di voler accogliere le iniziative che si potranno mettere in capo sfruttando lo speciale percorso amministrativo voluto dal legislatore con la legge di stabilità 2013.

Sono sicuro che se cogliamo questo momento potremo fare di Napoli la Città dello Sport

COMUNICATO STAMPA

Convegno su Enti Locali e Gestione degli impianti sportivi (clikka)

Oggi, 23 giugno, in Via Verdi, nel palazzo del Consiglio Comunale di Napoli, su iniziativa del Gruppo Consiliare di Ricostruzione Democratica, si è svolto un ampio e proficuo confronto tra amministratori pubblici ed un’ampia e prestigiosa platea di campioni, Federazioni e società sportive sulle tematiche del recupero e sviluppo dell’impiantistica sportiva, ma soprattutto sulla gestione ed affidamento degli impianti nella città di Napoli, a partire da quelli realizzati con la Legge n. 219/1981.

Prendendo spunto dalla pubblicazione a quattro mani di Enzo Marra, Ufficio Studi e Consulenze del CONI, ed Anna Lecora, segretario del Comune di Formia, su “La Sussidiarietà nella gestione pubblica del patrimonio immobiliare sportivo”, la platea si è confrontata su esperienze territoriali, linee di indirizzo e procedure della Legge n. 147/2013 (recupero e sviluppo dell’impiantistica sportiva, Legge quadro sullo sport della Regione Campania, criticità relative all’affidamento e gestione degli impianti, ruolo sociale dello sport e straordinari risultati conseguiti in ambito sportivo da Federazioni e Società Sportive della nostra città.

Tra gli altri sono intervenuti il Capo di Gabinetto del Sindaco di Napoli, Dr. Attilio Auricchio, la Consigliera Regionale Angela Cortese, l’Assessore al Patrimonio del Comune di Napoli, Sandro Fucito, nonché i campioni olimpici Davide Tizzano e Paolo Trapanese, oggi entrambi impegnati come dirigenti federali, oltre ai Maestri Gianni Maddaloni e Peppe Marmo. Nell’incontro, che, come era nelle intenzioni dei promotori, ha assunto la forma della sessione di studio, si è affrontata la tematica a tutto tondo della Legge n. 147/2013 con un contributo specifico di Giuseppe Ranieri dell’Istituto Credito Sportivo, dei Dirigenti del Comune di Napoli e dell’Arch. Mario Martorano.

L’indirizzo delineato dall’Amministrazione Comunale è quello di invitare gli attori sportivi ad utilizzare il procedimento disegnato dalla Legge n.147/2013, ovvero la presentazione in rete da parte delle Associazioni Sportive di proposte di gestione degli impianti con procedure snelle ed al tempo stesso scandite nel tempo. Contestualmente, è emersa dirompente l’istanza di chiarezza sulla gestione degli impianti sportivi realizzati con la Legge n. 219/1981 e l’esigenza di ritrovarsi a breve e periodicamente sulle questioni affrontate.

Il servizio della WEBTV(clikka)

 

Il Commercio ostaggio dei Caschi Bianchi

VVUUA scanso di equivoci dico subito che sono convinto che i caschi bianchi siano una risorsa per la tutela dei cittadini, l’ordine e la corretta gestione del territorio e che il loro lavoro è difficile. Spesso però, come sicuramente sarà capitato a molti di Voi, mi trovo ad ascoltare cose inenarrabili che li riguardano circa vessazioni a commercianti o cittadini che ovviamente prendo sempre con le molle e con molta attenzione.

Oggi, nella mia qualità di consigliere comunale, quando sento queste cose chiedo sempre al mio interlocutore se se la sente di fare specifica denuncia, ovviamente, ottengo sempre un no categorico giustificato dal timore di ritorsioni. Altrettanto, ovviamente in queste condizioni non giudico, ma come ogni altro cittadino osservo, rifletto e faccio raffronti.

Sicuramente a qualcuno di Voi sarà capitato di incappare in una striscia blu con grattino scaduto o in un altro tipo di violazione chiedendosi perché proprio a lui sia stata fatta la contravvenzione, quando tutto intorno ci sono violazioni più diffuse e più gravi.

Con i commercianti, poi, la cosa diventa ancora più evidente ed esasperante quando ad esempio i caschi bianchi finiscono per guardare il centimetro in più di occupazione di suolo e semmai l’esercizio commerciale a confine è per il 50 % abusivo, occupando una superficie superiore a quella concessa. Oppure quando ci sono occupazioni di suolo incomprensibili se legittime (come l’occupazione di suolo di una pizzeria in  Via Benedetto Croce trafficatissima dai pedoni).

In questi casi il rigore esercitato solo nei confronti di uno solo, o di pochi, diventa una ingiustizia sostanziale e genera un senso di frustrazione e di voglia diffusa di non rispettare le regole. Per non dire poi dei commercianti scrupolosi che hanno, per quanto possibile, tutto in regola e che si vedono fare una concorrenza sfrenata e sleale da parte degli abusivi tal volta lasciati indisturbati.

A ciò si aggiunge che spesso le maglie larghe o i dubbi interpretativi di questo o quel regolamento o delibera determinano spazi interpretativi che danno luogo a veri e propri soprusi (forse inconsapevoli) da parte della polizia amministrativa e dei dirigenti SUAP, peraltro, forieri di una grave violazione della giustizia sostanziale e del principio di uguaglianza.

Ebbene, mi sono occupato in quest’ultimo periodo delle cd vetrine nelle ante dei negozi che vediamo in moltissimi negozi della città ed in particolare del centro storico e mi sono imbattuto in sanzioni elevate perché ritenute, dai caschi bianchi, abusive e non regolarizzabili. Ebbene, ho scoperto che in questo settore ogni municipalità fa ciò che vuole a seconda del dirigente e della polizia amministrativa. Difatti, seppure tale tipo di occupazione secondo me è possibile desumerla dall’art. 2 del vigente regolamento COSAP, in molte municipalità il dirigente SUAP e la polizia amministrativa la ritiengono non assentibile, pare, perché in violazione del piano regolatore.

E’ chiaro che ho investito immediatamente sia l’assessore al commercio riferendo della incredibile discrezione che, in via Costantinopoli, a confine con due municipalità (IV e II) ha generato una regolamentazione assurda con palese violazione del principio di imparzialità e di uguaglianza. Difatti, alcuni (non tutti forse a seconda della simpatia) commercianti che stanno da un lato della strada si beccano le multe ed altri che stanno sul lato opposto la fanno franca. Proprio sulla questione qualche anno fa ci fu una sollevazione dei commercianti di Via Benedetto Croce che, all’improvviso, si videro multate tutte le vetrine nelle ante e la questione si risolse, mi consta, alla napoletana dicendo vabbuò vi lasciamo stare senza affrontare alla radice i problema!

Ora, come dicevo, della questione il 30 aprile scorso ho chiesto una riunione (clikka) delle due commissioni competenti, Commercio ed Urbanistica, dei Presidenti delle dieci municipalità e dei dirigenti che, ovviamente, i Presidenti Antonio Crocetta (FED) e Ginetta Caiazzo (Verdi) hanno ritenuto di non convocare ancora, lasciando i commercianti in balia dei caschi bianchi che, forse, a seconda della simpatia o dell’antipatia potrebbero sanzionare questo o quel commerciante ingenerando un senso di ingiustizia, assoluto ed ingiustificato, perché dovuto alla negligenza dell’amministrazione che ho provveduto ad avvertire a tutti i livelli. Ho chiesto, infatti, di convocare tutti dirigenti compresi per porre fine a questo scempio del principio di uguaglianza, a tutto danno dei cittadini e dei commercianti, al fine di chiarire, una volta per tutte, se la disciplina è unica su tutto il territorio comunale!

Le vetrine nelle ante, infatti, le hanno moltissimi esercizi commerciali e vietarle significa, da un lato non andare incontro al senso comune, dall’altro impedire che l’amministrazione incassi i relativi oneri per la occupazione, con danno alle casse del Comune stesso e con l’aggravante di costringere i commercianti a stare in una condizione di abusivismo, preda di possibili  altrettanti abusi, da parte di qualche  casco bianco, che fino ad oggi mi è stato solo raccontato!

Andrò avanti in quest’altra battaglia ma il mio sentimento di giustizia e la mia passione politica mi impongono di dire BASTA! Questo è un modo barbaro per far sentire i cittadini SUDDITI!

Vedi anche:

Sul lavoro della Commissioni e sui VVUU (clikka)

I vigili urbani più impegnati a dirigere il sindacato che il traffico (clikka)

Convegno su enti locali e gestione degli impianti sportivi

sanpaoloConsiglio Comunale

Gruppo Consiliare “Ricostruzione Democratica”

Lunedì 23 giugno 2014, ore 10.00

Sala Nugnes – Palazzo del Consiglio Comunale – Via Verdi 35

 ENTI LOCALI E GESTIONE DEGLI IMPIANTI SPORTIVI

FUNZIONE PUBBLICA E SUSSIDIARIETÀ NELLA GESTIONE PUBBLICA DEL PATRIMONIO SPORTIVO

 I^ Sessione

            Appare sempre più urgente riprendere la riflessione e il confronto sull’impiantistica sportiva nella nostra città: ad oggi, sono ancora tutte aperte ed in attesa di definizione le questioni inerenti gli impianti ex Legge n. 219/81, la convenzione con la Società Sportiva Calcio Napoli ed il recupero funzionale dello Stadio San Paolo, l’approvazione di un nuovo regolamento d’uso degli impianti sportivi comunali, la ricostruzione del Palazzetto dello Sport “Mario Argento”, ecc. .

           La Legge 27 dicembre 2013 n. 147 (Legge di stabilità 2014 – art. 1, commi 303-304-305 – “recupero e sviluppo dell’impiantistica sportiva, sicurezza e fruibilità, semplificazione delle procedure amministrative e modalità innovative di finanziamento), la Legge Regionale della Campania 25 novembre 2013 n.18, possono favorire un confronto operativo su modelli di gestione e modalità di affidamento.

           A tal fine, Lunedì 23 giugno 2014, presso la Sala Nugnes del Palazzo del Consiglio Comunale di Napoli in Via Verdi 35, si terrà una prima “SESSIONE di STUDIO” su “Enti Locali e Gestione degli Impianti Sportivi: Funzione Pubblica e Sussidiarietà nella Gestione Pubblica del Patrimonio Sportivo”.

 PROGRAMMA

 Sessione Mattutina

 ore 10.00                     saluti istituzionali e introduzione

 coordina e modera Avv. Gennaro Esposito, Consigliere Comunale già Presidente della Commissione Sport del Consigli Comunale di Napoli.

 Interventi Preordinati

ore 10.30    Dr. Enzo Marra, Ufficio Sudi e Consulenze CONI Campania – Dr.ssa Anna Lecora, segretario Comune del Comune di Formia

                  “La sussidiarietà nella gestione pubblica del patrimonio sportivo”

ore 11.00  Alessandro Fucito, Assessore al Patrimonio del Comune di Napoli

ore 11.30    Prof. Angela Cortese, Consigliere Regionale, Segretario VI^ Commissione Consiliare, Relatrice di minoranza Legge Quadro sullo sport della Regione Campania (L.R. n.18/2013)

“La Legge Quadro sullo Sport della Regione Campania e lo sviluppo dell’Impiantistica Sportiva”

ore 12.00    Avv. Paolo Trapanese, Presidente FIN – CR Campania, campione olimpico:

    “Federazione Italiana Nuoto e Società Affiliate: Esperienze Gestionali in ambito territoriale ed Ipotesi di Lavoro”

 ore 12.30    Prof. Davide Tizzano, Vicepresidente Nazionale FIC, campione olimpico

ore 12.45    Dr. Attilio Auricchio, Capo di Gabinetto del Sindaco di Napoli, Direttore Generale del Comune di Napoli

ore 13.15    Dr. Giuseppe Ranieri, CONI Servizi spa, ICS – Istituto per il Credito Sportivo, Ref. Campania

                  “Legge 27 dicembre 2013, n. 147 e modalità innovative di finanziamento

                  per il recupero    e sviluppo dell’impiantistica sportiva”

ore 13.30    Arch. Mario Martorano,

                  “Legge 27 dicembre 2013 n. 147: progetto preliminare,

                  pubblico interesse e profilo urbanistico piani di fattibilità”

ore 14.00    Coffee Break

 Sessione Pomeridiana

ore 14.15    Ing. Andrea Esposito, Dirigente Progettazione, Realizzazione e Manutenzione Impianti Sportivi Comune di Napoli

Esperienze Gestionali, Proposte ed Ipotesi di Sviluppo Impiantistica Sportiva”

 

ore 14.45    Maestro Gianni Maddaloni, presidente ASD Star Judo Club

 “Il Centro Sportivo di Scampia ed il Sogno delle caserme dismesse”

 ore 15.00    Prof. Giuseppe Marmo, presidente ASD Kodokan Club Napoli

                  “Lo sport, il Real Albergo dei Poveri e la Città dei Giovani”

 ore 15.15    Interventi Federazioni Sportive Nazionali e Società Affidatarie Impianti ex Legge n. 219/81

 FIN – FIP – FIPAV – FIDAL – Associazione Centro Ester -Ente Morale

FIJLKAM – Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali

Aldo Nasti, Presidente CR Campania – Raffaele Parlati, Presidente A.S.D. Nippon Club

FIN – Federazioni Italiana Nuoto

                  ASD Circolo Canottieri Napoli

                  CN Posillipo                        

                  ASD Rari Nantes Napoli

                  ASD Acquachiara Ati 2000

                  ASD Sporting Nuoto Club

                  Consorzio AquaGis

                  ASD Aquila Nuoto

                 FGI – Federazione Ginnastica d’Italia – Prof. Rosario Pitton, Vice presidente Nazionale

                  Prof. Michele Sessa, Presidente CR Campania – Prof. Aldo Castaldo, Vicepresidente CR

                  Campania, Presidente ASD Ginnastica Campania 2000

                  FIP – Federazione Italiana Pallacanestro –      Prof. Manfredo Fucile, Presidente CR Campania –

                  Dr. Roberto Erricchiello, Presidente ASD Collana Basket                        

                  FIPAV – Federazione Italiana Pallavolo

                  Avv. Ernesto Boccia, Presidente CR Campania – Dr. Umberto Capolongo, Presidente CP Napoli

                  FIDAL – Federazione Italiana Atletica Leggera

                  Dr. Sandro Del Naia, Presidente CR Campania – Prof. Corrado Grasso, Presidente CP Napoli

                  Carlo Cantales, Consigliere CR Campania, Pietro Boatta, Resp. Impianti CR Campania

ore 16.00   Interventi Enti di Promozione Sportiva Nazionali

                 A.I.C.S. Associazione Italiana Cultura e Sport

                  Alessandro Papaccio – Presidente CR Campania

                  CSI – Centro Sportivo Italiano

                  Salvatore Maturo, Presidenza Nazionale, Antonio Papa , Presidente CP Napoli

                  UISP – Unione Italiana Sport per Tutti

                  Antonio Mastroianni, Presidente CP Napoli

 ore 16.45 Dibattito

 ore 17.15  Conclusioni Sessione di Studio e Report Proposte Condivise

Appello del pd alle dimissioni di Caldoro

regionecampaniaOggi (18.06.2014) leggo su repubblica Napoli, il bollettino di guerra del Consiglio Regionale (con 56 consiglieri indagati su 60) e registro anche l’invito della segretaria regionale del PD Assunta Tartaglione alle dimissioni di caldoro, solo che sento la necessità di chiedermi perché il pd, che oggi si fa giustamente  paladino della legalità e del rispetto dell’etica pubblica e della moralità, non impone, ai suoi consiglieri regionali indagati nella vicenda dei fondi economali, di dimettersi? E’ chiaro che la credibilità di un partito passa attraverso atti di coerenza che oggi credo siano dovuti ai cittadini della regione Campania. Come fa il pd a non capire questo elementare concetto dopo la batosta delle recenti elezioni amministrative che segnano un palese scollamento tra ciò che sta accadendo a livello centrale ed il degrado della classe dirigente locale.  In tutto questo spero che caldoro faccia un atto di coraggio e ponga fine a questa condizione che i cittadini non meritano.

Da Repubblica Napoli di oggi 18.06.2014

 Consiglio regionale dalle mani sporche 56 indagati su 61

Rapporti con la camorra, truffe e rimborsi fasulli da mesi l’attività dell’assemblea e paralizzata. Trataglione: “Un Caso nazionale, Caldoro si dimetta”

CINQUANTASEI indagati su sessantuno. Rimborsi contestati dai pm per un milione 675 mila euro, ma anche rapporti con i clan, condanne in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica e abusi sessuali. Accuse per tentata concussione e truffa aggravata. Inchieste su falsi invalidi e Asl. Questo è oggi il consiglio regionale. Questa è l’assemblea che dovrebbe decidere le sorti della Campania dalla sanità ai trasporti, dall’urbanistica ai fondi europei, dal sistema integrato dei rifiuti fino al ciclo delle acque. Un’assemblea al 90 per cento sotto inchiesta su cui pesano anche condanne e processi. L’ultima indagine sui rapporti tra il clan Polverino di Marano e il vicepresidente del Consiglio, Biagio Iacolare dell’Udc, è insomma tutt’altro che un’eccezione all’isola F 13 del Centro direzionale dove l’ex presidente Paolo Romano è stato arrestato appena un mese fa. Un grattacielo assediato dalle indagini e paralizzato nell’attività legislativa. Da mesi in Regione non si riesce a votare non solo una legge, ma neppure un semplice ordine del giorno e ora il Partito democratico, con il segretario regionale Assunta Tartaglione, annuncia un’iniziativa per arrivare allo scioglimento anticipato dell’assemblea. Accuse di «irresponsabilità» sul Consiglio della Campania arrivano anche da Lina Lucci, leader regionale della Cisl.

Clan, truffe rimborsi fasulli ecco il palazzo degli inquisiti in 56 su 61 sotto inchiesta

Il vicepresidente Iacolare è solo l’ultimo della lista Chi sono i consiglieri nei guai con la giustizia

LA SITUA ZIONE

RAPPORTI con i clan, consiglieri condannati in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica. Tentata concussione e truffa aggravata. Abusi sessuali. Inchieste su falsi invalidi e sulle Asl. Indagine sul 90 per cento dei consiglieri per i rimborsi gonfiati destinati ai gruppi. Il campionario di processi e indagini che coinvolgono l’assemblea regionale della Campania comprende un’infinità di articoli del codice penale. E l’isola F 13 al Centro direzionale è un fortino paralizzato. Un’assemblea, assediata dagli investigatori, incapace di approvare anche un solo ordine del giorno. Dopo l’arresto dell’ex presidente del consiglio Paolo Romano e l’inchiesta sul clan di Marano che coinvolge il vicepresidente Biagio Iacolare, il Pd ha deciso di avviare un’iniziativa che porti allo scioglimento. E anche Lina Lucci, segretario regionale della Cisl, definisce l’assemblea «irresponsabile».

L’ANALISI

DOPO l’arresto di Paolo Romano la maggioranza di centrodestra avrebbe voluto eleggere alla presidenza dell’assemblea regionale un consigliere non inquisito.

Ambizione svanita rapidamente, appena segretari e capigruppo si sono resi conto che la rosa degli immacolati era ristretta, tropo ristretta, in un’assemblea che ha 56 inquisiti su sessantuno.

E se gran parte di loro devono rispondere per la gestione dissennata dei rimborsi destinati ai gruppi, c’è una folta pattuglia sotto accusa per altri reati anche di camorra. I rapporti su cui indaga la Dda, Direzione distrettuale antimafia, tra il vicepresidente del consiglio regionale, Biagio Iacolare dell’Udc, e il clan Polverino di Marano non sono insomma un’eccezione nell’assemblea più inquisita e meno produttiva d’Italia.

C’è Iacolare, ritenuto un prestanome del clan e titolare di una cooperativa finita sotto sequestro, ma c’è anche dell’altro. Ad esempio Roberto Conte. Molti ne avevano perse le tracce, ma è tuttora consigliere regionale. Quattro anni fa Conte ha portato diecimila voti al centrodestra con la lista Alleanza di popolo, poi è stato sospeso per una condanna in primo grado a due anni e otto mesi per concorso esterno in associazione camorristica. Reintegrato, è stato arrestato un anno fa per i diplomi facili in alcuni Comuni dell’area nolana-vesuviana in un’altra inchiesta della Procura di Torre Annunziata. Rimesso in libertà, Conte è tornato per la seconda volta in Consiglio.

Così come è tornato in aula, sempre sorridente, Giovanni Baldi di Forza Italia. Un professionista di Cava de’ Tirreni finito ai domiciliari con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa in un’inchiesta sui falsi invalidi. Nella sua vicenda, secondo le accuse, furono date le pensioni di invalidità anche a una suora perfettamente in grado di camminare; il tutto, non in cambio di denaro ma in cambio di voti.

Ride meno invece, e appare sempre scuro in volto, l’altro consigliere di Forza Italia Massimo Ianniciello che ha fatto un po’ da apripista, quasi un rompighiaccio nelle indagini sui rimborsi fasulli. Un’ordinanza di custodia cautelare lo portò agli arresti domiciliari per truffa aggravata. Secondo l’accusa, avrebbe percepito illecitamente un rimborso di circa 64 mila euro esibendo fatture per operazioni inesistenti.

Un recordman Ianniciello? Niente affatto. Lo ha battuto nettamente il socialista di destra Gennaro Salvatore il quale avrebbe percepito la somma più elevata: oltre 93 mila euro. Anche per lui i domiciliari, le dimissioni da presidente del gruppo “Caldoro presidente” e il ritorno in aula. La somme complessive contestate dai pm ammontano a 1.218.449 euro ai singoli consiglieri più altri 456.648 come spese non documentate relative al funzionamento dei gruppi per un totale pari a 1.675.097 percorrendo trasversalmente tutti i gruppi con l’eccezione di Carlo Aveta della Destra che, non a caso, nei giorni successivi all’arresto di Paolo Romano provò inutilmente a candidarsi alla guida dell’assemblea.

Una condanna in primo grado a quattro anni, per presunti abusi sessuali sulle figlie della compagna, pesa anche sul socialista di sinistra Corrado Gabriele, ex assessore con Bassolino. Sempre a sinistra c’è Enrico Fabozzi, passato dal Pd al gruppo misto, arrestato, rimesso in libertà, ritornato in consiglio e ora sotto processo nell’inchiesta su appalti, finanziamenti ed ecoballe nella qualità di ex sindaco del Comune casertano di Villa Literno.

In tanti dall’aula agli arresti e ritorno. È invece ancora ai domiciliari Paolo Romano del Nuovo centrodestra. È stato arrestato il 20 maggio per tentata concussione in un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sulla Asl di Caserta. Nei giorni scorsi le carte sono passate alla Procura di Napoli.

C’è anche chi è coinvolto nella vicenda falsi invalidi: Giovanni Baldi, professionista originario di Cava de’ Tirreni

IACOLARE

Il vicepresidente Biagio Iacolare è indagato in una indagine sul clan Polverino di Marano

IL SEGRETARIO REGIONALE DEL PD, TARTAGLIONE “Ormai è un caso nazionale Caldoro ne prenda atto e lasci”

È più un problema politico o, piuttosto, una questione di legalità?

«Una questione di legalità Una priorità. Il Pd non accetta anche solo i rapporti ambigui. Lo ha detto Renzi più volte e ne siamo tutti convinti. Non c’è solo un caso Iacolare, tanto per citare l’ultimo consigliere coinvolto. Il punto è che non c’è mattina in cui non spunti la Regione. A strettissimo giro, dunque, mettiamo in moto con il nostro gruppo ogni iniziativa per arrivare allo scioglimento».

Quale iniziativa?

«Un’iniziativa nostra a livello di partito e di prospettiva futura, ben sapendo che in ogni caso sarà una campagna elettorale difficile».

Anche il Pd nazionale è d’accordo??

«Il nazionale è in linea. Renzi lo ha detto più volte platealmente e in modo inequivocabile. E il suo pensiero è da tutti noi condiviso. Ne parlerò anche con il vicesegretario nazionale Guerini. Una situazione troppo delicata. È importante oggi ristabilire la capacità della politica di apparire su un fronte unico a difesa della legalità per poter fare il bene dei cittadini. Questo sarà il tema fondante del programma per le regionali che ci apprestiamo a preparare in vista delle primarie per scegliere il migliore candidato presidente della Regione. Il Pd è tutti i giorni in prima fila per difendere la legalità e combattere rapporti anche solo ambigui che per noi sono inaccettabili». ( o. l.)

Riuniremo il partito per avviare una iniziativa che porti al rapido scioglimento dell’assemblea

«IN REGIONE c’è una seria questione di legalità ormai all’attenzione nazionale. Il presidente Caldoro prenda atto e si dimetta». Assunta Tartaglione, segretario regionale del Pd, annuncia una iniziativa dopo la nuova raffica di inchieste che nelle ultime settimane ha prima decapitato e poi colpito nuovamente il vertice del consiglio regionale.

Segretario, chiederete ai vostri con sceglierei di dimettersi?

«Riuniremo il partito con il gruppo regionale per avviare un’iniziativa che porti al rapido scioglimento dell’assemblea. Ormai da tempo con c’è inchiesta che non coinvolga la Regione».

Assemblea Cittadina sull’Acqua Pubblica

acqua.assembleaIl recente disegno di legge della regione Campania sul servizio idrico integrato rappresenta un clamoroso passo indietro rispetto alle politiche elaborate nel settore negli ultimi anni. Il provvedimento, oltre a mancare nel riconoscimento dell’acqua come “bene comune”, da un punto di vista pratico ridetermina i confini degli ATO (Ambito Territoriale Ottimale, ovvero le aree all’interno delle quali vengono organizzati i servizi pubblici), allargandoli e cadendo in contraddizione con la legge nazionale che richiede una “coerenza” dell’ATO con il bacino idrografico corrispondente.

In Campania, stando a ciò che stabilisce il decreto, gli ATO passeranno da cinque a tre, riducendo ulteriormente i livelli di partecipazione dei cittadini e persino delle amministrazioni locali all’interno di enti la cui gestione diventa sempre più verticistica. Una contraddizione normativa di questo genere apre inoltre le porte a nuovi rischi riguardanti la privatizzazione dei servizi, tanto più in un contesto di incertezza riguardo l’affidamento degli stessi servizi idrici all’azienda pubblica napoletana.

In un quadro così ambiguo, l’enorme risultato scaturito dal referendum del 2011, che vide esprimere oltre venti milioni di italiani contro la privatizzazione dell’acqua e a favore del suo riconoscimento come “bene comune”, rischia di essere vanificato dopo nemmeno tre anni.
Per questi motivi, per ribadire la contrarietà a ogni forma di privatizzazione, per discutere dei problemi che interessano l’azienda napoletana Acqua Bene Comune, il gruppo consiliare di Ricostruzione Democratica ha organizzato per mercoledì 18 giugno, alle 16,00, un incontro pubblico all’interno della Sala multimediale del palazzo del consiglio comunale, in via Verdi 35. All’incontro sono invitati a partecipare tutti i cittadini interessati, gli esponenti dei comitati che da anni lavorano e combattono per la gestione pubblica dell’acqua, i lavoratori dell’azienda pubblica napoletana, assieme ai rappresentanti dell’amministrazione comunale, i consiglieri e i rappresentanti delle forze politiche cittadine..

assembleacqua

La Guerra dei Mercatini dei Prodotti Biologici

Confagricoltura via Cervantes (2)-2Immagino che molti di Voi avranno, almeno una volta, fatto la spesa in un mercatino “biologico” dei prodotti della terra, dal Centro Direzionale alla Villa Comunale passando per Piazza Dante e Via Cervantes. Immagino, altresì, che quelli di Voi che si sono dedicati a questa piacevole attività, per lo più domenicale, siano tornati a casa con il carrellino o le buste piene di frutta e verdura. I più assidui frequentatori di questi mercati, immagino, si saranno anche accorti che in questi ultimi mesi ci sono state delle interruzioni e che ultimamente abbiamo saltato due settimane.

Vi siete chiesti il perché? Per una questione di trasparenza e di correttezza politica credo sia utile spiegarvelo.

Dunque, la questione verrà di nuovo all’attenzione del Consiglio Comunale il 12 giugno prossimo poiché è in discussione una proposta di delibera di iniziativa consiliare a firma di Antonio Borriello (PD), io (RD della serie non mi faccio mancare niente), Elena Coccia (FED) e Marco Russo (gruppo misto), con la quale si propone la modifica del Regolamento sui mercati agricoli approvato il 26.06.2013 (clikka).

Ebbene, in consiglio ci sono due distinte battaglie politiche una che riguarda la sostanza ed un’altra che riguarda la forma.

La prima ha ad oggetto lo scontro tra chi ritiene che questi mercati vadano limitati per non creare concorrenza con i negozianti che si vedono sottratte consistenti fette di mercato col rischio di saltare, di qui la ferma opposizione al passaggio dalla cadenza mensile (prevista) alla cadenza settimanale (proposta) ed all’aumento dei siti e chi (come me), invece, ritiene che questi mercati siano un modo per accorciare la filiera, promuovere i prodotti locali, calmierare il mercato ed opporsi alla grande distribuzione che sta distruggendo i prodotti italiani ed in particolare quelli Campani visti gli ultimi fatti relativi alla terra dei fuochi.

Immagino che avrete sicuramente sentito parlare di agricoltori che lasciano i prodotti sugli alberi perché non conviene raccoglierli o di tonnellate di frutta e verdura che vanno al macero per ragioni economiche. Ricordo che Report ha fatto più di un servizio sul tema.

L’altra battaglia politica, dicevo, verte, invece, sulla forma perché a proporre la modifica è stato come detto solo un gruppetto di consiglieri, neppure tutti di maggioranza, e non la giunta e questo in un certo qual modo avrebbe fatto indispettire i consiglieri di maggioranza e la giunta stessa che così si sarebbe vista espropriata di un merito, tanto che è stata anche proposta una delibera di Giunta più o meno con il medesimo contenuto. Capisco che vi sembrerà una quisquilia ma, a mie spese e sulla mia pelle, ho scoperto che questa cosa vale tante discussioni … ed in politica l’IO è sempre una montagna da scalare …

Orbene, in commissione il 9 giugno scorso si è deciso che la delibera di iniziativa consiliare è di tutti (speriamo bene) e che potrà andare in consiglio il 12 p.v. non senza preoccupazioni perché a scontrarsi come dicevo prima, per fare nomi e cognomi, non saranno solo i consiglieri ma anche le organizzazioni rappresentative degli agricoltori (coldiretti e confagricoltura) da una parte e quelle dei commercianti (confcommercio) dall’altra.

Io credo che la Politica dovrebbe farsi carico di una visione e di un indirizzo che per me, nel caso di specie, è quello di dare una spinta ai nostri prodotti interni, sperando che, i produttori nostrani, un giorno possano rifornire direttamente i nostri negozianti e che il consumo della frutta e verdura “biologica” sia alla portata di tutti e non solo di quelli che si possono permettere di acquistare un chilo di ciliegie a 5 €. … ma forse sogno … e forse il dovere di un politico è sognare ….

Per la cronaca i due più ardenti sostenitori della battaglia contro i mercatini della terra, ovvero per la loro limitazione, sono Fiola (PD) e Moretto (Fretelli d’Italia), tanto che, per quest’ultimo caso, nel mio intervento in commissione del 9 u.s. non ho fatto mancare la mia critica meravigliandomi del fatto che questa dovrebbe essere una battaglia propria di Fratelli d’Italia che dovrebbe avere a cuore la produzione nazionale … ma in politica tal volta non si capisce nulla.

Ovviamente, e concludo, restano assolutamente salvi tutti i controlli necessari per evitare frodi e comportamenti scorretti di agricoltori che dovessero proporre prodotti non della loro terra ma acquistati al mercato!!! che Dio ce la mandi buona ….

Gli obiettivi dell’amministrazione carte alla mano

comuneStamane in Commissione abbiamo trattato della tematica dei dipendenti Comunali avendo l’opportunità di sentire anche i rappresentanti del Comitato dei Dipendenti. Il tema è centrale per l’amministrazione e le questioni poste, contrariamente a quello che si può pensare, non sono state il salario accessorio o le posizioni organizzative (temi tipici dei sindacati) ma di come sia possibile fare in modo che il lavoro dei dipendenti sia dignitosamente svolto. Sono, ovviamente, intervenuto per dire che ho accolto positivamente questa interlocuzione che è da stimolo anche per i sindacati stessi i quali devono ormai spostarsi sul terreno della difesa del lavoro, per perseguire il fine della difesa dei lavoratori e della loro dignità che non è e non deve essere mai merce di scambio!

E’ chiaro che la riforma della macchina comunale doveva essere il primo obiettivo dell’amministrazione. Senza dubbio possiamo dire che quello che si vede in giro per la città dimostra chiaramente che la macchina comunale non è un granché registrata per non dire sgangherata. Si va dalle recenti lamentele che ho avuto per la consegna dei certificati elettorali alla inadeguatezza dei controlli sui servizi.

La necessità di avere obiettivi chiari ed altrettanti controlli sugli obiettivi è, dunque, di primaria importanza e secondo me è un segnale positivo che a dirlo sono stati proprio i dipendenti che abbiamo sentito stamane. Io stesso ho denunciato diverse inefficienze che a mio avviso sono state gravi come è accaduto per i finanziamenti perduti per la sicurezza delle nostre scuole (clikka) o per quelli relativi agli impianti sportivi (clikka), per i quali ho anche inviato una mia richiesta al Segretario Generale affinché provvedesse ad investire il Servizio Ispettivo. La procedura devo dire che sta andando avanti.

Ebbene, il tema degli obiettivi per come è gestito sfiora il ridicolo! Difatti, pare che gli obiettivi se li diano gli stessi dirigenti, così come i criteri di verifica del raggiungimento degli obiettivi stessi, quindi, il gioco è fatto tutti gli obiettivi non potranno che essere raggiunti con il minimo sforzo ed il massimo risultato … personale dei dirigenti stessi che lucreranno sempre la retribuzione di risultato!

Per rendervi conto di quello di cui sto parlando vi invito a leggere le schede del Piano Provvisorio Operativo 2014 che poi andrà a confluire nel Piano Economico Gestionale 2014, anche perché dal raggiungimento degli obiettivi dipende la Retribuzioni_di risultato dei dirigenti (clikka) che Vi invito a leggere e che è di tutto rispetto.

Qualche tempo fa, infatti, scrivevo che al pagamento (clikka) integrale della retribuzione di risultato a tutti i dirigenti del comune dovrebbe corrispondere una qualità dei servizi eccellente …. lascio a voi ogni valutazione …. qui (clikka) troverete anche tutti i PEG consultateli e divertitevi a trovare quelli che vin interessano cosicché potrete valutare se siano stati raggiunti o meno.

Ricordo che in un mio intervento in consiglio comunale non recentissimo criticai che per le politiche sportive l’obiettivo che si era dato l’assessorato era la sottoscrizione della transazione con il Calcio Napoli che sappiamo tutti come è andata a finire  …. secondo voi il dirigente l’avrà avuta la retribuzione di risultato ? è probabile che si.

Infine, una cosa che mi ha fatto piacere è che gli stessi dipendenti con i quali abbiamo interloquito hanno riferito della grave situazione dell’arruolamento di dirigenti a contratto  e di come, invece, sia necessario avere dirigenti indipendenti dal potere politico. Ovviamente ho richiamato il mio ultimo intervento sul punto in consiglio comunale (clikka) e dei grossi rischi della riforma Renzi.

Dalla Repubblica delle Idee alla repubblica delle banane

mazzetteNon abbiamo ancora finito di alzare il lenzuolo dall’EXPO di Milano che il caso MOSE in Veneto mostra uno spaccato per alcuni versi più preoccupante. Lì, infatti, il “sistema” pare consentisse anche l’acquisto delle sentenze del TAR e del Consiglio di Stato. A trattare era Corrado Crialese ex presidente di Fintecna con tanto di tariffario che andava dagli 80 mila ai 120 mila euro.

Oggi a guidare la FINTECNA, società di Stato,  che ha fatto fallire Bagnoli Futura, ed alla quale, molto probabilmente, sarà affidato il compito di portare avanti la bonifica di Bagnoli e la realizzazione del progetto di vendita dei suoli c’è Maurizio Prato per il quale per ragioni di trasparenza occorrerebbe sapere in virtù di quali logiche è stato nominato …. non resta che affidarci al “FUORI I LADRI DAI PARTITI” pronunciato da Renzi a Napoli . Spero che inizi presto e le prossime elezioni regionali saranno il banco di prova atteso che la pressoché totalità dei consiglieri regionali uscenti sono sottoposti ad indagine per aver distratto i fondi economali per centinaia di migliaia di euro… Aspettiamoci una bella pulizia …. altrimenti prevarranno le solite logiche spartitorie al ribasso dei capibastone buoni a far vincere le primarie ma non determinanti alle elezioni … così da passare dalla Repubblica delle Idee alla repubblica delle banane di berlusconiana memoria

Da Repubblica di oggi (08.06.2014)

Giudici comprati al Consiglio di Stato

Gli imprenditori del Mose compravano le sentenze. E per farlo si affidavano ad un avvocato cassazionista, Corrado Crialese, ex presidente di Fintecna (la finanziaria pubblica per il settore industriale). Si occupava solo di questo Crialese, pagare i giudici. Sia quelli del Tribunale amministrativo regionale, sia quelli del Consiglio di Stato. Agiva per conto delle ditte del Consorzio Venezia Nuova.

È QUANTO mettono a verbale Claudia Minutillo, ex segretaria di Giancarlo Galan (onorevole di Forza Italia ed ex governatore del Veneto) e Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani, primo socio del Consorzio Venezia Nuova. Una sentenza costava tra gli 80 e 120mila euro. Ma non è tutto. Durante due interrogatori- confessione spunta anche un nome: quello del presidente del Tribunale amministrativo del Veneto Bruno Amoroso. È la Minutillo la prima a parlarne, quando i tre magistrati Paola Tonini, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini il 19 marzo 2013 le chiedono conto di una mazzetta di 20mila euro.

IL TARIFFARIO

“Poi, signora, a un certo punto registriamo all’interno del suo ufficio la consegna di una somma di denaro che lei dà a un suo dipendente, da portare a Roma. Siamo nel febbraio del 2013… Insomma, qualche settimana fa, poco prima del suo arresto” dice il pm Buccini. “Sì lo ricordo – risponde la Minutillo – quel giorno, venne in ufficio da noi Corrado Crialese che ha una serie di rapporti importanti, tant’è che lui proprio lui una volta mi disse: sai, forse adesso viene il mio amico Amato, forse lo fanno Presidente della Repubblica. Fu il giorno della grandissima nevicata. E io dissi a Piergiorgio Baita: guarda che forse questo qua viene perché vuole qualcosa. E infatti era così. Bisognava corrispondergli 20mila euro che lui avrebbe fatto avere, diceva, al suo amico presidente del Tar del Veneto, Amoroso”.

“CONDIZIONARE I RICORSI”

Chiede il pm Tonini: “Perché essere consegnata questa somma?”. “Così si poteva influire sui ricorsi – risponde la Minutillo – su alcuni che erano in atto, in particolare quelli sull’Autostrada del Mare. E vincemmo noi. Ma ce n’erano stati anche altri. Maltauro aveva fatto ricorso contro di noi sulla Valsugana, e so che era anche in crisi per questo. Perché (il giudice, ndr) era amico sia di Mantovani (attraverso Crialese) che di Maltauro. Alla fine Maltauro ritirò il ricorso e si misero d’accordo Mantovani e Maltauro. In realtà i ricorsi servivano proprio a questo: un concorrente li fa per costringerti poi a tirarlo dentro. Funziona quasi sempre”. La interrompe il pm Ancilotto: “Ecco, ma allora perché pagare?”. “Perché questo è un sistema consolidato, nel senso che avviene anche ai più alti livelli oltre che al Tar…” risponde l’ex segretaria di Galan. “Senta, è l’unico pagamento fatto ad Amoroso o in passato ne vennero fatti altri dal Baita?” chiede ancora uno dei tre inquirenti. “Ce ne furono altri, come questo cui ho appena accennato: il ricorso della Valsugana, che infatti vincemmo”. Anche Baita, nell’interrogatorio del 28 maggio 2013 conferma tutto. E va oltre. “Conosco Crialese quando come vicepresidente di Fintecna si offre di fare il mediatore nell’acquisto dell’area ex Alumix, dove avevamo un progetto di piattaforma logistica presso il Porto di Venezia. Per favorire la vendita lui chiede una parte in nero, credo 160mila euro. Gli affidiamo poi degli incarichi anche come avvocato per le cause amministrative e oltre al pagamento della parcella ci chiede sempre una parte in nero”. “E come la giustifica questa parte in nero?” chie- dono i magistrati. “Che lui ha i suoi rapporti da…pagare ”.

LA LISTA

E poi fa la lista delle mazzette per i giudici: “Abbiamo pagato sia per alcune sentenze del Consiglio di Stato che del Tar del Veneto. Per la sentenza sulla Pedemontana Veneta 120 mila euro. Per vincere il ricorso contro Sacyr che poi, però, abbiamo perso, 100mila euro… In quel caso qualcun altro deve dato di più. Poi anche per un ricorso contro Maltauro sulla Valsugana. E contro Net Engineering credo altri 80 o 100mila euro. E ancora per la vicenda Jesolo Mare al Consiglio di Stato. Pagavamo sempre, perché Crialese diceva che se non glieli davamo avremmo perso…”. Crialese ora per lo scandalo del Mose è agli arresti domiciliari con la sola accusa di millantato credito.

La super mazzetta per Tremonti

COSA sapeva l’ex ministro Giulio Tremonti delle manovre del suo braccio destro Marco Milanese, affaccendato — scoprono i pm veneziani — per far arrivare 400 milioni di euro al Mose? Come faceva Milanese a garantire al presidente del Consorzio Venezia Nuova, «in cambio di 500mila euro», che il parere positivo del dicastero dell’Economia, necessario per sbloccare i fondi del Cipe, sarebbe arrivato?

VENEZIA

SONO domande a cui manca ancora una risposta, e i pm veneti stanno pensando di ascoltare Tremonti come persona informata dei fatti. Potrebbe essere chiamato già nelle prossime settimane. Lui, e solo lui, può spiegare.

LA VERITÀ DELLA DOGESSA

C’è in particolare una dichiarazione, messa a verbale nell’interrogatorio del 14 luglio 2013 da Claudia Minutillo, la “Dogessa”, l’ex segretaria di Giancarlo Galan, che ha bisogno di un qualche approfondimento. «Tra i destinatari delle somme raccolte da Mazzacurati (Giovanni, il presidente del Consorzio Venezia Nuova che costruisce il Mose, ndr) vi erano… omissis… e Marco Milanese, uomo di fiducia di Tremonti. A quest’ultimo era destinata la somma di 500mila euro che l’ingegner Neri (stretto collaboratore di Mazzacurati, ndr) conservava nel suo ufficio al momento dell’ispezione della Guardia di Finanza».

La Minutillo, dunque, il testimone chiave dell’inchiesta ritenuta attendibile dai pm, è sicura. Quei bigliettoni, dice, erano per Tremonti. A scanso di equivoci lo ripete anche in un altro passaggio: «Neri li aveva nel cassetto, da consegnare a Marco Milanese per Tremonti, e li buttò dietro l’armadio. La Finanza sigillò l’armadio ma la sera andarono a recuperarli e furono poi consegnati a Milanese il 7 giugno del 2010». Non c’è traccia né prova, nelle 700 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, di un successivo approdo della somma nelle mani dell’ex ministro, che non è indagato.

Milanese, «il nostro amico», come lo definiscono gli uomini della cupola del Mose, «l’uomo con le mani in pasta in questa storia», come lo presenta Mazzacurati ai magistrati, ha la bocca chiusa, non parla. Il suo nome è nell’elenco dei cento indagati dell’inchiesta sulle tangenti veneziane ma una ventina di giorni fa, pochi giorni prima che scattassero gli arresti, la procura ne ha revocato la richiesta di custodia cautelare, non si sa se in carcere o ai domiciliari.

L’INCONTRO DELLA SVOLTA

Tremonti viene tirato in ballo anche da Piergiorgio Baita, l’ex presidente della Mantovani, quando gli viene chiesto di raccontare come avessero fatto a ottenere lo sblocco nel 2010 dei soldi del Comitato interministeriale per la programmazione economica. Gianni Letta aveva consigliato a Mazzacurati di «trovare una strada» per rivolgersi a Tremonti. Quella strada si chiama Roberto Meneguzzo, è il direttore dell’azienda vicentina Palladio. Costui fissa a Milano un appuntamento tra Tremonti e il presidente del Consorzio. «Quando ritorna a Venezia — spiega Baita in un verbale — Mazzacurati fa una convocazione d’emergenza dei soci e dice: “Se volete sbloccare il Cipe ci sono 500 mila euro da consegnare all’onorevole Milanese, almeno una settimana prima della delibera”».

La “pratica Milanese”, quindi, pare avviarsi subito dopo l’incontro faccia a faccia con Tremonti. Cosa si sono detti in quell’appuntamento? Perché tanta fretta, da parte di Mazzacurati, nel convocare i sodali che siedono nel Consorzio? Sarà poi Mazzacurati stesso ad ammettere di avere consegnato «in una scatola» il denaro al consigliere politico di Tremonti nella sede della Palladio Finanziaria, a Milano. Quell’incontro, di pochi minuti, lo lascia perplesso. «Mi dice che si adopererà e che pensa di riuscire… poi mi ha detto solo grazie, mi ha sorpreso questa cosa, perché è un po’ imbarazzante anche, ma insomma, non importa… lui mi ha detto grazie».

IL VIA LIBERA DA ROMA

L’impegno porta i frutti sperati. Il 13 maggio 2010 il Cipe approva la delibera n. 31 per la «continuità funzionale di opere di difesa idraulica». Tradotto, significa che dopo molti mesi di stallo per le ditte del Mose stanno arrivando 400 milioni di euro dal governo Berlusconi. Scrive il gip veneziano nell’ordinanza di custodia cautelare: «L’intervento di Milanese è stato determinante per l’introduzione di una norma ad hoc», l’ex finanziere è riuscito a contattare e a parlare «con Ercole Incalza e con Claudio Iafolla». Sono persone che contano, sono il capo della struttura tecnica e il capo di gabinetto del ministero delle Infrastrutture. E però — annota il gip — Milanese è stato «efficace» anche sul “fronte interno”, su chi cioè reggeva in quel momento il dicastero dell’Economia, Giulio Tremonti, il quale — secondo gli imprenditori veneziani arrestati — non era mai stato troppo favorevole allo sblocco.

Quello stesso 13 maggio, alle 16.15, Paolo Emilio Signorini, il capo dipartimento delle Politiche Economiche della presidenza del Consiglio, chiama Mazzacurati al telefono: «Non abbiamo potuto già oggi dare la destinazione di 400 miloni al Mose, ma il ministero dell’Economia sta predisponendo una norma che dà direttamente l’assegnazione…». E poi, rassicura il presidente del Consorzio: «Mi sentirei abbastanza tranquillo perché l’Economia mi è sembrata decisissima su questo, ora fanno la norma… sarà molto rapido, li ho visti veramente molto molto decisi».

Il nuovo servizio informazioni del Tribunale di Napoli

ServizioInformazioniTribunaleIl 3 maggio scorso chiedo ad un’assistente di cancelleria del Tribunale di Napoli il rilascio delle copie di un ricorso con pedissequo decreto di fissazione di udienza con il termine fino al 20 giugno p.v. per la notifica. Chiedo le copie non urgenti e l’impiegato candidamente mi dice: “Guardi avvocato deve fare la richiesta urgente perché con la richiesta ordinaria potrei rilasciargliele dopo il 20 giugno, pertanto, deve integrare i bolli con ulteriori 60 €.”
In sostanza per un disservizio interno all’amministrazione il cittadino è costretto a pagare il triplo all’amministrazione stessa che non è in grado di far funzionare gli uffici.

Ovviamente mi è venuta una forte risata nervosa … alla quale è seguita una ferma protesta che ha determinato una mediazione con il rilascio delle copie dal giorno 13 giugno in poi.

Ora visto i trascorsi non so se l’impiegato ci ha provato … ma a pensare male … non si sbaglia visto il recente servizio di striscia la notizia proprio al Tribunale di Napoli che consiglio di vedere fino alla fine (clikka) per capire il degrado morale nel quale viviamo.

Tra il serio ed il faceto nella foto il nuovo servizio informazioni del Tribunale di Napoli, diciamo un fai da te partenopeo con tanto di richiesta “a piacere” e devo dire che ho sentito il “nuovo” addetto, dare delle informazioni puntuali sugli uffici. Spero solo che non sia un avvocato che ha pensato bene di appendere la toga per lo sfascio della giustizia.

Vedi anche:

gli avvocati come le pecore (clikka)

il palazzo di ingiustizia di napoli (clikka)

Effetto elezioni Regionali: Il car sharing scappa da Napoli

car sharingDopo tre anni di politica attiva ho ormai una visione distorta e, quindi, leggo i fatti che accadono in città con una certa malizia. Tutto quello che sta accadendo in queste settimane, infatti, mi sembra già proiettato alla partecipazione alla più importante consultazione elettorale del paese: Le prossime elezioni alla Regione Campania. Le elezioni regionali, infatti, per quanto mi consta, sono le più importanti per il rilievo che hanno i consiglieri regionali e per il loro status.

Ora è sotto gli occhi di tutti che gli attuali consiglieri regionali per quattro anni, diciamo, sono stati pressoché assenti dalla vita cittadina, se non per l’affare dei fondi economali, per i quali sono quasi tutti indagati, ed allora diventa, forse, necessario che si creino delle “occasioni stressate” per poi prendersi il merito di risolverle. Diversamente non mi spiegherei, infatti, sia il ravvivarsi della vicenda dei BROS, per la quale ho ricevuto delle sollecitazioni politiche nonché quella, degli addetti alle pulizie delle ASL, entrambe questioni di competenza della Regione Campania. Così come pure in questo periodo, mi puzzano le promozioni di massa nelle aziende pubbliche …

Ad ogni buon conto potrebbe essere letta in questo senso anche la vicenda relativa alla dismissione del car sharing dal sistema di mobilità napoletano. Ma ovviamente mi sbaglio!

Oggi, infatti, leggo sulla stampa cittadina che all’improvviso ed inaspettatamente sono stati annullati, in una sola volta, i benefici per incentivare il trasporto condiviso lanciato a Napoli da una azienda napoletana la “Bee”.

In sostanza il Comune, che aveva fatto del car sharing un fiore all’occhiello della Smart City, ha negato di fatto la prosecuzione di questo progetto senza sentire ragioni, mentre, nelle maggiori città italiane, questa modalità è assolutamente incentivata. Il progetto della CI.RO (City Roaming clikka), infatti, resta fermo al palo del 2013 e sembra essere stato mandato in soffitta insieme al progetto della Bee, mentre nelle grandi città come Milano (clikka)Roma (clikka) e Torino (clikka) questa modalità di trasporto è assolutamente incentivata.

Come al solito Milano mi sembra più avanti di noi anni luce poiché il servizio è stato appaltato mediante una gara pubblica, così come aveva anche proposto la Bee, che si era dichiarata disposta a partecipare ad una selezione pubblica per aggiudicarsi il servizio che sembrava stesse prendendo piede nella nostra caotica città.

Ebbene, il legame perverso tra le prossime elezioni regionali ed il car sharing potrebbero essere i tassisti, da sempre contrari ad ogni ulteriore forma di trasporto alternativo a loro, e che sono assolutamente compatti rappresentando un bacino di voti nel quale pescare ! Ovviamente, ripeto, mi sbaglierò, ma come dicevano gli antichi a pensar male non si sbaglia mai … e la malapolitica che ci affoga da anni è fatta non nell’interesse pubblico ma nella sola direzione di acquisire il consenso elettorale da questo o quella categoria di cittadini a scapito degli altri …

Per il CAR SHERING oggi si chiarisce il caso:

Estratto da pagina 10 di ROMA del 05-06-2014 – Autore: PAOLETTI MICHELE

IL CASO

Car sharing, un`altra brutta figura

IL GASO II Comune dimentica di approvare i permessi per Ztl e strisce blu per le auto elettriche, la società; via da Nap Car sharing, un’altra brutta figuri DI MICHELE PAOLETTI NAPOLI. Il Comune perde il car sharing. E solo per un errore di comunicazione. Un’altra brutta figura firmata dall’Amministrazione di Palazzo San Giacomo. La società Bee, ha portato in città il progetto di car sharing con le piccole Renault Twizy, la seconda città d’Europa dopo Parigi ad utilizzare questi mezzi. Nei giorni scorsi ha chiesto informazioni al Comune su permessi per sostare nelle strisce blu e per transitare liberamente nelle Ztl. Ecco la risposta del delegato del sindaco: “Si comunica che non è possibile prorogare l’autorizzazione richiesta in quanto a tutto oggi non vi è un atto formale che indichi chiaramente che i veicoli elettrici utilizzati per il car sharing debbano essere autorizzati gratuitamente o quantomeno indichi un costo per tale rilascio. Pertanto si invitano i destinatari di questa e-mail a non far circolare detti veicoli in Zone a Traffico Limitato (Ztl). Si porgono distinti saluti”. Il delegato non era informato del fatto che qualche giorno dopo la giunta comunale avrebbe firmato una delibera proprio per consentire la libera circolazione e le agevolazioni per le auto elettriche, comprese quelle della Bee. E evidente, però, che più di una cosa non ha funzionato. Innanzitutto, i ritardi da parte della Giunta nell’approvare un provvedimento che dovrebbe essere prioritario per un’amministrazione cosi attenta alla sostenibilità, almeno nelle parole. Era talmente evidente che il provvedimento non era in agenda che neanche il delegato del sindaco sapeva nulla sulla sua possibile approvazione. Sciatteria che si è dimostrata in maniera lampante quando ieri dal Comune ne è stata data notizia solo dopo che la Bee aveva annunciato la sua intenzione di abbandonare Napoli. «Non è un paese per car sharing – affermano i responsabili della Bee – Sembra il titolo di un thriller americano ed è invece un atto amaro di una sceneggiata nostrana. Noi di Bee – il primo car sharing elettrico d’Italia, realizzato da un’azienda napoletana ed esportato nel resto del Paese -abbiamo atte so fino all’ultimo giorno utile il rinnovo del permesso (scaduto il 31.05.14) e la possibilità di avere la sosta libera sulle strisce blu, decidendo addirittura di sostenere il costo delle eventuali contravvenzioni che saranno elevate in questi primi giorni di giugno perché fiduciosi che prevalesse il buon senso nel Comune di Napoli». «I fatti dicono altro: dopo due anni di proposte di ogni genere fatte con l’unico scopo di fornire un servizio all’avanguardia, tutte rifiutate dal Comune – affermano da Bee – non solo non abbiamo ottenuto per voi di sostare a titolo gratuito sulle strisce blu, come avviene in tutte le città italiane ed europee in cui esista un car sharing elettrico, ma vi è stato revocato l’unico vantaggio che in qualche modo mostrasse l’interesse del Comune per la mobilità sostenibile». «Bee-Green Mobility Sharing sta lavorando da mesi per inserire nel servizio le centinaia di migliorie che ci avete indicato in questi anni, ma comincia ad essere difficilissimo fare battaglie in una città che stenta a stare al passo coi tempi – dicono ancora – che respinge le aziende o, meglio, che spinge le aziende locali che fanno innovazione ad andare altrove: molte città chiedono i nostri servizi e, ad oggi, Be gestisce un servizio simile Milano e presto sarà present anche a Roma. Continuerem – concludono – però a lavorar ed a investire e ritagliare or preziose per fare in modo eh un utente napoletano sia tra tato come un utente milanes o romano. Vogliamo un ci sharing serio, diffuso, a zer emissioni, che renda i cittadh liberi di muoversi e che peí metta loro di risparmiare ten” pò e denaro».

Da il Mattino di Napoli di oggi (04.06.2014)

Auto elettriche, niente agevolazioni: «Bee» va via

Il caso La società ha introdotto il car sharing ecologico a Napoli: «Dal Comune stop alle strisce blu gratis e all’accesso alle preferenziali. Auto elettriche, niente agevolazioni: «Bee» va via

II manager contro l’amministrazione: le altre città hanno sposato il progetto la nostra ci ha fatto solo perdere tempo Diletta Capissi: Niente strisce blu gratis per le auto elettriche a Napoli. «Purtroppo le nostre speranze di poter sfruttare questa opportunità analogamente a quanto avviene in tante altre città – sono risultate vane. Dal primo giugno ci hanno revocato perfino la possibilità di passare nelle preferenziali e ztl». A raccontare, con rammarico e rabbia, è Valerio Siniscalco, ingegnere e amministratore delegato di Nhp che, come ramo d’azienda, ha lanciato il marchio «Bee-Green mobility sharing», che consiste in un sistema di car sharing full elettrico. Il primo in Italia e secondo in Europa solo a Parigi. Oltre 40 auto elettriche, 2500 abbonati: dal primo giugno il Comune di Napoli ha revocato l’accesso in preferenziale e nelle ztl, cioè nelle zone a traffico limitato. «La mia azienda ha implementato un servizio di car sharing, erogato con una flotta di veicoli completamente elettrici – continua Siniscalco -. Il nostro è un progetto davvero innovativo pensato e localizzato a Napoli, anche e soprattutto per provare a dare un contributo alla rinascita della mia città, quella che mi ostino ad amare e che è perennemente congestionata». Speravano di implementare il progetto  anche sotto il Vesuvio, come hanno fatto con Milano, dove gestiscono il car sharing elettrico in accordo con il Comune con 120 auto di proprietà dell’ente: «Siamo solo i gestori e le auto elettriche le puoi parcheggiare ovunque», ripete Siniscalco. Ma qual è problema e perché una città così affogata nel traffico non adotta un più diffuso modello mobilità sostenibile? Risponde Siniscalco:·«In questi anni ci siamo interfacciati con l’ex assessore alla Mo bilità Anna Donati e il suo staff, con i quali abbiamo annunciato in un paio di conferenze stampa congiunte il fatto che Napoli si dotava di un car sharing all’avanguardia. Abbiamo inoltre incontrato il sindaco de Magistris e il vicesindaco Sodano, i funzionari comunali, discusso con le exmunicipalizzate, pianificato la diffusione sul territorio. Insomma, abbiamo fatto tutto quanto necessario per dare ai cittadini napoletani un servizio degno di una grande capitale europea, come del resto sembrava essere l’intenzione dell’amministrazione». E invece ecco una mail del 5 maggio 2014, a firma del delegato del sindaco, con la quale si revoca l’autorizzazione: «È vero che è consentito l’accesso alle Zti dei veicoli elettrici, ma tali autorizzazioni, come riportato nel disciplinare di accesso alle ZÜ e Aree pedonali, sono a pagamento, infatti nell’ordinanza 604 al punto 2 è riportato “a pagamento secondo la tariffa prevista per i non residenti/titolari di posto auto fuori sede stradale, il cui costo annuo a veicolo è di euro 100,00”. Pertanto vi invito a non accedere a tali aree a partire dal 30 maggio senza aver provveduto alla richiesta e relativo rilascio di contrassegni. Inoltre si declina qualsiasi responsabilità a partire dalla predetta data per eventuali verbali elevati ai vostri veicoli». Nel frattempo Bee è diventato un bench markitaliano, tanto che l’azienda è chiamata da molte dita: è presente a Milano già da un anno e sbarcherà a Roma nei prossimi mesi. «La cosa incredibile, ma non tanto, visto il grado di innovazione del progetto  continua arrabbiato Siniscalco – è che le altre città ci corteggiano, mentre casa nostra, l’amata Napoli, d respinge. Sarebbe stato meglio dichiarare dall’inizio la mancanza di interesse dell’amministrazione verso il progetto, invece di partecipare a conferenze stampa di presentazione del servizio. Non ci avrebbero fatto perdere tempo e denaro». Eppure di proposte ne hanno fatte. Riassumendole: tariffe forfettarie per l’utilizzo delle strisce blu da parte della flotta Bee. Rifiutata. Hanno proposto un regime di concorrenza pura, attraverso un avviso pubblico e trasparente, ispirato a quelli di Milano e Roma, che permettesse a tutti gli operatori europei. Niente. «Napoli invece otterrà un car sharing sperimentale che offre solo 4 stazioni (contro le nostre 33) e 12 vetture (contro le nostre 40 attuali). Questo sì, può usare le strisce blu». Ultima beffa: nonostante le promesse dell’amministrazione di rendere definitivo l’accesso alle Ztl e alle corsie preferenziali al car sharing, Bee è andata avanti con permessi provvisori bimestrali. Fino alla settimana scorsa, quando l’azienda ha ricevuto dal Comune la lettera con la quale comunicano che non rinnoveranno il permesso per l’accesso alle Zti e alle preferenziali al car sharing, a causa della mancanza di un atto amministrativo formale. Napoli perde un’altra occasione, sottolinea Siniscalsco: «Perde il car sharing ma introduce una misura di riduzione dell’inquinamento e del traffico davvero innovativa: la domenica ecologica». L’affondo ..Rifiutate tutte le proposte Ci hanno liquidato con una lettera»

L’ANM in Tilt ed il Gioco delle nomine

atan3371mkaiOrmai a Palazzo San Giacomo sembra di essere al grande fratello solo che qui chi è nominato non esce ma entra in questa o quella società partecipata! Ieri la nomina di un altro staffista (è il terzo dopo il CAAN (clikka)  e la NapoliHolding (clikka) sempre senza applicare il regolamento approvato il 15 maggio scorso.

La cronaca la apprendo dal Mattino di Napoli nel quale si dice che il Sindaco avrebbe valutato se applicare o meno il Regolamento solo che, siccome questa era una nomina non a scadenza ordinaria, ma su dimissioni di Brunetti, allora, il Sindaco della Casa di Vetro e della Trasparenza, ha preferito non applicarlo e scegliere lui, tanto a pagare saranno sempre e solo le tasche dei napoletani! Sostanzialmente un sotterfugio!

Da oggi in poi mi aspetto tutte dimissioni e nomine di chi voglio io. A questo punto non mi resta che consigliare al Sindaco De Magistris di andare a scuola di stile politico ed amministrativo dal Sindaco di Milano Pisapia (clikka) e dal Sindaco di Cagliari Zedda (clikka) cosicché anche Napoli un giorno possa essere considerata una città politicamente civile.

Ad ogni buon conto la gestione dell’ANM, da un lato non è un affare privato, da gestire con nomine di staffisti, dall’altro è una questione delicata perché riguarda la mobilità dei napoletani, in una azienda con un alto indice di sindacalizzazione che, come abbiamo visto per i Vigili Urbani (clikka), spesso determina distorsioni della tutela dei lavoratori piegata non alla protezione del lavoro, ma all’esercizio di un potere nelle mani di pochi ed in danno dei dipendenti stessi.

Ieri (03.06.2014), infatti, al deposito di Cavallegeri d’Aosta c’è stata una protesta dei lavoratori che ha determinato il blocco di tutti i mezzi, poiché come accaduto nei Vigili Urbani, si profila un avanzamento in carriera a Capolinea che probabilmente sarà condizionato dalle solite logiche di appartenenza sindacale o politica e ciò in danno della stragrande maggioranza dei dipendenti anziani che sono stati di fatto esclusi da questo avanzamento.

Il meccanismo per agevolare gli amici è stato quello di prevedere il requisito del diploma per una funzione per la quale è necessario avere solo l’esperienza, con il risultato abnorme di lasciare alla guida dei mezzi pubblici gli autisti più anziani. Ora per chi non è del mestiere, Vi assicuro che all’età di 55/60 anni guidare per otto ore un mezzo pubblico con il carico di responsabilità e di tensione che ne consegue non è una cosa facile. Ricordo bene il ritorno di mio padre dal lavoro con la divisa, la barba sfatta  e le occhiaie, specialmente quando doveva fare la cd. doppia giornata per mandare a all’università cinque figli ….

A questo punto ce la farà lo staffista del sindaco a dirigere l’azienda napoletana? Sopratutto siamo sicuri che non avremmo trovato di meglio attraverso un avviso pubblico ?

Di seguito la rassegna stampa nella quale si da’ conto del tema che ormai è ad arte voluto controverso dall’Amministrazione per fare i propri comodi.

Mercoledì 4 Giugno, 2014 CORRIERE DEL MEZZOGIORNO – NAPOLI

Anm, Pino al posto di Brunetti. Ed è già polemica

All’Anm lascia Brunetti, al suo posto de Magistris indica il capostaff dell’assessorato alla Mobilità, Carlo Pino. Ma scoppiano le polemiche. Il gruppo di Rd pone l’accento sul fatto che «si tratta di un’altra persona di fiducia del sindaco dopo l’incarico di Giordano al Caan». Intanto è caos trasporti: Regione contro Comune per lo sfascio al Beverello. Mentre i sindaci preparano la class action contro Cumana e Circum.

NAPOLI — Il curriculum di Carlo Pino, con due lauree all’attivo, è indiscutibilmente ricco di esperienze nel settore dei trasporti, atteso che si tratta di un dirigente delle Ferrovie dello Stato. Solo che come è accaduto per Gaetano Giordano, staffista del sindaco nominato nel cda del Caan; e, precedentemente, con Alessandro Nardi, vicecapo di gabinetto dello stesso sindaco e indicato al vertice della Holding dei trasporti; anche nel caso di Pino, da ieri nuovo presidente dell’Anm, si tratta di un capostaff, stavolta dell’assessorato alla Mobilità. Continua dunque l’azione di de Magistris che sta rivolgendosi ai fedelissimi messi nei centri di potere, cosa che sta scatenando da giorni un vespaio di polemiche. «Guadagnerà un terzo, cioè duemila euro al mese rispetto ai seimila del suo predecessore», puntualizza in tutta fretta la portavoce di de Magistris. Ma le polemiche si scatenano subito. E’ il caso di Ricostruzione democratica, il gruppo nato da una costola della lista civica che sostenne il sindaco alle elezioni del 2011 e ora diventato strenuo oppositore in aula del primo cittadino. «Dopo la nomina di uno staffista come consigliere di amministrazione del Caan e quella di qualche mese fa di Nardi al vertice della Holding dei trasporti, è arrivata la nomina di un altro staffista alla guida dell’Azienda Napoletana Mobilità», scrive il capogruppo Gennaro Esposito. «Possiamo dire quindi che le società partecipate sono in assoluto terra di conquista della politica. Era proprio per scongiurare operazioni simili che Ricostruzione Democratica, oltre due anni fa, propose un regolamento per disciplinare le nomine nelle aziende comunali, regolamento approvato il 15 maggio scorso dal consiglio comunale. Come è possibile allora che il regolamento non sia stato rispettato?». Esposito sottolinea come sia «bene raccontare un aneddoto avvenuto durante la fase della votazione del regolamento da noi proposto che spiega la contraddizione. Di questa delibera, infatti, la presidenza non chiese, al contrario di quanto spesso accade, l’immediata esecuzione. Fu sostenuto che gli uffici avessero bisogno di un pò di tempo per adeguarsi e, pertanto, era il caso di non chiedere l’immediata esecuzione. Di questa singolarità demmo pubblica notizia in aula chiedendo formalmente l’impegno della giunta di non procedere a nessuna nomina nelle more; sembrò che ponessimo una questione scontata. Ora è evidente che si è trattato di una scusa che, come le bugie, ha avuto anche le gambe corte». Paolo Cuozzo

Da Repubblica Napoli di oggi (04.06.2014) ANM un capostaf come presidente

Arriva Carlo Pino al posto di Brunetti E scoppia la polemica LA NOMINA

CAMBIO al vertice dell’Anm. Ma è polemica. L’assemblea dei soci di Anm Spa ha ratificato le dimissioni del presidente Renzo Brunetti, procedendo poi alla nomina del nuovo presidente, Carlo Pino. Brunetti salutando i dipendenti ha spiegato «lascio per motivi familiari». Ma i rumor in azienda parlano del terzo bilancio in passivo da approvare e di possibili sanzioni.

Pino è un esperto di Trasporti, con un curriculum specifico: 58 anni, dal luglio 2011 fino ad oggi è stato capo staff dell’assessorato alla Mobilità e Infrastrutture del Comune. Due lauree umanistiche conseguite con il massimo dei voti, Pino ha una lunga esperienza nel risanamento delle aziende, nei processi di efficientamento e nella riorganizzazione dei servizi di trasporto. «L’uomo giusto per un passaggio di consegne veloce e per avere un presidente operativo da subito», dice a Palazzo San Giacomo chi lo conosce. Ma Pino è anche un uomo portato al Comune dall’ex assessore al ramo, Anna Donati. È uno staffista. Il secondo che la giunta de Magistris piazza alla guida di una partecipata, in meno di dieci giorni. La settimana scorsa è scoppiato il caso Caan (il centro agroalimentare di Volla). Eppure il consiglio comunale, il 15 maggio, ha approvato un regolamento per disciplinare le nomine nelle aziende partecipate. Regolamento che non consentirebbe nomine come quella di Pino. Ricostruzione democratica insorge e il consigliere Carlo Iannello spiega: «Di questa delibera la presidenza non ha chiesto, al contrario di quanto spesso accade, l’immediata esecuzione. Ora è evidente che si è trattato di una scusa e come tutte le bugie, ha avuto anche le gambe corte. Da persone che hanno ruoli istituzionali comportamenti di questo tipo non sono accettabili».

Una volta arrivata in Consiglio, la delibera è stata approvata con il voto determinante delle forze di sinistra, di maggioranza e di opposizione, mentre hanno votato contro, dopo aver tentato di far mancare il numero legale, IDV, Centro Democratico, Napoli è tua (rappresentata oramai da un solo consigliere), saldandosi così con la destra. Resta il cambio al vertice di un’azienda strategica come l’Anm, in un momento delicatissimo per la città. «Ringrazio il dottor Brunetti per il lavoro svolto in questi anni ed auguro un buon lavoro al nuovo presidente Pino», è il saluto del sindaco Luigi de Magistris. (cristina zagaria)

Da il Mattino di Napoli di oggi 04.06.2014

Luigi Roano Sostituzione lampo alla presidenza di Anm, al dimissionario Renzo Brunetti subentra Carlo Pino, «risorsa intema» del Comune precisano subito da Palazzo San Giacomo e «scelta di profilo alto». Pino, 58 anni, messinese, giornalista pubblicista, è stato capo staff dell’assessorato alla Mobilità e Infrastrutture del Comune. Oltre 35 anni in Fs e Trenitalia sempre da direttore poi l’addio nel 2009 La mobilità, la nomina Decisione lampo dell’assemblea dei soci dopo le dimissioni di Brunetti: il nuovo presidente è Carlo Pin Anm, al vertice Ãåõ capostaff della Donai Per il manager intemo scatta la promozione ma a stipendio ridotto Luigi Roano Sostituzione lampo alla presidenza di Anm, al dimissionario Renzo Brunetti subentra Carlo Pino, «risorsa interna» del Comune precisano subito da Palazzo San Giacomo e «scelta di profilo alto». Oltre 35 anni m Fs e Trenitalia sempre da direttore poi l’addio nel 2009 «per contrasti con il mio amico Mauro Moretti» dice Pino. Moretti è oggi il numero uno di Finmeccanica dopo essere stato per 8 anni alla guida di Trenitalia. Messinese, 58 anni, giornalista pubblicista «orgoglioso di avere ideato due riviste come “Amico Treno”, un milione di copie di tiratura e “Amico Metrebus” tiratura 500 mila copie», Pino arriva a Palazzo San Giacomo come capostaff dell’allora assessore alla Mobilità Anna Donati nel 2011 all’indomani dell’elezione del sindaco Luigi de Magistris. «Davanti alla televisione facevo il tifo per de Magistris e per Pisapia». Il neopresidente di Anm con il nuovo incarico perde in termini di stipendio: da circa 3000 euro netti mensili scende a 2000 ovvero il 45% dello stipendio del sindaco. «Ma è grande la soddisfazione per questa promozione anche se sono consapevole dell’impegno che mi spetta». Una decisione, quella della nomina del nuovo presidente, presa ieri pomeriggio dall’assemblea dei soci di Anm Spa e della quale si assume la responsabilità direttamente il sindaco: «Ringrazio il dottor Brunetti per il lavoro svolto in questi armi ed auguro un buon lavoro al nuovo presidente Pino. L’Anmrappresenta – si legge m una nota a firma del primo cittadino – una risorsa strategica per una amministrazione che da sempre ha puntato sulla mobilità pubblica lavorando, pur tra tante difficoltà finanziarie, ad un suo potenziamento al fine di rendere il servizio, progressivamente, più efficiente per i cittadini». E il regolamento per le nomine varato dal Consiglio comunale? Il tema che potesse essere preso in considerazione è stato dibattito all’indomani delle dimissioni di Brunetti. Dalla lettura dello stesso regolamento, stando a quello che trapela, sarebbe stato preso alla lettera, in particolare l’articolo 2 che recita così: «II sindaco, ovvero il presidente del Consiglio comunale, a seconda delle competenze, trenta giorni prima della scadenza ordinaria entro cui deve provvedere a norma di legge, di statuto o di regolamento a nomine o designazioni di rappresentanti del Comune presso enti, aziende, società ancorché consortili e istituzioni, divulga con avviso pubblico gli incarichi da affidare e le loro caratteristiche». Nella sostanza le dimissioni sono un fatto straordinario e non ordinario – il ragionamento fatto in Comune – di qui la decisione di optare per immediatamente per Carlo Pino che inoltre è un intemo e non esterno. Chiarito ciò, chi è questo messinese cin- quantottenne? Certo ha esperienza, è un trasportìsta che ha vissuto gran parte della sua carriera in Trenitalia occupando ruoli di prestigio e importanti, avventura poi finita bruscamente nel 2009 come da lui stesso ricordato: «Stimo molto Moretti però lui ha voglia di mettere bocca su tutto io invece penso che un amministratore debba avere una sua autonomia quando ho capito che l’ambiente
non era più per me, facevo il direttore nel Lazio, sono andato via. Lei sa che i dirigenti vengono valutati per le loro performance io sono andato via con un punteggio di 108 superiore al punteggio massimo». Si diceva del curriculum. Tra le altre cose vale la pena segnalare che «Dal 1977 – si legge – ha lavorato nel Gruppo Ferrovie dello Stato. Dal 1991 al 1999 è stato Re sponsabile nazionale dei rapporti estemi della divisione trasporto Locale. Da agosto 1994 a ottobre 1995 ha fatto parte di un gruppo di lavoro delle Ferrovie dello Stato che, su incarico del Sindaco del Comune di Roma, ha lavorato per il risanamento di Atac e Cotral, le Aziende di Trasporto pubblico di Roma e del Lazio. Pino pur avendo nel ferro la sua passione ha lavorato molto sul trasporto su gomma: Dal 1999 al 2002 ha ricoperto l’incarico di responsabile del progetto «Ferrovie m gestione commissariale governativa». D progetto prevedeva il risanamento e la ristrutturazione di 16 aziende di trasporto ferroviario e su gomma, che impiegavano complessivamente 14.075 addetti e 120 dirigenti m tutta Italia, è stato portato a termine con la trasformazione in società a responsabilità limitata di 13 aziende. «Anm – dice il manager – è la terza azienda di trasporti in Italia per quello che ri guarda la gomma. Il mio impegno sarà principalmente su due fronti: arrivare subito all’impresa unica dei trasporti, siamo un po’ indietro e a ottimizzare il sistema dei trasporti. La gomma deve coprire quello che non copre la metropolitana e le funicolari. Nella consapevolezza che Alberto Ramaglia, l’amministratore delegato, è quanto di meglio ci possa essere in giro».

 

Ci siamo sbagliati tutti: Bagnoli è balneabile!

BagnoliIeri scrivevo della grande responsabilità dell’informazione descrivendo i disastri di Napoli Est e quelli di Napoli Ovest (Clikka), tutto sommato limitandomi, perché sempre sul Corriere del Mezzogiorno di ieri si dava anche la notizia che Bagnoli presto tornerà balneabile e che gli stessi dati emersi dalla Commissione Parlamentare di inchiesta su Bagnoli confermerebbero questa ipotesi.

Cosa dire un’altra notizia/Spot per invogliare i napoletani a spendere i loro soldi nei lidi di Bagnoli spuntati come i funghi per gonfiare le tasche ed ingrassare le pance di titolari di concessioni rilasciate dall’Autorità Portuale, forse con leggerezza, almeno da quanto emerse da un confronto tra le assise di Bagnoli e l’allora Commissario della Autorità Dassatti, a cui partecipai.

Ebbene, la rassicurante notizia è smentita dalla stessa relazione della Commissione Parlamentare (clikka) che qualche tempo fa ebbi modo di studiare e che è accessibile anche a Voi tutti. Ricordo bene, infatti, che l’ipotesi di fare la Coppa America a Bagnoli saltò proprio perché i siti erano inquinati e non si poteva correre il rischio che, smuovendo i fondali, le persone venissero in contatto con le sostanze inquinati ivi depositate.

Orebene, proprio la Commissione interrogò sia il Sindaco di Napoli De Magistris, sia il ViceSindaco Sodano e questi dati furono confermati. Mi ri-richiedo è possibile che il giornalista nel caso di specie non si sia neppure preoccupato di andare a leggersi la relazione della Commissione Parlamentare di Inchiesta facilmente reperibile sul web che egli stesso cita, ovvero, il decreto di sequestro di Bagnoli (clikka) nel quale c’è un’ampia disamina di ciò che inquina Bagnoli?

E’ questo il modo di fare informazione col rischio di trarre in inganno i cittadini che potrebbero ritenere salubri le spiagge di Bagnoli?

Dobbiamo allora ritenere che su Bagnoli abbiamo tutti sbagliato compreso il Premier Matteo Renzi che oggi ha dichiarato di voler intervenire in prima persona per porre fine al disastro dovuto alla incapacità di politici ed amministratori?

Su Bagnoli vedi anche: si ha paura di discutere di bagnoli (clikka)Sul decreto di Sequestro (clikka)

Da Corriere del Mezzogiorno del 01.06.2014

Bagnolifutura fallita, ma almeno il mare tornerà balneabile

Il Comune pronto a rivedere i divieti dopo l’istanza del legale dei lidi «Per correre rischi si dovrebbero bere per anni litri di acqua e sabbia»

NAPOLI — Da Bagnoli arriva anche una notizia parzialmente positiva: il Comune di Napoli ha deciso di riesaminare il divieto di balneazione sul litorale. L’ordinanza sindacale di revisione, che è stata già inoltrata agli uffici che si occupano di ambiente e inquinamento, è nata a seguito dell’istanza presentata dall’avvocato Roberto Giugliano (docente di Diritto Ambientale) per conto di associazioni e imprese che operano nel quartiere e sul litorale: Consorzio Mare Bagnoli (CoMaBa) che riunisce una ventina di esercenti balneari, del Centro Commerciale Naturale (oltre cento esercenti del quartiere), dei Lidi Diramare e Fortuna, del FoCoMe Group, Trimar, Nesis, Arci Mare Bagnoli. L’associazione Napoli in Movimento ha diffuso la notizia a tutti i media.

Nella istanza dell’avvocato viene dimostrato come le motivazioni che indussero a suo tempo (2006) il Comune a vietare la balneazione derivano da pareri espressi «per assurdo» dall’Istituto Superiore della Sanità ma presi per realistici, configurando così «una follia logica prima che scientifica».

Nella nota si fa presente che «il mare di Bagnoli viene definito «eccellente» dall’ente scientifico Arpac addetto alle analisi e alle valutazioni secondo criteri stabiliti con legge nazionale. E si segnala come lo stesso commissario per la bonifica prof. Arcangelo Cesarano abbia dichiarato alla commissione Ambiente del Senato (aprile 2007) che, per suscitare quel divieto, «le analisi erano state basate su una indagine improvvisata…con un metodo totalmente inventato…», come si legge nel verbale. Inoltre, scrive l’avvocato: «Si è addirittura sostenuto che i rischi potevano derivare da massicce e prolungate ingestioni di acqua marina e di sabbia: eventi chiaramente impossibili a qualsiasi essere umano di qualsiasi età».

Anche in questo caso c’è una interpretazione folle di altri dati: «Perfino gli atti dell’Istituto Superiore di Sanità confermano i risultati accettabili forniti da un campione indisturbato a pelo d’acqua e non oltre i 30 cm di profondità». L’avvocato, citando il parere dell’Istituto di Sanità, segnala che non poteva dare gli stessi risultati «il campione disturbato a circa 30 cm dal fondo previa risospensione dei sedimenti ottenuta con mezzi meccanici (rastrello) ossia mescolando l’acqua con la sabbia del fondo».

Dunque un inquinamento creato ad arte simulando una piccola tempesta (e quando c’è tempesta non solo non si nuota, ma le analisi non sono valide!). «Quindi – ribadisce l’avvocato delle imprese bagnolesi – non si è proceduto ad una analisi dell’acqua ma al campionamento della sabbia disciolta, non si sa neanche in quale concentrazione in acqua marina prelevata a soli 30 cm da un fondale un attimo prima rastrellato…!».

L’avvocato Giugliano conclude l’istanza dichiarando: «L’ipotesi che qualcuno possa ingerire acqua marina così disturbata e piena di sabbia nuotando 2 ore al giorno per 30 anni, e che un bambino possa bere acqua e sabbia nuotando a 30 cm dal fondo è davvero una follia logica prima ancora che scientifica».

Re. Po.           

Napoli EST : Porto Fiorito = Napoli OVEST : Bagnoli mentre l’informazione sta a zero

Porto FioritoCon il fallimento di Bagnoli Futura ho manifestato tutto il mio rammarico per la scarsa attenzione dei giornali alla azione di Ricostruzione Democratica nel Consiglio Comunale e sulla scena della politica cittadina, nonostante avessimo previsto tutto! A scapito dell’opinione pubblica  registro, infatti, una scarsa propensione dei giornalisti a mettere insieme i fatti che accadono in città perdendosi, forse volutamente, l’occasione di dare ai cittadini un quadro completo.

Sulle nostre spalle, quindi, grava non solo il pesante onere di studiarci centinaia di pagine e capire dove sono gli inghippi per poi trovarci, quasi sempre, coinvolti in uno scontro politico, dovuto sia ad interessi di parte, sia alla scarsa documentazione e studio degli altri attori politici (consiglieri ed assessori), ma anche il non facile compito di rendere partecipe la cittadinanza e fare giusta informazione. Dopo lunghe insistenze, infatti, solo ieri su La Repubblica Napoli è uscita una breve dichiarazione di Carlo Iannello sulla questione Bagnoli Futura.

Oggi (01.06.2014) per la prima volta sul Corriere del Mezzogiorno, nella stessa pagina si accostano la questione di Bagnoli con quella di Napoli Est, facendo ciò che sto cercando di fare io da diversi mesi ma, ovviamente,  trattando in malo modo sia l’uno che l’altro argomento.

Difatti, su Bagnoli Futura il Corriere fa comparire addirittura una intervista a paolo cirino pomicino che, effettivamente, fa più scena del quivis de populo “Gennaro Esposito”, con il malsano effetto di riabilitare un personaggio politico che, forse (ma anche senza forse), per quello che è stato andrebbe dimenticato, mentre su Napoi Est viene intervistata l’imprenditrice di Naplest Marilù Faraone Mennella, solo che dalla intervista il giornalista si è guardato bene dal fare le domande scomode che forse con un po’ di studio avrebbe potuto fare. Ebbene, il risultato di quest’ultima intervista è stato quasi uno spot di NaplEst.

A questo punto mi richiedo e Vi richiedo: è possibile che i giornalisti non sentano la responsabilità del loro ruolo sociale? E’ possibile che i giornalisti non si sentano responsabili per lo stato malfermo dei politici e non sentano anche la responsabilità verso il mondo dell’impresa che dovrebbe essere più stimolato da una informazione libera, in grado di fare le pulci senza fare sconti a nessuno ?

Ebbene, per ritornare a Napoli Est dalla lettura della intervista/spot, sembra che vada tutto bene, poiché l’imprenditrice dichiara che il progetto NaplEst è immune dai disastri di Bagnoli perché non è il Pubblico ad intervenire, in quanto, l’intera operazione è affidata ai privati senza un euro di finanziamento pubblico. Per tutta l’intervista non una domanda sulla reale condizione dell’area, cosicché oggi i cittadini di Posillipo, quelli del Vomero, ma anche quelli di Scampia e del Centro Storico e tutti gli altri che non conoscono il luogo, oggi pensano che a Napoli Est andrà tutto bene e presto avremo un porto turistico e l’imprenditrice è una donna in gamba ed i politici che hanno trattato quell’area sono in gamba anch’essi. Possiamo tutti insieme dire che se abbiamo perso l’area OVEST almeno ci rimane l’area EST. Non c’è che dire veramente una operazione di ottimo giornalismo non me lo sarei mai aspettato! Ovviamente scherzo per non piangere!

Il giornalista, infatti, avrebbe potuto e dovuto per lo meno chiedere come mai per il progetto della marina di vigliena (vedi sito Napolest clikka), anche detto Porto Fiorito (la versa storia clikka), è tutto fermo da oltre 13 anni, mentre dal sito web (clikka) sembra un intervento che risale appena al 2011.  Ed, inoltre, se non doveva considerarsi un vero e proprio regalo o finanziamento o comunque essere considerato un intervento pubblico, la concessione gratuita per 99 anni dell’intera area della ex Corradini alla Porto Fiorito S.p.a., costata circa sei milioni di euro! Niente di tutto questo il giornalista evidentemente del tutto inconsapevolmente ha prodotto uno spot su NaplEst, perdendo una occasione di far capire ai cittadini che Napoli Est sta a Porto Fiorito come Napoli Ovest sta a Bagnoli e l’informazione sta a ZERO!

Sul fallimento di bagnoli futura (clikka)

Ovviamente chi volesse approfondire con la lettura degli atti amministrativi ecco: il-disastro della politica su porto fiorito(clikka)porto fiorito un altro caso bagnoli nell’indifferenza dei giornali (clikka)

Questo mi sembra un buon servizio altro che tutto bene della Mennella: http://youmedia.fanpage.it/video/aa/Uj4RBuSwNHVN1rWi

Ecco, infine, le due interviste a Marilù Faraone Mennella ed a paolo cirino pomicino apparse oggi sul Corriere del Mezzogiorno:

Marilù Faraone Mennella: «Politica fuori da NaplEst»

L’imprenditrice: qui non faremo la stessa fine

NAPOLI — Dopo il fallimento di Bagnolifutura, non teme che la politica rovini anche NaplEst?

«Non ho questo timore. NaplEst ha dentro di sè gli anticorpi giusti per evitarlo. Ma è giusto riconoscere che, sempre più spesso, quando la politica è troppo dentro le cose, fa guai. Bagnoli non è l’unico esempio, c’è anche l’Expo».

L’imprenditrice Marilù Faraone Mennella è a capo del comitato NaplEst (l’operazione di riqualificazione dell’area orientale di Napoli), che ha «blindato» contro assalti esterni.

Dunque la politica è assolutamente bandita?

«NaplEst nasce da principi opposti a quelli di Bagnolifutura. E’ un comitato di privati che si sono messi insieme nel 2010, tutti detentori di iniziative immobiliari proprie in cui erano stati investiti capitali per acquisire terreni e sviluppare progetti; iniziative in parte già terminate, dal momento che fin dall’inizio avevamo autorizzazioni di vario tipo. Nel 2010 c’era la tragedia dei rifiuti che aveva coinvolto Napoli e si pensò di fare fronte comune investendo quattrini propri. Non abbiamo neanche un euro di finanziamento pubblico e questo è un altro degli anticorpi cui facevo riferimento».

Siete una alternativa al pubblico?

«Non è esattamente così. Avendo prodotti immobiliari da vendere, tutti importanti in una logica di mercato, tutti presenti nell’area orientale, pensammo ad un progetto. Il paragone con Bagnolifutura, una Stu pubblica con i limiti che spesso ci sono, non è possibile. In termini di fare, programmare, produrre reddito, gestire i bilanci con un principio aziendalista abbiamo scelto di condividere le responsabilità nella gestione di un corpo di mezzo. Notiamo le carenze del pubblico a tutti i livelli, ma andiamo avanti con obiettivi concreti operando in maniera trasparente e stimolando le pubbliche amministrazioni a fare di più e meglio».

La struttura non ha un vertice, lei è un ‘‘primus inter pares”. Anche questo è un anticorpo efficace?

«Sì, noi siamo un comitato. Non ho voluto niente di più strutturato. Siamo liquidi, tutti sentono la responsabilità di portare avanti un obiettivo, tutti scommettono con il proprio portafoglio. L’autodeterminazione di ciascuno è molto forte e non ci sono cariche che si perpetuano, se non legate ad obiettivi. Siamo molti uniti con una governance trasparente e chiara. Fin dal primo momento abbiamo interloquito con le pubbliche amministrazioni locali, proponendo e firmando con loro un protocollo attraverso il quale NaplEst si è fatta promotrice nel 2011 della individuazione di infrastrutture non solo hard — fogne e strade — ma anche sociali, nell’area dove ricadono gli interventi dei gruppi».

Insomma, avete ribaltato le posizioni rispetto al ruolo della politica?

«In qualche modo sì. La Comunità europea per la prima volta, un caso unico, ci ha riconosciuto un ruolo formale, consentendoci di stare nella cabina di regia del grande progetto di Napoli orientale. Abbiamo il controllo, la verifica e lo stimolo alla spesa dei fondi comunitari. La cosa in fondo è semplice: dobbiamo avere tutti molto chiaro che la politica non va eliminata, poiché ci vogliono interlocutori che svolgano il proprio ruolo. Non occorre inventarsi nulla, le norme ci sono già. Basta applicare le leggi comunitarie e quelle nazionali, avendo la pazienza di studiarle».

Se dovesse definire il vostro ruolo?

«In senso europeo viene definito come ‘‘sussidiarietà orizzontale”. Quella verticale è tipica dei governi, quella orizzontale coinvolge i corpi intermedi che hanno poteri e ruoli e sono forniti di regole trasparenti. Io non amo le leggi speciali e i commissari e la Campania è stata spesso teatro di queste iniziative. Dove si annidano quello che Squinzi, nell’intervento di tre giorni fa alla convention di Confindustria, ha definito come il seme negativo, che è quello della corruzione». Anna Paola Merone

Ecco l’intervista a pomicino:

«Il crac della società mista? Con Fintecna l’avremmo evitato»

NAPOLI — Non ha mai avuto dubbi. «Era un esito prevedibile e previsto appunto da vent’anni». Per Paolo Cirino Pomicino il fallimento di Bagnolifutura spa e più in generale del «sogno» Bagnoli è stato il frutto inevitabile di una scelta di fondo sbagliata: «Non affidare la bonifica e la realizzazione del progetto di riqualificazione alla Fintecna», vale a dire la società pubblica di proprietà della Cassa depositi e prestiti, «che era proprietaria dei suoli e che aveva risorse e professionalità adeguate all’obiettivo». Pomicino ne parla col consueto disincanto, nel quale si annullano il legittimo autocompiacimento per aver dato il là all’ipotesi di riconversione turistica dell’ex area Italsider e la delusione per la «sciagurata gestione» dell’idea iniziale. «La proposta di risanamento dell’area — ricorda — risale al 1991 quando il sottoscritto era ministro del Bilancio. Insieme con uno straordinario gruppo di intellettuali di orientamenti culturali diversi demmo vita a Neonapoli. Si ipotizzava la realizzazione di una serie di opere mai nemmeno immaginate nella nostra Napoli. Il risanamento di Bagnoli sarebbe stato un pezzo di un progetto più generale chiamato Utopia che prevedeva il recupero anche delle aree siderurgiche di Piombino e di Genova e la delocalizzazione delle attività appunto di Genova e Napoli. Naturalmente, quando proponemmo tutto questo, Antonio Bassolino si schierò a difesa dello stabilimento siderurgico». Dal 1991 al 1993: solo due anni, ma due anni in cui la politica e la società italiana vissero trasformazioni epocali. E così, mentre Pomicino e gli altri protagonisti della prima repubblica scomparivano dalla scena politica, Bassolino ascendeva sulla poltrona più importante del Comune di Napoli. «Fu commessa — ricorda l’ex ministro — una serie impressionante di errori, da Bassolino, ma anche da Rastrelli (l’ex governatore di An eletto nel 1995, ndr). Soprattutto, anziché affidare tutto a Fintecna, si preferì creare una sorta di municipalizzata, senza né soldi, né esperienza. Peraltro, mi dispiace che Bagnolifutura sia fallita nelle mani di una persona di elevate qualità morali e professionali come Omero Ambrogi».

Secondo Pomicino l’esempio da seguire sarebbe stato quello della realizzazione del Centro direzionale. «In quel caso a portare a compimento l’opera fu una società pubblica (la Mededil, ndr) che poteva mettere in campo risorse e professionalità. Perché Bassolino, Rastrelli e gli altri non hanno seguito la stessa strada per Bagnoli? E se proprio vuole sapere la verità, le dico che non si è trattato di una scelta “dolosa”, al contrario in questi venti anni siamo stati sovrastati dal dilettantismo demagogico e dal pressapochismo amministrativo. Oltretutto, chi aveva responsabilità di governo se avesse affidato a Fintecna la realizzazione delle bonifica e tutto il resto, si sarebbe scrollato di dosso tutte le responsabilità». Un’ultima amara considerazione. «Ora, rischia di fare la fine di Bagnoli anche il porto. Eppure tanti professionisti qualificati come recentemente Aldo Loris Rossi hanno proposto soluzioni di alto profilo per il rilancio. Invece si continua a discutere sulla presidenza dell’Autorità. Roba da terzo mondo. Anzi no, da quarto o anche da quinto». Gimmo Cuomo

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