No All’Autonomia Differenziata che Divide
Consiglio Comunale di Napoli del 13.02.2023: Dopo una lunga seduta la maggioranza ha votato una mozione con la quale la maggioranza del Consiglio Comunale ha preso una posizione netta e chiara. Il Gruppo Manfredi Sindaco ha presentato una mozione che poi è stata trasfusa in un atto di tutta la maggioranza.
Vivibilità: Fuorigrotta e lo Stadio
Nel consiglio comuanle del 31 gennaio 2023 ho voluto sottolineare come la gestione degli eventi di calcio a Fuorigrotta non è stato mai affrontato come si deve. Quando gioca la squadra cittadina infatti gli abitanti del quartiere di Fuorigrotta sono costretti alla segregazione poiché vengono invasi da migliaia di auto. Inoltre, in queste occasioni intorno allo Stadio Maradona si celebra il festival dell’illegalità e dell’abusivismo.
La Galleria Umberto I Un Monumento da Tutelare
Nel Consiglio Comunale del 29.12.2022 ho sentito il dovere di intervenire per affermare la necessaria tutela della nostra Galleria Umberto I di Napoli che non può essere utilizzata per farci i concerti con l’uso di potenti amplificatori.
Il Brindisi di Natale 2022
Come ogni anno il brindisi di Natale a Napoli è stata la manifestazione di un delirio collettivo a cui occorre dare una risposta a tutela dei cittadini. Ho, pertanto, sentito la necessità di esporre la mia opinione su come è andata alla Giunta Comunale.
La Tassa di Imbarco Aeroportuale
Nel consiglio comunale del 28.12.2022, ho avuto modo di dire chiaramente che occorre fare in modo di evitare l’incremento dell’addizionale IRPEF a carico dei cittadini trovado altre soluzioni. Per questo motivo insieme ai Consiglieri Sergio D’Angelo e Rosario Palumbo, abbiamo anche presentato un ordine del giorno con il quale abbiamo chiesto alla giunta di prevedere una tassa di accesso dei bus e pulman turistici ed un tassa di imbarco per il trasporto marittimo.
La Proroga delle Occupazioni di Suolo Pubblico
Nel Consiglio Comunale del 21.12.2022 ho richiamato l’attenzione ancora una volta sulla necessità di essere più attenti nella gestione delle occupazioni di suolo pubblico a scopo commerciale. Se si aggiungono tavolini e sedie occupando l’uscita di sicurezza di un cinema o la bocca antincendio del cinema medesimo significa che si è persa proprio ogni cognizione delle norme ordinarie di civile convivenza ed acor di più delle norme di sicurezza pubblica.
IL PROTOCOLLO SANITARIO!
Premetto ora sto bene! Ci ho messo un po’ di tempo per metabolizzare, racconto questa storia perché penso che possa essere utile per chi si dovesse trovare nelle mie stesse condizioni, atteso che fino ad oggi ho contato almeno altre due persone che hanno passato la mia stessa disavventura. Il 14 novembre scorso, nel pomeriggio, con un forte dolore al petto, vado al P.S. del Pellegrini, bolgia infernale, mi fanno un elettrocardiogramma che è negativo e, pertanto, vado via perché per fare gli enzimi, essendo in coda a tante altre emergenze, avrei dovuto attendere una infinità di tempo. Il giorno dopo visita cardiologica e, su consiglio del Cardiologo, programmo una scintigrafia coronarica che non arrivo a fare, perché il 16 mattina mi sento di nuovo male: dolore forte al petto, braccia e gambe pesanti e senso di soffocamento. Rossella, mia moglie, non vuole sentire ragioni confortata da Luciano (Cardiologo): devo andare di nuovo al P.S. del Pellegrini, senza perdere tempo! Al pronto soccorso stessa trafila della volta precedente, anche questa volta elettrocardiogramma negativo, insisto, questa volta, per gli enzimi. Dopo ore di attesa vedo il cardiologo del Pellegrini che mi chiede se soffro di stomaco, se sono ansioso e se faccio una vita frenetica; gli rispondo chi non lo è e non la fa ai tempi d’oggi, poi sono avvocato e sono anche consigliere Comunale a Napoli, sfido chiunque a condurre una vita serena e tranquilla al posto mio; il cardiologo, forse pensando che fossi un tipo impressionabile, confortato dall’elettrocardiogramma negativo, non ritiene che la cosa fosse grave; io insisto dicendo che non mi sentivo bene e, pertanto, vista la caparbietà decide di verificare gli enzimi. Attendo una infinità di tempo che non so misurare; sento più volte amici cardiologi (Gianluca, Luciano a cui, insieme a mia moglie ed a Gianni, devo la vita) i quali mi dicono di insistere perché i sintomi sono indicativi ed occorre essere cauti. Il prelievo me lo fanno nel pomeriggio ma, anche gli enzimi (per fortuna o per sfortuna) sono negativi; dovrò attendere il secondo prelievo, dopo altre tre ore, che risulterà poi anch’esso poco significativo. Nonostante tutto insisto dicendo che non mi sentivo bene e, pertanto, il cardiologo, dopo un colloquio con Rossella (santa donna che per fortuna ho sposato), per scrupolo, mi fa anche un ecocardiogramma, anch’esso negativo. Ad un certo punto capisco che il dolore si calma solo se sto disteso. In alcuni momenti di quelle lunghe ore, senza né bere né tanto meno mangiare, tento di convincermi anch’io che forse sto bene, mortificandomi pure, perché forse stavo occupando un posto in barella, mentre altri ne avrebbero avuto più bisogno di me. Mi vedo davanti questo girone dell’inferno del pronto soccorso con medici, infermieri ed OSA che si danno da fare da matti, fanno il possibile e l’impossibile. Arriva gente col mal di gola o con le emorroidi, che non dovrebbe proprio giungere in un P.S.; assisto a vari alterchi tra infermieri addetti all’accoglienza e presunti malati urgenti che pretendono cure urgenti, finendo per ingolfare, il già ingolfato, pronto soccorso. In più momenti mi scorrono le lacrime sul viso perché vedo lavorare sodo medici, infermieri ed OSA, precipitandosi su ogni urgenza cercando di fare il massimo, in condizioni indegne per una città europea; cerco di calmarmi e non so se andare via con i miei piedi, recandomi in un altro Pronto Soccorso, munito di unità coronarica, restare al Pellegrini, in attesa di trasferimento, o farmi ricoverare nello stesso ospedale, attendendo non so cosa, visto che al Pellegrini manca l’emodinamica. Solo dopo più colloqui di mia moglie con i medici e col cardiologo del Pellegrini e dopo dodici lunghe ore, alle nove di sera, chi avrebbe potuto decidere dalla mattina, decide di trasferirmi d’urgenza alla mediterranea dove, per fortuna d’urgenza, mi praticheranno una coronarografia, scoprendo che avevo un’arteria coronarica importante del cuore (l’IVA) chiusa al 99% (numero esatto). Ho scoperto che la mia stessa disavvenuta l’hanno avuta anche altri miei 4 amici sportivi, di cui due, per essere creduti, hanno dovuto subire un infarto, perdendo un pezzo del loro cuore. Io sono stato fortunato, mia moglie, i miei amici mi hanno salvato, io ho insistito, il mio cuore ha resistito, per lo meno tre giorni di sofferenza, cercando di non perdere un solo colpo, sforzandosi di fare il suo dovere, nonostante la situazione. Ho scoperto che quello che ho avuto io ed i miei amici, si chiama “angina instabile”, una sofferenza cardiaca che non si rileva né con l’elettrocardiogramma né con gli enzimi né con l’ecocardiogramma, la più insidiosa, che, purtroppo, il PROTOCOLLO REGIONALE (porcaputtana! mi scuso, ma ci vuole!) non prevede perché, forse, se la prevedesse, allora, si dovrebbero fare tante coronarografie, forse inutili, ma quante persone si salverebbero senza subire un infarto, con conseguente invalidità o decesso. A me hanno spiegato che ho scansato una forte testata nel muro (questa è la frase che ha usato un infermiere della terapia intensiva a cui ero appena giunto dopo l’angioplastica), perché l’arteria chiusa era una arteria importante ed un infarto mi sarebbe potuto essere o letale, o si sarebbe potuto portare via, una grosso pezzo di cuore. Non sono un medico, ma credo che del PROTOCOLLO non si possa avere cieca fiducia; credo che un Medico debba avere la LIBERTA’ di fidarsi del suo intuito e della sua capacità di indagine clinica e non avere quale unico riferimento il dato strumentale, probabilmente imposto per contenere i costi sanitari. In questi casi, essendo in gioco la vita delle persone, è sempre meglio avere uno scrupolo in più che non uno in meno …. Spero che questa mia esperienza, su cui ho meditato molto, possa essere d’aiuto …
Il Nuovo Regolamento di Polizia e Sicurezza Urbana di Napoli
Questi i miei interventi al Consiglio Comunale del 5 dicembre 2022, su un argomento delicatissimo che riguarda la sicurezza urbana e la vivibilità della nostra città. Non è il regolamento che avrei scritto io, ma è una mediazione di tante spinte contrapposte. Potrete notare nei miei interventi molti riferimenti e riflessioni sul concetto di libertà, solidarietà e vivibilità. Tutto il gruppo “Manfredi Sindaco” ha presentato un emendamento volto a ridurre gli assembramenti in città dovuti alla movida cd. molesta, mediante il divieto di consumazione, inizialmente di tutte le bevande, poi avevamo raggiunto la mediazione alle sole bevande alcoliche e superalcoliche dalle h. 1,30 fino alle 06,00, purtroppo non è passato, gli unici voti favorevoli sono stati i nostri (Fulvio Fucito, Walter Savarese D’Atri, Luigi Musto, Sergio Colella, Demetrio Gennaro Papais ed io) e quello di Luigi Carbone di Europa Verde, tutti gli altri hanno votato contro, tranne Massimo Cilenti di Napoli in Comune. Penso sia stata una occasione persa. Dobbiamo confidare sulle altre nuove regole. Ovviamente il tutto si misurerà con la capacità dell’Amministrazione di mettere in campo controlli efficaci. Incrociamo le dita, per Napoli e per i Cittadini Napoletani
Lo Sport e gli Impianti Sportivi Napoletani
Nella seduta del consiglio comunale del 25 ottobre 2022 si sono discussi ed approvati all’unanimità tre ordini del giorno che segnano un indirizzo univoco nella gestione e nell’affidamento degli impianti sportivi. Il primo riguarda l’affidamento in gestione secondo i principi dettati dalla recente normativa e da recenti pronunce della Giustizia Amministrativa. Il secondo riguarda la concessione gratuita degli impianti per manifestazioni sportive di rilevante interesse pubblico ed il terzo un criterio di applicazione delle tariffe per l’uso degli impianti sportivi a domanda individuale, più conforme alla logica ed al principio di non vessazione delle tante associazioni che fanno fare sport ai nostri concittadini giovani e meno giovani. E’ stato un momento di collaborazione ed unità di intenti di tutta l’amministrazione cittadina, dell’Assessore allo Sport, Emanuela Ferrante, delle opposizioni, con gli interventi dei Consiglieri Salvatore Guanci e Rosario Palumbo e della intera Commissione Sport che, con grande umiltà, mi onoro di presiedere. Sempre dalla parte dei cittadini, sempre dalla parte dello SPORT, nella consapevolezza che lo SPORT è una vera e propria politica sociale di prevenzione e recupero delle marginalità. Bravi TUTTI!!!
Gli Appalti del Comune
Allo scorso consiglio comunale del 25.10.2022, abbiamo approvato una delibera di giunta che ha proposto una transazione con l’appaltatore delle opere eseguite per l’Università di Medicina a Scampia. Il mio intervento è stato tecnico, quasi da avvocato difensore del Comune di Napoli….
La memoria dei Derivati nel Comune di Napoli
Nel consiglio comunale del 25.10.2022 ho voluto ricordare come sono andate le cose nel Comune di Napoli con i cd. Derivati, strumenti finanziari che sono stati oggetto di molte riflessioni che ho anche condotto in passato e che è bene ricordare sempre! Su questo blog infatti troverete altri articoli sul tema
LA RIPARTENZA DI BAGNOLI
Nel consiglio comunale del 25.10.2022 si è discussa la “sistemazione” giudiziaria del groviglio di contenziosi che ha avvolto l’intero progetto di sviluppo dell’area. Nel mio intervento numerosi spunti ed una prima ricostruzione dei fatti che non occorre mai dimenticare per non cadere negli stessi errori…
La Tutela dei Diritti Fondamentali della Persona e la deriva Antidemocratica
Nella seduta del 16 settembre scorso del Consiglio Comunale di Napoli ho voluto affermare, ancora una volta, che occorre occuparsi della tutela dei diritti dei cittadini perché in mancanza si corre il rischio di allontanarli dalla politica e, quindi, a giungere a percentuali di astensione sempre più alte con un grave vulnus alla democrazia.
Elezioni Politiche 2022 ad Alto Rischio
L’Astensionismo Napoletano
In quanto Cittadino, Avvocato e Politico Locale sento il bisogno di fare una riflessione su un tema che credo dovrebbe essere all’ordine del giorno di partiti, candidati e coalizioni: Il rischio astensione dal voto a Napoli.
Alle ultime elezioni politiche del 2018 a Napoli, hanno partecipato al voto, tra camera e senato, circa il 60% degli aventi diritto, il referendum non lo metto in conto, mentre credo sia una buona spia, la consultazione delle ultime elezioni comunali. Ebbene, a queste ultime elezioni del 2021, hanno votato il 47,17% dei chiamati al voto. In pratica su 776.751 elettori, hanno votato solo 366.374 napoletani. 410.377 elettori hanno preferito restare a casa il giorno delle votazioni, cosicché la coalizione vincente, di cui faccio parte, ha racimolato complessivamente 215.427 voti di preferenza che sono stati sufficienti ad incoronare Gaetano Manfredi Sindaco di Napoli. In poche parole Napoli è amministrata da una coalizione che ha conseguito il gradimento di poco meno del 28% degli aventi diritto al voto. Stesso discorso per le elezioni Regionali 2020, dove la percentuale di affluenza al voto a Napoli è stata del 46,10%. Un dato che dovrebbe farci tremare i polsi, per il vulnus democratico che esso comporta ed essere un punto di profonda e seria riflessione su cui la politica napoletana avrebbe dovuto interrogarsi. Eppure, le elezioni comunali sono “tirate” da un esercito di diverse migliaia di candidati, tra liste al comune ed alle municipalità, mentre, invece, alle vicinissime elezioni politiche questa forza sarà totalmente assente. Ebbene, con l’attuale legge elettorale che, in buona sostanza ha abolito il voto di preferenza, i segretari di partito hanno, chi più chi meno, catapultato candidati da altri territori nei collegi Napoletani. Ora le domande che mi pongo sono due:
1) Se una persona non viene candidata nel suo territorio dove è conosciuta, cosa deve pensare l’elettore che dovrebbe, invece, votarlo?;
2) Se all’elettore viene sottratta la facoltà di scegliere il suo rappresentante, che elezione è? Questa legge elettorale non mi piace ed è l’ennesimo risultato della incapacità dei partiti a guardare all’interesse generale, non escludo che possa fare la stessa fine del “porcellum”, caduto sotto i colpi della Corte Costituzionale. In ogni caso, le sfide che attendono il prossimo Governo sono epocali, tra pandemia e conflitti internazionali, a cui noi arriveremo di nuovo in ritardo, perché per affrontare questi “mostri” occorre un governo che goda di una forte investitura popolare, per questo mi sento di dire, anche se con un certo imbarazzo, buon voto a tutti.
I Corsi di Formazione Professionale
Il 5 agosto ho avuto modo di discutere la delibera n. 254 del 14.07.2022 avente ad oggetto la istituzione di una fondazione con altri enti privati di formazione. È stata l’occasione per fare il punto sulla efficacia dei corsi di formazione in Campania. Tra gli enti di formazione che si propongono quali partners del Comune vi è anche la Stoà una nota società alla cui guida c’è un noto ex assessore al bilancio del Comune di Napoli su cui ho avuto già modo di esprimere il mio parere, tenuto conto del fatto che fu quello che firmò i cd. derivati che tanti soldi stanno ancora succhiando al Comune di Napoli. Di seguito i miei due interventi al consiglio comunale del 5 agosto e del 26 luglio sul medesimo tema …
L’assessore di destra nella IV Municipalità
Credo che in questo momento di grave confusione politica nazionale occorre essere ancora più rigorosi, pertanto, nello scorso consiglio comunale del 5 agosto, sono ritornato sulla inopportuna scelta di nominare, come assessore, in quota “Lista Manfredi”, nella giunta della IV Municipalità, una persona che è stato esponente della destra cittadina militando in Fratelli d’Italia. Credo che queste operazioni non facciano bene alla politica e disorientano gli elettori. Io mi sono candidato con Manfredi avendo ben in mente di candidarmi in una lista di centro sinistra non vedo come si possa intendere diversamente. Di seguito il mio intervento:
L’Adesione del Comune di Napoli al Patto dei Sindaci per una nuova politica Ambientalista
Lo Scorso Consiglio Comunale del 05.08.2022 è stata l’occasione per sostenere l’impegno del Comune di Napoli all’adesione del Patto dei Sindaci per la riduzione dell’inquinamento ambientale. Vi consiglio di consultare il sito europeo al seguente link: https://www.pattodeisindaci.eu/ Sempre sul tema ambientale è stata altresì l’occasione per scrivere l’ordine del giorno, sottoscritto da tutte le forze politiche ed approvato all’unanimità dall’assemblea, per sostenere la posizione della Giunta Comunale contro la realizzazione del deposito di Gas Naturale Liquido a Napoli Est in prossimità della darsena petroli. L’ODG lo trovate in calce a questa pagina
L’Acqua Pubblica di Napoli
Nel Consiglio Comunale del 05.08.2022, tra le tante cose all’ODG vi era anche la delibera 236 del 05.07.2022 (che potrete leggere su questa pagina) relativa alla nostra azienda di gestione dell’acqua (ABC); è stata l’occasione per affermare che la gestione pubblica dell’acqua deve essere mantenuta così come decisero gli Italiani nel 2011. E’ chiaro che deve essere una gestione efficace ed efficiente ed io vigilerò, nei limiti del mio mandato, affinché sia così.
Il Diritto alla Mobilità dei Diversamente Abili
Il mio intervento nel Consiglio Comunale del 26.07.2022
Vi posto il mio intervento al Consiglio Comunale, sento però il bisogno di condividere con voi questa esperienza: dopo che sono intervenuto una persona diversamente abile, in carrozzella, mi ha contattato e mi ha raccontato il suo punto di vista. Mi ha detto che Napoli non è una città accogliente, che in Spagna hanno fatto una politica di rimozione delle barriere architettoniche seria ed efficace e mi ha detto che i turisti, diversamente abili, prediligono la Spagna per questo. Poi mi ha fatto una confessione che mi ha fatto mortificare e sentire veramente inadeguato come cittadino e come uomo, mi ha detto: “Consigliere io quando esco mi porto il “pappagallo” solo che il mio cruccio, la mia difficoltà è che non so dove buttare l’urina“. Questa cosa mi ha fatto sentire abitante di una città estremamente incivile per cui sento l’obbligo di condividerla perché solo la conoscenza e la mortificazione possono farci riflettere e, forse, cambiare ….
De Laurentiis paghi i Canoni al Comune di Napoli
Il mio intervento al Consiglio Comunale del 26.07.2022
Gaetano Manfredi non “tentenni” sullo Stadio: Ritengo assolutamente ingiustificato il comportamento del Patron del Napoli che non paga il canone al comune. La somma con gli importi dovuti per questa stagione ormai si aggira intorno ai 4 milioni di euro. Il Sindaco, che tra l’altro ha la delega sullo Stadio, ha il dovere di pretendere il pagamento a tutela degli interessi pubblici. Penso che proprio sullo stadio sia necessario dare un segno di discontinuità con la passata giunta, non possiamo tollerare un simile grave inadempimento quando poi dalle famiglie napoletane imponiamo un incremento dell’addizionale IRPEF.
Il Sindaco Manfredi tra Destra e Sinistra
Il mio intervento al Consiglio Comunale del 26.07.2022
Credo che in politica ci sia bisogno di chiarezza, specialmente in questo momento. Questi innesti sono solo il frutto di interessi che non fanno bene alla politica. Oggi ho voluto stigmatizzare questo comportamento che non rispecchia il mio modo di fare politica. Chi ha pensato che questa cosa fosse “neutra”, evidentemente non ha valori identitari né ideologici né politici e pensa solo ai suoi interessi …. Spero che il Sindaco intervenga seppure avrebbe dovuto impedirlo prima ed è evidente che quest’innaturale innesto, ancor di più alla vigilia delle elezioni politiche, avrà un peso e delle conseguenze, se non nel palazzo, sicuramente negli oltre 32 mila cittadini che hanno votato la Lista Manfredi credendo di votare una lista di centro sinistra ….
Napoli Città Rumorosa Senza Tutela
Tra Traffico e Movida interi quartieri invivibili
L’Agenzia Europea dell’Ambiente stima che l’esposizione a lungo termine al rumore ambientale causi 12000 morti premature e contribuisca ogni anno a 48000 nuovi casi di cardiopatie ischemiche, in tutta Europa. Si stima, inoltre, che 22 milioni di persone soffrano di forte fastidio cronico e 6,5 milioni di forti disturbi cronici del sonno. A fronte dei dati medi europei occorrerebbe uno studio calato sulla realtà napoletana di cui evidentemente si ha una scarsa percezione, nonostante il mix di fattori inquinanti che affliggono molti quartieri della città. Io stesso, per l’attività che svolgo come presidente del Comitato Vivibilità Cittadina, da circa dieci anni, posso testimoniare che intere famiglie sono “sull’orlo di una crisi di nervi” pronte a trascorrere “un giorno di ordinaria follia” perché sottoposte ad un livello di stress difficilmente contenibile. In molti casi le sollecitazioni sono multifattoriali, tra traffico veicolare, sorvolo di aerei a bassa quota su numerosi quartieri della città, dalle 6,30 fino alle 23,00, di ogni giorno della settimana, artisti di strada, spesso provetti percussionisti, fino ad arrivare al grosso problema dei numerosissimi “baretti” che sono spuntati come funghi in locali deposito di pochi metri quadrati, privi delle caratteristiche minime per svolgere l’attività commerciale che, approfittando dell’assenza dei controlli, finiscono per occupare suolo pubblico “a perdita d’occhio”, attirando migliaia di avventori con musica sparata a decibel che superano ampiamente i limiti imposti dal Piano di Zonizzazione Acustica del Comune di Napoli, che nessuno e sottolineo nessuno, fa rispettare seriamente. Ovviamente il risultato è che interi nuclei familiari sono ostaggio dei “manager” della movida notturna che, infischiandosene dei diritti altrui, usano immobili inseriti in edifici a vocazione prevalentemente residenziale, con il “placet” dei proprietari che lucrano affitti stratosferici, infischiandosene, a loro volta, del fatto che il loro immobile non può essere usato senza i necessari adeguamenti di insonorizzazione e senza l’uso della normale diligenza e prudenza, secondo il criterio codicistico del “buon padre di famiglia”. A tale grave stato di cose si aggiunge un ulteriore spiacevole corollario: la Magistratura napoletana, rispetto alla magistratura del Nord del Paese, è poco incline a condannare amministrazioni locali e proprietari di immobili al rispetto ed alla tutela dei diritti umani (salute, abitazione e privacy) dei cittadini “molestati” dai decibel. In buona sostanza, mentre i Tribunali di Torino, Brescia, Bergamo e Como emettono condanne esemplari di amministrazioni locali e proprietari di immobili adibiti ad attività commerciali moleste, il Tribunale di Napoli aderisce, alla tesi secondo cui chi subisce la molestia se la deve prendere solo ed esclusivamente con lo “squattrinato” molestatore, che, di solito, sparisce o si “traveste” da nuovo imprenditore, con sonore condanne dei residenti che si siano permessi di citare in giudizio gli “inconsapevoli” proprietari di questi immobili; con il risultato che il proprietario, esente da qualsivoglia responsabilità, non avrà alcuna remora a riaffittare l’immobile ad altro molestatore, senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze, in applicazione dei noti “principi” del “rien va plus”, “chissenefrega”, “avanti il prossimo”, basta che si guadagni bene, tanto non si rischia niente. Intere famiglie frustrate nella loro intimità e mortificate dalla mancanza di giustizia, beffate, perché dovranno anche pagare migliaia di euro ai loro aguzzini. Ovviamente non è questo il luogo per disquisizioni tecnico/giuridiche ma non c’è dubbio del grave senso di ingiustizia che ogni volta vedo scolpito sulle facce di questi nostri concittadini, nella attesa che si giunga in Cassazione (10 anni per tre gradi di giudizio), sperando in un mutamento di orientamento, essendosi ormai persa la memoria dei cd. “Pretori d’assalto” degli anni ’70 che tanto fecero per la tutela del lavoro e dei lavoratori. Per il momento non ci resta che constatare la vera e propria discriminazione giudiziaria che esiste tra il nord ed il sud del paese, anch’essa frutto della arretratezza culturale che affligge il mezzogiorno. Su altro fronte, quello politico/amministrativo, il mio impegno è costante affinché queste riflessioni siano fatte proprie dall’amministrazione, ma vi dico non è affatto facile….
Avv. Gennaro Esposito
Consigliere Comunale e Presidente del Comitato Vivibilità Cittadina
L’Aeroporto di Napoli/Grazzanise tra Sviluppo, Tutela dell’Ambiente e Sicurezza
Una discussione ampia su un tema che merita attenzione dalla politica
Conclusioni Cons. Gennaro Esposito del Comune di Napoli
La Città Metropolitana di Napoli
Tra Politica ed Amministrazione
Prospettive di Vivibilità a Napoli
Per puro caso la classifica sulla qualità della vita delle città italiane pubblicata dal Sole24h ha coinciso temporalmente con la scadenza, del 17 giugno scorso, della ordinanza sul caos notturno cittadino, adottata dal Sindaco Manfredi. Dalle stanze del Consiglio Comunale e da quelle di Palazzo San Giacomo, per far fronte alla imminente scadenza, si è pensato di elaborare un pacchetto di norme che regolino l’indisciplinato mondo notturno, anche se ci sono spinte di chi pensa che sarebbe meglio lasciare le cose così come sono per non danneggiare le attività economiche del settore. Eppure, a leggere proprio gli indici della citata classifica, si comprende bene in che fase socio/economica è la città. Da attento osservatore del fenomeno, posso dire che il “food and beverage” partenopeo non è affatto un settore in crisi, anzi, di nuove attività di somministrazione, in particolare della notte, se ne sono aperte e se ne aprono in continuazione. Del resto è la stessa classifica del Sole 24h a confermare la sensazione di molti cittadini, in quanto, se da un lato abbiamo Napoli inchiodata al 90esimo posto nella classifica generale, si registra, invece, un 46esimo posto alla voce “affari e lavoro”, con un + 48 posizioni scalate nel 2021 rispetto al 2020, segno che Napoli, per fortuna, sta affrontando un momento di ripresa seppure prevalentemente in un solo settore che, ovviamente, richiede una maggiore disciplina, essendo ormai evidente a tutti che la nostra città non può certo diventare una perenne ed estesa tavola imbandita con accompagnamento discomusic che, a lungo andare, rischia di implodere in una bolla speculativa, se non viene messa a sistema ed indirizzata verso modalità di esercizio senz’altro più “civili”. Neppure mi meraviglia che Napoli non sia una città a misura di bambino, classificandosi agli ultimi posti anche in questa “gara” e ciò dipende anche dal fatto che, alla perenne mancanza di strutture sportive, le piazze prima usate dai bambini per giocare, oggi vengono di giorno in giorno rosicchiate da tavolini e sedie, come è accaduto plasticamente a Piazza Montecalvario ai Quartieri Spagnoli ed a Piazza Dante e in ogni altro luogo pubblico, dove ai nostri bambini viene sottratto spazio vitale per la loro crescita. Avendo ben in mente tali parametri, non può non sorgere il dubbio che la città in questi anni si sia sbilanciata troppo verso una economia che si sta “mangiando” la città ed i cittadini e che occorre intervenire con politiche che vanno nella direzione di stabilire norme di convivenza civile più stringenti. Seppure siano trascorsi circa 9 mesi dall’insediamento dell’amministrazione Manfredi, numerosi sono i miei interventi in Consiglio Comunale per far prevalere i principi del vivere civile su quelli della “città mordi, balla, sballa, schiamazza e fuggi”, lasciando residui di qualsivoglia genere e natura ad imbrattare le nostre strade e piazze monumentali che, in assenza di servizi degni di questo nome, si offrono agli occhi di cittadini e turisti. E’ senz’altro vero che ad oggi mancano risorse economiche e di personale per far fronte agli obblighi verso la cittadinanza, ma proprio per questo, penso che occorra adottare il principio della tolleranza zero, del punirne uno per educarne cento, nella speranza che si inneschi un mutamento culturale e di “rincivilimento” di quei pochi (si spera siano pochi) che pensano di trattare Napoli ed i Cittadini napoletani come beni di consumo. Ad oggi purtroppo la sensazione è che a Napoli tutto sia possibile e che ai comportamenti scorretti è raro che siano applicate sanzioni efficaci che scoraggino i trasgressori. In buona sostanza si deve comprendere bene che la scorrettezza e, purtroppo, talvolta anche il crimine, non paga. Colgo l’occasione per manifestare la mia solidarietà ai cittadini residenti di Piazza San Domenico Maggiore che nella notte tra venerdì 10 e sabato 11 giugno, come ogni anno, hanno subito l’incendio di fumogeni con conseguente spessa coltre di fumo, che ha invaso l’intera piazza e le abitazioni, per una non meglio specificata commemorazione, nella completa indifferenza delle istituzioni, seppure da più parti e più volte sollecitate ad intervenire.
Gennaro Esposito
Consigliere Comunale e Presidente del Comitato Vivibilità Cittadina
In Ricordo di Salvatore Morelli
Il Consiglio Comunale di Napoli il 30 maggio 2022, ha deliberato all’unanimità la intitolazione di una strada o slargo alla figura storica di Salvatore Morelli, per due volte consigliere comunale di Napoli nonché Parlamentare, nato a Carovigno il 01.05.1824, primo ad elaborare un pensiero democratico e di pari opportunità tra donne ed uomini. Nell’ordine del giorno in quest’articolo troverete la storia di un uomo democratico che fece della sua passione politica uno strumento per il progresso sociale dell’Italia.
Sicurezza e Legalità – Bilancio Consuntivo 2021 – Occupazione di Suolo Pubblico
Il Consiglio Comunale del 30.05.2022 è stato molto impegnativo, non nascondo il senso di impotenza di fronte ai grandi problemi di Napoli, ma per carattere, non sono abituato a tirarmi indietro, cerco sempre di dare il mio contributo, il mio punto di vista. I temi trattati sono stati tutti importanti spero che la mia fatica serva alla collettività. Dico subito che non penso di avere la verità in tasca, sono sempre disposto a cambiare idea, ma devono convincermi, per questo ricerco sempre la discussione ed il confronto anche con chi manifesta idee contrarie alle mie in modo aspro. Non temo chi mi affronta con nuovi e diversi argomenti temo molto di più chi tace e lavora nell’ombra! Amo la mia Città e per essa mi batto! Di seguito gli stralci dei miei interventi in un consiglio comunale durato 9 ore. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente i Consiglieri Massimo Cilenti e Gennaro Rispoli con i quali ho condiviso questa importante giornata.
L’Aeroporto di Napoli/Grazzanise
Una necessità per Napoli e la Campania!
Finalmente in città si è accesa la discussione sulla necessità di rendere compatibile lo sviluppo dello scalo di Capodichino con la vivibilità di interi quartieri di Napoli, la salute pubblica e la salubrità dell’ambiente. Ulteriori prospettive di sviluppo, vista la saturazione di Capodichino e la scarsa capacità di Pontecagnano, impongono di riprendere con forza il progetto dell’Aeroporto di Napoli/Grazzanise. Senza peli sulla lingua, questo progetto è osteggiato dalle lobby del Nord (negli anni i fondi che erano previsti per Grazzanise, sono stati dirottati su altri aeroporti del Nord) e dalla GESAC che, ovviamente si troverebbe un eventuale concorrente, ove mai lo scalo di Napoli/Grazzanise, all’esito di Bando, dovesse andare ad una compagnia di gestione Aeroportuale diversa. Cosa quest’ultima che non è nè nell’interesse pubblico nè nell’interesse delle regole del mercato. Questi i termini della questione che ho spiegato ampiamente nel consiglio comunale del 16 maggio scorso! Basti pensare che lo Scalo di Grazzanise porterebbe oltre 30.000 nuovi posti di lavoro in Campania!
Il TAR Campania Sez.ne Salerno accoglie il ricorso dei Cittadini di Angri per regolare la movida
Come il TAR Lombardia nel 2019, ha accolto il ricorso di alcuni cittadini di Milano che si lamentavano della mancata adozione dei provvedimenti, da parte dei Sindaco, di regolamentazione della cd. movida molesta, anche il TAR Campania Sez.ne di Salerno, con la sentenza del 04.04.2022 accoglie il ricorso dei Cittadini residenti di Angri che si sono rivolti al Giudice Amministrativo avverso uguale comportamento inadempiente del Comune di Angri e Prefettura di Salerno. La Sentenza è una delle prime pronunce dei giudici del mezzogiorno d’Italia che fanno giustizia in una materia che, obiettivamente, sta sfuggendo di mano. Con questa pronuncia diminuisce il divario giurisdizionale tra il Nord ed il Sud del Paese, nella tutela dei diritti umani. Una Movida sana e compatibile con la vita delle persone è possibile ed auspicabile. Alle Pubbliche Autorità spetta il compito di assicurare la vivibilità ed il benessere dei cittadini.

Il Consiglio Comunale sul Grande Progetto UNESCO e sulla Camorra
Fondi del Grande Progetto UNESCO e Camorra gli argomenti trattati. Ecco i miei interventi:
Il Restyling Completo di Via Partenope
Da poche ore (04.04.2022) è stata bandita la gara per il restyling completo di Via Partenope. Finalmente abbiamo la possibilità di visionare nel dettaglio il progetto di questo importante pezzo di città. Allo stato Via Partenope è una enorme tavola imbandita che non ha alcuna coerenza con la bellezza del paesaggio. Garantire la fruibilità a tutte ed a tutti ed il rispetto del particolare veduta del golfo di napoli deve essere il principio da osservare. Nel link troverete tutti gli atti di progetto ed il bando di gara:
https://drive.google.com/drive/folders/1Y9oaJAvLaaU6jdu8FxtCg0Gnnz72gOlV?usp=sharing

Napoli Avanti Con lo Jus Soli
Ieri (30.03.2022) il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno proposto da Gennaro Esposito, Gennaro Acampora, Sergio D’Angelo e Savary Ravendra Jeganesan (il Consigliere Aggiunto del Consiglio Comunale). Dal Comune di Napoli, come da quello di Bologna, un atto di civiltà ed integrazione nel riconoscimento dei diritti ai bambini che sono nati in Italia ed hanno concluso almeno un ciclo di istruzione. Una affermazione di principio nella direzione del riconoscimento dei diritti iniziando dai più piccoli affinché non covino rancore e non si sentano non accettati dalla società nella quale di fatto vivino. Un atto di Civiltà Politica, Sociale e Morale.
Una Giornata Intensa di Confronto
Vorrei sfatare il senso comune ed aggiungerei populista, secondo cui chi siede negli scranni di una assemblea elettiva “scalda la sedia”. C’è stato anche chi brandendo metaforicamente un apriscatole è entrato nella massima Assemblea Elettiva del Paese, mortificandone così il significato istituzionale. Per quanto mi riguarda posso dire che il Consiglio Comunale è un luogo di confronto molto serio ed impegnativo. Certo ci può essere chi nelle assemblee elettive siede senza mai intervenire, io, invece, credo che siano le assemblee elettive ad essere depositarie della democrazia in quanto è nelle stesse che si consuma la sana dialettica tra maggioranza ed opposizione in virtù della quale si adottano le migliori decisioni possibili.
Di seguito i miei interventi al Consiglio Comunale di Napoli del 15 marzo 2022. Con umiltà cerco sempre di onorare il mandato conferitomi dai cittadini, sentendone il peso e la resposnabilità. Condivido questi interventi per dare la possibilità ai cittadini che ne hanno voglia di seguirmi dandomi suggerimenti, osservazioni e perché no anche critiche, purché costruttive:
Vivibilità e Movida un binomio conciliabile solo con le regole
Un No Fermo alla Camorra
Una Giornata Impegnativa in Consiglio
Ho pensato di mettere insieme l’attività svolta nel Consiglio Comunale del 26.01.2022. Tra i tanti interventi ho selezionato quelli più rilevanti offrendovi anche gli atti che sono stati approvati. I temi sono stati l’aeroporto di Capodichino, il PNRR e la pandemia. Tre argomenti che hanno un impatto sulla città immediato.
Il Patto per Napoli
L’alternativa al cd. “Patto per Napoli”, ad ordinamento vigente, è il dissesto con l’applicazione della disciplina prevista dal Testo Unico degli Enti Locali che, negli anni, ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza, non solo a soddisfare i creditori dell’ente locale e rendere ai cittadini servizi degni di questo nome, ma anche a risolvere i problemi di deficit strutturali dei comuni medesimi. Non è assolutamente infrequente, infatti, che un comune dichiarato in dissesto non ci ricada di nuovo l’anno successivo. La legge di bilancio 2022, quindi, offre una alternativa al dissesto, ai comuni capoluogo di città metropolitane, con disavanzo procapite superiore ad €. 700,00. Ebbene, giusto per non lasciarci scappare il primato, Napoli ha il disavanzo più alto di tutte le altre quattro città destinatarie della nuova misura, che ammonta ormai alla stratosferica cifra procapite di €. 2.303,00. Una misura che ricorda, per certi versi, quella adottata con il D.L. 174/2012 del Governo Monti che aveva le medesime finalità ma che, poi, si è rivelata del tutto inefficace per Napoli, anche per la mannaia calata dalla Corte Costituzionale con la nota sentenza n. 80 del 10.02.2021 che ha ridotto il periodo di ammortamento da 30 a 10 anni del fondo anticipazione liquidità, facendo “saltare il banco” a molti comuni italiani. Invero, il Governo Monti all’epoca mise sul tavolo un prestito di 220 milioni di euro da restituire in 10 anni, mentre la situazione complessiva si sarebbe dovuta risanare mediante la vendita del patrimonio, il taglio delle spese e l’aumentando complessivo delle entrate. Successivamente la Sezione Regionale della Corte dei Conti, deputata al controllo del piano di rientro pluriennale, ha ritenuto non raggiunti gli obiettivi della cd. procedura di predissesto costringendo il Comune a ricorrere in appello innanzi alle Sezioni Riunite. Diversamente da come accadde nel 2012, con la legge di bilancio 2022 il Governo ha messo sul “tavolo” napoletano circa 1,3 miliardi di euro a fondo perduto da erogare in 21 anni, con rate non di pari importo, chiedendo in cambio la partecipazione del comune a contribuire, con risorse proprie aggiuntive, al ripiano del disavanzo, nella misura di un quarto del contributo annuo erogato. In buona sostanza il Comune di Napoli dovrà reperire risorse per circa 325 milioni di euro in 21 anni, con rate annuali variabili a seconda dell’ammontare del contributo erogato. Entro il 15 febbraio prossimo dovrà, quindi, essere sottoscritto l’accordo con il quale definire quali delle misure adottare per reperire i 325 milioni di euro, tra quelle previste dalle lettere da a) ad i) del comma 572 della citata legge di bilancio. Tra queste c’è quella dell’incremento della riscossione delle proprie entrate (lettera c) con la facoltà di concedere rateizzazioni da 24 a 36 mesi onde agevolare il pagamento. Ebbene, i cd. residui attivi (si legga crediti) del Comune di Napoli, per imposte tasse, contributi, sanzioni ed altre voci, maturate negli anni, ammontano a circa 4 miliardi di euro, anche frutto di una scarsa propensione dei cittadini napoletani a pagare le tasse per la assoluta inadeguatezza dei servizi. Che questi due dati siano interconnessi è possibile ricavarlo dal semplice raffronto delle classifiche per qualità della vita e percentuale di riscossione; laddove i servizi sono scarsi, il cittadino è più riottoso a pagare le imposte, al netto, ovviamente, di quella fascia di popolazione, non coperta dall’esenzione, che versa in condizioni economiche che non consentono di far fronte ai doveri fiscali in maniera totale o parziale. Che tale dato sia stato considerato dalla legge di Bilancio 2022, lo si ricava dal fatto che alla lettera f) n. 5 si legge che il Comune deve provvedere “all’incremento della qualità, della quantità e della diffusione su tutto il territorio comunale dei servizi erogati alla cittadinanza; a tal fine l’amministrazione è tenuta a predisporre un’apposita relazione annuale”. Sull’altro piatto della bilancia ci sono i debiti commerciali del Comune trattati dai commi 574 e 575 della legge di bilancio 2022, con l’obbligo dei creditori di “insinuarsi al passivo” entro i termini che saranno fissati, per poter essere soddisfatti mediante il pagamento di una percentuale che va dal 40 all’80% del loro ammontare e con la possibilità di rifiutare mantenendo per intero il loro credito e scontando però, in tal caso, tutte le limitazioni connesse al congelamento delle procedure esecutive. L’imperativo categorico, quindi, prima di giungere all’adozione delle altre misure non indolori per i cittadini napoletani, è quello di valorizzare il patrimonio, migliorare i servizi, incrementare la riscossione, razionalizzare la composizione e le funzioni delle società partecipate, riorganizzare gli uffici e le strutture amministrative, ridurre i fitti passivi, utilizzare con cognizione gli investimenti del PNRR. In una parola amministrare ed attuare secondo il dettato Costituzionale il cd. buon andamento della Pubblica Amministrazione affinché si fondi un nuovo patto di fiducia tra cittadini e Comune.
Uso Democratico degli Spazi Pubblici e COVID
Al Consiglio Comunale di Napoli ho sostenuto la battaglia per l’uso democratico degli spazi pubblici anche in regime COVID. Era oggetto di discussione la delibera che proroga i benefici per le attività commerciali, sia quelli statali che quelli previsti in aggiunta dalla precedente Amministrazione. Ho presentato tre emendamenti ed un ordine del giorno volti a ridurre i “danni” che una tale scelta ha dimostrato di portare con se. Purtroppo non sono passati, ma ho attenuto l’impegno del Sindaco Manfredi e dell’Assessore Armato ad esaminare la questione al fine di ripristinare un minimo di ordine alla scadenza della proroga prevista fino al 31.03.2022, sollecitando, altresì, gli uffici ad incrementare i controlli. Confesso è stato un durissimo confronto. Spero di aver ben rappresentato la volontà di coloro che mi hanno scelto quale loro rappresentante. Di seguito i miei interventi per chi ha voglia di vederli e sopratutto di sostenermi in questa battaglia di civilità nonché gli atti che ho avuto modo di studiare e redigere:
Teneri Alcolisti
Dal sito di Repubblica. Questo lavoro è necessario che sia diffuso e letto quanto più è possibile. Le riflessioni e la indagine di Bonini, De Luca, Giannoli, Paolini ed Ammaniti sono un importante approfondimento. A Repubblica ed ai giornalisti va il mio più profondo ringraziamento per aver mostrato questo spaccato di società. Chi può vada a leggere il pezzo sul sito chi non può si abboni al giornale: https://www.repubblica.it/cronaca/2021/12/23/news/teneri_alcolisti_abuso_di_alcol_e_droghe_tra_i_giovani_cause_ed_effetti_delle_dipendenze-331120325/
Lo sballo degli adolescenti si sta mangiando una generazione. L’alcol è diventata la porta al policonsumo di ogni genere di stupefacente
di Carlo Bonini (coordinamento editoriale e testo) , Maria Novella De Luca , Viola Giannoli e Alessandra Paolini. Con un commento di Massimo Ammaniti. Coordinamento multimediale di Laura Pertici. Video e foto di Riccardo De Luca. Produzione Gedi Visual
23 Dicembre 2021 25 minuti di lettura
C’è una generazione, che per consuetudine chiamiamo Z, i nati tra il 1995 e il 2010, i cosiddetti “zoomer” o “post millennial”, che viene divorata ogni notte, nelle nostre grandi aree urbane come nelle provincie e in numeri crescenti, da un consumo di alcol in età sempre più precoce. Grazie a “cartelli” sui prezzi di listino studiati dai locali a misura di paghetta, i cocktail a 3 euro, gli shottini a 1, la “vodka del bangla” a 8, sono diventati la sempre più accessibile porta di ingresso non solo a uno dei riti di iniziazione alla vita adulta, ma hanno profondamente modificato la percezione dello sballo e il modo di viverlo. Non si cerca più il piacere, ma la perdita di controllo. In un’alchimia fai da te che non è mai soltanto alcolica, ma di cosiddetto “poliabuso” di sostanze stupefacenti, in cui l’alcol è la “gateway drug”. Siamo andati ad ascoltare queste ragazze e ragazzi nelle piazze della movida, così come nei pronto soccorso e nelle comunità dove spesso finisce la loro corsa. E abbiamo dato la parola a chi se ne occupa ogni giorno, silenziosamente, provando a rimettere insieme i pezzi delle loro giovanissime vite.
Un milione di giovani attaccati al bicchiere. E aumentano le ragazze
Ad alzare il gomito si comincia a 12 anni, perché con il bicchiere gli italiani sono i più precoci al mondo. E a passare da uno shottino a uno spritz o da un prosecco a un mojito ormai ci sono sempre più ragazze, sedotte da cocktail dolciastri o alla frutta rispetto ai loro coetanei che preferiscono la birra o i mix più ruvidi a base di vodka o tequila. Così, nel 2019, 4.723 ragazzi sotto i 18 anni sono finiti al pronto soccorso per aver bevuto troppo, con un aumento del 18 per cento rispetto all’anno precedente. E, tra loro, 2150 erano ragazzine: il 25,4 per cento in più del 2018.
Sono i dati dell’ultimo report dell’Istituto superiore di Sanità e offrono una fotografia allarmante dell’impennata dei consumi alcolici degli adolescenti. Cui ha contribuito anche il periodo di lockdown imposto dalla prima pandemia di Covid, con la novità degli aperitivi distanziati WhatsApp. E tra happy hour e “indianate” in cameretta, è tornato a fare capolino persino un pericolosissimo gioco che sembrava caduto nel dimenticatoio: il “Nek Nomination”. Quello in cui si nominano tre amici che devono filmarsi mentre si scolano un’intera bottiglia.
Delle 48 mila intossicazioni da alcol registrate nel 2020 nei pronto soccorso, il 17 per cento ha riguardato minori di 14 anni
racconta il professore Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio alcol dell’Iss e del Centro Oms per la promozione della salute e la ricerca sull’alcol. E tutto questo si traduce in numeri che fanno spavento: +446 per cento di alcol consumato nel primo anno di pandemia in Italia, +209 per cento nella fascia d’età dai 18 ai 24 anni.
La giovane movida del sabato italiano
Ansia. stress, depressione, isolamento. Il bere in questi due ultimi anni ha seguito le aperture e le chiusure legate alla pandemia: prima del lockdown, a marzo 2020, c’è stato l’assalto agli scaffali dei supermercati. Poi c’è stato il boom del wine delivery. Secondo dati raccolti da Idealo, il portale internazionale dedicato alla comparazione prezzi, c’è stato un +110 per cento di ordini online, con un consumo raddoppiato per l’Italia soprattutto nella fascia giovanile. E a schizzare in alto è stato anche il numero di telefonate arrivate ai servizi territoriali da parte dei genitori alle prese con i figli intossicati. “Gli adolescenti già qualificabili come alcolizzati e presi in carico dai servizi territoriali sono più di 6.000 – spiega Scafato – e rappresentano l’1 per cento dei 67 mila alcoldipendenti che seguiamo. Ma il fenomeno è molto, molto più vasto. Parliamo di una platea di 600 -700 mila ragazzi sotto i diciotto anni che fanno abuso di alcol. Si arriva a un milione se si aggiunge la fascia di età fino a 24 anni”. “L’alcool è un lubrificante sociale e purtroppo in molti casi è una gateway drug, uno stupefacente cosiddetto cancello che apre ad altre sostanze da sballo, leggere e non: canne, pasticche, metadone, droghe varie. Perché fa cadere le inibizioni e amplifica l’effetto delle sostanze”, continua Scafato. E così, nei fine settimana, ecco il “binge drinking”, che significa bere almeno sei bicchieri di alcolici in una stessa sera per arrivare subito a sentirsi “fuori”. L’intossicazione è dietro l’angolo, come pure la dipendenza. E i danni sono a lungo termine.
“I giovani non hanno capacità di metabolizzare l’alcol come gli adulti – spiega il professore – quindi, a quella età, soprattutto tra i 12 e i 21 anni, quando il cervello matura, fa ancora più danno sia diretto che indiretto. È una sorta di ‘killer dei neuroni’: l’alcool presente nel sangue arriva sulle membrane neuronali portando via i fosfolipidi e causa un danno diretto a livello dell’ippocampo, zona altamente specializzata che regola la memoria e influisce sull’orientamento viso-spaziale. Abbiano visto con la risonanza magnetica che nei ragazzi e nelle ragazze che fanno “binge drinking” per almeno due mesi le aree della memoria si spengono: una persona può perdere tra il 10 e il 20 per cento della propria capacità cognitiva. Un deficit che li accompagnerà anche in età adulta”. Sulle ragazze, poi, i danni sono ancora maggiori: avendo, solitamente, minor massa corporea riescono a metabolizzare ancor meno l’alcol. E hanno molti più rischi di sviluppare tumori al seno. “Bisogna far capire ai ragazzi che bevendo bruciano parte della loro possibilità performante. Che le sbronze adolescenziali influiranno anche quando saranno più grandi”, avverte Scafato. “Ma bisogna prestare più attenzione ai messaggi che diamo. Non è un caso che persino le bottiglie con i drink alcolici, che piacciono di più agli adolescenti, siano sempre colorate e bellissime. Ed è impari lo stanziamento delle risorse: solo un milione per la prevenzione contro i 500 milioni investiti ogni anno per pubblicizzare gli alcolici. Vincere, in questo modo, diventa impossibile”.
Notti senza alba e cocktail a 3 euro. La movida romana
Non c’è bisogno di aspettare l’alba a Largo Osci, piazza del mercato di San Lorenzo, per vedere e sentire gli effetti di una notte di movida romana senza limite. All’una del mattino, il selciato è già una lastra scivolosa di umido e cocci di bottiglie, l’odore che brucia le narici è quello di alcool, urina e vomito. Pietro, 17 anni, maglietta a maniche corte nel gelo di dicembre, cammina in gruppo, avanti e indietro: “I cocktail qui costano poco, 3,50 l’uno, ma dentro non ci mettono un cazzo, quindi tocca farsene almeno tre, più una birra, così li cominci a sentire e la serata gira, incontri gente, alla tre torni a casa. Se ti senti male vai all’angoletto e ti liberi, le serate nostre sono queste, scusa che altro dovremmo fare dopo essere stati due anni dentro casa?”. Nella domanda di Pietro, studente del liceo artistico (“no, dai il cognome no, mia madre poi si preoccupa”) c’è più o meno tutto il senso di una generazione smarrita, mentre si reimmerge e scompare nella folla di giovanissimi stretti quasi senza respiro – e senza mascherine – tra i banconi del mercato di San Lorenzo, ex quartiere popolare simbolo della Resistenza, svenduto agli affitti in nero degli studenti fuori sede e aggredito da uno spaccio impossibile da sradicare. Nella strada dove fu uccisa Desirée Mariottini, 16 anni, lasciata morire da due spacciatori dopo essere stata drogata e violentata, ci sono ancora le baracche dove il suo corpo fu ritrovato, i murales di protesta scoloriti, ma nel mezzo del degrado è sorto un improbabile palazzo moderno, dove si fatica a immaginare chi vorrà andare a vivere.
Largo degli Osci, San Lorenzo – Roma, 18 dicembre 2021 (foto di Riccardo De Luca, Agf)
Bere costa poco, pochissimo, perché nelle piazze delle serate dove il rito è la strada con il bicchiere in mano, i locali fanno cartello, attenti alle tasche dei ragazzini. Trastevere, Campo de’ Fiori, Ponte Milvio. San Lorenzo. Tra via dei Sabelli e via dei Ramni, per confluire nella grande area del mercato, il listino prezzi è a misura di paghetta: un cocktail 3,50 euro, shottini (bicchierini di superalcolici) 1,50 euro, birre da 2,50 a salire. Prezzi stracciati anche per dosi e microdosi di hashish, marijuana, o per delle palline di cocaina, per del Mdma, o per qualche nuova e sconosciuta sostanza psicoattiva, spacciata negli angoli bui di questa piazza, tanto allegra la mattina, quanto cupa e tossica la notte. In ogni caso, tra un mojto e uno spritz nei bicchieri di plastica, la nuvola che percorre la piazza è quella delle canne.
Mariangela ha 16 anni, “cala” a San Lorenzo il venerdì sera con le amiche dai Castelli romani (“veniamo con il treno poi ci vengono a prendere i genitori”) e racconta, candidamente, che a loro under-under diciotto l’alcol lo comprano gli amici più grandi. “Mica ti chiedono i documenti, però i ragazzi del bancone più o meno capiscono quanti anni hai e se sembri troppo piccola ti danno la Coca Cola…Così mandiamo avanti quelle che hanno la faccia da maggiorenni. Sì, ogni tanto ci ubriachiamo, capita, il giorno dopo non c’è scuola, i genitori non si scandalizzano troppo, dicono meglio una sbronza che le pasticche. Sono le nostre serate, che male c’è?”.
La piazza è presidiata e normalmente è verso le quattro o le cinque del mattino, quando tra i banconi del mercato restano i più renitenti a tornare a casa e il tasso alcolico è ormai ubriachezza, che scoppiano le risse. “Ogni fine settimana è così – racconta un agente – sequestriamo di tutto, dalla droga ai coltelli. Io li vedo perdersi sti’ ragazzini. Forse le famiglie non si rendono conto di quanto questo “divertimento” sia pericoloso”. Già, mica è facile però. Dopo due anni di lockdown la strada sembra essere rimasta l’unico luogo d’incontro per una generazione smarrita. Che occupa le scuole per dire “ci avete dimenticati”. Complice un mercato criminale che a prezzi stracciati offre ovunque e dappertutto anestetici dell’anima. Così in un venerdì notte di dicembre, con le luci di Natale un po’ meste, da Roma Est ci spostiamo a Roma Nord, a piazza Ponte Milvio, ex enclave popolare tra i quartieri di Vigna Clara e Fleming diventati ricchi negli anni Settanta.
Sabato sera a San Lorenzo: la voce e i volti dei protagonisti
Gli universitari: “Bevono ragazzini sempre più piccoli, nessuno ci può capire”
Quelli di Ponte Milvio
È nel tratto di via Flaminia Vecchia che approda al cavalcavia accanto al quale morirono Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, 16 anni, travolte dal Suv guidato da Pietro Genovese, 20 anni, che si snodano le notti degli adolescenti (e non solo) di questo quadrante di città. Un locale dietro l’altro, prezzi che salgono a seconda dell’età degli avventori. Qui un Rum&Coca parte dai sette euro, le paghette sono più alte, fino ai 15/20 euro per gli universitari seduti al caldo dei “funghi” nei dehors. “Quanti anni hai?” “Diciassette”. “E questa birra?”. “No problem”. “In che senso?”. “Presa nel frigo del bar e pagata alla cassa”. “Quante a sera?”, “Tre, più o meno, poi stop, altrimenti sale troppo e non riesco a guidare la moto”.
Dicono gli alcolisti anonimi che è così che si inizia. Anzi, che è così che si scivola nella dipendenza, speriamo di no per Francesco, studente del liceo “Farnesina”, che sembra incurante del freddo. Del resto si dice che l’alcol scaldi, anche se il binge drinking nei paesi anglosassoni è il maggior responsabile di principi di assideramento di ragazze teenager che nelle notti gelide del Nord escono vestite di niente e si sbronzano. Patrizia, stessa età, stessa classe, dice: “Noi lo facciamo apposta. Quando sale tutto è più facile. I cocktail li annacquano, ma se ci aggiungi la Vodka del Bangla, una bottiglia basta per tutti, ti diverti un sacco, fa bum bum nella testa, io non ho paura di tornare a casa, vado a piedi, abito qui dietro”. E se ne va, sfuggente, come tutti i ragazzini incontrati in questa notte di dicembre 2021, del resto gli adulti a quest’età sono amici-nemici. Bisogna allora sedersi in un locale “da grandi” per ascoltare una testimonianza vera, dolorosa. Flaminia Cerri e Paolo hanno 22 e 24 anni, quasi ingegnere lei, informatico lui. “Sai, noi ci siamo passati, siamo cresciuti tra questi locali. Ogni sabato sera una sbornia, sembrava normale. Ci stavamo spegnendo e non ce ne accorgevamo”. La voce di Flaminia si fa più grave. “Poi del nostro gruppo in due ci sono rimasti sotto. Marino che aveva iniziato insieme a noi, in piazza, con i drink a 14 anni e alla fine si buttava giù l’alcol puro. Oggi è in comunità e frequenta gli alcolisti anonimi. E Sandra che si è schiantata con il motorino sulla Cassia, mentre tornava all’alba, fatta e sbronza. E’ viva per miracolo. Ma è rimasta zoppa. Era un’atleta, ora non potrà più correre né saltare. È stato quel giorno in ospedale da Sandra che abbiamo detto basta”.
Multe, fermi, sanzioni: i numeri della malamovida romana
Lo scorso anno, i carabinieri hanno accertato 22.073 violazioni per guida sotto gli effetti dell’alcol. Per la metà dei fermati, 10.700, le conseguenze sono state di carattere penale. E dei casi accertati, 5.231, a volergli dare un’etichetta, sono stati ricondotti alla “malamovida”. A quel tour alcolico, da un bar a un altro, da un aperitivo a una birretta che nei primi sei mesi del 2021 ha visto 2.727 adolescenti finire tra gli accertamenti dell’Arma.
“Giovani e alcol, già. È una tendenza in crescita ormai da anni – racconta Alessandro Dominici, tenente colonnello dei carabinieri a capo del Nucleo radio mobile di Roma – che si era un po’ attenuato con il lockdown tra coprifuoco e locali chiusi, ma con il ritorno alla vita quasi normale ha ricominciato a farsi sentire. Specie durante il week end. E già sappiamo, come accade ogni anno, che il periodo di Natale, è uno di quelli a rischio con i giovani in vacanza, lontano dagli impegni scolastici e con la voglia di stare insieme e di divertirsi”. Da Ponte Milvio a Trastevere, da Monti a Campo de’ Fiori, da San Lorenzo a Testaccio. Il tour dell’Arma per controllare le zone della movida si muove dopo il tramonto, tra le strade, le piazze e i vicoli del centro storico della città. Luoghi d’incontro dove è più facile che ragazzi e ragazzini si ubriachino o si calino sostanze. “Io stesso svariate volte ho assistito a ragazzi in strada completamente fuori controllo o privi di sensi – racconta Dominici – e l’immagine è sempre la stessa: lui o lei steso a terra, vomito intorno, e gli amici che cercano come possono di farli riprendere, schiaffeggiandoli, urlando, chiedendo aiuto”.
L’Arma, nel suo sito, ha dedicato un’area in cui dà i consigli ai genitori. Suggerimenti per capire se i propri figli alzano troppo il gomito e se fanno uso di sostanze da sballo: droghe leggere, droghe pesanti, pasticche. “Prestate molta attenzione”, si legge sulla pagina on line, “al rientro dalle serate con amici e soprattutto al ritorno dalla discoteca se sono presenti alcuni indicatori”. E giù con la lista dei campanelli d’allarme: sonnolenza, lentezza del ragionamento, senso di euforia, ridarella, senso del tempo dilatato, linguaggio pasticciato, difficoltà di memoria, pupille strette o molto dilatate. Bisogno di parlare senza avere niente da dire, difficoltà ad addormentarsi, aggressività. “La cosa più importante – spiega il tenente colonnello – è la prevenzione. Per questo da anni andiamo nelle scuole, sia alle medie che alle superiori, per spiegare ai ragazzi le insidie di alcol e droga. Pericoli che diventano esponenziali se vengono assunti nella stessa sera. E che diventano micidiali se in quelle condizioni ci si mette alla guida di un’auto o di un motorino”.
E se un adolescente viene “pizzicato” dalle forze dell’ordine più volte in stato di ubriachezza, quali sono le implicazioni dal punto di vista legale? “Purtroppo, in caso di recidiva dobbiamo rivolgerci al Tribunale dei minori che verificherà se non ci siano anche responsabilità dei genitori. Visto che sono loro a dover vigilare sul ragazzo, se è minorenne. Ma il controllo dei carabinieri si focalizza in maniera ancora più attenta sui commercianti. E su quanti vendono bevande alcoliche a chi non ha ancora compiuto i 18 anni. Perché forse ancora non si è compreso, ma vendere alcol a un minorenne è un reato – continua Dominici -. Il negoziante si assume un grande rischio: dare da bere alcolici a un under 18 è sanzionato penalmente. E il provvedimento amministrativo porta anche alla chiusura del locale. Se poi, mettiamo nell’ipotesi più infausta, il ragazzino dovesse morire, c’è una responsabilità connessa tra l’evento e la condotta dell’esercente che ha fornito l’alcol. In questo caso siamo di fronte alla morte come conseguenza di un altro delitto. E nel caso specifico si passano davvero dei grossi guai. Se chi vende la bottiglia di vodka o di vino a un ragazzino avesse chiaro quanto rischia, sicuramente prima di prendere i soldi chiederebbe la carta d’identità”.
Stella, 26 anni, alcolista, caduta e risorta
Oggi Stella vorrebbe dire a tutti che la vita è bella. Oggi che ha 26 anni e dopo averne passati undici tra alcol e droghe, da 24 mesi cammina nella strada della sobrietà. “La malattia della bottiglia è lenta e insidiosa, inizi perché lo fanno tutti, alcol e canne, cannabis e “birrette”. Tante, da perdere il conto. Non ascoltate chi dice che sono innocue, io sono diventata alcolista a forza di “birrette”. Sembra nulla ed è un veleno che ti entra dentro. Butti giù e stare con gli altri diventa facile.
Avevo 13 anni, vivevo in borgata in una famiglia difficile e non mi sentivo all’altezza dei miei coetanei. Ho toccato il fondo, più nero di una notte buia. Soltanto allora ho cominciato a risalire.
Stella è un nome di fantasia, il resto invece è tanto vero da fare male, una testimonianza che Stella racconta con urgenza, ora che grazie ad Alcolisti Anonimi da due anni è “sobria”, ha un compagno, si è iscritta (di nuovo) all’università, “per diventare assistente sociale e aiutare chi come me è caduto nel fondo di un pozzo”. Cresce a Roma in un contesto difficile Stella, in quei quartieri che sembrano senza sole. “La borgata è dura, ha le sue regole, soprattutto è un market a cielo aperto di sostanze. Però frequentavo il liceo, puoi anche vivere in un bel posto e caderci lo stesso. A chi fa paura un ragazzino con lo “shottino” di gin in mano, o un cocktail bello freddo che va giù dritto e dopo è facile sorridere e farsi vedere con la testa brilla? Le famiglie minimizzano, l’alcol è legale, ma se vuoi sballarti non c’è niente di meglio, lo compri ovunque, credete che a 14 o 15 anni mi chiedessero i documenti?”.
Stella è poco più di una bambina quando scopre la forza “scacciapensieri” delle birrette e dei long drink, quasi subito accompagnati da cannabis. “Lo facevano tutti, sembrava normale. Fuori scuola, il pomeriggio. Ci si vedeva al bar, al parchetto e passavano le ore. Il punto è che se hai un vuoto dentro quel mix è come la medicina di tutti i mali. Mi sbronzavo, mi facevo una canna e dimenticavo il gruppo che non mi accettava, mio padre che faceva uso di sostanze, mia madre che si “beveva” tutte le mie bugie. Poi ho fatto il salto. Farmaci, cocaina, pasticche. E bere, bere, bere. Se non ce l’avevo, l’alcol, uscivo a comprarlo, se non avevo soldi per la droga facevo l’impicci, a Roma si dice così. A vent’anni non avevo più i denti, ero anoressica ed ero stata ricoverata in psichiatria”. Stella è un fiume in piena, racconta la caduta per poter poi “cantare la mia rinascita, la vita al di là della bottiglia, ho scritto una poesia che dice pensavo di essere una pischella condannata invece me so recuperata“. Lo dice chiaro Stella, che oggi è andata a convivere con il suo compagno, studia all’università e continua a frequentare Alcolisti Anonimi: “Io sono una storia estrema, mica tutti i ragazzetti che si sbronzano si riducono come me. Ma quello che voglio gridare è che finire all’inferno con una bottiglia, cominciando a bere da adolescenti, è troppo facile e l’allarme è troppo basso, ci sono pubblicità di alcolici dappertutto, avere il bicchiere in mano, così come una canna a 15 anni ti fa sentire fico, come farsi il tatuaggio, spesso le famiglie preoccupate per la droga, chiudono gli occhi sulle sbronze. Ma l’alcol è subdolo, buono, terribile”.
Fa alcuni tentativi per uscire dal tunnel Stella, ormai è in tutto e per tutto un’alcolista policonsumatrice, contatta per la prima volta i gruppi degli Alcolisti Anonimi. Ossia quella rete, ormai planetaria, di gruppi di auto-aiuto fondata nel 1935 in Usa da Bill William, egli stesso alcolista, e basata sul principio spirituale dei 12 passi, una sorta di progressione e di “elevazione” attraverso la quale si giunge alla sobrietà. Ancora oggi AA è considerato il metodo più efficace per uscire dalla dipendenza dell’alcol. “Non ero pronta però. Andavo, tornavo, scappavo. Ci ricadevo. Anche perché fuori da quel mondo tossico mi ritrovavo sola. E allora cercavo di nuovo i miei falsi amici, i miei compagni di bevute e di viaggi drogati. Poi però mio padre è morto. Di droga. E con lui tanti altri. Li ho persi. Uno dopo l’altro”.
Quando mi chiedono: perché ti drogavi e bevevi, riesco solo a rispondere: perché mi sentivo inferiore, per liberarmi dai complessi, perché dietro le spalle avevo una famiglia a pezzi. O forse perché le sostanze addormentavano il dolore che avevo dentro.
Nel 2019 Stella entra in comunità. E proprio in comunità incontra gli Alcolisti Anonimi. Inizia a essere seguita dai membri già più avanti con il programma di recupero. Ce la fa. Abbandona alcol e droghe. “Sono sobria, sobria, voglio gridarlo a chiunque. Ai ragazzi, perché credano nelle proprie potenzialità, perché si ricordino che valgono per quello che sono e non perché hanno un bicchiere in mano. A quelli che hanno appena iniziato a combattere la dipendenza, che imparerò a prendere per mano, così come altri alcolisti anonimi hanno fatto con me. Al mio uomo, che c’è passato anche lui, al nostro futuro di felicità e sobrietà”.
La guerra perduta
Pasquale è un uomo che ha il dono della pacatezza. Cinquantasei anni, da 17 “sobrio”, è il responsabile di Alcolisti Anonimi per la macroregione del Sud. Come tutti i membri di AA si presenta così semplicemente, “sono Pasquale, alcolista”. Non dicono “ex alcolista”, la sobrietà è una scelta che si rinnova ogni giorno. Di adolescenti che bevono Pasquale nei gruppi ne vede passare (e ne ha visti passare decine e decine). “Ero un adolescente quando ho iniziato e per l’alcol ho sacrificato le cose più belle della mia vita, a cominciare dai miei quattro figli. Non li ho cresciuti, non li ho cullati la notte, perché la notte uscivo per andare a bere. Così quando nei gruppi arrivano i ragazzi di 18, 20 anni, spesso portati dai genitori, devo sempre ricordarmi chi sono stato quando avevo la loro età. E far capire loro quello che si stanno perdendo dalla vita”. Ma la lotta precoce al baby alcolismo che sta ormai diventando un’emergenza nel nostro paese, quel binge drinking delle sbronze del sabato sera che abbiamo mutuato dai paesi anglosassoni, è per adesso una guerra perduta. Non soltanto perché dietro il bere dei giovanissimi c’è un business che cresce ogni giorno, nelle notti alcoliche che fruttano milioni in cocktail a cinque euro l’uno a bar e locali che non chiedono i documenti, e a market etnici che non si fanno scrupoli nello spacciare bottiglie ai ragazzini. Il punto di fondo, dice Pasquale, è che nessuno racconta ai giovani quanto è pericoloso bere.
Da quanto tempo non vengono lanciate campagne dissuasive vere, come fu per il fumo e prima ancora per combattere l’Aids? “E’ quasi impossibile intercettare un ragazzino di 16 o 17 anni. Anche perché l’alcolismo è una malattia lenta nella quale ti ritrovi prigioniero a poco a poco. Una malattia che si è complicata, perché i ragazzi che arrivano da noi oggi mescolano più sostanze. Devo dire che quasi sempre vengono colpiti dal nostro programma dei 12 passi, dal cominciare ad inserire qualcosa di positivo nelle loro vite. Il problema, però, è che vanno via”. Qualche incontro per far piacere ai genitori preoccupati, senza però cambiare definitivamente il proprio stile di vita. La bottiglia insomma. “La pazienza però – scherza Pasquale – è il nostro forte. Anche se abbandonano dopo qualche incontro, o dopo qualche mese, il seme è stato gettato. Sanno che noi siamo qui, sanno che potranno sempre contare su di noi. Perché mica è facile ammettere che si ha un problema. Purtroppo, spesso per arrivare al desiderio di uscirne, tocca andare a fondo. E allora tornano”. Perché il metodo si basa su un percorso di consapevolezza (anche spirituale) chiamato dei “dodici passi”. Il primo dei quali consiste appunto nel riconoscere di avere un problema. “Salve, mi chiamo Franco, sono alcolista”.
Chi sono i ragazzi che bevono così tanto, drink dopo drink, da non poterne più fare a meno? “I ventenni che arrivano sono in gran parte universitari e nella media non provengono da situazioni di disagio o di marginalità. Potrei usare la parola “normali”. Ma forse è questa parola che ci deve fare paura. Perché uscire la sera e stare con il bicchiere in mano fin dagli anni delle scuole superiori, ormai è considerato normale. Poi succede che senza quell’alcol non si riesca più a vivere, a entrare in relazione, a stare bene. Vuol dire che è avvenuto il salto nella dipendenza. Ormai per esperienza so che per aiutare un giovane bisogna aspettare che torni la seconda o la terza volta”. Rivela Pasquale: “Arrivai ai gruppi che ero ubriaco, ogni anno festeggio il mio compleanno di sobrietà. Diciassette compleanni. A volte il desiderio torna, ma è breve, il ricordo di quello che sono stato rispetto alla serenità di oggi è più forte di tutto. È con la testimonianza della mia vita che spingo i giovani a tornare e affrontare il loro alcolismo. Gli racconto di me, dei miei figli che non ho mai preso in braccio, di quello che ho perduto, ma poi riconquistato. A cominciare proprio da loro: i miei meravigliosi quattro figli”.
Nel pronto soccorso di Reggio Emilia
Nel week end, arrivano al pronto soccorso di Santa Maria Nuova di Reggio Emilia sorretti dagli amici. Gli stessi con cui avevano condiviso la seratina, finita in schifo. Ma spesso “quando ce li portano in ambulanza sono purtroppo già in coma etilico”, racconta la dottoressa Anna Maria Ferrari che dirige l’emergenza dell’ospedale emiliano ed è direttore di Faculty Simeu, la società italiana di emergenza urgenza. “Nel fine settimana, naturalmente, il via vai si intensifica, con la movida, le feste private, i locali, le discoteche. E la cosa che mi colpisce di più è vedere madri e padri che quando vengono chiamati nel cuore della notte dall’ospedale, davanti ai medici, cadono dalle nuvole. Quasi nessuno s’immagina di trovare i figli in quelle condizioni. ‘Pensavo neanche bevesse!’ ti dicono. Poi però più dello shock può la preoccupazione per lo stato di salute del ragazzino. E hanno ragione questi genitori, perché il coma etilico non è una passeggiata: può causare anche danni importanti che restano per tutta la vita. L’attesa del risveglio può essere lunga e può lasciare, in caso sia subentrata una condizione di ipo-ossigenazione, dei danni cerebrali o di riduzione delle capacità cognitive. Questo può accadere specialmente se insieme all’alcol si sono mischiate pasticche o droghe varie. Ed in queste occasioni che per noi medici comincia la parte più difficile”.
Spesso, chi entra “sballato” in ospedale non è in grado di raccontare. Perché non è cosciente il più delle volte. E un po’ perché proprio non sa cosa abbia ingerito. “La prima cosa è fare dei test, delle analisi specifiche per capire cosa c’è nel sangue, quali sostanze. Il problema è che la composizione delle droghe, specie quelle sintetiche, è un terno al lotto. Le molecole sono tantissime e l’alchimia cambia di continuo – continua Ferrari – Quindi è tutto più complicato. La raccomandazione che mi sento di dare ai ragazzi è di chiedere sempre cosa c’è nel bicchiere che ti hanno riempito e, nel caso di droghe, che roba è. Capisco che è difficile perché ci troviamo di fronte a volte a dei ragazzi giovanissimi. E sprovveduti. Capisci quanto siano sprovveduti quando stanno meglio e tornano a parlare. ‘Che c’era nella pasticca? Boh! me l’ha dato un amico mio, mi ha detto solo che così mi divertivo di più”. E si stupiscono pure che vengano chiamate le forze dell’ordine. Gli sfugge spesso anche il risvolto penale. Perché un conto è se ci si sbronza in casa, ad una festa privata, un altro se invece a vendere alcol a un minorenne è stato un commerciante”.
Rimedi per evitare di arrivare al pronto soccorso ubriachi fradici? “C’è poco da fare, non bisogna bere. Non bisogna sballarsi – dice – anche la storia che se mandi giù tanta acqua l’ubriacatura non arriva, è una stupidaggine. Ai più giovani mancano gli enzimi necessari che danno al fegato la possibilità di processare l’alcol. Quindi agli adolescenti che escono il sabato sera a caccia di emozioni e di svago dico: “limitatevi”. Se proprio volete bere, fatevi una birretta, evitate i superalcolici che al secondo bicchiere siete già stesi. E la “roba”, la droga, non provatela mai”.
Droghe. Qualche numero
Già, la droga. A sentire gli esperti è la realtà che meglio si è adattata in poco tempo alle restrizioni connesse alla pandemia. “Con il lockdown abbiamo visto il crollo degli acquisti in strada e un numero inferiore di operazioni, eppure nel 2020 sul fronte sequestri c’è stato un aumento del 7,4% di sostanze requisite – spiega Riccardo De Facci, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza – Questo vuol dire che il mercato si è riorganizzato, utilizzando sempre di più i canali del delivery, ossia la consegna a domicilio, e del dark web”. “Il Covid ha di fatto accelerato – scrive anche Flavio Siniscalchi, capo Dipartimento delle politiche antidroga della presidenza del Consiglio – una tendenza registrata negli ultimi anni, di un mercato sempre più digitalizzato”. E a farne uso sono soprattutto coloro che hanno un po’ di confidenza informatica: gli smanettoni e i nativi digitali della Generazione Z. Non è la sola novità. Nell’ultima Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze pubblicata il 30 giugno scorso si legge quello che i medici del pronto soccorso raccontano dal vivo. E cioè che nelle nuove generazioni c’è “la propensione, sempre più accentuata, verso consumi non legati a una sola sostanza o la compresenza in molti casi di dipendenze da sostanze insieme a quelle comportamentali”. Nero su bianco c’è scritto pure che le storie non sono tutte come quella di Stella, ma “colpiscono i casi in cui l’uso problematico non nasce in presenza di condizioni di emarginazione o fragilità sociale”.
Secondo i dati raccolti grazie a “Espad Italia”, la ricerca campionaria sui consumi psicoattivi, il 26% degli studenti italiani, in un’età che va quindi tra i 15 e i 19 anni, ha utilizzato almeno una sostanza illegale (oppiacei, cocaina, stimolanti, allucinogeni o cannabis). Tra questi il 9,3% è un “poliutilizzatore”: ne prende due, tre o anche di più, tutte insieme. I maschi sono più delle femmine. Il denominatore comune è per la maggioranza di loro la cannabis che è stata la sostanza più utilizzata nel 2020. Subito dietro ci sono le Nps, le nuove sostanze psicoattive, i cannabinoidi sintetici (salvia divinorum, ketamina, oppioidi sintetici), gli stimolanti (ghb ovvero la cosiddetta droga dello stupro che porta alla dipendenza da chemsex, Mdma, amfetamine, ecstasy) e gli allucinogeni (lsd, funghetti) che però sono in costante diminuzione dal 2010. I consumi di cocaina e oppiacei ci sono ma sono meno diffusi. Per trovarle si scende in strada, oppure gli adolescenti le consumano a casa di amici che le comprano, nelle discoteche, ora che hanno riaperto, a scuola e, per uno su dieci, anche su internet.
La coca arriva dal mercato colombiano, passa in Cile, Ecuador, Venezuela, Brasile e Repubblica Dominicana. La rotta porta dritta in Spagna o in Olanda e poi da lì, prima di calare nelle piazze di spaccio, finisce soprattutto nei porti di Gioia Tauro, Livorno, La Spezia, Genova o negli aeroporti di Fiumicino e Malpensa. La marijuana viaggia invece dalla Spagna e dall’Albania, e da qui, come dal Marocco e dalla Siria, arriva pure l’hashish. Un hashish potenziato nell’ultimo anno perché dalle analisi è emerso che la percentuale di Thc, il tetraidrocannabinolo, nel fumo è cresciuta: del 25% in più. Le droghe sintetiche invece vengono diffuse nelle piazze italiane dall’Olanda oltre che dalla Siria, dal Brasile, dal Perù e, guardando a Oriente, dalla Cina. Per un grammo di marijuana, con cui si “girano” una, due o tre canne, servono tra i 9 e gli 11 euro, a meno che non sia di qualità più raffinata. L’hashish sale, tra 11 e 14 euro, sempre al grammo. Per una pasticca di ecstasy il tariffario varia da 10 a 20 euro. Le amfetamine hanno un prezzo compreso tra 22 e 25 euro, le meta tra 31 e 39, l’Lsd va da 21 a 28 euro. La cocaina è la più cara, 50-70, anche 90 euro al grammo. Ma ci sono le monodosi e tra i ragazzi si “stecca”, si divide in comitiva. L’eroina varia a seconda che sia brown (36-58 euro al grammo) o bianca (49-59 euro), ma viene venduta anche in monodose, a 5 euro. È il cartello del Dipartimento antidroga a dare conto dei prezzi, ma facendo un giro in strada o in quantità superiori si trova a prezzi ribassati.
Tra i minori che la consumano o la vendono c’è chi si è messo nei guai ed è stato segnalato, 9 su 10 sono maschi, in stragrande maggioranza italiani, quasi uno su dieci ha meno di quindici anni. A livello nazionale, i minorenni segnalati per detenzione di sostanze stupefacenti sono stati 155 ogni 100.000 residenti tra i 15 e i 17 anni. Quelli denunciati per spaccio di stupefacenti in un anno sono stati 915 e uno su tre è stato poi arrestato. Il numero aumenta man mano che ci si avvicina alla maggiore età. E più al Nord che al Sud, o almeno è lì che vengono pizzicati più facilmente: è prima la Lombardia per minorenni coinvolti nel traffico di sostanze, poi il Lazio, il Piemonte, il Veneto, la Sicilia, la Sardegna, la Puglia, la Campania e la Toscana.
Nell’ambulatorio delle dipendenze
Al Policlinico Gemelli di Roma c’è un centro dedicato alle dipendenze. Cannabis, alcol, droghe pesanti, gioco d’azzardo, web, ci si prende cura un po’ di tutto. Ci passano decine di ragazzi e di ragazze, ogni anno. “Le persone comunque più intelligenti con cui ho a che fare”, racconta Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta che da molti anni si occupa di dipendenze patologiche e di abuso di sostanze negli adolescenti. “Di solito funziona quando sono loro a venire da me – sottolinea il professore – Ci prendiamo cura di un ragazzo se è lui a chiedere aiuto. Se un adolescente non è d’accordo, si rifiuta, diventa una missione impossibile aiutarlo. La terapia funziona quando un ragazzo è motivato. Se sono i suoi genitori a venire da noi, aiutiamo loro”. Lo incontriamo in una pausa di lavoro nel suo ambulatorio. E la sua prima risposta, quando gli si chiede di dipendenze tra i giovani, è quella che non ti aspetti: “Starei attento – dice – a parlare di dipendenze patologiche negli adolescenti”. “La mente adolescenziale per sua natura è come la creta fusa: è destinata a diventare un’altra cosa, è in continuo transito, in continuo divenire – spiega Tonioni – Fare diagnosi così nette riduce la complessità dell’adolescenza”.
E allora a cosa siamo spesso davanti? “Io parlerei di ‘fasi di abuso’ che possono poi degenerare certo in una dipendenza patologica oppure risolversi spontaneamente senza il nostro intervento. Non mi stupisco quando incontro un ragazzo di 15 anni che si fa canne dalla mattina alla sera e lo ritrovo a 18-20 anni, cresciuto, maturato, che ne fa un uso saltuario e ludico o addirittura ha smesso con qualsiasi sostanza”. Lo dicono i numeri che abbiamo raccolto, lo conferma l’esperienza di chi è immerso per lavoro tra i giovani: “L’incontro con la cannabis e con le droghe leggere è molto frequente, come lo è quello con l’alcol. Ma tra i 14 e i 18 anni è possibile incontrare anche l’Md, l’ecstasy, e non manca la cocaina, molto meno l’eroina. Esiste anche la ketamina, un anestetico dissociativo, che di solito viene usato in coppia con le amfetamine. Un consumo più frequente, ad esempio, si ha durante i raduni di musica techno”. Se nella miscela ci si aggiunge anche l’Mdma e un colorante, allora ecco che assume una tonalità attraente: è la cosiddetta cocaina rosa. Ad analizzarle, ai rave, nelle feste, in unità mobili su strada, ci pensano spesso gli operatori della riduzione del danno che si occupano di contenere i rischi sulla salute (ma poi anche economici e sociali) di chi fa uso di sostanze. I consumatori vengono invitati a inserire la sostanza che vogliono assumere in una bustina che viene scansionata da uno strumento in grado di riconoscerne il composto. A quel punto l’operatore sociale può fornire una consulenza sui rischi e i danni a cui si va incontro consumando quella specifica droga.
Ma l’elemento nuovo che ha preso piede da un paio di anni è l’uso degli oppioidi sintetici che vengono però assunti per vie anomale, estratti ad esempio dagli sciroppi per la tosse, che in dosi e modi diversi da quelli prescritti o mixati con altri farmaci diventano sostanze psicoattive. Trovarli è talvolta più facile: sono in casa, in famiglia o dagli amici; in farmacia con prescrizione medica; vengono aggiunti su ricette; comprati online nel dark web o al mercato della strada. È sempre Tonioni a parlare: “I ragazzi sanno molte più cose di quelle che sapevamo noi anche sulle sostanze stupefacenti, si nutrono da internet e riescono a fare cocktail tutti loro assumendo oppiacei di sintesi all’interno di farmaci che nella terapia medica sarebbero deputati ad altro”. Le cure del dolore fisico diventano le “cure” di un dolore, di un bisogno, di un desiderio differente.
Il viaggio nella comunità del Ceis di Modena
Droghe: “Noi, ex ragazzi perduti, così abbiamo bruciato la giovinezza”
Novanta nuove droghe
L’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità pubblicato a giugno di quest’anno racconta che sono state 90 le nuove droghe rilevate in Italia dal Sistema nazionale di allerta precoce, lo Snap. L’incremento di segnalazioni rispetto all’anno prima è pari al 200%. Sono le cosiddette nuove sostanze psicoattive, Nps in sigla, droghe sintetiche che mimano in laboratorio quelle tradizionali. Si dicono “nuove” fino a quando non vengono inserite nelle tabelle allegate al Testo unico sugli stupefacenti. Sono sostanze che di solito hanno bassi costi di produzione e appartengono per lo più alla classe dei catinoni sintetici (droghe con struttura e effetti simili alle amfetamine), dei cannabinoidi (la spice è la più famosa) e, appunto, degli oppioidi sintetici. A segnalarle sono i servizi per le dipendenze, le strutture di emergenza, le unità mobili, le comunità che osservano, sul campo, i consumatori di sostanze psicoattive o stupefacenti.
Dal piacere alla perdita di controllo
Ma più che di nuove droghe, secondo Tonioni, bisogna parlare di “un nuovo modo di assumere le droghe”. “Ai nostri tempi – ricorda lo psichiatra che è nato nel ’68 e di anni ne ha 52 – alla base dell’assunzione di droghe c’era l’idea della ricerca del piacere, ora quella della perdita di controllo”. Ma una perdita che in qualche modo Tonioni definisce controllata o programmata. Può sembrare un ossimoro e in effetti il risultato è fallimentare. Per capire meglio usiamo ancora le parole dello psichiatra: “Tra chi si drogava 30 anni fa c’era chi assumeva cocaina, chi oppiacei e questo definiva anche un profilo ambientale e sociale di un certo tipo. Oggi il fenomeno centrale – conferma Tonioni – si chiama poliabuso e consiste nell’assunzione concomitante o in sequenza di più sostanze o di droghe e alcol. L’idea alla base, destinata ovviamente a fallire, è quella di programmare gli stati d’animo attraverso fasi alternate di eccitazione e di sedazione”.
Federico Tonioni, esperto di dipendenze: “I ragazzi mischiano sostanze per controllare le emozioni”
Un’illusione, quella di manipolare umore ed emotività, grazie ai mix che mandano su e giù, up and down, che nasconde altro. “Le droghe diventano un surrogato della vera perdita di controllo che è ancora rappresentata dall’innamorarsi. E di innamorarsi i ragazzi hanno paura”, sostiene Tonioni. Per questo, nell’ambulatorio del Gemelli non si risponde all’abuso, alle dipendenze, con un uso disinvolto degli psicofarmaci. “Io non credo che si possa replicare a un problema affettivo con la chimica. Anche perché chi viene da me dopo essersi reso conto che si fa troppe canne o assume troppe pasticche il suo “farmaco”, tra virgolette, già lo ha. Sotto ogni dipendenza – prosegue Tonioni che ha una formazione psicanalitica – c’è sempre una angoscia più profonda e la dipendenza, con effetti ovviamente devastanti e fallimentari, cerca di prendersi cura proprio di quella angoscia. Allora al centro bisogna rimettere l’affettività, la comprensione”. Qualcosa che curi più a fondo ed elimini il bisogno di una “medicina” illegale. Non ci sono solo storie di chi si fa di eroina, di chi pippa cocaina, butta giù l’ecstasy, mixa farmaci e ci beve sopra. All’ambulatorio arriva anche chi fa uso di droghe leggere, hashish e marijuana. “Sono droghe che possono segnare riti di passaggio in età adolescenziale, che non fanno certo bene, ma non sono il segno di vere e proprie patologie”, spiega Tonioni.
Nel Rapporto al Parlamento si spiega che esiste un test che si chiama Cannabis abuse screening test (Cast), uno strumento standard per individuare gli utilizzatori potenzialmente a rischio che si basa sulle indicazioni fornite dall’European monitoring centre for drugs and drug addiction (EMCDDA) ed è composto da 6 item che descrivono il comportamento di uso di cannabis. Dallo studio del 2020, è emerso che il 21% degli studenti consumatori di cannabis ha un consumo definibile “a rischio”, con una percentuale più elevata fra i ragazzi rispetto alle ragazze tra cui però dal 2020 si è osservato un incremento sensibile. Ma chi sono i consumatori a rischio? Secondo il Cast sono “ragazzi che la usano 20 o più volte al mese, la comprano di tasca sua, la fumano sempre, anche in compagnia di amici, bevono tutti i giorni o quasi, si ubriacano, fanno “binge drinking”, sono poli-utilizzatore, hanno comportamenti potenzialmente pericolosi, segnalazioni alle forze dell’ordine e al prefetto, problemi dentro e fuori casa, risse, furti, danneggiamenti”. Il test però non rappresenta l’equivalente di una diagnosi clinica di patologia.
Ora, mentre è in atto un dibattito sulla legalizzazione, più o meno soft, della cannabis in Italia grazie a una proposta di legge e a un referendum popolare da centinaia di migliaia di firme che chiedono, in forme diverse, l’eliminazione del reato di coltivazione e la depenalizzazione dei reati legati al consumo, c’è chi considera ancora la marijuana come una porta verso droghe più pesanti. “La scalata dalla cannabis all’eroina è una favola – ribadisce lo specialista del Gemelli -. Si diventa tossicodipendenti non se si cominciano a fumare le canne ma se c’è lo spazio interno per diventarlo. Il confine tra lo spinello ricreativo, quello che si fuma la sera, in alcune circostanze, e quello “pesante” è molto sottile. Ma sta nel ruolo che il ragazzo o la ragazza attribuisce alla canna stessa. Se si fuma ogni mattina, prima di entrare a scuola, accompagnandola con una birra, non significa che si è per forza tossicodipendenti ma certo si dà alla marijuana una funzione terapeutica fai-da-te, del tutto illusoria. Quella canna e quella birra così reiterate diventano una sostituzione del pensiero. Viene chiesto loro di svolgere un compito impegnativo che in realtà è una necessità. Lì, in quella crepa, in ragazzi magari un po’ depressi, con una bassa stima di sé, con idee che virano in senso persecutorio, con problemi relazionali a casa e fuori, allora potrebbe esserci lo spazio per l’uso di droghe pesanti come cocaina e metamfetamine”. Molto più raro il passaggio agli oppiacei come l’eroina. “La strada attraverso la quale si arriva lì è diversa”, sostiene Tonioni. “Prima il popolo degli eroinomani proveniva dalle borgate, aveva a che fare con un tipo diverso di mentalità, di ideologia. Oggi gli oppiacei servono soprattutto a smorzare, come si dice in gergo, gli “up”. L’eroina sembra lì per lì a chi la prende la panacea di tutti i mali ma il suo uso nasce solo dall’esigenza di lenire la paranoia scaturita dall’abuso degli psicostimolanti. Poi restano solo gli effetti pesanti e la dipendenza”.
San Lorenzo, Roma
Il legame quasi fatale
di MASSIMO AMMANITI
Adolescenti e droga, è un legame quasi fatale perlomeno nella percezione sociale, che si nutre anche di molti pregiudizi e luoghi comuni. Sicuramente l’adolescenza è un periodo a rischio per l’uso e l’abuso di sostanze e di alcol, anche perché le trasformazioni tipiche di questa fase creano una fragilità psicologica che può predisporre a questo uso. E’ presente infatti un divario fra la forte attivazione emotiva del sistema cerebrale limbico e i sistemi regolativi di controllo di sé che invece maturano più tardivamente, legati quest’ultimi alla corteccia cerebrale frontale e prefrontale. È il motivo per il quale gli adolescenti manifestano spesso forti oscillazioni delle emozioni, in cui si alternano momenti di abbattimento e di vuoto a momenti di eccitamento e di tensione. E quando vengono contrariati o rimproverati reagiscono con improvvisi scoppi di rabbia provocati dalla loro suscettibilità e dalla permalosità essendo molto concentrati su loro stessi. E tutto questo è fonte di malessere e di insofferenza, che a volte subiscono i genitori e gli insegnanti che hanno difficoltà a comprenderne le motivazioni.
Questa forte discontinuità di comportamento che si crea col proprio passato suscita incertezze e addirittura confusioni personali, quasi l’adolescente potesse temere di perdere la direzione di se stesso. E dal momento che non ci si può più appoggiare ai genitori, da cui invece si vuole distaccare, i coetanei diventano indispensabili. Con loro si condividono i propri stati d’animo e i propri interessi superando l’opprimente senso di solitudine che si avverte in alcuni momenti. In gruppo il confronto è continuo per farsi valere ed affermarsi, insieme si scoprono territori sconosciuti ed eccitanti, come le prime esperienze sentimentali e sessuali. Si tratta di una grande risorsa, che stimola il senso di appartenenza e il riconoscimento del proprio ruolo, anche se poi non è facile per un ragazzo o una ragazza sottrarsi alle pressioni e alle seduzioni del gruppo, col rischio di essere rifiutato ed emarginato, esperienza che può compromettere il senso di sé. Fra i comportamenti di iniziazione nei gruppi l’uso dell’alcol e delle droghe rappresenta una vera prova del fuoco, che viene a sancire la stessa appartenenza, anche perché viene considerato un’esperienza esaltante, anche perché proibita e disapprovata dai genitori. Le prime esperienze con le canne hanno quasi un carattere rituale, perlopiù durante una festa nel clima di complicità e di eccitazione lo spinello è quasi un oggetto sacrale, che viene passato da uno all’altro per un tiro insieme.
Per molti ragazzi inizia così un percorso clandestino, che prima o poi viene scoperto dai genitori provocando grandi scontri familiari . Non è facile capire quanto la cannabis sia diffusa fra i ragazzi, una ricerca di qualche anno fa stimava che il 20% degli studenti delle scuole superiori ne facesse uso, sia in modo occasionale che in modo continuativo. Dati più recenti del Dipartimento per le Politiche Antidroga mettono in luce che il 30% dei ragazzi e il 21% delle ragazze non solo ricorrono agli spinelli ma creano cocktail micidiali mettendo insieme marijuana, cocaina, psicofarmaci e droghe sintetiche, quest’ultime ben più pericolose dal momento che provocano reazioni mentali e neurologiche gravi. Molti adolescenti sottovalutano il pericolo dell’uso della cannabis avendo l’illusione che possa risolvere con la sensazione piacevole di rilassamento i malessere e le ansie personali vissute dagli adolescenti. Non va dimenticato che la marijuana e l’hashish che si trovano oggi nel mercato nero sono frutto di ibridazioni molto diverse dal passato, avendo concentrazioni di tetraidrocannabinolo (THC) ben più elevate, addirittura 25 volte superiori. E come hanno confermato numerose ricerche i livelli elevati di THC interferiscono gravemente con la maturazione cerebrale che si verifica durante l’adolescenza, provocando scompensi psichici anche molto gravi.
In questo poliuso di sostanze si assomma frequentemente anche il ricorso all’alcol che si sta diffondendo sempre più fra gli adolescenti soprattutto fra i 14 e i 17 anni, in particolare nelle ragazze. Non è l’alcol che veniva utilizzato in passato per superare blocchi ed inibizioni sociali, viene invece mischiato con le droghe per provocare sballi che a volte esitano in stati di coma. Purtroppo la recente pandemia ha provocato nei giovani un isolamento ed un impoverimento della loro vita sociale aggravando la diffusione dell’uso di sostanze. E’ una piaga che rischia di pregiudicare il futuro delle nuove generazioni, ma il problema più che riguardare soltanto i giovani chiama in causa il mondo degli adulti, se -come scrisse il grande psicoanalista Donald Winnicott- sono abbastanza sani da poterli aiutare senza ricorrere a misure repressive.
Il Diritto allo Sport
Ieri sono stato eletto Presidente della Commissione Sport e Pari Opportunità del Comune di Napoli. Incarico che mi riempie di orgoglio e che cercherò di onorare con il mio impegno e la mia esperienza con spirito di collaborazione e di servizio. Spero di essere all’altezza delle aspettative. Stamane, nel mio nuovo ruolo ho presentato la prima delibera di iniziativa consiliare dell’amministrazione Manfredi, con l’obiettivo di inserire nello Statuto del Comune di Napoli il Diritto allo Sport come diritto fondamentale del Cittadino. La proposta è stata sottoscritta da tutte le Forze di Maggioranza che ringrazio pubblicamente. Un buon inizio per migliorare la vivibilità della nostra città e per affermare un principio che non resterà lettera morta ma che rappresenterà un viatico per l’azione amministrativa del Comune di Napoli. Io mi impegnerò per questo!
CONSIGLIO COMUNALE DI NAPOLI
PROPOSTA DI DELIBERA DI INIZIATIVA CONSILIARE
di modifica dello Statuto Comunale
AI SENSI DELL’ART. 42 DEL T.U.E.L. E DELL’ART. 54 DEL REGOLAMENTO
DEL CONSIGLIO COMUNALE
Premesso che:
I.- Lo sport, pur non trovando esplicita collocazione nella Carta Costituzionale, per ragioni storiche, è senz’altro oggetto di un riconoscimento implicito essendo desumibile nel diritto di espressione della personalità, sia come singolo che nelle “formazioni sociali” (art. 2 Cost.), nel diritto di associazione (art. 18 Cost.) e nel diritto alla salute (art. 32 Cost.);
2.- la pratica sportiva ha un ruolo fondamentale per la crescita individuale e sociale dei cittadini essendo una vera e propria politica sociale di integrazione, di prevenzione dalle devianze e di recupero dalle marginalità sociali contribuendo, altresì, al benessere psicofisico della persona;
3.- la Corte Costituzionale, con sentenza n. 57 del 25.03.1976, ha affermato che “lo sport è un’attività umana cui si riconosce un interesse pubblico tale da richiederne la protezione e l’incoraggiamento da parte dello Stato”;
4.- la pluralità delle discipline sportive rappresenta un valore irrinunciabile e culturale e consente ai cittadini di poter liberamente scegliere la pratica sportiva più idonea alle proprie esigenze;
5.- il diritto allo sport trova esplicito riconoscimento nell’Art. 165 del Trattato dell’Unione Europea, a mente del quale “L’Unione contribuisce alla promozione dei profili europei dello sport, tenendo conto delle sue specificità, delle sue strutture fondate sul volontariato e della sua funzione sociale ed educativa”;
6.- diverse sono le proposte di revisione della Carta Costituzionale con esplicita previsione del Diritto allo Sport tra i diritti fondamentali;
7.- nello statuto del Comune di Napoli, manca un riconoscimento esplicito del diritto allo sport come bene fondamentale della persona;
8.- il diritto allo sport trova la sua naturale collocazione nell’art. 3 dello Statuto del Comune di Napoli che si intitola “Finalità” che può essere completato con l’aggiunta del comma 5.
° ° °
Tanto premesso i sottoscritti Consiglieri Comunali ai sensi e per gli effetti dell’art. 42 del T.U.E.L. e dell’art. 54 del Regolamento del Consiglio Comunale,
propongono
al Consiglio Comunale di adottare la seguente proposta di delibera consiliare:
.- modificare lo Statuto del Comune di Napoli, approvato con deliberazione n. 1 del 16.10.1991 e successive integrazioni e modifiche, aggiungendo all’art. 3, dopo il comma 4, il comma 5 dal seguente tenore letterale:
“5.- Il Comune di Napoli, riconosce e favorisce espressamente il diritto allo svolgimento dell’attività sportiva e ricreativa, sostiene e concorre alla promozione ed alla diffusione di tutte le discipline sportive sul territorio comunale, riconoscendone il valore culturale, sociale e di prevenzione sanitaria. Per raggiungere tali finalità il Comune favorisce l’istituzione di enti, organismi e associazioni ricreative e sportive; promuove, inoltre, la creazione e la gestione di idonee strutture, servizi e impianti e ne assicura l’accesso ad enti, organizzazioni di volontariato, associazioni e singoli cittadini. Le modalità di utilizzo delle strutture sportive, servizi e impianti in gestione o di proprietà comunale sono disciplinate dal regolamento che prevede anche il concorso alle spese di funzionamento, salvo che non sia prevista la gratuità per finalità di carattere sociale, di prevenzione sanitaria, o per attività rivolte a particolari fasce di età o cittadini con diverse abilità o con disagio economico/sociale”.
Napoli, 13 dicembre 2021
F.to Cons. Gennaro Esposito Manfredi Sindaco
(I firmatario)
F.to Cons. Aniello Esposito PD
F.to Cons. Ciro Borriello M5S
F.to Cons. Gennaro Rispoli Napoli Libera
F.to Annamaria Misto Azzurri Noi Sud Napoli Viva
F.to Sergio D’Angelo Napoli Solidale Europa Verde
C’è ancora chi si ostina a chiamarla “movida”
C’è ancora chi si ostina a chiamarla movida, socialità, economia e posti di lavoro ma quello che va in scena a Napoli, non solo nelle notti del fine settimana, non ha nulla a che vedere con questi concetti. Chi vive ed osserva il fenomeno da vicino, come i residenti, sa bene che il tutto si svolge al di fuori di ogni regola civica ed economica. Spritz, cicchetti, birrette, anche variamente assemblati tra loro, a pochi euro, attirano folle ingestibili ed ingovernabili con musica sparata a decibel da discoteca, che va avanti fino alle prime ore del mattino, all’insegna dello spaccio indisturbato di droghe di ogni genere e natura, con l’unico obiettivo dello sballo alcolico/narcotico che purtroppo travolge anche molte volte minorenni. Sono anni che analizziamo il fenomeno e ci siamo fatti un’idea chiara di come esso è articolato anche nella categoria dei commercianti che non sono tutti uguali e che tutto il comparto diverso dalla somministrazione è anch’esso colpito da questa gestione aggressiva di questo settore, che sta cannibalizzando interi quartieri che subiscono una vera e propria desertificazione sia sociale, sia culturale che commerciale. Ci siamo, infatti, dimenticati della Via San Sebastiano degli strumenti musicali e della Via Mezzocannone di librerie universitarie, dove si rilegavano le tesi di laurea, perché ogni “buco” viene adibito ad esercizio per la somministrazione alcolica, fosse anche di pochi metri quadrati, tanto poi c’è l’occupazione del suolo pubblico che è in grado di triplicare la superfice di vendita. La notte, salvo casi rari, è difficile vedere scontrini e contratti di lavoro regolari. In queste condizioni chi vuole essere in regola e non vendere ad 1 €. cicchetti, birrette e quant’altro, proponendo un approccio luidico, sociale, artistico e culturale al divertimento, viene schiacciato e deve chiudere, poiché non riesce a mantenere la concorrenza con gli “irregolari”, cosicché Napoli, in queste condizioni, perde la possibilità di migliorarsi. E’ chiaro, allora, che ci dobbiamo chiedere Cui prodest? Sicuramente tutto questo giova alla camorra, che gestisce le piazze di spaccio di cocaina, hashish, marijuana et similia, sicuramente giova, ancora, alla camorra che ricicla tanti danari, sicuramente giova ancora una volta alla camorra che gestisce il business del parcheggio abusivo di tante, tantissime auto di avventori che vengono a Napoli perché sono attratti da droghe ed alcol a buon mercato. Cosa c’è di economia, di culturale e di socialità in tutto questo? Da quello che vediamo noi, niente! I giovani sono visti solo come consumatori, richiamati a migliaia da bassi prezzi, in folle ingovernabili ed ingestibili per consentire lo spaccio. Nelle normali condizioni della movida napoletana, infatti, ogni intervento di polizia è pressoché impedito per ragioni di ordine pubblico; diventa difficile anche un semplice controllo di polizia. Se questi sono i fatti, in larga misura assolutamente incontrovertibili e documentati dai tanti filmati e foto che ormai da anni pubblichiamo sulla nostra pagina Facebook, allora, ci chiediamo quando inizieremo a cambiare l’approccio tentando di arginare con politiche a breve, a medio ed a lungo termine, che puntino su divertimento, cultura e socialità, in un mix che nutra le menti dei nostri giovani e non le disintegri. L’altra faccia della medaglia sono i diritti umani dei cittadini che tentano di condurre una vita regolare nelle loro case di abitazione, diritti che l’art. 2 della nostra Carta Costituzionale definisce, non a caso, “inviolabili” quali il diritto alla salute, alla casa ed alla privacy, diritti connaturali all’essere umano che non sono, quindi, comprimibili. Anche uno studente al primo anno di giurisprudenza capisce che il nostro ordinamento Costituzionale non tollera neppure la minima lesione di questi diritti fondamentali che sopravanzano quelli cd. economici. Se questo è il quadro normativo costituzionale ci chiediamo, allora, in che termini si pongono gli esperti della mediazione politico/sindacale quando si oppongono ad ogni forma di contenimento del fenomeno suddescritto che difficilmente si può inquadrare nei concetti di movida, socialità o economia. E’ evidente che lo stato in cui siamo giunti è il frutto di un approccio anarcocapitalista che non ha nulla a che vedere con i concetti di solidarietà umana e progresso sociale propri della nostra Costituzione. Se questo è il dato normativo e sociale non c’è dubbio che occorre una stretta limitando gli orari di esercizio delle attività commerciali in modo deciso atteso che fino ad oggi i medesimi gestori delle notti napoletane non sono stati in grado di limitare i danni sociali ed economici che gioco forza registriamo da troppo tempo.
Avv. Gennaro Esposito Consigliere Comunale di Napoli e Presidente del Comitato Vivibilità Cittadina
Responsabili i Proprietari dei “Baretti”

La Suprema Corte di Cassazione con Sentenza del 09/09/2021, n. 24188, finalmente giunge a ritenere, senza mezzi termini, responsabile il proprietario dell’immobile affittato ad uso BAR, per il grave disturbo subito dai vicini per le immissioni intollerabili. Il tema lo conosco bene e sono anni che mi batto per far valere lo stesso principio a Napoli, riscontrando però una completa insensibilità del Tribunale tanto che sono giunto a parlare di discriminazione giudiziaria tra il Nord ed il Sud sul tema della tutela dei diritti umani, essendo cinvolti in questi conteziosi il diritto alla salute, alla vita di relazione ed alla casa. Un orientamento quello del Tribunale di Napoli frutto di una evidente arretratezza culturale e civica che oggi ancora di più è intollerabile. Ho diretta cognizione di famiglie distrutte da questo fenomeno. Non è raro che davanti alla mia scrivania si siedano persone che, raccontando il calvario che subiscono, scoppino in lacrime. So bene qual è la sofferenza di vivere in queste condizioni ed ho sempre cercato di farlo capire ai Giudici napoletani molto spesso senza successo essendo questi fermi a ritenere resposnabili i soli getsori molto spesso soggetti inconsistenti che si avvicendano ripetendo di nuovo tutto il “film”. In questo momento la mia solidarietà va ancora una volta a tutti quelli che ho assistito e si sono visti addirittura condannare alle spese verso i proprietari che da questi affitti ricavano somme ragguardevoli a scapito della collettività. Spero che il Tribunale di Napoli inizi a cambiare idea sul punto allinendosi alla giurisprudenza della Suprema Corte ed a quella dei Tribunali del Nord del Paese.
La Nostra Campagna Elettorale
Ci abbiamo messo la faccia, ci siamo appassionati, abbiamo parlato della città e siamo stati con molte persone che hanno fatto domande e noi abbiamo risposto, sempre con la promessa del nostro impegno per Napoli! Adesso tocca a Voi. La campagna elettorale è conclusa dobbiamo solo iniziare a “contare”

Sempre in difesa dei Cittadini

Oggi sono candidato con Gaetano Manfredi al Consiglio Comunale di Napoli del 3 e 4 ottobre prossimo. Nel 2011 fui eletto al Consiglio con De Magistris che purtroppo si rivelò immediatamente non all’altezza della sfida della Città tanto che dopo sei mesi, iniziai una lunga battaglia di opposizione in Consiglio cercando di correggere gli errori che vedevo. Molte cose è possibile leggerle su questo blog ma ci sono tante battaglie condotte che vale la pena ricordare come:
- la battaglia sullo stadio San Paolo che ho condotto con profitto facendo incassare al Comune di Napoli 6.230.000,00 €. https://gennaroespositoblogdotcom.files.wordpress.com/2014/12/cortedeiconticalcionapoli.pdf https://gennaroespositoblog.com/2014/02/09/sequestro-corte-dei-conti-stadio-san-paolo-e-la-politica-supina-ai-voleri-del-patron/
- Il regolamento per la limitazione del gioco d’azzardo che scrissi e feci approvare dal consiglio comunale https://gennaroespositoblog.com/2017/03/23/gioco-dazzardo-il-tar-campania-conferma-il-regolamento-di-napoli/ https://gennaroespositoblog.com/2014/11/27/la-proposta-di-regolamento-sulle-sale-gioco-e-giochi-leciti/
- il regolamento per le nomine del Sindaco che scrissi e feci approvare: https://gennaroespositoblog.com/2014/05/22/il-testo-definitivo-del-regolamento-sulle-nomine/ https://gennaroespositoblog.com/2012/06/03/proposta-di-regolamento-nomine-e-designazioni-del-comune/
- Il tentativo di evitare il fallimento di Bagnoli Futura https://gennaroespositoblog.com/2014/05/29/chi-rispondera-del-fallimento-di-bagnoli-futura-s-p-a/
- Tante altre battaglie condotte come Presidente del Comitato Vivibilità Cittadina.
Follia al Centro Storico di Napoli
Da tempo dico che non è più possibile andare aventi così, il senso di impunità ha raggiunto livelli di guardia che spingono persone a compiere atti nella consapevolezza (sbagliata) di restare impuniti. Gli agenti delle FF.OO., ieri sera, in Piazza Trieste e Trento, davanti allo storico bar Gambrinus, hanno dovuto usare le armi per fermare il folle sparando nelle ruote dell’auto. E’ da tempo che dico che a Napoli c’è un grosso problema di Autorevolezza delle Forze dell’Ordine che va recuperata al più presto!
Quartiere Sanità: Ci mettiamo sempre la faccia
Ieri sera al Quartiere Sanità ci abbiamo messo la faccia! Un quartiere bello e complicato. Penso che siamo stati gli unici ad andare a fare un comizio per parlare delle elezioni amministrative di Napoli alle quali, insieme ad altri 16 splendide persone, del gruppo vivibilità, sono candidato. La sensazione è di abbandono totale da parte delle istituzioni, così come nei Quartieri Spagnoli (dove abbiamo fatto un altro comizio), ma ancora peggio; così al Vasto e nelle periferie. Ancora una volta a rimetterci sono i più piccoli, i nostri bambini, che non hanno uno spazio idoneo alla loro crescita, ma addirittura pericoloso e nocivo. Parlare di diritto alla salute, alla casa vivibilie ed alla tutela dell’ambiente, in una parola, parlare di Diritti Umani, in questi luoghi è un obbligo per chiunque voglia amministrare Napoli. Ieri, auto e scooter che sfrecciavano ovunque, compresi i marciapiedi, mentre noi ci alternavamo a parlare, un rumore assordante che si sentiva nel petto. Alcuni genitori ci hanno detto che hanno paura a lasciare i loro figli camminare per la piazza per il pericolo di essere investiti, in casa devono poi chiudersi dentro per trovare un po’ di pace. La sensazione è di un quartiere dove non ci sono regole, dove ognuno fa quello che vuole, come vuole senza alcuna considerazione dei diritti degli altri. Un quartiere cresciuto con l’insegnamento della Camorra, dove vige la legge del più forte, dove i più deboli devono subire in silenzio. Il nostro mantra è “La Città a Misura di Bambino”, con l’obbligo di declinare ogni atto ed azione amministrativa con questo obiettivo!
La mortificazione ci ha colpito forte in faccia quando una donna anziana ci ha detto: “O vulit’ o vot’ mio? m’avita ra’ 100,00 €. Ia famiglia mia è gross’!” (Lo volete il mio voto mi dovete dare 100,00 €. la mia famiglia è grande). Mi fermo qui!
Ringrazio i nostri nostri candidati che ci stanno mettendo con me la faccia e mi stanno dando una forza incredibile! Grazie di Cuore!
NON HO MAI FATTO MANCARE LA MIA VOCE
NON HO MAI FATTO MANCARE LA MIA VOCE

Posso dire, senza tema di sementita, che nel dibattito cittadino non ho mai fatto mancare la mia voce. Ho sempre ricercato il confronto e sempre espresso la mia visione di città e la visione del Comitato Vivibilità Cittadina che presiedo dalla sua costituzione.
La domanda che Vi faccio è: Quanti candidati alla carica di Consigliere Comunale possono dire la stessa cosa? Li conoscete i Vostri candidati, sapete cosa pensano della città e del suo sviluppo? Li avete mai messi alla prova? Sapranno amministrare? Napoli è una città bellissima che amo e spero che questa volta abbia gli amministratori che si merita!
Qui trovate i miei scritti ed interviste che sono state pubblicate dalle testate giornalistiche cittadine, che ringrazio dell’ospitalità e della opportunità che mi hanno dato. Potrete capire molto dalla lettura che vi invito a fare per conoscermi e sapere cosa andrò a fare una volta eletto con Gaetano Manfredi Sindaco e con gli altri candidati del nostro gruppo Vivibilità Cittadina
Ora tocca a Voi, il 3 e 4 ottobre 2021, alle elezioni amministrative di Napoli, scegliete i candidati che possono fare il bene di Napoli e dei Napoletani
