Il tema ha investito tutti i consigli regionali. In Campania sono tre giorni che la questione è trattata dai quotidiani poiché sono scattati gli inviti a dedurre della Corte dei Conti ai consiglieri pescati con le dita nella marmellata. Nella marmellata pare ci sia finito anche il presidente caldoro ed il suo fido consigliere gennaro salvatore agli arresti domiciliari.
La notizia buona, che occorre mettere in risalto, per conservare una speranza, è che su 60 consiglieri solo due hanno potuto dimostrare di aver speso i fondi economali per attività istituzionale. I due, a questo punto, eroi, sono Roberto Aveta di Forza Campania ed un consigliere di NCD appartenenti, quindi, a due forze politiche lontane da me, ma ai quali per la evidente distorsione del sistema, vanno fatti i complimenti. Questi, infatti, non si sono trincerati dietro l’insulsa scusa della mancanza dell’obbligo di rendicontazione.
Tutti gli altri consiglieri, infatti, fanno fronte comune dicendo che non c’era l’obbligo di rendicontare. Tremilioni e mezzo di euro, anno 2011/2012 che, secondo i consiglieri regionali, dovrebbero essere considerati un regalo che i cittadini campani hanno voluto fare a loro ed alle loro felici e grasse famiglie. Credo che questa tesi la si dovrebbe spiegare anche ai tanti lavoratori delle partecipate regionali che non prendono lo stipendio ovvero agli ormai cronici inoccupati BROS.
Anche sulla base della legislazione europea credo, invece, che occorra sempre rendicontare quando si maneggia danaro pubblico ed in ogni caso seppure fosse valida la tesi sostenuta, mi chiedo se questa “scusa” sia idonea ad assolvere politicamente consiglieri regionali che con i nostri soldi si sono comprati cravatte, gioielli, pagati la TARES di casa dicendo che era la sede politica, mutande verdi, il banchetto di nozze del figlio etc etc., distraendo queste importanti risorse all’evidente bisogno di buona politica che c’è nel Paese.
Mi chiedo, infatti, se i tanti militanti di sinistra e di destra che frequentano le sezioni (quelle poche rimaste), avranno mai visto un euro di questi tremilioniemezzo. Questi soldi li si sarebbe potuti utilizzati per fare scuole di politica e di amministrazione, per la sensibilizzazione dei cittadini ai temi della politica regionale, per fare studi sociologici etc etc. Ebbene, credo che possiamo con buona approssimazione dire che a questi ragazzi è molto probabile non sia arrivato un euro.
Un giovane antropologo tedesco, che ho recentemente conosciuto, è in Italia da oltre un anno per fare uno studio sulla popolazione napoletana, grazie ad una borsa di studio data da un partito politico tedesco. E’ altamente probabile che le capre/politici del nostro paese una cosa del genere forse non se la riescono neppure ad immaginare. I consiglieri italiani non vanno più in là delle mutande verdi, della stecca di sigarette, di gioielli etc etc.
Una realtà amaramente rappresentata da Sorrentino nella Grande Bellezza. Un paese decaduto che campa sul nulla e sulle feste di maiali che indossano teste di maiale per divertirsi (Corriere della sera clikka).
Vedremo se questa gente che oggi occupa anche posti di sottosegretari di stato avrà la sensibilità di dimettersi.
Da Repubblica Napoli del 09.03.2014
Corte dei Conti del 09.03.2014
DARIO DEL PORTO
LE NOTIFICHE non sono ancora concluse, le schermaglie fra accusa e difesa però sono già iniziate. «Mi lascia molto perplesso la formulazione dell’accusa da parte della Procura regionale della Corte dei conti», commenta l’avvocato Vincenzo Maiello, legale di tre dei 60 consiglieri regionali destinatari dell’invito a dedurre firmato dalla magistratura contabile nel filone riguardante le spese per attività istituzionali rimborsate nel periodo 2011-2012. Anche l’avvocato Alfonso Furgiuele, che assiste il governatore Stefano Caldoro e i consiglieri Gennaro Salvatore (quest’ultimo indagato anche nell’indagine penale e da alcuni giorni agli arresti domiciliari) Sandra Lonardo e Fulvio Martusciello, parla di «ipotesi d’accusa forzata». E spiega: «La legge non prevedeva in capo ai consiglieri l’obbligo di rendicontazione di quelle spese. Questi rimborsi non vanno confusi con quelli erogati dal fondo comunicazione, dove era richiesta la documentazione giustificativa. Al contrario, nel caso delle attività istituzionali al consigliere può essere solo chiesto di chiarire se la spesa era compatibile con le funzioni previste».
La Procura regionale della Corte dei conti è invece di parere diverso. «La circostanza di non essere tenuti a fornire alcuna giustificazione della spesa — si legge nelle motivazioni dell’invito a dedurre firmato dai pm contabili Pierpaolo Grasso e Ferruccio Capalbo — non esime gli utilizzatori dall’impiegarli solo per le specifiche finalità previste dalla legge e, conseguentemente, di essereobbligati a dimostrare la conformità delle spese effettuate alla finalità della legge stessa». Solo 4 consiglieri, fra i quali Roberto Aveta del gruppo Forza Campania e il capogruppo di Ncd Ugo De Flaviis, avevano rendicontato le spese e non sono stati raggiunti dall’avviso che è stato notificato dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. Ora gli interessati hanno 30 giorni di tempo dalla notifica per presentare la documentazione o chiedere interrogatori, poi la Procura regionale avrà 120 giorni per chiedere il giudizio. Caldoro su Facebook ribadisce: «Presenteremo tutte le carte. Abbiamo drasticamente ridotto i costi della politica ed eliminato i benefit. Pochi nel Paese hanno avuto il nostro stesso coraggio».
Ma il ragionamento della Procura contabile non convince l’avvocato Maiello, che argomenta: «In questo modo si verifica un singolare rovesciamento dell’onere della prova. La stessa Procura regionale della Corte dei conti riconosce che la legge escludeva esplicitamente l’obbligo di rendicontazione. Una eventuale utilizzazione per fini diversi dall’interesse pubblico deve essere dimostrata dalla pubblica accusa». A sostegno delle proprie tesi, la Procura ricorda una recentissima sentenza della Corte costituzionale che sancisce l’obbligo di rendicontazione, per chi gestisce denaro pubblico. «Ma ci vuole cautela — replica l’avvocato Maiello — prima di chiamare in causa soggetti per fatti avvenuti quando questo obbligo non esisteva e per giunta non si era ancora formata una giurisprudenza sul punto».
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