Continua il fallimento di Caldoro sui fondi europei

caldoroPiù passa il tempo più si avvicina la scadenza della Giunta Regionale più gli atti di Caldoro rappresentano una confessione della incapacità a fare l’unica cosa che una regione avrebbe dovuto fare: Programmazione e sviluppo mediante la spesa dei Fondi Europei!

Come già ho segnalato in qualche altro post, Caldoro in questi ultimi mesi è come se si fosse svegliato da un sonno, un sonno mortale non per lui ma per i cittadini campani ed ha preso a produrre atti con due obiettivi il primo quello di dimostrare di spendere oggi ciò che avrebbe dovuto spendere ieri, il secondo “sollecitare” il suo elettorato ed il mondo delle imprese attraverso la riproposizione di progetti da realizzare in quest’ultimo anno di mandato; come se ciò che si doveva fare in cinque anni lo si potesse fare in meno di 12 mesi! Qualche mese fa, infatti, ha adottato addirittura una delibera di accelerazione della spesa dei fondi europei su cui ho già scritto (clikka).

Oggi, invece, da quello che leggo da Repubblica Napoli (in calce l’articolo) mi sembra che caldoro da un lato fa outing, dimostrando di aver sbagliato a revocare le delibere adottate negli ultimi sei mesi del mandato della Giunta Bassolino, dall’altro fa peggio e per spendere i soldi dei progetti europei già assegnati, abolisce i vincoli e le verifiche, cosicché i soggetti beneficiari dei fondi europei non dovranno dimostrare di aver conseguito gli obiettivi che, invece, dovevano conseguire.

In sostanza Caldoro fa l’unica cosa che non avrebbe dovuto fare: Stende una mano alle imprese che in un certo qual modo sono venute meno al “patto”. Sarebbe stato meglio insistere con i controlli per non dare i soldi ai cd. furbetti dei fondi europei.

Sono, infatti, convinto che l’unica cosa seria che si debba fare con i fondi europei, ed in generale con la spesa pubblica, sia il controllo del raggiungimento degli obiettivi perché la nostra regione, ma anche il Comune, è piena di progetti e programmi finanziati con milioni di euro di fondi erogati solo per spenderli e basta, dove non c’è nessuno che controlla se sono stati spesi bene.

La prova è che parlando con un mio vecchio amico questi mi racconta un fatto che mi ha confermato i miei dubbi. Qualche tempo fa, infatti, la regione commissionò uno studio ad un gruppo di giovani professionisti (tra cui il mio amico) per verificare la ricaduta concreta dei finanziamenti europei, ebbene, il risultato fu duplice: 1) nel team fu arruolata una quota di amici degli amici pagati per non fare nulla; 2) quelli che lavorarono scoprirono che con la spesa di milioni di euro nessun posto di lavoro era stato creato. Nei corsi di formazione, infatti, c’erano più docenti che discenti. Chi non ricorda, infatti, i cd. progetto ISOLA o BROS, milioni di euro spesi solo per fare consenso elettorale. La cosa bella è che questo mio amico mi ha detto che lo studio fu archiviato e non diffuso ed a coloro che lo condussero fu fatta firmare una clausola di segretezza. NOn c’è che dire dei veri signori del bene e dell’interesse pubblico!

La riprova di ciò che dico è il caso delle guide turistiche di cui ho parlato in un altro post (clikka) e che è uno scandalo presente solo nella regione campania!

Proposta:

Caro Caldoro, non si affanni tanto a dimostrare ciò che ormai non può più dimostrare, la spesa dei fondi europei nella regione da Lei amministrata è al 33 % e questo è un dato che non può recuperare in pochi mesi. Se volesse veramente il bene della Regione non continui a proporre atti amministrativamente e politicamente indecenti, organizzi un buon team di dirigenti e funzionari della regione in grado di portare avanti i programmi ed i progetti europei. Non si può costruire un edificio senza le fondamenta! Se non ha le professionalità interne, allora, provveda a recuperarle all’esterno saranno soldi spesi bene!

Vedi anche:

Progetto UNESCO ed incapacità un binomio assoluto e perfetto (clikka)

il grande progetto unesco una corsa persa contro il tempo (clikka)

Da Repubblica Napoli del 10.08.2014

FONDI EUROPEI 2000-2006

Pagamenti alle imprese, caldoro cancella i vincoli

Caldoro segue le tracce della giunta Bassolino

ALESSIO GEMMA

NIENTE più “indicatori” da rispettare per meritare i fondi europei. Niente graduatorie da scalare. Il presidente della Regione Stefano Caldoro spiana alle imprese la strada per ottenere i contributi di almeno 8 anni fa: quelli programmati tra il 2000 e il 2006 dalla prima amministrazione di Antonio Bassolino.

UNA mossa per recuperare il ritardo nella spesa degli attuali finanziamenti 2007-2013 ed evitare di perdere risorse per il prossimo ciclo di investimenti 2014-2020.

E’ scritto in una norma, passata sotto silenzio, del maxi emendamento approvato con la legge finanziaria. Così recita l’articolo 11: “in considerazione della particolare gravità della crisi economica internazionale e nazionale, che ha colpito anche il sistema produttivo regionale campano, le imprese beneficiarie delle agevolazioni del Por Campania 2000-2006 non sono più tenute al rispetto degli obblighi derivanti dal calcolo degli indicatori utilizzati per la formazione delle graduatorie. Sono fatti salvi i provvedimenti amministrativi già adottati”. Cosa significa? Che per i progetti europei, dei quali sono stati impegnati i fondi di due consiliature fa, saltano le “regole” pattuite. Le imprese beneficiarie dei finanziamenti residui non dovranno più eguagliare quegli obiettivi stabiliti all’inizio della programmazione con la Regione, necessari per intascare i contributi. Numero di posti di lavoro generati, rapporto tra il totale di investimenti attivati e il totale della spesa pubblica: questi i principali “indicatori”. Vuol dire, ad esempio, che per vedersi assegnare i fondi, una particolare azienda doveva dimostrare che il progetto portato avanti era in grado di creare un certo numero di occupati. Non ce ne sarà più bisogno. Via libera, quindi, a 10 vecchi capitoli di spesa per ridare ossigeno all’economia campana in recessione come quella italiana. Rifiuti, turismo, beni culturali, innovazione tecnologica, artigianato: c’è di tutto nelle misure privilegiate da Caldoro. Ecco il dettaglio: sostegno alle imprese per la costruzione di impianti di compostaggio e di energie rinnovabili; contributi a piccole imprese che operano nella ristorazione, nella ricettività turistica, nei parchi; aiuti a “imprese commerciali inserite in contesti urbani da recuperare” e a “imprese di artigianato coinvolte in scambi con l’estero”.

Quello che può sembrare un assist da parte di Caldoro all’ex governatore Bassolino, si rivela in realtà una strategia per ridurre lo svantaggio della Campania sui fondi 2014-2020. Logico il ragionamento seguito ai piani alti di Palazzo Santa Lucia: se i finanziamenti europei 2007-2013 sono stati spesi solo per il 33 per cento, c’è il rischio di avere meno soldi sul programma 2014-2020, anche alla luce del fatto che la Regione ha riproposto all’Europa i “Grandi progetti” rimasti al palo negli ultimi 6 anni. Come porto di Napoli e Regi Lagni. Nel 2010 infatti la giunta Caldoro aveva “congelato” gli atti approvati dalla vecchia amministrazione per sottoporli a verifica e sbloccarli solo nell’ultimo anno. Ora la soluzione escogitata è di fare “sponda” con la programmazione precedente 2000-2006 per aumentare i fondi già spesi. E convincere anche il premier Renzi a non tagliare la quota di cofinanziamento da parte dello Stato sui progetti che partiranno dal 2014.

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