La Regione mette a Bando lo Stadio Collana

collanaIl Collana è stato sempre gestito dal Comune, seppure, per una circostanza ignota risulterebbe essere in proprietà della Regione che, impropriamente, oggi ha pensato di estromettere l’amministrazione comunale per giocarsi la partita in prima persona. E’ chiaro che anche questa mossa serve a giustificare la presenza di consiglieri regionali sul territorio snaturando la funzione stessa dell’ente locale che è, occorre ricordare, quella di programmazione e legislativa. Ieri, infatti, scrivevo che caldoro sente avvicinarsi le elezioni (clikka) ed oggi leggo sul BURC Regionale addirittura di questa scelta di mettere a Bando lo Stadio Collana (clikka). Diciamo che i consiglieri regionali di maggioranza, pressoché tutti inquisiti, per aver speso senza giustificazione milioni di euro pubblici (vedi la grande bellezza dei consiglieri regionali clikka), oggi hanno pensato bene di sollecitare gli elettori anche mediante questo stratagemma.

Ad ogni buon conto i termini della questione Collana sono questi: Si possono candidare alla gestione dell’impianto cittadino, per 15 anni non rinnovabili, società e/o associazioni anche consorziate o raggruppate che abbiano una esperienza decennale negli sports che si praticano nell’impianto, anche se praticati in un’altra struttura, siano in regola con tutti i requisiti richiesti, facciano domanda nelle forme e modalità richieste dal bando, entro il le h. 12,00 del 20.10.2014.

La base d’asta è 120.000,00 €. (iva inclusa) per i primi otto anni e per i successivi sette anni un incremento di altri 50.000,00 €. Ovviamente occorre leggere bene il bando e per chi è interessato condivido anche lo schema di convenzione collana (clikka) ed il modello di domanda collana (clikka).

Cosa dire i pericoli sono tanti ed avere l’assicurazione che nel Collana si potrà continuare a praticare lo sport come è accaduto fino ad ora lo potremo vedere solo all’esito della gara di aggiudicazione, ma le domande sono tante. La struttura del bando è, infatti, a punteggio dove l’offerta di incremento economico è valutata 20 punti mentre quella tecnica e quella gestionale sono valutate 40 punti ciascuna.

Alcune domande:

perché non è compreso il tennis che è affidato al circolo mi pare per circa 10.000,00 €. all’anno?

perché non è stata prevista sin da ora il ripristino della palestra di Basket?

che fine faranno la corsa ed il nuoto libero ?

Comunque il bando è in fase di studio ed a settembre provvederemo a tirare le conclusioni mediante un confronto. Speriamo bene …

Un dato curioso io lo stadio l’ho sempre indicato come quella in Piazza Quattro Giornate è curioso che negli atti della regione si è fatto di tutto per evitare di indicarlo come sede in questo modo …

vedi anche:

Lo Stadio Collana (clikka)

A conferma che la regione si stia muovendo sono in un ottica elettoralistica vi incollo l’articolo de la Repubblica di cui Vi ho parlato:

Da Repubblica Napoli di oggi 31.08.2014

Elezioni, la Regione dà il via libera a cemento selvaggio

Si aprono i condoni edilizi di venti e trenta anni fa. Protestano sinistra e Legambiente: “Colpo di Mano”

OTTAVIO LUCARELLI

SI RIAPRONO in Campania i condoni edilizi del 1985 e del 1994. Il termine del 31 dicembre 2006 slitta alla fine del 2015 e si restringe anche l’area protetta della penisola sorrentina che perde tutto il versante nocerino-stabiese. Passano gli anni, i decenni, ma alla fine le partite elettorali a Napoli e dintorni si continuano a giocare sempre sul cemento. E stasera in consiglio regionale, sul condono contenuto nel maxi emendamento collegato alla Finanziaria su cui il presidente Stefano Caldoro ha posto il voto di fiducia, si apre di fatto la campagna per le elezioni regionali della primavera 2015. È il punto 72 del maxi emendamento a scatenare la protesta degli ambientalisti. Una sanatoria che, in sostanza, comprende tutti gli abusi edilizi esclusi quelli realizzati nelle aree in cui è prevista “l’inedificabilità assoluta”. «La maggioranza di centrodestra — accusa Anna Savarese, vicepresidente regionale di Legambiente — si prepara in Regione a un colpo di mano degno della prima Repubblica certificando sul fronte del cemento un “via libera” a tutti. Una follia che rischia di portare un nuovo sacco al patrimonio ambientale e paesaggistico della Campania. In dieci anni la “Cemento spa” ha realizzato infatti nella nostra regione oltre sessantamila case abusive pari a oltre nove milioni di metri quadrati di superficie». Ieri pomeriggio, nel momento in cui è stata posta la fiducia, l’opposizione di centrosinistra per protesta è uscita dall’aula.

QUARANTA pagine, oltre duecento articoli. Quando ieri pomeriggio l’assessore regionale alle finanze, Gaetano Giancane, ha annunciato su delega del presidente Caldoro il voto di fiducia sul maxi emendamento, le opposizioni hanno abbandonato l’aula protestando duramente. «La maggioranza — accusa Raffaele Topo, capogruppo del Pd — sta stravolgendo tutte le regole. I provvedimenti collegati devono essere approvati prima del bilancio di riferimento e, invece, ci ritroviamo sei mesi dopo a discutere del maxi emendamento in un clima che vede calpestati i principi fondamentali di correttezza amministrativa».

Le accuse di centrosinistra e ambientalisti, in sostanza, riguardano il fatto che il punto 72 del maxi emendamento contiene un super condono perché cancella una serie di aree protette e consente aumenti di volumetrie anche nella zona rossa del Vesuvio. Per quest’area le nuove norme urbanistiche ribadiscono il divieto di costruire nuovi edifici a scopo residenziale e di ampliare immobili esistenti, ma consentono adeguamenti per garantire la stabilità degli edifici nel rispetto della normativa antisismica e interventi finalizzati all’efficienza energetica degli immobili.

«Il centrodestra in questa fase — accusa Antonio Marciano del Pd — mostra tutta l’arroganza per nascondere la propria inconsistenza. Manca cultura di governo, manca rispetto per le istituzioni e il Consiglio oltre alle più elementari regole a tutela della democrazia. Da oggi abbiamo un’aula fuorilegge».

Parte la campagna elettorale e rimane nel maxi emendamento, anche se modificata rispetto alla prima stesura, la cosiddetta norma “anti De Luca”, il sindaco di Salerno che nel 2010 fu l’anti Caldoro. La norma al punto 214 decreta l’ineleggibilità alle cariche di presidente della giunta e di consigliere regionale per «i sindaci dei Comuni superiori a cinquemila abitanti compresi nel territorio regionale» e anche per «i componenti dell’esecutivo delle aree metropolitane, presidenti e componenti delle giunte provinciali». Per essere eletti dovranno dimettersi «non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature».

Regione Campania: Si avvicinano le elezioni

caldoroIncollo tre articolo de Il Mattino di Napoli di oggi (30.08.2014) e di ieri che inchiodano il governatore della Regione Campania alle proprie responsabilità, poiché sono la dimostrazione che durante tutto il suo mandato non ha fatto altro che girarsi i pollici non facendo nulla per costringere dirigenti e funzionari a spendere, in modo serio e costruttivo i nostri soldi europei. Ieri leggo che sono addirittura a rischio i finanziamenti per il porto di napoli (che significa macato sviluppo e posti di lavoro), oggi leggo di una delibera con la quale, guarda caso solo ora, si sarebbero sbloccati 300 milioni di euro. Il governatore sostanzialmente in  meno di un anno vorrebbe spendere ciò che non è riuscito a spendere né a programmare in cinque anni.

La Regione Campania  muore di disoccupazione e Napoli è stretta nella morsa della decadenza, con palazzi che letteralmente crollano anche perché non si è riusciti a creare un circolo virtuoso mediante la spesa dei finanziamenti europei. Oggi addirittura leggo che il governatore si sarebbe ricordato della stazione di Montesantangelo, per intenderci quella dell’opera di Kapoor di cui ho già scritto addirittura nell’agosto del 2012 quando i giornali se ne occuparono facendo scoppiare il caso: gli sprechi della metropolitana (clikka)lo scandalo della metropolitana di Kapoor ed i giornali (clikka)le stazioni di montesantangelo di Kapoor (clikka).

Ora mi chiedo caldoro oltre a non leggere i giornali dai quali poteva accorgersi della questione già nel 2012, non parla neppure con i suoi dirigenti e funzionari che forse gli avrebbero potuto dire che il progetto di montesantangelo era bloccato. Guarda caso caldoro si accorge di questi progetti proprio in questo periodo di campagna elettorale per sollecitare i suoi elettori e dimostrare che sta facendo qualcosa. Peccato che proprio questi suoi colpi di coda dimostrano ancora di più la sua incapacità ed il grave ritardo.

vedi anche:

la città crolla e la regione restituisce i soldi (clikka)

la regione che ruba soldi e futuro ai suoi cittadini (clikka)

Da Il MATTINO NAPOLI del 29-07-2014

Grande progetto al palo, assedio all`Authority

Le gare non decollano, frenata sul piano regolatore: a rischio anche i fondi 2014/2020.

Le infrastrutture, il caso Grande progetto al palo, assedio all’Authoriti. Le gare non decollano, frenata sul piano regolatore: a rischio anche i fondi 2014-202

Attuazione del Grande Progetto e revisione del Piano regolatore portuale. I due grandi eterni che riguardano il rilancio del porto di Napoli camminano a braccetto anche perché, se non si arriva all’approvazione definitiva del Piano regolatore, è a rischio anche la parte del Grande Progetto che è già stata appostata sull’Agenda UE 2014-2020. Tutti si sarebbero aspettati, però, uno sforzo energico per tentare di salvare i finanziamenti per 154 milioni già concessi dalla UE, invece, giorno dopo giorno emerge con sempre maggiore chiarezza che le spinte in atto mirano soprattutto alla modifica del Piano regolatore e in particolare al salvataggio della darsena petroli. Il Piano, infatti, ha nel tombamento della darsena petroli uno dei suoi punti qualificanti: l’intervento eliminerebbe un grande rischio, quello dell’alimentazione da mare dei depositi di prodotti petroliferi e di gas combustibile posizionati a due passi dalle abitazioni e dai terminal dove lavorano qualche centinaia di operai. E ieri la questione dello strumento di pianificazione portuale ha avuto anche una eco nella prima riunione del Comitato Portuale presieduto dal commissario Francesco Karrer. «Il Commissario ha aperto i lavori – spiega una nota – informando sulle attività sin qui svolte (riordino in materia di concessioni, lavori infrastrutturali in corso, piano regolatore dell’intera circoscrizione portuale, opere presenti nel Grande Progetto) e proponendo un calendario di sedute per sottolineare l’impegno. La riforma Avanza nel decreto «Sblocca Italia» il progetto di fusione delle Autorità ad affrontare le questioni principali per la ripresa dello scalo partenopeo: la revisione del nuovo piano regolatore (il Consiglio superiore dei lavori pubblici nel marzo 2013 ha rinviato all’AP il documento urbanistico) e l’attuazione del Grande Progetto; per passare quindi alla verifica delle concessioni e della riscossione dei canoni dovuti». Come se il tempo si fosse fermato al dicembre 2013, data in cui la magistratura ha estromesso dal porto il commissario Dassatti. Ma a ben vedere stanno venendo al pettine tutti i nodi che riguardano i ritardi accumulati dall’Autorità Portuale di Napoli. Il governatore Stefano Caldoro va all’attacco sul Grande Progetto del porto di Napoli e mette sotto accusa senza mezzi termini proprio l’Autorità Portuale. «Il porto di Napoli ha candidato ai finanziamenti del Grande Progetto – ha detto al “Mattino” – opere che erano state programmate e progettate ben prima del 2011, alcune delle quali definananziate per il mancato inizio dei lavori». Come dire: stiamo parlando di opere che potevano già essere state realizzate e che, invece, non si è riusciti a portare avanti. Incapacità? Litigiosità? Volontà di remare contro? In questi anni si è detto di tutto e siamo passati dalle accuse ai dirigenti lanciate dall’ex presidenti e commissario Luciano Dassatti alla «situazione complicata» del commissario Felice Angrisano, comandante generale della Capitanerie di porto, allo «spirito collaborativo: trovato dal commissario Karrer. Ma non si fanno passi in avanti. E non bisogna dimenticare che è dovuto intervenire anche il capo di gabinetto di Lupi Giacomo Aiello. Sarebbe successo tutto questo se l’Autorità Portuale avesse avuto una governance stabile? Se, invece di cinque commissari consecutivi ci fosse stato un presidente? Un uomo capace di cogliere subito i ritardi sul Grandi Progetto, un presidente che, dopo aver fatte approvare le linee di indirizzo al Comitato Portuale, avesse fatto scattare una difesa a spada tratta i punti fondamentali del piano regolatore portuale? Facile credere di no. Il fatto che Salerno, con una guida stabile da anni, sia in forte anticipo su Napoli sembrerebbe una risposta. D’altro canto i problemi legati ai continui commissariamenti per l’incapacità della politica di trovare soluzioni condivise si sta facendo carico

anche il governo. È in questa direzione, infatti, che il ministro Lupi ha inserito nel DL Sblocca Italia 1o schema di massima che prefigura una vera i propria rivoluzione delle Autorità Portuali 15 in tutto, e la possibilità di ulteriori fusioni e aggregazioni. Si parla di Autorità portuali e logistiche di rilevanza europea» e Napoli dovrebbe saldarsi con Salemo, così come lo stesso Lupi aveva già prefigurato all’atto della prima bozza di riforma.

Da Il Mattino di Napoli del 29.07.2014

«Opere bloccate dai veti incrociati ora è meglio ricollocare quei soldi»

Le reazioni. I sindacati: concentrarsi su settori che consentano di creare occupazione sicura. Ritardi e responsabilità. Il governatore Stefano Caldoro ha detto chiaro e tondo che se il Grande Progetto del porto di Napoli non produrrà gli effetti sperati, le colpe bisognerà cercarle altrove. Una diagnosi che non piace all’opposizione. Antonio Marciano, vice capogruppo del Pd in Consiglio regionale, non ci sta: «Ritorna – dice – il refrain tanto caro a Caldoro del “tutti responsabili, tranne me”. Lui che, tra l’altro, siede di diritto nel Comitato Portuale (anche se in 4 anni non ha mai preso parte ad alcuna seduta), e dunque avrebbe potuto trasferire eventuali preoccupazioni o doverose sollecitazioni in tempi, modi, sedi adeguate. Addebitare oggi le colpe dei problemi del Porto di Napoli all’Authority è testimonianza di pochezza politica e di assenza di rispetto istituzionale». E ancora. «Ricordare oggi che il Porto di Napoli e, in generale, il sistema della logistica sono i principali datori di lavoro della Campania suona quasi come una beffa, di fronte all’inerzia di questi quattro anni di governo Caldoro. Anni in cui il Porto ha perso competitività e attrattività, ha ridotto il proprio traffico crocieristico e quello relativo ai container, vede imprenditori che sono già andati via e altri che sono tentati dal seguire la stessa strada». Lina Lucci, segretario regionale della Cisl, vuole vederci chiaro. «Le parole rassicuranti pronunciate da Francesco Karrer sull’avvio delle gare del Grande Progetto porto di Napoli nel prossimo mese di settembre stridono fortemente con quanto da lui stesso rappresentato al tavolo istituzionale della Cabina di regia sulla portualità. Ci preoccupano ancora di più le affermazioni di Karrer sul Piano regolatore portuale sembrano a sostegno di quei concessionari dei depositi costieri che si oppongono, da anni, alla delocalizzazione degli ormeggi per i traffici petroliferi, pur sapendo che le loro attività sono al tempo stesso pericolose per il rischio da incidente rilevante e fortemente inquinanti in quanto generano condizioni ambientali altamente cancerogene. Su questo tema è assordante il silenzio del sindaco de Magistris che, più di tutti, dovrebbe spingere per velocizzare la delocalizzazione dei depositi di petroli e gas nell’area di Napoli Est». E non basta. «Caldoro fa bene a sottolineare – spiega Lucci – di aver invitato da tempo, anche su nostra richiesta, l’Autorità Portuale a preparare progetti e ad avviare le gare in attesa della formalizzazione dei finanziamenti. A lui abbiamo già chiesto – proprio in sede di cabina di regia – che alla luce dei ritardi accumulati dall’Autorità Portuale e sulla base di uno scarica barile a cui continuiamo ad assistere, di definanziare il progetto e spostare quelle risorse su segmenti produttivi di spesa certa, per creare nuovi posti di lavoro subito». Per Anna Rea, segretario regionale della Uil, è arrivato il momento di mettere da parte polemiche e accuse: «Rivolgo un invito a tutti – ha dette affinché si passi dalle parole spesso inutili ai fatti. Il commissario Karrer è intenzionato a fare di tutto per recuperare il tempo perso: benissimo cerchiamo di centrare questo che obiettivo. Gli errori sono stati fatti su tutti i versanti, o è necessaria una scossa e, responsabilmente, la dobbiamo dare tutti insieme. Questa situazione è anche figlia di veti incrociati dei partiti nel definire una governance stabile per il porto». Rea mette tutti sul banco degli imputati: «Più che piantare bandierine mi sembra sia giunto il momento di dare un segnale di concretezza. Le gare devono partire subito e tutti i soggetti istituzionali, i dipendenti e i dirigenti, devono fare uno sforzo comune: il porto di Napli non può perdere anche questa occasione».

Da Il Mattino di Napoli del 30.07.2014

Trecento milioni per le opere incompiute, ripartono i lavori per la stazione di Monte Sant’Angelo.

Sblocca Campania: ecco i fondi = Turismo, passa la legge: nasce l’Agenzia regionale

La Regione vara la legge sul turismo: chiudono Ept e Agenzie di soggiorno. II sì in Consiglio dopo 31 anni: cancellati gli Ept. Gli operatori: da qui inizia la ripresa.

Trecento milioni per le opere incompiute, ripartono i lavori per la stazione di Monte Sant’Angel Sblocca-Campama: ecco i fondi. La Regione vara la legge sul turismo: chiudono Ept e Agenzie di soggiorno. Arriva lo «Sblocca Campania». Quasi trecento milioni stanziati per completare quattro opere incompiute. A partire dalla Metropolitana di Monte Sant’Angelo, fermata Università. Lì dove il treno è un desiderio che non passa: cantieri fantasma da tanti, troppi anni. La svolta a sorpresa è annunciata dal governatore Stefano Caldoro, nel giorno in cui inizia la maratona in Consiglio per l’approvazione del collegato di bilancio e viene licenziata la legge sul turismo, 31 anni per definire i 31 articoli che regoleranno «l’industria» più importante della regione. In concreto, gli Ept e le Aziende autonome di cura e soggiorno, già in fase di scioglimento, vengono definitivamente cancellati entro 180 giorni, e il personale trasferito in Regione. Nasce l’Agenzia regionale per la promozione del turismo e dei beni culturali, decisiva per sostenere una programmazione strutturata, con scadenze definite e prefissate. Novità anche per il turismo rurale e altre iniziative di sviluppo. > Il Consiglio regionale ha approvato con 32 voti favorevoli il testo che disciplina il settore. «Bene, un altro passo avanti» scrive su Twitter, in tempo reale dall’aula, il governatore Stefano Caldoro. «Una svolta senza precedenti: lo strumento giusto per promuovere sviluppo economico» sottolinea l’assessore Pasquale Sommese. E il presidente dell’Ente bilaterale del turismo, Costanze laccarino, anche presidente di Federalberghi: «Da qui inizia la ripresa. È un momento che aspettavamo tutti da tempo, un plauso a tutti quelli che ci hanno creduto fino alla fine». «Si metta mano adesso al riordino legislativo dei diversi settori, dalle agenzie di viaggio fino alla classificazione alberghiera» sollecita il presidente di Unioncamere, Maurizio Maddaloni. La legge riorganizza il sistema turistico e ne disciplina la governance. Definisce con nettezza ruoli, competenze e funzioni. Promuove più collaborazione tra pubblico e privato, attraverso i Poli turistici locali. In concreto, gli Enti provinciali per il turismo e le Aziende autonome di cura e soggiorno, già in fase di scioglimento, vengono definitivamente cancellati entro 180 giorni, e il personale viene trasferito in Regione. Nasce l’Agenzia regionale per la promozione del turismo e dei beni culturali (composta da un consiglio di indirizzo, un direttore generale e un collegio di revisori dei conti). «L’Agenzia regionale farà da collettore di sinergie, orientata da una visione strategica più ampia» sottolinea Luigi Cobellis, capogruppo Udc. Alla Regione è affidato il ruolo di programmazione e indirizzo (attraverso l’adozione di un piano triennale per il turismo e un programma annuale), ma anche il compito di regolamentazione e vigilanza sugli standard di qualità. Rilevanti le competenze sono, infatti, attribuite ai Comuni, che devono attivare i cosiddetti Siat, acronimo che sta per Servizi di informazione e accoglienza turistica. Coordinamento anche attraverso un Tavolo istituzionale delle politiche turistiche, presieduto dal governatore o da un suo delegato. Valorizzato il ruolo delle Pro loco, costituendo un albo regionale sotto l’egida dell’Unione nazionale Pro Loco d’Italia. «Tra le novità c’è il riconoscimento del “Turismo rurale” che ingloba l’agriturismo, il turismo verde, equestre e altro» argomenta il presidente del Consiglio, Pietro Foglia, promotore degli emendamenti nella precedente veste di presidente di commissione. Ancora: introdotta per legge la Carta dei diritti del turista, con informazioni obbligatorie sulle tutele. «Mettere ordine detta le basi per la ripresa dell’occupazione» sottolinea la consigliera di Fi Mafalda Amente, «II turismo in Campania è come il petrolio. Ora lavoreremo in giunta affinchè si raggiungano al più presto gli indirizzi delle linee programmatiche» annuncia l’assessore Bianca D’Angelo. Laborioso risultato delle proposte di Schifone-Lonardo, Nappi-Aveta e D’Angelo-Mucciolo con il disegno di legge a firma dell’ex assessore Giuseppe De Mita, oggi parlamentare che avvisa: «Una legge non risolve i problemi, definisce le condizioni per risolverli». L’opposizione fa notare: «E passata la nostra idea di governance per il turismo, condivisa anche dalle associazioni di rappresentanza del settore e dal sistema camerale» dice il vicecapogruppo pd, Antonio Marciano. La prova di forza vera oggi sul collegato alla finanziaria. Modifiche annunciate sull’eleggibilità dei sindaci e le dimissioni probabilmente necessarie solo al momento della candidatura e nei comuni con più di 15mila abitanti anziché 5mila. «È stato fatto un grande lavoro» afferma il capogruppo di Fi, Gennaro Nocera. Sul piede di guerra invece i gruppi di opposizione con Lello Topo, Anita Sala e Corrado Gabriele che a Caldoro chiedono di non ricorrere alla fiducia su un maxiemendamento.

Sicurezza e Controllo Cittadino

gennaro consiglioStamane (29.07.2014) in consiglio comunale ho voluto sottolineare la necessità di discutere della sicurezza e del controllo della città. Sono partito dalla strana soluzione adottata per i clochard in Piazza Carlo III, usando dei dissuasori sulle panchine per impedire che vi si stendano, per poi citare la incredibile ed inaccettabile condizione di Piazza Bellini abbandonata al degrado nella serate della “movida”. Ovviamente i primi ad essere chiamati a questo compito sono i Vigili Urbani, pertanto, non ho potuto non citare ciò che è apparso sulle pagine dei giornali cittadini in questi ultimi tre giorni. Incollo, in calce, l’articolo apparso su Repubblica Napoli di oggi che tiene conto degli accertamenti in corso e dei primi risultati di questi accertamenti. Stasera su Rai 3 alle 21,05 nella Trasmissione “Millenium” c’è una mia intervista sul caso dei Vigili Urbani.

Il mio intervento al 01.:13:39

Da Repubblica Napoli del 29.07.2014

Da Malati a sani: Stanati i primi imboscati

Dopo il dossier del responsabile della polizia municipale scattano le visite mediche per i “non idonei” Su 44, sei risultano abili al servizio in strada, dubbi sulle patologie per altri 18, che saranno rivisti.

ALESSIO GEMMA

ERANOstati tolti dalla strada perché malati. Ma per i medici che li hanno visitati nelle ultime ore hanno tutti i requisiti per dirigere il traffico.

Sono i primi sei agenti “guariti”. O meglio, dichiarati improvvisamente abili al servizio. Accade dopo il dossier del responsabile della polizia municipale, Francesco Maida, dove si denunciano al sindaco «privilegi e benefici» goduti dai caschi bianchi. Nel dossier si preannunciavano le visite mediche, scattate per accertare chi, tra i quasi 700 vigili “non idonei”, può continuare ad indossare la divisa.

In mattinata sono arrivati dal Policlinico i risultati dei primi 44 accertamenti (su 100). E i numeri danno ragione, in percentuale, alle perplessità avanzate nel dossier. Perché per la prima volta l’amministrazione aveva chiesto alla commissione medica un verdetto definitivo: i vigili visitati dovranno essere dichiarati abili a svolgere le mansioni in strada oppure verranno trasferiti in altri uffici del Comune. Basta con le tante “limitazioni di salute” che permettevano agli agenti di non uscire in strada ma di conservare in busta paga le indennità tipiche della professione.

Dunque, dei 44 sottoposti ai test, sono 16 quelli che appenderanno la divisa al chiodo: effettivamente “non compatibili”. Ciò vuol dire che dovranno rinunciare fino a 520 euro al mese tra “vigilanza, produttività, turnazione e reperibilità”. Non solo. Per altri 18 malati che sulla carta possono restare in piedi solo per 3 ore consecutive e non per un turno totale di 6 ore, i dottori vogliono vederci chiaro: torneranno in ospedale tra sei mesi. Il che fa presumere che altri agenti potrebbero essere recuperati alla viabilità. Altri 4 sono stati riconosciuti “non idonei” ma “temporaneamente”, mentre tra i 6 che avevano un certificato medico diventato da ieri carta straccia c’era un vigile assunto da soli 4 anni.

Entro il 4 agosto il Policlinico dovrebbe inviare il responso sugli altri 56 agenti.

Per poi completare le 700 visite nei prossimi mesi. Al comando già si elaborano le prime proiezioni. Se le percentuali dovessero essere confermate allora tornerebbero abili e operativi almeno un centinaio di caschi bianchi e soprattutto oltre 200 dovrebbero cambiare di ruolo per far posto in polizia municipale agli idonei dell’ultimo concorso e a nuove assunzioni. Intanto il triumvirato al comando finito nel mirino dei sindacati che hanno annunciato un contro-dossier sull’organizzazione del Corpo da inviare in Procura, risponde con i dati delle attività svolte da gennaio a giugno 2014.

Ecco il report firmato il 23 luglio dal dirigente dell’area operativa Ciro Esposito: rispetto al 2013 si registra un aumento del 5 per cento dei controlli effettuati per violazioni al codice della strada, al commercio, all’edilizia e all’ambiente. Senza contare le 21200 notifiche di verbali e atti di polizia giudiziaria, gli 8574 accertamenti di carte d’identità, i 1833 controlli ai cantieri e i sequestri di merci per 53853 giocattoli e 51257 accessori per telefonini. Esposito sottolinea al sindaco «la maggiore efficienza raggiunta nonostante in tale periodo si sia registrato un depauperamento dell’organico».

E intanto non si placano le polemiche. «I sindacati – attacca Carmine Sgambati, consigliere delegato alla polizia municipale – devono capire che bisogna tenere lontana la polizia municipale da una politica clientelare. Spostamenti e trasferimenti di agenti e sindacalisti non sono materia di contrattazione ma spettano al sindaco». Per il consigliere Gennaro Esposito invece «sarebbe facile fare populismo dicendo che i sindacati così come i partiti sono da abolire. Occorre, invece, far capire ai cittadini che questi organismi sono la cinghia di trasmissione tra cittadini-lavoratori ed istituzioni dei quali non possiamo fare a meno». Il caso dei vigili urbani di Napoli sbarca in prima serata stasera su Rai3 alla trasmissione “Millenium”.

La Relazione del Comandante dei Vigili Urbani

VigiliCome promesso ieri oggi offro alla Vostra lettura la Relazione del Comandante Dott. Maida VVUU (clikka) sullo stato di salute dei caschi bianchi di cui ancora oggi (28.07.2014) si discute su La Repubblica Napoli.
Credo che valga la pena leggerla per capire quale è lo stato dell’arte e come si potrebbe cercare di fare in modo che non accadano usi distorti di prerogative che sono previste dalla legge a tutela dei lavoratori.
I Sindacati, così come i partiti, intesi nella loro funzione sociale e politica, sono necessari alla vita democratica del Paese e, pertanto, vanno difesi in ogni luogo e momento anche mediante la repressione di quei comportamenti che strumentalizzando il loro ruolo ne minano la credibilità.
Sarebbe facile fare populismo dicendo che i sindacati così come i partiti sono da abolire, ma questa non è la soluzione del male anzi. Occorre, invece, far capire ai cittadini che questi organismi, che costituiscono i cd. corpi intermedi, sono la cinghia di trasmissione tra cittadini/lavoratori ed istituzioni dei quali non possiamo fare a meno. Chi dice il contrario o mente per fare proselitismo o mente perché pensa ad un regime dittatoriale!
Reprime e discutere di eventuali comportamenti scorretti dei sindacati, significa difenderne il ruolo e le funzioni che sono il frutto di conquiste pagate con la vita ed il sangue dei nostri concittadini!
Segnalo che domani 29.07.2014 su Rai Tre in prima serata Durante la Trasmissione Millenium si parlerà della questione dei Vigili Urbani di Napoli.
Ed il caso sbarca su RAI tre nella Trasmissione MILLENNIUM (clikka)
Vedi il post di ieri
Da Repubblica Napoli di oggi 28.07.2014.
Caso vigili urbani i sindacati sotto choc provano a reagire
Preparato un contro-dossier da inviare in Procura “Non c’è un comandante, il triumvirato fa danni”
ALESSIO GEMMA
«LE REGOLE? Siamo stati i primi ad averle chieste all’amministrazione». Parola di Cgil, Cisl e Uil. I tre sindacati non porgono l’altra guancia. E passano al contrattacco di fronte al dossier inviato al sindaco dal responsabile dei vigili urbani Francesco Maida, rivelato ieri da Repubblica, dove si punta l’indice contro «benefici, permessi e boom di certificati medici» che producono «troppe zone d’ombra» tra gli agenti. Lo schiaffo brucia, per chi ora si ritrova tra i propri iscritti al sindacato anche alcuni di «quei 1100 caschi bianchi» che come scrive Maida vivono di «privilegi». Ma per i sindacati la causa di tutti mali del corpo di polizia municipale ha un nome che evoca accenti imperiali: «il triumvirato». E cioè il vertice composto da tre dirigenti, insediatosi da febbraio scorso e che ha l’effetto di «disperdere le responsabilità». Guastare la catena di comando. Ecco allora spuntare un contro-dossier preparato dai sindacati e che sarà inviato presto in Procura: l’altra “verità” per la quale a tremare dovrebbe essere la giunta di Luigi de Magistris e non solo dipendenti e sindacalisti. Senza contare — spiegavano ieri gli agenti — che ai benefit legati alla legge 104, ai permessi studio e per motivi familiari e alle «infermità» godute dai vigili fanno da contraltare i tagli al salario accessorio patiti negli ultimi due anni a causa degli squilibri di bilancio. Stretta su turnazioni, indennità di rischio.
Il caso vigili urbani scuote i sindacati “Maida non ha torto”
Dopo la denuncia sui privilegi degli agenti in arrivo un contro-dossier di Cgil, Cisl e Uil
ALESSIO GEMMA
«SUL piano etico – dichiara Massimo Salvatore, segretario funzione pubblica della Cgil – sono d’accordo con Maida. Molte cose di quel dossier le condivido. Come la questione degli inidonei ai compiti in strada: non tutti hanno inabilità. Ma ci vorrebbe più confronto con i sindacati. E maggiore equità nella rotazione dei capi di sezione. Perché a Fuorigrotta e Soccavo non cambiano? È chiaro che servono più vigili in strada perché la città è abbandonata.Mamagaric’èda dire che il corpo non è diretto come dovrebbe: una divisione di compiti tra tre responsabili non genera chiarezza. Noi rivendichiamo il diritto del sindacato ad essere informato quando un dirigente sindacale viene spostato da una sezione. Possiamo chiederlo perché da noi i sindacalisti se ne sono andati: forse non consentivamo loro di mantenere certi privilegi».
Un caso dalla Cgil: i 900 iscritti tra gli agenti sono passati a poco meno di 200 nell’ultimo anno. Chi non ci sta è il segretario della funzione pubblica del- la Cisl, Salvatore Altieri: «Quel dossier dà una visione distorta. In primis, vanno sottratti gli agenti dell’ufficio legale, gli addetti alla Procura e quelli impegnati nei piantonamenti, per cui i vigili a disposizione in strada passano da duemila a 1200. Sulla carta. Il problema non sono permessi e benefici che sono ormai diventati un alibi, ma le inefficienze che attengono all’organizzazione del corpo da parte di un comando costituito da persone con un curriculum nel settore sicuramente non ricco, fatta eccezione per l’area legale».
Spiega Antonio Micillo, coordinatore regionale polizia locale Uil: «Non c’è un comandante effettivo, nel vuoto di potere succede che intere periferie restino sguarnite di vigili. O che i 1100 privilegiati non sono in strada perché stanno svolgendo gli altri 20 compiti a cui è chiamato il Corpo. C’è da chiedersi: il direttore generale Attilio Auricchio quando ha comandato cosa ha fatto? Perché tutti questi privilegi li scopre Maida? Se c’è abuso di benefici allora c’è una “culpa in vigilando” di chi non ha visto o non ha voluto vedere. L’amministrazione ha la facoltà di cambiare ruoli ai vigili. Ma perché se ne accorge proprio adesso? Forse si vogliono far scorrere le graduatorie e bandire nuovi concorsi in polizia municipale a ridosso delle elezioni comunali 2016?». Per non parlare di una ventina di nuovi dirigenti da nominare: pare che tra i vigili senza laurea sia scattata la corsa per iscriversi a università fuori Napoli.
«Abbiamo ottenuto dei grossi risultati – commenta Carmine Sgambati, consigliere delegato alla polizia municipale -Erano 14 anni che non si compravano le divise e la gara è in itinere, tra due mesi avremo macchine nuove. Certi istituti contrattuali erano usati in maniera delirante». Si chiede il consigliere Gennaro Esposito: «Perché questa relazione di Maida era riservata? Il sindaco voleva trasformare il Comune in una casa di vetro, ma intanto si continua a violare la trasparenza degli atti». E lo sconforto ieri assaliva qualche agente: «Ora quando faremo le multe i cittadini ci diranno che siamo tra i 1100 vigili che non ne vogliono sapere di lavorare».

Il caso dei Vigili Urbani tra trasparenza e buona amministrazione

VVUUOggi (27.07.2014) leggo su Repubblica Napoli un ampio articolo su una relazione fatta da un componente del triunvirato del Comando dei Vigili Urbani da cui si desumono, ancora una volta, dei dati allarmanti sulla gestione dei Caschi Bianchi. Ora a prescindere dai fatti esposti bene nell’articolo, la cosa che mi colpisce è che questa relazione sarebbe “riservata” il che credo contrasti  con il principio di Trasparenza che, a mio avviso, è il primo gradino per la buona e corretta amministrazione ed, inoltre, come al solito contrasta anche con la cd. “casa di vetro” di cui il sindaco parlava in campagna elettorale.

La trasparenza, infatti, se da un lato rende conto ai cittadini di come si spendono i loro soldi, dall’altro costringe la stessa pubblica amministrazione ad assumere comportamenti virtuosi avendo, tra l’altro anche un effetto sugli stessi dipendenti della pubblica amministrazione che si vedono costretti al confronto.

Inoltre, parlare pubblicamente di questi fatti rende giustizia ai tanti altri dipendenti che, invece, fanno il loro dovere. Nel caso di specie, però, apprendiamo un dato assolutamente anomalo e cioè che circa la metà del totale dei Vigili Urbani avrebbe un comportamento scorretto (900 su 2000).

Ad ogni buon conto pare di capire, per non scoraggiarci, che da quando si è iniziato a parlare di permessi sindacali pubblicamente sui giornali si sia ridotto drasticamente il loro uso il che evidentemente conferma la mia tesi. Ora mi aspetto che i sindacati facciano una seria revisione della loro rappresentanza e riducano drasticamente il loro numero non essendo credibile né sostenibile che in un corpo che conta 1940 vigili ci siano 430 rappresentanti sindacali (una media di 1 RSA ogni 4,4 Vigili).

Vedi anche:

Vigili Urbani nel disinteresse delle commissioni (clikka)

vigili urbani più impegnati a dirigere il sindacato che il traffico (clikka)

I furbetti del quartierino dei vigili urbani (clikka)

Caos cittadino chi comanda i Vigili Urbani (clikka)

Da Repubblica Naoli di oggi 27.07.2014

Scoppia lo scandalo dei vigili “Ecco perché più della metà non compie i l proprio dovere.

Il responsabile della polizia municipale, Maida, invia un fascicolo al sindaco Nel mirino benefici, permessi sindacali e familiari e il boom di certificati medici

ALESSIO GEMMA

«SOLO900 vigili urbani svolgono il proprio dovere, gli altri 1100 possono contare su privilegi che incidono negativamente sul rendimento dei reparti operativi». L’accusa, in un dossier riservato. Firmato dal responsabile della polizia municipale Francesco Maida. Un fascicolo inviato il 4 luglio ai vertici di Palazzo San Giacomo: il sindaco Luigi de Magistris, l’assessore al Personale Francesco Moxedano, il direttore generale Attilio Auricchio, il presidente della commissione Personale Elio Izzi.

Cinque pagine dove sono elencati con cifre e dati permessi, benefici, certificati medici dei caschi bianchi. E le iniziative adottate da marzo per imporre «regole certe e trasparenti». Un’operazione definita, testualmente, di «pulizia etica, morale ed organizzativa », scrive Maida.

Un passo indietro per capire come si è arrivati a questo dossier. Il nuovo corso parte a febbraio quando il sindaco affida il comando della polizia municipale a tre uomini: il vicedirettore al Personale del Comune, Francesco Maida, il dirigente al settore Legale Aldo Carriola e il responsabile dell’area operativa Ciro Esposito.

È appena tramontata la possibilità di nominare a capo del corpo di polizia municipale il tenente colonnello della Guardia di Finanza Luigi Acanfora, ufficiale che aveva collaborato con de Magistris quando era magistrato in Calabria e che a dicembre 2013 aveva anche messo piede in “via sperimentale” nella sede del comando di via De Giaxa. La bocciatura a gennaio 2014 del piano di rientro dal debito da parte della sezione campana della Corte dei conti aveva dunque costretto il sindaco a ritirare l’investitura di Acanfora: niente soldi in cassa per stipulare il contratto di comandante ad un esterno.

Meglio, quindi, distribuire i compiti a 3 dirigenti interni. Che passano subito al setaccio l’organizzazione del corpo. Da qui quelle pagine finite ora sulla scrivania di de Magistris.

«Troppe zone d’ombra»,scrive Maida. «Ci siamo accorti che nella dura gestione della realtà quotidiana sani principi istituzionali si sono trasformati in sacche paludari dove ognuno ha trovato la personale soluzione ai propri problemi che hanno prevaricato e condizionato le superiori esigenze del servizio da offrire alla nostra città».

A cosa si riferisce il responsabile dei vigili? Maida entra nel dettaglio: «Ai permessi studio e a quelli per motivi familiari, ai permessi sindacali, ai benefici della legge 104, alle infermità, semi infermità e para infermità».

Gli effetti di questi «privilegi», come li definisce Maida, sono racchiusi in due paradossi descritti dal dirigente: «Di domenica e nei giorni festivi la forza lavoro non superava le 200 unità, come nel caso del primo maggio quando per tutte le 24 ore vi erano non più di 180 unità». Con le scene delle auto imbottigliate in via Marina fino al lungomare che riempirono le cronache dei giornali.

Ancora: «Tra i quasi 500 vigili non idonei ai servizi in strada si annoverano anche agenti assunti solo 4 anni fa».

Per il responsabile dei vigili individuare la causa di tutti i mali è semplice: «La cattiva ed erronea interpretazione degli istituti contrattuali che regolano il salario accessorio e l’attività dei dipendenti a cui si sono aggiunte fasi di lassismo e protezionismo di varia natura e genere».

Con episodi denunciati anche dai cittadini ai consiglieri comunali che li hanno resi noti in diverse sedute in via Verdi. «Vogliamo il numero certo e preciso dei rappresentanti sindacali presenti tra i vigili», tuonava ad esempio in aula il consigliere Gennaro Esposito (Ricostruzione democratica).

E ancora: Marco Russo, all’epoca capogruppo dell’Idv, scriveva al sindaco di un «sistema nei vigili che produce favoritismi e clientelismi ad amici imboscati»; mentre il consigliere delegato alla polizia municipale Carmine Sgambati (Napoli è tua) diffondeva le minacce ricevute dai sindacati.

Il dossier riprende in parte questi temi, non solo però. Contiene anche le decisioni assunte dal nuovo comando che si sono tradotte – certifica Maida – in «risparmi di centinaia e centinaia di migliaia di euro». In primis, la rotazione dei responsabili delle unità operative che «ha dato i suoi frutti sul controllo del territorio »; i tagli ai permessi studio e a quelli della legge 104 che insieme hanno consentito di «recuperare » per i festivi quasi 300 unità; la riduzione del 59 per cento dei permessi sindacali che «erano fruiti anche di domenica e nei giorni festivi».

Ma soprattutto una nuova «intesa con la medicina del lavoro» per accertare chi sono gli agenti «non idonei al servizio». Perché, scrive Maida, «chi non è in grado di svolgere determinate mansioni può essere impegnato in attività alternative a supporto di altri servizi del Comune».

Tra i caschi bianchi ci sono «600 idonei con limitazioni, delle quali l’85 per cento ai servizi di viabilità o ai servizi esterni». La soluzione pronta sono i cambi di profilo professionale per impiegare i non idonei nei settori del patrimonio e dell’antiabusivismo. Liberando posti nella polizia municipale, assicura Maida, «per far scorrere le graduatorie dei vincitori di concorso e bandire nuove assunzioni».

La Città Crolla e la Regione restituisce i soldi

caldoroQuanto è difficile spiegare le cose alla gente. I cittadini, giustamente, appena hanno a tiro un rappresentate delle istituzioni gli chiedono il conto di tutto, ma proprio tutto e l’argomento che ricorre sono le buche per strada, i palazzi che crollano e la munnezza, tre cose, tre obiettivi che possiamo dire falliti ed il fallimento è sotto giochi di tutti.

Ovviamente anch’io da cittadino mi sento soffocato da queste tre impellenze e, nonostante il mio ruolo di consigliere sia solo di indirizzo e controllo, mi sento anche responsabile nella misura in cui non riesco a entrare in comunicazione con la gente (ma ci provo sempre) per far comprendere dove veramente c’è il cancro ovvero il crimine. Si perché non spendere o saper spendere gli unici soldi che ci vengono assegnati dall’europa è un crimine che in un certo qual modo io in comune ho cercato di perseguire chiedendo le indagini sui fondi europei persi per la sicurezza delle nostre scuole (clikka) e per la sicurezza degli gli impianti sportivi napoletani (clikka) giungendo anche a chieder l’azione disciplinare verso i responsabili.

Ogni politico, ogni dirigente, ogni funzionario, ogni impiegato, ogni usciere o operaio che in un certo qual modo ha il compito di spendere i soldi europei o partecipa al complesso procedimento di spesa, credo che oggi ha un piccolo pezzetto di responsabilità per la morte di Salvatore Giordano (schiacciato dal cornicione della Galleria), delle tante persone che inciampano nelle buche e si rompono qualche osso, dei tanti incidenti che accadono per le buche per strada e delle tante autovetture che si “scassano” per lo stesso motivo.

Poi c’è un altro pezzo dei finanziamenti europei che riguarda i fondi per lo sviluppo sociale (FSE) e quelli per l’ambiente ed il lavoro ed allora gli stessi soggetti di cui ho detto prima hanno un ulteriore pezzetto di responsabilità per la mancata creazione di posti di lavoro, l’aumento dei furti, l’aumento degli “scippi”, l’aumento degli omicidi, l’aumento delle malattie per le mancate bonifiche e l’aumento della criminalità in genere. Ovviamente mi potrete dire che allargo troppo il campo ma, invece, dico che non è così perché non spendere i fondi europei oggi significa essere correi o corresponsabili (ditelo come volete) della povertà e della morte di tante persone il che significa essere CRIMINALI.

Ieri ho letto l’articolo che vi incollo in calce che non mi pare sia stato smentito dalla Regione Campania, dal quale si deduce che, contrariamente a quello che dice caldoro, la regione spende meno di due miliardi di euro a fronte degli otto, raggiungendo appena il 33,3% dei fondi europei, nonostante qualche suo assessore abbia dichiarato che la regione raggiunge invece il 60%. Ovviamente quest’ultimo dato è falso altrimenti non staremmo come stiamo con ospedali che chiudono e progetti di sviluppo fermi al palo (da Bagnoli a Napoli Est).

Ebbene, la prova della falsità di quanto va dicendo caldoro ed i suoi amici di giunta la si può desumere dal fatto che solo il 26.02.2014, quindi, a seiennio scaduto da oltre un anno, la Regione si ricorda di fare una delibera di accelerazione della spesa dei fondi europei (clikka) per spendere oltre quattro miliardi non spesi,  definendola così quasi a voler sfottere i cittadini campani!

In sostanza la regione vorrebbe spendere quello che non è riuscita a spendere per tutta la consiliatura in questi pochi mesi che la separano dalla scadenza del mandato. Lo scopo dell’amministrazione regionale, a pensar male (che nonni sbaglia mai) è ovviamente quello di campagna elettorale, senza alcuna dignità e vergogna verso le morti e le tragedie di cui, come ho detto prima, lo stesso caldoro ed i suoi amici di giunta sono da ritenere responsabili. Almeno responsabili nella misura in cui non hanno LICENZIATO i dirigenti, i funzionari, gli impiegati o gli uscieri che hanno sbagliato qualcosa nel complesso procedimento volto alla spesa dei fondi europei.

Allora come faccio io a spiegare ai cittadini che mi chiedono conto e ragione dello sfascio? Confesso che, quando incontro gente semplice con la quale è difficile entrare in comunicazione, alla fine ne esco sempre con un “fegato così” chiedendo loro chi hanno votato e perché hanno votato questo o quello, ottenendo sempre la stessa risposta: “sono tutti uguali“. A questo punto mi viene l’orticaria, penso ai miei figli ed alloro futuro, penso di scappare, o per lo meno di dare loro gli strumenti per scappare da questa città, questa regione da questo paese!

Non è possibile io non sono uguale a loro, non sono uguale a caldoro né a cesari! E’ così che ci vogliono far credere per impedirci di lottare. Ci vogliono rassegnati per rubarci il voto al momento opportuno … tanto sono tutti uguali per 50, 25 euro o la busta della spesa o la visita mediaca, o l’esame di scuola o la buca sotto casa mia, posso pure farmelo rubare questo voto tanto sono tutti uguali.

Vedi anche:

una citta che crolla e la cultura della sicurezza (clikka)

La Regione Campania che ruba soldi e futuro ai suoi cittadini (clikka)

La Regione boccia il comune di napoli sui finanziamenti europei (clikka)

Da Repubblica Napoli del 25.07.2014

Fondi Europei, ecco i progetti

Caldoro approva il ciclo di investimenti: otto miliardi che dovranno produrre opere e lavoro entro il 2020 Bonifica dei territori inquinati e lotta alla disoccupazione giovanile sono le priorità di Palazzo Santa Lucia

ALESSIO GEMMA

AMIANTO. E generazione “neet”: giovani che non studiano e non lavorano. Ecco il nuovo lessico dei fondi europei firmati dalla Regione per il 2014-2020. Bonifica dei territori inquinati e lotta alla disoccupazione giovanile. Ma anche il completamento dei 13 grandi progetti, alcuni dei quali aspettano di vedere la luce da 15 anni. Come il porto di Napoli e Bagnoli. La giunta del governatore Stefano Caldoro ha approvato il prossimo ciclo di investimenti per lo sviluppo: quasi 8 miliardi di euro, soldi distribuiti su 16 misure di intervento che dovranno produrre opere e lavoro entro il 2020. È il documento venuto fuori il 16 luglio dalla riunione con il governo e gli altri presidenti di Regione: come distribuire le risorse in arrivo da Bruxelles. Con l’impegno dello Stato di metterci di tasca propria il 50 per cento di “cofinanziamento”, una prassi che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan vorrebbe abbandonare dal 2014 per risanare i conti dell’Italia e che forse spiega la scelta del presidente Caldoro di giocare d’anticipo sulla presentazione del programma campano.

Tre le strategie a cui punta Palazzo Santa Lucia: innovazione d’impresa, cura dell’ambiente e inclusione sociale. Con 3.1 miliardi di euro, ossia il 46 per cento dei fondi, impegnati sul “verde”. La politica che ricorre più spesso negli atti preparati ai piani alti di via Santa Lucia è “continuità”. Si traduce nell’accavallarsi di soldi freschi su investimenti vecchi: cantieri ancora aperti o progetti rimasti nei cassetti. Perché al 31 maggio scorso la Campania risulta ultima in Italia nella spesa dei fondi per lo sviluppo economico (Fesr) relativi al 2007-2013: 33.3 per cento l’obiettivo raggiunto, meno di 2 miliardi utilizzati su una dotazione iniziale di 8 miliardi. Ritornano allora riqualificazione litorale Domitio, Regi Lagni, Campi Flegrei, Porti di Napoli e di Salerno, sistema metropolitano regionale, banda larga. E le tre grandi incompiute di Napoli città: Bagnoli, Centro storico, Napoli Est. Da 8 miliardi del 2007 il fondo per lo sviluppo passa a 6 miliardi nel 2014, complice l’ingresso di altri paesi nella comunità europea. Ben 1,2 miliardi saranno spesi per «bonifiche, decontaminazione da amianto, impianti di depurazione, risorsa mare». Altri 800 milioni per costruire «edifici ad efficienza energetica, impianti di trattamento di rifiuti».

È un modo per aggredire le stime negative della regione: 20 per cento di costa non balneabile e 86 per cento di comuni a rischio idrogeologico. Non va meglio sul fronte sociale: tasso di disoccupazione più alto in Italia al 21,9 per cento, oltre il 48 per cento nella fascia fino ai 24 anni. Ecco perché 204 milioni su 1,3 miliardi del fondo sociale saranno dirottati sull’occupazione giovanile con contratti di apprendistato, sostegno a creazione d’impresa e alternanza scuola-lavoro. E per la prima volta partiranno in Campania strumenti già sperimentati in regioni del centro e del Nord come le “cooperative per l’autocostruzione”: gruppi di famiglie che si mettono insieme per sconfiggere il disagio abitativo. Poi c’è la sfida della competitività nella Regione dove il Pil è calato dal 2008 al 2012 del 9 per cento rispetto alla media italiana del 7,5 per cento. Ci sarà un miliardo per incentivi alle imprese soprattutto agroalimentari e si punta a reti di aziende «in ambito di parchi e aree protette per offerta di prodotti culturali e turistici». Resta un vizio tipico nella spesa campana dei fondi Ue, condannato in passato dall’Europa: i soldi appostati per consulenze chiamate in gergo «assistenza tecnica ». Per il periodo 2014-2020 sono previsti quasi 200 milioni di euro.

I lanciaRazzi sulla Costituzione Italiana

razziSi parla tanto di riforme costituzionali e di abolizione del senato e, quindi, del bicameralismo perfetto, ma il marcio non è nella struttura dello Stato, ovvero non tutto nella struttura dello Stato, che fu pensata, con pesi e contrappesi, per garantire la democrazia dopo il ventennio fascista.

Paradossalmente, il Parlamento funzionerebbe male anche se si dovesse prevedere una camera con soli 100 deputati, se questi 100 deputati saranno selezionare come si selezionano oggi (senza, ovviamente, considerare le pericolose derive antidemocratiche).

Per intenderci un antonio razzi resta tale sia in un Parlamento di due camere che in un Parlamento composto da una sola camera! Anzi, forse in quello con due camere, gli antonio razzi, vengono diluiti e mediati. E quanti antonio razzi abbiamo in parlamento?

L’istituzione è fatta da uomini e se gli uomini vengono scelti così come avviene oggi l’istituzione funzionerà sempre male. Prima di mettere le mani sulla costituzione sarebbe il caso di mettere mano ad una seria moralizzazione della vita politica, dei politici e ad una legge che disciplini  i partiti politici, ma per fare questo ci vogliono gli uomini e torniamo sempre allo stesso punto, quindi, si corre il rischio di cambiare gli strumenti ma la musica potrebbe rimanere sempre la stessa …. o addirittura peggiorare.

Odio gli indifferenti

gramsci“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e  partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è  vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.  L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
Antonio Gramsci – Indifferenti 11 febbraio 1917

Questo scritto di Antonio Gramsci mi ha fatto venire in mente ciò che scrivevo nel 2009 in occasione delle elezioni Politiche che mi fa piacere riproporVi e che, in un certo modo, spiega anche con quale animo poi nel 2011 mi sono candidato nella lista civica Napoli è Tua a sostegno di Luigi De Magistris…

Da: genn.esposito@libero.it
Data: 26/05/2009 21.28
A: <<neaneapolisagoghe@googlegroups.com>>,
Ogg: Gli ignavi

Qualche giorno fa mi sono ritrovato a rileggere, con non poca impressione,
il III Canto della Divina Commedia che vi incollo nella parte più tragica (per me):
” Ed elli a me: <<Questo misero mondo tengon l’anime triste di coloro che  visser sanza ‘nfamia e senza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro de li angeli che non furono ribelli né  fur fedeli a Dio, ma per se fuoro.
Caccianli i ciel per non esser men belli, né lo profondo inferno li riceve,  ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli….>>.

L’effetto su di me è stato immediato, il buon Dante mi ha dato una bella scossa e che faccio?… Che faccio me lo chiedo e me lo sto chiedendo.

Intanto mi arrivano via e-mail e per posta varie richieste di voto per questo o per quello. Ed allora l’alternativa qual è: da un lato in pochi giorni un premier che si rifiuta di rispondere ai giornalisti; che dichiara di non avere alcun potere esecutivo; che dichiara il parlamento in sovrannumero, perché dovrebbe essere composto al massimo da 100 persone; che accusa i giudici che lo hanno giudicato di essere politicamente schierati contro di lui.

 …. No .. No non posso proprio non ce la faccio! è contro i  miei elementari principi (neppure politici) è vero che la dittatura costa di meno, ma è anche vero che la libertà non ha prezzo! non voto a  destra ! (seppure ci fosse una destra). Dall’altro abbiamo una sinistra che non ha avuto il coraggio di  assumere le decisioni importanti per la nostra Napoli volendo, per ridurre i danni,  essere campanilistico; mi sarei almeno aspettato, dopo lo scandalo  munnezza (termine divenuto internazionale) e quello Romeo (che non  è quello di Giulietta), una dichiarzione o una presa di posizione della sinistra per scollare bassolino e la iervolino dalle loro rispettive poltrone, facendo politicamente piazza  pulita di tutti quelli che sono stati trovati con le mani nella marmellata. Forse  che non me lo merito o non ce lo meritiamo noi  napoletani ?? E’  avvilente!

Poi la dichiarazione di invito al voto di Fraceschini ad anno  zero: andate a votare per noi perché se vince Berlusconi con un  plebiscito è in pericolo la democrazia …. Ma è possibile che sono costretto a rimanere un ignavo nonostante  dall’altro lato c’è un partito/persona che politicamente non ha  nulla ? c’è ghedina, calderoli, bossi (solo a pensarci mi viene la  pelle d’oca) C’è una via d’uscita ? Io per il momento non l’ho  ancora trovata,  mi piacerebbe sapere Voi che avete come me un  futuro da regalare ai vostri figli….   mi piacerebbe non sentirmi un ignavo e partecipare con il mio voto  al futuro di questo Paese.

Spero sempre che queste mie e-mail entrino in punta di piedi nelle  Vostre caselle di posta.
saluti
gennaro

Una città che crolla e la cultura della sicurezza

53bffdbde4b01ce682ad299d_750x361I giornali sono un bollettino di guerra e si moltiplicano le segnalazioni di crolli o pericoli di crollo, la mia posizione di consigliere comunale mi consente una prospettiva più ampia ed immagino che innanzi a questi fatti, gli altri 47 consiglieri comunali, compreso il Sindaco, si stiano interrogando e si stiano interrogando anche i consiglieri municipali e quelli regionali su quali siano le cause di un tale sfascio cittadino.

Sulla questione ho già scritto un post con il quale invitavo ad una riflessione più ampia (non sia inutile la morte di salvatore (clikka), oggi leggendo i giornali che parlano di avvisi di garanzia, autopsia e nuovi interventi rifletto che in città manca proprio la cultura della sicurezza e manchi anche una visione di ciò che deve essere l’amministrazione che si compone di tanti piccoli passi. Ebbene, su questo blog già si possono trovare tutti i passi, purtroppo molti falsi, che avrebbero potuto impedire che accadesse ciò che è accaduto o comunque che avrebbero potuto iniziare un ragionamento complessivo. Il primo passo falso è ovviamente la formazione della classe dirigente (clikka), assolutamente assente e che genera la presunzione di chiunque si trovi a ricoprire una carica elettiva o di nomina di essere competente.

Altro passo falso è la individuazione degli obiettivi (clikka) amministrativi inserti nel Piano Esecutivo di Gestione anch’essi assolutamente falsi ed assegnati ai dirigenti, solo per l’erogazione della cd. retribuzione di risultato (clikka). Nell’elenco che vi ho linkato, infatti, troverete che tutti i dirigenti (compresi quelli oggi indagati) hanno avuto il loro bel premio di risultato per decine di migliaia di euro! Ergo la città, come mi ha detto un cittadino, “dovrebbe essere uno specchio” ed invece letteralmente CROLLA!

Altro passo falso è la incapacità a spendere i fondi europei per la rigenerazione del nostro patrimonio pubblico: Fondi UNESCO per la ristrutturazione edilizia del centro storico di cui si è perdono le tracce, fondi per la sicurezza dell’edilizia scolastica perduti (clikka), fondi per la sicurezza dell’edilizia sportiva perduti (clikka) che mi hanno spinto ad investire il servizio ispettivo ed a sollecitare la valutazione di procedere in sede disciplinare contro coloro che si dovessero individuare come responsabili! Mi chiedo come si sarebbero potute sentire queste persone se a crollare fosse stato un cornicione di una scuola o di un impianto sportivo non ammesso a finanziamento! Così come pure la Galleria Principe non avrebbe potuto beneficiare dei fondi UNESCO?

Altro passo falso il mancato controllo del territorio: automobili parcheggiate costantemente in divieto di sosta in vicoli stretti che impediscono ai mezzi di soccorso di sopraggiungere e la conseguente follia amministrativa di mettere paletti che impediscono alle autovetture di parcheggiarsi ma che hanno lo stesso effetto di impedire ai mezzi di soccorso di giungere sul posto.

Basterebbe parlare con un Vigile del Fuoco per capire che abbiamo una amministrazione assolutamente folle e priva di qualsivoglia cultura della sicurezza.

Un caso vale per tutti: Qualche giorno fa ho segnalato la improvvisa installazione di paletti (clikka) in un vicolo stretto del Centro Storico, per il momento ho ricevuto due risposte contrastanti dal Presidente della II municipalità, che dichiara la mia richiesta “risibile” e di aver osservato la procedura e della commissione della stessa municipalità che mi comunica di non saperne nulla. Ebbene, ovviamente ho già chiesto gli atti amministrativi, all’esito dei quali, procederò a segnalare la cosa alla Procura della Repubblica, perché nel vicolo in esame per effetto dei paletti non potrebbe accedere, in caso di necessità, un montascale dei VV.FF. e salvare, quindi, vite umane  Ecco questa è la cultura della sicurezza! (la mobilita del centro antico e la politica del paletto (clikka).

Non sia inutile la morte di Salvatore

salvatoreSabato scorso (05.07) si stacca un grosso pezzo di cornicione dalla Galleria Umberto I che investe Salvatore. Ieri Salvatore non ce l’ha fatta.

In città c’è un’atmosfera che si taglia con il coltello. Un senso di frustrazione che si cerca di lenire andando alla ricerca delle responsabilità immediate, si vuole il colpevole e non si guarda più in la del proprio naso.

I genitori di Salvatore vogliono che la morte del loro figlio non sia inutile cercano dare un senso a ciò che non può avere un senso. Eppure l’altruismo di queste parole mi ha colpito. Rifuggo però dall’esame del caso concreto perché non mi interessa di chi sia la responsabilità di una sciagura dalla quale non si può più tornare indietro, mi interessa capire dov’è il cancro che si sta mangiando la città.

Come avvocato non è la prima volta che mi capita di incappare in simili questioni ed il nodo è sempre lo stesso: i cittadini proprietari di case (in realtà di proprietà delle banche) non ce la fanno a pagare altro se non la rata di mutuo. Le assemblee di condominio dove si devono discutere ed approvare i lavori sono sempre deserte e se non vanno deserte alla fine non si decide mai di fare i lavori. Non ci sono soldi! I condomini svicolano da tutte le parti.  Le sovvenzioni SIRENA del Comune sono terminate e la società è stata messa in liquidazione. Da ieri le strade ed i marciapiedi della città sono decorati di strisce bianche e rosse. C’è paura!

Ultimamente ho ascoltato l’assessore Cosenza della Regione Campania in un convegno nel quale ci ha candidamente detto che i lavori connessi alla salvaguardia del centro storico patrimonio UNESCO, 100 milioni di euro, molto probabilmente non si faranno perché li si sarebbe dovuti rendicontare entro il 31.12.2015! Mi chiedo quanti  edifici del centro antico in stato fatiscente avremmo potuto  ristrutturare con 100 milioni di €. ?

Piuttosto che fare a gara nella ricerca della responsabilità della Galleria Umberto, di cui si deve occupare la magistratura, perché non andiamo alla ricerca delle responsabilità ben più gravi di quegli amministratori che non hanno saputo cogliere le occasioni che offre la nostra città creando, quindi, solo depressione sociale e pericolo per i nostri figli.

Se vogliamo dare un senso alla morte di Salvatore allunghiamo la vista e guardiamo lontano … i genitori di Salvatore ci guardano e se restiamo inermi non saremo in grado di sostenere il loro sguardo.

Ecco un bel servizio di Fanpage (clikka)

Il Civismo tra partiti Movimenti

civismoLunedì 14 luglio ore 16.00, nel palazzo del Consiglio Comunale di Napoli, in via Verdi 35, IV piano, si terrà un dibattito, promosso da Ricostruzione Democratica, dal titolo

Il civismo tra partiti e movimenti

Ne discutono

Giuseppe De Cristofaro, Carlo Iannello, Francesco Nicodemo, Riccardo Realfonzo, Valeria Valente
Modera: Simona Molisso
Introduce: Gennaro Esposito

Intervengono:
Giuseppe Comella, Assise di Palazzo Marigliano
Guido Donatone, Italia Nostra
Sergio Fedele, Napolipuntoacapo
Lucio Mauro, Cittadinanza Attiva in difesa di Napoli

Gli impianti Sportivi II sessione di studio

collana Lunedì 14 luglio 2014, alle h. 10,00, nel palazzo del Consiglio Comunale di Napoli, in Via Verdi, 35, al IV piano terremo la II sessione del Convegno sugli Impianti Sportivi (clikka per leggere il programma). I temi sono tanti ma posso dire che lo scambio di idee che c’è stato il 23 giugno scorso ha dato buoni risultati. L’amministrazione, infatti, ha avviato il procedimento per arrivare all’approvazione di una delibera di giunta che recepisce molte delle indicazioni che sono pervenute dal Convegno del 23 giugno. Gli obiettivi credo siano chiari ed occorre solo impegnarsi per trovare la strada giusta per raggiungerli. Un tema caldo del quale di parlerà sarà lo stadio Collana sul quale ho avuto modo di leggere pochi giorni fa la posizione della Regione e del Comune e su cui non ho mancato di dire la mia (vedi la Regione caccia il Comune dallo stadio Collana clikka).

Il CAAN CAAN delle responsabilità al mercato ittico di Napoli

ItticoDurante questa consiliatura mi sono occupato del mercato ittico di Napoli e della folle scelta di delocalizzarlo al CAAN di Volla. E’ stata una battaglia che abbiamo vinto in consiglio comunale ma che l’amministrazione tarda ad attuare per incapacità gestionale della società partecipata. Il tema, quindi, ha finito per attraversare anche la questione delle nomine sindacali su cui ho scritto anche post su questo blog (clikka) attraverso il quale ho censurato il comportamento del Sindaco che all’indomani dell’approvazione del regolamento sulle nomine, ha preferito adottare uno stratagemma anziché applicare i criteri che in consiglio abbiamo approvato.

Inizio a sentire la stanchezza di chi è costretto a dire sempre l’avevo previsto! Ebbene al CAAN nonostante il Consiglio avesse dato precise istruzioni al Sindaco ed alla società partecipata e nonostante, io avessi detto chiaramente che la nomina di lorenzo diana da San Cipriano d’Aversa, non fosse opportuna né consigliabile perché occorreva  scegliere un vero manager d’azienda il Sindaco ci è ricascato ed i nefasti risultati non sono tardati a venire. Il sito del Mercato Ittico di Piazza Duca degli Abruzzi è diventato una discarica abusiva, per colpa del CAAN e quindi del suo amministratore ed è stato addirittura occupato dai senza tetto che hanno anche provveduto, pare, a distruggere le opere costate diverse centinaia di migliaia di euro pubblici!

Ebbene in una condizione normale il diana non solo non sarebbe stato confermato nella carica ma oggi, atteso il disastro amministrativo, sarebbe stato diciamo destituito dall’incarico fiduciario.

Ieri, infatti, sono stato sul posto ed ho avuto modo di vedere lo stato pietoso nel quale è stato ridotto il mercato storico di Napoli. Ho parlato con i mercatali in agitazione che giustamente aspettano risposte da oltre due anni e non credono più a nulla ed a nessuno.

Sul caso mi hanno colpito le dichiarazioni dei Consiglieri Lebro (ex UDC) e Fiola (PD) riportate da il Mattino di Napoli i quali hanno affermato che il tempo è scaduto ed occorre fare qualcosa per i mercatali! Eppure proprio i consiglieri Lebro (che io tra il serio ed il faceto definisco il capo della maggioranza) e Fiola hanno fatto una opposizione durissima alla approvazione del regolamento sulle nomine ed il primo fu, peraltro, uno dei fautori della non esecutorietà immediata alla delibera di approvazione, proprio perché, ho scoperto dopo, si dovevano fare queste nomine. Oggi, pertanto, mi fa specie leggere tali dichiarazioni della serie ci potevano pensare prima. Se avessimo, infatti, applicato il regolamento sulle nomine immediatamente oggi, forse, avremmo un vero manager alla guida del CAAN e non saremmo costretti al CAAN CAAN delle responsabilità!

Mi piacerebbe sapere anche chi paga oggi la protesta di ieri costata: 4 mezzi del VVFF, un materassone gonfiabile in funzione, dieci VVFF, e quattro agenti della DIGOS impiegati. Secondo Voi quanto ci è costato questo scherzo di diana e chi paga …. le conseguenze dello scherzo

Da Il Mattino di Napoli del 08.07.2014

Lavori fermi al mercato ittico scoppia la rivolta degli operatori

Lavori fermi al mercato ittico scoppia la rivolta degli operatori La vertenza In ventisette si incatenano alla storica struttura degradata: «È un bivacco per clandestini» «Stanchi di aspettare una soluzione che sembra non arrivare mai»: dall’alba di ieri, ventisette operatori del Consorzio Mercato ittico, si sono incatenati al cancello della storica struttura di piazza Duca degli Abruzzi. La denuncia dei lavoratori è chiara: «Per colpa della lentezza burocratica stiamo aspettando da un oltre un anno che ci facciano entrare nella struttura e che ci facciano utilizzare lo spazio a noi assegnato». I lavori del mercato, iniziati nel maggio 2013 dovevano finire, spiegano gli operatori, nell’agosto del 2013 e sono stati anche finanziati dal Comune. Ad oggi il cantiere è ancora chiuso e si è trasformato in un dormitorio di fortuna di extracomunitari allestito m quelle che dovevano essere delle celle frigorifero. E intanto «noi siamo sull’orlo del disastro economico», denunciano. «Stiamo in attesa perenne di soluzioni – spiega un portavoce – e chi paga, in tutti i sensi, siamo noi. Stiamo lavorando al Caan pagando oltre il 200% in più di costi di gestione e con oltre il 60% di calo del fatturato». «Resteremo incatenati qui fino a quando qualcuno non ci darà risposte e soluzioni, qui si tratta della nostra vita e non molleremo», conclude. Ed è arrivata una prima risposta da parte dell’amministrazione comunale. «Constatata la situazione, in contatto con il presidente del Caan, è stata sollecitata subito la programmazione di interventi tempestivi per la bonifica dell’area circostante la struttura del mercato ittico di Napoli e per la vigilanza, anche notturna, della stessa». Lo afferma in una nota l’assessore alle Attività Produttive Enrico Panini che ieri mattina si è recato presso la struttura di Via Duca degli Abruzzi non appena informato della protesta in atto; «È stata sollecitata, inoltre, la predisposizione di un crono-programma che consenta di garantire, agli operatori ed ai cittadini, tempi certi per la ripresa delle attività all’interno del mercato ittico: per questa amministrazione, infatti, la ripresa della vendita ittica deve avvenire nel più breve tempo possibile», ha aggiunto l’assessore. Ma in seno al consiglio comunale scoppia la polemica. «Il tempo delle attese è finito. Non si può più pensare di continuare a rimandare una situazione che si sarebbe potuta risolvere in pochi mesi, con ovvie ripercussioni occupazionali ed economiche per gli operatori del settore ittico». Così David Lebro, presidente di Campania Domani e consigliere comunale di Napoli, commenta la protesta oggi degli operatori del Consorzio, che si sono incatenati al cancello della struttura di piazza Duca degli Abruzzi. «Il presidente del Caan, a cui spetta la definizione dell’ultimo step per la programmazione dei restanti lavori, non faccia passare altro tempo prezioso e passi dalle parole ai fatti». Per Ciro Fiola, consigliere del Pd, «nonostante siano stati spesi centinaia di migliaia di euro della collettività il mercato ittico di Napoli versa in uno stato di degrado vergognoso, in una struttura abbandonata a se stessa e divenuta dimora di extracomunitari. Tutto ciò malgrado i grandi proclami e progetti da parte dell’amministrazione comunale e del presidente del Caan, Lorenzo Diana. Purtroppo, lo stato di totale abbandono interessa l’intera zona della Marinella, la quale è diventata un vero e proprio ricettacolo di immondizia, dove mancano interventi da parte dell’Asia; questa parte della città è una vera pattumiera, quando dovrebbe rappresentare per Napoli, perla posizione che occupa, un vero biglietto da visita per i tanti turisti che la visitano quotidianamente».

Da Avvocato digitale a limone da spremere

LEGGEUGUALECon l’aumento indiscriminato dei contributi unificati, il PCT e da ultimo la fattura elettronica PA, da avvocato digitale inizio a sentirmi un po’ mucca da mungere digitale: 1) la PEC si PAGA! 2) la firma digitale si PAGA! 3) il certificato digitale si PAGA! 4) il passaggio del certificato digitale con CNS qualificato si PAGA! 4) il programma per la compilazione e spedizione degli atti al PCT (es. quadra) si PAGA ed è o flat oppure a spedizione!

5) la mediazione digitale si PAGA! 5) i programmi per fattura elettronica PA open source sono incomprensibili quindi occorre acquistarne uno e si PAGA! 6) Il POS si paga!

La gente quando presenti il preventivo con tutte le fasi del giudizio a cui devi aggiungere tutte queste “spesucce” scappa e spesso dice: “avvocato ma la volta scorsa tutto il giudizio mi è costato 2.000,00 €.” (chissà se fatturati o meno!).

Ci stiamo “intortando” in pct, pec, certificati digitali, deposito atti in cancelleria, termini e quant’altro, perdendo di vista i cittadini e sopratutto i giovani avvocati che, seppure preparati, se non avranno alle spalle il papà con studio avviato, non avranno alcuna chance di fare gli avvocati. Stiamo ingabbiando in una “classe sigillata” la professione di avvocato.

Ho una certa “esperienza digitale” anche per una certa mia curiosità ma trovo assolutamente assurdo tutto questo! La fattura elettronica è stata la classica goccia: Non era sufficiente inviare un bel file in PDF semmai firmato?

Ma chi è questa gente incolta, ignobile ed incivile che si permette di mettere le mani sulla giustizia e, quindi, sulla costituzione! Scusate lo sfogo gennaro esposito avvocato digitale del Foro digitale di Napoli

Agli Avvocati: FACCIAMO UNO SCIOPERO CHE NON FINISCE MAI!!!!!!!!!

Oggi ho creato una pagina Facebook con il nome: Gli Avvocati Dicono Basta!! La giustizia è diventata un limone da spremere per far fronte ai buchi di bilancio!

Per portare avanti queste battaglie mi sono candidato al consiglio dell’ordine degli avvocati di Napoli per le prossime elezioni del 2 al 7 marzo 2015 (clikka)

Tutto il software per il PCT DEVE essere gratuito e messo a disposizione dal Ministero!

vedi anche:

gli avvocati come le pecore (clikka)

il palazzo di ingiustizia di napoli (clikka)

La Regione Campania che ruba soldi e futuro ai suoi cittadini – Il caso delle Guide Turistiche

guidaturisticaSi avvicinano le Elezioni regionali in Campania e tutti noi dovremmo iniziare a capire e sapere cosa chiedere ad un candidato Governatore e ad un candidato Consigliere. La risposta in sintesi dovrebbe essere semplice: 1) Onestà che dovrebbe essere non un requisito ma un elemento diciamo naturale di ogni persona che si candida a rappresentare il popolo, ma che, purtroppo, proprio i Consiglieri regionali della Campania ci hanno insegnato essere una dote rara, perché il consiglio regionale  al 99 % dei suoi componenti (maggioranza ed opposizione) è indagato con l’accusa di aver rubato soldi pubblici (vedi: la grande bellezza dei consiglieri regionali(clikka); 2) Competenza. Questa dote è più difficile da indagare ma possiamo dire che nella stragrande maggioranza manca visti i risultati.

Dovrebbe, allora, sorgere spontanea la domanda: Come hanno fatto i consiglieri eletti a racimolare oltre 10 mila preferenze? Il popolo è così “bue” da non capire che a candidarsi spesso sono delle “capre”? La risposta è sempre la stessa: Mancano i Partiti in grado di selezionare la classe dirigente!

La Regione deve avere funzioni di programmazione e legislative ed, invece, in Campania assistiamo a tagli lineari che hanno ridotto la sanità, i trasporti e le politiche sociali in uno stato pietoso, con un governatore che è abile a non fare nulla aggirando i problemi anziché affrontarli. E’ esemplificativo, infatti, l’atteggiamento di caldoro sul teatro san carlo (clikka) allorquando preferì sfilarsi per non assumersi responsabilità.

Fatta questa premessa vengo al punto che ha ispirato questo post: Oggi leggo su Repubblica ed. Nazionale (incollo in calce l’articolo) che in Italia ci sono stati 500 mila corsi di formazione che non hanno creato neppure un posto di lavoro se paragonati ai risultati di Francia e Germania! Come è possibile?

Io la spiegazione me la sono data perché ho avuto modo di affrontare il nodo dei corsi di formazione per Guide Turistiche Archeologiche che per me rappresenta l’archetipo di ciò che accade in Regione Campania, senza che ciò susciti il benché minimo moto di indignazione o imbarazzo né per i governatori né per i consiglieri che si sono succeduti!

Il caso concreto mi dimostra che in regione Campania fanno corsi di formazione che hanno avuto (e probabilmente hanno ancora) come unico scopo quello di dare soldi ad amici e parenti che vanno ad insegnare creando spesso anche false aspettative (vedi il caso del progetto BROS) mentre, laddove, il lavoro c’è ed occorre solo prenderselo, senza chiedere nulla a nessuno, la regione resta imbrigliata nel potere delle lobby come nel caso delle guide turistiche.

Ho, infatti, affrontato il caso di un giovane che avendo fatto un corso di formazione regionale di guida turistica archeologica ed avendo conseguito l’attestato di formazione della stessa regione Campania e l’iscrizione nel relativo registro di collocamento, si è visto paradossalmente negare dalla stessa regione l’accesso alla professione perché le guide turistiche già “patentate” non gradiscono l’accesso di altri lavoratori ed i pochi bandi che la regione fa, probabilmente, vengono usati come merce di scambio elettorale. Non mi meraviglierei, infatti, se la regione campania in scadenza emettesse ora un nuovo bando!

Accade, quindi, che un giovane che ha conseguito l’attestato regionale costato soldi pubblici, mentre in Toscana, Piemonte ed Emilia Romagna può esercitare la professione di guida turistica, mettendo a frutto il corso di formazione seguito, in Campania, invece, l’amministrazione impedisce proprio a coloro che essa stessa ha formato e qualificato di mettere a frutto lavorativamente ciò che hanno imparato!

Una scandalo che non suscita alcuna reazione dei giornali che, invece, dovrebbero mettere alla berlina tutti i giorni il presidente caldoro ed i consiglieri regionali che così facendo stanno rubando il furto dei nostri figli e della nostra regione, oltre ad aver rubato i soldi di un corso di formazione che non è servito a nulla! Lo faranno? Io spero che questo post arrivi lontano e faccia per lo meno vergognare questa classe dirigente regionale che merita solo di scomparire dalla faccia della terra e che i cittadini abbiano modo di capire che quando il voto viene dato in cambio di qualcosa occorre sapere che si sta rubando qualcosa di valore di gran lunga superiore a ciò che hanno ricevuto!

Di seguito uno stralcio dell’atto giudiziario che ho redatto nel caso di cui mi sono occupato e che è ovviamente ancora pendente dall’anno 2007 (possibile che la politica sia sempre in ritardo?) ed a seguire l’articolo oggi apparso su La Repubblica ed. Nazionale che mi fa vergognare di essere cittadino italiano ed in particolare campano. Buon rosicamento di fegato:

“Si ritiene utile, sottolineare i tratti salienti del presente singolare giudizio a mezzo del quale l’istante non ha fatto altro che chiedere la tutela del suo costituzionale diritto al lavoro per svolgere l’attività di guida turistica, essendo in possesso dei requisiti professionali certificati proprio dalla Regione Campania, con un esame conclusivo di un corso di qualificazione professionale indetto dal medesimo ente convenuto! Orbene, per comprendere quale deve essere il canone ermeneutico da seguire nella interpretazione della vigente normativa è il caso di premettere, inoltre, che l’istante, con il presente giudizio, non vuole altro che poter svolgere un lavoro autonomo (realizzarsi, quindi, senza chiedere niente a nessuno e pagare le tasse come tutti i cittadini) per il quale la stessa Regione Campania, in seguito ad un corso di formazione indetto in applicazione della legge regionale n. 40 del 30.07.1977 ha riconosciuto in pieno al Sig….. i requisiti di qualificazione professionale necessari allo svolgimento della professione di guida turistica. In sostanza l’atteggiamento ostruzionistico, tipico, come si vedrà, della sola Regione Campania, di non voler riconoscere l’iscrizione dell’istante all’albo delle guide turistiche, negandogli di fatto il suo diritto al lavoro, si può giustificare solo con la ferma intenzione dei politici e burocrati della Regione stessa di mantenere il monopolio sulla professione di guida turistica utilizzando il meccanismo della iscrizione nell’albo come “scambio”, mentre il corso di formazione professionale, indetto ed organizzato dalla Regione Campania e seguito con profitto dall’istante, visto che non è stato riconosciuto idoneo, dalla stessa regione Campania, per l’esercizio dell’attività di guida turistica, dovremmo ritenerlo essere stato idoneo solo ed esclusivamente a remunerare i docenti (sic!). Appare, inoltre, moralmente riprovevole, specialmente nel periodo di crisi che stiamo vivendo, impedire ad un giovane l’accesso al lavoro per ragioni assolutamente incomprensibili se si pensa che a chiedere di poter svolgere l’attività di guida turistica non è un quivis de populo ma una persona che ha svolto una attività di studio precipua e specialistica con docenti scelti dalla stessa Regione Campania con esame e valutazione finale uguale a quella prevista dalla legge regionale n. 11/1986.

Questi i termini, sia pur polemici, della questione che dimostrano che, come al solito, al cittadino non resta che il ricorso al Giudice, come ultima spiaggia, per poter sperare di porre termine alle ingiustizie perpetrate dalla “burocrazia e dalla politica”. Infine, è facile intuire che la prova di dette affermazioni ci è stata data dal comprensibile e non celato imbarazzo degli impiegati e dei funzionari della Regione ai quali sono state chieste spiegazioni circa il significato da attribuire all’attestato di qualificazione professionale rilasciato dalla medesima Regione se non considerato utile a svolgere la professione di guida turistica !

Nel caso di specie l’istate con raccomandata a mano del 3.05.2007 comunicava alla Regione Campania: i) di essere in possesso dell’Attestato di Qualifica Professionale di Guida Turistica Archeologica, rilasciato dalla stessa Regione Campania, in data 22/03/2000 e conseguito in seguito ad un corso di formazione con esame finale; ii) che detto titolo è idoneo, ai sensi del decreto legge 31 gennaio 2007 n.7, così come modificato ed integrato dalla successiva legge di conversione n. 40 del 02.04.2007, all’esercizio della professione di guida turistica; iii) di essere iscritto nelle liste di collocamento presso il Comune di Pompei dall’anno 2000, con qualifica di guida turistica archeologica; iv) che il diritto al lavoro è costituzionalmente garantito; v) che la Regione Campania nonostante siano scaduti i termini previsti dall’art. 10 comma 7, del decreto legge 31 gennaio 2007, n.7, non ha adottato alcun provvedimento normativo e/o regolamentare; vi) che le norme ed i principi dettati dal decreto legge 31 gennaio 2007, n.7, sono self-executive e non possono soffrire di alcuna deroga da parte della normativa regionale; vii) che pertanto avrebbe iniziato l’attività di guida turistica archeologica sul territorio regionale.

2.- Con raccomandata a mano del 3.05.2007 l’istante chiedeva alla Soprintendenza Archeologica di Pompei il libero e gratuito accesso ai siti archeologici al fine di poter liberamente svolgere l’attività professionale di guida turistica.

3.- Con nota del 05.06.2007 la Soprintendenza di Pompei rispondeva al ricorrente che l’ingresso gratuito ai monumenti ai sensi dell’art. 4 del D.M. 11.12.1997, n. 507, è consentito “alle guide turistiche nell’esercizio della propria attività professionale, mediante esibizione di valida licenza delle competenti autorità. In conseguenza di quanto precede, ai fini della concessione della gratuità alle guide turistiche, gli adempimenti di questa Soprintendenza sono limitati alla semplice verifica, attraverso il proprio concessionario dei servizi di biglietteria, del possesso della licenza in argomento (il cosiddetto patentino) rilasciato dalla Regione Campania, oltre all’accertamento che il titolare della licenza ottenga l’ingresso gratuito soltanto per l’espletamento della propria attività professionale”.

4.- Con nota del 06.06.2007 la Regione Campania in risposta alla comunicazione di inizio attività del 03.05.2007 affermava che l’art. 10, comma 4, del Decreto Legge 31.01.2007, n. 7 (noto come Decreto Bersani sulle liberalizzazioni), nel testo coordinato con la legge di conversione 02.04.2007, n. 40, non avendo innovato la disciplina previgente, contenuta nella legge della Regione Campania, del 16.03.1986, n. 11, rendeva “priva di rilevanza giuridica” la comunicazione di inizio attività fatta dal ricorrente con la sua nota del 03.05.2007 e che in ogni caso non erano decorsi i termini di adeguamento normativo assegnati dal decreto Bersani (?).

5.- Con raccomandata del 26.06.2007 l’istante, impugnando la nota del 06.06.2007 della Regione, chiedeva l’iscrizione all’albo delle Guide Turistiche ex art. 3 legge regionale n. 11/1986, sia in virtù del mutato quadro normativo statale, sia alla luce della chiara e prevalente normativa comunitaria. In risposta alla citata lettera del 26.06.2007 la Regione Campania con nota del 14.08.2007 contestava quanto assunto dall’istante affermando che la sopravvenuta normativa statale non aveva mutato il quadro normativo regionale in virtù del quale, per l’esercizio della professione di guida turistica rimaneva necessario superare l’esame, previsto dall’art. 3 della legge n. 11/1986, volto ad accertare il requisito della capacità professionale, senza però considerare che l’istante era già stato qualificato proprio in seguito ad un corso di formazione professionale regionale istituito in virtù della Legge Regionale n. 40 del 30/07/1977 ed in seguito ad apposito esame attestante il raggiungimento della professionalità richiesta per l’esercizio dell’attività di guida turistica.

Allo stato sia la Soprintendenza, che le forze di polizia addette al controllo ai siti di Pompei ove il ricorrente intende svolgere prevalentemente l’attività lavorativa, impediscono di fatto allo stesso, lo svolgimento dell’attività di guida turistica, in quanto, privo di tesserino e non inserito nell’albo previsto dalla legge n. 11/86 e di cui all’elenco riportato nel BURC n. 36 del 07.08.2006.

Occorre, inoltre, aggiungere che la posizione della Regione Campania è vieppiù incomprensibile se raffrontata alle legislazioni di altre Regioni, probabilmente più europee, nelle quali già da tempo, per l’esercizio della professione di guida turistica, è sufficiente il possesso di un attestato di qualificazione professionale come quello in possesso del ricorrente. Difatti, ciò è previsto dalle leggi regionali del Piemonte n. 33/2001 (doc. 10), della Toscana n. 42/2000 (doc. 11) e della Emilia Romagna n. 15/2000 (doc. 12)”.

Da Repubblica ed. Nazionale di oggi (07.07.2014)

Lo scandalo dei fondi europei 500 mila progetti di formazione non sono serviti a creare lavoro.

L’Italia ha speso 7 miliardi e mezzo in ocrsi di cui non si conoscono né i costi né i benefici. Inclusione sociale, solo 233 nuovi impieghi contro i 30-50 mila di Germania e Francia

Di VALENTINA CONTE

ROMA .

Una montagna di miliardi, sfuggita di mano. Ogni anno l’Italia spende cifre impressionanti in progetti finanziati con fondi strutturali europei, eppure nessuno è in grado di valutarne gli effetti. Se ad esempio favoriscono davvero l’inclusione sociale, se creano nuova occupazione e se questa è strutturale e come viene retribuita. Anzi, va persino peggio. Non solo non conosciamo l’efficacia della spesa, ma ogni euro di fondi ricevuti ce ne costa due in tasse: uno da versare all’Europa come membri dell’Unione e un altro come cofinanziamento, obbligatorio per utilizzare quei fondi. Eppure, nonostante il clamoroso black-out informativo, in cinque anni sono stati messi in campo ben 504 mila progetti di formazione, per una spesa di quasi 7 miliardi e mezzo. Con quali benefici? La risposta dello studio curato dagli economisti Roberto Perotti e Filippo Teoldi e pubblicato sul sito lavoce. info è una sola: i benefici sono ignoti.

«Nessuno riesce a districarsi tra piani europei, nazionali e regionali », osserva Perotti, docente alla Bocconi e in passato consigliere economico di Renzi. «Centinaia di documenti stilati per fissare obiettivi che nessuno rispetta. E i soldi diventano una mangiatoia pazzesca per sindacati, assessorati regionali e provinciali ». La soluzione per Perotti è una sola: «Non diamo più soldi a Bruxelles, così non rischiamo di vederli finire nelle mani dei maestri dello spreco, in un sottobosco politico parassitario ». La tesi è ardita, ma suffragata dai numeri dello studio dal titolo “Il disastro dei fondi strutturali europei”.

Nel 2012 l’Italia ha versato 16,5 miliardi come contributi alla Ue e ne ha ricevuti in cambio solo 11, di cui 2,9 di fondi strutturali, tra Fse (per formazione, sussidi al lavoro, inclusione sociale) e Fesr (sussidi alle imprese e infrastrutture). Questi fondi per essere spesi devono essere “doppiati” tramite il cofinanziamento, dunque denari italiani. «Ottima idea, per coinvolgere il beneficiario. Ma se prendiamo il solo Fse, appena il 4% del finanziamento totale viene dalle Regioni (quasi niente dalle Province), il resto è finanziato in parti uguali da Stato italiano e Ue». I soldi di questo fondo dunque «sono completamente gratuiti per i soggetti che poi attuano il progetto, cioè Regioni e Province». Di qui la prima stortura. «Lo scopo del cofinanziamento è completamente negato ». Lo studio passa poi ad esaminare la spesa per i progetti di formazione, che rappresentano la quasi totalità dei progetti dell’Fse (504 mila su 668 mila). Nel periodo 2007-2012 (dati Open-Coesione) ben 7,4 miliardi su 13,5 sono stati impiegati qui. La valutazione di questi corsi è «un’industria che non conosce crisi» e tiene in vita «decine di centri di ricerca» che hanno prodotto tra 2007 e 2011 ben 280 documenti di valutazione, per la stragrande maggioranza «inutili, un sottobosco nel sottobosco ». Poiché nessuno è davvero in grado di raccontare l’efficacia dei corsi. Le variabili di solito citate sono la percentuale di soldi spesi e il tasso di occupazione. Ma la prima non è per forza indice di successo: si possono spendere molti soldi in progetti inutili o dannosi. E la seconda spesso è effetto della congiuntura, se non si riesce a misurare i posti di lavoro che davvero i corsi di formazione e gli stage favoriscono.

Il confronto europeo è poi agghiacciante. Se l’Italia tra 2007 e 2013 ha offerto corsi a 21 mila persone, la Francia aveva 254 mila iscritti e la Germania 208 mila (dati del network di esperti sulla spesa dell’Fse per l’inclusione sociale). Ebbene, tra quelli che hanno completato le attività (appena 233 italiani, contro 50 mila francesi e 32 mila tedeschi), solo il 14% risultava poi occupato in Italia, contro l’85% della Francia e il 35% della Germania. Ma, aggiunge lo studio, «è possibile che i partecipanti italiani abbiano ricevuto servizi non finalizzati a trovare un posto di lavoro». Ma allora a che cosa servono questi corsi?

La Commissione europea, lo scorso marzo, sosteneva che grazie ai fondi Ue in Italia sono stati creati tra 2007 e 2013 più di 47 mila posti, 3.700 nuove imprese, banda larga estesa a più di 940 mila persone, sostegno per 26 mila pmi, 1.500 chilometri di ferrovie e progetti di depurazione delle acque. La Corte dei Conti però, in febbraio, diceva che dal 2003 ad oggi gli “eurofurti” (frodi, imprenditori fasulli, finti progetti, costi gonfiati, incarichi irregolari) hanno raggiunto la cifra record di un miliardo e 200 milioni. Solo nel 2012 ne sono stati scovati 344 milioni (al top la Sicilia con 148 milioni finiti nelle tasche sbagliate, vedi il caso del deputato pd Genovese che secondo le accuse in cinque anni avrebbe lucrato ben 6 milioni di euro di fondi europei destinati proprio alla formazione professionale). Nel 2013 poi la Guardia di Finanza ne ha recuperati altri 228 di milioni. Arrivati come fondi strutturali, poi finiti nelle tasche del malaffare. E certo non usati per creare posti o crescita.

 

La Regione Campania caccia il Comune dallo Stadio Collana

collanaSembra quasi una nemesi, la Regione fa con il Comune ciò che il Comune fa con il Calcio Napoli! Mi chiedo, allora, cosa c’entri questo con lo sport e le tante associazioni sportive che usano l’impianto vomerese!

Del Collana me ne sono occupato quando ero presidente della Commissione Sport ed impianti sportivi ed il 6 ottobre 2012 scrivevo quale sarà il destino dello Stadio Collana (clikka) redigendo anche una relazione (clikka) all’esito di un sopralluogo! Anche questa volta sono stato preveggente!

Ciò che, però, mi preoccupa non poco è che la Regione vorrebbe, essa stessa, dare in concessione l’impianto assumendo funzioni di gestione che sono proprie del Comune per scavalcarlo, guarda caso, in prossimità della scadenza del mandato dell’amministrazione regionale.

Ovviamente a pensare male non si sbaglia e non posso non pensare che tale atteggiamento sia fondato su ragioni elettoralistiche. Come ulteriore riflessione poi Vi chiedo: affidereste Voi la gestione dello stadio collana ad un consiglio regionale indagato al 99% dei consiglieri accusati di essersi appropriati di soldi pubblici? (Vedi: la grande bellezza dei consiglieri regionali(clikka); scandalo regione campania il danaro dei consiglieri (clikka).

Nell’articolo di Repubblica di oggi che Vi incollo in calce, infatti, il consigliere regionale con delega allo sport, Schifone, dichiara che la convenzione è scaduta il 30 giugno scorso (come quella dello stadio san paolo) e quindi ora il Comune di Napoli è fuori poiché non si può stipulare un nuovo contratto di comodato.

Ebbene, credo che il consigliere Schifone dovrebbe approfondire, perché nulla impedisce di rinnovare una convenzione seppure scaduta all’amministrazione Comunale ed, inoltre, non si è mai ben capito come mai la proprietà del Collana sia intestata alla Regione stessa e non al Comune. Se poi devo pensare come la Regione potrebbe gestire il Collana allora Vi invito a leggere il post che scrissi qualche tempo fa sui regali della regione campania (clikka). Se poi debbo pensare come la Regione gestisce il Collana allora vi invito ad andare al Circolo del Tennis del collana dal quale la regione stessa incassa circa 10.000,00 €. all’anno meno dell’affitto di una casa in pieno centro del Vomero!

E’ da tempo che vado dicendo che lo stadio Collana è una miniera d’oro per lo sport e per quello che potrebbe produrre, pertanto, è il caso che oggi il mondo dello sport alzi la guardia perché gli speculatori potrebbero già essere in fila davanti alla porta della Regione Campania a scapito delle tante associazioni che da anni fanno fare sport a migliaia di cittadini Napoletani.

L’impianto, infatti, ospita circa 4.000 sportivi al giorno tanto che un funzionario ieri mi ha detto: “Consigliere sono anni che mi faccio il fegato amaro, il comune potrebbe semplicemente mettere un tornello all’ingresso e consentire a tutti i cittadini di entrarvi mediante il pagamento di 1 solo €., il conto a spanne è presto fatto: 4.000,00 €. al giorno che per soli 200 giorni all’anno fanno 800.000,00 €. quasi il doppio di quanto incassi oggi. Stesso discorso per il San Paolo che per la sola atletica registra circa 1.500 presenze al giorno.

E’ chiaro che occorre andare verso un nuovo modello di gestione che redistribuisca diversamente oneri ed onori, io in tre anni di esperienza mi sono già fatto una idea ascoltando tante associazioni sportive, federazioni, funzionari e dirigenti federali e comunali possibile che non si riesca a programmare mai nulla e tutto ci debba capitare come la cosiddetta tegola sulla tesa.

Da Repubblica Napoli di oggi (04.07.2014)

Gestione Stadio Collana, la Regione mette alla porta il Comune

Schifone: “Il sindaco non si è fatto sentire da un anno. Nessuna proroga, bando pubblico per l’affidamento”

SCADE l’intesa tra Comune e Regione sullo stadio Collana: Palazzo San Giacomo gestiva l’impianto di proprietà di via Santa Lucia. Dal 30 giugno la giunta de Magistris dice addio alla struttura del Vomero. Niente rinnovo. Ora la Regione prepara un bando pubblico ed esclude il Comune. È scontro. Attacca il consigliere Luciano Schifone delegato allo sport dal presidente Stefano Caldoro: «Da un anno il sindaco si occupa delle attività sportive ma non si è fatto mai sentire. Una proroga? Era possibile magari prima della scadenza. Adesso è complicato. Il Comune si è messo in un bel guaio». Sono circa 4 mila la presenze al giorno nell’impianto, 40 le società sportive che utilizzano palestre e campi da gioco, una ventina le disciplina praticate: dal calcio al pattinaggio fino alle arti marziali. Il Comune incassa ogni anno circa 500 mila euro, in cambio garantisce manutenzione e spese di utenza.

IL CASO

OTTANTA anni di storia dello sport in città. Dalle prodezze di Jeppson negli anni ’50 alle recenti fortune della Carpisa, la squadra di calcio femminile. Il Comune è fuori dallo stadio Collana. Dal 30 giugno è scaduto l’accordo con la Regione, proprietaria della struttura, che consentiva a Palazzo San Giacomo di gestire il secondo grande impianto in città dopo il “San Paolo”. Niente rinnovo.

Da via Santa Lucia sbattono la porta in faccia alla giunta di Luigi de Magistris: «Da un anno il sindaco ha la delega allo sport ma non si è fatto sentire – attacca Luciano Schifone, consigliere delegato allo sport dal presidente della Regione Stefano Caldoro – Mi dispiace, ma a piazza Municipio si sono cacciati in un bel guaio». Una media di 4 mila presenze al giorno nello stadio polivalente del Vomero: circa 40 le società sportive che usufruiscono del Collana.

Perché l’impianto non è solo il calcio. Ma abbraccia una ventina di discipline: dall’atletica al pattinaggio, passando per le arti marziali. Nelle casse del Comune finora so- no entrati ogni anno circa 500 mila euro come contributi per l’utilizzo di palestre e campi da gioco. L’intesa con la Regione era di un comodato d’uso gratuito: il gestore (Comune) non pagava il proprietario (Regione), ma in cambio si accollava tutti gli oneri accessori. Dalla manutenzione alle utenze.

L’ultimo contratto durava 6 anni, terminava ad aprile scorso e da Palazzo Santa Lucia hanno prolungato fino a fine giugno per consentire la chiusura della stagione sportiva. Poi il filo tra Regione e Comune si è interrotto. «Con l’ex assessore Tommasielli – racconta Schifone – c’era un dialogo ed erano state avanzate proposte per una gestione pluriennale da parte del Comune. Non se ne è fatto più nulla. In Regione ora stiamo predisponendo gli atti per un avviso pubblico. La legge regionale attribuisce una priorità nella gestione di impianti sportivi a Coni, federazioni e società. Insomma, ad enti che fanno attività sportiva. Il Comune non rientra in questo ambito».

Una proroga? «Adesso è complicato – continua Schifone – bisognava pensarci prima della scadenza. E comunque sarebbe transitoria. Abbiamo l’obbligo della gara, altrimenti come si motiva con la Corte dei conti un affidamento diretto e gratuito? ». I magistrati contabili già hanno acceso i riflettori sul Collana, inchiesta aperta per “illecita gestione contabile” e “conduzione familiare” del personale. «Regione e Comune si siedano al più presto intorno ad un tavolo – dichiara Corrado Grasso, presidente Fidal Napoli (Federazione atletica leggera) – La struttura senza manutenzione peggiora a danno dell’utenza». Spiega l’expresidentedellacommissionesport Gennaro Esposito: «La palestra di basket dopo il crollo del tetto è adibita a campo di calcetto: non ho mai trovato gli atti amministrativi che giustificassero il cambio di destinazione». Nella leggenda sono scritte le giocate di Jeppson e Vinicio nei 15 anni in cui il Collana era la casa del Napoli di Achille Lauro. Fino a che non divenne troppo stretto per contenerne il tifo: proverbiali le immagini del 20 aprile 1958, Napoli- Juventus (4-3 il risultato finale), con il pubblico schierato a pochi centimetri dalle linee di gioco. «È uno stadio strategico per lo sport cittadino – conclude il consigliere Esposito – Il Comune non può perderlo. Non vorrei che fossimo di fronte ad una intromissione della Regione a pochi mesi dalle prossime elezioni regionali. Un’operazione elettoralistica».

La mobilità del Centro Antico e la politica del paletto

palettiE’ indubbio che Napoli soffre di una assoluta mancanza di controllo del territorio. Non si riesce, infatti, neppure a spostare un cassonetto della monnezza, la cui collocazione non è decisa dalla Municipalità competente, ma da cittadini, diciamo, intraprendenti che evidentemente hanno inteso pienamente il principio della cd. “democrazia diretta” decidendo “direttamente” in luogo dell’amministrazione.

Non mi spiegherei altrimenti i dieci cassonetti in Via Tarsia che, tutti insieme, rappresentano una vera e propria discarica abusiva e dei quali, su sollecitazione di alcuni cittadini e commercianti di zona, ho più volte richiesto, senza successo, la delocalizzazione, ovvero, una migliore distribuzione, poiché, tra l’altro, intralciano anche il passaggio dei pedoni sul marciapiede.

Evidentemente questa cosa l’ha capita anche l’amministrazione che, nella II Municipalità in pieno Centro Antico, ha pensato bene di risolverla adottando la filosofia del paletto.

In sostanza una risposta inadeguata al senso di legalità e del rispetto assolutamente al di sotto della soglia di guardia alla quale si cerca di rimediare con l’espediente del paletto “a richiesta” ed a “cura e spese del richiedente”.

Una soluzione che a mio avviso è una resa incondizionata all’illegalità ed alla incapacità a gestire il territorio ed i Vigili Urbani, oltre a non capirsi in ragione di quale piano strategico vengano installati, specialmente nel centro storico nel quale, spesso capita, che prima si mettono e poi si tolgono e poi si rimettono e poi si ritolgono, in un gioco che non ha né capo né coda.

Mi ha impressionato, infatti, la “stesa” indecorosa per un Centro Antico di paletti installata dalla sera alla mattina in Vico II Cisterna dell’Olio di cui alla foto e che sono stati anch’essi posati in opera a cura di un privato ed evidentemente per suo esclusivo interesse e senza neppure interpellare gli altri cittadini e commercianti che insistono nelle immediate vicinanze.

Mi sono chiesto se questo sia il modo di gestire il territorio e, non trovando risposte, ieri ho scritto una lettera (clikka) all’assessore competente, al presidente della II municipalità ed al presidente della commissione municipale competente.

Resto, quindi, in fiduciosa attesa che mi mostrino il “piano strategico dei paletti” del centro antico cosicché si possa capire se questa modalità dell’agire politico/amministrativo almeno abbia una sua logica ….

Nella speranza che alla logica del paletto si sostituisca la logica del lavoro dei Vigili Urbani cosicché  non si limiti inutilmente la mobilità dei cittadini!

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