Quanto è difficile spiegare le cose alla gente. I cittadini, giustamente, appena hanno a tiro un rappresentate delle istituzioni gli chiedono il conto di tutto, ma proprio tutto e l’argomento che ricorre sono le buche per strada, i palazzi che crollano e la munnezza, tre cose, tre obiettivi che possiamo dire falliti ed il fallimento è sotto giochi di tutti.
Ovviamente anch’io da cittadino mi sento soffocato da queste tre impellenze e, nonostante il mio ruolo di consigliere sia solo di indirizzo e controllo, mi sento anche responsabile nella misura in cui non riesco a entrare in comunicazione con la gente (ma ci provo sempre) per far comprendere dove veramente c’è il cancro ovvero il crimine. Si perché non spendere o saper spendere gli unici soldi che ci vengono assegnati dall’europa è un crimine che in un certo qual modo io in comune ho cercato di perseguire chiedendo le indagini sui fondi europei persi per la sicurezza delle nostre scuole (clikka) e per la sicurezza degli gli impianti sportivi napoletani (clikka) giungendo anche a chieder l’azione disciplinare verso i responsabili.
Ogni politico, ogni dirigente, ogni funzionario, ogni impiegato, ogni usciere o operaio che in un certo qual modo ha il compito di spendere i soldi europei o partecipa al complesso procedimento di spesa, credo che oggi ha un piccolo pezzetto di responsabilità per la morte di Salvatore Giordano (schiacciato dal cornicione della Galleria), delle tante persone che inciampano nelle buche e si rompono qualche osso, dei tanti incidenti che accadono per le buche per strada e delle tante autovetture che si “scassano” per lo stesso motivo.
Poi c’è un altro pezzo dei finanziamenti europei che riguarda i fondi per lo sviluppo sociale (FSE) e quelli per l’ambiente ed il lavoro ed allora gli stessi soggetti di cui ho detto prima hanno un ulteriore pezzetto di responsabilità per la mancata creazione di posti di lavoro, l’aumento dei furti, l’aumento degli “scippi”, l’aumento degli omicidi, l’aumento delle malattie per le mancate bonifiche e l’aumento della criminalità in genere. Ovviamente mi potrete dire che allargo troppo il campo ma, invece, dico che non è così perché non spendere i fondi europei oggi significa essere correi o corresponsabili (ditelo come volete) della povertà e della morte di tante persone il che significa essere CRIMINALI.
Ieri ho letto l’articolo che vi incollo in calce che non mi pare sia stato smentito dalla Regione Campania, dal quale si deduce che, contrariamente a quello che dice caldoro, la regione spende meno di due miliardi di euro a fronte degli otto, raggiungendo appena il 33,3% dei fondi europei, nonostante qualche suo assessore abbia dichiarato che la regione raggiunge invece il 60%. Ovviamente quest’ultimo dato è falso altrimenti non staremmo come stiamo con ospedali che chiudono e progetti di sviluppo fermi al palo (da Bagnoli a Napoli Est).
Ebbene, la prova della falsità di quanto va dicendo caldoro ed i suoi amici di giunta la si può desumere dal fatto che solo il 26.02.2014, quindi, a seiennio scaduto da oltre un anno, la Regione si ricorda di fare una delibera di accelerazione della spesa dei fondi europei (clikka) per spendere oltre quattro miliardi non spesi, definendola così quasi a voler sfottere i cittadini campani!
In sostanza la regione vorrebbe spendere quello che non è riuscita a spendere per tutta la consiliatura in questi pochi mesi che la separano dalla scadenza del mandato. Lo scopo dell’amministrazione regionale, a pensar male (che nonni sbaglia mai) è ovviamente quello di campagna elettorale, senza alcuna dignità e vergogna verso le morti e le tragedie di cui, come ho detto prima, lo stesso caldoro ed i suoi amici di giunta sono da ritenere responsabili. Almeno responsabili nella misura in cui non hanno LICENZIATO i dirigenti, i funzionari, gli impiegati o gli uscieri che hanno sbagliato qualcosa nel complesso procedimento volto alla spesa dei fondi europei.
Allora come faccio io a spiegare ai cittadini che mi chiedono conto e ragione dello sfascio? Confesso che, quando incontro gente semplice con la quale è difficile entrare in comunicazione, alla fine ne esco sempre con un “fegato così” chiedendo loro chi hanno votato e perché hanno votato questo o quello, ottenendo sempre la stessa risposta: “sono tutti uguali“. A questo punto mi viene l’orticaria, penso ai miei figli ed alloro futuro, penso di scappare, o per lo meno di dare loro gli strumenti per scappare da questa città, questa regione da questo paese!
Non è possibile io non sono uguale a loro, non sono uguale a caldoro né a cesari! E’ così che ci vogliono far credere per impedirci di lottare. Ci vogliono rassegnati per rubarci il voto al momento opportuno … tanto sono tutti uguali per 50, 25 euro o la busta della spesa o la visita mediaca, o l’esame di scuola o la buca sotto casa mia, posso pure farmelo rubare questo voto tanto sono tutti uguali.
Vedi anche:
una citta che crolla e la cultura della sicurezza (clikka)
La Regione Campania che ruba soldi e futuro ai suoi cittadini (clikka)
La Regione boccia il comune di napoli sui finanziamenti europei (clikka)
Da Repubblica Napoli del 25.07.2014
Fondi Europei, ecco i progetti
Caldoro approva il ciclo di investimenti: otto miliardi che dovranno produrre opere e lavoro entro il 2020 Bonifica dei territori inquinati e lotta alla disoccupazione giovanile sono le priorità di Palazzo Santa Lucia
ALESSIO GEMMA
AMIANTO. E generazione “neet”: giovani che non studiano e non lavorano. Ecco il nuovo lessico dei fondi europei firmati dalla Regione per il 2014-2020. Bonifica dei territori inquinati e lotta alla disoccupazione giovanile. Ma anche il completamento dei 13 grandi progetti, alcuni dei quali aspettano di vedere la luce da 15 anni. Come il porto di Napoli e Bagnoli. La giunta del governatore Stefano Caldoro ha approvato il prossimo ciclo di investimenti per lo sviluppo: quasi 8 miliardi di euro, soldi distribuiti su 16 misure di intervento che dovranno produrre opere e lavoro entro il 2020. È il documento venuto fuori il 16 luglio dalla riunione con il governo e gli altri presidenti di Regione: come distribuire le risorse in arrivo da Bruxelles. Con l’impegno dello Stato di metterci di tasca propria il 50 per cento di “cofinanziamento”, una prassi che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan vorrebbe abbandonare dal 2014 per risanare i conti dell’Italia e che forse spiega la scelta del presidente Caldoro di giocare d’anticipo sulla presentazione del programma campano.
Tre le strategie a cui punta Palazzo Santa Lucia: innovazione d’impresa, cura dell’ambiente e inclusione sociale. Con 3.1 miliardi di euro, ossia il 46 per cento dei fondi, impegnati sul “verde”. La politica che ricorre più spesso negli atti preparati ai piani alti di via Santa Lucia è “continuità”. Si traduce nell’accavallarsi di soldi freschi su investimenti vecchi: cantieri ancora aperti o progetti rimasti nei cassetti. Perché al 31 maggio scorso la Campania risulta ultima in Italia nella spesa dei fondi per lo sviluppo economico (Fesr) relativi al 2007-2013: 33.3 per cento l’obiettivo raggiunto, meno di 2 miliardi utilizzati su una dotazione iniziale di 8 miliardi. Ritornano allora riqualificazione litorale Domitio, Regi Lagni, Campi Flegrei, Porti di Napoli e di Salerno, sistema metropolitano regionale, banda larga. E le tre grandi incompiute di Napoli città: Bagnoli, Centro storico, Napoli Est. Da 8 miliardi del 2007 il fondo per lo sviluppo passa a 6 miliardi nel 2014, complice l’ingresso di altri paesi nella comunità europea. Ben 1,2 miliardi saranno spesi per «bonifiche, decontaminazione da amianto, impianti di depurazione, risorsa mare». Altri 800 milioni per costruire «edifici ad efficienza energetica, impianti di trattamento di rifiuti».
È un modo per aggredire le stime negative della regione: 20 per cento di costa non balneabile e 86 per cento di comuni a rischio idrogeologico. Non va meglio sul fronte sociale: tasso di disoccupazione più alto in Italia al 21,9 per cento, oltre il 48 per cento nella fascia fino ai 24 anni. Ecco perché 204 milioni su 1,3 miliardi del fondo sociale saranno dirottati sull’occupazione giovanile con contratti di apprendistato, sostegno a creazione d’impresa e alternanza scuola-lavoro. E per la prima volta partiranno in Campania strumenti già sperimentati in regioni del centro e del Nord come le “cooperative per l’autocostruzione”: gruppi di famiglie che si mettono insieme per sconfiggere il disagio abitativo. Poi c’è la sfida della competitività nella Regione dove il Pil è calato dal 2008 al 2012 del 9 per cento rispetto alla media italiana del 7,5 per cento. Ci sarà un miliardo per incentivi alle imprese soprattutto agroalimentari e si punta a reti di aziende «in ambito di parchi e aree protette per offerta di prodotti culturali e turistici». Resta un vizio tipico nella spesa campana dei fondi Ue, condannato in passato dall’Europa: i soldi appostati per consulenze chiamate in gergo «assistenza tecnica ». Per il periodo 2014-2020 sono previsti quasi 200 milioni di euro.
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