Marianella, Nord di Napoli, è stato il quartiere ove ho vissuto i miei primi 30 anni. Un perioldo lungo ed intenso di crescita culturale ed umana. In questo intervento, determinato dalla approvazione di un atto consiliare, ho ricordato il passato per avere uno sguardo sul futuro.
Amministrare Napoli
Il Documento Unico di Programmazione
Al Consiglio Comunale del 15 maggio scorso sono intervenuto sul Documento Unico di Programmazione, un atto amministrativo importante con il quale si sono tracciate le linee di indirizzo amministrativo della città. Un documento corposo di ben 1417 pagine di cui ovviamente ho dato conto solo in parte, altrimenti ci sarebbero voluti diversi giorni ….:) in questo articolo vi posto l’intero documento che potrete leggere e studiare per conoscere un po’ di più il programma della Città
Il Palazzo di San Giuseppe Moscati Una residenza per gli Studenti di Medicina
Questa è una proposta che ho discusso con il Prof. Gennaro Rispoli, ottimo medico ed altrettanto ottimo Collega Consigliere Comunale. E’ un piccolo/grande inizio per la devozione verso il Santo Medico dei Poveri e per gli studenti che da qualche tempo sono ormai stati espulsi dalla Città, per effetto della gentrificazione che stiamo subendo supinamente ad una velocità raccapricciante. Due azioni in una! La proposta è stata formalizzata ieri alla Segreteria del Consiglio Comunale di Napoli, firmata da tutto il Gruppo Manfredi Sindaco (Fulvio Fucito, Walter Savarese d’Atri, Sergio Colella, Luigi Musto, Demterio Gennaro Paipais) e dal Presidente dell’Osservatorio Centro storico di Napoli Prof. Gennaro Rispoli. Una piccola goccia nel mare della buona amministrazione che tento di navigare guardando l’orizzonte di una Napoli che amo visceralmente.
L’Occupazione di Napoli a Mi Manda Rai Tre
Il tema della occupazione di suolo pubblico a scopo commerciale è una questione di uso democratico degli spazi pubblici. Consiglio la visione del servizio che descrive bene la situazione napoletana. Le cose che dico nel servizio le dico anche in Consiglio Comunale e nelle commissioni competenti, avendo ricevuto tale mandato dai miei elettori a cui sono legato da un rapporto di lealtà politica.
La tutela dei Bambini delle Famiglie Arcobaleno
I bambini in qualsiasi maniera siano venuti al mondo sono tutti uguali ed occorre che la tutela sia piena è questo il senso dell’Ordine del Giorno che in Commissione Pari Opportunutà abbiamo avuto modo di discutere e scrivere.
L’occupazione della Città
E’ ormai opinione comune che il centro storico di Napoli sia in una fase spinta di trasformazione urbana, a tal punto che si rischia di pregiudicarne la composizione sociale. Sul tema il dibattito sui giornali cittadini è acceso e da più parti è stato lanciato il grido di allarme contro la città “fast food” interamente “tavolinizzata”, tanto che è ormai chiaro che si debba introdurre una limitazione al rilascio delle licenze come accaduto a Firenze. In più occasioni ho avuto modo di sottolineare come questo fenomeno debba essere responsabilmente guidato affinché non si consumi un vero e proprio “assalto alla diligenza”, indicando quali sono gli organi della Pubblica Amministrazione che, proprio in questo momento, non devono far mancare la loro azione. Come Consigliere Comunale, si può dire che ho una interlocuzione quotidiana con lo sportello attività produttive, lo sportello edilizia privata e la Polizia Municipale, ivi compresi gli assessorati al Commercio ed alla Legalità del Comune di Napoli, segnalando e sollecitando interventi su indicazione dei cittadini che si vedono progressivamente erosi gli spazi pubblici, spesso in violazione di norme statali e locali. In alcuni quartieri l’impatto, non ho timore a dire, è stato un vero e proprio “tsunami commerciale” che ha coinvolto non solo i piani terra dei palazzi storici, quasi tutti trasformati in “baretti, spritzerie, pizzetterie e panzarotterie”, di vario genere e natura, ma anche i piani superiori, con il proliferare di B&B che erodono spazi abitativi ai cittadini ed agli studenti “fuori sede” che sono ormai stati cacciati dal quartiere universitario. Già qualche mese fa, ebbi modo di richiamare l’attenzione sulla competente Unità Operativa di Prevenzione Collettiva dell’ASL la quale, nelle due tre occasioni che è scesa in campo, trovando risalto sulla stampa cittadina, ha confiscato chili e chili di alimenti, non ben tenuti e chiuso alcune attività di somministrazione per la violazione di norme igienico/sanitarie. E’ bene chiarire che le norme ci sono e devono solo essere fatte rispettare a tutti i livelli se si vogliono proteggere i cittadini e si vuole conservare il tessuto storico, architettonico e monumentale napoletano. Il che non significa limitare lo sviluppo economico ma, semmai, indirizzarlo verso una direzione compatibile con i cittadini e l’uso democratico degli spazi pubblici. Ebbene, ciò che balza agli occhi dopo “il caso” di piazzetta Rodinò, nel salotto buono di Napoli, con la quasi completa occupazione di suolo pubblico, con i cd. dehors, sono da un lato la valutazione positiva espressa dalla competente Soprintendenza, dall’altro la completa assenza di qualsivoglia valutazione edilizia. Ebbene, non sfuggirà ad un attento osservatore della città che, se da un lato, una verandina su un balcone, giustamente, viene perseguita penalmente con sequestri giudiziari ed anni di causa, con tanto di ordine di abbattimento, dall’altro assistiamo alla realizzazione di vere e proprie “stanze” su suolo pubblico che, invece, non destano, da questo punto di vista, in città, alcun allarme o considerazione da parte delle competenti istituzioni amministrative e giudiziarie. Eppure, il Consiglio di Stato, con una nota recente sentenza del 13.02.2023, n. 1489, estensore Manzione, Presidente Forlenza, in linea con un ormai consolidato orientamento, fa il punto della situazione proprio sui cd. Dehors precisando, in modo cristallino, che quando il manufatto è permanente esso è da considerare un vero e proprio aumento di volumetria che richiede il permesso di costruire. Ebbene, nei casi che possiamo, ad ogni piè sospinto osservare a Napoli, senza timori di essere smentiti, si notano moltissimi manufatti realizzati con basamenti in ferro ancorati al suolo e con pilastri che si ergono, in genere di alluminio o altro materiale, che poi reggono una copertura e le pareti che per le loro fattezza è impossibile considerare precari e temporanei, sicché sorge spontanea la domanda come sia possibile che una verandina in abitazione privata, provochi un “cataclisima giuzidiario”, mentre intere stanze realizzate su suolo pubblico, sono tollerate senza alcuna considerazione dell’impatto urbano che con il loro proliferare oggi mostrano. Volendo fare tesoro delle esperienze altrui è il caso di osservare che il Comune di Milano, nel 2021 ha redatto le linee guida di progettazione dello spazio urbano, un lavoro interdisciplinare, che vede al centro il cittadino. Certo si potrà anche dire che tra teoria e pratica poi ci scorre il mare ma è sicuro che senza la teoria, una buona teoria, non ci può essere sicuramente una buona pratica.
La Tassa di Imbarco Aeroportuale
Nel consiglio comunale del 28.12.2022, ho avuto modo di dire chiaramente che occorre fare in modo di evitare l’incremento dell’addizionale IRPEF a carico dei cittadini trovado altre soluzioni. Per questo motivo insieme ai Consiglieri Sergio D’Angelo e Rosario Palumbo, abbiamo anche presentato un ordine del giorno con il quale abbiamo chiesto alla giunta di prevedere una tassa di accesso dei bus e pulman turistici ed un tassa di imbarco per il trasporto marittimo.
IL PROTOCOLLO SANITARIO!
Premetto ora sto bene! Ci ho messo un po’ di tempo per metabolizzare, racconto questa storia perché penso che possa essere utile per chi si dovesse trovare nelle mie stesse condizioni, atteso che fino ad oggi ho contato almeno altre due persone che hanno passato la mia stessa disavventura. Il 14 novembre scorso, nel pomeriggio, con un forte dolore al petto, vado al P.S. del Pellegrini, bolgia infernale, mi fanno un elettrocardiogramma che è negativo e, pertanto, vado via perché per fare gli enzimi, essendo in coda a tante altre emergenze, avrei dovuto attendere una infinità di tempo. Il giorno dopo visita cardiologica e, su consiglio del Cardiologo, programmo una scintigrafia coronarica che non arrivo a fare, perché il 16 mattina mi sento di nuovo male: dolore forte al petto, braccia e gambe pesanti e senso di soffocamento. Rossella, mia moglie, non vuole sentire ragioni confortata da Luciano (Cardiologo): devo andare di nuovo al P.S. del Pellegrini, senza perdere tempo! Al pronto soccorso stessa trafila della volta precedente, anche questa volta elettrocardiogramma negativo, insisto, questa volta, per gli enzimi. Dopo ore di attesa vedo il cardiologo del Pellegrini che mi chiede se soffro di stomaco, se sono ansioso e se faccio una vita frenetica; gli rispondo chi non lo è e non la fa ai tempi d’oggi, poi sono avvocato e sono anche consigliere Comunale a Napoli, sfido chiunque a condurre una vita serena e tranquilla al posto mio; il cardiologo, forse pensando che fossi un tipo impressionabile, confortato dall’elettrocardiogramma negativo, non ritiene che la cosa fosse grave; io insisto dicendo che non mi sentivo bene e, pertanto, vista la caparbietà decide di verificare gli enzimi. Attendo una infinità di tempo che non so misurare; sento più volte amici cardiologi (Gianluca, Luciano a cui, insieme a mia moglie ed a Gianni, devo la vita) i quali mi dicono di insistere perché i sintomi sono indicativi ed occorre essere cauti. Il prelievo me lo fanno nel pomeriggio ma, anche gli enzimi (per fortuna o per sfortuna) sono negativi; dovrò attendere il secondo prelievo, dopo altre tre ore, che risulterà poi anch’esso poco significativo. Nonostante tutto insisto dicendo che non mi sentivo bene e, pertanto, il cardiologo, dopo un colloquio con Rossella (santa donna che per fortuna ho sposato), per scrupolo, mi fa anche un ecocardiogramma, anch’esso negativo. Ad un certo punto capisco che il dolore si calma solo se sto disteso. In alcuni momenti di quelle lunghe ore, senza né bere né tanto meno mangiare, tento di convincermi anch’io che forse sto bene, mortificandomi pure, perché forse stavo occupando un posto in barella, mentre altri ne avrebbero avuto più bisogno di me. Mi vedo davanti questo girone dell’inferno del pronto soccorso con medici, infermieri ed OSA che si danno da fare da matti, fanno il possibile e l’impossibile. Arriva gente col mal di gola o con le emorroidi, che non dovrebbe proprio giungere in un P.S.; assisto a vari alterchi tra infermieri addetti all’accoglienza e presunti malati urgenti che pretendono cure urgenti, finendo per ingolfare, il già ingolfato, pronto soccorso. In più momenti mi scorrono le lacrime sul viso perché vedo lavorare sodo medici, infermieri ed OSA, precipitandosi su ogni urgenza cercando di fare il massimo, in condizioni indegne per una città europea; cerco di calmarmi e non so se andare via con i miei piedi, recandomi in un altro Pronto Soccorso, munito di unità coronarica, restare al Pellegrini, in attesa di trasferimento, o farmi ricoverare nello stesso ospedale, attendendo non so cosa, visto che al Pellegrini manca l’emodinamica. Solo dopo più colloqui di mia moglie con i medici e col cardiologo del Pellegrini e dopo dodici lunghe ore, alle nove di sera, chi avrebbe potuto decidere dalla mattina, decide di trasferirmi d’urgenza alla mediterranea dove, per fortuna d’urgenza, mi praticheranno una coronarografia, scoprendo che avevo un’arteria coronarica importante del cuore (l’IVA) chiusa al 99% (numero esatto). Ho scoperto che la mia stessa disavvenuta l’hanno avuta anche altri miei 4 amici sportivi, di cui due, per essere creduti, hanno dovuto subire un infarto, perdendo un pezzo del loro cuore. Io sono stato fortunato, mia moglie, i miei amici mi hanno salvato, io ho insistito, il mio cuore ha resistito, per lo meno tre giorni di sofferenza, cercando di non perdere un solo colpo, sforzandosi di fare il suo dovere, nonostante la situazione. Ho scoperto che quello che ho avuto io ed i miei amici, si chiama “angina instabile”, una sofferenza cardiaca che non si rileva né con l’elettrocardiogramma né con gli enzimi né con l’ecocardiogramma, la più insidiosa, che, purtroppo, il PROTOCOLLO REGIONALE (porcaputtana! mi scuso, ma ci vuole!) non prevede perché, forse, se la prevedesse, allora, si dovrebbero fare tante coronarografie, forse inutili, ma quante persone si salverebbero senza subire un infarto, con conseguente invalidità o decesso. A me hanno spiegato che ho scansato una forte testata nel muro (questa è la frase che ha usato un infermiere della terapia intensiva a cui ero appena giunto dopo l’angioplastica), perché l’arteria chiusa era una arteria importante ed un infarto mi sarebbe potuto essere o letale, o si sarebbe potuto portare via, una grosso pezzo di cuore. Non sono un medico, ma credo che del PROTOCOLLO non si possa avere cieca fiducia; credo che un Medico debba avere la LIBERTA’ di fidarsi del suo intuito e della sua capacità di indagine clinica e non avere quale unico riferimento il dato strumentale, probabilmente imposto per contenere i costi sanitari. In questi casi, essendo in gioco la vita delle persone, è sempre meglio avere uno scrupolo in più che non uno in meno …. Spero che questa mia esperienza, su cui ho meditato molto, possa essere d’aiuto …
Il Nuovo Regolamento di Polizia e Sicurezza Urbana di Napoli
Questi i miei interventi al Consiglio Comunale del 5 dicembre 2022, su un argomento delicatissimo che riguarda la sicurezza urbana e la vivibilità della nostra città. Non è il regolamento che avrei scritto io, ma è una mediazione di tante spinte contrapposte. Potrete notare nei miei interventi molti riferimenti e riflessioni sul concetto di libertà, solidarietà e vivibilità. Tutto il gruppo “Manfredi Sindaco” ha presentato un emendamento volto a ridurre gli assembramenti in città dovuti alla movida cd. molesta, mediante il divieto di consumazione, inizialmente di tutte le bevande, poi avevamo raggiunto la mediazione alle sole bevande alcoliche e superalcoliche dalle h. 1,30 fino alle 06,00, purtroppo non è passato, gli unici voti favorevoli sono stati i nostri (Fulvio Fucito, Walter Savarese D’Atri, Luigi Musto, Sergio Colella, Demetrio Gennaro Papais ed io) e quello di Luigi Carbone di Europa Verde, tutti gli altri hanno votato contro, tranne Massimo Cilenti di Napoli in Comune. Penso sia stata una occasione persa. Dobbiamo confidare sulle altre nuove regole. Ovviamente il tutto si misurerà con la capacità dell’Amministrazione di mettere in campo controlli efficaci. Incrociamo le dita, per Napoli e per i Cittadini Napoletani
Lo Sport e gli Impianti Sportivi Napoletani
Nella seduta del consiglio comunale del 25 ottobre 2022 si sono discussi ed approvati all’unanimità tre ordini del giorno che segnano un indirizzo univoco nella gestione e nell’affidamento degli impianti sportivi. Il primo riguarda l’affidamento in gestione secondo i principi dettati dalla recente normativa e da recenti pronunce della Giustizia Amministrativa. Il secondo riguarda la concessione gratuita degli impianti per manifestazioni sportive di rilevante interesse pubblico ed il terzo un criterio di applicazione delle tariffe per l’uso degli impianti sportivi a domanda individuale, più conforme alla logica ed al principio di non vessazione delle tante associazioni che fanno fare sport ai nostri concittadini giovani e meno giovani. E’ stato un momento di collaborazione ed unità di intenti di tutta l’amministrazione cittadina, dell’Assessore allo Sport, Emanuela Ferrante, delle opposizioni, con gli interventi dei Consiglieri Salvatore Guanci e Rosario Palumbo e della intera Commissione Sport che, con grande umiltà, mi onoro di presiedere. Sempre dalla parte dei cittadini, sempre dalla parte dello SPORT, nella consapevolezza che lo SPORT è una vera e propria politica sociale di prevenzione e recupero delle marginalità. Bravi TUTTI!!!
Gli Appalti del Comune
Allo scorso consiglio comunale del 25.10.2022, abbiamo approvato una delibera di giunta che ha proposto una transazione con l’appaltatore delle opere eseguite per l’Università di Medicina a Scampia. Il mio intervento è stato tecnico, quasi da avvocato difensore del Comune di Napoli….
La memoria dei Derivati nel Comune di Napoli
Nel consiglio comunale del 25.10.2022 ho voluto ricordare come sono andate le cose nel Comune di Napoli con i cd. Derivati, strumenti finanziari che sono stati oggetto di molte riflessioni che ho anche condotto in passato e che è bene ricordare sempre! Su questo blog infatti troverete altri articoli sul tema
LA RIPARTENZA DI BAGNOLI
Nel consiglio comunale del 25.10.2022 si è discussa la “sistemazione” giudiziaria del groviglio di contenziosi che ha avvolto l’intero progetto di sviluppo dell’area. Nel mio intervento numerosi spunti ed una prima ricostruzione dei fatti che non occorre mai dimenticare per non cadere negli stessi errori…
La Tutela dei Diritti Fondamentali della Persona e la deriva Antidemocratica
Nella seduta del 16 settembre scorso del Consiglio Comunale di Napoli ho voluto affermare, ancora una volta, che occorre occuparsi della tutela dei diritti dei cittadini perché in mancanza si corre il rischio di allontanarli dalla politica e, quindi, a giungere a percentuali di astensione sempre più alte con un grave vulnus alla democrazia.
Elezioni Politiche 2022 ad Alto Rischio
L’Astensionismo Napoletano
In quanto Cittadino, Avvocato e Politico Locale sento il bisogno di fare una riflessione su un tema che credo dovrebbe essere all’ordine del giorno di partiti, candidati e coalizioni: Il rischio astensione dal voto a Napoli.
Alle ultime elezioni politiche del 2018 a Napoli, hanno partecipato al voto, tra camera e senato, circa il 60% degli aventi diritto, il referendum non lo metto in conto, mentre credo sia una buona spia, la consultazione delle ultime elezioni comunali. Ebbene, a queste ultime elezioni del 2021, hanno votato il 47,17% dei chiamati al voto. In pratica su 776.751 elettori, hanno votato solo 366.374 napoletani. 410.377 elettori hanno preferito restare a casa il giorno delle votazioni, cosicché la coalizione vincente, di cui faccio parte, ha racimolato complessivamente 215.427 voti di preferenza che sono stati sufficienti ad incoronare Gaetano Manfredi Sindaco di Napoli. In poche parole Napoli è amministrata da una coalizione che ha conseguito il gradimento di poco meno del 28% degli aventi diritto al voto. Stesso discorso per le elezioni Regionali 2020, dove la percentuale di affluenza al voto a Napoli è stata del 46,10%. Un dato che dovrebbe farci tremare i polsi, per il vulnus democratico che esso comporta ed essere un punto di profonda e seria riflessione su cui la politica napoletana avrebbe dovuto interrogarsi. Eppure, le elezioni comunali sono “tirate” da un esercito di diverse migliaia di candidati, tra liste al comune ed alle municipalità, mentre, invece, alle vicinissime elezioni politiche questa forza sarà totalmente assente. Ebbene, con l’attuale legge elettorale che, in buona sostanza ha abolito il voto di preferenza, i segretari di partito hanno, chi più chi meno, catapultato candidati da altri territori nei collegi Napoletani. Ora le domande che mi pongo sono due:
1) Se una persona non viene candidata nel suo territorio dove è conosciuta, cosa deve pensare l’elettore che dovrebbe, invece, votarlo?;
2) Se all’elettore viene sottratta la facoltà di scegliere il suo rappresentante, che elezione è? Questa legge elettorale non mi piace ed è l’ennesimo risultato della incapacità dei partiti a guardare all’interesse generale, non escludo che possa fare la stessa fine del “porcellum”, caduto sotto i colpi della Corte Costituzionale. In ogni caso, le sfide che attendono il prossimo Governo sono epocali, tra pandemia e conflitti internazionali, a cui noi arriveremo di nuovo in ritardo, perché per affrontare questi “mostri” occorre un governo che goda di una forte investitura popolare, per questo mi sento di dire, anche se con un certo imbarazzo, buon voto a tutti.
I Corsi di Formazione Professionale
Il 5 agosto ho avuto modo di discutere la delibera n. 254 del 14.07.2022 avente ad oggetto la istituzione di una fondazione con altri enti privati di formazione. È stata l’occasione per fare il punto sulla efficacia dei corsi di formazione in Campania. Tra gli enti di formazione che si propongono quali partners del Comune vi è anche la Stoà una nota società alla cui guida c’è un noto ex assessore al bilancio del Comune di Napoli su cui ho avuto già modo di esprimere il mio parere, tenuto conto del fatto che fu quello che firmò i cd. derivati che tanti soldi stanno ancora succhiando al Comune di Napoli. Di seguito i miei due interventi al consiglio comunale del 5 agosto e del 26 luglio sul medesimo tema …
L’assessore di destra nella IV Municipalità
Credo che in questo momento di grave confusione politica nazionale occorre essere ancora più rigorosi, pertanto, nello scorso consiglio comunale del 5 agosto, sono ritornato sulla inopportuna scelta di nominare, come assessore, in quota “Lista Manfredi”, nella giunta della IV Municipalità, una persona che è stato esponente della destra cittadina militando in Fratelli d’Italia. Credo che queste operazioni non facciano bene alla politica e disorientano gli elettori. Io mi sono candidato con Manfredi avendo ben in mente di candidarmi in una lista di centro sinistra non vedo come si possa intendere diversamente. Di seguito il mio intervento:
L’Adesione del Comune di Napoli al Patto dei Sindaci per una nuova politica Ambientalista
Lo Scorso Consiglio Comunale del 05.08.2022 è stata l’occasione per sostenere l’impegno del Comune di Napoli all’adesione del Patto dei Sindaci per la riduzione dell’inquinamento ambientale. Vi consiglio di consultare il sito europeo al seguente link: https://www.pattodeisindaci.eu/ Sempre sul tema ambientale è stata altresì l’occasione per scrivere l’ordine del giorno, sottoscritto da tutte le forze politiche ed approvato all’unanimità dall’assemblea, per sostenere la posizione della Giunta Comunale contro la realizzazione del deposito di Gas Naturale Liquido a Napoli Est in prossimità della darsena petroli. L’ODG lo trovate in calce a questa pagina
L’Acqua Pubblica di Napoli
Nel Consiglio Comunale del 05.08.2022, tra le tante cose all’ODG vi era anche la delibera 236 del 05.07.2022 (che potrete leggere su questa pagina) relativa alla nostra azienda di gestione dell’acqua (ABC); è stata l’occasione per affermare che la gestione pubblica dell’acqua deve essere mantenuta così come decisero gli Italiani nel 2011. E’ chiaro che deve essere una gestione efficace ed efficiente ed io vigilerò, nei limiti del mio mandato, affinché sia così.
Napoli Città Rumorosa Senza Tutela
Tra Traffico e Movida interi quartieri invivibili
L’Agenzia Europea dell’Ambiente stima che l’esposizione a lungo termine al rumore ambientale causi 12000 morti premature e contribuisca ogni anno a 48000 nuovi casi di cardiopatie ischemiche, in tutta Europa. Si stima, inoltre, che 22 milioni di persone soffrano di forte fastidio cronico e 6,5 milioni di forti disturbi cronici del sonno. A fronte dei dati medi europei occorrerebbe uno studio calato sulla realtà napoletana di cui evidentemente si ha una scarsa percezione, nonostante il mix di fattori inquinanti che affliggono molti quartieri della città. Io stesso, per l’attività che svolgo come presidente del Comitato Vivibilità Cittadina, da circa dieci anni, posso testimoniare che intere famiglie sono “sull’orlo di una crisi di nervi” pronte a trascorrere “un giorno di ordinaria follia” perché sottoposte ad un livello di stress difficilmente contenibile. In molti casi le sollecitazioni sono multifattoriali, tra traffico veicolare, sorvolo di aerei a bassa quota su numerosi quartieri della città, dalle 6,30 fino alle 23,00, di ogni giorno della settimana, artisti di strada, spesso provetti percussionisti, fino ad arrivare al grosso problema dei numerosissimi “baretti” che sono spuntati come funghi in locali deposito di pochi metri quadrati, privi delle caratteristiche minime per svolgere l’attività commerciale che, approfittando dell’assenza dei controlli, finiscono per occupare suolo pubblico “a perdita d’occhio”, attirando migliaia di avventori con musica sparata a decibel che superano ampiamente i limiti imposti dal Piano di Zonizzazione Acustica del Comune di Napoli, che nessuno e sottolineo nessuno, fa rispettare seriamente. Ovviamente il risultato è che interi nuclei familiari sono ostaggio dei “manager” della movida notturna che, infischiandosene dei diritti altrui, usano immobili inseriti in edifici a vocazione prevalentemente residenziale, con il “placet” dei proprietari che lucrano affitti stratosferici, infischiandosene, a loro volta, del fatto che il loro immobile non può essere usato senza i necessari adeguamenti di insonorizzazione e senza l’uso della normale diligenza e prudenza, secondo il criterio codicistico del “buon padre di famiglia”. A tale grave stato di cose si aggiunge un ulteriore spiacevole corollario: la Magistratura napoletana, rispetto alla magistratura del Nord del Paese, è poco incline a condannare amministrazioni locali e proprietari di immobili al rispetto ed alla tutela dei diritti umani (salute, abitazione e privacy) dei cittadini “molestati” dai decibel. In buona sostanza, mentre i Tribunali di Torino, Brescia, Bergamo e Como emettono condanne esemplari di amministrazioni locali e proprietari di immobili adibiti ad attività commerciali moleste, il Tribunale di Napoli aderisce, alla tesi secondo cui chi subisce la molestia se la deve prendere solo ed esclusivamente con lo “squattrinato” molestatore, che, di solito, sparisce o si “traveste” da nuovo imprenditore, con sonore condanne dei residenti che si siano permessi di citare in giudizio gli “inconsapevoli” proprietari di questi immobili; con il risultato che il proprietario, esente da qualsivoglia responsabilità, non avrà alcuna remora a riaffittare l’immobile ad altro molestatore, senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze, in applicazione dei noti “principi” del “rien va plus”, “chissenefrega”, “avanti il prossimo”, basta che si guadagni bene, tanto non si rischia niente. Intere famiglie frustrate nella loro intimità e mortificate dalla mancanza di giustizia, beffate, perché dovranno anche pagare migliaia di euro ai loro aguzzini. Ovviamente non è questo il luogo per disquisizioni tecnico/giuridiche ma non c’è dubbio del grave senso di ingiustizia che ogni volta vedo scolpito sulle facce di questi nostri concittadini, nella attesa che si giunga in Cassazione (10 anni per tre gradi di giudizio), sperando in un mutamento di orientamento, essendosi ormai persa la memoria dei cd. “Pretori d’assalto” degli anni ’70 che tanto fecero per la tutela del lavoro e dei lavoratori. Per il momento non ci resta che constatare la vera e propria discriminazione giudiziaria che esiste tra il nord ed il sud del paese, anch’essa frutto della arretratezza culturale che affligge il mezzogiorno. Su altro fronte, quello politico/amministrativo, il mio impegno è costante affinché queste riflessioni siano fatte proprie dall’amministrazione, ma vi dico non è affatto facile….
Avv. Gennaro Esposito
Consigliere Comunale e Presidente del Comitato Vivibilità Cittadina
La Città Metropolitana di Napoli
Tra Politica ed Amministrazione
Prospettive di Vivibilità a Napoli
Per puro caso la classifica sulla qualità della vita delle città italiane pubblicata dal Sole24h ha coinciso temporalmente con la scadenza, del 17 giugno scorso, della ordinanza sul caos notturno cittadino, adottata dal Sindaco Manfredi. Dalle stanze del Consiglio Comunale e da quelle di Palazzo San Giacomo, per far fronte alla imminente scadenza, si è pensato di elaborare un pacchetto di norme che regolino l’indisciplinato mondo notturno, anche se ci sono spinte di chi pensa che sarebbe meglio lasciare le cose così come sono per non danneggiare le attività economiche del settore. Eppure, a leggere proprio gli indici della citata classifica, si comprende bene in che fase socio/economica è la città. Da attento osservatore del fenomeno, posso dire che il “food and beverage” partenopeo non è affatto un settore in crisi, anzi, di nuove attività di somministrazione, in particolare della notte, se ne sono aperte e se ne aprono in continuazione. Del resto è la stessa classifica del Sole 24h a confermare la sensazione di molti cittadini, in quanto, se da un lato abbiamo Napoli inchiodata al 90esimo posto nella classifica generale, si registra, invece, un 46esimo posto alla voce “affari e lavoro”, con un + 48 posizioni scalate nel 2021 rispetto al 2020, segno che Napoli, per fortuna, sta affrontando un momento di ripresa seppure prevalentemente in un solo settore che, ovviamente, richiede una maggiore disciplina, essendo ormai evidente a tutti che la nostra città non può certo diventare una perenne ed estesa tavola imbandita con accompagnamento discomusic che, a lungo andare, rischia di implodere in una bolla speculativa, se non viene messa a sistema ed indirizzata verso modalità di esercizio senz’altro più “civili”. Neppure mi meraviglia che Napoli non sia una città a misura di bambino, classificandosi agli ultimi posti anche in questa “gara” e ciò dipende anche dal fatto che, alla perenne mancanza di strutture sportive, le piazze prima usate dai bambini per giocare, oggi vengono di giorno in giorno rosicchiate da tavolini e sedie, come è accaduto plasticamente a Piazza Montecalvario ai Quartieri Spagnoli ed a Piazza Dante e in ogni altro luogo pubblico, dove ai nostri bambini viene sottratto spazio vitale per la loro crescita. Avendo ben in mente tali parametri, non può non sorgere il dubbio che la città in questi anni si sia sbilanciata troppo verso una economia che si sta “mangiando” la città ed i cittadini e che occorre intervenire con politiche che vanno nella direzione di stabilire norme di convivenza civile più stringenti. Seppure siano trascorsi circa 9 mesi dall’insediamento dell’amministrazione Manfredi, numerosi sono i miei interventi in Consiglio Comunale per far prevalere i principi del vivere civile su quelli della “città mordi, balla, sballa, schiamazza e fuggi”, lasciando residui di qualsivoglia genere e natura ad imbrattare le nostre strade e piazze monumentali che, in assenza di servizi degni di questo nome, si offrono agli occhi di cittadini e turisti. E’ senz’altro vero che ad oggi mancano risorse economiche e di personale per far fronte agli obblighi verso la cittadinanza, ma proprio per questo, penso che occorra adottare il principio della tolleranza zero, del punirne uno per educarne cento, nella speranza che si inneschi un mutamento culturale e di “rincivilimento” di quei pochi (si spera siano pochi) che pensano di trattare Napoli ed i Cittadini napoletani come beni di consumo. Ad oggi purtroppo la sensazione è che a Napoli tutto sia possibile e che ai comportamenti scorretti è raro che siano applicate sanzioni efficaci che scoraggino i trasgressori. In buona sostanza si deve comprendere bene che la scorrettezza e, purtroppo, talvolta anche il crimine, non paga. Colgo l’occasione per manifestare la mia solidarietà ai cittadini residenti di Piazza San Domenico Maggiore che nella notte tra venerdì 10 e sabato 11 giugno, come ogni anno, hanno subito l’incendio di fumogeni con conseguente spessa coltre di fumo, che ha invaso l’intera piazza e le abitazioni, per una non meglio specificata commemorazione, nella completa indifferenza delle istituzioni, seppure da più parti e più volte sollecitate ad intervenire.
Gennaro Esposito
Consigliere Comunale e Presidente del Comitato Vivibilità Cittadina
L’Aeroporto di Napoli/Grazzanise
Una necessità per Napoli e la Campania!
Finalmente in città si è accesa la discussione sulla necessità di rendere compatibile lo sviluppo dello scalo di Capodichino con la vivibilità di interi quartieri di Napoli, la salute pubblica e la salubrità dell’ambiente. Ulteriori prospettive di sviluppo, vista la saturazione di Capodichino e la scarsa capacità di Pontecagnano, impongono di riprendere con forza il progetto dell’Aeroporto di Napoli/Grazzanise. Senza peli sulla lingua, questo progetto è osteggiato dalle lobby del Nord (negli anni i fondi che erano previsti per Grazzanise, sono stati dirottati su altri aeroporti del Nord) e dalla GESAC che, ovviamente si troverebbe un eventuale concorrente, ove mai lo scalo di Napoli/Grazzanise, all’esito di Bando, dovesse andare ad una compagnia di gestione Aeroportuale diversa. Cosa quest’ultima che non è nè nell’interesse pubblico nè nell’interesse delle regole del mercato. Questi i termini della questione che ho spiegato ampiamente nel consiglio comunale del 16 maggio scorso! Basti pensare che lo Scalo di Grazzanise porterebbe oltre 30.000 nuovi posti di lavoro in Campania!
Il Consiglio Comunale sul Grande Progetto UNESCO e sulla Camorra
Fondi del Grande Progetto UNESCO e Camorra gli argomenti trattati. Ecco i miei interventi:
Il Restyling Completo di Via Partenope
Da poche ore (04.04.2022) è stata bandita la gara per il restyling completo di Via Partenope. Finalmente abbiamo la possibilità di visionare nel dettaglio il progetto di questo importante pezzo di città. Allo stato Via Partenope è una enorme tavola imbandita che non ha alcuna coerenza con la bellezza del paesaggio. Garantire la fruibilità a tutte ed a tutti ed il rispetto del particolare veduta del golfo di napoli deve essere il principio da osservare. Nel link troverete tutti gli atti di progetto ed il bando di gara:
https://drive.google.com/drive/folders/1Y9oaJAvLaaU6jdu8FxtCg0Gnnz72gOlV?usp=sharing

Napoli Avanti Con lo Jus Soli
Ieri (30.03.2022) il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno proposto da Gennaro Esposito, Gennaro Acampora, Sergio D’Angelo e Savary Ravendra Jeganesan (il Consigliere Aggiunto del Consiglio Comunale). Dal Comune di Napoli, come da quello di Bologna, un atto di civiltà ed integrazione nel riconoscimento dei diritti ai bambini che sono nati in Italia ed hanno concluso almeno un ciclo di istruzione. Una affermazione di principio nella direzione del riconoscimento dei diritti iniziando dai più piccoli affinché non covino rancore e non si sentano non accettati dalla società nella quale di fatto vivino. Un atto di Civiltà Politica, Sociale e Morale.
Una Giornata Impegnativa in Consiglio
Ho pensato di mettere insieme l’attività svolta nel Consiglio Comunale del 26.01.2022. Tra i tanti interventi ho selezionato quelli più rilevanti offrendovi anche gli atti che sono stati approvati. I temi sono stati l’aeroporto di Capodichino, il PNRR e la pandemia. Tre argomenti che hanno un impatto sulla città immediato.
Il Diritto allo Sport
Ieri sono stato eletto Presidente della Commissione Sport e Pari Opportunità del Comune di Napoli. Incarico che mi riempie di orgoglio e che cercherò di onorare con il mio impegno e la mia esperienza con spirito di collaborazione e di servizio. Spero di essere all’altezza delle aspettative. Stamane, nel mio nuovo ruolo ho presentato la prima delibera di iniziativa consiliare dell’amministrazione Manfredi, con l’obiettivo di inserire nello Statuto del Comune di Napoli il Diritto allo Sport come diritto fondamentale del Cittadino. La proposta è stata sottoscritta da tutte le Forze di Maggioranza che ringrazio pubblicamente. Un buon inizio per migliorare la vivibilità della nostra città e per affermare un principio che non resterà lettera morta ma che rappresenterà un viatico per l’azione amministrativa del Comune di Napoli. Io mi impegnerò per questo!
CONSIGLIO COMUNALE DI NAPOLI
PROPOSTA DI DELIBERA DI INIZIATIVA CONSILIARE
di modifica dello Statuto Comunale
AI SENSI DELL’ART. 42 DEL T.U.E.L. E DELL’ART. 54 DEL REGOLAMENTO
DEL CONSIGLIO COMUNALE
Premesso che:
I.- Lo sport, pur non trovando esplicita collocazione nella Carta Costituzionale, per ragioni storiche, è senz’altro oggetto di un riconoscimento implicito essendo desumibile nel diritto di espressione della personalità, sia come singolo che nelle “formazioni sociali” (art. 2 Cost.), nel diritto di associazione (art. 18 Cost.) e nel diritto alla salute (art. 32 Cost.);
2.- la pratica sportiva ha un ruolo fondamentale per la crescita individuale e sociale dei cittadini essendo una vera e propria politica sociale di integrazione, di prevenzione dalle devianze e di recupero dalle marginalità sociali contribuendo, altresì, al benessere psicofisico della persona;
3.- la Corte Costituzionale, con sentenza n. 57 del 25.03.1976, ha affermato che “lo sport è un’attività umana cui si riconosce un interesse pubblico tale da richiederne la protezione e l’incoraggiamento da parte dello Stato”;
4.- la pluralità delle discipline sportive rappresenta un valore irrinunciabile e culturale e consente ai cittadini di poter liberamente scegliere la pratica sportiva più idonea alle proprie esigenze;
5.- il diritto allo sport trova esplicito riconoscimento nell’Art. 165 del Trattato dell’Unione Europea, a mente del quale “L’Unione contribuisce alla promozione dei profili europei dello sport, tenendo conto delle sue specificità, delle sue strutture fondate sul volontariato e della sua funzione sociale ed educativa”;
6.- diverse sono le proposte di revisione della Carta Costituzionale con esplicita previsione del Diritto allo Sport tra i diritti fondamentali;
7.- nello statuto del Comune di Napoli, manca un riconoscimento esplicito del diritto allo sport come bene fondamentale della persona;
8.- il diritto allo sport trova la sua naturale collocazione nell’art. 3 dello Statuto del Comune di Napoli che si intitola “Finalità” che può essere completato con l’aggiunta del comma 5.
° ° °
Tanto premesso i sottoscritti Consiglieri Comunali ai sensi e per gli effetti dell’art. 42 del T.U.E.L. e dell’art. 54 del Regolamento del Consiglio Comunale,
propongono
al Consiglio Comunale di adottare la seguente proposta di delibera consiliare:
.- modificare lo Statuto del Comune di Napoli, approvato con deliberazione n. 1 del 16.10.1991 e successive integrazioni e modifiche, aggiungendo all’art. 3, dopo il comma 4, il comma 5 dal seguente tenore letterale:
“5.- Il Comune di Napoli, riconosce e favorisce espressamente il diritto allo svolgimento dell’attività sportiva e ricreativa, sostiene e concorre alla promozione ed alla diffusione di tutte le discipline sportive sul territorio comunale, riconoscendone il valore culturale, sociale e di prevenzione sanitaria. Per raggiungere tali finalità il Comune favorisce l’istituzione di enti, organismi e associazioni ricreative e sportive; promuove, inoltre, la creazione e la gestione di idonee strutture, servizi e impianti e ne assicura l’accesso ad enti, organizzazioni di volontariato, associazioni e singoli cittadini. Le modalità di utilizzo delle strutture sportive, servizi e impianti in gestione o di proprietà comunale sono disciplinate dal regolamento che prevede anche il concorso alle spese di funzionamento, salvo che non sia prevista la gratuità per finalità di carattere sociale, di prevenzione sanitaria, o per attività rivolte a particolari fasce di età o cittadini con diverse abilità o con disagio economico/sociale”.
Napoli, 13 dicembre 2021
F.to Cons. Gennaro Esposito Manfredi Sindaco
(I firmatario)
F.to Cons. Aniello Esposito PD
F.to Cons. Ciro Borriello M5S
F.to Cons. Gennaro Rispoli Napoli Libera
F.to Annamaria Misto Azzurri Noi Sud Napoli Viva
F.to Sergio D’Angelo Napoli Solidale Europa Verde
C’è ancora chi si ostina a chiamarla “movida”
C’è ancora chi si ostina a chiamarla movida, socialità, economia e posti di lavoro ma quello che va in scena a Napoli, non solo nelle notti del fine settimana, non ha nulla a che vedere con questi concetti. Chi vive ed osserva il fenomeno da vicino, come i residenti, sa bene che il tutto si svolge al di fuori di ogni regola civica ed economica. Spritz, cicchetti, birrette, anche variamente assemblati tra loro, a pochi euro, attirano folle ingestibili ed ingovernabili con musica sparata a decibel da discoteca, che va avanti fino alle prime ore del mattino, all’insegna dello spaccio indisturbato di droghe di ogni genere e natura, con l’unico obiettivo dello sballo alcolico/narcotico che purtroppo travolge anche molte volte minorenni. Sono anni che analizziamo il fenomeno e ci siamo fatti un’idea chiara di come esso è articolato anche nella categoria dei commercianti che non sono tutti uguali e che tutto il comparto diverso dalla somministrazione è anch’esso colpito da questa gestione aggressiva di questo settore, che sta cannibalizzando interi quartieri che subiscono una vera e propria desertificazione sia sociale, sia culturale che commerciale. Ci siamo, infatti, dimenticati della Via San Sebastiano degli strumenti musicali e della Via Mezzocannone di librerie universitarie, dove si rilegavano le tesi di laurea, perché ogni “buco” viene adibito ad esercizio per la somministrazione alcolica, fosse anche di pochi metri quadrati, tanto poi c’è l’occupazione del suolo pubblico che è in grado di triplicare la superfice di vendita. La notte, salvo casi rari, è difficile vedere scontrini e contratti di lavoro regolari. In queste condizioni chi vuole essere in regola e non vendere ad 1 €. cicchetti, birrette e quant’altro, proponendo un approccio luidico, sociale, artistico e culturale al divertimento, viene schiacciato e deve chiudere, poiché non riesce a mantenere la concorrenza con gli “irregolari”, cosicché Napoli, in queste condizioni, perde la possibilità di migliorarsi. E’ chiaro, allora, che ci dobbiamo chiedere Cui prodest? Sicuramente tutto questo giova alla camorra, che gestisce le piazze di spaccio di cocaina, hashish, marijuana et similia, sicuramente giova, ancora, alla camorra che ricicla tanti danari, sicuramente giova ancora una volta alla camorra che gestisce il business del parcheggio abusivo di tante, tantissime auto di avventori che vengono a Napoli perché sono attratti da droghe ed alcol a buon mercato. Cosa c’è di economia, di culturale e di socialità in tutto questo? Da quello che vediamo noi, niente! I giovani sono visti solo come consumatori, richiamati a migliaia da bassi prezzi, in folle ingovernabili ed ingestibili per consentire lo spaccio. Nelle normali condizioni della movida napoletana, infatti, ogni intervento di polizia è pressoché impedito per ragioni di ordine pubblico; diventa difficile anche un semplice controllo di polizia. Se questi sono i fatti, in larga misura assolutamente incontrovertibili e documentati dai tanti filmati e foto che ormai da anni pubblichiamo sulla nostra pagina Facebook, allora, ci chiediamo quando inizieremo a cambiare l’approccio tentando di arginare con politiche a breve, a medio ed a lungo termine, che puntino su divertimento, cultura e socialità, in un mix che nutra le menti dei nostri giovani e non le disintegri. L’altra faccia della medaglia sono i diritti umani dei cittadini che tentano di condurre una vita regolare nelle loro case di abitazione, diritti che l’art. 2 della nostra Carta Costituzionale definisce, non a caso, “inviolabili” quali il diritto alla salute, alla casa ed alla privacy, diritti connaturali all’essere umano che non sono, quindi, comprimibili. Anche uno studente al primo anno di giurisprudenza capisce che il nostro ordinamento Costituzionale non tollera neppure la minima lesione di questi diritti fondamentali che sopravanzano quelli cd. economici. Se questo è il quadro normativo costituzionale ci chiediamo, allora, in che termini si pongono gli esperti della mediazione politico/sindacale quando si oppongono ad ogni forma di contenimento del fenomeno suddescritto che difficilmente si può inquadrare nei concetti di movida, socialità o economia. E’ evidente che lo stato in cui siamo giunti è il frutto di un approccio anarcocapitalista che non ha nulla a che vedere con i concetti di solidarietà umana e progresso sociale propri della nostra Costituzione. Se questo è il dato normativo e sociale non c’è dubbio che occorre una stretta limitando gli orari di esercizio delle attività commerciali in modo deciso atteso che fino ad oggi i medesimi gestori delle notti napoletane non sono stati in grado di limitare i danni sociali ed economici che gioco forza registriamo da troppo tempo.
Avv. Gennaro Esposito Consigliere Comunale di Napoli e Presidente del Comitato Vivibilità Cittadina
Responsabili i Proprietari dei “Baretti”

La Suprema Corte di Cassazione con Sentenza del 09/09/2021, n. 24188, finalmente giunge a ritenere, senza mezzi termini, responsabile il proprietario dell’immobile affittato ad uso BAR, per il grave disturbo subito dai vicini per le immissioni intollerabili. Il tema lo conosco bene e sono anni che mi batto per far valere lo stesso principio a Napoli, riscontrando però una completa insensibilità del Tribunale tanto che sono giunto a parlare di discriminazione giudiziaria tra il Nord ed il Sud sul tema della tutela dei diritti umani, essendo cinvolti in questi conteziosi il diritto alla salute, alla vita di relazione ed alla casa. Un orientamento quello del Tribunale di Napoli frutto di una evidente arretratezza culturale e civica che oggi ancora di più è intollerabile. Ho diretta cognizione di famiglie distrutte da questo fenomeno. Non è raro che davanti alla mia scrivania si siedano persone che, raccontando il calvario che subiscono, scoppino in lacrime. So bene qual è la sofferenza di vivere in queste condizioni ed ho sempre cercato di farlo capire ai Giudici napoletani molto spesso senza successo essendo questi fermi a ritenere resposnabili i soli getsori molto spesso soggetti inconsistenti che si avvicendano ripetendo di nuovo tutto il “film”. In questo momento la mia solidarietà va ancora una volta a tutti quelli che ho assistito e si sono visti addirittura condannare alle spese verso i proprietari che da questi affitti ricavano somme ragguardevoli a scapito della collettività. Spero che il Tribunale di Napoli inizi a cambiare idea sul punto allinendosi alla giurisprudenza della Suprema Corte ed a quella dei Tribunali del Nord del Paese.
Sempre in difesa dei Cittadini

Oggi sono candidato con Gaetano Manfredi al Consiglio Comunale di Napoli del 3 e 4 ottobre prossimo. Nel 2011 fui eletto al Consiglio con De Magistris che purtroppo si rivelò immediatamente non all’altezza della sfida della Città tanto che dopo sei mesi, iniziai una lunga battaglia di opposizione in Consiglio cercando di correggere gli errori che vedevo. Molte cose è possibile leggerle su questo blog ma ci sono tante battaglie condotte che vale la pena ricordare come:
- la battaglia sullo stadio San Paolo che ho condotto con profitto facendo incassare al Comune di Napoli 6.230.000,00 €. https://gennaroespositoblogdotcom.files.wordpress.com/2014/12/cortedeiconticalcionapoli.pdf https://gennaroespositoblog.com/2014/02/09/sequestro-corte-dei-conti-stadio-san-paolo-e-la-politica-supina-ai-voleri-del-patron/
- Il regolamento per la limitazione del gioco d’azzardo che scrissi e feci approvare dal consiglio comunale https://gennaroespositoblog.com/2017/03/23/gioco-dazzardo-il-tar-campania-conferma-il-regolamento-di-napoli/ https://gennaroespositoblog.com/2014/11/27/la-proposta-di-regolamento-sulle-sale-gioco-e-giochi-leciti/
- il regolamento per le nomine del Sindaco che scrissi e feci approvare: https://gennaroespositoblog.com/2014/05/22/il-testo-definitivo-del-regolamento-sulle-nomine/ https://gennaroespositoblog.com/2012/06/03/proposta-di-regolamento-nomine-e-designazioni-del-comune/
- Il tentativo di evitare il fallimento di Bagnoli Futura https://gennaroespositoblog.com/2014/05/29/chi-rispondera-del-fallimento-di-bagnoli-futura-s-p-a/
- Tante altre battaglie condotte come Presidente del Comitato Vivibilità Cittadina.
Follia al Centro Storico di Napoli
Da tempo dico che non è più possibile andare aventi così, il senso di impunità ha raggiunto livelli di guardia che spingono persone a compiere atti nella consapevolezza (sbagliata) di restare impuniti. Gli agenti delle FF.OO., ieri sera, in Piazza Trieste e Trento, davanti allo storico bar Gambrinus, hanno dovuto usare le armi per fermare il folle sparando nelle ruote dell’auto. E’ da tempo che dico che a Napoli c’è un grosso problema di Autorevolezza delle Forze dell’Ordine che va recuperata al più presto!
NON HO MAI FATTO MANCARE LA MIA VOCE

Posso dire, senza tema di sementita, che nel dibattito cittadino non ho mai fatto mancare la mia voce. Ho sempre ricercato il confronto e sempre espresso la mia visione di città e la visione del Comitato Vivibilità Cittadina che presiedo dalla sua costituzione.
La domanda che Vi faccio è: Quanti candidati alla carica di Consigliere Comunale possono dire la stessa cosa? Li conoscete i Vostri candidati, sapete cosa pensano della città e del suo sviluppo? Li avete mai messi alla prova? Sapranno amministrare? Napoli è una città bellissima che amo e spero che questa volta abbia gli amministratori che si merita!
Qui trovate i miei scritti ed interviste che sono state pubblicate dalle testate giornalistiche cittadine, che ringrazio dell’ospitalità e della opportunità che mi hanno dato. Potrete capire molto dalla lettura che vi invito a fare per conoscermi e sapere cosa andrò a fare una volta eletto con Gaetano Manfredi Sindaco e con gli altri candidati del nostro gruppo Vivibilità Cittadina
Ora tocca a Voi, il 3 e 4 ottobre 2021, alle elezioni amministrative di Napoli, scegliete i candidati che possono fare il bene di Napoli e dei Napoletani

STADIO COLLANA E VIVIBILITA’
STADIO COLLANA: La Vivibilità è un concetto ampio e comprende la cura del Cittadino e della Città e non c’è dubbio che lo Sport ha un ruolo fondamentale per la salute ed il benessere di tutti, giovani e meno giovani, pertanto, siamo intervenuti su una questione che riteniamo importante e mettiamo a disposizione il nostro esposto sul Collana che individuava molte criticità sull’atto aggiuntivo stipulato tra Regione e Concessionaria, nonché il provvedimento del Commissario che ha dichiarato la decadenza della concessionaria dal rapporto di gestione. Tutte le criticità che abbiamo denunciato sulla modifica, si legge bene, non sono state valutate dal Commissario essendo ritenute assorbenti dalla decadenza, quindi, a nostro avviso si aggiungono alle sia pur gravi questioni sollevate dal medesimo Commissario. Il TAR allo stato ha temporaneamente sospeso la decadenza con un atto “tecnicamente dovuto”. Si spera si faccia quanto prima chiarezza e si vada oltre quest’affidamento che è nato male e si valuti solo ed esclusivamente il beneficio dello Sport e degli Sportivi. Al riguardo è significativa la drastica riduzione della partecipazione di Ferraro e Cannavaro dalla compagine societaria della Concessionaria che ne caratterizzava la natura sportiva. A questi due Campioni del Calcio, che forse hanno poco a che fare con lo sport di base, vorremmo chiedere il motivo del loro ripensamento. https://www.facebook.com/1396936600607302/posts/2609718195995797/?d=n
Alcol Prevention Day
Nel silenzio della Politica un problema sociale da affrontare
Il 14 maggio scorso si è celebrato, si fa per dire, l’Alcol Prévention Day, con la presentazione dei dati statistici sul consumo, o meglio sull’abuso, dell’alcol. Una giornata, passata in sordina, organizzata dal Ministero della Sanità che ha presentato un approfondito lavoro statistico dell’I.S.S. Come Comitato, l’argomento non ci è nuovo e, proprio perché siamo costantemente informati su cosa accade, notte dopo notte, sotto le nostre finestre, in data 11.11.2017, nella occasione di un tavolo per l’ordine e la sicurezza pubblica, tenutosi in Prefettura, al quale partecipammo, offrimmo a Prefetto, Questore e Sindaco un lavoro scrupoloso sul tema del consumo dell’alcol tra i minori, consegnando alle Autorità presenti un questionario anonimo, copiato in larga misura da una esperienza di Arezzo, da somministrare agli adolescenti ed ai giovani delle scuole, per capire quali erano le loro abitudini “alcoliche”, nella elementare ottica che, per combattere un fenomeno, occorre studiarlo e conoscerlo. Neanche a dirlo, fummo molto apprezzati ma, completamente ignorati. Il 16.01.2020, vedendo con i nostri occhi cosa accadeva – ed accade tuttora – nelle strade e nelle piazze della cd. movida napoletana, abbiamo inoltrato un espresso invito alle Autorità Amministrative ed alle Forze dell’Ordine ad espletare, per lo meno, i controlli circa il rispetto delle prescrizioni di cui all’art. 6 del D.L. 117/2007 che prevede una serie di obblighi, per i gestori di attività di somministrazione di bevande alcoliche, puntualmente disattesi. Ovviamente, mai nessuno ci ha risposto. Con Antonio Gallo, medico nostro associato, siamo anche andati in alcune scuole a spiegare i danni che l’alcol provoca specialmente ai minori. Sulla nostra pagina Facebook, pubblichiamo filmati e foto di giovani riversi a terra in vario modo, in preda a “crisi alcoliche”, spesso soccorsi con l’intervento delle ambulanze. Del tema si parla per lo più il giorno di capodanno poiché i “pronto soccorso” per crisi o coma etilico fanno concorrenza a quelli per i botti. Oggi leggiamo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità che per noi sono agghiaccianti, perché ne conosciamo la corrispondenza nella “carne e nelle ossa” dei nostri adolescenti e giovani che si trascinano nelle notti alcoliche napoletane, definiti dai residenti, nei loro commenti sui nostri gruppi chat di quartiere, “zombie”. Il fenomeno, lo dobbiamo dire con forza, è assolutamente sottovalutato e fuori controllo, mentre l’offerta di cicchetti ad 1 €., birrette ad 1 € e Spritz a 1 o 2 €. sono capillarmente e “democraticamente” distribuiti in tutti i luoghi della cd. movida, dove le pubblicità che incitano a bere sono accattivanti e, soprattutto, rivolte ad un pubblico adolescente. Come: ”I have a dream” di M.L. King, opportunamente modificato in “I have a Drink”. E’ possibile che solo noi ce ne accorgiamo? Eppure, alle Autorità basterebbe farsi un giro nelle notti, appena trascorse della cd. movida napoletana, per vedere il tappeto di bottiglie di birra, di vino e di superalcolici a cui si mescolano spesso anche boccettine di psicofarmaci; per non parlare della quantità di erba che si fuma, la cui “fragranza” giunge fino ai piani alti dei vicoli, ovvero, della cocaina che si consuma che pure abbiamo filmato e denunciato. Ebbene, vediamo che gli adolescenti ed i giovani escono già con l’intenzione di “schiattarsi la capa” e non importa se il bicchiere è pieno di vino, di birra, di vodka o di altro superalcolico, per loro l’alcol è tutto uguale, ignorando qualsivoglia informazione sulla sua gradazione. Il fenomeno, più in “voga” tra i giovani, si legge nel citato rapporto, si chiama “binge drinking” e consiste nella “abbuffata” alcolica di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione, il cui costo, come detto, è alla portata di tutti, “praticata da oltre 3,8 milioni di consumatori (2,8 milioni maschi; 1 milione femmine) di cui 830.000 11-25enni che giungono all’intossicazione, rappresentando un grave problema, sia di salute che di enorme pressione, sul sistema di pronto intervento per le procedure di disintossicazione e di ricovero. Nel 2019 i binge drinkers rappresentano il 10,8% tra gli uomini e il 3,5% delle donne con età superiore agli 11 anni; lo studio dei modelli di consumo tra i giovani ha mostrato che, nel 2019, i livelli più elevati in assoluto nella popolazione hanno riguardato in particolare il 16% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età, di questi il 20,6% maschi e l’11% femmine”. A questo punto corre l’obbligo di guardare cosa fanno nelle altre città europee e scopriamo che a Madrid (dove è nata la Movida), a Londra ed a Berlino è vietato consumare alcolici nei luoghi pubblici. Napoli, invece, possiamo confermare, è piena di giovani, tra cui molti Spagnoli, che trascorrono, in questo periodo di “semilockdown”, le notti napoletane, portandosi dietro buste piene di bottiglie di ogni genere di alcol, nella assoluta indifferenza delle Istituzioni.
Avv. Gennaro Esposito
Presidente Comitato Vivibilità Cittadina
La Borghesia dello Spritz nella Monnezza
Abbiamo la fortuna di abitare in una delle Città più belle del mondo, con molti problemi, ma senza dubbio bella. Abbiamo tutto: patrimonio artistico/monumentale, mare e bellezze naturali. Avvolti da tanta bellezza, dovremmo avere nel nostro DNA un sentimento di protezione e tutela di ciò che ci è stato donato per diritto di nascita. Purtroppo, il degrado anche nel Centro Antico è palpabile, con rifiuti che non si riescono a smaltire regolarmente, strade dissestate ed orrendi “scarabocchi” su tutti i muri e portoni che offendono i nostri Palazzi Monumentali. Il problema è che ci siamo abituati a questa forma di degrado che affonda le sue radici, non solo nelle classi culturalmente più “disagiate”, ma anche nella “colta” borghesia napoletana, piccola, media o alta che sia. Sento, pertanto, il dovere di fare “outing sociale”, sentendomi, in un certo qual modo, anch’io colpevole: ieri sera, passando per il centro storico, mi sono imbattuto in un gruppo di persone, 40enni e 50enni, davanti ad un baretto, rispettoso delle regole e, pertanto, chiuso a quell’ora, solo che, tutto intorno, c’erano bottiglie e bicchieri che, forse non sapendo dove lasciarli, erano stati abilmente ammonticchiati, a forma di “castello di carte”, sui bidoni della differenziata, usati, non si capisce bene, se come tavolini o come punto di discarica. In particolare, il bidone dell’umido era stracolmo e, pertanto, non utilizzabile, senza provocare il crollo del “castello di carte”. Anche questa volta, purtroppo, non ce l’ho fatta a farmi i cd. fatti miei, quindi, ho manifestato agli astanti, qualcuno ancora intento a sorbire l’ultimo drink, tutta la mia indignazione, cercando di attirare l’attenzione sullo “schifo” nel quale tutti eravamo immersi, ovviamente, senza ottener alcuna risposta dalle persone presenti anzi, cogliendo un atteggiamento quasi di fastidio verso il cd. solito “rompiscatole”. Persone della cd. borghesia napoletana, professionisti, impiegati pubblici e privati, che parlavano un perfetto italiano, nei quali in un certo qual modo mi riconosco, per classe sociale e per età. Non riuscendo ad attirare l’attenzione sul fatto che quella “costruzione” avrebbe impedito l’uso del bidone della differenziata, ho appena alzato, di poco, il coperchio che, in ogni caso, si sarebbe dovuto alzare, essendo la sera dell’umido, cosicché tutto il “castello” di bottiglie, bicchieri e cannucce è chiaramente venuto giù, facendo fracasso ed ottenendo, finalmente, l’attenzione degli astanti che, con mia sorpresa, mi si sono rivolti contro, definendo questo mio poco accorto gesto, una “provocazione” nei loro confronti e facendomi capire che loro, per fortuna per me, erano persone perbene perché altrimenti me la sarei vista brutta. Non un cenno di mortificazione, non un cenno di sofferenza per la “monnezza” che ci attorniava, si sentivano perfettamente a loro agio. Forse, ora che ci penso, avrei dovuto scusarmi per il fracasso e, nel caso lo faccio adesso, ma non ho colto nessun senso di disagio di questi non tanto giovani signori della buona società napoletana. Ebbene, a capo di questa “rivolta”, c’era un signore che ho riconosciuto essere un architetto, addirittura funzionario del Comune di Napoli. Come dire, una doppia aggravante sia per il titolo, che per la funzione pubblica, entrambi requisiti che avrebbero dovuto suscitare nel signore un senso di riprovazione e di indignazione, ben superiore al mio. Con questo, non voglio dire che i citati astanti siano stati loro a costruire i “castelli di carte” sui bidoni della differenziata, lungi da me dal pensare così male, ma, almeno, mi sarei aspettato lo stesso moto di indignazione che ho avuto io o, quantomeno, un senso di condivisione e sconforto. Spero che almeno questo mio gesto, forse inconsulto, sia stato utile per una riflessione. A questo punto, non mi resta che ringraziare Gaetano, il mio giovane cane, che spesso mi accompagna in queste circostanze, assistendo sempre con aria perplessa. Forse ha ragione lui!
Avv. Gennaro Esposito
Idee Ricostruttive della Democrazia
LE IDEE RICOSTRUTTIVE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA
(Roma, 1943)
Le “Idee ricostruttive della Democrazia Cristiana” furono pubblicate sul “Popolo” del 12 novembre 1943, e poi in un opuscolo del 1944, diffuso clandestinamente in tutta Italia a nome dello pseudonimo Demofilo. Fu Alcide De Gasperi l’ispiratore del documento, alla cui parteciparono tra il 1942 ed i primi mesi del 1943 anche molti dei più vicini collaboratori di De Gasperi: Paolo Bonomi, Piero Campilli, Camillo Corsanego, Guido Gonella, Achille Grandi, Giovanni Gronchi, Stefano Riccio, Pasquale Saraceno, Mario Scelba, Giuseppe Spataro. Le riunioni redazionali si svolsero a Roma nelle abitazioni di Gonella, di Scelba e di Spataro. Oggi lo riprendo perché credo che le origini della nostra giovane democrazia vadano riscoperte e tenute sempre ben a mente:
Non è questo il momento di lanciare programmi di parte, il che sarebbe impari al carattere di quest’ora solenne che reclama l’unità di tutti gli italiani. Pensiamo tuttavia che queste idee ricostruttive, ispirate alle tradizioni della Democrazia Cristiana, ma rivolte ad una cerchia più ampia e più varia, debbono fermentare già ora nel travaglio dell’aspra vigilia, affinché nel tempo della ricostruzione possano diventare le idee-forza che animeranno la volontà libera del popolo italiano.
PREMESSA INDISPENSABILE
Il regime di violenza ha investito così a fondo le stesse basi costitutive dello Stato da rendere necessaria la sua ricostruzione con nuove leggi fondamentali. Il popolo italiano sarà chiamato a deliberare. Pur rimettendo al suo voto ogni concreta riforma istituzionale, sin d’ora si può affermare essere profonda negli animi di tutti la convinzione che indispensabile premessa e necessario presidio dei diritti inviolabili della persona umana e di ogni libertà civile è la libertà politica.
REGIME DEMOCRATICO
La libertà politica sarà quindi il segno di distinzione del regime democratico; così come il rispetto del metodo della libertà sarà il segno di riconoscimento e l’impegno d’onore di tutti gli uomini veramente liberi.Una democrazia rappresentativa, espressa dal suffragio universale, fondata sulla uguaglianza dei diritti e dei doveri e animata dallo spirito di fraternità, che è fermento vitale della civiltà cristiana: questo deve essere il regime di domani.Nella netta distinzione dei poteri dello Stato – efficace garanzia della libertà politica – il primato spetterà al Parlamento, come la più alta rappresentanza dei supremi interessi della comunità nazionale, e soltanto il Parlamento potrà decidere la guerra e la pace.Accanto all’Assemblea espressa dal suffragio universale, dovrà crearsi un’Assemblea Nazionale degli interessi organizzati, fondata prevalentemente sulla rappresentanza eletta dalle organizzazioni professionali costituite nelle regioni.Sarà assicurata la stabilità del Governo, l’autorità e la forza dell’Esecutivo, l’Indipendenza della Magistratura. Il controllo sulle fonti finanziarie degli organi di pubblica opinione darà alla stampa maggiore indipendenza e più acuto senso di responsabilità.
CORTE SUPREMA DI GARANZIA
Una Corte Suprema di garanzia dovrà tutelare lo spirito e la lettera della Costituzione, difendendola dagli abusi dei pubblici poteri e dagli attentati dei Partiti.
CREAZIONE DELLE REGIONI
La più efficace garanzia organica della libertà sarà data dalla costituzione delle Regioni come enti autonomi, rappresentativi e amministrativi degli interessi professionali e locali e come mezzi normali di decentramento dell’attività statale.Dal libero sviluppo delle energie regionali e dalla collaborazione tra queste rappresentanze elettive e gli organi statali risulterà rinsaldata la stessa unità nazionale.Nell’ambito dell’autonomia regionale troveranno adeguata soluzione i problemi specifici del Mezzogiorno e delle Isole. Il corpo rappresentativo della Regione si fonderà prevalentemente sull’organizzazione professionale; mentre per quello del Comune, restituito a libertà, sarà elemento prevalente il voto dei capi di famiglia.
VALORI MORALI E LIBERTA’ DELLE COSCIENZE
Consapevoli che un libero regime sarà saldo solo se fondato sui valori morali, lo Stato democratico tutelerà la moralità, proteggerà l’integrità della famiglia e coadiuverà i genitori nella loro missione di educare cristianamente le nuove generazioni.Questa stessa nostra tremenda esperienza conferma che solo lo spirito di fraternità portato e alimentato dal Vangelo può salvare i popoli dalla catastrofe a cui li conducono i miti totalitari.E’ quindi particolare interesse della democrazia che tale lievito cristiano fermenti in tutta la sua vita sociale, che la missione spirituale della Chiesa Cattolica si svolga in piena libertà, e che la voce del Romano Pontefice, levatasi così spesso in difesa della dignità umana, possa risuonare liberamente in Italia e nel mondo.Contro ogni intolleranza di razza e di religione, il regime democratico serberà il più riguardoso rispetto per la libertà delle coscienze. E’ in nome di essa, oltreché per le tradizioni del popolo italiano, che lo Stato riconosce efficacia giuridica al matrimonio religioso e assicura la libertà della scuola che può essere mortificante strumento di partito.
LA GIUSTIZIA SOCIALE
Oggi, in mezzo a tante rovine, si impone ineluttabile il pensiero che dovendosi ricostruire un mondo nuovo, il massimo sforzo sociale debba essere diretto ad assicurare a tutti non solo il pane e il lavoro, ma altresì l’accesso alla proprietà.Bandito per sempre, utilizzando tutte le forze sociali e le risorse economiche disponibili, lo spettro della disoccupazione, estese le assicurazioni sociali, semplificato il loro organismo e decentrata la loro gestione che va affidata alle categorie interessate, la meta che si deve raggiungere è la soppressione del proletariato.A tal fine importanti riforme si imporranno nell’industria, nell’agricoltura, nel regime tributario.
a) Nell’industriaSarà attuata la partecipazione con titolo giuridico dei lavoratori agli utili, alla gestione e al capitale d’impresa.Le forme concrete di questa partecipazione e cooperazione dovranno essere realizzate salvaguardandosi la necessaria unità direttiva dell’Azienda e riducendo rischi e sperequazioni fra le varie categorie degli operai con provvedimenti di solidarietà e di compensazione.Oltre queste misure di accesso alla proprietà aziendale, altri provvedimenti dovranno essere presi con la finalità di deproletarizzare la classe operaia, assicurando tra l’altro alla famiglia operaia la casa e garantendo agli operai la possibilità di avviare i loro figli meritevoli agli studi medi e superiori, affinché i migliori fra di loro diventino i dirigenti industriali di domani.Questa politica sociale, diretta a dare al lavoro l’adeguato riconoscimento, è in piena rispondenza con la politica economica richiesta dalla particolare condizione del nostro Paese che – povero di risorse naturali – deve contare sul massimo sforzo produttivo della classe operaia, congiunto allo spirito creativo dei tecnici ed alla iniziativa degli imprenditori.Tale politica è in armonia con lo stato presente del nostro sviluppo industriale.Le statistiche ci indicano invero che in Italia l’artigianato, la media e piccola industria prevalgono ancora sulla grande industria a carattere essenzialmente capitalistico e spesso monopolistico. E’ quindi criterio di sano realismo promuovere e rinforzare questa struttura economica, della quale l’iniziativa privata ed il libero mercato costituiscono gli elementi propulsori.Ma poiché anche per la libertà economica valgono i limiti dettati dall’etica e dall’interesse pubblico, lo Stato dovrà eliminare quelle concentrazioni industriali e finanziarie che sono creazioni artificiose dell’imperialismo economico; e modificare le leggi che hanno favorito fin qui l’accentramento in poche mani dei mezzi di produzione e della ricchezza. Esso tenderà inoltre alla demolizione dei monopoli che non siano per forza di cose e per ragioni tecniche veramente inevitabili, e, a quelli che risulteranno tali, imporrà il pubblico controllo; o, se più convenga – e salva una giusta indennità – li sottrarrà alla proprietà privata, sottoponendoli preferibilmente a gestione associata; e questo non come un avviamento al sistema collettivista nei cui benefici economici non crediamo e che consideriamo lesivo della libertà, ma come misura di difesa contro il costituirsi ed il permanere di un feudalismo industriale e finanziario che consideriamo ugualmente pericoloso per un popolo libero.In un ordinamento bancario meglio rispondente alle esigenze della economia nazionale dovranno avere particolare rilievo gli istituti di credito specializzato e le banche regionali per l’incremento della agricoltura e dell’industria locali.Questa politica economica sarà possibile senza improvvisazioni rivoluzionarie, date le condizioni attuali nel campo industriale, finanziario e bancario e l’esistenza di taluni Istituti che, creati con spirito e scopo di dominio politico, potranno, opportunamente modificati, essere indirizzati a realizzare una migliore distribuzione della ricchezza e ad impedirne il concentramento in poche mani.
b) Nell’agricoltura Una prima mèta si impone: la graduale trasformazione dei braccianti in mezzadri e proprietari, ovvero, quando ragioni tecniche lo esigano, in associati alla gestione di imprese agricole a tipo industriale.Salvi necessari riguardi alla produttività e alle esigenze della conduzione, bisognerà quindi promuovere il riscatto delle terre da parte dei contadini con una riforma terriera che limiti la proprietà fondiaria per consentire la costituzione di una classe sana di piccoli proprietari indipendenti.L’attuazione di tale riforma, con i criteri più appropriati ai luoghi, alle condizioni e qualità dei terreni e agli aspetti produttivi, sarà uno dei compiti fondamentali delle rappresentanze regionali.Sarà assicurato in ogni caso ai lavoratori agricoli il diritto di prelazione con facilitazioni fiscali e finanziarie per l’acquisto e la conduzione diretta dei fondi.Nel complesso quadro delle riforme agrarie la colonizzazione del latifondo dovrà trovare finalmente effettiva attuazione.
c) Nel regime tributario Una migliore distribuzione della ricchezza dovrà essere favorita anche da una riforma del sistema fiscale.Unificate le imposte e semplificato il sistema di accertamento, il criterio della progressività, coll’esenzione delle quote minime, costituirà il perno fondamentale del sistema tributario, e uno dei mezzi per impedire la esorbitante concentrazione della ricchezza.Altro mezzo per fornire l’accesso dei lavoratori alla proprietà dovrà trovarsi in una riforma del diritto di successione, chiamando, in determinati casi, i lavoratori a concorrere alla eredità delle imprese e delle terre fecondate dal loro lavoro. Riforme, queste, che dovranno essere precedute da provvedimenti di emergenza, quale l’incameramento dei sopraprofitti della guerra e del regime fascista, e accompagnate da provvedimenti che dovranno tenere nella doverosa giusta considerazione la consistenza delle classi medie, i risparmi, frutto del lavoro e della previdenza, e le dotazioni delle istituzioni di utilità sociale.
RAPPRESENTANZA PROFESSIONALE DEGLI INTERESSI E DEMOCRAZIA ECONOMICA
Siamo contro il ritorno ai metodi della lotta di classe, ma anche contro l’attuale macchinoso sistema di burocrazia corporativa che sfrutta, a scopo di dominio politico, l’idea democratico-cristiana della libera collaborazione organica di tutti i fattori della produzione.Garantita anche nel campo sindacale ampia libertà d’associazione, alcune funzioni essenziali, quali la conclusione e la tutela dei contratti collettivi e la soluzione dei conflitti del lavoro mediante l’arbitrato obbligatorio, saranno riservate a organizzazioni professionali di diritto pubblico, comprendenti, per iscrizione d’ufficio, tutti gli appartenenti alla categoria, i quali eleggeranno col sistema proporzionale i loro organi direttivi.Oltre a questo compito interno, specificatamente sindacale, le professioni organizzate saranno chiamate a una funzione più vasta, a costituire cioè, sotto l’alta vigilanza dello Stato, lo strumento di propulsione e direzione della nuova economia e a tale scopo, raggruppate in grandi unità saranno – come si è già detto – la base delle rappresentanze degli interessi e nomineranno loro rappresentanti nelle Regioni e, a mezzo di essi, nella seconda Assemblea Nazionale. In questo sistema di suffragio economico, integrativo del suffragio politico, sarà garantita una adeguata rappresentanza alle categorie dei tecnici e delle libere professioni e una rappresentanza speciale ai consumatori.
RICOSTRUZIONE DELL’ORDINE INTERNAZIONALE SECONDO GIUSTIZIA
Ogni piano d’interno rinnovamento si ridurrebbe però a vana utopia se la pace futura si basasse su un “diktat” e non su principi di ricostruzione secondo giustizia.Autorevoli voci e quella augusta del Sommo Pontefice ne hanno indicato i principi.Una “Dichiarazione dei diritti e dei doveri delle Nazioni” dovrà conciliare nazione e umanità, libertà e solidarietà internazionale.Il principio dell’autodecisione sarà riconosciuto a tutti i popoli, ma essi dovranno accettare limitazioni della loro sovranità statale in favore d’una più vasta solidarietà fra i popoli liberi.Dovranno quindi essere promossi organismi confederali con legami continentali e intercontinentali. Le società nazionali rinunzieranno a farsi giustizia da sé ed accetteranno una giurisdizione avente mezzi sufficienti per risolvere pacificamente i conflitti inevitabili.
LA NUOVA COMUNITA’ INTERNAZIONALE
La Società delle Nazioni è fallita per inadeguatezza d’istituzioni e di mezzi.Per non ripetere tale esperienza, la nuova Comunità dovrà avere compiti più precisi, mezzi più efficaci ed una struttura più adeguata alla realtà. Fondata su un corpo più deliberante, costituito da delegazioni governative e da rappresentanze popolari più dirette, essa avrà nel Consiglio il suo organo esecutivo e il suo organo giudiziario nella Corte di Giustizia internazionale. Sue funzioni politico-giuridiche La nuova Comunità dovrà procedere al disarmo progressivo e controllato sia dei vinti che dei vincitori e attuare l’arbitrato obbligatorio, valendosi per applicare e far rispettare le decisioni internazionali, anche di quegli strumenti militari che nei vari Paesi, oltre le forze di polizia, potranno sopravvivere a scopo di difesa.Sua funzione inderogabile sarà anche quella di rivedere i trattati ingiusti ed inapplicabili e promuovere modificazioni.Rientrerà altresì nei suoi compiti la codificazione del diritto internazionale ed il coordinamento dei singoli diritti nazionali con tendenza ad allargare il concetto di cittadinanza.
Funzioni politico-economiche della Comunità internazionale Bisogna affermare che per eliminare le nefaste rivalità fra le potenze colonizzatrici, s’impone il trasferimento dei territori di natura strettamente coloniale alla Comunità internazionale, la quale, stabilito il principio della porta aperta, disciplinerà il libero accesso alle colonie, avendo di mira il progresso morale e l’autogoverno dei popoli di colore.Per assicurare poi a tutti i popoli le condizioni indispensabili di esistenza, è necessario garantir loro un’equa ripartizione delle materie prime sopprimendo i privilegi e favorendo gli acquisti da parte delle Nazioni meno abbienti; stabilire la libertà di un’emigrazione, disciplinata non solo da trattati, ma anche dalla legislazione internazionale del lavoro; accordare a ogni popolo la libertà delle vie internazionali di comunicazione e, eliminando gradualmente le autarchie e i protezionismi, tendere ad una sempre più larga attuazione del libero scambio. Un organismo finanziario, promosso dalla Comunità internazionale, potrà avere la funzione di agevolare la stabilizzazione delle monete, la disciplina del movimento internazionale dei capitali e la cooperazione fra gli istituti bancari.
LA POSIZIONE DELL’ITALIA
Il Popolo italiano, al quale, come è stato da ogni parte solennemente ammesso, non sono imputabili guerre di conquista, attende pieno di riconoscimento della sua indipendenza e integrità nazionale, e nella Comunità internazionale reclamerà il posto dignitoso che gli è dovuto per la sua civiltà, per il suo contributo al progresso umano e per la laboriosità dei suoi figli.Le esigenze di vita del popolo italiano e la necessità di soddisfare con riosorse naturali ai bisogni del suo eccedente potenziale di lavoro, richiedono che esso possa: acceder alle materie prime a parità di condizioni con gli altri popoli, avere il suo posto nel popolamento e nella messa in valore dei territori coloniali, emigrare in dignitosa libertà e sviluppare senza arbitrari ostacoli i suoi traffici nel mondo. Così l’Italia, superata la crisi del suo libero reggimento, ed in tal modo riacquistando nuova dignità spirituale e politica, collaborando lealmente mnella Comunità europea, potrà riprendere la sua secolare funzione civilizzatrice.
Bagnoli un fallimento di 900 Milioni
L’articolo di Antonio Di Costanzo, sulle pagine di Repubblica Napoli del 04.12.2020, illustra la recente relazione della Corte dei Conti, Sez.ne di Controllo, sulla ormai quasi trentennale vicenda della bonifica e riqualificazione di Bagnoli. 900 sono i milioni di euro spesi. Di realizzato, si fa per dire, c’è il Parco dello Sport, il Turtle Point e la Porta del Parco, quest’ultimo un auditorium di 300 posti, sito a poche centinaia di metri dal centro congressi della Mostra D’Oltremare, di fatto completamente inutilizzato. Il Parco dello Sport, fu oggetto di uno dei miei primi interventi in Consiglio Comunale, quando ero consigliere. Era il 10.10.2011, appena eletto, quando relazionai al massimo consesso cittadino, il disastro di centosettantamila metri quadrati che sarebbero dovuti essere a disposizione della Città o, per lo meno del quartiere, e nel quale poi la Magistratura, tra perizie e controperizie, ha rinvenuto tra gli altri materiali inquinanti, ben 400 tonnellate (avete letto bene) di morchie oleose, per le quali un improbabile assessore del Comune di Napoli, con una nota del 13.04.2010, prescriveva di “realizzare delle barriere non valicabili delle aree verdi, in modo da evitare del tutto il contatto dermico col suolo”. In buona sostanza, l’inconcepibile idea di ingabbiare le aiuole! Il fatto è che, dopo trent’anni, la Corte dei Conti individua anche nella attuale governance e piano di sviluppo delle difficoltà a gestire il fiume carsico di soldi che attraversa Bagnoli, senza che i Cittadini se ne siano ancora accorti. Non c’è dubbio che è mancata la visione dello sviluppo dell’area, se si sono realizzate opere inutili o poco utili ed è mancato il controllo e forse anche un sano spirito imprenditoriale. Se questo è lo stato dell’arte, probabilmente ci si è seduti ad una tavola imbandita da cui ognuno ha preso quel che poteva prendere. Oggi, abbiamo un Commissario (attualmente figura un po’ in disgrazia), neppure normale ma straordinario, una cabina di regia e, come “soggetto attuatore”, Invitalia. Tre soggetti, al posto di uno, che sono subentrati alla Società di Trasformazione Urbana Bagnoli Futura, cotta, decotta e stracotta col suo fallimento, per evidenti responsabilità della gestione De Magistris che, ovviamente, si aggiunge a quelle della gestione Bassolino e Iervolino. La scelta, si fa per dire, di semplificazione, fu del governo Renzi, confermata dai successivi governi, cosicché oggi ci ritroviamo con un commissario straordinario, nonché componente del CDA di Cassa Depositi e Prestiti, in un recente passato anche a capo dello Zoo di Napoli e dell’Arena Flegrea, senza considerare che ad occuparsi di Bagnoli dovrebbe esserci l’A.D. di Invitalia, Domenico Arcuri, anch’egli “pluricommissario” di qualsivoglia emergenza COVID. Ovviamente, il Commissario straordinario di Bagnoli ha voluto subito precisare di non essere responsabile dei disastri del passato, elencando tutte le cose fatte ed assicurando che, presto, si giungerà al concorso di progettazione, cosicché i cittadini, dopo trent’anni, finalmente sapranno quale sarà il disegno urbanistico di Bagnoli. Tra il serio, il faceto ed il paradosso, forse si sarebbe fatto prima e meglio, a distribuire i danari direttamente ai Bagnolesi per risarcirli degli 87 anni di inquinamento dell’Italsider, lasciando alla natura il compito di bonificare l’area. Di questo e di altre problematiche di Bagnoli ne parleremo insieme ai cittadini mercoledì 9 dicembre in una diretta Facebook sulla pagina del Comitato Vivibilità Cittadina nell’ambito di un programma settimanale che abbiamo intitolato “Dialoghi Cittadini sulla Vivibilità”.


L’appello per gli ultimi alla Società Civile
Su Repubblica Napoli del 22 agosto scorso un Appello (clikka) alla società civile che ha deciso di impegnarsi per la città, scritto a sei mani da Morgera, Ricciardi e Salomone, dell’associazione jonathan onlus affinché, non si dimentichino gli ultimi ed in particolare i minori più sfortunati, che in assoluto, rappresentano una parte debole di cui, forse ci si dimentica perché non elettori. Un appello, soprattutto, alla concretezza in un settore che non può soffrire ritardi. Un appello che la “società civile” deve far proprio con immediatezza e che, come cittadino napoletano, sento il dovere di accogliere facendo, tra l’altro, tesoro dell’esperienza che ho avuto modo di maturare nei cinque anni (2011-2016), in cui ho svolto l’incarico di Consigliere Comunale. Ebbene, in quest’ultima esperienza più volte mi sono imbattuto nelle pressanti e giustificate proteste degli esponenti di questo delicato settore, all’epoca, giunti addirittura ad occupare il piazzale di Piazza Municipio con presidio diurno e notturno. Nel mio studio fui instradato da un dipendente comunale, Mario Vilone, e, grazie a lui ebbi modo di approfondire le tematiche amministrative che generavano il malcontento, legato al fatto che il Comune di Napoli, non saldava i suoi debiti, per milioni di euro, verso case famiglia ed associazioni affidatarie di minori, purtroppo, sfortunati col risultato che gli “ultimi” finivano per essere di fatto abbandonati. Indignato, nell’estate del 2013, intervenni più volte in Consiglio Comunale evidenziando i motivi di tale “impasse” che si faceva finta di ignorare. Bambini e ragazzini, sfortunati, allontanati dalle proprie famiglie con provvedimento del Tribunale per i Minorenni, “affidati” al Comune che, per il tramite dei servizi sociali, provvedeva a collocarli presso le associazioni e le case famiglia, in condizione “protetta”. Operazione che, ovviamente, veniva – e viene – finanziata con fondi vincolati previsti dalla legge 28.08.1997, n. 285 e dalla legge 28.12.2000, n. 385. Ebbene, dovetti fare uno sforzo per capire il motivo per cui, fondi vincolati stanziati dal Ministero extrabilancio comunale non giungevano a destinazione se non dopo anni (circa 3).. Capii che c’era qualcosa che non andava nella gestione di questi fondi vincolati che venivano usati come “elasticità di cassa” in luogo dell’anticipazione di tesoreria, come mi spiegò l’assessore al bilancio. Il risultato di tale “disguido” era evidente: le case famiglia finivano per essere strangolate dalle banche con operatori sociali ed educatori per lunghi mesi senza stipendio. Ebbi modo di conoscere un mondo assolutamente valido e motivato, soprattutto di giovani che si prendevano cura di bambini e ragazzini divenendo il loro punto di riferimento. Un mondo di giovani professionalmente preparati distrutto dalla incapacità amministrativa, finanziaria e contabile dell’amministrazione comunale, sulla quale intervenni molte volte andando a rispolverare il regolamento di contabilità del comune che finiva per essere di fatto disapplicato. Un sistema interno che non funzionava con operatori sociali che lamentavano il mancato inserimento del loro credito nell’elenco cronologico dei pagamenti, per inefficienza dei servizi da cui dipendeva il “completamento” della pratica. Capii che il pagamento per rispettare il principio di neutralità e di imparzialità sancito dall’art. 2 del citato regolamento di contabilità comunale non poteva dipendere dall’efficienza dei servizi o da “raccomandazione” di cui si percepiva il sospetto e che mi indignava. Proposi anche una soluzione ma non sono al corrente se oggi sia stata adottata o meno. Oggi sono convinto che il bene più prezioso della società civile, a cui si rivolgono Morgera, Ricciardi e Salomone, è la indipendenza e l’apporto di professionalità e competenza che dovranno confluire in un ragionamento politico congiunto ed essere da stimolo per i partiti e movimenti che dir si voglia.
Avv. Gennaro Esposito
Comitato Vivibilità Cittadina
Per Napoli Civile
La falsa pedonalizzazione del Centro Antico di Napoli della Giunta De Magistris
Il 6 agosto scorso, la Giunta De Magistris ha approvato la trasformazione permanente della ZTL del Centro Antico, in Area pedonale. Tale scelta stabilizza, in modo definitivo, la trasformazione provvisoria, adottata per l’emergenza Coronavirus con delibera di giunta n. 169 del 29/05/2020, che aveva, come obiettivo principale, quello di agevolare il distanziamento sociale, consentendo alle attività commerciali di poter occupare la sede stradale con tavolini e sedie, cui si aggiungono, abusivamente, anche insegne pubblicitarie, cartelli e suppellettili di vario genere e natura. Tale decisione segue quella del mese scorso con la quale si è pedonalizzato Vico Lungo Gelso ai Quartieri Spagnoli. Nulla di grave, anzi sarebbero da salutare con favore, se tali pedonalizzazioni fossero, nella loro sostanza, delle vere e proprie operazioni di liberazione delle strade dai veicoli, in un’ottica ecosostenibile, inserite in una visione complessiva della Città. Invece, non è difficile constatare che le auto ed i motocicli, per questi vicoli e strade, continuano a passare tranquillamente, anche in violazione delle nuove disposizioni, solo che adesso devono passare in mezzo ad avventori, sedie, tavolini, cartelli, insegne e suppellettili. Non è difficile capire, anche dalla semplice lettura dei citati atti, che tali operazioni, sono assolutamente svincolate da una qualsivoglia visione complessiva della viabilità, dei trasporti e, soprattutto, della vivibilità e costituiscono semplicemente delle operazioni di commercializzazione e privatizzazione selvaggia delle sedi stradali, con cittadini che finiscono per essere sequestrati in casa, oppure, a non potervi rientrare agevolmente. Il risultato è un “cocktail” da cui il cittadino difficilmente riesce a sfuggire, destinato a vivere una vita grama nel proprio domicilio domestico, assaltato da immissioni acustiche ed esalazioni di fumi nauseabondi di ogni genere e natura. Il tutto, aggravato dal fatto che, da un lato, mancano nel modo più assoluto i controlli, dall’altro, la polizia municipale, così come le altre Forze dell’Ordine, scontano una scarsa attenzione alla formazione, oltre ad essere in numero assolutamente esiguo. Non è raro, infatti, incappare in risposte singolari, tipo quella secondo cui, fino a mezzanotte, sarebbe tutto ammissibile. Ebbene, è sotto gli occhi di tutti, ciò che accade ogni giorno nel Centro Antico, dove diventa difficile passare anche a piedi, se non a costo di fare lo “slalom gigante” tra tavolini e sedie. Non è raro, infatti, per i residenti rientrare a casa in auto e chiedere la cortesia ad improbabili avventori, intenti a sorbire uno spritz, di prendere sedie e tavolini e spostarsi, per non mettere a rischio la loro incolumità. L’operazione “commerciale” è fin troppo evidente: si cambia semplicemente il nome da ZTL ad Area Pedonale, con il semplice scopo di derogare al codice della strada, per consentire occupazioni di suolo pubblico che, altrimenti, sarebbero vietate; senza considerare che, a Napoli, fare una operazione del genere è pericolosissimo, sia per la dimensione delle strade (veri e propri vicoli), sia per la pervasività delle attività commerciali, mentre i poveri residenti finiscono per subire un vero e proprio sequestro di persona. Addirittura, i tassisti si rifiutano di passare per alcune strade, lasciando i residenti a piedi, con notevole compromissione delle libertà individuali. In quest’ottica, il Centro Antico si è trasformato in un vero e proprio “fast and furious food and beverage”, per le ultime cartucce sparate da un’amministrazione alla fine del proprio mandato. Sarà dura lottare per una Napoli più Civile.
Rimetto a voi gli atti varati dalla Giunta De Magistris: 1) dgc_060820_281; 2) L1075_050820_003_signed; 3) o.d._1320820_608 Pedonalizzazione Centro Antico; 3) o.d._1320820_609; 4) o.d._1320820_611; 5) OD_040620_372__1_
Noterete che tutta l’istruttoria è stata fatta congiuntamente alla II Municipalità.
Avv. Gennaro Esposito
Comitato Vivibilità Cittadina
Per Napoli Civile
La Vivibilità al Tavolo di Discussione del Partito Democratico
Questo il mio intervento al Tavolo della Vivibilità Cittadina dell’11.07.2020 del Partito democratico: Occorre coraggio per parlare di Vivibilità o di qualità della Vita a Napoli, così come in molte altre grandi città del Sud purtroppo. E’ una considerazione amara ma occorre farla. Va dato merito al PD, al Suo Segretario ed al Suo Presidente Metropolitano di averne voluto la discussione. Gli indici complessivi della Vivibilità, infatti, ci inchiodano ma devono indurre chiunque aspiri a governare a riflettere. Napoli nella classifica per la qualità della vita 2019 del Sole24h (Classifiche Sole 24h clikka) delle città italiane, è all’81° posto, su 107 città; non andava meglio nel 2011, perché era al 105° posto, neppure nel 2006 al 96° posto, né nel 2001 al 75° posto. Tale è il posizionamento anche solo per la voce “ambiente e servizi”. Non siamo mai riusciti a scapolare la metà della classifica. Al primo posto per il citato quotidiano economico, nel 2019, c’è Milano un’altra metropoli, non un paesino sperduto del nord o del centro Italia. E’ significativo che il Sindaco di Napoli, anziché riflettere su questi dati, li abbia commentato ogni anno, parlando della “Città dell’Ammore” e di “PIL emozionale”. Di invivibilità discuto tutti i giorni essendo presidente di un Comitato Cittadino che si occupa di questa tematica, che può sembrare fumosa ma nella quale si annida un profondo senso di disagio e sfiducia verso le Istituzioni e, quindi, verso i partiti. Cosa vogliamo dire a chi vive, al centro o nelle periferie, in un costante stato di degrado, per lo scarso servizio di nettezza urbana o per i continui dissesti stradali, oppure a chi è costretto a vivere in un immobile ERP o altro immobile comunale, come quello ove è vissuto San Giuseppe Moscati, in pieno centro storico, dove deve sperare nel bel tempo, perché altrimenti gli scorre l’acqua in casa. Cosa vogliamo dire a chi non riesce a tornare a casa la sera dei fine settimana, che iniziano il giovedì, oppure a chi pur rientrato a casa non dorme tutta la notte nei medesimi fine settimana che iniziano, in alcuni quartieri anche prima del giovedì. Cosa vogliamo dire a chi nel quartiere Vasto ha timore di uscire di casa (a proposito c’è qualcuno del Vasto in platea? no perché mi dicono che sono tutti della lega). Per non parlare del verde cittadino (o meglio di questi tempi del giallo cittadino). Senza considerare aiuole e rotonde, i parchi come la villa comunale, la Floridiana ed il Virgiliano sono ridotti nelle condizioni che tutti conosciamo. E’ vivibile o invivibile una città nella quale se si alza un po’ di vento o pioggia si chiudono scuole, cimiteri e parchi per timore degli alberi o per il timore della caduta di calcinacci e cornicioni, come purtroppo è accaduto con conseguente perdita di vite umane (ci sentiamo responsabili per questo?). Riflettiamo perché tutte queste persone sono o possono essere vittime del populismo becero di chi addita i problemi ma non offre le soluzioni. Cari amici, c’è poco da menare il can per l’aia, occorrono buone prassi amministrative e controlli, concreti non a chiacchiere, al fine di ripristinare le condizioni minime di vivibilità. Partecipo ad una chat del comitato con 120 persone di tutti i quartieri di Napoli, che funziona tutti i giorni della settimana – per lo più di notte – ed una pagina facebook del Comitato con oltre 5.000 iscritti, dove mi scrivono in privato molti cittadini. Quasi tutti preferiscono l’anonimato perché hanno paura di esporsi perché hanno sfiducia nelle istituzioni non si sentono, non solo protetti, ma neppure ascoltati. Gente sfiduciata a cui occorre parlare ed alla quale la politica ha da anni rinunciato a parlare ma, soprattutto, a cui occorre dare delle soluzioni senza timore di scontentare nessuno, tentando di fare delle improbabili mediazioni, per non perdere consenso elettorale, su diritti sui quali non si può mediare alcunché perché “costituzionalmente incomprimibili”. A queste persone ho girato l’invito a partecipare al Tavolo della Vivibilità del PD, con scarso risultato ed il motivo è assolutamente evidente. Proprio ieri, ma accade quasi ogni giorno, Marco, un cittadino del centro storico mi ha scritto “Gennaro da Napoli bisognerebbe scappare e penso che ognuno di noi ci stia pensando” e se non ci sta pensando, aggiungo io, pensa in ogni caso di crescere i propri figli sperando che vadano via da Napoli. Enrico un infermiere di terapia intensiva anch’egli del centro storico, che passa notti insonni che si aggiungono a quelle di lavoro notturno, mi scrive sulla stessa chat “Quando vai a chiedere spiegazioni nessuno ti dice nulla e tu ti senti frustrato. Grazie al COVID 19 negli ultimi tre mesi siamo stati tranquilli ma non mi sento di sperare che si ripresenti, perché ho un infinito rispetto per tutte le persone che sono morte e poi come infermiere me la sono vista brutta”. E’ in questa disperazione e senso di sfiducia che si annida l’astensionismo e, quindi, trova terreno fertile il populismo. Nelle ultime elezioni comunali ha votato solo il 38% degli aventi diritto al voto! Nel 2006, la Iervolino ha governato con il 36,79% dei consensi, nel 2011 De Magistris con il 32.55%, nel 2016, invece, solo con il 23,58% dei consensi. De Magistris al ballottaggio 2016, rispetto al ballottaggio 2011 perde 78.525 voti andando a governare la vita di 505.333 Cittadini Napoletani che non l’hanno votato e questo dato, in un’amministrazione di prossimità come quella comunale, è una chiara bocciatura. E’ evidente, quindi, che Napoli è un città sconnessa con i suoi rappresentanti per la pessima mancanza di capacità amministrative (non venitemi a dire che è solo perché non ci sono soldi!). Occorre capire che l’invivibilità di Napoli è inversamente proporzionale alla partecipazione al voto e se si continuerà di questo passo, offrendo una classe dirigente non credibile ed incompetente, incapace di immaginare soluzioni e priva di una visione di città, si riproporrà una seria questione di democrazia, forse ancora più grave di quella di De Magistris. E’ imminente riflettere sullo sviluppo incontrollato e sulla incapacità di amministrare il territorio, lasciato nelle mani di uno “spontaneismo” economico accolto come unica soluzione per recuperare risorse. E’ da anni in atto un processo di mercificazione delle città che espelle i cittadini perché rende le Città non accoglienti, se non ostili verso i Cittadini stessi. “Il Diritto alla Città” rappresenta il faro per ogni azione politico/amministrativa, per la quale occorre riproporre la vivibilità come condizione essenziale e primigenia per il benessere individuale e, quindi, collettivo. Per attuare questi principi occorre ripristinare il rispetto delle regole minime di convivenza civile, e far comprendere, a chi svolge un servizio pubblico, che è un dovere e soprattutto un onore farlo (mio padre era un autista dell’ATAN ne era riconoscente e soprattutto orgoglioso, dobbiamo chiederci perché non è più così?). La città è un continuo contrapporsi di diritti ed interessi che vanno commisurati con il bilancino dell’orafo, ma è certo che non è un bene di consumo.
CORONAVIRUS ed Emergenza Normativa
Da operatore del diritto sento il dovere di segnalare che lo stramaledettissimo COVID 19, oltre ad aver determinato l’emergenza sanitaria nel Paese, sta anche determinando un vero e proprio Tsunami normativo a tutti i livelli istituzionali, con discipline Nazionali, Regionali e Comunali che, inconsapevolmente, si accavallano. Settori che vengono trattati in provvedimenti di centinaia di articoli, con rinvii ed emendamenti che vengono sfornati di giorno in giorno, prima ancora di essere approvati. Versioni che noi “poveri” operatori del diritto cerchiamo di studiare, inutilmente, perché poi subiscono cambiamenti in corso d’opera intrecciandosi in grovigli di rinvii ed emendamenti. Ad oggi, infatti, nel settore della Giustizia, non si riesce ancora a capire come si terranno le udienza nei Tribunali, nelle Corti di Appello ed in Cassazione, ovvero in quale “etere” si celebrerà l’incontro tra Magistrato, Avvocati e Cittadini, con una produzione normativa sul tema che è tutto fuorché semplificata. Questa riflessione mi è stata indotta, non solo da un senso di latente avvilimento che rinvengo nella categoria dei colleghi Avvocati che commentano nei vari gruppi chat, ma anche in quella dei commercialisti e degli operatori economici che, in vario modo, sono stati colpiti dal lockdown. Ebbene, a fronte di un vero e proprio “Vietnam normativo”, forse non è un caso che, ad oggi, nonostante le migliaia di pagine scritte e commentate dai giornali, tra articoli e codicilli di vario genere e natura, ancora nulla di concreto, sia giunto alle famiglie ed alle imprese, benché si discuta di manovre di emergenza con diverse centinaia di milioni di euro appostate in bilancio. Ebbene, devo dire che la cosa mi ha vieppiù colpito e, in un certo senso mortificato, come cittadino ed avvocato, quando ho ascoltato un noto commentatore della politica italiana, americano, il quale, ospite in un noto salotto televisivo, ha osservato che mentre negli Stati Uniti la produzione normativa dell’emergenza si riduce a circa otto pagine, in Italia, invece, la disciplina dello stesso fenomeno ha già totalizzato migliaia di pagine in codici, articoli e codicilli. Evidentemente il Paese deve aver smarrito il prezioso insegnamento di Piero Calamandrei che, nella scrittura della Costituzione, avvisava il Parlamento affinché “Le leggi siano poche, semplici, chiare: affinché nessuno, per capirle, abbia bisogno di nessuno”
Gennaro Esposito
Avvocato del Libero Foro di Napoli
CORONAVIRUS: La Rete Sanitaria dell’Emergenza/Urgenza Campana
Il calvario della famiglia di Arianna sulla stampa cittadina (clikka) fa emerge con evidenza, la macanza di una rete di emergenza/urgenza della Sanità Campana. Una valida organizzazione del soccorso e delle cure da approntare nell’immediatezza dell’emergenza. Me ne sono occupato, per mia sensibilità, in tempi non sospetti, ascoltando medici e professionisti. Il 31.10.2014, pur essendo consigliere comunale e non avendo nel mio mandato competenze specifiche, per sensibilità organizzai un Convegno sul tema della rete dell’emergenza/Urgenza della sanità Campana clikka. Ebbi modo di approfondire, per quanto nelle mie possibilità, ascoltando i medici che da decenni sono inascoltati dalla politica che ha sempre usato la sanità per scopi elettorali. Sul lato degli ospedali, vi sembrerà strano, ma mancano i cd. DVR (Documenti Valutazione Rischi) e se ci sono oggi, come in ogni altro luogo di lavoro, dovrebbero essere arricchiti con le misure necessarie a fronteggiare l’emergenza virale in atto, affinché gli ospedali non siano letali per gli stessi sanitari e non diventino incubatori virali come accaduto a Bergamo. Come dire anche nell’emergenza siamo ancor più disorganizzati. Ho letto la lettera di un medico dell’ospedale di Torre del Greco che lancia un allarme agghiacciante. I ricoverati per coronavirus usano gli stessi percorsi che usano gli altri ammalati, ovviamente non protetti, sanitari senza mascherine e guanti che si trasformano a loro volta in untori, Tamponi eseguiti solo su pazienti sintomatici in un modo incredibilmente assurdo: i malcapitati attendono per ore tutti in una medesima sala di fare il tampone cosicché una volta ottenuto il risultatro coloro che sono risultati negativi vengono mandati a casa nonostante in tutte quelle ore trascorse con quelli che, invece, sono risultati positivi è molto probabile si siano infettati! Un ragionamento sempli semplice eppure non viene fatto! I sanitari affrontano, come denunciato dallo stesso Presidente De Luca, l’emergenza sanitaria a mani nude ma di chi è la colpa di non approntare una valida organizzazione proprio in questo momento ancora più delicato? Cosa voglio dire: Cari miei concittadini lo stato della sanità campana è questo, avremo (spero) il tempo di fare i conti e di guardarci in faccia, ma adesso spetta solo a noi essere attentissimi e non sgarrare. Restiamo a casa perché se ci capita di andare per sbaglio in ospedale è molto probabile che se pure non siamo contagiati è altamente probabile che ci contageremo. Occorre un grosso sforzo di unità del Paese e della Città. In un momento come questo dobbiamo essere uniti e camminare tutti in un’unica direzione. Sconfiggiamo il contagio e poi ci rtroveremo più forti di prima. Il mio impegno, come sempre, c’è. Insieme potremo fare la differenza!
Ecco la lettera del Dott. Antonio Braucci che Vi consiglio di leggere attentamente:
All’attenzione del
Presidente della Giunta Regione Campania
On. Vincenzo De Luca
Direttore Generale ASL Napoli 3 Sud
Dr. Gennaro Sosto
Direttore Sanitario Aziendale ASL Napoli 3 Sud
Dr. Gaetano D’Onofrio
Direttore Sanitario O.O.R.R. Area Vesuviana
Dr. Francesco Siani
Oggetto: Emergenza SARS COV2
Ill.mo Presidente,
Spett.li Direttori,
Mi chiamo Antonio Braucci e sono un medico specialista in Chirurgia Generale, attualmente in forze presso il Pronto Soccorso degli O.O.R.R. dell’Area Vesuviana, con incarico trimestrale, per cui ringrazio voi tutti in questa sede, per far fronte all’emergenza COVID19 che sta mettendo in ginocchio questo Paese.
Con la passione e la dedizione che ha sempre caratterizzato il mio operato di Dirigente Ospedaliero, ho richiesto, come ben sapete, di essere impiegato quanto prima presso la Sanità Pubblica per far fronte all’attuale situazione, essendo assegnato alla Medicina e Chirurgia di Accettazione e di Urgenza della ASL Napoli 3 Sud, in particolare presso gli O.O.R.R. Area Vesuviana.
Con spirito di abnegazione, ho accettato mansioni e turni che poco hanno a che vedere con la Specialità Chirurgica in cui mi sono formato, cercando nel breve tempo di approfondire gli aspetti del nuovo lavoro che avrei di necessità presto dovuto affrontare. Ovviamente, tra gli aggiornamenti fondamentali, ho preso visione del protocollo esistente già a partire dal 12 marzo 2020 presso questa Azienda (allegato) per la gestione dei pazienti sospetti, probabili e accertati con infezione da COVID19, e per la prevenzione del contagio.
Ho trovato il documento sopra citato di estrema utilità nello svolgimento di questo lavoro, MANCANDO NEL CONTEMPO OGNI TIPO DI FORMAZIONE DEL PERSONALE MEDICO, INFERMIERISTICO E SOCIOSANITARIO IN LOCO CHE IN UNA SITUAZIONE DI REALE EMERGENZA HA UNA RILEVANZA ESTREMAMENTE Più IMPORTANTE DEL REITERATO MONITO AI CITTADINI DI DENUNCIA PENALE NEL CASO ABBANDONINO LE LORO CASE CHE ORMAI IMPERVERSA SU MEDIA E SOCIAL A PARTIRE DAL 11 MARZO.
E’ proprio così: noi medici, infermieri, operatori sociosanitari veniamo assunti e mandati in trincea senza un minimo di organizzazione e preparazione, per far fronte a una situazione, come quella attuale, che mai prima d’ora abbiamo vissuto in prima persona, potendo fare affidamento soltanto sulla reciproca solidarietà tra noi operatori esposti in prima linea.
Inutile, aggiungere a questo mio appello, anche quello che sicuramente sarà arrivato alla vostra attenzione, a rendere disponibile un numero maggiore di DPI per gli operatori sanitari, dal momento che siamo costretti ad averne meno di uno a testa per turno di servizio, il che costringe, in una realtà particolare come quella del PS di Torre del Greco, in cui non esiste un vero e proprio percorso COVID 19, che non sia sovrapponibile a quello che dovrebbe essere un percorso PULITO, medici e infermieri a dover scegliere se prestare la propria opera presso il PS generale o l’area riservata ai pazienti con SARS-COV2. Per di più, avendo una durata limitata il filtro delle maschere FFP2 e FFP3, la loro protezione risulta vana, dovendo rimanere a contatto con un paziente sospetto o accertato almeno 6 ore, se non 12, vista la carenza di ulteriori dispositivi e di personale. Ne consegue che un operatore sanitario sarà inevitabilmente esposto a una carica virale non indifferente da Coronavirus, e senza possibilità, a meno che non sia sintomatico, di effettuare il tampone.
Ma torniamo alla NOSTRA PROCEDURA OPERATIVA. Se leggiamo a partire dalla pagina 18/53 ci rendiamo conto che esiste un’ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE composta da MMG e Operatori 118, la cui funzione sarebbe quella di evitare l’intasamento e il disservizio del PS e dei Reparti di Degenza COVID 19, attraverso la Centralizzazione dei casi sospetti, probabili, accertati. La procedura descritta è molto semplice e consiste nel contatto personale o telefonico del MMG o del Medico di 118 con il paziente, al fine della raccolta anamnestica, nella segnalazione del caso di dubbio al Dipartimento di Prevenzione – UOPC di appartenenza, nella compilazione della scheda di Segnalazione di caso sospetto, probabile, accertato (allegato 4) e nella prescrizione della quarantena del paziente in attesa di tampone, a meno di gravi comorbidità o di condizioni scadenti di salute che ne giustifichino un accesso al centro COVID19 di competenza, che per la ASL Napoli 3 Sud è individuato nel P.O. di Boscotrecase.
E invece cosa succede nella realtà? La situazione che ormai si ripete costantemente è che il 118 porta in Pronto Soccorso a Torre del Greco, peraltro, e non a Boscotrecase, anche pazienti paucisintomatici, con una sola diagnosi di sospetto, che potrebbero, come da protocollo e linee guida nazionali e internazionali, anche se positivi, trascorrere la quarantena a casa, con controlli da parte del Servizio di Sorveglianza Territoriale. Portare pazienti COVID19 sospetti al Pronto Soccorso non attrezzato comporta una chiusura del PS stesso per lo scopo che incarna alle necessità della comunità, dovendo andare incontro a processi di sanificazione, ma solo dopo che avrà smaltito il carico di pazienti sospetti per COVID 19, che, nel frattempo, continuano a susseguirsi.
Il tutto si traduce in disservizio per i pazienti non COVID 19, disagio per gli operatori sanitari che, come dicevamo sopra, non hanno DPI a sufficienza, disagio per lo stesso paziente sospetto, che verrà posto, immancabilmente, per assenza di aree differenziate, in contatto con altri pazienti sospetti, i quali il più delle volte si rivelano positivi.
A questo punto sopraggiunge il lato, consentitemi, comico. Ve lo spiego con un esempio pratico.
Ho due pazienti sospetti per stanza, ricoverati, diciamo, nella stessa giornata e che, in casi fortunati, effettuano subito il tampone (normalmente per avere la disponibilità di un tampone, per eseguire il test, attendiamo anche fino a 36 ore). I risultati arrivano, nella media, dopo 4 giorni dall’esecuzione del test. In questo lasso di tempo, i pazienti soggiornano nello stesso ambiente di Pronto Soccorso, non areato a sufficienza, figuriamoci se a pressione negativa, scambiandosi l’aria che respirano ed eventualmente anche i patogeni presenti nelle loro vie aeree. Arriva finalmente la risposta del tampone che, casualmente, sarà positivo in un paziente e negativo nell’altro (parlo di esperienza reale vissuta più volte). A questo punto, da normativa vigente, dovrei trasferire il paziente positivo, anche se in buone condizioni cliniche, perfettamente gestibile presso il proprio domicilio, al PO di Boscotrecase, d’ora in avanti centro COVID19, e dimettere il paziente negativo, che probabilmente in questo lasso temporale si è positivizzato, visto che il risultato del mio tampone è la fotografia di una situazione datata 4 giorni prima, ed esporre tutti i suoi contatti, dal momento che mette piede fuori dal pronto soccorso, e per tutto il tragitto che percorrerà sino a casa, a possibile contagio.
A tutto questo, si aggiunge l’inadeguatezza strutturale del PS di Torre del Greco, progettato in un tempo in cui non poteva prevedersi una Pandemia di tale entità, che non ha modo di isolare realmente pazienti COVID19 positivi o sospetti, da tutta l’utenza che vi giunge, esponendola di conseguenza, insieme a tutto il personale sanitario, al contagio virale.
E l’inadeguatezza del PS di Torre del Greco a gestire una tale emergenza si configura anche nell’assenza non solo di dispositivi di ventilazione meccanica (CPAP) ma anche di dispositivi di misurazione dei parametri vitali, banali come un pulsiossimetro o un elettrocardiografo, che consentano di monitorare contemporaneamente l’area COVID 19 positiva e quella standard, anziché averne a disposizione uno solo, che deve essere continuamente, e per forza di cose non adeguatamente, sanificato per passare da un paziente “standard“ a uno COVID 19, sospetto o positivo. E allo stesso tempo c’è la gravissima carenza di banale fornitura quale guanti, mascherine chirurgiche, copricalzari, occhiali protettivi, visiere protettive, cuffiette…
Eppure, in base a quanto affermato nel Protocollo Aziendale, il PS del PO Maresca di Torre del Greco dovrebbe servire il territorio esclusivamente come Pronto Soccorso e non come CENTRO DI SMISTAMENTO dei pz COVID 19 positivi e sospetti, funzione che dovrebbe essere assunta dal CENTRO COVID 19 di Boscotrecase e che accoglie invece solo casi positivi.
Dove, dunque, si pensa di destinare i pazienti COVID19 sospetti o probabili, ed in che modo e in che tempi si deciderà di attrezzare suddette strutture ricettive?
Ma la cosa più grave, caro Presidente e cari Direttori, è la mancanza di personale sanitario in numero adeguato per ciascun turno per soddisfare la duplice richiesta di occuparsi contemporaneamente della gestione del PS e dei sospetti COVID 19: ci è stato imposto di lavorare con un solo medico per turno. E’ inammissibile! Questo presupporrebbe che il medico abbia il dono dell’ubiquità e possa trovarsi contemporaneamente nell’area di quarantena e in quella del percorso normale, tanto più, che nell’area COVID 19, i computer non sono neanche dotati del programma per gestire la cartella elettronica, e le comunicazioni con l’altra ala vengono fatte “urlando” o “esponendo gli altri al contatto”, dal momento che manca persino il telefono. E, se anche dovessimo analizzare un servizio di pronto soccorso, in periodo di non emergenza, un solo medico per turno sarebbe, comunque, inadeguato a gestire una media di 60000 accessi/anno.
Come vede, Ill.mo Governatore, Spett.li Direttori, i protocolli esistono e, se fossero applicati, ci permetterebbero di lavorare con maggiore efficienza e sicurezza per noi e per i cittadini, contribuendo a fermare la diffusione del contagio. Ma non vengono applicati perché mancano le premesse per applicarli, perché manca tutto ciò che è necessario per gestire un normale pronto soccorso, figurarsi per gestirne uno adibito, in emergenza, anche a centro di smistamento COVID; non vengono diffusi e, nella stragrande maggioranza dei casi, gli stessi responsabili della salvaguardia della salute dei cittadini (medici di medicina generale, medici del 118, medici ospedalieri, infermieri, OSS) non li hanno ancora letti e assimilati, PERCHÉ NON SONO STATI EDOTTI DELLA LORO ESISTENZA!!! NON HANNO RICEVUTO ALCUN CORSO DI FORMAZIONE PER FAR FRONTE A QUESTA EMERGENZA!!!
Oggi, leggevo con attenzione la lettera di risentimento presentata dal Direttore Generale della ASL Napoli 1, indirizzata ai 5 colleghi AIF in Anestesia e Rianimazione, che hanno rifiutato l’incarico, adducendo come motivazione una retribuzione non adeguata. Benché possa essere rammaricato dal leggere che un collega, in questo momento di necessità, ponga davanti al Giuramento che ha fatto il vile denaro, non posso non FARMI ASSALIRE DAL DUBBIO CHE una tale rinuncia DERIVI ANCHE DALLA PAURA DI ESSERE MANDATO AL FRONTE SENZA ARMI ADEGUATE A FRONTEGGIARE QUESTO NEMICO, che si configura nella PAURA CHE IL NOSTRO SSN SIA INADEGUATO A GARANTIRE LA NOSTRA SALVAGUARDIA E INCOLUMITÀ, dettaglio che nelle dichiarazioni del Direttore viene probabilmente taciuto.
Per troppo tempo, noi operatori sanitari, soprattutto quelli collocati in prima linea, siamo stati oggetto di aggressioni, denunce, minacce e oggi anche al rischio di esposizione al contagio, perché trascurati da un sistema sanitario, di cui siamo gli attori principali e che dovrebbe tutelarci ma NON LO FA AFFATTO! Anzi, così come organizzato, il SSN ci sfrutta, ci manda a morire come carne da macello, pretende e non assurge ai propri doveri di tutela per i suoi operatori, e oggi, in particolare, caro Governatore, ci viene chiesto di accettare contratti eccezionali e provvisori offerti a medici in formazione specialistica, a neolaureati, a pensionati, anziché stabilizzare chi da anni vive nel precariato. Sono sconcertato.
E’ questo anche il mio caso, in attesa di scorrimento di graduatoria, vengo impiegato con un contratto di Specialistica Ambulatoriale a tempo determinato, anziché essere assunto, per scorrimento di graduatoria, NECESSARIO IN QUESTA EMERGENZA, come Dirigente Medico a tempo indeterminato.
Eppure, nonostante tutto ciò, la stragrande maggioranza di noi medici continua ogni giorno a lottare per la salute dei pazienti, a lottare contro malattie, infezioni, ignoranza, minacce, aggressioni, a lottare contro uno Stato che non ci garantisce il diritto basilare della SICUREZZA SUL LAVORO, contro un Sistema Sanitario che non tutela quelli che oggi sono definiti i suoi EROI, mentre fino a ieri eravamo, tutti insieme, definiti MALASANITA’.
Ma, caro Governatore, credo di parlare a nome di tutti, se dico che non vogliamo essere definiti EROI, perché questo sostantivo è quello che, più poeticamente, si presta ad affiancare l’altro, con cui gli eroi vengono spesso definiti, MARTIRI.
NOI SIAMO LAVORATORI LAUREATI, con una FORMAZIONE SPECIALISTICA, a detta del Sistema Formativo stesso, ALTAMENTE PROFESSIONALIZZANTE, e abbiamo il DIRITTO, per Legge, di eseguire le nostre delicate mansioni in CONDIZIONI DI LAVORO OTTIMALI. Abbiamo il DIRITTO di essere RETRIBUITI IN MODO ADEGUATO per la nostra opera CIVILE, PROFESSIONALE, UMANITARIA, PENALE.
NOI PRETENDIAMO CHE QUESTO ACCADA PER LA TUTELA NOSTRA E DELL’UTENZA CHE A NOI SI RIVOLGE! NOI ABBIAMO IL DIRITTO DI ESSERE GUIDATI DA PERSONALE SELEZIONATO PER VIA MERITOCRATICA E NON, COME SPESSO AVVIENE, PER FAVORITISMI POLITICI!
E lo sa perché caro Presidente? Non per invidia perché non ho “Santi in Paradiso”. Non per un motivo egoistico, non mi appartiene. Ma perché lo vede anche lei dove si finisce in una situazione di emergenza, se chi è a capo non sa fare il suo lavoro…
Caro Governatore, cari Direttori, voi dovete conoscere ciò che succede qui giù, nei piani bassi, dove ogni giorno tante persone, come me, che salvano la Sanità da un collasso che sarebbe meritato, solo perché la nostra ETICA e un GIURAMENTO, in cui crediamo fermamente, ci impongono di continuare a lavorare per la salute pubblica, anziché chiudere i battenti e scioperare, come avremmo ogni diritto e ragione di fare!
LA GENTE DEVE SAPERE! Il Popolo Italiano deve sapere, così la prossima aggressione non sarà diretta a noi, che siamo solo vittime di un sistema violentato e stuprato da anni di politica corrotta.
Detto questo, nonostante sia consapevole che, come tantissimi colleghi, io sia esposto, ogni ora in PS, non al rischio di contagio ma al contagio virale stesso, io non resto a casa!
Finché la mia salute me lo permetterà, io vado in trincea!
Io continuo a servire il mio Paese!
Io ci sono ora!
Torre del Greco, 24 marzo 2020
In Fede
Dr Antonio Braucci
Medico Chirurgo – Specialista in Chirurgia Generale
OMCEO NA33158
Coronavirus e Prezzi al Consumo
La sorpresa è di stamattina: “Avvocà è aumentato tutto di 60 centesimi. Le arance non arrivano più dalla Sicilia, vanno a peso d’oro. Le mele dal Trentino, neppure. Dalla Spagna e dalla Grecia, non arriva più niente. Nelle campagne non c’è nessuno che raccoglie”. Parole che lasciano perplessi. Scacciato il pensiero della speculazione, che va perseguita e punita, la riflessione va alle tante inchieste giornalistiche sulla filiera dell’agroalimentare e sulla prepotenza delle società di distribuzione che dettano prezzi e condizioni, con quintali di frutta e verdura al macero, perché il prezzo imposto non copre i costi della produzione. La crisi da coronavirus diventa una crisi di sistema del Paese a cui hanno chiuso le frontiere che, stando al mio fruttivendolo, diventano addirittura regionali. Rimpiangiamo la mela annurca di Giugliano in Campania, i cui agricoltori non sono, forse, sufficientemente sostenuti, ma anche la campania felix martoriata dall’inquinamento. All’emergenza sanitaria che si sta fronteggiando con giusti provvedimenti draconiani, si associa quella economica che richiede altrettanti provvedimenti immediati, onde evitare, sia le speculazioni, sia che si blocchino le filiere della distribuzione, lasciando spazio agli speculatori. Alle società di distribuzione che, fino ad oggi, hanno dettato legge e condizioni, va chiesto uno sforzo. Non c’è dubbio che il comparto dell’agroalimentare va messo sotto stretta sorveglianza, onde evitare il peggio. Il Presidente De Luca, con decisione, sta cercando di evitare che vada in crisi il claudicante sistema sanitario campano, che non potrebbe reggere l’onda d’urto, subita da quello Lombardo. Bene i provvedimenti draconiani che richiedono un sacrificio personale ai cittadini che, inizialmente, non hanno dato buona prova di disciplina, ma c’è un sistema produttivo che impatta direttamente sulle famiglie che deve essere tenuto sotto stretta osservazione, creando un’apposita unità di crisi in seno alla regione Campania, al fine di evitare “distorsioni” del mercato che si scaricherebbero sulle fasce più deboli della popolazione. Sindaci, Presidente della Regione e Governo Nazionale, in questo momento, ognuno faccia la sua parte, senza invasioni di campo; i cittadini sapranno rispondere ed avere fiducia, cosicché ne usciremo con un accresciuto e rinnovato senso di comunità e più forti di prima.
Avv. Gennaro Esposito
Presidente Comitato Vivibilità Cittadina
Entrambi Vittime della Camorra
Ugo Russo una giovane vita spezzata (nella notte tra il 28 ed il 1 marzo 2020) per una rapina ed un’altra giovane vita travolta da un atto di difesa estremo che mai nessuno vorrebbe compiere. Fino a qui siamo nella dinamica, purtroppo, già conosciuta nel Paese. Quello che lascia sgomenti sono i gravissimi atti criminali, nell’imminenza della morte del rapinatore quindicenne, con spari alla caserma dell’arma dei Carabinieri e la devastazione del Pronto Soccorso dell’Ospedale Pellegrini. Atti di cui non si riesce a credere. Ho, difatti, raccontato l’accaduto ad una persona giovane, completamente a digiuno di informazione (purtroppo non sono poche), ottenendo una reazione di incredulità, pensava stessi raccontando un episodio di Narcos o di Gomorra. La mia reazione è stata prima di sorpresa e poi di mortificazione. Fatti, sui quali sono stato interrogato anche da amici non napoletani, anch’essi increduli. La domanda, che non trova una risposta immediata, è, come siamo arrivati a questo punto? Varie le riflessioni, sociologiche, psicologiche e politiche, che richiedono un approfondimento sul tema dei ragazzini lasciati soli, in balia di famiglie e di una città, ostili alla loro crescita civile, che propongono un modello di vita violenta e camorristica. Ma intanto cosa facciamo? Qual è la risposta immediata dello Stato? Tra poco ci dimenticheremo anche di questa tragedia fino alla prossima? Cosa possono fare i cittadini? Cosa stanno facendo le Istituzioni? Finora quello che vedo nei cittadini, è accettazione supina e passiva di ciò che accade, che trova il suo brodo di coltura, in un senso di sfiducia generale verso le Istituzioni, nella errata convinzione che non possano tutelarci. Convinzione che, purtroppo, da un lato rafforza un senso di rassegnazione, dall’altro rafforza chi si pone fuori dal recinto sociale e civile e che reagisce, compiendo una stesa davanti all’Arma dei Carabinieri, inaccettabile, in quanto, un atto intimidatorio verso l’Istituzione e, quindi, verso i medesimi cittadini. Senza tentennamenti o distinguo, pur nella tragedia, occorre manifestare solidarietà alle Istituzioni colpite da questi esecrabili ed inaccettabili atti camorristici. Nelle Istituzioni si deve gioco forza credere per la tenuta dello Stato. Le istituzioni, reagiscano in concreto, concertando azioni a lungo termine ed immediate perché i cittadini hanno il bisogno di essere rassicurati ora con la presenza dello Stato. Mai come in questo momento, gli uomini delle istituzioni hanno il dovere di non arrendersi, piegandosi ad un costume di illegalità diffusa e di piccoli soprusi, di cui si nutre la camorra e la mentalità camorristica della prepotenza e della sottomissione. L’appello, deciso, fermo, serio, va a coloro che hanno riversato la loro rabbia verso i Carabinieri ed il pronto soccorso dell’Ospedale Pellegrini, presso il quale era ricoverata una giovane donna vittima di violenza poi deceduta, affinché, queste persone, capiscano che, per onorare la morte del loro giovane amico o congiunto, devono immediatamente cambiare strada. A prevalere sia il senso di pietà e comprensione verso questo ragazzino e verso il giovane carabiniere. Due vittime della camorra!
Il Piano Trasporto Aereo Poco Ecologico
Il 15 gennaio scorso, insieme ad un gruppo di cittadini napoletani, siamo stati sentiti dalla VIII Commissione Lavori Pubblici del Senato delle Repubblica Italiana, sul Disegno di legge 727 (clikka) di “Delega al Governo, per il riordino delle disposizioni legislative in materia di trasporto aereo”, prima firmataria l’On.le Giulia Lupo del M5S. Siamo stati ascoltati come Cittadini napoletani organizzati che sentono il grave disagio di avere uno scalo praticamente in città, con aerei che sorvolano, a bassa quota, i popolosi quartieri del Vomero, Capodimonte e Centro Storico, patrimonio UNESCO, con passaggi, nelle ore di punta, di un aereo ogni tre minuti, perché, ormai, l’aeroporto di Capodichino ha superato la soglia di ottantaquattromila voli ed 11 milioni di passeggeri all’anno. Diligentemente, non abbiamo solo manifestato la nostra insofferenza, ma abbiamo anche dato la soluzione di riprendere il progetto dello scalo di Grazzanise, spiegando tutti i conseguenti vantaggi per il Sud del Paese di avere uno scalo internazionale merci e passeggeri, degno di questo nome. Lo stesso Ministero per i beni e le attività culturali, con una sua nota del 28-5-2019, prot. n. 14771 (clikka), ha segnalato, al Ministero dell’Ambiente, alla Soprintendenza, all’ENAC ed al gestore, la necessità di evitare il sorvolo, sia in decollo che in atterraggio, sulla Reggia di Capodimonte e sul Centro Storico, a tutela dei siti museali e monumentali. Sennonché ci ha colpito, non poco, il contenuto del citato disegno di legge 727, cinque “paginette”, un solo articolo ed otto densi commi, con un elenco per il quale sono state utilizzate tutte le 21 lettere dell’alfabeto. Disegno di legge con il quale ci si è posto l’ambizioso obiettivo di dare una delega, “in bianco”, al Governo, sul trasporto aereo, fissando dei principi ispiratori. Ebbene, nonostante il mondo intero abbia battezzato il nuovo anno, all’insegna della tutela dell’ambiente, celebrando una bambina, che ha avuto il coraggio di bacchettare i grandi del pianeta, e nonostante Beppe Grillo, capo ideologico del M5S, abbia percorso il Paese in lungo ed in largo con spettacoli nei quali si faceva l’areosol sui fumi di scarico di un’automobile ad idrogeno, nel citato disegno di legge non v’è pressoché traccia della tutela dell’ambiente e della tutela della salute dei Cittadini, nonostante l’indiscutibile significativo impatto ambientale e sulla salute, di aerei ed aeroporti. Per essere sicuri di aver letto bene, con la ricerca nel testo di legge abbiamo, con sorpresa, constatato che la parola “tutela” è riferita esclusivamente al personale di volo ed ai passeggeri, quindi, cittadini intesi come consumatori, mentre, la parola “ambiente” è pressoché esclusivamente riferita alla necessità di incentivare la raccolta differenziata a bordo degli aeromobili. Problema, evidentemente cruciale per la proponente che, in buona sostanza, ha omesso di considerare tutti i problemi connessi alle emissioni gassose ed acustiche e, a tutte le conseguenze nefaste derivanti dallo sviluppo incontrollato di tale trasporto. Incuriositi di cotanta “saggezza”, abbiamo constatato che la Senatrice Lupo è di professione hostess dell’Alitalia. Evidentemente, non è sufficiente volare, per avere l’ambizione di disciplinare l’intero sistema di trasporto aereo del Paese!
Avv. Gennaro Esposito
Presidente Comitato Vivibilità Cittadina
La Tolleranza delle Istituzioni sull’Abuso di Alcol tra i Giovani
Dopo il capodanno appena trascorso, con 20 ragazzini in coma etilico, è quotidiano il racconto della cronaca cittadina di una gioventù avvezza all’uso, o meglio all’abuso, dell’alcol. Lorenzo Marone, qualche giorno fa sulle pagine di Repubblica, ha snocciolato i dati delle conseguenze dirette ed indirette dell’alcol, che fanno letteralmente rabbrividire. Dati, che è facile riscontrare nella realtà. Basta, infatti, immergersi, da attento osservatore, nella cd. movida napoletana, per vedere giovanissimi che girano per strada, muniti di bottiglie di birra, se va bene, altrimenti non mancano bottiglie di vino e di superalcolici. La raffigurazione plastica di quello che raccontano i giornali è nelle migliaia di bottiglie che si rinvengono, sparse dappertutto nei luoghi frequentati dai ragazzini, da giovani e da meno giovani. Manca la percezione della pericolosità della bevanda alcolica. Per un ragazzino, è indifferente trangugiare un bicchiere pieno di coca cola, di vino o di whisky, inforcando, semmai dopo, il motorino, poiché manca la consapevolezza della dannosità e si beve, non per il piacere di bere, ma più semplicemente, per lo sballo. Inoltre, nei cd. “baretti” abbondano gli inviti pubblicitari (clikka) espliciti allo “sballo”, con esaltazione dello stato di incoscienza alcolica. Basta andare sulle pagine facebook dei vari bar e baretti e vedere una grande quantità di inviti ammiccanti con cicchetti ad 1 €. Noi del Comitato Vivibilità Cittadina, nella consapevolezza che per combattere il fenomeno dilagante dell’uso dell’alcol tra i giovani, occorre prima conoscerlo, l’11.11.2017, nella occasione in cui partecipammo al tavolo per l’ordine e la sicurezza pubblica, consegnammo a Prefetto, Questore e Sindaco un questionario (clikka), da somministrare nelle scuole, che in larga misura copiammo da una esperienza di una scuola di Arezzo, adattandolo alla realtà napoletana, grazie al contributo di alcuni sociologi che aderiscono al nostro Comitato. Ebbene, del pregevole lavoro fatto, alcun riscontro abbiamo ottenuto, né l’idea, che è indiscutibilmente buona, è stata fatta propria dalle istituzioni interpellate. Che le notti alcoliche siano un danno serio per i giovani è acclarato e la normativa nazionale, seppure esistente, non viene in larga misura fatta rispettare quasi per non “turbare” il divertimento cui hanno diritto i giovani. Ebbene, Repubblica, qualche giorno fa, ha dato la notizia della nuova disciplina regionale di contrasto all’abuso di alcol, emessa dal Governo Regionale Socialista di Francina Armegol che per le isole Baleari, patria della movida spagnola, Maiorca, Magaluf ed El Arenal ed Ibiza ha imposto il divieto di vendita di alcolici dalle 21,30 alle 8,00 del mattino, bandendo i tour alcolici a basso costo, con multe che arrivano fino a 600 mila euro e chiusura da 1 a tre anni per i proprietari dei bar che violano la normativa, mentre Napoli, come abbiamo più volte documentato sulla nostra pagina facebook, è diventata la meta turistica degli studenti erasmus che organizzano party alcolici in Piazza San Domenico Maggiore. Studenti che scelgono Napoli proprio per la completa libertà negli eccessi e negli abusi, mentre gli stessi vertici delle Forze dell’Ordine che partecipano, attivamente, al dibattito sul tema, più volte li abbiamo dovuti sollecitare, affinché si esigesse il rispetto della normativa nazionale che contrasta la diffusione dell’alcol e dello sballo. Ebbene, siamo arrivati anche ad invitare (clikka) espressamente le Forze dell’Ordine, affinché, adempiendo al loro dovere istituzionale, sanzionino il mancato rispetto del D.L. 117/2007 che, all’art. 6, impone a tutti gli esercizi commerciali che somministrano alcol, restando aperti oltre la mezzanotte, di avere all’entrata, all’uscita ed all’interno del locale, ben due tabelle: la prima, con la “descrizione dei sintomi correlati ai diversi livelli di concentrazione alcolemica nell’aria alveolare espirata e, la seconda, con le quantità, espresse in centimetri cubici, delle bevande alcoliche più comuni che determinano il superamento del tasso alcolemico per la guida in stato di ebbrezza, pari a 0,5 grammi per litro, da determinare anche sulla base del peso corporeo”. Oltre a ciò, sempre il citato art. 6 impone agli esercizi commerciali, di mettere, a disposizione degli avventori, un etilometro, per misurare il tasso alcolemico. Ebbene, sono pochissimi i locali che rispettano tale normativa e gli “osti” di buona volontà, talvolta, espongono tabelle con caratteri illeggibili (basta farsi un giro per constatare la completa evasione degli obblighi), nonostante la loro violazione implichi sanzioni (da 5.000,00 a 20.000 €.), non a livello di quelle spagnole, che giungono fino alla sospensione della licenza, da sette a trenta giorni. Orbene, noi del comitato non ci spieghiamo come sia possibile la totale inosservanza della normativa in commento. Potremmo dire che ormai la misura è colma e, quindi, se vogliamo evitare di creare una generazione di alcolizzati, occorre finire con le “chiacchiere” ed avviare un processo di informazione presso le scuole fin dalla prima media, istituendo, inoltre, un osservatorio permanente che informi settimanalmente i cittadini del numero di controlli eseguiti, del numero di infrazioni rilevate, divise per tipologia ed il numero di sanzioni irrogate, nella consapevolezza che, a Napoli, le uniche sanzioni a cui sono sensibili i commercianti sono quelle che prevedono la chiusura, poiché, da quello che abbiamo appreso dal bilancio consuntivo del Comune di Napoli, le sanzioni pecuniarie, seppure elevate, non vengono poi riscosse dall’amministrazione.
Avv. Gennaro Esposito
Presidente Comitato Vivibilità Cittadina