I cittadini del Rione Traiano abbandonati dalle istituzioni

Traiano corteoDue articoli di oggi del Corriere del Mezzogiorno e de la Repubblica Napoli, uno riporta una intervista al Prefetto Musolino, il quale sostiene che nel Rione Traiano, dopo la tragedia è meglio avere un profilo basso, fino a quando non si siano calmate le acque, l’altro che nel Rione Traiano, of limits per le forze dell’ordine, lo spaccio è ritornato alla normalità e per di più indisturbato.

Non riesco a non pensare ai tanti cittadini del Rione Traiano che credono nelle istituzioni, lavorano, pagano le tasse e portano i bambini a scuola nella speranza che il loro futuro sia migliore.

Mi chiedo come si sentano queste persone? Sconfitte? demotivate? lasciate a loro stesse? prigioniere? Siamo sicuri che la scelta del Prefetto sia quella giusta? Per credere nelle istituzioni c’è bisogno che queste siano presenti proprio nei momenti difficili e dimostrino ai cittadini la loro capacità di saper incidere sul territorio ed, invece, assistiamo sempre più ad istituzioni che “trattano” non si capisce cosa e con quale capacità.

Non mi allontano molto nel ricordare la trattativa delle istituzioni con la malavita del parco verde di Caivano che, non più di qualche settimana fa, ha trafugato dall’Ospedale Cardarelli di Napoli, con una vera e propria azione di camorra, la salma del cognato del camorrista, altrimenti conosciuto come “zicarminuccio”.

Uno Stato debole risultato di una politica debole e non autorevole incapace di dare l’esempio e di fare da guida!

Davide una morte di Stato o della Politica (clikka)

Dal Corriere del Mezzogiorno di oggi 14.09.2014

Il prefetto: «Lo Stato non s’è arreso Rione Traiano, torneremo visibili»

Musolino: «Agenti in borghese per non dare un’impressione di prepotenza Dobbiamo rispetto ai familiari del giovane ucciso e alle forze dell’ordine»

NAPOLI — Francesco Musolino, prefetto di Napoli, l’uomo che presiede il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Hanno ragione i poliziotti ad essere arrabbiati? Al rione Traiano lo Stato s’è davvero arreso?

«No. Non ci siamo mai ritirati, né da quel rione né da alcun quartiere di Napoli».

La strategia del basso profilo però è evidente.

«Guardi, purtroppo è avvenuto un evento doloroso, drammatico, tragico, per il quale bisogna avere tutta la considerazione del caso».

E di quest’evento — un ragazzo di 17 anni, Davide Bifolco, ucciso da un carabiniere — lei che idea s’è fatto?

«L’operazione bisognerà che la giudichi qualcuno, e per questo c’è l’autorità giudiziaria. Io credo che si debba avere grande rispetto nei confronti della famiglia, perché assistere alla fine di un ragazzo è sempre una tragedia. E mi sento di rinnovare anche un’altra forma di rispetto, quello nei confronti delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine che lottano ogni giorno per noi. La mia fiducia nei carabinieri non è intaccata. Quanto all’episodio specifico, lo Stato è in grado di sanzionare un comportamento sbagliato se va sanzionato».

Quelle donne e quegli uomini delle forze dell’ordine, però, lamentano di essere stati costretti a nascondersi: nessuna divisa, nessuna volante all’interno del rione Traiano. Non significa abdicare?

«Assolutamente no. Lo Stato da quella zona non se n’è mai andato. Si è semplicemente reso meno visibile. Opportunamente, aggiungo. Ché in quel momento si doveva evitare di innescare il nervosismo».

Dice che gli uomini in uniforme avrebbero arroventato un clima già caldo?

«Dico che noi abbiamo la responsabilità della gestione dell’ordine pubblico, e credo che in questo caso lo si sia fatto bene. Tutta la vicenda è stata governata in maniera sensibile e delicata, mostrando il rispetto che dobbiamo portare ogni giorno ai cittadini».

I sindacati di polizia la leggono in maniera diversa, dicono che siete arretrati di fronte alla prepotenza.

«La gestione sensibile di una circostanza a me non sembra un arretramento. L’obiettivo era il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, per questo andava disinnescata qualsiasi tensione. Abbiamo una piazza delicata dove è facile che si accendano nervosismi, la cosa fondamentale in questo momento era evitare sia le provocazioni che il ricorso alla forza. Poliziotti e carabinieri in questi giorni sono andati in giro in borghese per non dare l’impressione di essere aggressivi o, peggio, prepotenti».

E crede che alla fine questa tattica abbia pagato?

«La prevenzione è un elemento sempre difficile da valutare, perché di ciò che non accade non si ha la percezione. Però devo dire che, oggettivamente, non è si è registrato alcun episodio di tensione. Tutta la vicenda è stata governata con efficacia e sensibilità. E bisogna dare atto anche del comportamento degli abitanti del rione Traiano. Certo, la protesta c’è stata, hanno fatto manifestazioni, ma nei fatti hanno utilizzato toni che non hanno mai reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine».

Quando rivedremo le divise al rione Traiano?

«Così come siamo stati capaci di renderci invisibili, così sapremo renderci di nuovo visibili. Lo faremo man mano che la nebbia si dirada. E mi sembra che si stia già diradando».

Da Repubblica Napoli di oggi 14.09.2014

Lo spaccio ritorna alla normalità nel rione di Davide

ANTONIO DI COSTANZO

IL DICIASSETTENNE ucciso da un carabiniere, indagato per omicidio colposo, nel corso di un inseguimento. Sul Rione Traiano risplende un caldo sole che quasi sembra voler stabilire un tregua, dopo dieci giorni di pioggia, lacrime e parole di odio versate. Nella “terra di nessuno”, senza divise di polizia, carabinieri e vigili urbani tutto sembra tornato alla normalità, se di normalità si può parlare in un quartiere che ha strappato a Scampia il primato nello spaccio di droga.

Quest’angolo della periferia occidentale da tempo è un supermarket di hashish e soprattutto della micidiale Amnèsia, la marijuana trattata con additivi o eroina che fa perdere la memoria e causa una veloce dipendenza.

«Più su la vendono a cinque euro a dose» spiega una persona che conosce queste strade come le sue tasche. Il “più sopra” sarebbe via Tertulliano che parte proprio dal viale Traiano, all’altezza del parco comunale, e sale fin su alla Loggetta «lì dove c’è cocaina a iosa».

Una delle serie tv americane più amata dal presidente degli stati uniti Barak Obama si chiama “The Wire” e racconta della lotta agli spacciatori ingaggiata a Baltimora da una squadra di poliziotti e di tutto il contorno, compreso politica e giornalismo, che ruota intorno al grande business dello spaccio.

Nella serie in alcune strade di un quartiere periferico che viene ribattezzato “Amsterdam”, la vendita della droga è praticamente libera e tollerata. Qualcosa di simile accade in questi giorni in via Tertulliano. Qui un esercito di giovanissimi spacciatori aspetta i clienti agli incroci o davanti agli androni dei fatiscenti palazzi. Accolgono i visitatori “dell’Amsterdam partenopea” con fischi, urlando o suonando ai clacson degli scooter. Tutto alla luce del sole. Senza alcun imbarazzo o paura. A pattugliare via Tertulliano, dopo la tragedia di Davide e le tensioni che sono seguite, non ci sono volanti della polizia o gazzella dei carabinieri, ma moto che seguono chi entra nel budello che attraversa i caseggiati popolari. Incuriosisce il fatto che alcuni motociclisti portino anche i caschi, una vera rarità in queste strade.

Far luce sulla morte di Davide e accertare tutte le eventuali responsabilità sarà compito della magistratura, ma intanto in questi giorni la camorra ha fatto affari d’oro indisturbata dopo la rivolta che ha allontanato, momentaneamente, le forze dell’ordine dal Rione. «Anche se erba e fumo vengono ceduti a prezzi stracciati», spiega un residente. Bassi sarebbero anche gli stipendi per vedette e pusher al dettaglio. Una vedetta o un piccolo spacciatore non si metterebbero in tasca più di 100-150 euro a settimana. Ma in un quartiere dove i tassi di disoccupazione superano il 50 per cento e dove la linea di demarcazione tra legalità e illegalità è sottilissima, è chiaro come la camorra non faccia alcuna fatica a trovare “manodopera”damandareal massacro per pochi spiccioli. Oltre alla droga nel quartiere non mancano le bancarelle con le sigarette di contrabbando e quelle che espongono pane cotto e venduto abusivamente.

In via Marco Anzio un uomo è in sella con due figli su uno scooter. Tutti e tre sono senza casco. Anche Davide Bifolco viaggiava così su uno scooter per giunta privo di assicurazione. «È normale — dice Marco Liuzzi — l’assicurazione e il casco costano, qui la gente non se lo può permettere. E non è vero che il casco non si usa per farsi riconoscere in faccia ed evitare rischi». Marco lavora nel bar di Agostino Basile, papà della fidanzata, che si trova in via Marco Aurelio, davanti alla chiesa di Maria Immacolata della Medaglia Miracolosa dove venerdì si sono svolti i funerali del 17enne. E proprio da questa strada si intravvede una speranza. «Con altri commercianti della zona — spiega Agostino — vogliamo promuovere una scuola di formazione professionale per i giovani e insegnare loro un mestiere. Così, possiamo dare un’opportunità a chi non vuole avere a che fare con storie di droga e criminalità ». A farsi carico di questa richiesta padre Lorenzo Manca che domani incontrerà il sindaco Luigi de Magistris. «Noi siamo pronti – spiega Basile – Ci devono dare solo una struttura dove organizzare e svolgere i corsi. C’è il vecchio palazzo Iacp in via- le Adriano che ospitava un supermercato, oggi chiuso. Potremmo utilizzare quello. Il Comune ci deve dare solo il via libera, noi siamo pronti. All’iniziativa vogliono partecipare anche la macelleria e la pizzeria della strada».

Agostino ricorda Davide: «Quando andava ancora a scuola veniva prima qui a fare colazione — racconta — a questi ragazzi dobbiamo dare una alternativa, un futuro in cui credere. Bisogna metterli nelle condizioni di svolgere un lavoro onesto». Il commerciante dice anche che poche ore prima in via Marco Aurelio è passata una gazzella dei carabinieri: «Sono passati e nessuno ha detto niente», aggiunge. E nel rione che fa parte del quartiere di Soccavo sono in molti ora a chiedere interventi concreti. Tra loro anche Bonito Costante, storico presidente del locale comitato assegnatari Gescal che ricorda un’altra tragedia avvenuta nella primavera del 1969: «Un ragazzo Enzo Coppola cadde in un vallone del viale Traiano e anche allora scoppiarono delle proteste che portarono alla sistemazione delle vallate e alla costruzione di cento appartamenti abitati tutt’oggi da altrettante famiglie».

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