La rete dell’Emergenza-Urgenza nella Sanità Campana

TavolaRotondaSanitàIl 31 ottobre 2014 alle h. 16,30 in Via Verdi, 35, nella sala del Consiglio Comunale di Napoli, discuteremo con coloro che si trovano a lavorare, in grandi difficoltà, nella sanità Campana, in importanti plessi ospedalieri facendo salti mortali per salvare la vita delle persone.

L’argomento riguarda tutti perché tutti, bene o male, ci siamo capitati direttamente o indirettamente con un nostro prossimo congiunto o amico e, quindi, sappiamo cosa significa, in momenti difficili, essere presi dalla morsa dell’inefficienza della sanità campana.

Un incidente accaduto a mio figlio, infatti, mi spinse a scrivere la proposta di regolamento sulle nomine e designazioni del comune di Napoli (clikka) che poi è stata approvata il 15.05.2014 (clikka).

Ebbene, il problema sembra nascere già a monte, in quanto, il sistema dell’Emergenza-Urgenza sanitario non tiene conto, già dal momento dell’arrivo del 118, della patologia che si individua al primo soccorso, in quanto, non è coordinato con la rete ospedaliere e dei pronto soccorso, poiché il malcapitato cittadino bisognoso di cure urgenti non viene portato nell’ospedale più adatto alle sue cure, ma semplicemente in quello che da’ la sua disponibilità ad accogliere il paziente. La questione, questa volta, non pare che abbia a che fare tanto con la spesa sanitaria ma con la sola migliore organizzazione.

Questa estate sono accaduti dei casi che hanno calcato la ribalta dei giornali con la polemica circa la mancata inclusione dell’Ospedale Policlinico Nuovo nella rete dei Pronto Soccorso.

Vi aspetto per discutere e capire insieme come dare un contributo ad un dibattito che ci riguarda tutti da vicino.

Vedi anche:

sanità campana il silenzio arrogante della politica (clikka)

il disastro del cardarelli e l’inefficianza del policlinico (clikka)

la sanità campana: siamo cittadini di serie B (clikka)

Degrado sociale, sicurezza e mancato sviluppo: Il Porto delle nebbie di Napoli in alto mare

ScoppioRaffineriaE’ un po’ di tempo che vado dicendo che il degrado sociale al quale assistiamo è strettamente connesso con il mancato sviluppo delle ex aree industriali di Napoli e che la perdita dei finanziamenti UE sono un vero e proprio crimine. Ovviamente questa condizione è maggiormente aggravata dal fatto che la criminalità organizzata nella condizione di sottosviluppo economico è assolutamente concorrenziale e ci sono famiglie intere che si reggono con i proventi dello spaccio di droga e che forse (spero una piccola percentuale) non si sognerebbero proprio di svolgere un lavoro vero.

Oggi le notizie che leggo sul Porto di Napoli e sulla perdita dei finanziamenti sono avvilenti. 154 milioni di euro, che sono solo una fetta di ciò che è rimasto, da spendere entro il 31.12.2015 che ovviamente fanno il paio con gli altri 100 milioni del Grande Progetto Centro Storico UNESCO  (clikka), e siamo a 254 milioni che avrebbero creato, se spesi bene, sviluppo e lavoro!

Come è possibile che nelle istituzioni i politici, sia di maggioranza che di opposizione, non si indignino e facciano il mea culpa? Come è possibile che non ci sia una sollevazione popolare? Come è possibile non mettere in relazione le notizie e capire che tra mancato sviluppo e degrado sociale c’è un nesso immediato e diretto?

Tutto passa in second’ordine poiché la politica è incapace ed i giornali sono distratti preferendo più inserirsi nella polemica politica e nel gossip che affrontare ed inchiodare i politici alle loro responsabilità!

Sul porto delle nebbie di napoli, inoltre, ci sono nodi che riguardano non solo il mancato sviluppo ma anche la sicurezza dei cittadini. La darsena petroli, infatti, nel progetto approvato dovrebbe essere spostata lontana dalle abitazioni su una piattaforma off shore per ragioni di sicurezza ed a carico delle compagnie petrolifere che ovviamente stanno facendo (è il caso di dire) fuoco e fiamme.

Ebbene, il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, dopo uno studio sui rischi commissionato all’Ing. Fiadini (ex comandante dei Vigili del Fuoco), pare abbia chiesto, conto e ragione della sicurezza visto che trattasi di petrolio e, quindi, di attività pericolose. Il risultato è che i VV.FF., smentendo il loro ex comandante, dichiarano che non c’è alcuna autorizzazione, perché l’attività non sarebbe pericolosa. Cosa che mi ha fatto saltare dalla sedia e mi ha spinto a fare una piccola ricerca in virtù della quale sul web ho trovato uno  studio della Kuwait Petroli concessionaria di una raffineria (clikka) che, invece, dice chiaramente che quelle attività sono RIR (Rischio Incidente Rilevante). Difatti, i collegamenti tra la darsena ed i serbatoi avvengono per il tramite di tubi che attraversano aree densamente abitate.

Quelli della mia età, infatti, ricorderanno gli incidenti avvenuti nelle raffinerie nel 1985 e nel 1992 (clikka). Come si possa dire che l’attività non è a rischio non me lo spiego proprio e come sia possibile che la politica si arrovelli sulle nomine anziché sulla soluzione me lo spiego eccome!

progetto UNESCO ed incapacità (clikka)

progetto UNESCO una corsa contro il tempo (clikka)

una città che crolla e la cultura della sicurezza (clikka)

non sia inutile la morte di salvatore (clikka)

napoli est porto fiorito napoli ovest bagnoli mentre l’informazione sta a zero (clikka)

Estratto da il Mattino di Napoli di oggi (25.10.2014)

Operatori spaccati sulla rivoluzione delle boe

Sfida a colpi di ricorsi sulla copertura della darsena petroli: in ballo concessioni e fondi La guerra delle boe. Per comprendere bene cosa realmente c’è alla base di tutto quello che accade in questi giorni nel porto di Napoli occorre fare un passo indietro. A giugno del 2011, per la precisione, quando Caldoro convoca il primo tavolo per il rilancio della logistica e del sistema portuale campano, mettendo insieme le Autorità Portuali, l’Unione Industriali, le Camere di Commercio, i sindacati confederali e le altre istituzioni per avviare un percorso di rilancio complessivo della logistica. Ma per fare questo si rende necessario attivare un processo di riordino e di adeguamento delle infrastrutture portuali, da troppo tempo carente. Una svolta, anche se i tempi per candidare il porto di Napoli ai finanziamenti FESR sono ridottissimi e il deficit pianificatorio enorme. Così il Comitato portuale, compulsato dalle Regione, approva le linee di indirizzo per lo sviluppo del porto di Napoli, un documento posto a sostegno della candidatura per il Grande Progetto. La Commissione UE impiega meno di 60 giorni per accettare la proposta e per dichiarare il finanziamento del porto esigibile da parte della Regione, avviando così una pesante istruttoria tecnica seguita passo passo dagli uffici di Caldoro. Tra le azioni previste vi è anche quella di mettere mano al principale strumento pianificazione del porto: il Piano regolatore portuale. Nel giro di pochi mesi l’Autorità Portuale elabora un Piano regolatore, che a giugno 2012 è approvato dal Comitato, a luglio dalla giunta comunale, ad agosto dal Consiglio comunale, per essere poi, a fine settembre, definitivamente approvato. Il piano prevede di liberare da camion e auto tutta l’area portuale a ridosso di piazza Municipio, delocalizzando a scacchiera il traffico commerciale su ruota nei pressi dello svincolo autostradale del porto (varco Bausan, ove ora sono i contenitori) e conseguentemente il traffico contenitori nell’area orientale del porto. Un disegno strategico che impatta con l’attuale posizionamento della darsena petroli, che, praticamente, spezza in due il porto. La darsena petroli ospita le navi cisterna che scaricano nel porto prodotti petroliferi diretti ai depositi costieri di Napoli Est, attraversando per diversi chilometri, con grandi tubazioni in acciaio, gli abitati dell’area orientale di Napoli. Per porre rimedio a tale incongruenza, l’unica soluzione è quella di prevedere il tombamento della darsena petroli e spostare i punti di ormeggio e di carico di prodotti petroliferi all’esterno della diga foranea, lontano dalle abitazioni, su boe off-shore in grado di trasferire i prodotti petroliferi attraverso condutture sottomarine. Un sistema molto diffuso in Italia e nel mondo. La rivoluzione non è condivisa dai concessionari dei depositi petroliferi e di gas. Cosa accade? Nel settembre 2012 il Piano regolatore viene inviato al Consiglio superiore dei lavori pubblici per acquisire il parere di competenza. Il Consiglio, a seguito dei una relazione dell’ingegner Fiadini (ex comandante del Corpo dei Vigili del fuoco) si sofferma sugli aspetti che riguardano il terminal petroli, rilevando che tali attività sono da ritenere «a rischio di incidente rilevante», trattando prodotti altamente incendiabili, e che il piano non può essere analizzato per mancanza di un rapporto sulla sicurezza (necessario quando un porto ospita attività «Rir», ovvero a rischio di incidente rilevante). Alla richiesta dei tecnici della Regione Campania di voler verificare l’autorizzazione dei Vigili del fuoco sulle attività «Rir» attualmente operate dai petrolieri nel porto di Napoli, a pochi metri dalle abitazioni, la risposta è: non c’è alcuna autorizzazione, in quanto le operazioni sono state considerate non a rischio. A questo punto viene prodotto un parere dei Vigili del fuoco, che, smentendo il Consiglio superiore dei lavori pubblici, afferma che il piano, anche con le boe esterne (ritenute preferibili in quanto allontanano il rischio dalle abitazioni) formano un impianto «non Rir» e quindi il piano può essere esaminato senza le richieste formulate dal Consiglio. I petrolieri presentano una serie di ricorsi al TAR formulati separatamente sul Grande Progetto e sul Piano regolatore dai singoli concessionari, con l’obiettivo di confermare le operazioni di travaso delle petroliere negli attuali terminal a terra. All’Autorita portuale, intanto, le richieste di integrazioni del Consiglio superiore dei lavori pubblici (che tra l’altro esprime un parere non vincolante) non sono state ancora inviate. Infine, il primo mandato di Karrer si conclude con l’annuncio della necessità di «riscrivere» il Piano Regolatore Portuale.

……

Al di là dei nomi quello che preoccupa di più è lo stato dell’arte. I numeri che emergono da uno studio dell’ufficio tecnico dell’Autorità portuale sono impietosi; dei 154 milioni di euro stanziati dall’Europa nell’agenda 2007-2013 nella migliore delle ipotesi se ne riusciranno a spendere una quarantina. E i dragaggi? Altra tegola: le prescrizioni tecniche del ministero dell’Ambiente sono tante e tali che, difficilmente, anche su questo fronte si riuscirà a fare qualcosa di concreto entro il 31 dicembre del 2015. È vero, c’è la nuova agenda, quella2014-20; è anche vero, però, che sulla nuova programmazione erano già state spostate le altre opere, quelle che richiedevano la definitiva approvazione del Piano regolatore portuale, perle quali sono in ballo altri cento milioni di euro. Ma questa era una previsione ottimistica, annunciata quando il Prp non sembrava che dovesse essere riscritto. «Due anni di gestione commissariale avrebbero paralizzato anche il porto di Rotter dam, figurarsi quello di Napoli». Gianni Punzo, l’uomo che guida il Cis-Interporto di Noia parla con la solita franchezza. «La mia è una valutazione da imprenditore e volutamente non entro nel merito della mancanza di scelte politiche che possono determinare lo sviluppo economico, constato però che intanto Napoli è ferma e

c’è da chiedersi: c’è una strategia ben precisa in tal senso? Mentre si litiga per le poltrone, il porto di Napoli affonda. Forse non saremmo arrivati a tanto se negli ultimi due anni l’Autorità Portuale avesse avuto una governance con pieni poteri. Continuiamo a discutere delle nomine lasciando senza testa la principale risorsa economica del nostro territorio».

Stadio San Paolo: la proroga al Calcio Napoli al giro di boa

sanpaoloOggi (22.10.2014) in consiglio comunale abbiamo trattato, tra le tante delibere all’Ordine del Giorno, anche la delibera n. 619.2014 relativa alla proroga della concessione dello Stadio San Paolo al Calcio Napoli (clikka). Ho avuto modo  di intervenire e dire chiaramente che si è consumato molto tempo in trattative, timori ed indecisioni, quando tutti gli elementi erano già chiari sin dal 2011, da quando, da Presidente della Commissione Sport, iniziai ad occuparmene esaminando la Convenzione del 2004 (clikka) che ho avuto modo di raffrontare con quella stipulata dal Comune di Milano per lo Stadio San Siro (clikka). Ovviamente dal confronto tra i due atti noi siamo assolutamente perdenti e Vi invito al curioso esercizio di comparazione.

La delibera, prevede la proroga della vecchia convenzione fino alla stagione sportiva 2014/2015, non l’ho votata in quanto giunta fuori tempo utile ed affetta da criticità che ho segnalato, ma ho proposto un Ordine del Giorno (clikka) che è stato sottoscritto da tutta la maggioranza e, quindi, approvato, con il quale abbiamo impegnato in ogni caso l’amministrazione a predisporre uno schema di convenzione con computo estimativo delle opere ordinarie e straordinarie, nel caso in cui il Calcio Napoli non dovesse predisporre il cd. piano di fattibilità di cui alla vigente legge 147/2013 e, quindi, non fare la proposta di gestione e manutenzione. Ovviamente ho precisato che nella struttura si svolgono anche altre attività tra cui l’atletica, la ginnastica, il pugilato e le arti marziali delle quale se ne dovrà tenere conto poiché impegnano circa 5000 cittadini al giorno.

Credo di aver contribuito a dare una mano alla città, sperando che presto si possa avere uno stadio di livello internazionale essendo questo il giro di boa che dovrebbe portarci al traguardo se solo si andasse tutti nella stessa direzione con mente ed animo liberi e sopratutto senza i timori di inimicarsi i tifosi che tutto sommato sono cittadini che pagano le tasse come noi ed anche il biglietto per andare allo stadio e, quindi, ben comprendono che lo stadio è un costo che deve essere accollato alla società che dallo stesso trae un evidente vantaggio economico.

il mio intervento al 01:23:37

Per un approfondimento sulle questioni che riguardano lo Stadio San Paolo (clikka)

L’esperienza De Magistris e la Società Civile

gennaro consiglioIeri (21.10.2014) in consiglio comunale sono intervenuto nel dichiarare la mia posizione politica rispetto ai gravi fatti accaduti nell’amministrazione. Ho sentito il dovere di richiamare la mia estrazione civica scevra da ogni condizionamento partitico ricordando che nel 2011 De Magistris ha vinto le elezioni perché i cittadini hanno, innanzitutto, voluto archiviare una esperienza politica esaurita e della quale erano stanchi. Tutti ricordano l’esperienza del ventennio Bassolino/Iervolino.

Mi sono dichiarato pronto a firmare le mie dimissioni dalla carica di consigliere comunale, purché le forze del centro sinistra indichino una strada da percorrere, dicano chiaramente qual è il progetto politico della città e quali saranno le donne e gli uomini chiamati ad attuarlo non essendo disposto alla “restaurazione”, per fedeltà al mandato politico ricevuto nel 2011.

Dico basta alla politica gridata, fatta solo per attirare l’attenzione mediatica volta solo a creare discredito alla classe politica stessa e degli show man che, poi, non hanno alcuna capacità né amministrativa né politica di fare squadra, col risultato di allontanare le menti migliori dai palazzi delle istituzioni e dai partiti.

L’esperienza De Magistris, infatti, mostra tutti i limiti della società civile nell’amministrazione della città. Se non c’è un progetto comune forte ed una condivisione non si va da nessuna parte e si finisce tutti per essere strumentalizzati.

La dimostrazione, e per questo faccio io stesso autocritica, anche se sono sempre stato in consiglio e mai nell’amministrazione, è che la società civile nella giunta De Magistris, non è riuscita a fare squadra pur avendo un numero sostanzioso di esponenti che forse avrebbero potuto maggiormente condizionare le scelte politiche se solo avessero avuto una maggiore sintonia tra loro e con i consiglieri che avevano – ed hanno – la stessa estrazione civica.

Nella Giunta Comunale di Napoli, infatti, all’inizio dell’esperienza c’erano gli assessori Narducci, Realfonzo, De Falco e Lucarelli, quattro assessori di peso e personalità nonché il  vicecapogabinetto Sergio Marotta, tutti provenienti dalla stessa parte della società civile (associazioni ed accademia), eppure non sono stati capaci di fare squadra né tra loro né con i consiglieri, tanto che sono stati espulsi uno alla volta. E’ da qui che occorre partire per capire come la società civile, che tanto va di moda, possa essere al servizio dei cittadini in politica.

Napoli in questo è un vero e proprio laboratorio politico del quale occorre fare tesoro altrimenti finiremmo per commettere sempre gli stessi errori.  La società civile presa in ordine sparso ed all’ultimo momento non serve perché prevalgono più i personalismi che il sentimento collettivo e lo spirito di squadra.

Il mio intervento al 03:13:32

Sullo stesso argomento:

si addensano le nubi su regione e comune (clikka)

comune di napoli e mozione di sfiducia (clikka)

il sindaco sospeso e la difesa delle istituzioni (clikka)

 

 

I rischi della Metropolitana

metropolitanaQualche giorno fa è giunta nella mia casella postale una denuncia anonima (che dovrebbe essere stata inoltrata alle anche alla redazione de “Le  Iene”) relativa a presunte manchevolezze nella sicurezza dei treni della Metropolitana di Napoli, linea 1, corredata di rilievi fotografici che mostrano un treno in stazione (credo) deragliato.

Oggi ho provveduto a girare il tutto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli (clikka) nonché all’Assessore alle partecipate del Comune di Napoli ed al Presidente della Commissione mobilità del Consiglio Comunale, per senso del dovere e collaborazione istituzionale.

La denuncia mi sembra scritta da una persona interna e competente, spero con tutto il cuore che sia una bufala ma non avendo alcuno strumento tecnico/giuridico per agire, ho inoltrato alle Autorità competenti.

A dire il vero ero anche indeciso se scrivere questo post per eventuali esigenze investigative che potrebbero essere bruciate dalla pubblicità ma, sono fermamente convinto, che sopra di tutto ci debba essere la sicurezza dei cittadini e dei nostri figli e, quindi, è bene che si proceda quanto prima alle verifiche.

Chissà se i giornali riprenderanno questa notizia in modo da spingere le Autorità competenti a fare le verifiche.

Sembrerebbe, infatti che agli italiani piaccia di più stracciarsi le vesti per i disastri che spellarsi le mani per evitare che accadano.

Di chi è la colpa della rabbia sociale?

vincenzo soccavoTre fatti gravissimi accaduti in poco tempo nell’area occidentale di Napoli: Davide che non si ferma all’alt e viene sparato da un carabiniere, Vincenzo seviziato da un imbecille criminale di 24 anni mentre gli amici guardano e riprendono la scena, Giuseppe, autista dell’ANM, picchiato dal branco.

Episodi che lasciano chiaramente intendere che c’è un degrado morale e sociale che pervade intere fasce di popolazione. Di gente che interpreta gli accadimenti con superficialità e giustificando ogni cosa come per il caso di Vincenzo a cui è stato asportato il colon a 14 anni ed avrà per tutta la vita una borsetta per raccogliere le feci. Una vita segnata!

Giuseppe Perna, l’autista dell’ANM, è stato pestato davanti a persone che hanno assistito senza muovere un dito.

C’è una sorta di assuefazione alla violenza, della quale ce ne accorgiamo solo quando prendiamo consapevolezza del danno subito, forse, perché pensiamo poteva capitare a noi o ad un nostro figlio.

Di chi è la colpa ?

Come cittadino sento un senso di rabbia ed oggi ancora di più come consigliere comunale perché studio carte del recente passato che mi raccontano storie amministrative assurde.

Tutta la mia infanzia l’ho trascorsa in un quartiere popolare dell’area NORD di Napoli con mio padre che si svegliava alle 5 del mattino per montare su un autobus tornando a casa con la puzza di smog addosso, dopo aver fatto la cosiddetta “doppia giornata”. Da solo ha cresciuto e laureato 5 figli. Mai un giorno di sciopero o filone ero consapevole che questo era il mio dovere per ripagare i sacrifici di mio padre.

Se oggi vediamo ed ascoltiamo le famiglie di questi carnefici ci accorgiamo che sono tutte famiglie nelle quali non c’è il lavoro e si vive di espedienti.

Credo che dovremmo chiederci tutti come cresce un ragazzino che vede il padre svegliarsi alle 10 del mattino, perché non ha il lavoro, oppure che vive di espedienti. Le periferie sono diventate quartieri di sottoproletariato urbano dove non c’è la dignità del lavoro e, quindi, dove le persone non si sentono parte del processo produttivo e sociale della città!

Come sarebbero stati questi quartieri se, in vent’anni, avessimo bonificato e resi produttivi gli ex insediamenti industriali con la creazione delle migliaia di posti di lavoro che abbiamo perso con la deindustrializzazione, come avvenuto in Germania Est o in Polonia. Forse una parte di colpe l’abbiamo anche noi che non siamo riusciti a condizionare chi ha deciso al posto nostro nell’interesse di altri.

Comune di Napoli e mozione di sfiducia

demagistisPer amore di verità e per sgombrare il campo da ogni dubbio devo dire chiaramente che sulla mozione di sfiducia al vicesindaco Sodano, firmata dai miei compagni di gruppo Iannello e Molisso, contrariamente da quanto riferito sui giornali, non ci ho messo molto a capire che non poteva essere da me sottoscritta per modalità e tempi di presentazione.

Non è difficile, infatti, capire che essa non ha molte speranze, cogliendo solo un aspetto mediatico, alzando i toni dello scontro istituzionale e sociale e finendo addirittura per avere un risultato contrario a quello voluto: aumentare il consenso al Sindaco. La decisione, infatti, mi è stata comunicata telefonicamente, maturata, quindi, senza un confronto, in circa due ore, con il solo effetto di anticipare le altre forze politiche. Il risultato è facile prevederlo, immagino rimarrà firmata solo da Iannello e Molisso e forse da Fratelli d’Italia.

La mia breve esperienza in Consiglio, infatti, mi ha fatto capire che per raggiungere un risultato vero, non quello solo mediatico, occorre coinvolgere le forze politiche ed i singoli consiglieri fin dall’inizio per renderli, ovviamente, partecipi all’elaborazione, facendo un vero e proprio porta a porta, discutendo e sondando le sensibilità affinché ci sia un lavoro collettivo. Così è accaduto, infatti, con l’unica mozione di sfiducia che ha sortito un esito positivo in quest’amministrazione: quella all’assessore allo sport Pina Tommasielli che è stata scritta e discussa insieme agli altri consiglieri.

Lo stesso Partito Democratico alla questione ha dedicato una Direzione Provinciale. Quindi, per chiarire, ciò che avevo già chiarito ai miei compagni: sono con loro all’opposizione ho sempre fatto valere la mia opinione ed il mio voto su atti di amministrazione contestandoli con studio, rigore e fermezza sin dal 2012 senza dubbi o tentennamenti. Bado più al risultato politico istituzionale ed al bene della città che non alla visibilità mediatica. La vicenda giudiziaria del sindaco non può essere la causa della conclusione della sua esperienza, altrimenti ripeteremmo gli stessi errori commessi in vent’anni: Andremmo a fare una campagna elettorale contro qualcuno e non per un programma, con la rimozione di quanto avvenuto in città negli ultimi vent’anni. Ogni decisione di questo tipo non può vedere fughe in avanti di una sola forza politica e men che meno di due consiglieri.

E’ questa la mia riflessione: Ricostruzione Democratica non può che restare unita su questi principi nei quali credo fermamente e non può prescindere dalle altre forze politiche e civiche del centro sinistra a cui va rivolto un appello per una idea di città e del programma per attuarla.

Questo è ciò che scrivevo qualche giorno fa mandandolo ai giornali che riportavano di un mio “momento di riflessione” e che ovviamente non è stato riportato.

Oggi (12.10.2014) leggo su Il Mattino di Napoli (clikka) del ritiro della mozione di sfiducia, da parte di Iannello, perché rimasta al palo con due sole firme (della serie ve l’avevo detto) e contestualmente dell’Appello al Voto (clikka) alla Città metropolitana, con una contraddizione in termini evidente che mi lascia perplesso.

In virtù del comma 21 dell’art. 1 della legge 56/2014 (legge Del Rio), infatti, “Il consiglio metropolitano dura in carica cinque anni. In caso di rinnovo del consiglio del comune capoluogo, si procede a nuove elezioni del consiglio metropolitano entro sessanta giorni dalla proclamazione del sindaco del comune capoluogo“.

Domanda:
Come si concilia questo chiaro disposto normativo con la volontà di sciogliere il consiglio comunale di napoli tanto sbandierata? Come è possibile che da una parte si dichiara di voler andare al voto al Comune di Napoli e dall’altra si va al voto e si fa un appello per andare al voto per costituire un ente che si dovrà gioco forza sciogliere in caso di scioglimento del comune di napoli? Quanto ci costa sta pazziella? chi paga?

Come si dice: A “fravecare” e “sfravecare” non si perde mai tempo ….

Ovviamente oggi, in un quadro così frammentato e per altri fondamentali motivi, con rammarico e sofferenza, mi asterrò dal voto alla Città Metropolitana ed altrettanto ovviamente occorrerà che metta un po’ d’ordine in casa mia prima di ripartire con la “Ricostruzione”

Democrazia Sospesa

napolitano_giorgioLegge elettorale: Nulla di Fatto! Nomina componenti della Corte Costituzionale: Nulla di fatto!! Nomina componenti del Consiglio Superiore della Magistratura: Quel “pasticciaccio brutto del Palazzo dei Marescialli”! Napoli: Sindaco Sospeso!

Di questo grave stallo istituzionale nessuno parla! Eppure sulla legge elettorale lo stesso Presidente della Repubblica ci mise la faccia all’atto della sua riconferma dichiarando che, in caso non si fosse superata l’impasse, si sarebbe dimesso. Sembra passato un secolo e nessuno più ricorda che addirittura Napolitano nominò, non molto tempo fa, una “commissione di 10 saggi”. E se domani si dovesse andare a votare cosa accadrebbe? Andremmo con una legge uscita dalla mannaia della Corte Costituzionale che con la sua sentenza ha ammazzato il porcellum (clikka) in un disordine normativo che Dio ce la mandi buona!

Stessa solfa per la Corte Costituzionale la mancata elezione dei suoi componenti costituisce un vulnus al sistema, eppure nessun “saggio”, studioso, professore emerito, ordinario, associato, ricercatore in materia dice nulla! Al Parlamento spetta la nomina di 5 componenti su 15 e se la Corte scende al di sotto degli 11 Giudici non può funzionare il che significa che viene meno un pilastro che assicura l’equilibrio costituzionale. Una sorta di vendetta del Parlamento che, per lavare l’onta subita sulla legge elettorale, si libera della stessa Corte Costituzionale paralizzandola. La soluzione: Il Presidente della Repubblica, quello immaginato dai nostri Padri Costituenti, dovrebbe immediatamente sciogliere le Camere essendo a rischio l’istituzione stessa dello Stato Italiano.

Consiglio Superiore della Magistratura: Sono 24 in tutto i componenti, di questi, il parlamento ne deve nominare 8 ed è giunto a nominarne una (Teresa Bene) che è stata dichiarata ineleggibile dallo stesso CSM per mancanza di requisiti, col risultato che la Bene ha iniziato la via delle carte bollate (il posto infatti frutta circa 100.000,00 €. all’anno) con addirittura un atto di significazione e diffida inoltrato alla Presidente Boldrini.

Ora in tutto questo marasma noi a Napoli abbiamo qualcosa in più, dobbiamo, come dire, essere insuperabili e, quindi, abbiamo anche il Sindaco Sospeso, con un terremoto giornalistico di impressionanti dimensioni, con dimissioni e sfiducie minacciate al solo scopo di stare sui giornali per smarcasi ed iniziare l’ennesima campagna elettorale all’insegna del contro qualcuno e non per un programma (che tanto quello si dimentica), quando il rispetto delle istituzioni imporrebbe di stare zitti aspettare la manovra di assestamento, tra qualche mese e fotografare il dato politico chiaro e senza infingimenti. Tutti gridano allo scandalo ma nessuno si fa carico della difesa delle istituzioni democratiche a cui io nostalgicamente sono legato.

Il Sindaco sospeso e la difesa delle istituzioni (clikka)

Vedi pure:

i padri porci del porcellum (clikka);

legge elettorale e principi parla la Corte (clikka);

Il Parlamento deformato (clikka).

Sulla Presidenza della Corte una caduta di stile:

La pensione del Presidente della Consulta (clikka)

Il Sindaco sopeso e la difesa delle istituzioni

demagistisSono profondamente convinto che gli uomini delle istituzioni debbano, prima di tutto, difendere le istituzioni democratiche costate il sangue dei nostri padri costituenti. Sono altresì convinto che una politica seria, concreta e trasparente debba avere ad oggetto il bene e l’interesse pubblico  ed essere volta prima di tutto all’Amministrazione.

La politica dell’audience, fondata sulla pura strategia mediatica ed alla ricerca affannosa del consenso ci ha portato nel guado dove siamo, poiché è talmente concentrata a partecipare alla canea mediatica, lontana anni luce dai problemi dei cittadini, che dimentica tutto il resto. In virtù di questo principio, infatti, non ho avuto alcun dubbio ad agire sulla vicenda del Calcio Napoli, nonostante tutti, politici e non, mi dicessero che mi sarei trovato i Napoletani contro.

Il caso Napoli, col Sindaco Sospeso, è un concentrato di malapolitica, scontro istituzionale, sociale e circo mediatico che, credo, debba far riflettere tutti coloro che sono impegnati in politica, nel momento in cui la questione non è più la vicenda processuale di De Magistris, ma la stessa considerazione dell’istituzione Comunale, con un Sindaco Sospeso che chiama le forze sociali a raccolta contro la “magistratura deviata” e “poteri forti”, passando per martire. Una volta chieste le dimissioni (ed RD è stata la prima a chiederle) e ricevuta la risposta del “non mi dimetto”, ripetuto più volte nei talk show, credo che la politica, quella con la P maiuscola dovrebbe portare la discussione nelle sedi istituzionali con compostezza, serietà e sopratutto senza gridare, proprio per non alimentare lo scontro sociale ed istituzionale che non fa bene a nessuno. Peraltro, anche il percorso delle dimissioni di 25 consiglieri è pressoché impraticabile tanto che nella giunta iervolino, pare, costò un procedimento disciplinare al Notaio che si prestò alla causa.

In questa vicenda, quindi, credo che occorra contare fino a 10 prima di parlare ed evitare di insistere a chiedere, dieci, cento, mille volte le dimissioni, per non portare a livelli alti il termometro dello scontro sociale sulle istituzioni e screditare, non la politica (che già lo è), ma l’istituzione stessa, col risultato di contribuire ad allontanare ancora di più i cittadini dai palazzi del potere.

Chi è impegnato in politica, quindi, non dovrebbe tanto alimentare il circo mediatico ma fare in modo che i cittadini scelgano i loro rappresentanti non perché sono contro questo o quello, ma perché hanno potuto verificare innanzitutto le loro capacità amministrative e se non facciamo tutti uno sforzo, ci ritroveremo sempre a capo delle istituzioni degli ottimi show man, ma degli scarsi amministratori. Insomma dei professionisti della strategia politica fine a se stessa impegnati sullo scontro sociale alla sola ricerca di consenso e non alla “ricostruzione” di un filo amministrativo con una idea di città!

l’Idealista Politico (clikka)

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