Per la politica nello Sport non si è tutti uguali

stadioLo stadio cittadino rappresenta la summa malagestio passata e presente, chissà se anche futura. Ad ogni buon conto credo che si stia facendo una cosa buona innanzitutto per la trasparenza e per il riequilibrio dei rapporti tra pubblico e privato. Rivendico con orgoglio molti risultati ottenuti, non fosse altro perché almeno ho alimentato il dibattito cittadino sui temi veri dello Sport. Ad ogni buon conto da quando mi sono insediato alla presidenza della Commissione Impiantistica Sportiva, mi ha sempre impressionato la disparità di trattamento che c’è tra il Calcio Napoli e gli altri attori dello sport cittadino. Oggi Repubblica Napoli (14.03.2014) pone l’accento su un dato che balza agli occhi e che è sotto la lente di ingrandimento della Corte dei Conti: Il particolare favore che l’amministrazione ebbe verso la squadra cittadina nel 2004, che si è tramutato in un probabile danno alle casse scassate del Comune. Basti pensare, infatti, che molti pareri dei Dirigenti del Comune erano negativi sulla Convenzione. Tra questi quello che mi ha colpito di più è la relazione della Dirigente IDA Alessia Vernì del 06.04.2005, circa i canoni della pubblicità (delibera 716/2015 (pagine 20, 21 e 22 clikka) nella quale si legge: “… circa l’assegnazione a trattativa privata degli spazi pubblicitari alla società Calcio Napoli, in presenza di acquisizioni già regolamentate effettuate da altre ditte pubblicitarie per la stagione calcistica 1997/1998 con regolari versamenti … per il periodo 13.09.97-28.02.98 e quindi, per la durata del solo primo semestre e per meno della metà degli spazi pubblicitari disponibili, di una somma complessiva di 465.000.000 oltre IVA in vecchie lire, e tutto ciò oltre sei anni fa, risulta evidente che né la sottoscritta né, si ritiene, il Dipartimento di Ragioneria Generale possono essere investiti da richieste di parere del tutto inconferenti…”

A fronte della chiara relazione della Dirigente Vernì l’Amministrazione Comunale, passata e presente, ha sempre riconosciuto legittimo al Calcio Napoli l’ammontare di soli €. 45.000,00 all’anno per la pubblicità (peraltro manco pagati) a fronte di un incasso percepito oltre sedici anni fa, in soli sei mesi, di oltre €. 240.000,00.

Ora mi chiedo con questi prezzi da “ultrasaldo” goduti da De Laurentiis mi fa specie sentirlo spesso minacciare di andarsene a giocare a Caserta o ad Afragola. La Casa del Napoli è il San Paolo occorre solo riequilibrare i rapporti.      

A proposito di Uguaglianza: il 10.03 u.s. in commissione mi sono imbattuto nella vicenda, fortunatamente risolta, dell’Hugo Pratt di Scampia (clikka) che si pretendeva di chiuderlo per gli spari di alcuni petardi (per carità azione legittima) anche se, avendo assistito alla partita il giorno prima (09.03 u.s.) Napoli-Roma, ho potuto constatare con le mie orecchie e con relativo sobbalzo al cuore che allo stadio San Paolo avevano esploso vere e propri ordigni senza che nessuno dicesse nulla.

Da Repubblica Napoli di oggi 14.03.2014

Stadio, quasi sette milioni chiesti agli assessori 2005

ALESSIO GEMMA

UN DANNO di 6.7 milioni di euro a carico degli ex amministratori che approvarono nel 2005 la convenzione tra Comune e Calcio Napoli per l’uso dello stadio San Paolo. E s’indaga anche sui lavori di manutenzione straordinaria sull’impianto assicurati dal patron Aurelio De Laurentiis. Ecco l’inchiesta bis della Corte dei conti. Dopo la richiesta di sequestro di 5 milioni che grava sui conti del presidente del Napoli per non aver pagato il fitto al Comune, ora a tremare sono gli ex assessori.

Stadio, ex giunta sotto accusa

Corte dei conti, il danno del contratto con De Laurentiis è di 6,7 milioni

ALESSIO GEMMA

ESSI, insieme con i consiglieri e i dirigenti che quasi 10 anni fa diedero l’ok all’allora Napoli Soccer sullo stadio di proprietà comunale, rischiano. Il sostituto procuratore Marco Catalano, che ha aperto l’indagine sulla base dell’esposto firmato dal presidente della commissione sport Gennaro Esposito, è pronto a firmare gli inviti a dedurre, ossia le richieste di risarcimento del danno erariale causato da una «convenzione troppo svantaggiosa per l’ente».

De Laurentiis non sarebbe solo un debitore del Comune, ma avrebbe all’origine beneficiato «illegittimamente » di condizioni favorevoli: questo il ragionamento della Corte dei conti.

Nel palazzo di giustizia è già stato quantificato il danno: quei 6.7 milioni derivano dalla «differenza tra la cifra che il Napoli deve corrispondere secondo la convenzione e l’importo che l’ente avrebbe potuto incassare nel caso in cui la concessione fosse stata adeguata ». Perché non furono previste penali in caso di mancati versamenti delle quote spettanti al patron: la fornitura di acqua ed elettricità grava sul Comune, così come la spesa del personale nel corso delle partite. Per non parlare della pubblicità. A piazza Municipio spetta il quattro per cento degli introiti derivanti dai cartelloni a bordo campo, con un minimo garantito annuale di 45 mila euro. Una cifra “al ribasso” secondo la magistratura, se si considera che per la pubblicità nel 1997 l’ex presidente Totò Naldi girò al Comune per soli 6 mesi 450 milioni di vecchie lire.

Il pm Catalano, intanto, ha delegato alla Guardia di finanza altri accertamenti sullo stadio per verificare i lavori svolti nel 2013: quattro appalti del valore di 200 mila euro. «Sono state realmente eseguite quelle opere? In misura adeguata? Erano davvero necessarie?». Queste le domande che si pongono gli inquirenti.

Di sicuro il prossimo 20 marzo, quando ci sarà davanti al giudice la convalida del sequestro, la difesa di De Laurentiis cercherà di dimostrare che il presidente del Napoli non ha versato in passato i canoni accollandosi in cambio, come previsto da un articolo della convenzione, le manutenzioni che spettavano sulla carta al Comune. E su quei lavori, quindi, si gioca la dimostrazione effettiva del danno erariale.

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