Chi guadagna con lo Stadio San Paolo

San PaoloCome era prevedibile è scoppiata la polemica sullo stadio con il flop del consiglio comunale del 30 settembre scorso e la discussione rinviata al 7 ottobre. Ovviamente a Napoli non ci poteva essere nulla di normale, sicché siamo arrivati alla terza proroga con il Patron del Napoli che usa un linguaggio da cinepanettone ed una discussione tutta incentrata sul “chi sono io e chi sei tu” che sinceramente non credo interessi poi tanto i cittadini che vorrebbero un impianto sportivo innanzitutto sicuro ed al livello della terza Città del Paese. In ogni altra parte del mondo occidentale si parlerebbe di progetti con politici ben attenti a far comprendere ai cittadini che le casse pubbliche avranno un beneficio dalla riqualificazione dello Stadio Cittadino e non ci rimetteranno. E’ stata, infatti, di questo tenore la discussione per la ristrutturazione dell’Olimpiastadion di Berlino nel 2004. Ma per restare in Italia, anche a Milano la discussione è tutta economica, con una ristrutturazione del San Siro per la finale della Champions, per la quale le squadre cittadine contribuiscono con 40 milioni di euro oltre ad una parte messa dal Comune a scomputo parziale dei canoni. Anche qui si prospetta un beneficio economico per i cittadini. Difatti, si calcola che la remunerazione dall’indotto sarà di circa 300 milioni di euro e di questi, ben 50 andranno nelle casse del Comune di Milano. A Napoli è il caso di dire che dal 2005 abbiamo caricato tutti i costi dello Stadio sul Comune, quindi, pulizia dopo le partite, manutenzione ordinaria e straordinaria (seppure quella ordinaria per le parti in uso esclusivo è a carico del Calcio Napoli), consumi idrici, elettrici e da riscaldamento, tutti a carico dei cittadini napoletani, tifosi e non. A Milano, ovviamente tutti questi costi sono a carico delle squadre. Inoltre, nella convenzione del 2005 c’è una espressa rinuncia del Comune ai crediti pregressi verso la Società e solo nel 2014 il Comune ha potuto incassare quello che era dovuto dal 2006. Come dire il Comune sostiene, sia pure in modo sgangherato, costi diretti per circa 1,5 milioni di euro all’anno (a cui vanno aggiunti i costi per gli interventi urgenti per altri 2,5 milioni di euro) ed il Calcio Napoli marginalizza l’utile versando al comune circa 800 mila euro, che ora, con la proposta ponte si vogliono ridurre ad €. 651.249,00. Ebbene, credo che uno degli elementi per capire quanto valga lo Stadio San Paolo sia sicuramente il suo rendimento di cui stranamente nessuno parla. Ebbene, da uno studio del CONI Servizi (invocato spesso dal Patron) si apprende facilmente che il Calcio Napoli per la sola stagione 2012/2013, ha avuto ricavi totali, di 120,3 milioni di euro e di questi, 15,1 milioni sono imputabili al solo uso dello Stadio San Paolo. A questi ricavi ovviamente occorre aggiungere quelli da sfruttamento della Buvette, da pubblicità, sponsorizzazione e diritti televisivi. Lo stesso studio CONI dimostra che con non grossi sforzi, dal San Paolo si potrebbero tirare fuori altri 12,97 milioni di euro. E’ evidente, allora, che le colorite espressioni da cinepanettone del patron, difronte a questi numeri, sono semplici armi di “distrazione di massa” peraltro di cattivo gusto e, seppure condivisibile l’amarezza per le cattive condizioni dello stadio, non vorrei che De Laurentiis si sia convinto che il Comune sia una Gallina dalle Uova d’oro, ovvero, visto lo stato delle casse pubbliche, da spennare.

Per altri post clikka qui

I regali del Comune a spese dei cittadini: Convenzione calcio napoli Stadio San Paolo:
1) Art. 12 comma 11 Convenzione 2005: … il Comune … espressamente rinuncia ai corrispettivi che fino alla data di sottoscrizione risulteranno dovuti a qualsiasi titolo dalla Napoli Soccer SpA per l’utilizzo dell’impianto nella stagione 2004/2005″. NON SI CAPISCE A QUANTO ABBIAMO RINUNCIATO. Oltre a tale rinuncia il Comune nel 2005 regalò anche 225.000,00 €. in moneta contante (mediante uno scomputo dal dovuto) nonché tutti i lavori di adeguamento dello stadio alla normativa di sicurezza che sarebbero spettati alla concessionaria. Anche in questo caso non si capisce quanto ci è costato. Se consideriamo che il Calcio Napoli solo nel 2014 ha pagato quanto dovuto dal 2006 al 2014 e dopo tale pagamento non ha pagato più per il 2015, allora è evidente che non solo il Patron pretende di non pagare niente per lo stadio ma vuole pure che la città di Napoli lo finanzi a fondo perduto.

I costi dello Stadio San Paolo e la gestione degli altri Impianti sportivi

stadioSabato 9 agosto scorso la Giunta del Comune di Napoli si è dedicata allo sport emettendo tre delibere, due dedicate allo Stadio San Paolo con le quali, sono stati previsti lavori per altri 150.000,00 €. per rifare bagni e copertura e l’altra per dare un indirizzo al mondo sportivo interessato alla gestione degli impianti che, come si sa, tranne rare eccezioni, sono in pessime condizioni.

Contrariamente a quel che pensano molti, il Comune di Napoli per far giocare la squadra cittadina al San Paolo spende molti soldi e le delibere di questo tipo non sono isolate anzi sono ormai la regola (clikka).

Lo Stadio, è bene ribadire che, tranne il campo di gioco, è completamente a carico dei cittadini napoletani e, forse, è per questo motivo che il patron del Napoli non ha alcuna intenzione di mettere mano a qualsivoglia rinnovo della convenzione poiché nello stato attuale, i costi sono a carico della collettività, mentre gli utili sono in favore della società calcio napoli. Una condizione assolutamente invidiabile per qualsivoglia altro “imprenditore del pallone”.

Quanto alla gestione degli altri impianti sportivi la Giunta ha assunto l’indirizzo emerso in due convegni organizzati da noi il 24 giugno (clikka) ed il 14 luglio scorsi (clikka) nei quali abbiamo trattato proprio il tema della legge 147/2013, nata come legge sugli stadi. Questa legge, infatti, potrà essere utilizzata da quanti oggi si trovano nella gestione dei grandi impianti realizzati con la legge 219/1981 e per i quali la concessione CONI è ormai scaduta e non rinnovata. Ovviamente, occorrerà fare in modo che si mantenga il giusto equilibrio tra l’interesse pubblico all’uso collettivo degli impianti e quello degli investimenti necessari alla  corretta manutenzione.

Da Repubblica Napoli del 10.08.2014

ANTONIO DI COSTANZO

Soldi per il San Paolo e impianti ai privati

LA CONVENZIONE con il Napoli calcio ancora non c’è e quindi tocca al Comune riparare i servizi igienici del San Paolo. Costo dell’intervento intorno ai 150 mila euro, tutti a carico di Palazzo San Giacomo. Il Comune annuncia anche l’avvio di lavori di «adeguamento funzionale» della copertura dell’impianto di Fuorigrotta.

Restailing al San Paolo e 100 impianti sportivi in gestione ai privati

Dal Comune 150 mila euro per bagni e la copertura dello stadio. Manca ancora la firma alla nuova convenzione con il Napoli

IPROVVEDIMENTI sono contenuti in due delibere approvate nella tarda serata di venerdì. Si tratta di delibere “fuorisacco” arrivate in giunta poche ore prima dell’approvazione, tanto che neanche il Napoli calcio ieri sapeva di questi nuovi lavori al San Paolo. Quella della inadeguatezza della copertura è una storia vecchia, che risale agli anni Novanta quando per i Mondiali l’impianto fu “ingabbiato”. La pesante struttura in ferro ha creato spesso dei disagi, tanto che è stato ipotizzato più volte di rimuoverla senza mai riuscirci. Come ancora non è stato trovato l’accordo con la società di Aurelio De Laurentiis, nonostante i ripetuti annunci del sindaco Luigi de Magistris, sulla gestione del San Paolo dopo che la convenzione è scaduta.

Da Palazzo San Giacomo, invece, via libera alla delibera che dà la possibilità ai privati di prendere in gestione gli altri impianti sportivi cittadini in linea con quanto previsto dall’ultima legge finanziaria e con «lo scopo di valorizzarli anche attraverso operazioni di riammodernamento », afferma il Comune che sarà affiancato da “Coni Servizi” per la valutazione degli studi di fattibilità. In pratica chi vorrà ottenere l’uso degli impianti dovrà impegnarsi anche nei lavori di ristrutturazione e manutenzione.

L’obiettivo è quello di recuperare oltre cento strutture sportive comunali che saranno affidate alle società che «garantiranno la massima partecipazione e fruizione da parte dei cittadini alle attività sportive e ludico-sportive». Non dovrebbero rientrare nel programma il Palabarbuto, la piscina Scandone, il parco Virgiliano e le palestre del polifunzionale di Soccavo. Sarà istituito anche un “fascicolo del fabbricato” per gli edifici sportivi. Le associazioni interessate potranno rivolgersi direttamente all’ufficio tecnico progettazione realizzazione e manutenzione impianti sportivi del Comune.

«Questa poteva essere una buona soluzione anche per lo stadio San Paolo — afferma Gennaro Esposito, consigliere comunale di Ricostruzione democratica — invece, a convenzione scaduta, andiamo avanti a piccoli interventi. Avremmo dovuto risolvere già da tempo questa situazione».

Esposito, ex presidente della commissione sport lancia anche un appello alle associazioni sportive: «Il mondo dello sport si svegli proponendo dei modelli di gestione soprattutto per gli impianti della legge 219 che hanno fatto di Napoli una delle madri dell’atletica con tante medaglie conquistate ». Intanto, è polemica sullo stadio Collana dopo la decisione della Regione di pubblicare un bando per assegnare lo storico impianto del Vomero. Sulla vicenda è durissimo Mario Coppeto, presidente della quinta municipalità: «Il governatore Stefano Caldoro ritiri il bando per l’assegnazione ai privati dello stadio Collana, pubblicato a fine luglio mentre era ancora in corso la trattativa tra la Regione, proprietaria dell’impianto, il Comune e il Coni». Coppeto chiede a sindaco e governatore di «convocare subito un tavolo con la municipalità per bloccare il bando e trovare insieme una soluzione per garantire lo sport a costi sociali come avviene adesso. Il Collana — conclude il presidente della Municipalità — è l’unico impianto sportivo pubblico del Vomero, sarebbe un grave danno al quartiere e alla città darlo ai privati».

Allo Stadio San Paolo c’è chi gioca e c’è chi paga

sanpaoloLo Stadio San Paolo è diventato un esempio di come vengono gestiti male i beni pubblici per il forte condizionamento della politica.

Eppure le parole d’ordine della campagna elettorale del 2011 sono state Bene Comune e Democrazia Partecipata, parole che si sono rivelate, purtroppo, frutto di una speculazione sia dottrinaria che politica e che hanno prodotto solo la trasformazione dell’ARIN in ABC con implicazioni di regime giuridico che non vi sto qui a raccontare.

Il vigente ordinamento, infatti, conosce solo la distinzione tra beni pubblici e beni privati e l’esperienza, purtroppo, ci ha insegnato che la solita tiritera della incapacità a gestire i beni pubblici è servita solo a s-vendere il patrimonio pubblico e ad esternalizzare i servizi pubblici che restano l’unica fonte sicura di reddito per gli imprenditore in cerca di affari.

Ebbene, anche il San Paolo non si sottrae a questa tesi se, l’unica proposta pervenuta qualche tempo fa dal Patron del Napoli, è stata quella di acquistarlo per 1 €. (il cd. nummo uno di romana memoria).

Devo dire però che di fronte al Calcio tutte le amministrazioni cittadine sono state supine al volere del Patron del Napoli, nessun politico, infatti, ha mai avuto il coraggio di chiedere neppure il pagamento del dovuto a De Laurentiis e da quanto mi dicono questo valeva anche per Ferlaino e gli altri Patron che si sono succeduti nel tempo.

Abbiamo, purtroppo, avuto tutti politici con la paura di inimicarsi i tifosi, come se questi non fossero pure cittadini che pagano le tasse ed il biglietto per andare a vedere la partita! Solo grazie ad un esposto proposto da noi alla Corte dei Conti, infatti, si è giunti a far pagare al Calcio Napoli la somma di 6.230.000,00 €. dovuti dal 2006 al febbraio 2014 per canoni di concessione.

Oggi (03.08.2014) da quello che leggo su Repubblica Napoli ci risiamo poiché il Patron del Napoli, a convenzione scaduta, pretenderebbe dal Comune e, quindi, dai cittadini napoletani, tifosi e non, che sostituisca un “momento momento” i 60.000 seggiolini del San Paolo per adeguarlo alle prescrizioni UEFA e, quindi, sborsi di tasca NOSTRA “appena appena” 6.000.000 di €., minacciando, come al solito di andarsene a giocare altrove o di non giocare proprio la Champions.

Ora mi chiedo è possibile che colui che incassa milioni di euro sfruttando un bene pubblico, ivi compresa, acqua, luce e gas per diversi milioni all’anno a carico NOSTRO, arrivi a pretendere anche un ulteriore esborso quando le condizioni della città sono sotto gli occhi di tutti? E’ possibile che un imprenditore importante come De Laurentiis non capisca che le vacche sono talmente magre che sono morte?

Eppure, tutte le volte che ho sentito il Patron del Napoli parlare è sempre stato molto duro con la politica anche se poi quando capita l’occasione, come in questo caso, è egli stesso a pretendere un comportamento politicamente scorretto.

Il fatto è che la scarsa considerazione della politica e dei politici indebolisce l’autorevolezza delle donne e degli uomini alla guida delle istituzioni e consente ai cd. poteri forti di sopraffare il bene e l’interesse pubblico ed è per questo motivo che è sempre più urgente arruolare una classe dirigente autorevole che non faccia sconti a nessuno quando si tratta di tutelare gli interessi dei cittadini!

Ovviamente la mia proposta di fare qualche soldo con lo stadio vendendo il nome (clikka) giace nei cassetti del Consiglio Comunale perché evidentemente potrebbe disturbare i manovratori! Allo Stadio San Paolo c’è chi gioca e c’è chi paga solo che a pagare siamo sempre noi cittadini.

La mia proposta: Caro De Laurentiis mi dispiace ma non possiamo pagare i seggiolini faremmo un torto ai cittadini. Le consiglio di mettere mano alla tasca; compri i seggiolini e li doni al Comune. Credo che anche Lei comprende benissimo che non si possono spendere dei soldi per comprare dei seggiolini quando si devono aggiustare le buche per strada, i cornicioni che cadono, si devono potare gli alberi che cadono, si deve pagare la mensa scolastica, la case famiglia, i dipendenti, i semiconvitti, il trasporto pubblico etc etc etc etc …. forza faccia uno sforzo che tutto sommato il calcio rende …

Vedi anche:

Il sequestro della Corte dei Conti (clikka)

la mia intervista sullo Stadio San Paolo (clikka)

Stadio San Paolo più politica e meno gossip (clikka)

per lo stadio san paolo occorre che si rispettino i ruoli (clikka)

Il destino dello stadio san paolo (clikka)

Da Repubblica Napoli di oggi 03.08.2014

Seggiolini nuovi o addio champions

ALESSIO GEMMA

I SEGGIOLINI dello stadio San Paolo non sono a norma. Devono essere sostituiti per la stagione calcistica 2015/2016. Lo ha deciso la Uefa, pena l’esclusione del Calcio Napoli dalle coppe europee. Il club di Aurelio De Laurentiis lo ha comunicato un mese fa al Comune. Si tratta di 60 mila posti a sedere: la spesa per cambiarli si aggirerebbe sui 6 milioni di euro. Per quest’anno è scattata una deroga, ma per il prossimo anno bisogna completare l’intervento. Chi pagherà? “Il proprietario dell’impianto”, fanno sapere dalla società azzurra. A Palazzo San Giacomo si è aperta la querelle. Per gli uffici tecnici deve essere il patron a finanziare l’opera. Non la pensano allo stesso modo i collaboratori del sindaco. È l’ultima grana che si incrocia con la scadenza, il 30 giugno scorso, del rapporto tra Comune e società sportiva sulla concessione dello stadio. La giunta ha dato l’ok ad una proroga di due mesi. La soluzione per continuare a giocare a Fuorigrotta da settembre sarebbe un accordoponte di due anni. Con alcuni termini da rivedere rispetto all’attuale convenzione: De Laurentiis pagherebbe un canone fisso e non più una percentuale sull’incasso; le utenze, acqua e luce, sarebbero a carico del club e non più del Comune. Ma soprattutto il patron dovrà presentare entro un anno un progetto di riqualificazione dell’impianto. «Credo che i seggiolini spettino al Calcio Napoli — dichiara Gennaro Esposito, già presidente della commissione sport —. Non si può chiederlo ai cittadini, visto quanto ricava il Napoli dal San Paolo».

La Regione Campania caccia il Comune dallo Stadio Collana

collanaSembra quasi una nemesi, la Regione fa con il Comune ciò che il Comune fa con il Calcio Napoli! Mi chiedo, allora, cosa c’entri questo con lo sport e le tante associazioni sportive che usano l’impianto vomerese!

Del Collana me ne sono occupato quando ero presidente della Commissione Sport ed impianti sportivi ed il 6 ottobre 2012 scrivevo quale sarà il destino dello Stadio Collana (clikka) redigendo anche una relazione (clikka) all’esito di un sopralluogo! Anche questa volta sono stato preveggente!

Ciò che, però, mi preoccupa non poco è che la Regione vorrebbe, essa stessa, dare in concessione l’impianto assumendo funzioni di gestione che sono proprie del Comune per scavalcarlo, guarda caso, in prossimità della scadenza del mandato dell’amministrazione regionale.

Ovviamente a pensare male non si sbaglia e non posso non pensare che tale atteggiamento sia fondato su ragioni elettoralistiche. Come ulteriore riflessione poi Vi chiedo: affidereste Voi la gestione dello stadio collana ad un consiglio regionale indagato al 99% dei consiglieri accusati di essersi appropriati di soldi pubblici? (Vedi: la grande bellezza dei consiglieri regionali(clikka); scandalo regione campania il danaro dei consiglieri (clikka).

Nell’articolo di Repubblica di oggi che Vi incollo in calce, infatti, il consigliere regionale con delega allo sport, Schifone, dichiara che la convenzione è scaduta il 30 giugno scorso (come quella dello stadio san paolo) e quindi ora il Comune di Napoli è fuori poiché non si può stipulare un nuovo contratto di comodato.

Ebbene, credo che il consigliere Schifone dovrebbe approfondire, perché nulla impedisce di rinnovare una convenzione seppure scaduta all’amministrazione Comunale ed, inoltre, non si è mai ben capito come mai la proprietà del Collana sia intestata alla Regione stessa e non al Comune. Se poi devo pensare come la Regione potrebbe gestire il Collana allora Vi invito a leggere il post che scrissi qualche tempo fa sui regali della regione campania (clikka). Se poi debbo pensare come la Regione gestisce il Collana allora vi invito ad andare al Circolo del Tennis del collana dal quale la regione stessa incassa circa 10.000,00 €. all’anno meno dell’affitto di una casa in pieno centro del Vomero!

E’ da tempo che vado dicendo che lo stadio Collana è una miniera d’oro per lo sport e per quello che potrebbe produrre, pertanto, è il caso che oggi il mondo dello sport alzi la guardia perché gli speculatori potrebbero già essere in fila davanti alla porta della Regione Campania a scapito delle tante associazioni che da anni fanno fare sport a migliaia di cittadini Napoletani.

L’impianto, infatti, ospita circa 4.000 sportivi al giorno tanto che un funzionario ieri mi ha detto: “Consigliere sono anni che mi faccio il fegato amaro, il comune potrebbe semplicemente mettere un tornello all’ingresso e consentire a tutti i cittadini di entrarvi mediante il pagamento di 1 solo €., il conto a spanne è presto fatto: 4.000,00 €. al giorno che per soli 200 giorni all’anno fanno 800.000,00 €. quasi il doppio di quanto incassi oggi. Stesso discorso per il San Paolo che per la sola atletica registra circa 1.500 presenze al giorno.

E’ chiaro che occorre andare verso un nuovo modello di gestione che redistribuisca diversamente oneri ed onori, io in tre anni di esperienza mi sono già fatto una idea ascoltando tante associazioni sportive, federazioni, funzionari e dirigenti federali e comunali possibile che non si riesca a programmare mai nulla e tutto ci debba capitare come la cosiddetta tegola sulla tesa.

Da Repubblica Napoli di oggi (04.07.2014)

Gestione Stadio Collana, la Regione mette alla porta il Comune

Schifone: “Il sindaco non si è fatto sentire da un anno. Nessuna proroga, bando pubblico per l’affidamento”

SCADE l’intesa tra Comune e Regione sullo stadio Collana: Palazzo San Giacomo gestiva l’impianto di proprietà di via Santa Lucia. Dal 30 giugno la giunta de Magistris dice addio alla struttura del Vomero. Niente rinnovo. Ora la Regione prepara un bando pubblico ed esclude il Comune. È scontro. Attacca il consigliere Luciano Schifone delegato allo sport dal presidente Stefano Caldoro: «Da un anno il sindaco si occupa delle attività sportive ma non si è fatto mai sentire. Una proroga? Era possibile magari prima della scadenza. Adesso è complicato. Il Comune si è messo in un bel guaio». Sono circa 4 mila la presenze al giorno nell’impianto, 40 le società sportive che utilizzano palestre e campi da gioco, una ventina le disciplina praticate: dal calcio al pattinaggio fino alle arti marziali. Il Comune incassa ogni anno circa 500 mila euro, in cambio garantisce manutenzione e spese di utenza.

IL CASO

OTTANTA anni di storia dello sport in città. Dalle prodezze di Jeppson negli anni ’50 alle recenti fortune della Carpisa, la squadra di calcio femminile. Il Comune è fuori dallo stadio Collana. Dal 30 giugno è scaduto l’accordo con la Regione, proprietaria della struttura, che consentiva a Palazzo San Giacomo di gestire il secondo grande impianto in città dopo il “San Paolo”. Niente rinnovo.

Da via Santa Lucia sbattono la porta in faccia alla giunta di Luigi de Magistris: «Da un anno il sindaco ha la delega allo sport ma non si è fatto sentire – attacca Luciano Schifone, consigliere delegato allo sport dal presidente della Regione Stefano Caldoro – Mi dispiace, ma a piazza Municipio si sono cacciati in un bel guaio». Una media di 4 mila presenze al giorno nello stadio polivalente del Vomero: circa 40 le società sportive che usufruiscono del Collana.

Perché l’impianto non è solo il calcio. Ma abbraccia una ventina di discipline: dall’atletica al pattinaggio, passando per le arti marziali. Nelle casse del Comune finora so- no entrati ogni anno circa 500 mila euro come contributi per l’utilizzo di palestre e campi da gioco. L’intesa con la Regione era di un comodato d’uso gratuito: il gestore (Comune) non pagava il proprietario (Regione), ma in cambio si accollava tutti gli oneri accessori. Dalla manutenzione alle utenze.

L’ultimo contratto durava 6 anni, terminava ad aprile scorso e da Palazzo Santa Lucia hanno prolungato fino a fine giugno per consentire la chiusura della stagione sportiva. Poi il filo tra Regione e Comune si è interrotto. «Con l’ex assessore Tommasielli – racconta Schifone – c’era un dialogo ed erano state avanzate proposte per una gestione pluriennale da parte del Comune. Non se ne è fatto più nulla. In Regione ora stiamo predisponendo gli atti per un avviso pubblico. La legge regionale attribuisce una priorità nella gestione di impianti sportivi a Coni, federazioni e società. Insomma, ad enti che fanno attività sportiva. Il Comune non rientra in questo ambito».

Una proroga? «Adesso è complicato – continua Schifone – bisognava pensarci prima della scadenza. E comunque sarebbe transitoria. Abbiamo l’obbligo della gara, altrimenti come si motiva con la Corte dei conti un affidamento diretto e gratuito? ». I magistrati contabili già hanno acceso i riflettori sul Collana, inchiesta aperta per “illecita gestione contabile” e “conduzione familiare” del personale. «Regione e Comune si siedano al più presto intorno ad un tavolo – dichiara Corrado Grasso, presidente Fidal Napoli (Federazione atletica leggera) – La struttura senza manutenzione peggiora a danno dell’utenza». Spiega l’expresidentedellacommissionesport Gennaro Esposito: «La palestra di basket dopo il crollo del tetto è adibita a campo di calcetto: non ho mai trovato gli atti amministrativi che giustificassero il cambio di destinazione». Nella leggenda sono scritte le giocate di Jeppson e Vinicio nei 15 anni in cui il Collana era la casa del Napoli di Achille Lauro. Fino a che non divenne troppo stretto per contenerne il tifo: proverbiali le immagini del 20 aprile 1958, Napoli- Juventus (4-3 il risultato finale), con il pubblico schierato a pochi centimetri dalle linee di gioco. «È uno stadio strategico per lo sport cittadino – conclude il consigliere Esposito – Il Comune non può perderlo. Non vorrei che fossimo di fronte ad una intromissione della Regione a pochi mesi dalle prossime elezioni regionali. Un’operazione elettoralistica».

Per la politica nello Sport non si è tutti uguali

stadioLo stadio cittadino rappresenta la summa malagestio passata e presente, chissà se anche futura. Ad ogni buon conto credo che si stia facendo una cosa buona innanzitutto per la trasparenza e per il riequilibrio dei rapporti tra pubblico e privato. Rivendico con orgoglio molti risultati ottenuti, non fosse altro perché almeno ho alimentato il dibattito cittadino sui temi veri dello Sport. Ad ogni buon conto da quando mi sono insediato alla presidenza della Commissione Impiantistica Sportiva, mi ha sempre impressionato la disparità di trattamento che c’è tra il Calcio Napoli e gli altri attori dello sport cittadino. Oggi Repubblica Napoli (14.03.2014) pone l’accento su un dato che balza agli occhi e che è sotto la lente di ingrandimento della Corte dei Conti: Il particolare favore che l’amministrazione ebbe verso la squadra cittadina nel 2004, che si è tramutato in un probabile danno alle casse scassate del Comune. Basti pensare, infatti, che molti pareri dei Dirigenti del Comune erano negativi sulla Convenzione. Tra questi quello che mi ha colpito di più è la relazione della Dirigente IDA Alessia Vernì del 06.04.2005, circa i canoni della pubblicità (delibera 716/2015 (pagine 20, 21 e 22 clikka) nella quale si legge: “… circa l’assegnazione a trattativa privata degli spazi pubblicitari alla società Calcio Napoli, in presenza di acquisizioni già regolamentate effettuate da altre ditte pubblicitarie per la stagione calcistica 1997/1998 con regolari versamenti … per il periodo 13.09.97-28.02.98 e quindi, per la durata del solo primo semestre e per meno della metà degli spazi pubblicitari disponibili, di una somma complessiva di 465.000.000 oltre IVA in vecchie lire, e tutto ciò oltre sei anni fa, risulta evidente che né la sottoscritta né, si ritiene, il Dipartimento di Ragioneria Generale possono essere investiti da richieste di parere del tutto inconferenti…”

A fronte della chiara relazione della Dirigente Vernì l’Amministrazione Comunale, passata e presente, ha sempre riconosciuto legittimo al Calcio Napoli l’ammontare di soli €. 45.000,00 all’anno per la pubblicità (peraltro manco pagati) a fronte di un incasso percepito oltre sedici anni fa, in soli sei mesi, di oltre €. 240.000,00.

Ora mi chiedo con questi prezzi da “ultrasaldo” goduti da De Laurentiis mi fa specie sentirlo spesso minacciare di andarsene a giocare a Caserta o ad Afragola. La Casa del Napoli è il San Paolo occorre solo riequilibrare i rapporti.      

A proposito di Uguaglianza: il 10.03 u.s. in commissione mi sono imbattuto nella vicenda, fortunatamente risolta, dell’Hugo Pratt di Scampia (clikka) che si pretendeva di chiuderlo per gli spari di alcuni petardi (per carità azione legittima) anche se, avendo assistito alla partita il giorno prima (09.03 u.s.) Napoli-Roma, ho potuto constatare con le mie orecchie e con relativo sobbalzo al cuore che allo stadio San Paolo avevano esploso vere e propri ordigni senza che nessuno dicesse nulla.

Da Repubblica Napoli di oggi 14.03.2014

Stadio, quasi sette milioni chiesti agli assessori 2005

ALESSIO GEMMA

UN DANNO di 6.7 milioni di euro a carico degli ex amministratori che approvarono nel 2005 la convenzione tra Comune e Calcio Napoli per l’uso dello stadio San Paolo. E s’indaga anche sui lavori di manutenzione straordinaria sull’impianto assicurati dal patron Aurelio De Laurentiis. Ecco l’inchiesta bis della Corte dei conti. Dopo la richiesta di sequestro di 5 milioni che grava sui conti del presidente del Napoli per non aver pagato il fitto al Comune, ora a tremare sono gli ex assessori.

Stadio, ex giunta sotto accusa

Corte dei conti, il danno del contratto con De Laurentiis è di 6,7 milioni

ALESSIO GEMMA

ESSI, insieme con i consiglieri e i dirigenti che quasi 10 anni fa diedero l’ok all’allora Napoli Soccer sullo stadio di proprietà comunale, rischiano. Il sostituto procuratore Marco Catalano, che ha aperto l’indagine sulla base dell’esposto firmato dal presidente della commissione sport Gennaro Esposito, è pronto a firmare gli inviti a dedurre, ossia le richieste di risarcimento del danno erariale causato da una «convenzione troppo svantaggiosa per l’ente».

De Laurentiis non sarebbe solo un debitore del Comune, ma avrebbe all’origine beneficiato «illegittimamente » di condizioni favorevoli: questo il ragionamento della Corte dei conti.

Nel palazzo di giustizia è già stato quantificato il danno: quei 6.7 milioni derivano dalla «differenza tra la cifra che il Napoli deve corrispondere secondo la convenzione e l’importo che l’ente avrebbe potuto incassare nel caso in cui la concessione fosse stata adeguata ». Perché non furono previste penali in caso di mancati versamenti delle quote spettanti al patron: la fornitura di acqua ed elettricità grava sul Comune, così come la spesa del personale nel corso delle partite. Per non parlare della pubblicità. A piazza Municipio spetta il quattro per cento degli introiti derivanti dai cartelloni a bordo campo, con un minimo garantito annuale di 45 mila euro. Una cifra “al ribasso” secondo la magistratura, se si considera che per la pubblicità nel 1997 l’ex presidente Totò Naldi girò al Comune per soli 6 mesi 450 milioni di vecchie lire.

Il pm Catalano, intanto, ha delegato alla Guardia di finanza altri accertamenti sullo stadio per verificare i lavori svolti nel 2013: quattro appalti del valore di 200 mila euro. «Sono state realmente eseguite quelle opere? In misura adeguata? Erano davvero necessarie?». Queste le domande che si pongono gli inquirenti.

Di sicuro il prossimo 20 marzo, quando ci sarà davanti al giudice la convalida del sequestro, la difesa di De Laurentiis cercherà di dimostrare che il presidente del Napoli non ha versato in passato i canoni accollandosi in cambio, come previsto da un articolo della convenzione, le manutenzioni che spettavano sulla carta al Comune. E su quei lavori, quindi, si gioca la dimostrazione effettiva del danno erariale.

I soldi nel pallone ed i valori dello sport

delaurentiisDopo la commissione sullo Stadio San Paolo di ieri 24.10.2013 (clikka) oggi apprendo una dichiarazione del Patron del Calcio Napoli, che dovrebbe far accapponare la pelle a tutti i cittadini ed in particolare agli sportivi ed a quelli che amano lo Sport. Il patron si è addirittura permesso di dire che, le Nazionali dovrebbero pagare un milione di euro ai clubs titolari dei cartellini dei giocatori per farli giocare nelle partite delle Nazionali stesse.

La dichiarazione la sento particolarmente perché mi capitò una cosa  del genere quando da ragazzo atleta agonista, un mio presidente di una squadra romana, mi dichiarò apertamente che a lui della nazionale non fregava nulla e che, a fronte di un torneo internazionale a cui dovevo partecipare, avrei fatto bene e meglio a partecipare ad un campionato regionale che portava punti alla società! Ovviamente la mia risposta fu fulminea e senza esitazioni, mandai a quel paese presidente ed associazione e ritornai alla mia squadra di origine dei Vigili del Fuoco nonostante la squadra romana mi avesse promesso di accogliermi in una sorta di College per studenti sportivi! Paradossalmente il patron che opera nel mondo dello sport ed ha un così importante rilievo, non sa neppure dove stanno di casa i valori sportivi. Per ogni atleta, compreso credo i calciatori, indossare la maglia della Nazionale è un Onore ed un Dovere! Ad ogni buon conto non posso non fare a meno di notare il cd. doppiopesismo di cui è affetto il patron: quando si tratta di avere soldi è diligentissimo quando, invece, si tratta di pagare lo stadio al Comune, non ha la stessa diligenza! Più che un imprenditore un furbo.

Da Repubblica Napoli di oggi 25.10.2013

De Laurentiis ritiene inaccettabile che un giocatore vada a giocare con la sua nazionale gratis. Vorrebbe 1.000.000 di euro per ogni partita. Strano che tutto questo rigore non l’abbia con il pagamento dei canoni di concessione del San Paolo!
Oggi su repubblica Napoli: De Laurentiis, scacco al potere ultimatum per Blatter e Platini
PASQUALE TINA
UNA vocazione europea confermata pure dall’ultimo ranking Uefa (azzurri al tredicesimo posto assieme al Milan, la Juve è 21esima). Al patron, però, questo sistema così com’è non piace tanto che indossa nuovamente la divisa del rottamatore. Nel mirino Platini e Blatter. «Non mi accontento di guadagnare 40 milioni dalla Champions — ha spiegato a l’Equipe — ne voglio 150 o 200». La ricetta è pronta: «Ho in mente un’unica coppa, alla quale parteciperebbero le migliori cinque squadre di ogni campionato. Una competizione del genere genererebbe introiti di 5 miliardi». I dettagli: «Una settimana giocheremmo i tornei nazionali da 16 squadre e non più da 20, l’altra quello continentale. I presidenti americani dei club inglesi e i tedeschi sono d’accordo con me, con le altre è difficile parlare, soprattutto Real e Barcellona che si basano sull’azionariato popolare. Mi auguro che tra due o tre anni ci siano novità». L’appello è per Michel Platini: «Deve sedersi al tavolo e trattare con noi. Possiamo pure fargli un contratto ventennale, ma deve portare più introiti sfruttando il marketing e vendendo le partite su internet. Non possiamo basarci solo sulle tv, da queste bisognerebbe avere un utilizzo solo meccanico per poi versare loro una percentuale degli introiti generati dalla vendita dei match ai telespettatori, meccanismo che si utilizza per le sale cinematografiche. Se la Uefa non ci ascolta, saremmo costretti a creare una lega parallela ».
La scissione, dunque, è la minaccia che può essere evitata solo se parte una trattativa. De Laurentiis ne vuole anche un’altra: «Bisogna rivedere i rapporti con le federazioni. Se il Psg paga Cavani 64 milioni, il Matador non può giocare gratis con l’Uruguay. Le nazionali devono versare un indennizzo di 1 milione a ogni convocazione. Blatter e Platini non possono fare i furbi alle nostre spalle».
De Laurentiis non dimentica neanche i problemi di casa sua, ovvero lo stadio. È in agenda un incontro con de Magistris per accelerare il tavolo tecnico. «Voglio il San Paolo», ha sempre detto. Lo stadio di proprietà, del resto, è la pietra miliare del suo kolossal. E oggi pranzo tra la first lady Jacqueline e le mogli dei giocatori: per fare gruppo.

Concessione dello stadio San Paolo parte l’esposto alla Corte dei conti
STADIO San Paolo, presentato un esposto alla Corte dei conti contro il Comune. A rivolgersi alla magistratura contabile sono i consiglieri di Ricostruzione democratica Simona Molisso, Gennaro Esposito e Carlo Iannello. Il danno erariale ipotizzato si riferisce al fatto che la società sportiva calcio Napoli dal 2006 non paga il canone di concessione dell’impianto di Fuorigrotta. «Il motivo del mancato pagamento – affermano i tre – risalirebbe a una vantata compensazione di presunti lavori eseguiti dal concessionario per 1.787.514 euro a fronte di un maggior credito del Comune di 3.806.235 euro». Se così fosse, secondo i consiglieri, Palazzo San Giacomo potrebbe non aver rispettato l’ordine cronologico del pagamento dei creditori, favorendo la società sportiva e contravvenuto alla normativa che prevede una gara per l’assegnazione dei lavori di un bene pubblico. Il San Paolo è stato argomento della riunione della commissione sport alla quale hanno preso parte federazioni e associazioni sportive, che utilizzano lo stadio con un «movimento di circa 4 mila persone al giorno», preoccupate di un’eventuale cessione a De Laurentiis. Dal mondo degli “altri sport” parte un appello al Comune affinché faccia rispettare le regole: «Noi paghiamo il canone di concessione, il Napoli faccia lo stesso». Denunciata la situazione di degrado dello stadio: «La pista d’atletica è indecente».
(antonio di costanzo)

Per lo Stadio San Paolo occorre che si rispettino i ruoli

commissioneLo Stadio San Paolo nell’immaginario collettivo dei Napoletani rappresenta il tempio del calcio e fino ad oggi, da parte del Sindaco e del Patron del Calcio Napoli, abbiamo sentito solo delle dichiarazioni di principio, senza mai scendere nei particolari. La riunione della Commissione Sport ed Impiantistica Sportiva del Consiglio Comunale, che si è tenuta oggi (24 ottobre 2013), con all’Ordine del Giorno “Stadio San Paolo e Modelli di gestione tra sport e spettacolo”, rappresenta punto di partenza per iniziare effettivamente a capire come si possano procedimentalizzare, nel migliore dei modi possibili, tutti gli interessi pubblici e privati, è il caso di dire, in gioco. Purtroppo non ha partecipato “al gioco” né il Calcio Napoli (che ha inviato un fax) né il Sindaco. Posso dire che tutte le forze politiche del Consiglio Comunale, attraverso i Consiglieri, hanno dichiarato che il primo punto da mettere sul tavolo è il pagamento dei debiti pregressi da parte del Patron De Laurentiis e che nello stadio San Paolo occorre fare in modo di far coesistere tutte le realtà sportive presenti che, tra l’altro, hanno partecipato al tavolo della commissione attraverso i loro rappresentanti federali e del CONI. Tutte le forze politiche, inoltre, hanno rivendicato il ruolo del Consiglio Comunale quale unico organo deputato ad approvare il rinnovo della concessione o qualsivoglia altra proposta dovesse provenire dal Patron. In sostanza non si accettano, sulla gestione dello stadio, trattative a porte chiuse né atti preconfezionati da sottoporre al consiglio per la sola ratifica.

La convenzione attualmente vigente del 03.11.2005 scadrà definitivamente col termine della stagione agonistica 2013/2014. Convenzione, occorre ricordare, che venne stipulata quando il Calcio Napoli versava in condizioni assolutamente diverse, da quelle nelle quali versa oggi e per le quali il Consiglio Comunale di allora diede una “grossa mano” al Patron per consentirgli di fare al meglio il campionato, stabilendo un canone di concessione proporzionato agli incassi e dando un forte contributo in termini di adeguamenti e lavori della struttura stessa. Solo da poco in città si è aperto il dibattito sull’attuazione dello schema contrattuale del 2005 che ha dato luogo ad opposte richieste ed a fraintendimenti tra Patron e Comune, proprio perché non si disciplinò a dovere ciò che doveva essere chiarito provocando attriti tra le parti per le richieste di pagamento dei canoni e per  la manutenzione ed adeguamento dell’impianto, che hanno visto sempre l’amministrazione soccombente, per la incapacità di gestire al meglio i problemi ed il timore di non “inimicarsi” i tifosi. Il cuore dei cittadini napoletani, infatti, si divide tra il Napoli e San Gennaro, quasi che le vittorie della squadra cittadina li riscattasse dalla loro condizione di popolo che vede un Nord produttivo ed un Sud depresso. Ciò, però, non può e non deve impedire ad un Buon Amministratore di fare in modo che chi utilizzi un bene pubblico, traendone profitto, in questo caso anche considerevole, debba poi riversarne una parte alla collettività, ovviamente il giusto, mentre nella condizione attuale, non solo il Comune, dal San Paolo, non trae reddito ma, anzi, riesce addirittura a rimetterci, per il costo della manutenzione e del personale senza neppure, come detto, riuscire a farsi pagare ciò che gli è dovuto dal 2007 per incassi e percentuale sui contratti pubblicitari. Lo stadio San Paolo, per tutti i Napoletani, tifosi e non, è la casa del Napoli e, quindi, occorre fare in modo che l’intero quartiere nel quale è inserito abbia la percezione di avere una risorsa e non un problema. Occorre, fare in modo che i tifosi possano facilmente raggiungere a piedi e con i mezzi pubblici l’impianto, occorre che quel luogo sia frequentato sempre da tifosi, turisti e curiosi creando occupazione e sviluppo compatibile e sostenibile, occorre che si crei una vera ricchezza per il quartiere di Fuorigrotta e, quindi, per la Città, ma, per fare questo occorre collaborazione innanzitutto da parte del patron del Napoli. I veri imprenditori, infatti, sono coloro che creano sviluppo ed occupazione nel rispetto dei ruoli e sopratutto rispettando il bene e l’interesse pubblico che non può mai essere pregiudicato facendo prevalere solo ed esclusivamente l’interesse privato. Lo Stadio San Paolo può, infatti, essere un nuovo modello da mettere in campo dove il privato offre idee e risorse per mettere a frutto il bene pubblico. Il Consiglio Comunale, quindi, sarà presto chiamato a decidere ma, per fare questo, occorre acquisire di tutti i dati necessari che dovrebbero essere offerti in prima battuta proprio dal Patron del Calcio Napoli (oggi assente) e da tutti gli sportivi che attualmente lo frequentano. Il primo obiettivo della Commissione, quindi, è stato l’acquisizione e la prima valutazione delle istanze che provengono dalla cittadinanza e dal modo sportivo, peccato che mancavano le due figure principali … ma sarà stato un caso … in queste circostanze occorre che si rispettino tutti ruoli.

Il servizio di julie news clikka

vedi anche:

i soldi nel pallone ed i valori dello sport (clikka)

La vendita dello Stadio San Paolo

sanpaolo

Ecco il testo pubblicato ieri (02.10.2013) da il Desk Quotidiano Indipendente.

Leggo con attenzione gli articoli riportati dai quotidiani cittadini sulle affermazioni del patron del Napoli, che dichiara di voler acquistare lo stadio San Paolo per una cifra simbolica. Già mi sono espresso più volte sul tema, manifestando il mio pensiero, e mi rammarico che l’informazione focalizzi, semplicisticamente, la sua attenzione solo sullo scontro Sindaco/Patron senza affrontare il vero tema che la questione pone. La vicenda, infatti, attiene all’interesse pubblico, alla democrazia ed al giusto rapporto che ci deve essere tra la politica, le istituzioni e l’imprenditoria. Credo, infatti, che la crisi che ci attanaglia e l’incapacità della politica di dare le giuste risposte siano anche il risultato della pessima declinazione di questi concetti. Declinazione che spesso è stata inquinata da una politica a braccetto della imprenditoria, ovvero, da una politica debole ed impreparata rispetto ad un imprenditoria che ha proposto soluzioni nel solo interesse privato, ovvero, ancora, da una imprenditoria che ha preso solo risorse pubbliche drogando il mercato e la concorrenza. Occorre, dunque, fare in modo di procedimentalizzare tutti gli interessi in gioco sia pubblici che privati creando il giusto rapporto tra le aspettative dei cittadini, quelle del privato e le casse pubbliche, aprendo innanzitutto le porte, senza nascondere nulla ai cittadini. In buona sostanza non vi devono essere, quando si tratta di un bene pubblico, “trattative riservate”. Il privato che vuole usare un bene pubblico per suoi legittimi interessi ha l’obbligo di essere chiaro ed altrettanto deve fare l’amministratore di qualunque rango esso sia. Progetti di sviluppo e piani industriali devono essere mostrati alla comunità già nella fase delle trattative, altrimenti la partecipazione di cui tutti si ammantano resta vuota. Non basta, infatti, la promessa della creazione di posti di lavoro poiché questa esperienza, purtroppo, già l’abbiamo fatta con importanti beni della città. Progetti non chiari e fondati solo sulla promessa del mantenimento dei posti di lavoro come lo Zoo, l’Edenlandia, il cinodromo e l’ippodromo, tutti nell’area di Fuorigrotta/Agnano, si sono rivelati inadeguati andando incontro a plurime vicende fallimentari che alla fine non hanno neppure garantito i posti di lavoro promessi. Ebbene, tutte queste belle parole vorrei trovassero spazio, anche per la funzione di controllo che svolgo, nei rapporti tra Amministrazione Cittadina e Calcio Napoli, affinché si tengano presenti i numerosi interessi in gioco tra cui, le casse pubbliche, la tutela del bene pubblico, la promozione dello sport, l’esistenza nell’impianto di altre attività sportive, lo sviluppo territoriale ed imprenditoriale dell’area. Interessi per i quali tra pubblico e privato occorre creare una sinergia affinché la bilancia non penda da nessuna delle parti come, invece, accade oggi e non certo dal lato del pubblico. Ebbene, nelle ultime affermazioni rilasciate dall’ottimo imprenditore calcistico e cinematografico ravviso un grave attacco sia all’interesse pubblico sia alla democrazia. Il patron del Napoli, infatti, dice due cose gravi, la prima che lo stadio gli deve essere regalato (perché l’acquisto per una cifra simbolica è un regalo), la seconda che, se il Sindaco non fosse in grado di assicurargli, con la sua unica decisione, il regalo, lui se ne andrebbe a Caserta non potendo sopportare che la decisione sia rimessa al Consiglio Comunale. Tutto ciò ci fornisce il metro per misurare il concetto di democrazia che ha il patron del Napoli. In buona sostanza, il San Paolo è un bene pubblico che deve essere amministrato nell’interesse pubblico, interesse, che non coincide, in questo caso, con quello del patron del Napoli, e la decisione per legge è rimessa all’assemblea cittadina, perché siamo in democrazia. Quanto al patron del Napoli è bene ribadire ai Cittadini che egli è debitore del Comune. E visto che tira aria di referendum, io chiederei ai Napoletani: sareste disposti a regalare un immobile in vostra proprietà ad un vostro inquilino che non vi paga il canone dal 2007?

(Gennaro Esposito – presidente della Commissione Sport ed impianti Sportivi del Comune di Napoli)

sulla questione vedi anche:

il destino del San Paolo clikka

stadio san paolo le pretese del patron padrone clikka

Il destino dello Stadio San Paolo

sanpaolo
Oggi (28.08.2013) su Repubblica Napoli:
È sbagliato cedere lo stadio a De Laurentiis
SONO giorni che i giornali si stanno  occupando del futuro della stadio San Paolo trattando la vicenda  come se fosse una “partita a due” sindaco/patron. Credo, invece, che occorra allargare la prospettiva facendo capire ai napoletani  in che termini si pone la questione visto che il patron in una delle sue “uscite” sui giornali  ha addirittura dichiarato che l’impianto gli spetterebbe di diritto  dietro il versamento di un solo  euro. È chiaro che molti napoletani  ritengono che lo stadio, per come è gestito, andrebbe “regalato”  al Calcio Napoli sostenendo questa tesi con l’argomento che esso è solo un costo per la collettività  vista la incapacità di gestione  del Comune. Ora se questo argomento  è comprensibile, quando  esposto da un cittadino “scontento”,  non credo che possa ritenersi  valido per qualunque amministratore  pubblico, compreso il sindaco, che dovrebbe  fare in modo di rendere, come in altre grandi città, per lo meno in pareggio l’impianto. In verità credo che dovremmo chiedere ai cittadini napoletani se la terza città d’Italia si può permettere di perdere un impianto così importante,  che dovrebbe essere destinato  ad ospitare non solo le partite  di calcio, ma anche importanti kermesse sportive di livello nazionale
ed internazionale. Se l’Italia  si dovesse aggiudicare un campionato del mondo di atletica  o altro evento superiore o di pari livello, mi chiedo quale impianto  resterebbe alla città di Napoli  per candidarsi? Stesso discorso  vale per i grandi eventi di spettacolo. Non ci dimentichiamo,  infatti, che ultimamente Bruce Sprengsteen noi l’abbiamo  dovuto ospitare in piazza Plebiscito,  con tutte le polemiche che ne sono derivate, mentre a Milano lo stesso artista, si è esibito  allo stadio comunale Meazza e non mi sembra che le squadre cittadine  abbiano fatto una piega, anzi! Altro quesito che porrei ai napoletani è questo: se dovessimo  “regalare” lo stadio al patron e questi lo “infilasse” in qualche altra sua società sganciandolo dai destini del Calcio Napoli che resterebbe alla città ed ai tifosi? Ci potremmo ritrovare nella incresciosa  situazione di avere in futuro  un soggetto terzo, che non sarà più il Comune, interlocutore del Calcio Napoli che potrebbe dettare  legge senza se e senza ma. Né credo che questa ipotesi si possa eccessivamente limitare con vincoli  più stringenti o con un diritto di prelazione in favore del Comune  (cronicamente senza soldi) per questioni giuridiche che non sto qui a trattare. In una parola lo Stadio oggi rappresenta un’anomalia  perché per come è attualmente  gestito è una posta molto attiva per il Calcio Napoli, mentre è una posta molto passiva per la collettività, che ci rimette per la straordinaria ed ordinaria manutenzione  ed inoltre non è neppure  capace di farsi pagare i canoni di concessione e la percentuale dovuta per la pubblicità esposta nell’impianto, forse per il timore di non scontentare troppo il patron  che potrebbe, forse, influenzare  il consenso dei tifosi verso l’amministrazione. Ebbene, io non credo che i napoletani debbano  essere trattati come “bambini”  a cui non si può sottrarre il “giocattolo”. Occorre solo riequilibrare  il rapporto prendendo spunto da quello che hanno fatto in altre grandi città, dove lo stadio è comunale e resta tale e la collettività  non ci rimette anche l’accompagnamento  del figlio del patron. Ovviamente sempre forza Napoli.
Gennaro Esposito
Consigliere Comune Napoli

I Cittadini lo sport e gli Impianti Sportivi Comunali

sanpaoloNel corso della mia attività di presidente della commissione Sport ed Impianti Sportivi, per la quale ho rassegnato le dimissioni per sopraggiunti motivi politici (clikka), ho condotto una serie di sopralluoghi che credo siano di interesse per i cittadini e che, pertanto, offro in visione affinché ognuno si possa fare la sua opinione e possa contribuire all’azione politico/amministrativa sul territorio del nostro comune:

relazione sullo stadio san paolo (clikka)

I relazione sugli impianti sportivi natatori (clikka)

II relazione sugli impianti sportivi natatori (clikka)

relazione stadio collana

vedi anche:

le sorprese dello stadio san paolo

stadio san paolo e calcio napoli

quanto ci costa il calcio

Quanto ci costa il Calcio

stadioOggi ho avuto modo di leggere la  determina del 22.03.2013 che segue una delibera di giunta comunale del 15.02.2013 (clikka) che riguarda dei lavori da eseguire allo stadio San Paolo per prescrizioni che sono state date dalla UEFA. Dello Stadio cittadino me ne sono occupato già in passato ma la cosa che mi lascia perplesso e che esso pur costituendo una fonte di arricchimento per la società privata che lo gestisce è, invece, per l’amministrazione una vero e proprio pozzo senza fondo dove se ne vanno molti dei soldi di noi contribuenti. Questa volta la somma è di 704.712,64 €. Di questi tempi non credo siano spiccioli. Ma la cosa che mi lascia perplesso è il fatto che i lavori non verranno appaltati secondo ciò che dice la normativa di settore ma eseguiti dalla società calcistica che si è offerta di eseguirli con un ribasso di circa il 30%. Questa strada sarebbe percorribile in quanto la convenzione  tra il comune e la società (che ho pubblicato in un altro articolo clikka), la prevede. La domanda sorge spontanea: possibile che una convenzione deroghi ai principi ed alle norme nazionali e comunitarie che prevedono sempre e comunque il procedimento di evidenza pubblica quando si devono spendere soldi pubblici per fare lavori pubblici? Di seguito incollo l’art. 57  del codice sui contratti pubblici di cui al DLGS 163/2006 che indica (credo in modo tassativo) quali sono i casi in cui si può andare alla cd. procedure negoziata. Ad ogni buon conto mi faccio l’ultima domanda: ma quanto ci costa questo calcio e soprattutto non è che dopo dobbiamo anche ringraziare ?

sullo stadio vedi anche:

le sorprese dello stadio san paolo

stadio san paolo e calcio napoli

commissione sport sullo stadio del 12.12.2011

stadio san paolo zoo edenlandia quale destino

Codice sui contratti pubblici

Articolo 57 Articolo
Procedura negoziata senza previa pubblicazione
di un bando di gara

(art. 31, direttiva 2004/18; art. 9, d.lgs. n. 358/1992; co. 2, art. 6, legge n. 537/1993;
art. 24, legge n. 109/1994; art. 7, d.lgs. n. 157/1995)
1. Le stazioni appaltanti possono aggiudicare contratti pubblici mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara nelle ipotesi seguenti, dandone conto con adeguata motivazione nella delibera o determina a contrarre.
2. Nei contratti pubblici relativi a lavori, forniture, servizi, la procedura è consentita:
a) qualora, in esito all’esperimento di una procedura aperta o ristretta, non sia stata presentata nessuna offerta, o nessuna offerta appropriata, o nessuna candidatura. Nella procedura negoziata non possono essere modificate in modo sostanziale le condizioni iniziali del contratto. Alla Commissione, su sua richiesta, va trasmessa una relazione sulle ragioni della mancata aggiudicazione a seguito di procedura aperta o ristretta e sulla opportunità della procedura negoziata.[ Le disposizioni contenute nella presente lettera si applicano ai lavori di importo inferiore a un milione di euro] (1);
b) qualora, per ragioni di natura tecnica o artistica ovvero attinenti alla tutela di diritti esclusivi, il contratto possa essere affidato unicamente ad un operatore economico determinato;
c) nella misura strettamente necessaria, quando l’estrema urgenza, risultante da eventi imprevedibili per le stazioni appaltanti, non è compatibile con i termini imposti dalle procedure aperte, ristrette, o negoziate previa pubblicazione di un bando di gara. Le circostanze invocate a giustificazione della estrema urgenza non devono essere imputabili alle stazioni appaltanti.
3. Nei contratti pubblici relativi a forniture, la procedura del presente articolo è, inoltre, consentita:
a) qualora i prodotti oggetto del contratto siano fabbricati esclusivamente a scopo di sperimentazione, di studio o di sviluppo, a meno che non si tratti di produzione in quantità sufficiente ad accertare la redditività del prodotto o a coprire i costi di ricerca e messa a punto;
b) nel caso di consegne complementari effettuate dal fornitore originario e destinate al rinnovo parziale di forniture o di impianti di uso corrente o all’ampliamento di forniture o impianti esistenti, qualora il cambiamento di fornitore obbligherebbe la stazione appaltante ad acquistare materiali con caratteristiche tecniche differenti, il cui impiego o la cui manutenzione comporterebbero incompatibilità o difficoltà tecniche sproporzionate; la durata di tali contratti e dei contratti rinnovabili non può comunque di regola superare i tre anni;
c) per forniture quotate e acquistate in una borsa di materie prime;
d) per l’acquisto di forniture a condizioni particolarmente vantaggiose, da un fornitore che cessa definitivamente l’attività commerciale oppure dal curatore o liquidatore di un fallimento, di un concordato preventivo, di una liquidazione coatta amministrativa, di un’amministrazione straordinaria di grandi imprese.
4. Nei contratti pubblici relativi a servizi, la procedura del presente articolo è, inoltre, consentita qualora il contratto faccia seguito ad un concorso di progettazione e debba, in base alle norme applicabili, essere aggiudicato al vincitore o a uno dei vincitori del concorso; in quest’ultimo caso tutti i vincitori devono essere invitati a partecipare ai negoziati.
5. Nei contratti pubblici relativi a lavori e negli appalti pubblici relativi a servizi, la procedura del presente articolo è, inoltre, consentita:
a) per i lavori o i servizi complementari, non compresi nel progetto iniziale nè nel contratto iniziale, che, a seguito di una circostanza imprevista, sono divenuti necessari all’esecuzione dell’opera o del servizio oggetto del progetto o del contratto iniziale, purché aggiudicati all’operatore economico che presta tale servizio o esegue tale opera, nel rispetto delle seguenti condizioni:
a.1) tali lavori o servizi complementari non possono essere separati, sotto il profilo tecnico o economico, dal contratto iniziale, senza recare gravi inconvenienti alla stazione appaltante, ovvero pur essendo separabili dall’esecuzione del contratto iniziale, sono strettamente necessari al suo perfezionamento;
a.2) il valore complessivo stimato dei contratti aggiudicati per lavori o servizi complementari non supera il cinquanta per cento dell’importo del contratto iniziale;
b) per nuovi servizi consistenti nella ripetizione di servizi analoghi gia’ affidati all’operatore economico aggiudicatario del contratto iniziale dalla medesima stazione appaltante, a condizione che tali servizi siano conformi a un progetto di base e che tale progetto sia stato oggetto di un primo contratto aggiudicato secondo una procedura aperta o ristretta; in questa ipotesi la possibilita’ del ricorso alla procedura negoziata senza bando e’ consentita solo nei tre anni successivi alla stipulazione del contratto iniziale e deve essere indicata nel bando del contratto originario; l’importo complessivo stimato dei servizi successivi e’ computato per la determinazione del valore globale del contratto, ai fini delle soglie di cui all’articolo 28 (2).
6. Ove possibile, la stazione appaltante individua gli operatori economici da consultare sulla base di informazioni riguardanti le caratteristiche di qualificazione economico finanziaria e tecnico organizzativa desunte dal mercato, nel rispetto dei principi di trasparenza, concorrenza, rotazione, e seleziona almeno tre operatori economici, se sussistono in tale numero soggetti idonei. Gli operatori economici selezionati vengono contemporaneamente invitati a presentare le offerte oggetto della negoziazione, con lettera contenente gli elementi essenziali della prestazione richiesta. La stazione appaltante sceglie l’operatore economico che ha offerto le condizioni più vantaggiose, secondo il criterio del prezzo più basso o dell’offerta economicamente più vantaggiosa, previa verifica del possesso dei requisiti di qualificazione previsti per l’affidamento di contratti di uguale importo mediante procedura aperta, ristretta, o negoziata previo bando.
7. È in ogni caso vietato il rinnovo tacito dei contratti aventi ad oggetto forniture, servizi, lavori, e i contratti rinnovati tacitamente sono nulli.

Le sorprese dello Stadio San Paolo!

sanpaolo

Ieri ho condotto una ispezione allo stadio San Paolo e posso dire che sono ancora stupito. Nel mentre mi accingo a scrivere una relazione da inviare agli organi competenti, riporto l’articolo di Alessio Gemma uscito oggi (5.4.2013) su Repubblica Napoli. Posso solo dire che ci scontriamo con situazioni consolidate che richiederebbero un’azione amministrativa di accertamento e di reale cambiamento nelle quali mai nessuno ci ha mai voluto o potuto mettere le mani. Sono sempre più convinto che oggi chi possiede beni pubblici ha maggiori obblighi verso la collettività di chi invece impiega risorse proprie per esercitare un’impresa.

Ecco l’articolo:

Sorpresa, c’è un centro massaggi allo stadio San Paolo. Doppio blitz nella struttura sportiva. Prima la Finanza, che indaga sui ricavi derivanti dall’uso dell’impianto. Poi la commissione sport del Comune che fa una scoperta… Di mattina bussa la Guardia di finanza, di pomeriggio i consiglieri comunali. Doppio blitz allo stadio San Paolo. Al centro delle indagini dei finanzieri i ricavi derivanti dall’utilizzo dell’impianto sportivo. Nel mirino della commissione sport del Comune invece finisce la gestione delle palestre dello stadio: scoperto a sorpresa anche un centro massaggi. “Ci dicono che il centro massaggi paga regolarmente il fitto, ma avvieremo controlli”, dichiara il presidente della commissione Gennaro Esposito. In piazzale Tecchio arrivano gli agenti del nucleo investigativo della Guardia di finanza. Due ore trascorse negli uffici dello stadio per acquisire le carte relative alla convenzione tra Palazzo San Giacomo e il Calcio Napoli. Le indagini partirebbero da un esposto presentato nei mesi scorsi alla Procura della Corte dei conti. Storia di un debito pregresso tra il presidente De Laurentiis e il Comune che è proprietario del San Paolo: quasi 5 milioni i soldi non versati dal Napoli fino a giugno 2012 per la concessione dell’impianto. A dicembre scorso il sindaco de Magistris e la società sportiva siglano un accordo. Necessario. Il Comune rischia un danno erariale sui canoni non riscossi, come scrive anche l’avvocatura. Da gennaio De Laurentiis è pronto a pagare, ma manca su quell’atto ancora la firma del dirigente comunale: è stallo a Palazzo San Giacomo. Perché si stanno esaminando centinaia di fatture dal 2005: da un lato il Napoli non ha pagato il fitto, ma dall’altro ha finanziato negli anni lavori di manutenzione che spettavano al Comune. Per cui si è pervenuti a una compensazione. Attacca il presidente della commissione sport, Esposito: “Non penso si possano scontare dai canoni le somme spese dal Napoli per lavori nello stadio, vigendo in materia la normativa sull’appalto per le opere pubbliche che richiede sempre e comunque la procedura di evidenza pubblica per eseguire i lavori”. Vanno via i finanzieri ed entrano verso le 15.30 i consiglieri comunali della commissione sport: il presidente Esposito, accompagnato dal commissario David Lebro (Udc). Ispezione nelle sei palestre dello stadio assegnate ad associazioni sportive a fronte di un fitto orario o mensile. “Sono emerse situazioni anomale  –  dichiara Lebro  –  riguardano l’utilizzo e la distribuzione degli spazi. Le esamineremo in commissione, dove spero si presenterà il dirigente del servizio grandi impianti sportivi, Giuseppe Arzillo, oggi assente pur essendo a conoscenza di questo appuntamento”. Panico tra i dipendenti dello stadio quando i consiglieri pretendono di aprire una porta blindata all’interno di una palestra adibita a scuola di ballo. Nessuno ha le chiavi. Che cosa si nasconde? Tende color lilla, un lettino, cartelli con un prezziario e numeri di telefono di massaggiatrici. “Mi dicono che viene pagato regolarmente un fitto per questa stanza  –  dichiara il presidente Esposito  –  ma voglio approfondire. Nutro forti perplessità: alcune aree potrebbero avere un’altissima redditività, ma il Comune per ora ricava pochissimo rischiando di creare sacche di privilegio”. (05 aprile 2013)

 

Regolamento per l’uso e la gestione di impianti sportivi e per la promozione dello sport

images (1)

Napoli 20 novembre 2012

Questa è la versione definitiva del regolamento d’uso degli impianti sportivi che provvederò a depositare in Consiglio Comunale come proposta e che ho redatto in seguito a numerosi incontri avvenuti sia nella commissione consiliare permanente che presiedo sia con gli operatori del settore sia con alcuni dirigenti scolastici di buna volontà. Ringrazio anche coloro che inconsapevolmente (spesso le mie domande non sono a caso) mi hanno dato un mano a comprendere i punti critici della gestione degli impianti sportivi. Alla fine ho ritenuto di cogliere l’occasione per aggiungere insieme all’uso degli impianti anche una parte che riguarda la promozione dello sport di cui si parla tanto ma di fatto si fa poco.

Questi grosso modo i criteri che ho seguito:

1) agevolare l’assegnazione d’uso e gestione degli impianti privilegiando ai sensi della legge 289 del 2002 l’assegnazione ad associazioni sportive e federazioni sportive. Il grosso problema delle concessioni di uso cd. individuale è la commistione tra l’uso delle associazioni e la gestione del comune che spesso intralcia il regolare svolgimento delle attività e la loro programmazione;

2) prevedere un criterio di preferenza per le associazioni o gli enti che hanno nella loro compagine personale qualificato con titoli acquisiti presso la facoltà di scienze motoria o equipollenti;

3) cercare di conservare l’esperienza sportiva maturata sul territorio attribuendo una maggior punteggio ai candidati che propongono di mantenere le attività preesistenti;

4) prevedere un premio con sconto di canoni per le associazioni che raggiungono risultati sportivi in campo nazionale ed internazionale;

5) allungare la durata delle convenzioni consentendo quindi alle associazioni ed agli enti di eseguire una migliore programmazione sia degli investimenti che sportiva;

6) agevolare la concessione delle palestre e strutture scolastiche come previsto dalla legge 289 del 2002;

7) prevedere clausole sociali per le categoria svantaggiate e, cogliendo il suggerimento di una associazione, prevedere la possibilità dello sport gratuito per i bambini fino a 13 anni;

8) prevedere normalmente la gratuità dell’uso degli impianti per campionati sportivi dilettantistici per i quali l’ingresso è gratuito;

9) prevedere la disponibilità degli impianti anche se affidati a terzi per le scuole gratuitamente ed in orario curriculare;

10) prevedere agevolazioni per gli studenti delle scuole primarie e secondarie;

11) prevedere la costituzione di un Fondo per la Promozione Sportiva in favore delle associazioni e società sportive dilettantistiche per il rimborso delle spese di trasporto, vitto ed alloggio degli atleti che partecipano a campionati nazionali.

CONSIGLIO COMUNALE DI NAPOLI

PROPOSTA DI DELIBERA

AI SENSI DELL’ART. 42 DEL T.U.E.L. PER L’APPROVAZIONE DEL

Regolamento per l’uso e la gestione degli impianti sportivi e per la promozione dello sport

Premesso che:

1. Ogni persona ha il diritto fondamentale di accedere all’attività motoria, all’esercizio fisico e allo sport, la cui pratica è basilare per il pieno sviluppo della sua personalità. La libertà di sviluppare le capacità fisiche attraverso lo sport deve essere garantita nell’ambito del sistema educativo e della vita sociale in generale.

2. Tutti i cittadini, di tutte le età, in forma aggregata o singolarmente, devono avere l’opportunità, secondo precise regole, di praticare l’attività sportiva in funzione di un continuo miglioramento sia della qualità della vita sia della partecipazione a competizioni sportive agonistiche.

3. Il Comune di Napoli si propone di promuovere la diffusione della pratica sportiva agonistica, ricreativa e culturale, di tutti i cittadini garantendo l’accessibilità alle strutture sportive per il soddisfacimento degli interessi generali di ogni cittadino.

4. Il Comune di Napoli si propone, inoltre, di armonizzare le esigenze delle attività agonistiche, riferite ai campionati delle discipline sportive, aventi carattere di programmaticità organizzativa ed esigenze tecniche preordinate, con la promozione delle attività ludico-motorie.

5. Il Comune di Napoli favorisce forme di aggregazione ed accorpamento tra Associazioni finalizzate all’uso e alla gestione degli impianti e dei centri sportivi.

6. Il regolamento di cui si propone l’approvazione ha per oggetto la disciplina delle forme di utilizzo e di gestione degli impianti sportivi di proprietà del Comune di Napoli e di quelli acquisiti in uso da terzi.

7. Gli impianti sportivi comunali, quelli acquisiti in uso da terzi, nonché quelli in proprietà di terzi ma in uso, perpetuo o temporaneo, all’Amministrazione e le relative attrezzature sono destinati ad uso pubblico per la promozione e per la pratica dell’attività sportiva e, solo strumentalmente a questa, anche di quella ricreativa.

8. Ai sensi dell’articolo 90, comma 24, della L. 27 dicembre 2002, n. 289 l’uso pubblico degli impianti sportivi è diretto a soddisfare gli interessi generali della collettività, è aperto a tutti i cittadini ed è garantito, sulla base di indirizzi approvati dal Consiglio Comunale, a tutte le società ed associazioni sportive.

9. Il Comune di Napoli agisce nel rispetto del principio di sussidiarietà di cui all’art. 118 della Costituzione.

Tanto premesso i sottoscritti Consiglieri Comunali ai sensi e per gli effetti dell’art. 42 del T.U.E.L. al fine di dare attuazione ai principi sopra richiamati,

propongono

al Consiglio Comunale al Sindaco ed alla Giunta Comunale ciascuno secondo la propria competenza, di approvare la seguente proposta in uno all’allegato Regolamento per l’uso e la gestione di impianti sportivi e per la promozione dello sport, e pertanto voglia

deliberare:

1) la revoca della delibera del Consiglio Comunale n. 280 del 23 settembre 1997 recante l’approvazione del “Regolamento d’uso degli impianti Sportivi” che si intende con l’approvazione della presente delibera espressamente abrogato;

2) di approvare il Regolamento per l’uso e la gestione di impianti sportivi e per la promozione dello sport allegato al presente atto per farne parte integrante e sostanziale che viene siglato dai preponenti e che di seguito viene riportato;

3) di dare alla emananda delibera IMMEDIATA ESEGUIBILITÀ ai sensi dell’art. 134, comma 4 del D.Lgs. n. 267/2000.

Napoli, 21 novembre 2012

I Consiglieri Proponenti

………………….………………

Cons. Gennaro Esposito

……………………………….

Cons. Carlo Iannello

………………………………..

Cons. Simona Molisso

COMUNE DI NAPOLI

Regolamento per l’uso e la gestione degli impianti sportivi e per

la promozione dello sport

TITOLO I DISPOSIZIONI GENERALI

Art. 1 OGGETTO E SCOPO

1. Ogni persona ha il diritto fondamentale di accedere all’attività motoria, all’esercizio fisico e allo sport, la cui pratica è basilare per il pieno sviluppo della sua personalità. La libertà di sviluppare le capacità fisiche attraverso lo sport deve essere garantita nell’ambito del sistema educativo e della vita sociale in generale.

2. Tutti i cittadini, di tutte le età, in forma aggregata o singolarmente, devono avere l’opportunità, secondo precise regole, di praticare l’attività sportiva in funzione di un continuo miglioramento sia della qualità della vita sia della partecipazione a competizioni sportive agonistiche.

3. Il Comune di Napoli si propone di promuovere la diffusione della pratica sportiva agonistica, ricreativa e culturale, di tutti i cittadini garantendo l’accessibilità alle strutture sportive per il soddisfacimento degli interessi generali di ogni cittadino.

4. Il Comune di Napoli si propone, inoltre, di armonizzare le esigenze delle attività agonistiche, riferite ai campionati delle discipline sportive, aventi carattere di programmaticità organizzativa ed esigenze tecniche preordinate, con la promozione delle attività ludico-motorie.

5. Il Comune di Napoli favorisce forme di aggregazione ed accorpamento tra Associazioni finalizzate all’uso e alla gestione degli impianti e dei centri sportivi.

6. Il presente regolamento ha per oggetto la disciplina delle forme di utilizzo e di gestione degli impianti sportivi di proprietà del Comune di Napoli e di quelli acquisiti in uso da terzi.

7. Gli impianti sportivi comunali, quelli acquisiti in uso da terzi, nonché quelli in proprietà di terzi ma in uso, perpetuo o temporaneo, all’Amministrazione e le relative attrezzature sono destinati ad uso pubblico per la promozione e per la pratica dell’attività sportiva e, solo strumentalmente a questa, anche di quella ricreativa.

8. Ai sensi dell’articolo 90, comma 24, della L. 27 dicembre 2002, n. 289 l’uso pubblico degli impianti sportivi è diretto a soddisfare gli interessi generali della collettività, è aperto a tutti i cittadini ed è garantito, sulla base di indirizzi approvati dal Consiglio Comunale, a tutte le società ed associazioni sportive.

9. Il Comune di Napoli agisce nel rispetto del principio di sussidiarietà di cui all’art. 118 della Costituzione.

Art. 2 DEFINIZIONI

1. Ai fini del presente regolamento s’intende:

a) per impianto sportivo: il luogo opportunamente attrezzato, destinato alla pratica di una o più attività sportive;

b) per centro sportivo: più impianti sportivi opportunamente attrezzati destinati alla pratica di più attività sportive;

c) per spazio sportivo: un luogo attrezzato per la pratica di un’ attività ludico-sportiva che, sebbene di proprietà privata, è di uso pubblico perpetuo ovvero temporaneo, in virtù delle vigenti Leggi e convenzioni;

d) per spazi per il pubblico: posti spettatori (generalmente tribune), servizi igienici, posto di pronto soccorso, parcheggi e relativi percorsi divisi per pubblico e atleti;

e) per grandi impianti: gli impianti scoperti aventi capacità superiore ai 3.000 spettatori, impianti al coperto aventi capacità superiore agli 800 spettatori;

f) per altri impianti: gli impianti scoperti aventi capacità inferiore ai 3.000 spettatori. Palazzetti, palestre ed altre strutture con capacità inferiore a 800 spettatori;

g) per impianti specialistici: gli impianti che, indipendentemente dalla loro capacità di ospitare pubblico, hanno indirizzo specialistico per una unica tipologia di sport ovvero per una tipologia di sport predominante rispetto agli altri praticati nello stesso impianto. Ne fanno parte gli impianti destinati alle attività acquee (piscine, canottaggio, vela ecc), bocciodromi, impianti di tennis, calcetto, atletica ecc.

h) per impianti a rilevanza economica: si intendono gli impianti il cui sfruttamento è in grado di produrre utili superiori ai costi di uso e gestione;

i) per impianti privi di rilevanza economica: si intendono gli impianti per i quali i costi di uso e gestione sono pari o superiori agli utili;

j) per attività sportiva: la pratica di una disciplina sportiva svolta a livello agonistico, 
amatoriale, ricreativo o rieducativo;

k) per forme di utilizzo e di gestione: le modalità con le quali l’Amministrazione consente 
l’utilizzo di un impianto sportivo o ne affida la gestione a terzi;

l) per concessione: il provvedimento con il quale l’Amministrazione autorizza il mero utilizzo o 
la gestione e l’utilizzo di un impianto sportivo per lo svolgimento delle attività nello stesso 
previste;

m) per concedente: l’Amministrazione Comunale che consente l’utilizzo di un impianto sportivo 
o ne affida la gestione a terzi;

n) per concessionario d’uso: il soggetto giuridico titolare di un diritto, di natura temporanea o 
continuativa, di utilizzo dell’impianto;

o) per concessionario della gestione ed uso degli impianti non a rilevanza economica: il 
soggetto giuridico titolare del diritto di gestione e del diritto d’uso, esclusivo o non esclusivo, 
di un impianto non a rilevanza economica;

p) per concessionario della gestione e uso degli impianti a rilevanza economica: il soggetto 
giuridico titolare del diritto di gestione e del diritto d’uso, esclusivo o non esclusivo, di un 
impianto a rilevanza economica;

q) per concessionario della costruzione e gestione: il soggetto giuridico titolare del diritto di 
gestione dell’impianto, nonché del diritto di esecuzione di opere pubbliche afferenti allo 
stesso;

r) per tariffe: le somme che l’utilizzatore dell’impianto, deve versare all’Amministrazione che gestisce in proprio la struttura sportiva, ovvero, quelle che deve versare al gestore d’uso o d’uso e gestione, queste ultime determinate, eventualmente, in sede di convenzione;

s) per canone, la somma dovuta dal 
concessionario d’uso o d’uso e gestione all’Amministrazione determinate in sede di aggiudicazione del bando e della convenzione.

Art. 3 ATTIVITÀ SPORTIVE

1. Gli impianti sportivi comunali sono destinati a favorire la pratica di attività sportive, ricreative e sociali di interesse pubblico.

2. Il Comune persegue gli interessi generali della collettività in materia di sport ed attività motoria mettendo gli impianti sportivi comunali a disposizione degli organismi e delle scuole che svolgono le attività sportive definite di pubblico interesse.

3. In relazione alle finalità di cui ai precedenti commi 1 e 2 sono considerate prioritarie:

a) le attività sportive, ricreative e sociali di preminente interesse pubblico, l’attività motoria a favore dei diversamente abili e degli anziani, l’attività formativa per preadolescenti e adolescenti, l’attività sportiva per le scuole, l’attività ricreativa e sociale per la cittadinanza;

b) le attività sportive di interesse pubblico: l’attività agonistica di campionati, tornei, gare e manifestazioni ufficiali, organizzati da organismi riconosciuti dal C.O.N.I. ovvero dal C.O.N.I. stesso.

Art. 4 COMPETENZE

1. Per il razionale utilizzo e l’ottimale gestione degli impianti sportivi:

a) la Giunta Comunale:

formula le proposte per l’utilizzo, la gestione e lo sviluppo del sistema degli impianti sportivi al Consiglio Comunale;

b) il Consiglio Comunale:

– approva le tariffe ed i canoni di concessione ed i loro aggiornamenti per l’utilizzo degli impianti;

– delibera circa la rilevanza economica degli impianti individuando gli elementi essenziali per la formalizzazione dei rapporti tra il Comune ed i soggetti che svolgono attività sportive in ordine alla concessione in uso ed alle forme di gestione per gli impianti, approvando, i relativi schemi di convenzioni-tipo;

– ha competenza circa i criteri per l’assegnazione in uso degli spazi nei suddetti impianti, nel rispetto della vigente normativa nonché in ogni altra funzione specifica individuata dalle disposizioni del presente regolamento;

c) le Municipalità: nell’ambito delle competenze ad esse assegnate dalla legge o delegate e comunque nel rispetto delle previsioni di cui all’articolo 17 del Regolamento delle Municipalità, approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 68 del 21 settembre 2005, provvedono a tutti gli adempimenti di cui all’articolo 22 del medesimo atto regolamentare, ed in particolare: alla programmazione e realizzazione di manifestazioni sportive e di attività inerenti allo sport; alla gestione e concessione degli impianti sportivi comunali di loro pertinenza; alla predisposizione di offerte alla cittadinanza di forme agevolate di partecipazione allo sport ed alle attività ricreative; al rilascio di licenza per la gestione di campi sportivi, piscine ed altre strutture per l’esercizio dello sport di loro competenza.

2. A tali fini, le Municipalità stipulano Convenzioni con enti, associazioni, cooperative ed istituti di comprovata esperienza nei settori dello sport e del tempo libero. Le convenzioni sono approvate dal Consiglio municipale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti.

3. Il presente regolamento si applica anche agli impianti di competenza delle Municipalità qualora non ne abbiano adottato uno diverso.

4. L’Ufficio gestione impianti sportivi competente del Comune, preso atto anche degli atti di indirizzo amministrativo della Giunta Comunale:

– provvede alla programmazione, sotto il profilo operativo, dell’uso degli impianti sportivi in relazione all’attività agonistica secondo i criteri stabiliti negli articoli successivi;

– provvede all’assegnazione in concessione d’uso degli spazi negli impianti secondo quanto previsto dal presente regolamento;

– esercita ogni altro compito gestionale relativo al funzionamento e allo sviluppo del sistema degli impianti sportivi.

TITOLO II

MODALITÀ PER L’USO E LA GESTIONE DEGLI IMPIANTI SPORTIVI

Capo I

Art. 5 GESTIONE DEGLI IMPIANTI

1. La gestione degli impianti sportivi disciplinati dal presente regolamento viene esercitata in forma diretta oppure, in forma indiretta, mediante affidamento in concessione a terzi.

2. L’affidamento in concessione sia di uso sia di uso e gestione di tutte le strutture ed impianti sportivi avviene mediante pubblicazione di un bando ad evidenza pubblica.

Art. 6 VIGILANZA

1. Il concessionario d’uso è tenuto al corretto utilizzo dell’impianto nel rispetto della vigente normativa e di tutte le norme contenute nel presente regolamento, ivi comprese quelle sanitarie e di controllo della compatibilità dell’attività sportiva e/o ludica con lo stato di salute dell’utente non assumendo l’amministrazione alcuna responsabilità.

2. Il concessionario della gestione ed uso dell’impianto è tenuto a vigilare ed a far rispettare le norme del presente regolamento ed è autorizzato ad allontanare chiunque tenga un comportamento ritenuto pregiudizievole al buon funzionamento dell’impianto od all’attività che vi si svolge.

3. Il concessionario della gestione ed uso ed il Comune hanno il dovere di vigilare sul corretto utilizzo e la buona conservazione degli impianti sportivi nei limiti delle rispettive competenze, secondo i principi di buona fede e correttezza, le norme di legge, quelle del presente regolamento e della convenzione di cui all’atto di concessione.

4. I poteri di vigilanza e controllo di cui al punto precedente non implicano, in alcun modo, la responsabilità del Comune nell’uso dell’impianto sportivo, delle attrezzature e degli accessori relativi, che ricade sempre ed esclusivamente sui concessionari che hanno cura di munirsi di apposita polizza assicurativa anche in convenzione con le rispettive Federazioni Nazionali o enti di promozione sportiva.

Art. 7
 TIPOLOGIA DELLE CONCESSIONI

1. Il Comune autorizza l’uso e la gestione degli impianti sportivi con l’adozione di un provvedimento amministrativo concessorio che ne disciplina le relative modalità di esercizio per lo svolgimento delle attività nello stesso previste. Il provvedimento concessorio può avere ad oggetto il mero diritto di utilizzo, temporaneo o continuativo, dell’impianto oppure il diritto di gestione dell’impianto ed il relativo diritto di utilizzo, di natura esclusiva o non esclusiva. I rapporti tra concessionario ed Amministrazione sono disciplinati da apposita convenzione.

2. Le tipologie di concessioni a terzi disciplinate dal presente regolamento sono le seguenti:

a) concessione in uso, di natura temporanea o continuativa;

b) concessione per la gestione ed uso, esclusivo o non esclusivo, di impianti privi di rilevanza 
economica;

c) concessione per la gestione ed uso, esclusivo o non esclusivo, di impianti con rilevanza 
economica;

d) concessione per la costruzione e per la gestione.

3. Ai fini del conseguimento degli obiettivi prefissi dal presente regolamento ed a mente dell’art. 90 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, nei casi in cui il Comune di Napoli non intenda gestire direttamente gli impianti sportivi, la gestione e’ affidata in via preferenziale a Federazioni Sportive Nazionali riconosciute dal C.O.N.I., società ed associazioni sportive dilettantistiche affiliate a Federazioni Nazionali riconosciute dal C.O.N.I., enti di promozione sportiva, ciò al fine di promuovere lo sport dilettantistico agonistico per il suo valore sociale. Ai fini della programmazione delle attività sportive dislocate sul territorio, nella assegnazione degli impianti si deve tenere conto, prevedendo nel bando un’apposita voce con assegnazione di un punteggio specifico, della esperienza territoriale maturata per non disperdere il patrimonio sportivo insistente sul territorio.

4. Oltre al criterio di cui al comma che precede nella assegnazione degli impianti si deve tenere conto, prevedendo nel bando un’ulteriore voce con assegnazione di punteggio specifico, della presenza nella compagine associativa dell’ente candidato, di personale qualificato che ha conseguito un titolo presso le competenti Università di scienze motorie o equipollenti.

Capo II

CONCESSIONE IN USO

Art.8 PROGRAMMAZIONE DELLE CONCESSIONI IN USO

1. Il Settore competente del Comune, fatto salvo quanto previsto dal presente regolamento per le ipotesi di gestione degli impianti con uso esclusivo, provvede alla programmazione ed alla concessione in uso di tutte le strutture sportive di propria competenza.

2. L’uso degli impianti sportivi ha il suo fondamento in una concessione amministrativa soggetta a tutte le norme che regolano la materia. La concessione in uso dell’impianto avviene tramite l’adozione del relativo provvedimento concessorio e dà diritto ad esercitare esclusivamente le attività sportive ivi indicate e disciplinate.

Art. 9 
MODALITÀ PER L’ASSEGNAZIONE

1. Il Comune rilascia in via preferenziale la concessione d’uso degli impianti sportivi ai seguenti soggetti:

a. Federazioni Sportive Nazionali riconosciute dal C.O.N.I., Società e Associazioni sportive dilettantistiche affiliate a Federazioni Sportive riconosciute dal C.O.N.I., Enti di Promozione Sportiva. Verrà data priorità ai campionati Federali che saranno assegnati in impianti idonei compatibilmente con la disponibilità e nel rispetto della capacità ricettiva degli stessi;

b. associazioni di tipo sociale e/o culturale statutariamente costituite senza scopo di lucro;

c. aggregazioni spontanee di cittadini e singoli cittadini;

d. soggetti sportivi e non sportivi, aventi finalità di lucro.

e. istituzioni scolastiche.

2. Il Comune, nel rilascio della concessione d’uso di cui al comma precedente, considera prioritariamente la localizzazione territoriale dei richiedenti.

3. L’uso degli impianti sportivi comunali può essere, in via preferenziale, altresì, concesso alle scuole elementari, medie e superiori, non provviste di impianti propri, che ne facciano richiesta, in orario curriculare anche per l’intera durata dell’anno scolastico compatibilmente con la programmazione sportiva degli eventuali concessionari. In tal caso l’uso è gratuito, salvo diversa determinazione.

4. La durata della concessione d’uso può essere:

a.- continuativa, quando riguardi, senza interruzioni, periodi non inferiori al mese e comunque non superiori ad un anno. In tal caso il canone è mensile e viene corrisposto secondo le modalità stabilite dall’Amministrazione nel rispetto delle norme di cui al presente regolamento;

b.- temporanea negli altri casi. In tal caso il canone è a tariffa giornaliera od oraria e viene corrisposto secondo le modalità stabilite dall’Amministrazione nel rispetto delle norme di cui al presente regolamento.

Art. 10
 PROCEDURE PER LE CONCESSIONI IN USO

1. I soggetti di cui all’art. 9, comma 1 del presente regolamento possono richiedere l’uso degli impianti sportivi comunali presentando istanza al Comune su apposito modulo che potrà essere reperito anche sul sito web del Comune di Napoli.

2. Le concessioni comportano il solo uso dell’impianto assegnato, delle sue pertinenze (spogliatoi parcheggi e, in caso di svolgimento di campionati, anche tribune, infermeria) e delle relative attrezzature.

3. La domanda per uso continuativo, per uno o più impianti, dovrà essere presentata entro il 30 giugno di ogni anno, salvo diversa determinazione.

4. La domanda per l’uso temporaneo, per manifestazioni sportive, dovrà essere presentata:

– almeno 15 gg. prima della data richiesta (8 gg. se già concessionario dell’impianto per altri spazi sportivi), per l’utilizzo di impianti minori;

– almeno 60 gg. prima per l’uso di grandi impianti interessati da campionati nazionali.

5. Le richieste saranno soddisfatte compatibilmente con le programmazioni già avviate. In ogni caso avranno precedenza nella programmazione i campionati internazionali e nazionali.

6. In caso di impianto con gestione ad uso esclusivo la domanda dovrà essere presentata direttamente al concessionario della gestione che, d’intesa con il richiedente, dovrà consentire la realizzazione della manifestazione. In tal caso, la domanda dovrà essere inviata in copia all’ufficio gestione impianti sportivi del Comune che vigila sull’operato dei concessionari.

7. Il Comune provvede periodicamente, anche con l’ausilio dei gestori degli impianti sportivi, a controllare la rispondenza fra le assegnazioni in uso effettuate ed il loro utilizzo da parte dei concessionari, relazionando annualmente alla Commissione Consiliare permanente.

8. In caso di rinuncia di spazi concessi in uso, il concessionario ne dà tempestiva comunicazione scritta al Comune.

9. Il concessionario d’uso non può subconcedere l’uso dell’impianto assegnatogli.

Art. 11 CONCESSINE D’USO PER CAMPIONATII

1. Nell’assegnazione in concessione degli Impianti Sportivi, per lo svolgimento dei Campionati sportivi organizzati dalle federazioni affiliate al CONI, saranno considerate prioritarie le richieste di quelle società sportive che partecipano a Campionati nazionali di serie maggiore, strettamente riferito all’attività della prima squadra, e secondo la disponibilità degli Impianti, man mano quelle che partecipano a Campionati di serie inferiore, ecc..

2. Nel caso che due o più Società Concessionarie partecipano allo stesso Campionato sarà applicato il principio dell’alternanza, nel senso che saranno le Società stesse a richiedere alla proprie Federazioni di predisporre i calendari delle gare interne in modo di evitare concomitanze.

3. Se per ragioni tecniche o comunque per cause indipendenti dalla P.A. l’alternanza non potrà essere applicata, sarà privilegiata la Società che utilizza l’impianto di che trattasi, anche per allenamenti finalizzati allo svolgimento del Campionato e/o che da maggior tempo utilizza l’impianto.

4. Per le gare di Campionato o di Coppa e comunque ufficiali, autorizzate della P.A., il cui svolgimento è previsto per i giorni infrasettimanali, le attività addestrative si intendono automaticamente sospese. In tal caso saranno detratti gli importi corrispondenti alle ore di mancato utilizzo dell’impianto, se non sarà possibile il recupero delle ore non utilizzate.

5. L’uso per le attività di campionati agonistici delle federazioni sportive affiliate al CONI di sport dilettantistico, per le quali non è previsto il pagamento di biglietto di ingresso, è gratuito salva diversa determinazione dell’amministrazione.

6. Al fine di meglio organizzare e programmare le manifestazioni sportive sia che richiedano l’uso di impianti sportivi, sia che non richiedano tale uso (es. maratone cittadine) presso l’assessorato con delega allo sport è istituita una Commissione organizzativa composta da due componenti dell’assessorato un componente della Federazione sportiva interessata, un rappresentante del C.O.N.I., un rappresentante indicato dalla associazione o ente organizzatore ed il presidente della Commissione consiliare permanente con delega allo sport.

7.- Nella programmazione e nella assegnazione in uso degli impianti hanno priorità assoluta le manifestazioni internazionali organizzate nell’ambito di quelle programmate dal CONI e dalle Federazioni sportive ad esso affiliate.

ART. 12 CONCESSIONE D’USO PER ALLENAMENTI

1- l’assegnazione in uso per allenamenti ha titolo preferenziale quella Società o associazione sportiva che partecipa ai Campionati di maggior rilievo garantendo comunque l’utilizzo dell’impianto anche ad altri sodalizi sportivi di serie inferiore, ad Enti ed Associazioni che operano per la diffusione dello Sport. In caso di controversia, si chiederà un parere consultivo alla corrispondente Federazione Sportiva.

2- Sarà considerato motivo preferenziale nell’assegnazione degli spazi orari, l’anzianità acquisita da parte di quelle Società che operano negli II.SS. comunali, pur tenendo conto delle aspirazioni di quei sodalizi che per la prima volta richiedono l’utilizzo degli impianti sportivi.

3- A parità di condizioni saranno considerate privilegiate quelle Società che gestiscono un Settore Giovanile, che tengono un comportamento corretto secondo i canoni del buon padre di famiglia, sia nell’espletamento delle proprie attività, sia nei rapporti con gli altri Concessionari, sia nei confronti del bene comune (rispetto per gli ambienti – attrezzature sportive – per gli arredi – ecc. ) e che effettuano con regolarità il pagamento dei canoni di concessione.

Art. 13
 SOSPENSIONE DELLE CONCESSIONI IN USO

1. Il Comune può sospendere temporaneamente la validità delle concessioni d’uso degli impianti sportivi nel caso in cui ciò si renda necessario per lo svolgimento di particolari manifestazioni sportive o per particolari ragioni tecniche contingenti o di manutenzione degli impianti sportivi, con semplice comunicazione ai concessionari data, ove le circostanze lo consentano, con congruo anticipo.

2. La sospensione è prevista, inoltre, quando, per condizioni climatiche particolarmente avverse o per causa di forza maggiore e/o ordine e sicurezza pubblica, gli impianti non siano agibili.

3. Per le sospensioni di cui ai commi precedenti, nulla è dovuto dal Comune ai concessionari d’uso e all’eventuale gestore.

Art. 14
 REVOCA DELLE CONCESSIONI D’USO

1. A seguito di gravi violazioni delle disposizioni contenute nel presente regolamento o nella concessione d’uso, il Comune ha la facoltà di revocare la concessione senza possibilità per il concessionario di richiedere alcun indennizzo e/o danno.

2. Il Comune si riserva, inoltre, la più ampia facoltà di revocare o sospendere in tutto o in parte la concessione d’uso per motivi di pubblico interesse, senza che il concessionario nulla possa eccepire o pretendere a qualsiasi titolo.

3. Il Comune ha, in particolare, facoltà di revocare, sospendere o non rinnovare le concessioni d’uso ovvero non rilasciarle quando i concessionari o i richiedenti la concessione d’uso risultino essere:

a) morosi nel pagamento delle tariffe d’uso;

b) trasgressori delle norme del presente regolamento;

c) trasgressori della convenzione e delle ulteriori disposizioni integrative eventualmente previste dalla Giunta Comunale e dal competente Settore del Comune;

d) portatori di danni alle strutture degli impianti sportivi e non abbiano provveduto con tempestività al ripristino e/o al risarcimento relativi.

Capo III

CONCESSIONE PER LA GESTIONE ED USO DI IMPIANTI

PRIVI DI RILEVANZA ECONOMICA

Art. 15
 MODALITÀ PER LA CONCESSIONE A TERZI DELLA GESTIONE ED USO DEGLI IMPIANTI SPORTIVI PRIVI DI RILEVANZA ECONOMICA

1. L’affidamento in concessione degli impianti privi di rilevanza economica avviene previa attivazione di procedimento di evidenza pubblica, a mezzo pubblicazione di un avviso presso l’Albo pretorio e sul sito internet del Comune di Napoli, per verificare se tra società e associazioni sportive dilettantistiche, enti di promozione sportiva, discipline sportive associate e Federazioni sportive nazionali vi siano soggetti interessati.

2. Ai fini del conseguimento degli obiettivi prefissi dal presente regolamento ed a mente dell’art. 90 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, la gestione e’ affidata in via preferenziale a Federazioni Sportive Nazionali riconosciute dal C.O.N.I., società ed associazioni sportive dilettantistiche affiliate a Federazioni Sportive Nazionali riconosciute dal C.O.N.I., enti di promozione sportiva, ciò al fine di promuovere lo sport dilettantistico agonistico per il suo valore sociale. Ai fini della programmazione delle attività sportive dislocate sul territorio, nella assegnazione degli impianti si deve tenere conto della esperienza territoriale maturata per non disperdere il patrimonio sportivo insistente sul territorio.

3. Oltre al criterio di cui al comma che precede nella assegnazione degli impianti si deve tenere conto della presenza nella compagine associativa dell’ente candidato, di personale qualificato che ha conseguito un titolo presso le competenti Università di scienze motorie o equipollenti.

4. Ove vi sia più di un soggetto interessato, il Comune di Napoli attiva, nel rispetto della vigente normativa, idonea procedura selettiva sulla base dei seguenti ulteriori criteri ispirati:

a) alla promozione ed alla valorizzazione della pratica sportiva:

b) alla valorizzazione delle società sportive che operano nel territorio ove insiste l’impianto;

c) all’incentivazione di forme aggregate di gestione tra le società sportive.

5. Le modalità di gestione ed utilizzo dell’impianto sono disciplinate da una convenzione contenente l’indicazione dei reciproci impegni con durata non superiore a 10 anni, slavo diversa determinazione, non rinnovabile tacitamente. Pertanto, alla scadenza della convenzione l’impianto dovrà essere rimesso in assegnazione secondo i principi sopra enunciati ed alla bando potrà partecipare anche lo stesso concessionario a cui potrà essere assegnato un punteggio specifico fondato sulla precedente gestione.

6. La concessione di cui al comma 1 del presente articolo dovrà, in particolare, prevedere:

a) un eventuale canone da corrispondere al Comune da parte del concessionario da determinarsi secondo la simulazione di un piano economico/finanziario che tenga conto dei costi di manutenzione e dei probabili ricavi;

b) la misura e le modalità di pagamento da parte del concessionario delle utenze e dei consumi;

c) la determinazione e la ripartizione delle spese relative alla ordinaria e straordinaria manutenzione che di preferenza dovranno essere tutte a carico del concessionario;

d) le modalità di svolgimento delle attività pubblicitarie e delle sponsorizzazioni.

7. Il concessionario è tenuto all’organizzazione delle attività nel rispetto degli eventuali vincoli tariffari stabiliti dal Consiglio Comunale. E’ fatto obbligo al concessionario di tenere esposto e ben visibile al pubblico lo schema riassuntivo delle tariffe richieste agli utenti.

8. La Giunta Comunale approva lo schema tipo di convenzione, da sottoporre al Consiglio, relativo all’affidamento in concessione di cui al comma 1 del presente articolo e provvede a definire, in particolare:

a) l’individuazione e la suddivisione degli oneri gestionali tra Comune e concessionario;

b) gli indicatori di efficienza gestionale;

c) la durata della concessione;

d) le modalità di esercizio del diritto di utilizzo dell’impianto, specificandone la natura esclusiva o non esclusiva;

e) una polizza fideiussoria di primaria compagnia di assicurazione a garanzia di tutti gli obblighi del concessionario;

f) le clausole sociali previste in favore delle classi svantaggiate garantendo un minimo di ingressi e/o di iscrizioni ai corsi di pratica sportiva agevolata o gratuita, disponendo in ogni caso l’obbligo per il concessionario di consentire l’uso gratuito da parte degli istituti scolastici pubblici, elementari, medie e superiori, che ne facessero richiesta, in orario curricolare anche pomeridiano  con l’obbligo, inoltre, di prevedere tariffe agevolate per gli studenti degli istituti scolastici delle scuole elementari e medie inferiori nonché, previo specifici accordi, la gratuità dei corsi di pratica sportiva per i bambini di età fino a tredici anni.

Capo IV

CONCESSIONE PER LA GESTIONE ED USO DEGLI IMPIANTI SPORTIVI CON RILEVANZA ECONOMICA

Art. 16 
MODALITÀ PER LA CONCESSIONE A TERZI DELLA GESTIONE ED USO DEGLI IMPIANTI SPORTIVI CON RILEVANZA ECONOMICA

1. La concessione a terzi della gestione ed uso degli impianti sportivi con rilevanza economica viene rilasciata nel rispetto delle procedure di evidenza pubblica previste dalla normativa vigente ed in attuazione della normativa sui bandi pubblici europei.

2. La concessione di cui al comma 1 del presente articolo dovrà, in particolare, prevedere:

a) un canone da corrispondere al Comune da parte del concessionario da determinarsi secondo la simulazione di un piano economico/finanziario che tenga conto dei costi di manutenzione e dei probabili ricavi;

b) la durata della concessione;

c) una polizza fideiussoria di primaria compagnia di assicurazione a garanzia di tutti gli obblighi del concessionario ivi compreso il pagamento dei canoni per sei mesi;

d) la riserva per attività sportive e sociali promosse o patrocinate dall’Amministrazione;

e) la riserva per attività sportive agonistiche che hanno specifiche esigenze connesse all’impianto in concessione nonché particolari esigenze specifiche (per attrezzature, orari o spazi) connesse a progetti sportivi propri del Comune ovvero a rilevanza nazionale o internazionale patrocinate dal Comune stesso;

f) il pagamento da parte del concessionario di tutte le utenze e dei consumi;

g) la spettanza dei costi relativi alla ordinaria e straordinaria manutenzione a carico del concessionario;

h) le modalità di svolgimento delle attività pubblicitarie e delle sponsorizzazioni sui cui proventi è prevista una percentuale da corrispondere all’amministrazione, in tal caso senza indugio il concessionario dovrà consegnare una copia del contratto di sponsorizzazione e/o pubblicitario al Comune.

3. La Giunta Comunale approva lo schema tipo di convenzione, da sottoporre al Consiglio Comunale, relativa alla concessione di cui al comma 1 del presente articolo e provvede a definire, in particolare:

a) l’individuazione e la suddivisione degli oneri gestionali tra Comune e concessionario;

b) gli indicatori di efficienza gestionale;

c) la durata della concessione;

d) le modalità di esercizio del diritto di utilizzo dell’impianto, specificandone la natura esclusiva o non esclusiva;

f) le clausole sociali previste in favore delle classi svantaggiate garantendo un minimo di ingressi e/o di iscrizioni ai corsi di pratica sportiva agevolate o gratuita, disponendo in ogni caso l’obbligo per il concessionario di consentire l’uso gratuito da parte degli istituti scolastici pubblici, elementari, medie e superiori, che ne facessero richiesta, in orario curricolare anche pomeridiano, con l’obbligo, inoltre, di prevedere tariffe agevolate per gli studenti degli istituti scolastici stessi nonché, previo specifici accordi, la gratuità dei corsi di pratica sportiva per i bambini di età fino a tredici anni.

Capo V

CONCESSIONE PER LA COSTRUZIONE E PER LA GESTIONE DEGLI IMPIANTI SPORTIVI

Art. 17
 MODALITÀ PER LA CONCESSIONE A TERZI DI COSTRUZIONE E GESTIONE DEGLI IMPIANTI SPORTIVI

1 Le modalità per la concessione a terzi di costruzione e gestione degli impianti sportivi vengono disciplinate dalla normativa vigente in materia di opere pubbliche.

2. La Giunta Comunale approva il relativo schema di convenzione per la costruzione e gestione degli impianti.

Capo VI

Art. 18 
REVOCA DELLE CONCESSIONI

1. A seguito di gravi violazioni delle disposizioni contenute nel presente regolamento o nella convenzione sottoscritta, il Comune ha la facoltà di revocare la relativa concessione, senza possibilità per il concessionario di richiedere alcun indennizzo.

2. Il Comune ha, in particolare, facoltà di revocare la relativa concessione quando:

a) la conduzione tecnica e funzionale dell’impianto è tale da pregiudicare l’incolumità e la salute degli utenti;

b) i pagamenti delle utenze sono effettuati dal concessionario con ritardi superiori a tre mesi;

c) le spese e le relative opere di manutenzione ordinaria e straordinaria non sono effettuate secondo quanto convenuto.

3. Il Comune, fatta salva l’ipotesi di cui al precedente articolo 15, si riserva, inoltre, la più ampia facoltà di revocare o sospenderne l’efficacia, in tutto o in parte, della concessione per motivi di pubblico interesse, senza che il concessionario nulla possa eccepire o pretendere a qualsiasi titolo e/o ragione.

TITOLO III
 DISCIPLINA ECONOMICA E DURATA DELLE CONCESSIONI

Art. 19
 TARIFFE PER L’USO DEGLI IMPIANTI SPORTIVI

1. Per l’uso degli impianti sportivi comunali è dovuto, da parte degli utenti, il pagamento delle tariffe determinate dal Consiglio Comunale secondo quanto previsto dall’art. 4, comma 1, lett. b) del presente regolamento.

2. Per le ipotesi di impianti sportivi concessi in gestione ed uso a terzi, la tariffa per l’uso dovuta dall’utente è pagata direttamente al concessionario della gestione.

Art. 20 
CANONE

1. Il concessionario è tenuto a corrispondere al Comune un canone il cui importo è determinato con apposito atto del Consiglio Comunale in base alla tipologia ed all’importanza dell’impianto da affidarsi.

2.- Il canone per l’uso temporaneo non inferiore al mese e non superiore all’anno è mensile ed è determinato, secondo le modalità di cui al presente regolamento, dal Consiglio Comunale.

3.- Il canone per la concessione la gestione e l’uso esclusivo o non esclusivo degli impianti sportivi superiore all’anno è annuale, è pagato in ratei anticipati mensili ed è determinato secondo le modalità di cui al presente regolamento, dal Consiglio Comunale.

4. Al fine di promuovere la pratica dello sport agonistico dilettantistico, ed al fine di premiare le associazioni sportive che svolgono tale attività, il canone determinato dall’amministrazione sarà decurtato del 15% nel caso di vittoria di un titolo di Campione d’Italia da parte di un atleta tesserato da almeno 2 anni con l’associazione, del 30 % nel caso di vittoria di un titolo europeo, da parte di un atleta tesserato da almeno 2 anni con l’associazione, del 40% nel caso di vittoria di un titolo mondiale o di una medaglia d’argento o di bronzo in una competizione Olimpionica, da parte di un atleta tesserato da almeno 2 anni con l’associazione e con l’ esonero totale dal pagamento del canone per un solo anno nel caso di vittoria di un oro olimpico da parte di un atleta tesserato da almeno 2 anni con l’associazione concessionaria. Godrà, altresì, di una riduzione del 30% del canone annuo anche l’associazione o società sportiva dilettantistica concessionaria che si dovesse classificare al primo posto in un campionato nazionale. Ai fini del presente comma si considerano titoli validi quelli conquistati in manifestazioni sportive organizzate dal C.O.N.I. ed in campo internazionale dal C.I.O. Le riduzioni nell’anno non sono cumulabili e l’associazione sportiva concessionaria, nell’anno, potrà godere della riduzione più vantaggiosa in caso di contemporanea presenza di titoli idonei.

Art. 21
 DURATA DELLE CONCESSIONI

1. La durata delle concessioni disciplinate dal presente regolamento, ad eccezione delle concessioni d’uso temporaneo per singole manifestazioni o comunque inferiori all’anno, è di norma pari ad anni 10 (dieci), fatta salva diversa volontà da deliberarsi con relativo provvedimento del Consiglio Comunale.

Art. 22 Divieto di introduzione di animali

1. Negli impianti sportivi di regola non possono essere introdotti animali, salvo autorizzazione del dirigente o funzionario competente addetto alla gestione che ne assume la responsabilità insieme al proprietario dell’animale. Tale autorizzazione non è richiesta per i cani guida e per quelli usati per pubblica sicurezza.

Titolo IV Palestre Scolastiche

ART. 23 Uso delle palestre, aree di gioco e degli impianti scolastici comunali.

  1. In applicazione dell’art. 90, 25° comma, legge 27 dicembre 2002, n. 289 le palestre, le aree di gioco e gli impianti sportivi scolastici, compatibilmente con le esigenze dell’attività’ didattica e delle attività sportive della scuola, comprese quelle extracurriculari organizzate dalla scuola stessa, devono essere posti a disposizione: delle Federazioni Sportive affiliate al CONI, a società, associazioni sportive dilettantistiche o enti di propaganda sportiva, aventi sede nel medesimo comune in cui ha sede l’istituto scolastico o in comuni confinanti.
  2. Il Comune o la Municipalità competente deve, in ogni caso, garantire lo svolgimento di attività formative e motorie, curriculari ed extracurriculari all’utenza delle istituzioni scolastiche prive, anche solo temporaneamente, di palestra. A tal fine, nei casi di necessità, il Comune o la Municipalità competente può revocare le eventuali concessioni a terzi di palestre scolastiche o di impianti sportivi. L’utilizzazione congiunta della stessa palestra scolastica da parte di più scuole è disciplinata da convenzione stipulata tra i Dirigenti Scolastici interessati e sottoscritta dal Dirigente responsabile della Gestione Impianti Sportivi del Comune, per quanto di rispettiva competenza.
  3. Per quanto non espressamente derogato, per la assegnazione, l’uso e la gestione dei degli impianti sportivi interni agli edifici scolastici si applicano le norme del presente regolamento compatibilmente con la vigente disciplina scolastica, garantendo la imparzialità nell’assegnazione ed il buon andamento della gestione degli impianti delle aree di gioco e delle palestre scolastiche.
  4. Di norma, la durata delle convenzioni relative agli impianti di cui al presente articolo è di cinque anni senza possibilità di proroga tacita, salva diversa determinazione del Comune da adottare con apposita deliberazione consiliare, vincolante per tutte le Municipalità.

Art. 24 Competenza dei Consigli d’Istituto

1.- Il consiglio d’Istituto è l’ organo competente, ai sensi dell’art. 33 comma 2 del Decreto Interministeriale n. 44 del 01.02.2001, alla determinazione dei criteri e dei limiti per l’utilizzazione dei locali, beni o siti annessi all’istituzione scolastica, da parte di soggetti terzi, per la conseguente attività negoziale di competenza del dirigente scolastico. Ai fini dell’affidamento degli impianti sportivi scolastici di cui al presente titolo IV, è richiesto ai Consigli d’Istituto di consentire, il più ampio funzionamento delle strutture scolastiche a beneficio dei cittadini ed utenti. Pertanto, nell’ambito dei propri  Regolamenti Interni i Consigli d’Istituto, espliciteranno, le modalità di esercizio del diritto di utilizzo dell’impianto, il calendario delle disponibilità e le clausole sociali richieste  in favore delle classi svantaggiate allo scopo di garantire un congruo numero di  ingressi e/o di iscrizioni ai corsi di pratica sportiva agevolate o gratuita. I Consigli d’Istituto che non consentono l’uso degli impianti scolastici devono adeguatamente motivare la decisione negativa che dovrà essere inviata senza indugio alla competente Municipalità, al Servizio Gestione Impianti Sportivi ed al Presidente della Commissione Consiliare permanente impianti sportivi del Comune affinché ne prendano cognizioni e ne valutino la fondatezza secondo i criteri ed i principi enunciati dall’art.  90, 25° comma, legge 27 dicembre 2002, n. 289.

2.- La concessione in uso delle palestre scolastiche è disposta dal Comune, attraverso le Municipalità, previo assenso obbligatorio e vincolante dei Consigli d’Istituto, sui criteri di cui al precedente comma 1, ed è limitata alle attività ludiche e sportive anche agonistiche. Allo scopo si procede ad acquisire da parte delle istituzioni scolastiche il calendario delle disponibilità,  entro il 30 gennaio dell’anno scolastico precedente a quello cui si riferisce la concessione. Il Comune annualmente effettua una ricognizione per censire le strutture disponibili da concedere in utilizzo.

3.- L’affidamento in concessione degli impianti sportivi scolastici avviene a cura della Municipalità competente previa attivazione di procedimento di evidenza pubblica, a mezzo pubblicazione di un avviso presso l’Albo pretorio del Comune e sul sito internet della singola Istituzione scolastica riportante l’elenco  delle sedi scolastiche e dei rispettivi orari e giorni disponibili per l’utilizzo, distinto per ogni singola Municipalità.

4.- L’istanza deve essere presentata all’Istituto Scolastico, alla Municipalità competente ed all’Ufficio Gestione Impianti Sportivi del Comune di Napoli.

5.- Alla domanda dovranno essere allegati tutti i documenti richiesti dal bando o dall’atto di avviso che è redatto a cura della Municipalità.

6.- Ogni soggetto interessato può presentare la propria candidatura anche per più di una palestra scolastica dovendo però all’esito dell’aggiudicazione optare per un solo impianto.

7.- La municipalità procede a valutare le istanze pervenute e a stilare una graduatoria per l’assegnazione congiuntamente al Dirigente Scolastico o un suo delegato.

Art. 25 Criteri di aggiudicazione.

1.- La competente Municipalità congiuntamente al Dirigente Scolastico, una volta acquisito il parere positivo dell’ente scolastico procede all’individuazione dei soggetti a cui affidare l’impianto secondo i seguenti criteri di preferenza e valutando la migliore offerta formativa/gestionale/sportiva:

1) Istituzioni scolastiche, per attività ludico sportive extracurricolari;

2) Associazioni e/o Società sportive dilettantistiche di alunni e  genitori affiliati a federazioni sportive;

3) Federazioni, associazioni, società sportive riconosciute dal CONI o affiliate a enti di promozione sportiva;

4) Associazioni sportive studentesche e/o gruppi sportivi scolastici;

5) Associazioni del tempo libero per l’effettuazione di attività sportive, formative, ricreative ed amatoriali;

6) Singoli cittadini limitatamente agli impianti, individuati dalla Municipalità competente, dove possono svolgersi discipline sportive di tipo esclusivamente individuale.

2.- La competente Municipalità, unitamente all’istituto scolastico vigila sul corretto utilizzo e la buona conservazione degli impianti sportivi nell’ambito delle proprie competenze.

3.- I poteri di vigilanza e controllo di cui al punto precedente non implicano, in alcun modo, la responsabilità dell’istituzione Scolastica nell’uso dell’impianto sportivo, delle attrezzature e degli accessori relativi, che ricade sempre ed esclusivamente sui concessionari, vincolati al rispetto delle norme in materia di Sicurezza

4.- Il concessionario d’uso è tenuto al corretto utilizzo dell’impianto nel rispetto della vigente normativa e di tutte le norme contenute nel presente regolamento, ivi comprese quelle sanitarie e di controllo della compatibilità dell’attività sportiva e/o ludica con lo stato di salute dell’utente non assumendo l’amministrazione alcuna responsabilità. Il concessionario è tenuto a munirsi di apposita polizza assicurativa per i danni a cose ed a terzi.

5.- Il concessionario d’uso è tenuto al pagamento proporzionale di tutte le utenze e dei consumi come stabilito nel bando.

6.- Sono altresì a carico del Concessionario le spettanze per le  spese relative alla ordinaria manutenzione degli ambienti ottenuti in concessione, nonché dell’acquisto delle attrezzature sportive, che restano a disposizione delle scuole per l’utilizzo in orario scolastico.

7.- La pulizia delle palestre dovrà essere garantita dal concessionario che, all’atto della domanda di concessione, dovrà indicare il nominativo dell’addetto ed il responsabile della custodia.

TITOLO V CONTRIBUTI IN FAVORE DELLO SPORT

Art. 26 Fondo di promozione sportiva.

1. Al fine di agevolare la pratica sportiva agonistica dilettantistica, nella programmazione economico finanziaria e secondo le disponibilità di bilancio, il Comune di Napoli è tenuto a stanziare un Fondo di Promozione Sportiva, volto a sostenere la partecipazione degli atleti napoletani alle competizioni nazionali.

2. Il Fondo di Promozione Sportiva di cui al comma che precede sarà utilizzato esclusivamente per il rimborso delle spese sostenute dalle associazioni e società sportive dilettantistiche per il trasporto, il vitto e l’alloggio per ogni atleta partecipante che si classifichi nei primi 5 posti ai Campionati Italiani organizzati da Federazioni Sportive riconosciute dal C.O.N.I.

3. A tal fine ogni associazione o società sportiva dilettantistica avrà diritto, fino ad esaurimento della provvista messa a disposizione del Fondo di Promozione Sportiva, e secondo l’ordine delle richieste, alla corresponsione di una diaria giornaliera non superiore ad €. 100,00 (cento) per ogni atleta utilmente classificato e previa esibizione della documentazione fiscale.

TITOLO VI DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI

Art. 27 
ENTRATA IN VIGORE ED ABROGAZIONE DI NORME

1. Il presente regolamento entra in vigore alla data di avvenuta esecutività della deliberazione di approvazione.

2. All’entrata in vigore del presente regolamento sono abrogate tutte le disposizioni incompatibili con quanto da esso previsto e, in particolare, il regolamento d’uso degli impianti sportivi approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 280 del 23 settembre 1997.

Art. 28 NORME TRANSITORIE

1. Restano in vigore le convenzioni in corso alla data della entrata in vigore del presente regolamento alle condizioni e secondo i tempi nelle stesse stabilite.

2. Resta, altresì, in vigore il tariffario per l’uso degli impianti sportivi comunali deliberato dal Consiglio Comunale sino a quando non si provveda a modificarlo.

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: