SONO giorni che i giornali si stanno occupando del futuro della stadio San Paolo trattando la vicenda come se fosse una “partita a due” sindaco/patron. Credo, invece, che occorra allargare la prospettiva facendo capire ai napoletani in che termini si pone la questione visto che il patron in una delle sue “uscite” sui giornali ha addirittura dichiarato che l’impianto gli spetterebbe di diritto dietro il versamento di un solo euro. È chiaro che molti napoletani ritengono che lo stadio, per come è gestito, andrebbe “regalato” al Calcio Napoli sostenendo questa tesi con l’argomento che esso è solo un costo per la collettività vista la incapacità di gestione del Comune. Ora se questo argomento è comprensibile, quando esposto da un cittadino “scontento”, non credo che possa ritenersi valido per qualunque amministratore pubblico, compreso il sindaco, che dovrebbe fare in modo di rendere, come in altre grandi città, per lo meno in pareggio l’impianto. In verità credo che dovremmo chiedere ai cittadini napoletani se la terza città d’Italia si può permettere di perdere un impianto così importante, che dovrebbe essere destinato ad ospitare non solo le partite di calcio, ma anche importanti kermesse sportive di livello nazionale
ed internazionale. Se l’Italia si dovesse aggiudicare un campionato del mondo di atletica o altro evento superiore o di pari livello, mi chiedo quale impianto resterebbe alla città di Napoli per candidarsi? Stesso discorso vale per i grandi eventi di spettacolo. Non ci dimentichiamo, infatti, che ultimamente Bruce Sprengsteen noi l’abbiamo dovuto ospitare in piazza Plebiscito, con tutte le polemiche che ne sono derivate, mentre a Milano lo stesso artista, si è esibito allo stadio comunale Meazza e non mi sembra che le squadre cittadine abbiano fatto una piega, anzi! Altro quesito che porrei ai napoletani è questo: se dovessimo “regalare” lo stadio al patron e questi lo “infilasse” in qualche altra sua società sganciandolo dai destini del Calcio Napoli che resterebbe alla città ed ai tifosi? Ci potremmo ritrovare nella incresciosa situazione di avere in futuro un soggetto terzo, che non sarà più il Comune, interlocutore del Calcio Napoli che potrebbe dettare legge senza se e senza ma. Né credo che questa ipotesi si possa eccessivamente limitare con vincoli più stringenti o con un diritto di prelazione in favore del Comune (cronicamente senza soldi) per questioni giuridiche che non sto qui a trattare. In una parola lo Stadio oggi rappresenta un’anomalia perché per come è attualmente gestito è una posta molto attiva per il Calcio Napoli, mentre è una posta molto passiva per la collettività, che ci rimette per la straordinaria ed ordinaria manutenzione ed inoltre non è neppure capace di farsi pagare i canoni di concessione e la percentuale dovuta per la pubblicità esposta nell’impianto, forse per il timore di non scontentare troppo il patron che potrebbe, forse, influenzare il consenso dei tifosi verso l’amministrazione. Ebbene, io non credo che i napoletani debbano essere trattati come “bambini” a cui non si può sottrarre il “giocattolo”. Occorre solo riequilibrare il rapporto prendendo spunto da quello che hanno fatto in altre grandi città, dove lo stadio è comunale e resta tale e la collettività non ci rimette anche l’accompagnamento del figlio del patron. Ovviamente sempre forza Napoli.
Gennaro Esposito
Consigliere Comune Napoli
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