I referendum del PD un caso clinico

PD campanoDi seguito i quesiti del referendum proposto dal PD Napoletano contro l’amministrazione De Magistris, con un piccolo mio commento sintetico e qualche mia considerazione in calce:

1) Sei favorevole a lasciare inalterato il volto storico di via Caracciolo (da Mergellina e Piazza Vittoria) ed a bloccare ogni ipotesi di intervento di trasformazione (come ad esempio l’apertura della villa comunale sul mare) teso a mutare l’assetto storico della zona di via Caracciolo e della villa comunale? (Sull’area c’è più di un vincolo che referendum vuoi fare basta chiedere il rispetto della legge!)

2) Sei favorevole a destinare le risorse finanziarie che si vorrebbero impegnare nel progetto di trasformazione del volto storico di via Caracciolo verso destinazioni alternative in quartieri periferici? (mette contro i cittadini di via Caracciolo con il resto dei napoletani e poi quali quartieri periferici e quante risorse?)

3) Sei favorevole ad ipotesi di vendita o concessione in uso almeno ultrasessantennale dello Stadio San Paolo di Napoli dal Comune alla S.S.C. NAPOLI, liberando il Comune dagli oneri finanziari di gestione e garantendo altresì un immediato introito finanziario per le casse pubbliche da destinare alla manutenzione di altre strutture sportive comunali esistenti che versano in stato di degrado ed abbandono? (lo stadio fa parte del patrimonio indisponibile e non può essere venduto di questo passo farei anche un referendum sulla vendita di castel dell’ovo. Per capire come stanno le cose consiglio di leggere Il destino dello stadio san paolo clikka

4) Sei favorevole alla messa in liquidazione della società “Bagnoli futura Spa” che ponga fine allo sperpero di denaro pubblico e che determini lo sblocco di uno stallo progettuale che condanna da troppo tempo all’immobilismo lo sviluppo dell’intera area di Bagnoli? (RD in consiglio è stata l’unica forza che ha proposto lo scioglimento il PD ha, invece, votato ha già votato per ricapitalizzarla: lo scioglimento di bagnoli futura clikka)

5) Condividete la delibera di indirizzo approvata nella seduta del Consiglio Comunale del 10 settembre 2013 in materia di patrimonio immobiliare, in particolare per la parte riguardante la decisione di aderire alla possibilità di attuare la legge regionale che prevede la facoltà per i comuni di regolarizzare gli occupanti di alloggi di edilizia residenziale pubblica, privi di regolare titolo? (il pd in consiglio prima decide in un modo e poi fa il referendum. Sul punto leggi: il diritto alla casa e principio di legalità clikkasulla sanatoria parla bassolino clikka )

6) Condividete il programma di governo dell’amministrazione in carica, cosi come illustrato e discusso nella seduta del consiglio comunale del 16 giugno 2011 e contenuto nella delibera numero 13 di quella seduta? (questo non lo capisco io che sono consigliere figuriamoci i cittadini e se deve essere un giudizio sull’amministrazione occorrono le elezioni).

Tra il serio ed il faceto io proporrei un referendum interno al PD con questi quesiti:

1) volete voi elettori del PD che non si parli più di bassolino, cozzolino, oddati, gabriele e tutti quelli che risultano aver utilizzato risorse pubbliche per fini non istituzionali vedi i fondi economali regionali?

2) volete voi elettori del PD un partito che sia in grado di formare una classe dirigente degna di questo nome evitando primarie tarocche?

3) volete voi elettori del PD l’azzeramento di tutti i vertici del pd campano con immediato avvicendamento nei posti chiave con gli esponenti dei GIOVANI DEMOCRATICI?

4) volete voi elettori del PD entrare in massa nel partito e rivoltarlo come un calzino? Cosa aspettate? 🙂

5) volete voi elettori del PD imporre ai vostri rappresentanti di fare una bella legge elettorale proporzionale dimettendosi un minuto dopo l’approvazione?

Napoli si è capito deve ripartire da un profondo rinnovamento della classe dirigente dei partiti mettendo al centro onestà, integrità morale, merito e competenza senza cadere nel pervicace errore delle spartizioni (vedi il posto di lavoro e la politica clikka).

Da Repubblica Napoli di oggi 28 settembre 2013

«Il Pd è in campo – spiega Cimmino  – per costruire ancora di più un’idea di politica sana chiamando  a partecipare i cittadini».
  I primi cinque quesiti riguardano  via Caracciolo, lo stadio, le periferie, e la sanatoria regionale  sulle occupazioni abusive di alloggi di edilizia popolare. L’ultimo  è di carattere più politico e suscita qualche dubbio di legittimità:  chiede ai cittadini di esprimersi sull’operato complessivo  del sindaco Luigi de Magistris e della sua amministrazione.  Dal referendum sparisce  l’argomento Ztl sostituito da due più generici quesiti sul futuro di via Caracciolo, partendo  da un’idea, ancora non tramutata  in progetto, illustrata in agosto dal sindaco. «Da oggi aggiunge Ruggiero – inizia una straordinaria campagna referendaria  che consentirà a tutti di dire la propria idea e di contribuire  per far uscire Napoli da una situazione estremamente difficile. Mi auguro che non ci siano ostacoli e che si lavori per facilitare quest’esperienza inedita ». L’iter burocratico prevede che il comitato dei garanti abbia trenta giorni per esprimersi, cui seguono cinque giorni per notificare  la decisione ai promotori. Solo dopo questi passaggi può partire la raccolta di circa 40 mila  firme (il 5 per cento degli elettori)  che deve terminare entro il 31 dicembre. Martedì si terrà una riunione del comitato dei garanti con all’ordine del giorno l’esame e l’approvazione dei quesiti, annuncia il presidente del consiglio comunale Raimondo  Pasquino al quale il comitato  promotore consegna un pacchetto di proposte per agevolare  l’iter. Due le richieste principali: consentire un termine  di 90 giorni per la raccolta delle  firme a partire dal giorno di stampa delle schede e fissare a 20 mila il numero di firme da raggiungere come prevede la norma dello statuto comunale e non a 40 mila come dice il regolamento.  «Non è un referendum contro il sindaco – spiega de Gregorio  che sarà il rappresentante del comitato promotore – non è un referendum del Pd. È un referendum  per la città e per discutere  con i cittadini su grandi temi e sul nostro futuro per indirizzare  a scegliere chi ci amministra. Chiediamo a tutti di partecipare al di là dei colori politici di appartenenza  ».
  Quasi contemporaneamente in via Verdi va in scena la conferenza  stampa convocata dal gruppo di Ricostruzione democratica  dopo le polemiche delle scorse settimane: Simona Mo-lisso,  Carlo Iannello e GennaroEsposito vogliono spiegare i motivi della decisione di astenersi  dal voto sulla manovra di bilancio, cosa che è stata letta come un nuovo avvicinamento alla maggioranza che sostiene Luigi de Magistris. Una sorta di soccorso “arancione”. «Non è così – spiegano da Ricostruzione democratica – siamo per una posizione terzista. Un’opposizione  costruttiva e rigorosa che ha l’obiettivo di inserire nel consiglio  comunale elementi del programma  elettorale del 2011, completamente disatteso dal sindaco. Il progetto politico di de Magistris è fallito, ma noi non siamo fondamentalisti e lottiamo  per ottenere quanti più attinell’interesse pubblico e della città. Astenendoci sul bilancio abbiamo ottenuto che le piazze non siano date più gratis ma che si paghi la Cosap, una mozione per rivedere le tariffe per la concessione  degli impianti sportivi e la promessa dell’addio dell’assessore  Pina Tommasielli». Accuse  pesanti anche nei confronti del Pd che secondo Iannello è tra le cause dei principali errori commessi dal sindaco: «Non ha compreso la voglia di cambiamento  della città. Anche il Pd è fermo al 2011». Presto Ricostruzione  democratica otterrà una sede in via Verdi o a Palazzo San Giacomo.

I napoletani e l’ordine costituito

sanpaolofollaSi susseguono sulle pagine dei giornali cittadini editoriali sulle condizioni di invivibilità di Napoli. Anche il Cardinale il giorno di San Gennaro ha dichiarato dall’altare che Napoli è sull’orlo di un grave collasso. Eppure sono giorni che da napoletano impegnato nella vita politica cittadina ho un senso di disagio, dovuto a fatti che appaiono distanti tra loro ma che hanno un filo conduttore. Mi ritornano spesso in mente, infatti, in sequenza, le notizie dei cd. terroristi in Val di Susa, la partita del Napoli col Borussia Dortmund e la giornata del miracolo di San Gennaro.

Tre fatti che si sono susseguiti che, per i numerosi articoli che leggo da qualche giorno sui giornali, avranno inconsciamente colpito anche i napoletani attenti. Ora se terrorista è colui che vuole, con la forza, sovvertire l’ordine costituito, mi chiedo se Napoli non sia abitata da terroristi che cercano di sovvertire o meglio arginare l’ordine costituito che, mi rendo purtroppo conto, non è quello dello Stato Italiano.

La sensazione chiara, come fosse una fotografia, l’ho avuta allo stadio il 18 settembre scorso, quando sono andato a vedere la partita del Napoli contro il Borussia Dortmund in una situazione, assolutamente consueta, di caos totale, dove i carabinieri, polizia e vigili urbani sono, a tutti gli effetti, da considerare dei “terroristi” poiché con la sola manifestazione della forza tentano di arginare e sovvertire (senza successo) il vigente dis-ordine costituito rappresentato da parcheggiatori abusivi (a cinque euro), venditori abusivi di qualunque cosa ed ogni forma di sregolatezza urbana. Addirittura il parcheggiatore abusivo a cinque metri dal cellulare della polizia è in grado di rassicurarti, senza timore di essere notato o disturbato, con tono saccente ed arrogante, che non ti sarà rimossa l’auto né fatta la multa per il divieto di sosta e che, seppure ci dovesse essere qualche vigile “poco disciplinato” dalla contravvenzione facile, lui sarebbe in grado di intervenire immediatamente essendo lui il vero rappresentante del dis-ordine costituito.

La medesima sensazione viene nello stesso momento in cui si entra nella cd. tribuna autorità del san Paolo dove trovi asserragliate le più alte cariche cittadine e, tal volta, anche nazionali, tra politici, amministratori pubblici, alti dirigenti di prefettura, questura ed alti magistrati con tanto di scorta, che hanno gioco forza attraversato, come tutti, l’inferno ed il dis-ordine totale “costituito” che vige fuori, senza che ciò desti in loro il benché minimo imbarazzo o disappunto.

A pensarci questo senso di disagio mi si è schiarito, il giorno dopo la grande partita, e precisamente il 19 settembre alle 9 e 41, con i napoletani che hanno accolto con un’ovazione lo scioglimento del sangue di San Gennaro e l’ingresso del Patron del Calcio Napoli in Cattedrale. La summa sintesi per il napoletano del sacro e del profano che, evidentemente, costituisce il solo ordine costituito e riconosciuto.

Ebbene, il ruolo di un politico dovrebbe essere quello di guida e di garante di una comunità, mentre, invece, oggi la mancanza di autorevolezza dei politici, sempre alla ricerca di consenso, ha invertito questo rapporto, di modo che i politici sono ostaggio dei più bassi istinti di piccole comunità, quartieri o piccoli o grossi centri di potere,  che affermano la loro esistenza anche con atti violenti, che finiscono per essere assecondati dai questa classe pseudopolitica che supinamente ratifica scelte inaccettabili ed illegali.

Alla fine è la stessa comunità che si trova smarrita non capendo più quale è la strada giusta, quale quella sbagliata e quale è l’ordine costituito. Un CAOS che si trasfonde nella gestione del bene pubblico che diventa terra di nessuno e quindi fonte di ogni sopruso.

Diritto alla casa e principio di legalità

vele scampiaSul tema della cd. sanatoria delle occupazioni degli immobili pubblici trovo assolutamente scorretto il modo di trattare l’argomento di coloro che per evidenti “ragioni di parte” speculano e strumentalizzano il principio di legalità, giungendo addirittura, in un caso ed in modo offensivo, a far passare la tesi che il Consiglio Comunale di Napoli, con l’ultimo provvedimento adottato sull’argomento, abbia voluto dare un premio alla camorra. La decisione in consiglio è stata molto travagliata ma ci siamo assunti la responsabilità politica avendo studiato e conoscendo le difficoltà dei territori. Coloro che, invece, si sono lanciati in una gara di “legalità a chiacchiere” rilasciando interviste e dichiarazioni ai giornali, da un lato, hanno dimostrato di non conoscere Napoli ed i suoi quartieri difficili, dall’altro di non conoscere la normativa regionale vigente dal 1998, che è stata poi ripetutamente modificata nel 2000, nel 2003 e da ultimo nel 2013. Addirittura parla qualcuno, come l’ex Governatore, che ha avuto anche la possibilità di cancellare tali leggi regionali, eppure, le ha lasciate! Chiedo a questi “esperti” del principio di legalità se è legale sfrattare un cittadino, semmai con cinque figli e moglie a carico che ha perso il lavoro e che, per non far stare all’aghiaccio i propri figli, ha occupato una casa pubblica libera poiché incastrata nei tempi della burocrazia. Non so se questi “santoni” del principio di legalità abbiano assistito ai lavori del Consiglio Comunale ovvero abbiano fatto i conti con gli artt. 47 e 2 della Costituzione e con l’art. 54 del c.p., posti a base di una corposa giurisprudenza della Suprema Corte che ha ritenuto valida l’applicazione della scriminante del cd. “stato di necessità abitativa”. Tra i banchi dell’università mi hanno insegnato che quando in mezzo al mare ci sono due persone che stanno annegando e tu ne puoi salvare solo una, non rispondi per questo della omissione di soccorso per quella persona che non hai potuto salvare. Tutti parlano ma nessuno ha provato a vestire i panni dell’ex operaio indigente che il provvedimento adottato dal Comune di Napoli vuole tutelare. Tutti parlano ma vorrei vederli, non dietro le loro tavole imbandite, ma insieme ai Vigili Urbani a sgombrare padri, madri e figli da immobili occupati per necessità. Tutti parlano per la propria lotta politica senza considerare né la polveriera sociale di Napoli né il conflitto sociale che le loro dichiarazioni potrebbero innescare. Un comportamento irresponsabile perché queste persone che rilasciano interviste e danno pareri rischiano di far passare il messaggio nella opinione pubblica che a Napoli si occupa e si può occupare un alloggio impunemente, contrariamente a quello che, invece, dice il provvedimento, peraltro adottato con un emendamento di Ricostruzione Democratica che ha irrigidito le procedure tutelando anche quelli che avrebbero avuto diritto alla casa occupata. Non credo che questo sia il modo di fare politica a Napoli, nessuno ha la forza di adottare il pugno di ferro né, forse, sarebbe giusto. Occorre, invece, operare creando solidarietà sociale e per fare questo occorre farsi carico dei problemi dei cittadini più sfortunati, rispettando innanzitutto i principi costituzionali e la normativa vigente, attraverso un giusto contemperamento degli interessi, così come ci hanno insegnato i nostri Costituenti. Non si amministra Napoli facendo i Notai o i Magistrati, ma facendosi carico dei problemi dei Cittadini cercando in modo estenuante di fare il bene e l’interesse pubblico senza rischiare di innescare ovvero acuire il conflitto sociale anzi cercando di disinnescarlo per il bene e l’interesse di tutti.

Dal Corriere della Sera del 13.09.2013

COME PREMIARE L’ILLEGALITÀ di ANTONIO POLITO

 Circola in Italia una strana idea di legalità. I suoi cultori chiedono alle Procure di esercitare il ruolo improprio di «controllori» ma non appena possono premiano l’illegalità, per demagogia o per calcolo elettorale. È il caso di Napoli, città-faro del movimento giustizialista visto che ha eletto sindaco un pm, dove è stata appena approvata, praticamente all’unanimità, la sanatoria degli occupanti abusivi delle case comunali. Nel capoluogo partenopeo si tratta di un fenomeno vastissimo: sono circa 4.500 le domande di condono giunte al Comune per altrettanti alloggi. Per ogni famiglia che vedrà legalizzato un abuso, una famiglia che avrebbe invece diritto all’abitazione secondo le regole e le graduatorie perderà la casa. Non c’è modo migliore di sancire la legge del più forte, del più illegale; e di invitare altri futuri abusivi a spaccare serrature e scippare alloggi destinati ai bisognosi.
Ma nelle particolari condizioni di Napoli la sanatoria non è solo iniqua; è anche un premio alla camorra organizzata. È stato infatti provato da inchieste giornalistiche e giudiziarie che «l’occupazione abusiva di case è per i clan la modalità privilegiata di occupazione del territorio», come ha detto un pubblico ministero. In rioni diventati tristemente famosi, a Secondigliano, Ponticelli, San Giovanni, cacciare con il fuoco e le pistole i legittimi assegnatari per mettere al loro posto gli affiliati o i clientes della famiglia camorristica è il modo per impadronirsi di intere fette della città; sfruttando le strutture architettoniche dell’edilizia popolare per creare veri e propri «fortini», canyon chiusi da cancelli, garitte, telecamere, posti di blocco, praticamente inaccessibili dall’esterno e perfetto nascondiglio per latitanti, armi e droga.
Non che tutto questo non lo sappia il sindaco de Magistris, che a Napoli ha fatto il procuratore. E infatti ha evitato di assumersi in prima persona la responsabilità di questa scelta. L’ha però lasciata fare al consiglio comunale, Pd e Pdl in testa, difendendola poi con il solito eufemismo politico: «Non è una sanatoria. Io la chiamerei delibera sul diritto alla casa». E in effetti è una delibera che riconosce il diritto alla casa a chi già ce l’ha, avendola occupata con la forza o l’astuzia.
Questo genere di arretramento del diritto, dettato da interesse politico, populismo sociale o connivenza vera e propria, ha fatto di Napoli la città sregolata e dolente che è. Quando a New York si decise di applicare la teoria della «tolleranza zero», si cominciò con il controllare quelli che viaggiavano sulla metropolitana senza biglietto. La polizia municipale fu stupita di scoprire che la maggioranza dei fermati era ricercata dalla giustizia per altre ragioni. Se de Magistris volesse dare un colpo serio alla criminalità organizzata nella sua città, potrebbe forse cominciare col guardare nell’elenco di occupanti abusivi che il suo Comune ha appena deciso di legalizzare.

Scale mobili dei Ventaglieri ed illuminazione del Centro Storico nel Bilancio Comunale

vittorio passeggioDurante la lunga notte (tra il 17 ed il 18 settembre) della approvazione del Bilancio  preventivo 2013 del Comune di Napoli, sono accadute tantissime cose e tantissime decisioni che abbiamo dovuto valutare e proporre e tra queste siamo riusciti ad ottenere l’approvazione all’unanimità di due mozioni importanti per il Centro Storico. Abbiamo, infatti, impegnato il Sindaco e la Giunta Comunale a provvedere alla messa in funzione delle scale mobili che servono al salto di quota dei ventaglieri (clikka) nonché ad incrementare l’illuminazione del centro storico (clikka) assolutamente inadeguata.  Speriamo con tutte le nostre forze in un cambio di passo dell’amministrazione, in quanto, essa incide nella carne viva dei cittadini con tasse, imposte e servizi. In alcuni casi è difficile restare fermi e lucidi. Molte volte mi sono rivolto durante la notte ad un amico che vive nelle vele di Scampia (Vittorio Passeggio conosciuto per le sue battaglie nell’area Nord di Napoli) che ha assistito, pazientemente, a tutta la sessione di bilancio ed a cui spesso, tra il serio ed il faceto, ho chiesto cosa ne pensasse da cittadino comune. Mi ha colpito la sua saggezza e la sua semplicità. Alle mia domanda sui tantissimi voti che abbiamo espresso: “Vittò e mo’ che dobbiamo fare? come dobbiamo votare?” Cercando di spiegare anche l’oggetto delle numerose votazioni. Lui mi ha sempre risposto: Gennà tu basta che voti secondo la tua coscienza! La tua coscienza che ti dice ? Mi ha riempito di responsabilità accentuando il peso di ciò che stavo votando, e mi ha ulteriormente convinto che al netto delle alchimie politiche, partitiche e di gruppi ciò che conta sempre e comunque è l’intenzione di fare il bene e l’interesse pubblico anche a costo di sbagliare la strategia! Ci vorrebbe un Vittorio Passeggio per ogni eletto ed eletti più umili in grado di capire che la verità e la ragione spesso non è dentro di noi ma dobbiamo con fatica e sacrificio ricercarla altrove! Grande Vittorio!

Le Donne ed i tempi della politica

madricostl tema è serio ed è stato posto in occasione del consiglio comunale di approvazione del Bilancio preventivo 2013, l’atto più importante. L’iniziativa è stata delle donne che siedono nell’assemblea cittadina e riguarda la compatibilità dei tempi della politica con i tempi dell’essere umano ed in primis delle donne che spesso si fanno carico delle necessità primarie della famiglia.

il mio intervento al 01:09:30

Bilancio Comunale: Fondo per la promozione dello Sport

consiglioNella notte tra il 17 ed il 18 settembre abbiamo proseguito con la manovra di bilancio preventivo del Comune (che è terminata intorno alle 4,00 del mattino) ed il Consiglio Comunale ha approvato la nostra mozione per la promozione dello sport (clikka) con la sola opposizione di Fratelli d’Italia. Ci tenevo molto poiché oltre a prevedere un fondo per la promozione prevede anche un meccanismo sterilizzato per l’assegnazione dei contributi. Credo sia una bella vittoria anche solo aver introdotto un principio assolutamente fondato sul merito. In sostanza abbiamo anticipato un pezzo della nostra proposta di regolamento per l’uso degli impianti sportivi e la promozione dello sport (clikka). E’ interessante seguire il dibattito che si è avuto proprio sulla discrezionalità di assegnazione del contributo.

Il mio internveto al 01:36:01

Occupazione di Suolo Pubblico

consiglioIeri (16.09.2013) sono stati approvati due nostri emendamenti al regolamento sulla occupazione di suolo pubblico. Con il primo (cosap esercizi di asporto clikka) siamo riusciti a prevedere, finalmente, la possibilità per i piccoli esercizi di asporto di poter ottenere l’occupazione di suolo pubblico per la installazione di punti di appoggio (funghi) per poter consumare una pizzetta o un panino. Crediamo di aver fatto due cose buone una per gli esercenti che potranno così avere una opportunità in più per attirare i clienti e l’altra per il comune che incasserà i relativi proventi. Col secondo emendamento (cosap esenzioni clikka) abbiamo voluto disciplinare i casi in cui è possibile accordare una riduzione fino al 50%, ovvero in casi particolari l’esenzione totale fermo restando la copertura di tutti i costi oltre ad una percentuale sui ricavi o suoi biglietti se previsti.

Scuola: L’effetto INVALSI

invalsiIl tema degli INVALSI è dibattuto tra gli stessi operatori del mondo della scuola. Qualche tempo fa mostrai tutte le mie perplessità verso questo modo di valutazione dei nostri ragazzi essendomi preso la briga di vedere a cosa servono i test negli Stati Uniti e nel Regno Unito. I miei dubbi erano suscitati anche sulla mia scarsa considerazione della “ministressa” gelmini, con un trascorso di amministratrice locale e di avvocato diciamo non troppo brillante. Ad ogni buon conto oggi leggo su Repubblica che il primo effetto italiano sarà quello di corsi obbligatori non retribuiti per gli insegnanti di quelle scuole dove si sono avuti i punteggi più bassi. Giusto per ricordare in una trasmissione della Gabanelli di qualche tempo fa capii che nel Regno Unito gli INVALSI finiscono per orientare le iscrizioni con l’effetto che le scuole diciamo “peggiori” prima perdono gli alunni e poi vengono chiuse con perdita di posti di lavoro. Negli Stati Uniti, invece, per mantenere alto il livello sono le stesse scuole a predisporre dei test di ingresso (anche nelle materne) con l’effetto di determinare i genitori a far frequentare agli aspiranti alunni corsi a pagamento (vedi il mercato dei test negli Stati Uniti clikka e nel Regno Unito clikka). Da noi già si vedono libri di testo ovvero dei tutorial per gli INVALSI, che significa un altro libro da acquistare per le famiglie, col rischio di orientare la formazione più verso una istruzione nozionistica a quiz che concettuale e critica. Non voglio in ogni caso essere contro, ma se l’effetto degli INVALSI si riduce a far fare dei corsi agli insegnanti, non so proprio dove andremo a finire, primo, perché si è già finito per dare un giudizio sugli insegnanti, secondo, perché si potrebbe finire per ritenere risolta la questione solo con questa soluzione senza interrogarsi sulle cause sociali del disagio che le scuole finiscono per accogliere. Alla fine gli insegnanti che si trovano in platee difficili finiscono per fare il doppio della fatica dovendosi misurare sia con genitori ed alunni diciamo particolari, ma  anche dedicare altro tempo, gratuitamente, per “formarsi” ulteriormente. Il principe della risata in questo caso direbbe sicuramente un bel “ma mi faccia il piacere!!!!”. Per finire, in questo periodo, mi ritorna il pensiero agli operai che non hanno diritto a buono libro con retribuzione che vanno dai 900 a 1.200,00 €. In questo periodo si trovano a dover sottrarre dal loro stipendio dai 150,00 ai 300,00 €. per la scuola, chiedo solo ai professori, per lo meno, di non rompere l’anima con la questione dei libri nuovi. Quando ero studente figlio di operaio, infatti, questa era una delle cose che mi faceva vergognare e, quindi, odiare la scuola e gli insegnanti!
Da Repubblica Nazionale del 14.09.2013
Alunni somari? L’insegnante torna tra i banchi
Scuola, corsi obbligatori se gli studenti hanno pessimi test Invalsi
SALVO INTRAVAIA
LA SOSTANZA della norma è che in quelle scuole dove i risultati dei test Invalsi sono “meno soddisfacenti”, cioè inferiori alla media nazionale, gli insegnanti si devono sottoporre a un programma di formazione obbligatoria che avrà il compito di aumentare le conoscenze e le competenze degli alunni, ma anche di incrementare le competenze di gestione, di programmazione e informatiche dei docenti. Soprattutto quelli che lavorano in particolari contesti come le zone a rischio o a forte concentrazione di immigrati. Il tutto, probabilmente, senza un soldo di retribuzione e non si sa neppure per quante ore pomeridiane di lavoro aggiuntivo. L’unica cosa che si sa è che il governo ha stanziato 10 milioni di euro per il 2014.
Ma dov’è che i risultati dei test Invalsi sono più deludenti? Basta dare un’occhiata al report dell’istituto di Frascati pubblicato pochi mesi fa per rendersi conto che è nel meridione d’Italia che scolari e studenti arrancano maggiormente. Ogni anno, il test Invalsi misura le competenze in Italiano e Matematica degli alunni di seconda e quinta elementare, prima e terza media e secondo anno delle superiori. I due fascicoli proposti agli alunni italiani contengono domande a risposta multipla o aperta, grafici da interpretare, frasi da completare e altri quesiti per saggiare il livello raggiunto dagli alunni e fare dei confronti tra le diverse aree del Paese. In Sicilia, con una media nazionale a 200 punti, gli studenti di terza media racimolano in Italiano soltanto 186 punti. Punti che diventano addirittura 181 in Matematica per i ragazzini che frequentano le scuole della Calabria. Ma è al secondo anno delle superiori che il divario Nord-Sud diventa evidente. Tra i 183 punti in Italiano degli adolescenti siciliani e i 214 dei compagni lombardi ci sono ben 31 punti di differenza che salgono ancora se si passa alle competenze in Matematica, dove gli studenti della provincia di Trento riescono ad accumulare ben 226 punti che precipitano a 178 se si prendono in considerazione i quindicenni sardi: ben 48 punti di differenza. Un gap fra regioni settentrionali e meridionali che permane anche nelle altre classi del monitoraggio. E che riguarda anche gli alunni delle periferie delle grandi città: Roma, Milano, Napoli, Palermo. Ma che secondo i sindacati non dipende dalla preparazione dei docenti. «Sgombriamo subito il terreno — dichiara Francesco Scrima, leader della Cisl Scuola — da possibili equivoci: non sta né in cielo né in terra che si possa scaricare sugli insegnanti ogni colpaper risultati scolastici insoddisfacenti, quando è fin troppo evidente che il peso determinante è delle condizioni di contesto. Chi spende il suo lavoro nelle aree di più acuta emergenza sociale non meritadi essere fatto oggetto di banalizzazioni di questa portata». Addirittura incredulo il commento di Massimo Di Menna, a capo della Uil scuola: «Una formazione obbligatoria, decisa per decreto, senza specificare le modalità, legata agli esiti delle prove Invalsi: ma stiamo scherzando?». «E poi — continua Di Menna — per quante ore? 20, 40, 200. E chi decide? In ogni caso, ricordiamo al governo che decidere inmateria di lavoro per decreto, e non per contratto, non porta lontano». Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi, vede invece di buon occhio il provvedimento: «Sono convinto chel’amministrazione debba farsi carico delle situazioni di disagio e minore successo scolastico e i finanziamenti per la formazione dei docenti vanno proprio in questa direzione».

Ognuno deve fare la sua parte

boccassiniL’argomento è sempre attuale e delicato e sul punto ho già scritto un post (magistrati e politica clikka) ma credo che sia sempre bene leggere il pensiero di coloro che riflettono profondamente sull’argomento stando in prima linea. E’ chiaro che in questi anni il potere giurisdizionale sta svolgendo un ruolo di supplente al sistema paese che non ha una classe politica degna di questo nome. Ciò è dimostrato dal fatto che è altamente probabile che sulla legge elettorale se non interviene la Consulta i politici non interveranno mai! Occorre pertanto riflettere come cittadini affinché si sappia scegliere in tutta coscienza quando sarà il momento valutando caso per caso, persona per persona.
Da Repubblica Nazionale del 14.09.2013
Boccassini chiede un’autocritica alle toghe “Certi pm usano la giustizia per altri scopi”
MILANO — Dibattito affollato per un libro contro-corrente. E con un’Ilda Boccassini che fa salutare con un applauso l’ex collega Gherardo Colombo, nascosto tra il pubblico, ma ripete, con qualche elaborazione in più quel concetto che, appena dopo la strage in cui morì Giovanni Falcone, li divise. E divise la magistratura: «Ognuno deve fare la sua parte, anche i politici, anche i giornalisti, ma in questi vent’anni lo sbaglio di noi magistrati è di non aver mai fatto un’autocritica o una riflessione». Perché, aveva detto poco prima, «si è verificato ed è inaccettabile che alcune indagini sono servite ad altro» per gli stessi magistrati, per carriere, per entrare in politica.
Alcuni suoi colleghi si sono sentiti portatori di verità assolute per le loro indagini grazie al «consenso sociale», cosa sbagliatissima, una «patologia», sia per lei, sia per Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Roma, seduto al suo fianco. «Io — racconta Boccassini, che dopo trent’anni ha cambiato colore e taglio di capelli, è diventata bionda — durante Tangentopoli, stavo in Sicilia. Noi vivevano in hotel “bunkerizzati”, con i sacchi di sabbia, intorno era guerra. E quando arrivavo a Milano, per salutare i colleghi, vedevo le manifestazioni a loro favore, “Forza mani pulite”».E non le piaceva, anzi «ho provato una cosa terribile» quando la folla scandiva i nomi dei magi-strati, perché a muoverli «non dev’essere l’approvazione».
E’ stato presentato ieri a Milano «L’onere della Toga», di Lionello Mancini (Bur, 11 euro). Un libro che racconta, con molte virgolette, ma anche con le riflessioni dell’autore, la vita di cinque pubblici ministeri normali, tenendo però sullo sfondo alcune domande sulla giustizia e sulle sue disfunzioni. E anche di questo, presentati da Ferruccio De Bortoli, hanno parlato i due magistrati. Silvio Berlusconi è stato citato en passant, ma dello «scontro tra mass media, magistratura e politica» s’è parlato. Anzi sarebbe stata questa «conflittualità talmente alta» a impedire la «riflessione» nella magistratura che il procuratore aggiunto antimafia di Milano definisce «un corpo sano» in un paese a basso tasso di legalità: «Sì, in Lombardia abbiamo molti incendi dolosi, e nessuna vittima fa denuncia, o dice di aver avuto minacce. Quando scopriamo imprenditori che hanno negato l’evidenza, chiediamo l’arresto per favoreggiamento aggravato, perché o si sta con lo Stato o no. E in più, il vittimismo di alcuni nasconde un do ut des, anche l’imprenditore lombardo si fa aiutare dal criminale e ne trae vantaggi ».
Come ha sottolineato Giuseppe Pignatone, una riflessione dovrebbe nascere in seguito al processo Borsellino: ci sono stati dei condannati sino alla cassazione,ma poi le confessioni di un collaboratore di giustizia hanno raccontato che la verità era un’altra: «Chi ha sbagliato in buona fede deve dirlo», perché i magistrati dell’accusa devono muoversi sempre sulle prove certe, invece, a volte, ripete Pignatone, «quando le prove non ci sono, alcune notizie vengono fatte uscire sui giornali, per una carica moralistica che non deve appartenere alla magistratura». Anzi, è il contrario. La parola che Pignatone usa di più è «equilibrio», sia per fermarsi, per evitare che persone finiscano nei guai senza prove, sia «per partire e andare sino in fondo quando le prove ci sono». Tutti e due hanno collaborato a lungo nelle inchieste che hanno decimato alcune tra le cosche più potenti della ‘ndrangheta. Sono entrambi — e lo dicono — in prima pagina dieci volte di più dei colleghi citati nel libro di Mancini, ma conoscono la «nausea» comune a chiunque debba fare un mestiere difficile, che ha a che fare con la vita, la morte, il dolore. E per questo, «se un giornalista ha una notizia che mette in pericolo la vita di una persona, non la deve dare», dice Boccassini, Pignatone concorda, De Bortoli e Mancini alzano gli occhi al cielo.

Il diritto alla Casa nel Comune di Napoli

consiglio comunaleIeri (10.09.2013) si è tenuto il consiglio comunale sulla questione della regolarizzazione degli occupanti abusivi delle case di cui già trattammo nel consiglio comunale di agosto (sanatoria degli occupanti clikka). La decisione è stata travagliata perché quest’argomento attraversa gli strati più deboli della nostra comunità cittadina. La delibera è stata approvata con un nostro un nostro emendamento che incollo in calce. Ecco i nostri interventi:

l’intervento di Carlo Iannello al 00:30:39 ed il mio intervento al 00:52:10

CONSIGLIO COMUNALE DI NAPOLI

del 10 settembre 2013

proposta di emendamento

Alla delibera di iniziativa consiliare P.G. 09.09.2013 n. 287 “Indirizzi per la gestione del patrimonio immobiliare comunale ed il contrasto dei fenomeni di occupazione abusiva mediante azioni di regolarizzazione: sanatorie-volture-sgomberi”.

A pagina 5 della proposta di delibera dopo il secondo capoverso del deliberato aggiungere il seguente testo:

“Le domande di regolarizzazione delle occupazioni improprie sono procedimentalizzate dall’Amministrazione tassativamente secondo l’ordine cronologico di ricezione degli uffici. L’amministrazione ha cura di procedere contestualmente all’esame delle domande degli aventi titolo alla regolarizzazione ed allo sgombero dei non aventi titolo, garantendo e favorendo particolarmente l’assegnazione dell’alloggio ai cittadini che sono stati pretermessi dalle occupazioni improprie regolarizzate così come previsto dall’art. 33 della legge regione Campania n. 18/1997”.

I consiglieri

Gennaro Esposito (RD)

Carlo Iannello (RD)

Simona Molisso (RD)

Mozione di Sfiducia alla assessora Tommasielli

tommasielliIeri (09.09.2013) è stata consegnata al Consiglio Comunale la mozione di sfiducia alla assessora Giuseppina Tommasielli che reca nove firme. Le ragioni sono ben spiegate nella mozione stessa. La discussione della mozione è stata messa all’ODG del Consiglio Comunale del 16 settembre p.v. Ora si vedrà se anche il Consiglio eserciterà il “potere” del perdono che da sindacale potrà essere anche consiliare se verrà respinta.  Buona lettura:

CONSIGLIO COMUNALE DI NAPOLI

MOZIONE DI SFIDUCIA

ai sensi dell’art. 54 del regolamento consiliare
all’Assessore allo Sport, Sanità e Pari Opportunità, Giuseppina Tommasielli

 Premesso che:

 1. – Dall’esame degli atti amministrativi compiuti dai sottoscritti consiglieri si può dire che la promozione dello sport a Napoli è pressoché inesistente;

2. – Parte rilevante dell’impiantistica sportiva versa in un stato di degrado e di abbandono;

3. – Dieci domande di finanziamento relative a progetti di ristrutturazione di altrettanti impianti sportivi cittadini presentate dall’amministrazione alla Regione Campania sono state rigettate perché le domande erano inammissibili per mancanza di documentazione;
4. – Nonostante siano stati contratti mutui nel 2009 per la ristrutturazione e la manutenzione straordinaria di  impianti sportivi  individuati nei quartieri di periferia, a distanza di oltre due anni non sono ancora partite le procedure di gara, anzi le procedure amministrative sono state inspiegabilmente sospese dall’attuale assessore allo sport nonostante il Consiglio Comunale avesse approvato all’unanimità un ordine del giorno, che impediva l’uso della provvista per finalità diversa da quella per la quale i mutui sono stati contratti; 

5. – Nonostante la convenzione CONI per l’uso degli impianti realizzati grazie alla legge 219/1981 sia scaduta ad oggi non si conosce quale sarà il destino dette importanti strutture. Difatti la delibera n. 501/2012 riferita ai soli impianti natatori, viziata da numerosi errori,  non è stata né ritirata né integrata per porre rimedio alle gravissime irregolarità riscontrate anche dalla commissione consiliare competente;

6. – A distanza di oltre due anni di amministrazione non si è provveduto ad adottare alcun provvedimento che consentisse l’efficace, l’efficiente ed economico sfruttamento degli impianti sportivi. Difatti, nonostante le numerose segnalazioni e relazioni fatte dalla Commissione competente si è da ultimo riproposta la medesima  articolazione delle tariffe senza alcuna considerazione dei rilievi eseguiti e tempestivamente comunicati all’ufficio assessorile competente;

7. – L’Assessore allo sport ed impianti sportivi anche in sede di commissione, in particolare su alcuni rilievi riscontrati nella struttura del San Paolo anziché provvedere immediatamente a regolamentare correttamente l’uso differenziato degli spazi si limitava ad affermare la sua completa irresponsabilità per i fatti riscontrati indicando nei dirigenti gli unici responsabili senza però provvedere a sollecitare gli organi amministrativi competenti a ricercare le soluzioni necessarie;

8. – In alcuni casi si è segnalato l’affidamento di strutture sportive senza l’adozione del necessario procedimento di evidenza pubblica. In particolare tali segnalazioni si riferivano sia alla piscina Scandone che al Polifunzionale di Soccavo e non risulta che siano stati adottati provvedimenti in autotutela;

9. – Per la vicenda dell’ippodromo di Agnano nonostante precise domande formulate in sede di commissione l’assessore Tommasielli non ha dato alcuna risposta sulla gravissima situazione segnalata anche dagli argani della procedura fallimentare circa la presenza di 235 cavalli e la produzione di rifiuto speciale proveniente dal letame che poi ha determinato anche l’intervento dell’ASL e della Magistratura competenti;

10. – Per lo Stadio San Paolo l’assessore non ha formulato, nonostante la concessione in scadenza, alcuna proposta per il prosieguo del rapporto con il Calcio Napoli esponendo il Comune al rischio di prosecuzione con convenzione scaduta;

11.- Nello stadio Collana si è segnalato, senza che fosse adottato qualsivoglia provvedimento, l’uso di un impianto di uso delle docce con acqua calda con tessera a pagamento per il quale il comune, da quanto risulta, non percepisce nulla anche per la mancanza di qualsivoglia atto negoziale o procedura amministrativa autorizzatoria;

12. – Sempre nello stadio Collana si è segnalata la realizzazione di un campetto di calcetto mediante la demolizione definitiva del solaio della palestra di basket per la quale si sono richiesti i provvedimenti autorizzatori e/o amministrativi senza avere alcuna documentazione né comunicazione al riguardo;

13. – Del tutto carente si è palesata l’azione dell’assessora sul versante delle pari opportunità. Difatti, nonostante quanto deliberato da questo Consiglio Comunale non vi è stata alcuna implementazione dei servizi per le donne, neppure per quelle vittime di violenza;

– Svariati milioni di euro trasferiti al Comune dalla Regione Campania sono stati utilizzati in attività progettuali che non si sono tradotte in azioni concrete di sostegno alle donne della città. A tutt’oggi, sebbene, siano stati appaltati servizi per alcuni milioni di euro le attività previste sulla carta non sono neppure iniziate a fronte di un termine perentorio di chiusura delle stesse entro il 31.12.2013.

 Considerato che:

 I. – I fatti segnalati sono talmente gravi che non consentono l’ulteriore prosecuzione del mandato assessorile;

II. – L’azione amministrativa posta in essere dall’Assessora in parola appare del tutto inconsistente e di pregiudizio alla città;

III. – I fatti assorti alla ribalta della cronaca cittadina di questa estate, relativi a presunte irregolarità e sviamento dell’azione amministrativa, imputati alla Assessora Tommasielli, per contravvenzioni elevate a suoi stretti congiunti, impongono forti ragioni di opportunità affinché la stessa non permanga nell’ufficio che occupa;

IV. – I medesimi fatti sono stati valutati dai vertici dell’IDV, cittadino, partito di riferimento della medesima Assessora Tommasielli e sono stati ritenuti dagli stessi talmente gravi da non consentire una ulteriore prosecuzione del mandato. Pari valutazione è stata espressa anche dalla Federazione della Sinistra laboratorio per l’alternativa e dal gruppo di Ricostruzine Democratia.

 Tanto premesso i sottoscritti consiglieri a mente dell’art. 54 del Regolamento Consiliare propongono la presente mozione di sfiducia verso la Dott.ssa Tommasielli Giuseppina e sollecitano il Sindaco affinché provveda ad horas alla revoca dell’incarico assessorile.

 I Consiglieri Comunali

Carlo Iannello (RD), Gennaro Esposito (RD),  Vittorio Vasquez (FED), Pietro Rinaldi (FED), Elena Coccia (FED), Antonio Borriello (PD), Elio Izzi (FED), Simona Molisso (RD)  

ha aderito alla mozione anche il Consigliere di IDV Vincenzo Gallotto

TARES 2013 quanto ci costa!!

comuneLeggo sui giornali varie dichiarazioni sulla tassa relativa ai rifiuti solidi urbani (la TARES) che si andrà a pagare di qui a poco. Grida di allarme  da parte dei rappresentanti delle categorie produttive. Le tariffe si trovano nella delibera n. 562 che dovrà essere approvata dal Consiglio Comunale. Da una prima valutazione sembrerebbe che per noi napoletani le cose non dovrebbero cambiare molto (pare) perché noi già con la TARSU fummo costretti a coprire l’intero costo del servizio, quindi, l’aumento oggi è in parte assorbito dagli aumenti già subiti in passato. Ciò che ci ha indotto ulteriori riflessioni è il costo del servizio determinato con un’altra delibera  che certifica il piano economico finanziario del servizio complessivo di raccolta dei rifiuti (clikka) che è sicuramente viziato della mancanza, allo stato, del contratto di servizio con l’ASIA. A leggere bene la delibera, infatti, non si comprende a pieno quali sono precisamente le voci di costo e come si articolano. Ad esempio c’è il riferimento al costo per il lavaggio delle strade calcolato 7 giorni su 7 ma non si dice se il lavaggio è per tutte le strade di napoli o meno. Ovviamente prendo questa voce perché è sotto gli occhi di tutti che l’unico lavaggio di strada che si vede è quello intorno all’obelisco di piazza del Gesù e poc’altro. Comunque chi volesse darci una mano nella lettura degli atti o volesse un confronto con Ricostruzione Democratica siamo come al solito disponibili.

Ad ogni buon conto per le famiglie il calcolo è composto da una parte fissa ed una variabile corrispondente al numero di occupanti l’immobile (chi ha più figli pagherà di più). Per molte utenze non domestiche vi saranno sicuramente degli aumenti anche consistenti essendo le tariffe agganciate agli indicatori di produzione dei rifiuti. Per tutti, comunque, occorrerà verificare attentamente le possibilità di abbattimenti della superficie tassabile e le agevolazioni previste dal regolamento Regolamento (clikka).

Volendo fare degli esempi concreti prendiamo un appartamenti uso abitazione di 100 mq dichiarati, occupato da quattro persone:

1) 2,50 €/mq x 100 mq (quota fissa)  +  238,95 (quota variabile)  +  0,30 €/mq x 100mq(addizionale servizi)  + 5% di qf+qv (addizionale provinciale) = 250,00 + 238,95 + 30,00 + 24,45  =  € 543,40 all’anno

2) se invece prendiamo una famiglia composta da sei o più persone sempre con appartamento da 100 mq abbiamo:

2,43 €./mq x 100 mq (quota fissa) + 369,29 (quota variable) + 0,30 €./mq x 100 mq (addizinale servizi) + 5% di qf + qv (addizionale provinciale)= 243,00 + 369,29 + 30,00 + 30,61 = €. 672,90 all’anno

3) Prendiamo un BAR, caffè pasticceria di 70 mq

37,12 €/mq x 70 mq (quota fissa + quota variabile) + 0,30 €/mq x 70 mq (addizionale servizi) + 5% di qf+qv (addizionale provinciale) = 2.598,40 + 21 + 129,92 = € 2.749,32 all’anno

4) Se invece prendiamo il caso di uno studio legale o professionale in genere di 100 mq.

13,04 €./mq x 100 mq (qf+qv) + 0,30 €./mq x 70 (addizionale servizi) + 5% di qf+qv (addizionale provinciale) = 1.304,00 + 30 + 65,20= €. 1.399,20

5) Pescherie, ortofrutta, pizza al taglio, fiori e piante. Superficie di 40 mq:

64,16 €./mq x 40 mq + 0,30 €./mq x 40 + 5% si qf + qv= 2.566,40 + 12 + 128,32= 2.706,62 €. all’anno

6) Edicole farmacie, tabacchai plurilicenze. ipotesi su 50 mq.

14,65 x 50 + 0,30 x 50 + 5% su qf.+qv= 732,50 + 15 + 36,62= 784,12 all’anno

Per vedere tutte le delibere collegate al bilancio preventivo 2013 del comune di napoli vedi: se voi non vi occupate della politica la politica si occupa di voi (clikka)

Ad ogni buon conto questa tassa non abbiamo neppure fatto a tempo ad approvarla che già è stata sostituita dalla service tax chissà perché per indorarci la pillola usano sempre questi inglesismi. Ovviamente noi di Ricostruzione Democratica attendiamo eventuali commenti ed osservazioni per capire come meglio fare il bene e l’interesse cittadino.

berlusconi e l’europeo pubblico ludibrio

berlusconi-1Il cavaliere è ricorso alla Corte di Giustizia Europea per censurare la legge Severino che lo “espelle”  dal Parlamento senza alcuna considerazione della credibilità dell’Italia. La Corte Europea, infatti, è composta da un Giudice per ogni Stato Membro. Ora mi immagino, e vorrei vedere, la faccia del componete Tedesco o di quello Inglese della Corte, che sono abituati, senza che vi sia alcuna norma nel loro paese che lo preveda, alle dimissioni di parlamentari e ministri sol perché semplicemente accusati e non condannati, di aver fatto togliere qualche multa ad un familiare (caso inglese) o aver copiato una tesi di dottorato (caso tedesco). Mi chiedo quante “risate” questi Giudici, ed i loro popoli, si faranno sulle spalle dell’Italia e del Popolo Italiano che, pur avendo addirittura previsto una norma ad hoc, non riescono a buttare fuori dalle istituzioni una persona che è stata addirittura condannata con sentenza passata in giudicato per una gravissima milionaria frode fiscale ai danni dell’Italia. A ciò aggiungerei che l’altra ipotesi di ineleggibilità, che pure colpisce il cavaliere, è la normativa sul conflitto di interessi che all’inizio di questa legislatura è stata oggetto della cronaca politica e che poi ci siamo dimenticati, nonostante la stessa recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione di condanna del cavaliere abbia definitivamente accertato che berlusconi pur non essendo formalmente più titolare di cariche nel gruppo Fininvest è sempre stato di fatto il dominus delle sue aziende! Cosa dire avrei preferito che, in ossequio ad un ormai perso senso delle istituzioni e rispetto dello Stato, il cavaliere avesse preferito lavare i suoi panni sporchi in famiglia senza esporre l’Italie ed il Popolo Italiano all’europeo pubblico ludibrio!

Da Repubblica del 08.09.2013

LIANA MILELLA

Strasburgo, Consulta e Lussenburgo così il PDL vuole processare la legge

Così il PDL tenta di trasformare la Giunta in Tribunale

DECADE SB (Silvio Berlusconi) o “decade” la legge Severino? Ormai il busillis è questo.Domani parte il “processo” a SB nella giunta per le immunità del Senato, ma il focus si è spostato.

LA “guerra dei ricorsi” (Consulta, Strasburgo, Lussemburgo), abilmente pilotata da Arcore, sta mettendo sotto accusa i pilastri della legge chiesta a gran voce dalla gente per garantire “liste pulite”. Prim’ancora di far decadere SB, il Pdl cercherà di affondare la Severino votata un anno fa da tutto il Parlamento. Protagonista della prima seduta sarà Andrea Augello, un pidiellino che in tutti questi giorni ha ribadito a gran voce la sua indipendenza. Ecco i temi che divideranno Pdl con Lega e Gal in netta minoranza (8 in tutto) da Pd, M5S, Sel e Sc (14). Sempre incerto il socialista Buemi.

Prima questione. Augello darà per scontato che la giunta è a tutti gli effetti un “giudice” e come tale si può comportare. Ma è davvero così?

Il presupposto per la “guerra dei ricorsi” sta tutto qui. In una fisionomia della giunta che la parifica a un vero e proprio giudice. Lo pensa Augello, lo condivide il Pdl, e naturalmente i giuristi che vogliono tagliare le gambe alla legge Severino. Augello citerà un paio di sentenze della Consulta e una di Strasburgo per sostenere che è così. Ma la maggioranza è contraria. Ritiene che la giunta sia solo un soggetto politico.

Seconda questione. Prima di fare il “processo” per la decadenza di Berlusconi, si può mettere “sotto processo” la Severino, oppure bisogna solo applicarla?

Augello ritiene che, dopo gli otto pareri pro veritate di SB contro la legge, non si possa più far finta di nulla. La questione, quindi, va affrontata «in via preliminare». In questa parola — «preliminare» — si gioca il destino della legge, di SB, del governo Letta, della legislatura. Se il Pd non accetta la frenata, è crisi.

Terzo quesito. Della Severino si deve parlare subito, cioè durante la relazione, oppure bisogna fare prima un’altra mossa, aprire la cosiddetta “contestazione” a SB, cioè dare il via formalmente al “processo” per la decadenza?

Premesso che al presidente della giunta, il vendoliano Dario Stefàno, non piace la definizione giornalistica di “processo” («Non l’ho mai detto e per favore non me lo fate dire perché qui non si processa nessuno »), tuttavia il paragone calza a pennello. La giunta, votando, potrebbe decidere che tanto vale aprire subito la fase della “contestazione”, nella quale ogni atto si svolge alla presenza del soggetto “decadente”, cioè SB, e/o anche dei suoi avvocati. La differenza non è da poco, perché la difesa avrebbe voce in capitolo su ogni passaggio e potrebbe fare molte richieste.

Quarto quesito. Il ricorso alla Consulta. Augello la spunta?

Dalle indiscrezioni pare proprio che Augello si appresti a mettere la legge “in strada”. Secondo la sua ricostruzione sarebbero una mezza dozzina i buoni motivi per mandarla alla Corte. Tra questi ci sarebbe soprattutto un eccesso di delega perpetrato dalla commissione rispetto al dettato del Parlamento. Del tipo: c’è solo un tetto di pena (i famosi quattro anni) e non la lista dei reati chiesta dalle Camere.

Quinto quesito, la frontiera dell’Europa. Hanno ragione prima Augello e poi SB a stroncare la Severino dimostrando che essa è in contrasto con le norme e le garanzie europee?

Augello e Ghedini — le voci di corridoio dicono che tra i due non ci sarebbe per niente feeling — si sfidano sulle Corti d’Oltralpe. Augello propone quello che in gergo si chiama “rinvio pregiudiziale” alla Corte di giustizia del Lussemburgo, il giudice delle leggi Ue, possibile perché la Severino riguarda una questione elettorale.Brutta argomentazione questa, in contrasto con quella di Ghedini per Strasburgo, che invece batte il tasto della Severino come norma “penale”. Raffinati giuristi, come Vladimiro Zagrebelsky, bocciano come impossibile il rinvio.

Sesto quesito. La questione Strasburgo. La giunta può sospendere il giudizio sulla decadenza in attesa che la Corte dei diritti dell’uomo decida se il ricorso è ammissibile?

Bisogna arrivare a pagina 26 delle 27 del ricorso di SB per leggere che «in via preliminare» si chiede di «disporre la trattazione prioritaria del ricorso in quanto avente ad oggetto un’importante questione d’interesse generale». Non è l’esplicita richiesta di anticipare il giudizio di ammissibilità alla Corte di Strasburgo, però potrebbe essere utilizzata in giunta per chiedere uno stop in attesa della pronuncia. Va detto però che SB rischia la bocciatura perché alla Corte, come dice Zagrebelsky, si può andare quando si è già «vittime», quando la decadenza è già avvenuta, e non prima. Nel merito: c’è giurisprudenza, come sosterrà il Pd Felice Casson, che dimostra come i singoli Stati hanno diritto di prevedere norme che garantiscono “listepulite”.

Settimo quesito. L’eventuale richiesta di revisione del processo Mediaset può fermare la giunta?

La questione non entrerà nella relazione di Augello, ma poiché la revisione non ferma d’obbligo l’esecuzione della pena, del pari essa non ferma neppure gli effetti né dell’interdizione, né della Severino, cioè di una semplice clausola di candidabilità.

Ottavo quesito. Ma Augello proporrà la decadenza di SB?

Tutto lascia ipotizzare che Augello, spesso in polemica col centrodestra come quando si schierò per mettere fuori dal Senato Di Girolamo, stavolta insista prima per mostrare quelle che lui ritiene vistose crepe della Severino, e poi per aprire subito la procedura di contestazione nella quale SB può difendersi. Questo gli consentirebbe di non essere subito “bocciato” come relatore, ma di gestire la fase vera e propria del processo.

L’amministrazione della città è una questione di STAFF!!

tecceAllego i decreti sindacali delle nomine di 18 staffisti distribuiti nei vari uffici di competenza politica del Comune. Tutte persone alla quali auguro di ben operare nell’interesse della città. Qualcuno mi pare di conoscerlo e di capire anche perché è stato nominato, non so cosa andrà a fare ma devo dire che la perseveranza in politica premia sempre, basta dire sempre signorsì e galoppare ovvero anche fare finta di galoppare… Sono tutte nomine del 16 agosto! E’ stato fatto tutto un cesto con i 28 nuovi dirigenti. Soldi spesi bene lo spero … anche se io per mia formazione culturale avrei cercato in tutti i modi possibili di ricercare all’interno dei 20.000 dipendenti del comune e delle partecipate le professionalità che servono. Sono indignato questa amministrazione doveva essere tutt’altro ed invece ci siamo ritrovati nelle stesse medesime logiche. Penso che il gruppo di Ricostruzione Democratica fece bene a non votare la delibera che certificava il rientro nel patto di stabilità interno (clikka). Che queste nomine siano state una spartizione di potere e di consenso me lo fa pensare il fatto che raffaele tecce (ex parlamentare e neo commissario della commissione edilizia in quota fed) ha fortemente stigmatizzato l’assessore fucito per non aver concordato le nomine nel partito (repubblica napoli clikka). Inizio a pensare che l’amministrazione della città sia una questione di STAFF! Io non ce lo fatta ma dai decreti è possibile capire anche quanto il comune andrà a spendere in più. Lascio a voi il calcolo…

Staff Bilancio ds_160813_0450

Staff Calabrese ds_160813_0454

Staff Clemente ds_160813_0453

Staff Cultura ds_160813_0446

Staff Fucito ds_160813_0448

Staff Gaeta ds_160813_0449

Staff Moxedano ds_160813_0447

Staff Panini – ds_160813_0445

Staff Piscopo ds_160813_0455

Staff Sindaco ds_160813_0451

Staff Vicesindaco ds_160813_0452

ecco i nomi dei nostri nuovi dipendenti:

1) Giovanbattista de Laurentiis;

2) Alberto Forte;

3)Giuseppina Simona Ascione;

4) Alberto Corona;

5) Rosamaria Ramella;

6) Giovanni Morelli;

7) Salvatore Iliano;

8) Pasquale Vastano;

9) Nicola Pascale;

10) Pasquale di Pace;

11) Federico Manna;

12) Alessandro Sgobbo;

13) Valeria Giuliano;

14) Mariarosaria Masciulli;

15) Anna Scuotto;

16) Raffaele Carotenuto;

17) Sergio Barca;

18) Agostino Riitano;

La borghesia napoletana

napoliDa Repubblica Napoli del 28.09.1993, Giuseppe D’Avanzo. E’ impressionante la lettura di quest’articolo. Un atto di accusa alla borghesia napoletana che mi sembra ancora oggi divisa in due, da una parte quella ladrona dall’altra quella latitante, scoraggiata o consapevole della sua incapacità di incidere sul tessuto sociale attraverso il suo coinvolgimento politico.

NAPOLI MILIONARIA BORGHESIA FALSARIA

NAPOLI – Sei giovani napoletani su dieci – sostiene un recente sondaggio Eura – sono convinti che occorre una “raccomandazione” per poter agguantare un posto di lavoro. La percentuale raggiunge l’ ottantotto per cento nel caso di “giovani studenti” appartenenti a famiglie di un livello culturale più alto ed economico più abbiente, dove pure dovrebbe avere una qualche attrazione il principio delle capacità personali. Per quasi il cinquanta per cento di questi giovanotti è il politico l’ uomo più adatto a dire la parolina acconcia che risolve il problema del reddito. Il sociologo si mette le mani nei capelli. “Questi dati fanno venire i brividi – si lamenta Domenico De Masi. – Dietro questi numeri si nasconde una verità: Napoli ha il futuro pregiudicato per i prossimi cinquanta anni. Non c’ è possibilità di redenzione, la città è destinata a rimanere ferma. Anzi solo a peggiorare, con il tempo. Il campione del sondaggio si riferisce a giovani tra i 20 e i 29 anni. Si tratta di persone che comunque hanno raggiunto una propria maturità: difficilmente cambieranno ormai modo di pensare. E si tratta della società appunto dei prossimi cinquanta anni se si tiene conto dell’ età media di un individuo. Mi chiedo: quali dati sarebbero saltati fuori qualche mese prima di Tangentopoli? Avremmo avuto il cento per cento?”. Chissà. In una qualsiasi mattina di settembre a vederlo andare lentamente per le vie del quartiere di Chiaia il giovin borghese napoletano sembra senza pensieri, appena sfiorato dal dramma della città che ne infastidisce la passeggiata e l’ ozio con il troppo rumore e il poco spazio. Il giovin signore è solitamente allegro, sorridente, elegantemente vestito, la scarpa inglese, la bella cravatta di seta, ha il braccialetto d’ oro al polso destro, l’ orologio d’ oro al polso sinistro, non manca qualche profumata goccia di Pennaligon’ s (o quello che è) e non si è negato un’ abbronzatura con i riflessi dell’ oro brunito. Sciama per via dei Mille, via Filangieri, affolla piazza Amedeo, beve l’ aperitivo a piazza dei Martiri. Chiaia è il suo regno, come è stato il dominio dei suoi genitori, come lo sarà dei suoi figli. Qualcuno ha detto che Napoli è l’ unica città mediorientale senza quartiere occidentale. Non è vero. Chiaia è il quartiere occidentale della città, l’ unico pensato, progettato e costruito per la cosiddetta “alta borghesia”, un’ isola che ha resistito senza irreparabili offese ai carogneschi interventi del secondo dopoguerra, del famelico laurismo, del barbaro gavismo, dell’ onnivoro pomicinismo. Da tre secoli Chiaia può vantare architetture d’ autore, dal vanvitelliano Palazzo Calabritto al novecentismo essenziale e non retorico di Stefania Filo Speziale passando per le gemme d’ art nouveau di Giulio Ulisse Arata. Ma che importa! Il giovin borghese non pare curarsi di bugnati e modanature. E’ difficile trovarne uno – ti raccontano i più pessimisti – che abbia mai alzato gli occhi sulla scala elissoidale di Palazzo Mannajuolo o si sia interessato, incuriosito appena, della Palazzina Velardi o del Villino Galante. Va a Chiaia, il giovin signore, per consumare, vedere e farsi vedere. Sono le vetrine opulente e griffate, qualche bar alla moda, un paio di ristoranti l’ attuale segno distintivo del quartiere, come il segno distintivo delle convinzioni del giovin signore è la certezza che, in un modo o in un altro, ce la farà. Come? Si sa. Dal sondaggio. “Borghesia lazzarona!”. C’ è a Napoli chi la disprezza, chi volentieri si abbandona all’ invettiva liberatoria. E’ il caso di Domenico Rea. “Questa specie di borghesia che ha oppresso Napoli, questa gentuccia con materiali di pensieri e di lingua da analfabeta di ritorno, questa gentaccia che non si sa perché, condividendone i gusti, ha la pretesa di distinguersi dalla plebaglia mentre l’ unica plebaglia di Napoli è proprio questa borghesia di costruttori che ha messo i soldi, esentasse, in Svizzera o in Bot”. Il focoso don Mimì, non è il solo, per carità. All’ invettiva esasperata – è un esempio – si abbandona anche chi ha conosciuto, tra i banchi del liceo Umberto, Raffaele Perrone Capano, un “ragazzo di Chiaia”: “‘ nu fetente cchiu fetente e ‘ nu fetente nato fetente perché era nato bene da persone perbene ed è diventato ‘ nu fetente cchiu fetente ‘ e ‘ nu fetente”. La storia di Raffaele Perrone Capano vale la pena di essere raccontata anche perché è riuscito nella non facile impresa di farsi odiare più di Paolo Cirino Pomicino, ancor più di Francesco De Lorenzo che, si sa, ora vengono accolti in ogni angolo della città dal grido “Mariuoli!”. Perrone Capano, ordinario di Scienza delle Finanze, liberale di cultura e di partito, è il rampollo di una stimata famiglia borghese e laica. Segni caratteristici: moralizzatore integerrimo, ambientalista irriducibile. Consigliere della Fondazione Banco di Napoli, azionista di maggioranza del Banco di Napoli spa, picchiava i pugni sul tavolo per impedire che il comitato della Fondazione stabilisse l’ ammontare dell’ assegno da passare ai consiglieri della Spa. Cioè, a se stessi. Assessore provinciale all’ Ambiente, portava l’ Enel in tribunale per i livelli di anidride solforosa liberati dalla centrale elettrica. Ammiratissimo, il Perrone Capano. Si diceva di lui: “Eccolo finalmente il borghese che non delega ai politici l’ amministrazione della città. Ecco un borghese che non ha il pregiudizio che sia meglio disinteressarsi della politica e conservare la propria rispettabilità. Ecco finalmente un uomo che non si chiama fuori, che fa le sue battaglie, che le canta chiare”. Solo che… Stato e mercato annullati dalla politica Solo che un giorno si scopre che ‘ o professore, come lo chiamavano i suoi impresentabili amici, era in combutta con due capicamorra – Francesco Schiavone, detto “Sandokan”, e Francesco Bidognetti, latitante – per fare della Campania la pattumiera d’ Italia. In cambio di 25 lire al chilo, Raffaele Perrone Capano aveva autorizzato, in violazione di ogni regola, le imprese dei due “galantuomini” a ricevere immondizia e residui tossici da ogni angolo del Paese. Per il periodo dell’ affare, si sono scaricate a Napoli duemila tonnellate di rifiuti al giorno e Perrone Capano ha incassato, chilo dopo chilo, 25 lire su 25 lire, dieci milioni la settimana. Insomma, “nu fetente che s’ è venduto non solo il presente della sua città, ma s’ è mangiato anche il futuro dei suoi e dei miei figli”, si scalda il compagno di liceo. Che la borghesia napoletana non fosse proprio quella immaginata dai rivoluzionari del ‘ 99, lo aveva ben capito uno scrittore svizzero capitato da queste parti alla fine del secolo scorso. Marco Monnier osservava con meraviglia – lo ricorda Croce nella sua “Storia del Regno di Napoli” – che “a Napoli non c’ erano che due classi, les lettrés et le peuple, e che la borghesia non lettrée, industriale e commerciale, semplicemente non esisteva”. Il fatto è che anche quella lettrée, in quest’ anno denso di eventi come l’ anno del giudizio, ha la febbra alta. C’ è stato, e c’ è ancora, a Napoli un Partito della Cultura sovvenzionato con larghezza dal sistema politico che ai politici ha regalato l’ alibi di una città in caduta libera per moralità, civiltà, organizzazione sociale – è vero – ma in prezioso volo verso le vette del pensiero. “Città del sole filosofico” dove i pensatori di tutto il mondo potevano raccogliersi per discutere di “Ermeneutica come fine della coscienza metafisica della filosofia”, di “Fallibilismo, teoria della verità basata sul consenso”. Il gran sacerdote di questo rito è stato Antonio Villani. Anche la sua storia non guasta raccontare perché dimostra come perfino nel mondo culturale “siano stati sconficcati i cardini dell’ ordine morale”. Dunque. Antonio Villani, 69 anni, allievo di Croce, lettore a Tubinga, di casa a Heidelberg, filosofo del diritto, è stato il motore della vita culturale napoletana dal suo studio di Rettore dell’ Istituto Suor Orsola Benincasa, organizzatore, con cadenza settimanale, di un convegno con protagonisti dai nomi prestigiosi in ogni canto del mondo provvisto di una libreria. Popper, Gadamer, Habermas, Ricoeur, Eco, Rawls, Garaets, Belaval. Pubblico non sempre numeroso, ma sempre assorto. “Nell’ estremo disincanto di Napoli – andava sospirando Villani – la filosofia è l’ unico incanto”. “In una città – affermava sicuro – dove tutti si ingannano a vicenda e si autoingannano, dove si è perso il centro delle cose, questi convegni servono a formare e a orientarsi. Come dicevano i nostri antichi, la scienza cataloga, la filosofia capisce”. Alla corte di Villani – una seicentesca cittadella monastica di edifici, chiostri, cappelle e giardini d’ arancio con annessi museo (150 dipinti) e biblioteca (120mila volumi) – tutti accorrevano come a un Partenone. Solo che… Solo che Villani era un copione. Sì, un copione, un mago del plagio. Un giorno s’ è scoperto che per lo meno cinque pietre miliari della sua produzione scientifica – da “Topica e sistematica nella giurisprudenza” a “La critica di Hegel al dover essere” – non erano altro che copie conformi e tradotte di saggi precedentemente pubblicati su riviste tedesche. Caduto nella polvere, ora si dice coram populo che lo studioso di Hegel, l’ efficientissimo manager della cultura ha sempre beneficiato di troppo generosi finanziamenti pubblici, che non ha mai abbandonato l’ Opus Dei e lesinato affetto e voti alla Democrazia Cristiana e ai suoi padrini-padroni – Gava e Pomicino su tutti – che l’ hanno ricompensato chiudendo e facendo chiudere un occhio sulle molte illegalità del Suor Orsola. Unico istituto universitario parificato. che, nel suo organigramma, non prevede la presenza di almeno tre docenti di ruolo e che, nonostante ciò, elargisce lauree e diplomi. L’ unico luogo, il Suor Orsola, dove gli occhiuti giudici della Corte dei Conti non hanno mai avuto accesso per verificare (se non per controllare) dove e come finisse il pubblico denaro. Con questi esempi – vien da dire – c’ è poco da censurare il giovin borghese che, protetto dall’ anonimato del sondaggio, sputa il rospo e senza tanti giri di parole ammette la sua sfiducia. Ma è proprio qui – pare – il nocciolo della questione borghese di Napoli. E’ nella fiducia che manca o nella sfiducia che c’ è, che è la stessa cosa e comunque non robetta da trascurare. Nella attuali condizioni della città è ben difficile dubitare della razionalità di procurarsi a Napoli un padrino politico. Avveniva anche ai tempi di Saredo quando “dall’ industriale ricco che voglia aprirsi la strada nel campo politico o amministrativo… al professionista desideroso della clientela d’ un istituto o d’ un corpo morale… tutti trovano dinanzi a loro l’ interposta persona e tutti o quasi se ne servono”. Il disastro sociale, la disfatta pubblica, la mutilazione della città non è stata ancora sufficiente a scoraggiare i napoletani – borghesi in testa – a cambiar registro. “Noi educatori abbiamo molte responsabilità – dice padre Clemente Russo, gesuita, rettore dell’ Istituto Pontano dove si forma una bella fetta di classe dirigente d’ una città dove 60 mila ragazzi evadono l’ obbligo scolastico – Il primo passo per un rinnovamento morale e sociale di Napoli va fatto nella scuola dove maggiore deve essere l’ attenzione a un insegnamento che educhi alla legalità, alla solidarietà, all’ impegno civile”. Ma come, nel breve periodo, è possibile rendere conveniente e utile la correttezza privata e pubblica? ‘ O professore e i suoi amici della camorra Oggi Napoli scioglie il suo destino intorno alla questione della fiducia, essenziale e modernizzante risorsa che – spiegano gli scienziati sociali – diventa un comportamento diffuso solo a partire dallo stimolo dei processi di mercato e dalle norme (e sanzioni) imposte dallo Stato. Se hanno ragione loro, non è saggio coltivare illusioni. A Napoli manca uno Stato capace di imporre regole eguali per tutti perché la politica finora ha privatizzato ogni bene pubblico, pubblico servizio, pubblica risorsa. Manca un mercato che mostri la necessità di vincoli produttivi e di comportamenti etici perché è un mercato, come dice l’ economista Mariano D’ Antonio, che è stato “creato dalla politica”. E allora? E allora val la pena di sentire un’ ultima voce, la voce di Gabriella Gribaudi, napoletana di adozione, torinese di nascita, storico di mestiere con cattedra a Bari, venuta a Napoli con una borsa di studio nell’ istituto di Manlio Rossi Doria e rimasta appiccicata alla città come una cozza allo scoglio. Guai a chiederle se pensa di andarsene. “No, non me ne andrò. Ho rifiutato in tante occasioni che oggi non ne ho più voglia e non ne vedo più le ragioni. Mi sento napoletana a tutti gli effetti. In una città come Torino non riuscirei più a vivere. E poi sono convinta che questa città può farcela, ma deve farcela da sola. C’ è una condizione perché ciò avvenga: deve essere, diciamo così, abbandonata alle sue sole forze. Va interrotta la politica del sostegno al reddito, bisogna modificare la struttura delle opportunità oggi tutte nelle mani dei mediatori politici… Ecco, bisogna togliere questo ruolo agli amministratori e ai politici eliminando l’ oggetto della mediazione. Solo così finalmente sarà stanata quella parte di borghesia che ha preferito restare estranea alle sorti della città, solo così potrà nascere qualche elemento di Stato e di mercato”. La speranza di Gabriella Gribaudi ha il presupposto antico che, come si augurava Benedetto Croce, nella borghesia napoletana si radichi “il sentimento che il miglior pregio della vita non è dato dagli arricchimenti e dagli onori… ma dal produrre un nuovo e più alto costume, dal modificare in meglio la società in mezzo a cui si vive”. Accadrà davvero? Un fatto è certo: se non ora, quando?

Inevitabilmente la politica si occupa di noi. I prodromi del bilancio comunale 2013/2014

comuneDi seguito allego tutte le delibere che sono all’ordine del giorno del Consiglio Comunale del 6 settembre 2013 (clikka). Sarà un consiglio fiume con delibere prodromiche al bilancio preventivo 2013/2014 si tratta di IMU, TARES, tariffe d’uso dei servizi individuali, addizionale IRPEF etc etc. In sostanza il Comune metterà le mani nelle vostre tasche e qualora doveste pensare che nelle tasche ormai non c’è rimasto niente comunque commettereste un errore, perché il tutto influirà sui servizi comunali che, ovviamente, peseranno di più proprio su chi non possiede niente! Non aggiungo altro per non sottrarvi le forze alla lettura delle delibere, che gioco forza si occuperanno dei cittadini napoletani e, quindi, anche della stragrande maggioranza delle persone che leggono questo blog. Resto, come sempre, in attesa di avere un vostro parere, forse questa volta è veramente chiedere troppo, ma come qualcuno ha già detto, se voi non vi occupate della politica, comunque la politica si occupa di voi. Buona lettura.

COSAP modifiche clikka

imposta soggiorno clikka

imposta soggiorno1 clikka

IMU clikka

IMU1 clikka

IRPEF aliquota clikka

prezzi cessioni aree commerciali clikka

regolamento spese di notifica clikka

TARES1 clikka 

TARES2 clikka

TARES3 clikka

TARES4 tariffe clikka

TARES5 piano economico finanziario clikka

tariffe1 per l’uso dei servizi individuali clikka 

tariffe2 per l’uso dei servizi individuali clikka 

Dopo i sigilli ritornano le domande sull’Ippodromo di Agnano

ippodromoLeggo oggi (01.09.2013) sul corriere del mezzogiorno del sequestro operato dalla polizia municipale dell’ippodromo nel corso del quale ci sono stati fantini che scappavano da tutte le parti all’arrivo dei caschi bianchi. Non mi piace il “te l’avevo detto” ma sul punto ho già scritto ed interloquito con l’assessora tommasielli “perdonata” dal sindaco (vedi Ippodromo di Agnano chi paga? clikka). Questo è un ulteriore fatto che secondo noi di Ricostruzione Democratica contribuisce a chiarire i veri motivi per i quali chiedemmo le dimissioni della assessora e per i quali provvederemo, a questo punto, a formulare una apposita mozione di sfiducia in Consiglio Comunale. A questo punto spero che il sindaco non eserciti ulteriormente il suo potere di “perdono” atteso che anche questo ulteriore fatto di malagestione è imputabile alla assessora tommasielli, che io stesso nella mia qualità di presidente della commissione sport ed impiantistica sportiva convocai insieme alla curatela del fallimento Ippodromo di Agnano S.p.a, agli assessori Panini (per le attività produttive) e Fucito (per il patrimonio), per capire come meglio collocare la struttura dell’ippodromo e come risolvere il problema di 235 cavalli a pensione (completa a carico del comune) nell’ippodromo stesso dei quali nulla si sapeva. Ebbene, anche in questo caso l’assessora tommasielli ebbe a dichiarare che il problema dei 235 cavalli “non paganti” dell’ippodromo erano un “non problema” visto che aveva una non meglio specificata dichiarazione di responsabilità sottoscritta da non meglio specificate associazioni equine (dichiarazione di responsabilità clikka). L’assessora tommasielli ancora una volta dovrebbe spiegare di chi sono e soprattutto, cosa ci facevano 235 cavalli nell’ippodromo chiuso, oggi che la polizia municipale ha, da quello che apprendo dal giornale, accertato che nella struttura si allenavano cavalli, a questo punto, per corse che non sono in programma e che se me ne vado per una idea potrebbero avere a che fare con il mondo delle corse clandestine. E’ chiaro che tale gravissima circostanza deve essere chiarita dalla magistratura, ma stante le mie precise domande alla assessora tommasielli in sede di commissione e stante le dichiarazioni registrate dalla curatela stessa, sempre in sede di commissione, è evidente che non è possibile  consentire una ulteriore prosecuzione del suo mandato amministrativo affinché non si getti sull’amministrazione cittadina nessun ombra! Spero che il sindaco sia informato di ciò che è accaduto in un importante settore quale è quello dello sport e dell’impiantistica sportiva e comprenda fino in fondo che un’assessora non può né “brigare” affinché non si tenga una commissione di controllo (come fece per proprio per la commissione sull’ippodromo) né tantomeno evitare di dare risposte in un settore, quale quello delle corse di cavalli, nel quale l’inquinamento da parte della criminalità è sempre un allarme sociale. Spieghi l’assessora, per fugare ogni dubbio, di chi sono, a chi servivano e cosa ci facevano 235 cavalli in una struttura chiusa! Spieghi, inoltre, perché il Comune si dovrebbe accollare la rimozione di letame prodotto da cavalli che sono in proprietà di altri!

vedi anche:

ippodromo di agnano pagheranno i cavalli (clikka)

ippodromo di agnano chi paga? (clikka)

ippodromo di agnano chi sussurra ai 235 cavalli (clikka)

il comune che sussurrava ai cavalli (clikka)

Dal Corriere del mezzogiorno di oggi 01.09.2013

Sigilli all’ippodromo, è «guerra» tra fantini e polizia municipale

Trotto sulle piste chiuse, blitz dei vigili

NAPOLI — Lo stato di abbandono e incuria dell’ippodromo di Agnano è evidente. L’Asl è intervenuta nei giorni scorsi vietando la pista ai fantini ma ieri mattina questi hanno divelto le barriere e allenato i puledri. Quindi è arrivata la Municipale che ha sequestrato le piste.

Il Comune ha appena affidato la gestione provvisoria dell’impianto ad un gruppo di imprenditori napoletani e non, esperti del settore, che vuol puntare innanzitutto al Lotteria di ottobre e ha annunciato importanti risistemazioni, tenendo in serbo nuovi progetti semmai dovessero ottenere, tra un anno, la gestione definitiva. Intanto è guerra fra fantini, Asl e Municipale. Sequestrate, dai vigili, sia la pista interna che quella esterna; i fantini all’arrivo degli agenti sono scappati via. Il divieto sarebbe stato adottato per garantire l’incolumità dei fantini e dei cavalli stessi. Nelle foto di Pierpaolo Petino — il video su http://www.corrieredelmezzogiorno.it — ecco come versa la struttura che il 28 settembre dovrebbe riprendere ad operare a pieno ritmo con le gare e l’affidamento alla nuova società. Ieri mattina due camion dell’Asia hanno portato via quintali di “immondizie”, le immagini si riferiscono invece a quanto è restato nell’ippodromo dopo l’intervento: mucchi di letame a marcire su cui banchettano i piccioni, ingombranti di ogni genere, persino una betoniera arrugginita.

C’è chi non smette di sperare che le cose cambino. «Una squadra di pazzi che ama l’ippica e l’ippodromo d’Agnano», così Pierluigi D’Angelo definisce la cordata di imprenditori napoletani, la Ippodromi Partenopei s.r.l., da lui presieduta, che ha ottenuto l’affidamento della gestione provvisoria, un anno, dell’ippodromo. Senza corse ed e in crisi dall’anno scorso, l’impianto ha dovuto alla fine anche rinunciare, per la prima volta dal 1951, al Gran Lotteria di maggio, 170 i dipendenti finiti in mezzo alla strada. Oltre a D’Angelo, driver professionista, proprietario dell’ippodromo di Cosma e Damiano e dell’allevamento Garigliano, la società comprende Aldo Migliaccio, ex campione mondiale di vela, esperto di sistemi di controllo delle scommesse; Antonio Somma, proprietario di trottatori, è broker assicurativo internazionale; Massimo Torchia, concessionario di auto e di imbarcazioni di lusso, amante del galoppo; Michele Giugliano, titolare del ristorante Mimì alla Ferrovia ed Enzo Giordano, proprietario del celebre Varenne.

«Questo è un atto d’amore per la nostra martoriata città – spiega D’Angelo – per l’ippica e nei riguardi dei tantissimi lavoratori che hanno perso il lavoro, per far sì che l’ippodromo riapra e ritorni funzionante. Per un anno la spesa non sarà esigua, oltre al fitto di 21mila euro annuo che paghiamo al Comune faremo rientrare 60 dipendenti part time, spenderemo almeno 1 milione e mezzo di euro».

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