Sono giorni che i giornali riportano articoli su ciò che è accaduto e sta accadendo nella sanità Campana. I gravi fatti successi al Cardarelli ed al San Giovanni Bosco con cittadini che hanno letteralmente aggredito personale medico e paramedico, con violenza anche sulle cose, dimostrano il grado di disperazione a cui le persone sono giunte. Ieri (19.01) c’erano ben tre articoli di giornale sul Loreto Mare (clikka) sul San Giovaanni Bosco (clikka) nonché una intervista ad Ernesto Esposito Manager dell’ASL (clikka) che descrive il completo fallimento della sanità campana. Oggi leggo della reazione della Regione che promette una cabina di regia (clikka), quando è da tempo che gli stessi medici che stanno in prima linea suggeriscono soluzioni assolutamente inascoltate. Ricordo, infatti, il grido di allarme di questa estate, della Dott.ssa Rossana Spatola (clikka) la quale segnalava chiaramente che mentre al Cardarelli ci si ammazza di lavoro al nuovo Policlinico ci si giravano i pollici (clikka). E’ inconcepibile per un paese normale che i malati siano ricoverati nelle sale operatorie che tra l’altro sono anche soggette ad infiltrazioni d’acqua piovana come al San Giovanni Bosco. E’ una cosa talmente assurda che fa quasi ridere, se non fosse che la cosa riguarda nostri concittadini ricoverati d’urgenza. Mi chiedo se gli assessori della giunta regionale, caldoro ed ogni consigliere regionale non provi vergogna per lo stato a loro, gioco forza addebitabile. Si a tutti i componenti dell’istituzione regionale senza esclusione perché non ho sentito nessuno indignarsi, nessuno mettere penna in carta e scrivere ad un giornale per far capire ai cittadini che non sono soli come è capitato a me quest’estate (clikka) perché indignato e lo sono ancora!
Con cognizione di causa posso dire che la politica ottusa dei tagli liniari di caldoro è un completo fallimento. Ho, infatti, toccato con mano che ad esempio la migliore organizzazione della rete dell’emergenza urgenza (clikka) oltre a dare un servizio efficace ed utile al cittadino determinerebbe anche una riduzione dei costi. Perché caldoro non fa nulla macchiandosi la faccia del sangue dei morti che non ricevono per tempo le cure.
La cosa che proprio non capisco e come si possa continuare a tollerare ancora questa politica che nessun consigliere abbia per dignità chiesto le dimissioni di caldoro.
Il dramma è che si parla di primarie di elezioni di accordi, ma è il caso di dire che mentre il politico studia il malato se ne muore! Una sola parola caldorodimettiti!
Ancora oggi (21.01.2015) su Il Mattino di Napoli il San Giovanni Bosco (clikka) come una groviera.
e come gia e noto molti cittadini napoletani sono costretti ad andare in altre reggioni per curare le propie patologie, e non a caso io sono un esempio.
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I Pronto Soccorso dei nostri Ospedali sono luoghi ove troppo spesso il Personale Sanitario subisce un clima di violenta intimidazione , talora verbale, ma non del tutto raramente anche fisico.
Ricondurre i motivi di tale situazione ad un sentimento di disperazione dell’utenza è, tuttavia, fuorviante poiché rischia di dare una etichetta “ politica “ di consapevole protesta ad atteggiamenti che nulla hanno a che fare con la situazione di oltraggio al decoroso diritto alla salute, così spesso calpestato nei nostri Ospedali. La disperazione, ed il senso di smarrimento che tante volte vediamo negli occhi dei nostri Pazienti, sfociano il più delle volte in gesti di muta rassegnazione. La risposta violenta, l’aggressione fisica a persone e cose, le reiterate minacce, nascono dal clima di impunita arroganza e di assoluta ed ingiustificabile insofferenza al rispetto delle regole della comune convivenza, propria di una parte ben precisa della nostra cittadinanza . Si va dall’assalto ad una Divisione allo scopo di sottrarre una salma , alla pretesa indebita di sottrarsi ad una inevitabile attesa del proprio turno, ignorando i diritti altrui. Si aggredisce il Medico o l’Infermiere perché, il risolvere la paralisi respiratoria indotta da overdose di eroina, comporta l’inevitabile instaurarsi di una crisi di astinenza oppure perché arbitrariamente si ritiene il Sanitario responsabile del decesso, peraltro inevitabile, di un paziente ormai terminale. Gli esempi potrebbero essere tanti e di diverso tenore, ma tutti hanno come comune denominatore l’esposizione alla violenza dei Lavoratori della Salute, insufficientemente protetti dal Servizio di Vigilanza, nei casi estremi sottoposto anch’esso ad intimidazioni, o dall’ intervento, spesso tardivo, delle Forze dell’Ordine . E così un sentimento di insicurezza e di frustrazione profonda pervade sempre più Lavoratori sottoposti ad un livello di stress e di tensione ormai non più sopportabile, frutto di cause di cui non sono responsabili.
Il nostro Servizio Sanitario Nazionale, al di là di innegabili eccellenze, è profondamente malato ed offre livelli di assistenza non omogenei nell’ambito del territorio nazionale, a dispetto dei dati orgogliosamente rappresentati sui mass media che lo descrivono come uno dei più efficienti al mondo.
Per ciò che attiene la nostra realtà, sicuramente le responsabilità pesano come un macigno sulle spalle di chi ha il potere istituzionale di modificare il corso delle cose e, senza ombra di dubbio, la gestione Caldoro è caratterizzata da inadempienze e incompetenza culminate in una politica di tagli lineari irragionevolmente guidati da ottuse esigenze di cassa. Ma le ragioni del disastro sono molteplici e non riconducibili esclusivamente all’incapacità politica di un singolo, la cui rimozione, da sola, non riuscirebbe a risolvere il problema. Lo status quo è funzionale agli interessi di troppi. Attorno alla gestione della salute si muovono interessi economici stratosferici, logiche di consumismo mercantile, gestione di potere politico e di visibilità sociale inconfessabili. La riduzione dei finanziamenti dettata dalla crisi economica , pur correggendo alcune macroscopiche distorsioni non più difendibili, non ha modificato più di tanto una gestione disinvolta delle risorse disponibili, spesso utilizzate in modo difforme da quanto stabilito dalle linee guida di appropriatezza stabilite dalle Società scientifiche. Tutto questo chiama in causa non solo il Decisore politico ed amministrativo, responsabile di una oculata ripartizione delle risorse economiche e di un capillare controllo sulla loro utilizzazione, ma la stessa classe professionale che, di dette risorse, segnatamente da parte delle figure apicali, deve disporre secondo i criteri di più assoluta appropriatezza. E’ un problema, questo, non marginale che forse sfugge all’opinione pubblica ed al dibattito sui media, ma che, ciò non di meno, ha grande importanza non solo sotto l’aspetto economico, ma anche sotto l’aspetto di una efficiente gestione della salute. L’utilizzazione di capitoli di spesa per procedure diagnostico – terapeutiche non ragionevolmente impiegate secondo criteri di appropriatezza ( si pensi, ad es. quanto costa la sola cosiddetta “ Medicina difensiva “ o l’impiego estensivo dell’interventistica radiologica oppure l’utilizzo acritico della diagnostica per immagini , solo per fare alcuni esempi), erode risorse economiche sottraendole alla ricerca o ad altri aspetti della tutela della salute pubblica, come la riabilitazione da patologie croniche, l’assistenza ai portatori di disabilità ( vero dramma nel dramma ), la Medicina Preventiva.
Il problema è dunque politico – amministrativo ( ad es. pianificazione della disponibilità di posti – letto secondo il volume di effettivo carico di pazienti di quel determinato Ospedale e non secondo logiche lobbistico – clientelari; ripensamento e riorganizzazione di tutta la medicina territoriale, veramente fallimentare in relazione alle risorse economiche assorbite ) ma anche culturale, nella misura in cui richiama il Medico, da troppo tempo educato ad un sapere sempre più racchiuso negli angusti limiti di una dimensione tecnologica, ad un senso di maggiore consapevolezza sociale, e quindi di responsabilità politica.
Nel cuore dell’agenda politica, dunque, si colloca l’esigenza di promuovere la formazione di un capitale culturale che abbia come elemento qualificante il recupero di uno spirito di servizio, antidoto etico contro le lusinghe della corruzione, nell’ambito di tutta la Pubblica Amministrazione, e non solo. Ma l’ immagine di un Paese, come il nostro, ove gli interessi sul debito assorbono il 6 % del PIL a fronte di un investimento nella spesa universitaria dell’ 1 % soltanto, lascia poco spazio alla speranza.
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Caro Luciano condivido ogni parola. Una analisi assolutamente lucida
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