La Polemica tra Saviano e De Magistris

savianodemagistrisA proposito di camorra e legalità nessuno parla più della notte di capodanno archiviata come la bella notte di divertimento in Piazza del Plebiscito e sul Lungomare, senza nulla dire sui bossoli ritrovati nei quartieri di Napoli e del fatto che una persona, a Montesanto, in pieno centro storico, è stata addirittura attinta al collo da un colpo di arma da fuoco rischiando la vita. Eppure, sulla stampa cittadina divampa il tema della “legalità” ancorata all’attualità del “vile raid” alla Duchesca, al Comitato sulla legalità che il Sindaco ha pensato bene di istituire per esorcizzare la “camorra ed ogni forma di illegalità” ed alla forte polemica tra il Sindaco di Napoli e Roberto Saviano, assurta agli onori della cronaca nazionale. In tutto questo è scattata una gara a chi sta con la narrazione di Saviano o con quella di de Magistris. A questo punto è bene dirlo che a Saviano, va senz’altro, il merito di parlare di un tema su cui la città e lo Stato non devono mai abbassare la guardia e sinceramente come cittadino non comprendo la reazione scomposta del Sindaco che dovrebbe, invece, cogliere, nelle critiche di Saviano ed in generale di quelli che non la pensano come lui, non un attacco personale, ma la spinta per migliorare le condizioni di vivibilità della nostra città che, è indubbio, non sono rose e fiori. La personalizzazione che il Sindaco fa delle critiche non fa bene alla città e sinceramente come cittadino mi preoccupa non poco. Chi nega il problema ed addirittura pretende che altri non ne parlino è esso stesso il problema. Capisco la spinta “emozionale” del Sindaco ma come cittadino non mi basta. La Camorra, il Sindaco lo dovrebbe sapere, trova il suo brodo di coltura anche nelle istituzioni ed, invece, di attaccare Saviano dovrebbe, spiegare ai cittadini cosa ha fatto per evitare che ciò accada nell’Amministrazione Comunale. Non molto tempo fa, infatti, un alto Dirigente del Comune di Napoli riferì chiaramente che la gestione delle assegnazioni delle case del Comunali (clikka), in alcuni quartieri, è nelle mani della camorra. Così come quando da avvocato, tal volta mi è capitato di ascoltare un cliente che innanzi all’opposizione del funzionario comunale, per superare l’impasse, si è fatto “raccomandare” dal “boss” del quartiere ottenendo una risposta che qualsivoglia Giudice ci avrebbe messo anni. Così come quando da Consigliere Comunale sono andato a fare un sopralluogo nel quartiere Sanità alle “Fontanelle” per verificare la “strana” gestione di un campo di calcetto, sulla quale ho prontamente, e senza successivo esito, relazionato al Sindaco. Così come quando da presidente del Comitato per la Quiete Pubblica e la Vivibilità Cittadina ho dovuto notificare al Sindaco due atti di diffida, per cercare di fargli comprendere che le condizioni di vita di molti cittadini, in alcuni quartieri, sono ostaggio di soprusi perpetrati da imprenditori commerciali che non rispettano né la legge né le minime regole del vivere civile, provocando anche seri problemi di ordine e sicurezza pubblica. La narrazione del Sindaco non convince e non spinge i cittadini di “buona volontà” a migliorarsi. Eppure, basterebbe andare allo stadio per capire che la legalità è un concetto molto relativo perché le regole non sono quelle della legge, ma quelle imposte da altre forze che non sono certamente quelle dell’Ordine Costituito. L’articolo di Di Costanzo (clikka) sulle pagine di Repubblica Napoli di qualche giorno fa, sui fatti accaduti alla Duchesca ci dice chiaramente che i Senegalesi, vittime del raid, non erano al mercato per ordine della camorra e nonostante vi fossero le Forze dell’Ordine a presidio. Certo è che se un Sindaco, ex PM, affiancato da un Capogabinetto, Colonnello dei Carabinieri, pensa che sulla legalità occorre un Comitato di Saggi, delle due l’una, o ci dobbiamo preoccupare, o è l’ennesima “arma di distrazione di massa”.

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