Oggi (26.01.2017) su Repubblica Napoli un caso tipico della movida Napoletana (clikka) da cui si comprende che i cd. bar, baretti e locali di varia natura, spesso esercitano la loro attività a spese dei malcapitati cittadini Napoletani. Il Tribunale di Napoli è intervenuto per l’ennesima volta dando ragione ai residenti. E’ emerso, infatti, chiaramente che l’immobile utilizzato per la tipica attività della movida era sprovvisto dei necessari presidi a tutela della salute pubblica e privata, sia per quanto concerne le immissioni sonore, sia per quelle dovute agli schiamazzi. Fenomeno, purtroppo, comune a molti baretti che accolgono migliaia di giovani e meno giovani che si assiepano in locali e strade tal volta non idonee ad accoglierli.
La conseguenza è che il mancato adeguamento strutturale si trasforma in un costo e sofferenza sociale. Ancora una volta il Tribunale ha dovuto supplire ad una mancanza dell’Amministrazione locale. Eppure, in Italia ci sono esempi di buone prassi come quella del Comune di Verona, che ha adottato un vero e proprio regolamento che disciplina le attività rumorose con l’obbligo dei gestori di chiedere, sempre, alla Direzione Ambiente, il nulla osta di impatto acustico seppure l’attività musicale non sia quella principale. A Napoli, invece, nonostante la situazione sia gravissima chiunque può permettersi di aprire un locale e fare quello che vuole senza dover chiedere nulla a nessuno beneficiando di una incontrollata semplificazione amministrativa che in alcuni casi determina più danni che benefici.