Stamane su Repubblica Napoli una questione della quale mi sono occupato, che riguarda alcuni aspetti gestionali dello Stadio Collana (clikka). Ad ogni buon conto è fuori di dubbio che la vicenda che sta attraversando lo Stadio Collana ed i circa 5.000 Sportivi al giorno che lo frequentano ha aspetti alquanto singolari, purtroppo tipici delle amministrazioni del sud Italia dove all’ordine si sostituisce, per una sorta di maledizione divina, il disordine amministrativo. Incredibilmente su quest’importante impianto cittadino, di proprietà regionale, si sta consumando la legge del contrappasso, dove il Comune di Napoli è allo stato un “occupante abusivo” della struttura, in conseguenza della scadenza del contratto di comodato con la Regione Campania, alla stregua delle tante associazioni sportive che occupano ormai “sine titulo” gli impianti in proprietà comunale della legge 219/1981. Per intenderci, i grandi impianti sportivi come la piscina Poerio, al Corso Vittorio Emanuele, l’Acqua Chiara, al Frullone, il PalaStadera, il PalaArgine e tanti altri, realizzati con la legge sul terremoto e dati in gestione al CONI con convenzione ormai scaduta da anni senza che si sia provveduto per tempo ai rinnovi nel rispetto della legge. Che tale modalità gestionale sia amministrativamente scorretta lo dimostra il fatto che le tante associazioni che usano con profitto sociale e sportivo i citati impianti cittadini non hanno potuto opporre alcun titolo di detenzione in svariate occasioni con notevoli difficoltà; per esempio, per ottenere il certificato di prevenzione incendi, le autorizzazioni dell’ASL o semplicemente per ottenere l’allaccio della corrente elettrica o dell’acqua. Ebbene, l’importante impianto vomerese è afflitto dalla medesima malattia, che, in questo caso, ha colpito lo stesso Comune. Al caos amministrativo ha corrisposto il caos gestionale nell’indifferenza generale. In questa situazione, infatti, non destano sorpresa le dichiarazioni del patron del calcio femminile, che, nel caos generale ed a buon diritto, afferma di aver investito nella struttura vomerese circa trecentomila euro in lavori per spogliatoi ed attrezzature giungendo addirittura a trasformare la “vecchia e pericolante” palestra di basket in un campetto di calcio. Come io stesso constatai qualche tempo fa, nelle mie funzioni di Presidente della Commissione Sport del Comune di Napoli, alcuna traccia vi è dei documenti di autorizzazione dei lavori che, a quanto pare, furono eseguiti in “economia” quasi si trattasse di un immobile privato. Peraltro, sempre nello Stadio Collana (e ciò accade anche alla piscina Scandone) i tanti sportivi per fare una doccia ed asciugarsi i capelli devono acquistare delle tessere, i cui proventi non vanno nelle casse Comunali, neppure in minima parte, ma in quelle di una società privata – che si dovrebbe occupare di cambiare qualche rubinetto e della piccola manutenzione, rimanendo i costi dell’energia elettrica e dell’acqua a carico delle “scassate” casse del Comune di Napoli con condizioni contrattuali assolutamente entieconomiche per il Comune – in virtù di un contratto che si sta prorogando senza die – che anche durante la trascorsa consiliatura, nonostante le mie sollecitazione, non hanno ricevuto verifica. Cosa dire, infine, ma ci sarebbe ancora molto da dire, dell’appartamento del custode del Collana, la cui occupazione da parte dei discendenti di quest’ultimo fu anch’essa oggetto di attenta valutazione da parte dell’assessore ai diritti ed alla sicurezza Pino Narducci, di cui poi se ne sono perse le tracce con le sue dimissioni. Il mondo dello Sport non merita tutto questo. Non è, infatti, possibile tollerare che ancora oggi il regolamento comunale per l’uso e la gestione degli impianti sportivi risalga al 1997, nonostante avessi depositato il 21.11.2012 una proposta di regolamento redatta con la collaborazione del mondo sportivo e della scuola. Se non si comincia a mettere mano all’impiantistica sportiva con un ordinato iter amministrativo avremo sempre un imperante mala gestio della cosa pubblica con immancabile pregiudizio del diritto allo sport dei cittadini.
Riguardo ai Fhon uno stralcio dell’esposto alla Corte dei Conti: “Nell’esercizio del mio mandato di Consigliere Comunale e componente della Commissione Impiantistica Sportiva del Comune di Napoli sono venuto a conoscenza della esistenza della installazione di temporizzatori delle docce e degli asciugacapelli a pagamento presso gli impianti Sportivi natatori del Collana e della Scandone i cui proventi vengono incassati da una società privata Romano Control System S.r.l. che si occupa solo ed esclusivamente della manutenzione delle apparecchiature di temporizzazione e non della manutenzione dell’impianto idrico ed elettrico. Gli importi, pare, siano incassati da un delegato della società ed ammontano ad €. 2,00 per acquisto scheda ed ad €. 1.40 per ogni ricarica delle schede che prevede 8 passaggi tra docce ed asciugacapelli (mediamente un utente delle piscine consuma circa due passaggi a volta tra doccia ed asciugacapelli). La frequentazione dell’impianto natatorio del Collana e di circa 2000 utenti all’anno mentre quella della Scandone è di circa 5000 utenti all’anno di modo che gli importi potrebbero essere considerevoli e secondo una simulazione del tutto ipotetica derivante da informazioni assunte da addetti alle piscine, circa €. 14.000, per acquisto schede (7.000 utenti X 2 €.) e circa €. 616.000,00 per ricariche, se si considerano circa 2 €. a settimana per ogni utente (6 passaggi doccia e 6 asciucacapelli) X 4 settimane X 11 mesi di funzionamento degli impianti X 7000 utenti.“
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