Napoli e la rivoluzione dei trasporti

atan3371mkaiOggi (09.07.2013) in commissione abbiamo trattato la delibera (clikka) che prevede l’accorpamento delle società partecipate della mobilità ANM, Napolipark e Metronapoli per creare una holding dei trasporti. Ho ascoltato i buoni propositi e ne ho colto la bontà manifestando la necessità di verificare e studiare il piano industriale. Nel mio intervento ho detto che di tutta la vicenda quello che a noi di Ricostruzione Democratica pesa è la vendita del 40% della partecipazione del trasporto pubblico locale manifestando la disponibilità a ragionare sul fatto che se proprio si deve vendere il 40%,  anziché cercare un socio unico forte, noi avremmo preferito tentare la strada dell’azionariato diffuso facendo semmai entrare i lavoratori ed i cittadini nella proprietà e diluendo, quindi, i rischi di posizioni dominanti. Ovviamente ciò lo dichiarato sulla scorta di quanto noi abbiamo affermato in campagna elettorale sui beni comuni e sulla partecipazione popolare e che questa sarebbe una cosa su cui riflettere.  Ho chiesto della possibilità di inserire nella governance della holding i lavoratori (come accade in altri paesi) cercando così di instillare nei dipendenti un senso di appartenenza che ormai in molti è smarrito. La cosa che mi ha colpito è stata la risatina di un giornalista che giustamente ha pensato che se i napoletani non pagano il biglietto figuriamoci se si acquistano qualche azione. Effettivamente è una constatazione amara e ci fa capire quale è il metro su cui noi misuriamo tutto. Un metro che si potrebbe ridurre forse a qualche centimetro.

Ma questa non doveva essere l’amministrazione della rivoluzione? Non avevamo noi il compito di capovolgere i vecchi schemi? De Magistris non è stato scelto perché era un diversamente politico?

Noi di Ricostruzione Democratica ci vogliamo ancora credere, del resto se i napoletani non avessero avuto voglia di cambiare noi non saremmo stati in consiglio. Forse la nostra funzione è quella di credere che cambiare si può o solo testimoniare che i napoletani hanno creduto che cambiare si poteva. Per chiarezza ho chiesto anche quanto le società avessero speso per perizie e consulenze per gli accorpamenti e mi è stato riferito che non è stato speso nulla essendo sufficiente la certificazione del bilancio da parte della società di revisione. Meno male.

Di seguito Vi allego Tutti i documenti relativi al piano industriale. Io non ho competenze specifiche e pertanto Vi sarei molto grato se, qualche cittadino di buona volontà, mi facesse pervenire qualche impressione. Buono studio.

00. Piano Industriale 25_06_2013 ALLEGATO 1 ALLEGATO 2 ALLEGATO 3 ALLEGATO 4 – PARTE 1 ALLEGATO 4 – PARTE 2 ALLEGATO 5

2 risposte a "Napoli e la rivoluzione dei trasporti"

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  1. la prima considerazone è sulla contraddittorietà dell’assunto che bisogna ragionare su un piano di area metropolitana e poi ci si limita a giocare con le analisi in scala urbana ( meno del 10% di area e 1/4 di popolazione) con l’accorpamento di due sole società partecipate, senza tener conto della complessità del problema trasporti e trascurando la necessità di accorpare anche tutte le strutture EAV (cumana , circum flegrea, circum vesuviana, che costituivano le M dal 2 al 6 del vecchio piano e la metrocampania che serve l’ area nord. La cartina riferita al 2016 è invece vecchia perchè il tracciato M1, per esempio, finisce a Dante. Si parla di prolungare il tram fino a Sannazzaro ma non si dice come essendo in contraddizione con la chiusura totale del lungomare. Le stazioni di Monte s.Angelo e Parco S. Paolo della bretella , non vengono prese in considerazione; il prolungamento a Bagnoli della linea 6 neanche. Si parla di holding, ma il piano economico è ascarno e quello politico , di una struttura BENE COMUNE, assente

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  2. mai dimenticando che il piano lo fa la sig.ra Donati…….

    l’ennesima presa in giro ed ennesima consulenza……..oppure lavora gratis anche lei?

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