I fondi dei gruppi politici: una nuova “Tangentopoli”

Ianniciello

I fatti della Lomabrdia, del Lazio e della Regione Campania mi fanno pensare che ancora una volta tocca alla magistratura fare pulizia nei partiti! Credo che quella a cui stiamo assistendo è una vera e propria “tangentopoli”. Sono convinto, infatti, che se si indagasse in tutti i consigli comunali, provinciali, regionali ed in parlamento circa le spese fatte con i cd. fondi economali assegnati ai gruppi politici si scoprirebbe che il 99% sono stati spesi in modo improprio e per fini assolutamente personali. Io stesso come consigliere comunale ho sentito dire cose strane su come si sarebbero dovuti spendere i fondi assegnati, tanto che ho sentito la necessità di pubblicare tutto ciò che mi riguarda ed ha riguardato al gruppo di cui ho fatto parte (Il rendiconto di Napoli è Tua clikka). Occorre pulizia ed intransigenza e fare intendere ai politici che si candidano a svolgere un ruolo pubblico che ciò significa sacrificio non privilegi né soldi pubblici da spendere a piacimento! Svolgere un ruolo pubblico significa avere l’onore di rappresentare il popolo e la voglia di restituire qualcosa alla società di cui facciamo parte, nient’altro! Ancora oggi trovo assolutamente inadeguati i partiti a svolgere questo compito ed allora spero che le Procure arrestino tutti coloro che si sono macchiati le mani con la marmellata perché ormai il vasetto è vuoto e non possiamo permetterci che questa gente spregevole resti tra le fila degli amministratori della cosa comune.

Di seguito l’articolo del corriere del mezzogiorno di oggi (21.12.2012)

NAPOLI — Sessantaquattromila euro facili facili, ottenuti dalla Regione grazie a fatture false e, secondo l’accusa, a un controllo dei documenti pressocché nullo. Massimo Ianniciello, quarantenne consigliere regionale del Pdl (ausospesosi dal gruppo consiliare), è da ieri mattina agli arresti domiciliari con l’accusa di truffa aggravata e si ritrova la casa sotto sequestro fino all’importo della truffa; indagati il suo commercialista, Antonio Pazzona, e l’ex capogruppo del Pdl Fulvio Martusciello, la cui casa è stata perquisita. L’inchiesta è quella avviata alcuni mesi fa dal pm Giancarlo Novelli con il coordinamento del procuratore aggiunto Francesco Greco. Semplicissima la truffa, ricostruita dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria: presentando fatture false, prima emesse da una ditta che produce cartelloni e segnali stradali, poi da un’azienda fantasma formalmente attiva nel settore del commercio all’ingrosso di rottami, otteneva rimborsi che in realtà sarebbero destinati ad attività di comunicazione. Martusciello, ricostruisce il gip Roberto D’Auria nell’ordinanza di custodia cautelare, avrebbe dovuto svolgere ma non ha svolto l’«idonea istruttoria» che la legge regionale impone ai capigruppo. Le prime fatture false vengono fornite nel 2010 a Ianniciello da una ditta del Vesuviano che si occupa di pubblicità stradale. Il titolare, Giuseppe Vastola, ha riferito agli inquirenti di essere stato contattato da alcune persone vicine a Ianniciello, tra cui Antonio Pazzona: «Mi hanno chiesto di emettere le fatture per importo rispettivamente di 11.700 e 2.304 euro. Mi è stato dettato l’oggetto della prestazione da indicare nelle stesse fatture che ho provveduto io stesso a redigere. Non ho reso alcun tipo di collaborazione o prestazione». In base all’accordo, Ianniciello avrebbe dovuto liquidare l’importo delle fatture e successivamente la somma, scomputata dell’Iva riconosciuta alla società, sarebbe stata rimessa ai richiedenti. «In verità — ha spiegato ancora Vastola — non è stato corrisposto alcun compenso né tantomeno il rimborso dell’Iva. Pazzona e la persona che era con lui promisero vantaggi lavorativi e facilitazioni burocratiche con i vari Comuni dove la mia ditta avrebbe dovuto operare. Non ho mai ottenuto alcun tipo di vantaggio o agevolazione per qualsivoglia esigenza connessa con la mia attività nè tantomeno privata». Ottenute le fatture, gli amici di Ianniciello scompaiono: Vastola va una volta allo studio di Pazzona per sollecitare il pagamento dell’Iva, ma poi si arrende e rinuncia. Nel frattempo, il consigliere regionale trova un altro modo per procurarsi le fatture. Se le fa rilasciare da una società fantasma, la general Trade International srl, ufficialmente attiva nel settore del commercio all’ingrosso di rottami. La società avrebbe sede a Bacoli, ma la Guardia di Finanza si accorge che l’indirizzo corrisponde ad un appartamento disabitato. Soci e amministratori delegati risultano essere due cittadini svedesi irreperibili, Patric Kennet Svensson e Stig Roger Nordlund; institore risulta tale Vincenzo Rufolo, pluripregiudicato per spaccio di droga e reati contro il patrimonio. Interrogato, dichiara di non conoscere nessuno svedese, di non avere mai commerciato in rottami e di avere dato, anni fa, il suo documento a un conoscente in cambio di 150 euro.
Titti Beneduce

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