Derivati: per costruire il futuro occorre memoria

bassolino

Oggi (20.12.2012) leggo l’articolo su corsera di una grossa truffa, accertata in primo grado dal Tribunale di Milano, fatta ai danni del Comune di Milano da un gruppo di banche che hanno rifilato “derivati” all’amministrazione provocando un danno enorme alle casse comunali. Tra i manager della UBS coinvolti figura anche Gaetano Bassolino (figlio di Antonio) di cui si occupò qualche anno fa (sembra un secolo) anche una puntata di REPORT (CLIKKA CLIKKA clikka report2007), per un caso simile al Comune di Napoli, nella quale fu intervistato l’assessore al bilancio dell’epoca Cardillo che tra sorrisi e risatine (vado a memoria) dichiarò quasi che ne sapeva poco dello strumento finanziario. La riflessione che faccio oggi è che non dobbiamo dimenticare il passato. Sento palpabile intorno a me che la critica all’attuale amministrazione cittadina spesso è subdolamente fatta per riabilitare il “vecchio” di cui in Napoletani hanno voluto disfarsi con le elezioni del 2011. Sento, pertanto, il dovere di fare appello alla memoria affinché i cittadini riflettano su ciò che è accaduto e non cadano negli stessi errori. Peraltro spesso al Comune abbiamo all’ordine del giorno da ratificare decisioni prese dalla passata amministrazione che sento ancora incombente sul comune, che che ne dicano gli altri (vedi  il caso: Piazza Garibaldi, quello di Bagnoli Futura, quello del CAAN etc). Credo che la crisi che stiamo vivendo e che sento palpabile intorno a me ci deve spingere ad essere più attenti verso la politica poiché (come ha ben rappresentato Benigni l’altra sera) se noi non ci interessiamo della politica possiamo ben essere certi che la politica si interessa di noi quando decide di fare ZTL, IMU, TARSU, BUCHE PER STRADA, MOBILITA’, ASILI, SCUOLE ELEMENTARI, SICUREZZA, GIUSTIZIA, LAVORO, SVILUPPO, AGRICOLTURA, INDUSTRIA …..

MILANO — Un anno senza poter fare affari con la Pubblica Amministrazione, 89 milioni di confisca del profitto lucrato nel 2005 ai danni del Comune di Milano, 1 milione a testa di sanzione pecuniaria, 50.000 euro di risarcimento ai consumatori dell’Adusbef, e 9 banchieri condannati per truffa a pene fra i 6 e gli 8 mesi: a 7 anni dal bond trentennale da 1,6 miliardi di euro emesso dall’allora giunta del sindaco pdl Gabriele Albertini per «ristrutturare» al 2035 i debiti con 4 banche estere, è il saldo che la sentenza di primo grado del giudice Oscar Magi accolla alle tedesche Deutsche e Depfa Bank, all’americana Jp Morgan e alla svizzera Ubs.
«L’Italia è stata terra di scorribande, è una sentenza storica», commenta il pm Alfredo Robledo, preceduto in novembre solo da una class action in Australia di 13 Comuni contro la banca olandese Abn Amro e l’agenzia Standard and Poor’s. Se le banche sono le truffatrici, per la sentenza il truffato è il Comune del 2005 (Albertini) e del 2007 (Letizia Moratti) che, certo senza fare una gran figura politica in termini di competenza, vede quindi assolvere dalla truffa, «per carenza dell’elemento soggettivo», l’ex direttore generale Giorgio Porta, ex assessore al Bilancio nella prima giunta Albertini, e Mario Mauri, compagno di liceo di Albertini e suo consulente economico. «Una sentenza che rimette a fuoco i ruoli, quasi un risarcimento morale per Porta», commenta il difensore Nadia Alecci, mentre le banche, «deluse dalla sentenza», annunciano tutte appello contro un verdetto che condanna anche i manager di Ubs Gaetano Bassolino (7 mesi al figlio dell’ex presidente della Campania), Matteo Stassano e Alessandro Foti (6 mesi); Tommaso Zibordi (7 mesi e 15 giorni) e Carlo Arosio (6 mesi e 15 giorni) di Deutsche Bank; Antonia Creanza (8 mesi e 15 giorni) e Fulvio Molvetti (6 mesi e 15 giorni) di JP Morgan (dove sono invece assolti Simone Rondelli e Francesco Rossi Ferrini); Marco Santarcangelo (8 mesi e 15 giorni) e William Francis Marrone (6 mesi e 15) di Depfa. Di rilievo, perché a sorpresa, il fatto che per una teste dell’accusa, Angela Casiraghi, ex direttore finanziario del Comune e ora alla Cassa Depositi e Prestiti, il giudice abbia trasmesso gli atti al pm per l’ipotesi di falsa testimonianza.
Sulla doppia casacca delle banche, un po’ consulenti e un po’ controparti del Comune, le difese avevano sfoderato un parere del professore Guido Rossi, possibilista a patto che il conflitto di interessi venga dichiarato: «Leggo — ha ribattuto il pm in requisitoria — un parere a firma Guido Rossi, dove si dice che non c’è nessuna difficoltà ad essere controparti e advisor. Dico “a firma di Guido Rossi” perché non credo che sia lo stesso Guido Rossi che scrive di etica poi sui giornali… quantomeno lì bisognava aggiungere che il conflitto di interessi delle banche andava esplicitato».
Le banche avrebbero violato la legge 448 del 2001 che ammette il ricorso a queste rischiose operazioni (vietate agli enti locali dal 2008) solo se riducono il valore finanziario delle passività totali a carico dell’ente. Inoltre il rapporto banche-Comune («smontato» dai consulenti Fusai, Tasca e Corielli anche con l’indicazione di un errore nel quale sarebbe invece caduto un esperto di Banca d’Italia) avrebbe incorporato in partenza uno squilibrio implicito tra i due contraenti, e cioè decine di milioni di perdita finanziaria per il Comune e di corrispondente profitto per le banche, che lo inserirono nel conto patrimoniale. In violazione della legge inglese «Fsa» che avevano voluto regolasse i contratti con il Comune, le banche avrebbero anche manovrato «per spingerlo a suicidarsi», secondo la colorita espressione del pm, cioè a rinunciare (senza avvedersene) a preziose protezioni contrattuali di cui avrebbe dovuto godere quale ente pubblico territoriale «cliente intermedio».
Quest’anno la giunta Pisapia (rinunciando a costituirsi in giudizio) e le banche (pur senza ammissione di responsabilità) hanno raggiunto un accordo extragiudiziale che ha fatto contabilizzare al Comune entrate per 450 milioni, più 250 di flussi di interessi attivi nei prossimi 23 anni. E il verdetto ora si allunga su tante banche per i contratti di finanza «derivata» dal valore di 9,5 miliardi di euro che, dopo il caso-pilota di Milano, sono finiti nel mirino in 7 Regioni, 2 Province e 38 Comuni.
Luigi Ferrarella

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