Comune di Napoli per la Disabilità. Il bilancio di Napoli Sociale

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Sono ormai anni che assistiamo alla riduzione della spesa sociale che ovviamente pesa in particolar modo sulla disabilità. Spesso ci si riempie la bocca parlando di solidarietà ma è chiaro che la solidarietà da sola non basta. Le istituzioni dal canto loro, in un momento di crisi dovrebbero provvedere a fare in modo che ogni euro speso non vada disperso cosicché il 24.11 scorso ho avuto modo di partecipare ad una audizione dei dipendenti di Napoli Sociale, la partecipata del comune di napoli che ha come mission l’attuazione delle politiche sociali dell’amministrazione. Sul tema della disabilità sono intervenuto molte volte in consiglio comunale da ultimo quando sentii il dovere di riportare la lettera struggente e mortificante per le istituzioni del papà di Biagio (clikka) o quando ho censurato la politica di Caldoro (clikka). Questa volta sento il dovere di offrire alla vostra lettura il Piano Industriale di Napoli Sociale 2015 (clikka) specialmente dopo l’appello di un altro papà che è stato costretto a far indossare il pannolone al proprio figlio Disabile (clikka) per non fargli perdere giorni di scuola.

Come dicevo è facile parlare di solidarietà ma quanti soldi si sprecano? Ebbene, alla citata commissione ho avuto modo di parlare con i dipendenti di Napoli Sociale che lamentano uno scarso affidamento di commesse alla azienda che vengono invece affidate ad associazioni e cooperative. Ovviamente la questione la conoscevo già e molte volte ho cercato di far capire all’amministrazione che se abbiamo una Società partecipata che si occupa di sociale è  chiaro che dobbiamo sfruttarla al meglio affidandole i compiti che spesso, forse per ragioni elettoralistiche, il Comune affida ad associazioni e cooperative. Se poi consideriamo che il Comune di Napoli spende in politiche sociali una somma che si avvicina ai 100 milioni di euro la cosa è abbastanza rilevante. Come è possibile che Napoli Sociale in una città dove il disagio e la richiesta di aiuto è così impellente non abbia una commessa sufficiente a pagare gli stipendi dei 430 lavoratori?

Se andate a leggere il bilancio allegato al piano industriale troverete che è come al solito, una società che ha una forte esposizione verso l’erario (circa 15.000.000) un una massa debitoria consistente a cui si accompagna un equivalente credito verso l’amministrazione che, come al solito, non paga. Punti di rilievo la mancanza del contratto di servizio (il che è assurdo!!) e l’intenzione di favorire la mobilità verso altre aziende per sottoutilizzo dei dipendenti (pag. 24) il che significa che la scelta del comune si muove verso la esternalizzazione delle politiche sociali senza avere il coraggio di dirlo chiaramente.

Non voglio fare qui la questione politica ma è chiaro che occorre avere il coraggio di dire le cose come stanno e sopratutto non sprecare le poche risorse che abbiamo. 1) esternalizzare tutto e mettere mano alla mobilità interna per fare in modo che non si sprechi il lavoro; 2) non esternalizzare ed allora puntare su una Napoli Sociale che abbia però tutte le caratteristiche per svolgere tutti i ruoli nelle politiche sociali, trasferendo alla stessa anche la funzione di stazione appaltante per avere un unico centro di spesa ed avere una unitarietà dell’azione amministrativa in un settore così importante per la città e per il bilancio comunale!

Una risposta a "Comune di Napoli per la Disabilità. Il bilancio di Napoli Sociale"

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  1. La leggo spesso, e talvolta ci siamo incrociati, qui non riesco a tacere.
    La disabilità nella nostra città è completamente sovvertita, il denaro sottratto dai falsi invalidi e l’inefficienza delle strutture ospedaliere e statali è davvero ai minimi storici soprattutto se parliamo di disabilità minorile o pediatrica.
    Purtroppo io mia figlia l’ho persa e molto probabilmente per la negligenza di medici veneti, perchè noi Napoletani, vantiamo medici luminari i quali però hanno strutture da terzo mondo; per non parlare dell’Assistenza alle famiglie, nella nostra città completamente dimenticata.
    FARE qualcosa vorrebbe dire razionalizzare tutte le risorse per scopi reali e che da subito cambierebbero la vita delle persone, come il controllo a tappeto per liberarsi dei falsi invalidi e la spesa dedicata a centri di trapianto, strutture di assistenza ed assistenza domiciliare.
    Mentre il reddito procapite al nord riesce a RISALIRE, al SUD continua a SCENDERE, la totale assenza delle istituzioni è solo terra per accordi parentali, concussioni e criminalità.
    Lei e la sua applicazione e condivisione politica, mi rendono orgoglioso delle mie origini partenopee. ma continuo ad essere sicuro che per me, la mia famiglia e tutti quelli che come noi, non hanno “amici” o non “sono figli di” non c’è nessuna speranza, nessun interesse, nulla, perchè la politica continua ad essere di giovamento solo a se stessa ed i reali problemi delle persone, li osserva fermandosi solo alla speranza che non peggiorino.
    La speranza è finita.

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