Perché non si discute su cosa fare a Bagnoli?

bagnoliA Londra ci sono almeno 20 Bagnoli ma l’amministrazione politica individua strategie intelligenti per riqualificarle”. Questa, come cittadino napoletano ed ancor di più come consigliere comunale, è la frase che mi ha colpito di più della intervista dell’Archistar londinese Richard Brudett (clikka) apparsa qualche giorno fa su Repubblica Napoli che, in una certa misura, mi ha anche fatto vergognare. Difatti, a fronte di una dichiarazione così forte sulla stampa cittadina si sono susseguite e si susseguono le notizie e le interviste sul “totocommissario” e sulla necessità di modificare il decreto sblocca Italia ridando un ruolo al Comune. Niente o quasi si dice su cosa si debba fare dell’area, ovvero, su quali rimedi si debbano adottare visti i risultati istruttori della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli e della Commissione Parlamentare di inchiesta del 12.12.2012 nonché della nuova riperimetrazione della zona rossa a rischio vulcanico dei campi flegrei che ha ricompreso anche l’intera area di Bagnoli. C’è, come detto, la ricerca affannosa del Commissario, difficile da trovare in quanto, paradossalmente, l’incarico è a titolo gratuito con altissimo rischio di coinvolgimento in procedimenti giudiziari visti i presupposti da cui si parte.

Nessuno parla, infatti, di cosa si potrà fare a Bagnoli alla luce di questi studi, atti e documenti. Di come ad esempio si intende risolvere il problema dell’inquinamento causato dalle oltre 400 tonnellate di morchie oleose interrate sotto il parco dello sport e certificate dal consulente della Procura di Napoli. Sarà veramente praticabile il suggerimento indicato in una nota dell’Assessore Santangelo del 13.04.2010, riportata nel decreto di sequestro del Tribunale di Napoli, di “realizzare delle barriere non valicabili delle aree verdi in modo da evitare del tutto il contatto dermico con il suolo? Siamo in grado di immaginare dei bambini e ragazzini napoletani giocare nel parco dello sport e non scavalcare qualsivoglia barriera per andare a recuperare il pallone o per sostarvi tranquillamente come se niente fosse? A meno che non vogliamo immaginare dei cartelli a guardia delle aree verdi con su scritto “vietato calpestare le aiuole pericolo di morte”.

Ancora le percentuali di aree residenziali e non residenziali già previste, alla luce della nuova riperimetrazione della zona rossa, sono ammissibili e praticabili? Il mio contributo sul punto ho cercato di darlo nella mozione che è stata approvata dal Consiglio Comunale del del 16 marzo 2015 (clikka) allorché feci inserire nell’atto un espresso riferimento alla perimetrazione della zona rossa avendo studiato i risultati del tavolo presso la protezione civile, che hanno poi determinato le delibere di giunta regionale della Campania nn. 669/2014 e 27/2015. In questi casi, infatti, credo che la politica debba applicare il principio di massima precauzione e sicurezza a tutela della privata e pubblica incolumità mettendo ai margini la speculazione economica che, invece, vorrebbe un aumento esponenziale delle cubature residenziali.

Altro quesito su cui varrebbe la pena confrontarsi e come si vuole mettere in pratica l’idea del ripristino della linea di costa e che fine dovremmo far fare alla colmata che fino a prova contraria andrebbe rimossa per legge. Senza sottacere delle stesse perplessità sollevate dal GIP del Tribunale di Napoli, nell’ordinanza di sequestro relative all’inquinamento proveniente dall’area CEMETIR di cui neppure si discute. Fare, Fare presto e Fare Bene, dovrebbe essere il leitmotiv di una azione amministrativa seria e concreta su Bagnoli ed, invece, ci stiamo arrovellando il cervello su come uscire dalla cornice tracciata dal decreto sblocca Italia che, stando così le cose, non potrà certo contenere un bel quadro.

Per gli altri post su Bagnoli (clikka)

Su Repubblica Napoli di oggi (clikka)

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