“Fuoco su Napoli” è un romanzo apocalittico di Ruggiero Cappuccio a cui ho pensato col crollo del fabbricato alla Riviera di Chiaia e l’incendio della Città della Scienza. Questi ultimi due giorni mi hanno aperto una ferita profonda nello stomaco. Sono arrabbiato e sento di sentire la stessa rabbia che hanno i miei compagni del gruppo consiliare Carlo Iannello e Simona Molisso. E’ una rabbia sorda che non vuole sentire ragioni. Napoli dovrebbe essere il traino per tutto il mezzogiorno e giochi di potere economico e politico la stanno strangolando. L’aria manca ai cittadini, ma ancora di più ai tanti dipendenti della Napoli Sociale (partecipata dal Comune) che campano senza stipendio per mesi. L’aria manca ai dipendenti dell’Azienda di Mobilità che a fine mese non sanno se arriverà lo stipendio o se potranno uscire con i mezzi forniti di gasolio. L’aria manca ai cittadini che ci chiedono di otturare le buche (dovrebbe essere una cosa semplice) e l’aria manca a noi che sentiamo il dovere di dare delle risposte! E’ necessario che si pongano immediatamente i nodi sul tavolo e si taglino una volta per tutte, spiegando alla città cosa sta accadendo. Occorre spiegare alla città che il governo attuale (perché oggi c’è un governo che di qui a poco se le cose non cambiano lo si dovrà ritenere voluto da tutte le forze politiche compreso il M5S) ci costringe a fare una politica per la quale il pubblico potrà dare sempre meno. Occorre spiegare ai cittadini che un governo in questo paese ci dovrà pure essere che si assuma la responsabilità verso i napoletani che, comunque, hanno espresso dei loro rappresentanti in parlamento e che non se ne fregano un fico secco se si debba dare prima o dopo la fiducia ad un governo, ma vogliono che i loro rappresentanti una volta eletti amministrino e adempino al mandato elettorale attuando ciò che hanno promesso in campagna elettorale. I cittadini sentono solo che gli manca l’aria e non capiscono nulla del perché un “comico” (è così che la stampa definisce il leader del M5S) non faccia in modo che si crei un governo su progetti condivisi e necessari per il paese, pretendendo che quegli stessi punti messi a base del suo programma elettorale li voti qualcun altro, per non perdere la “verginità”! Punti per i quali hanno chiesto il voto e sono stati eletti 160 nuovi parlamentari che si dichiarano essere dipendenti dei cittadini italiani. Ebbene, la rabbia che questa volta si è sfogata nella scheda elettorale, oggi chiede risposte immediate. E se il concetto di parlamentare dipendente dei cittadini vale, allora il dipendente non potrà non votare la fiducia ad una governo che dichiara e si impegna ad attuare i punti del programma elettorale per il quale sono stati chiesti i voti dal parlamentare che si è candidato ed è stato eletto. Lo dico ancora una volta Napoli non può aspettare!
Fuoco su Napoli

sono completamente d’accordo, ma gli altri consiglieri l’aria non manca?
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