Manovre di assestamento per battere il populismo

PD-UDC La sinistra con il centro da un lato e le forze di sinistra radicale insieme (SEL-FED-IDV-Movimento Arancione). Questa sarebbe la soluzione per battere il populismo ed assicurarsi una maggioranza sia pure postelettorale utile per governare. Non saprei l’abbraccio PD-UDC potrebbe essere mortale se non supportato da un profondo rinnovamento dei dirigenti e nelle liste.

Da il Mattino del 16.09.2012 Mario Ajello
Orvieto.

Considerano il populismo il nemico da battere e dicono entrambi: «Basta fango sulla politica». Non nascondono le differenze che esistono ad esempio sulla legge elettorale – «Oggi i giornali diranno che stiamo in pace o che stiamo in guerra?», motteggiano entrando al convegno delle Acli – ma condividono l’urgenza di riprogettare l’Italia. Quindi Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini torneranno al governo insieme, dopo le elezioni? Il leader del nuovo centro ragiona così: «Pier Luigi e io siamo due persone, due amici, che vengono da storie diverse e che hanno idee diverse. Se vogliamo annullare queste differenze, non facciamo un buon servizio. Da posizioni diverse, abbiamo fatto un’opposizione dura a Berlusconi che per quattro anni ha ripetuto slogan vuoti. Poi ci siamo uniti, per creare una svolta politica e per salvare l’Italia, con il governo Monti». Dopo di che – ed ecco l’apertura di Casini – «nella prossima legislatura le forze politiche devono arrivare con progetti chiari e fare alleanze su quei progetti. Creare coalizioni utili soltanto a presentarsi al voto e a vincere le elezioni, e incapaci poi di governare, sarebbe un danno per l’Italia». 
Parole che sono miele per la platea delle Acli, dove la prospettiva di un centro-sinistra («con il trattino», specifica il presidente Andrea Olivero) che provi a governare viene vista come una speranza o come l’ultima spiaggia. Infatti Olivero si spinge a chiedere a Bersani e a Casini, ma senza ottenere su questo risposta, di «stabilire subito le alleanze, in modo che i cittadini le conoscano prima delle elezioni». Sembra quasi che dal palco il presidente delle Acli stia celebrando, con troppo anticipo, le nozze tra il Pd e l’Udc: «Volete voi…? Siete disponibili a…?». Chissà poi come finirà questo gioco, molto serio ed estremamente magmatico, delle alleanze.
Intanto Bersani, prima di entrare nella sala del convegno, sta nel bar della stupenda Piazza del popolo di Orvieto e tra un caffè e una boccata di sigaro spiega ai presenti: «Pace, guerra, rottura, ricucitura tra me e Casini? Non bisogna stare appresso, come fanno i media, ai botta e risposta del giorno per giorno. Il tempo per arrivare alle elezioni è ancora lungo e occorre guardare in prospettiva. A me sembra che la collaborazione tra progressisti e moderati sia la strategia più credibile per il Paese». E dal palco: «Sul modo di intendere le istituzioni, sull’Europa e su altri terreni c’è un’unione di fondo tra progressisti e forze moderate e liberali. Questo porterà a doverci intendere, anche perché di là c’è altra roba: il grillismo, il populismo, l’illusionismo berlusconiano». A proposito di Berlusconi: «Ha appena detto che all’Italia serve una guida? Ecco, se vogliamo andare fuori strada, scegliamo lui». Oppure, su un Monti dopo Monti con dentro ancora il Pdl: «Una grande coalizione? De che!», dice Bersani con una battuta volutamente gergale: «Pensate davvero che, per fare uscire l’Italia dalla palude, vado a fare un accordo con Berlusconi? Non chiedetemi questo, piuttosto lascio io». 
L’anti-berlusconismo (che i due declinano ognuno alla sua maniera) può unirli, ma a dividere Casini da Bersani è ancora Vendola. Il leader dell’Udc continua a non credere nell’affidabilità della sinistra radicale in funzione di governo, ma critica anche «alcuni ministri dell’esecutivo Monti che fanno troppe promesse e troppi annunci». Quando poi Casini fa questo ragionamento («Nella società civile spesso i personalismi e i tatticismi sono superiori a quelli esistenti nel mondo politico»), in sala molti si chiedono: sta forse parlando di Montezemolo? Poi l’incontro finisce, il matrimonio tra Pd e Udc non si è celebrato ma quella di ieri non è stata certo, per Bersani e Casini, una giornata di guerra.

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