La moglie di Caldoro discriminata?

La moglie di Caldoro dichiara di essere discriminata per essere la moglie di Caldoro che a sua volta l’ha nominata in un osservatorio regionale. La notizia è di qualche giorno fa ed oggi riappare con una lettera di Marco Salvatore al Corriere che difende la scelta, poiché la firma del Presidente della Regione, sul decreto di nomina della moglie in questa commissione, è un atto dovuto. La cosa mi fa accapponare la pelle, per fortuna c’è stata la risposta del Direttore De Marco sulle pagine del Corriere del mezzogiorno di oggi che ovviamente sottolinea che seppure la cosa fosse legittima, ci sono delle ragioni di opportunità che avrebbero dovuto consigliare il Presidente, ad essere più attento. La questione, peraltro, capita in piena bufera del caso malapolitica regionale e si ha l’ardire di dire che le mogli dei politici sono discriminate. La verità è che non si vuole capire che il ricoprire incarichi pubblici è causa, non ha solo di onori, ma anche oneri e pesi ed essere la moglie di una persona che ricopre una così importante carica istituzionale ha gioco forza anche delle ricadute anche sulla vita familiare. Oggi in consiglio comunale dopo un mio intervento facevo, infatti, una riflessione con un assessore a cui ho detto che il politico è in un certo qual modo è come il Giudice: non deve solo essere imparziale ma deve anche apparire tale.

di seguito l’articolo di Lomonaco da il corriere del mezzogiorno del 23 Settembre, 2012

La polemica è stata sollevata da Carlo Aveta (La Destra) per «la nomina della moglie del presidente Caldoro in un osservatorio regionale». E lei, Annamaria Colao, l’ha presa male, tanto da sfogarsi su Fb: «Cari amici miei ancora una volta la mia relazione famigliare mi mette in condizione di essere discriminata… È tempo che io divorzi per avere il rispetto che merito per la mia professione?». Le risponde l’amica Teresa Armato (Pd): «Capisco lo sfogo, ma non è stata discriminata».

NAPOLI — Il sasso nello stagno l’ha gettato Carlo Aveta, consigliere regionale e segretario campano della Destra: «Sulla nomina della moglie del presidente Caldoro in un osservatorio regionale presenterò un’interrogazione urgente». Aveta l’ha annunciato un paio di giorni fa, dopo aver appreso «che il presidente Caldoro, con decreto n. 154 del 24 maggio scorso, ha nominato la moglie quale componente dell’Osservatorio per la formazione medico specialistica per verificare lo standard di attività assistenziali dei medici specialistici».
Aveta ha precisato che non intende mettere in discussione l’eccellente curriculum accademico e le qualità professionali della professoressa Annamaria Colao, ma ha sottolineato che «appare quantomeno inopportuna, da parte del presidente della Giunta, la nomina della moglie in un osservatorio regionale».
Le acque si sono immediatamente mosse, infatti ad Aveta ha replicato Gennaro Salvatore, presidente del gruppo consiliare «Caldoro Presidente», spiegando: «I componenti dell’Osservatorio regionale per la formazione medico specialistica sono designati dai presidi delle facoltà di Medicina e Chirurgia, sentiti i rispettivi consigli di facoltà, e i criteri di designazione sono previsti per tutte le Regioni dal decreto legislativo n. 368 del 1999, in attuazione a una direttiva europea. La Regione, la giunta regionale, non hanno discrezionalità né nel cambiare l’organismo, né nel decidere la sua composizione nominale. Tra l’altro l’Osservatorio è stato istituito con deliberazione della Giunta regionale n. 906 del 23 giugno 2004».
Quindi due precisazioni in una: i nomi non li ha scelti Caldoro e fu la giunta Bassolino a istituire l’organismo e quindi anche a stabilire il compenso orario per i consulenti. Un compenso non particolarmente appetibile: 185,92 euro più Iva per i componenti esterni all’amministrazione.
La doppia precisazione ha dunque chiuso la faccenda? Tutt’altro. Innanzitutto perché sebbene Salvatore dica la verità, è vero anche quello che afferma Aveta, perché in calce al decreto del Presidente della Giunta c’è effettivamente la firma di Stefano Caldoro, com’è naturale che sia. Ma anche perché a rilanciarla è la stessa Annamaria Colao, che si è pubblicamente sfogata su Facebook. «Cari amici miei — ha scritto — ancora una volta la mia relazione famigliare mi mette in condizione di essere discriminata… non ha alcun valore il curriculum scientifico, non serve che la mia nomina sia stata decisa dalla facoltà di medicina nella quale opero da 25 anni e che la regione non abbia avuto alcun ruolo decisionale, neanche che ho formato intere generazioni di specialisti di endocrinologia… no. A dispetto di quanti parlano di merito, di fuga dei cervelli, di impact factor, mediane, H-index (che come tutti sapete — o se volete andate a verificare in qualunque banca dati — ho superiori a molti ricercatori italiani e stranieri) sembra che l’unica cosa che conti è che io ho il demerito di aver sposato Stefano! Che ne pensate? È tempo che io divorzi per avere il rispetto che merito per la mia professione?».
Non c’è che dire, la professoressa Colao dev’essersela proprio presa. E devono averlo capito gli amici di Fb, che per «consolarla» le hanno scritto una quantità di messaggi. Più di cinquanta. Tra questi, però, ce n’è anche uno di tono leggermente diverso. «Comunque la moglie di un politico corre questi rischi quindi davvero la signora Colao non se ne dolga… ma soprattutto non pubblichi tali sfoghi che come ben dice Elisabetta sanno di giustifica… e perché, con tali titoli????». Firmato Antonella Maffei, consorte di Domenico Tuccillo ex deputato ora vicesegretario regionale del Pd e giornalista Rai («ma da prima», puntualizza). Insomma una persona ben consapevole di quali rischi corra una «moglie di». Cosa avrebbe fatto lei se si fosse trovata nei panni di Annamaria Colao? «Avrei evitato di sottolineare la situazione cercando una sorta di consenso pubblico — spiega Antonella Maffei — e mi sarei consultata in casa per capire se fosse il caso di assumere l’incarico in questione».
Invece, la professoressa Colao si lamenta del fatto che ancora una volta la sua «relazione famigliare» l’ha messa «in condizione di essere discriminata». Eppure la nomina l’ha avuta, forse avrà anche corso qualche rischio, ma certamente non è stata discriminata. Non è così? Risponde Teresa Armato, che conosce bene i meccanismi della comunicazione perché è giornalista, quelli della sanità perché è stata assessora regionale e quelli della politica perché è senatrice del Pd, conosce Annamaria Colao e anche Facebook, perché è amica della professoressa sul social network: «Annamaria — dice — è una donna il cui valore scientifico è riconosciuto a livello nazionale e internazionale. Non c’è alcuno scandalo, dunque, se il Policlinico l’ha scelta per l’Osservatorio: la polemica è ingiustificata. Tuttavia, è vero, non è stata discriminata». Allora perché quello sfogo? «Scrivere su Facebook ormai è come fare una moderna telefonata agli amici, non uno alla volta ma tutti insieme. Molti usano questo modo per esprimere i propri sentimenti, i propri pensieri, e anche per sfogarsi. Secondo me si è proprio arrabbiata». Però lei di incarichi ne aveva più di una anche prima della nomina firmata dal marito: a parte il lavoro di docente nella facoltà di Medicina della Federico II e l’intenso impegno di ricercatrice che le ha fatto guadagnare posizioni di rilievo nelle classifiche internazionali, pochi giorni fa è stata eletta presidente dell’Enea, l’European neuroendocrine association, cioè l’associazione europea degli endocrinologi, e in primavera era stata inserita dal ministro Profumo nel primo Comitato nazionale dei garanti per la ricerca. «Una persona pubblica si espone alle critiche — commenta Teresa Armato — ma se si ha la coscienza a posto bisogna lasciar correre». Non è difficile ricoprire tanti incarichi? «Speriamo trovi tempo», risponde sorridendo la parlamentare pd. E comunque, senatrice, non è un po’ esagerato parlare di divorzio? «Ma quella era certamente una battuta». Caldoro è una persona riservata, chissà come l’ha presa… «Ah, non vorrà mica farli divorziare davvero».

I Comandati alla Regione

I comandati al Consiglio Regionale della Campania ci costano di più poiché percepiscono una somma integrativa di circa 400 €. se sono già dipendenti della regione stessa circa il doppio dello stipendio negli altri casi almeno così leggo del Corriere. La cosa che mi lascia perplesso e che questi sono anche inquadrati come dirigenti. Ebbene tra i comandati ci sono anche due colleghi consiglieri comunali (Lebro UDC e Moxedano IDV) che dovrebbero svolgere un incarico fiduciario presso la Regione ma, almeno per quello che posso testimoniare,  essendo entrambi capogruppo dedicano molto tempo al loro incarico politico presso il comune, pertanto, non capisco né il motivo del comando né quello della maggiore retribuzione. Io sono sempre più convinto della necessità che si inizi a parlare di sacralità dell’interesse del bene pubblico!

Da il Corriere del Mezzogiorno del 25.09.2012

NAPOLI — C’è chi arriva dalla civica casa di riposo di Trento e chi dalla Sma, la società antincendio della Regione. Poi dal Cardarelli, dalla Ctp (trasporto pubblico), dall’Arpac Multiservizi, dalla giunta regionale o dall’area di sviluppo industriale di Napoli. Aiutanti degli aiutanti, li si potrebbe definire. Sono i comandati ed i distaccati dell’ufficio di supporto dell’ufficio della presidenza del consiglio regionale. Sono otto, stando ad un documento ufficiale che risale al 27 giugno, e sono inquadrati come dirigenti. Nel momento stesso in cui è arrivata la «chiamata», chi era già dipendente della regione ha guadagnato una indennità aggiuntiva lorda di circa 400 euro. Gli altri hanno praticamente raddoppiato lo stipendio. Compito impegnativo, del resto, quello della presidenza del consiglio regionale. Ecco, dunque, che per svolgerlo al meglio Paolo Romano ha reclutato altri 12 tra comandati e distaccati, nel suo ufficio di presidenza. Sono arrivati dal ministero della Pubblica Istruzione, dalla Giunta, dalla Asl, dalla Provincia di Caserta, dal Comune di Roma e dall’area di sviluppo industriale di Napoli. E’ il caso, quest’ultimo, di David Lebro, che è anche consigliere comunale a Napoli, in sella all’Udc. Non sono stati da meno gli altri membri dell’ufficio di presidenza. Biagio Iacolare, anch’egli Udc, ha reclutato nella sua segreteria squadra tre persone: una dalla Seconda Università, un’altra dalla giunta e la terza dal Cardarelli. Quest’ultima è Carlo Migliaccio, ex Italia dei valori, che guadagnò popolarità, anni fa, durante la mobilitazione contro la discarica di Chiaiano. Valiante, ex assessore durante la giunta Bassolino, dispone di 5 tra comandati e distaccati: 2 arrivano dalla giunta, tre dalla società regionale Arcadis. Pure Nicola Marrazzo è a quota 5. Uno di essi è Francesco Moxedano, consiglio comunale a Napoli. Figura come comandato dall’azienda ospedaliera Cardarelli.

Bianca d’Angelo attinge alla giunta regionale, all’Astir ed all’Asia, la società di igiene urbana del Comune di Napoli. Gennaro Mucciolo ha un distaccato dalla giunta ed uno dalla comunità montana Calore. Quattro reclutati per Nappi, tra i quali Gennaro Succoio, consigliere di municipalità. Tra i gruppi, il Pdl è a quota 21. Qualche nome: Claudio Ospite, ex consigliere comunale, che arriva dalla giunta; Michele Martucci, avvocato e delegato Cisl in seno alla società Ales; Livio Varriale, giornalista, direttore editoriale di Julie Italia. Risulta comandato dall’area di sviluppo industriale di Napoli, della quale è addetto stampa. La pattuglia del Pd è rappresentata da 14 cooptati. Uno dei più noti è il vigile urbano Salvatore Guerriero, consigliere comunale nel medesimo partito durante la giunta Iervolino. Idv è a quota 4.

Della pattuglia fa parte Aniello Formisano, cugino dell’omonimo parlamentare, che lavora in regione dal 1987. E’ stato pescato tra i funzionari della giunta. Distacchi e comandi non fanno difetto neppure altrove, peraltro. Ecco le cifre: Gruppo Caldoro 3, Udc 6, Libertà ed autonomia 1, Pse 2, Popolari Udeur 4, Gruppo Misto 5. Nelle commissioni, la musica non cambia. In quella Hydrogest, per esempio, ecco Tommaso Casillo, ex parlamentare socialista, attualmente assessore a Casoria. Proviene dalla giunta regionale e sottolinea: «Mi sono ovviamente messo in aspettativa». Complessivamente, scorrendo l’elenco aggiornato a fine giugno, compaiono 183 nomi. Ieri si è occupata del caso la conferenza dei capigruppo. «Abbiamo deciso di abolire comandi e distacchi», dice Giuseppe Russo, capogruppo del Pd». Proposito non nuovo, in verità.

Elogio alle dimissioni della Polverini

Classe politica indegna mi dimetto! Questo il ragionamento di Renata Polverini. Finalmente una persona che lascia la poltrona, non ha usato mezzi termini e non ha salvato nessuno. Certo il balletto delle annunciate dimissioni da parte di PD, SEL ed IDV in un primo momento mi ha ricordato quello che accadde qualche tempo fa al Comune di Napoli dove i consiglieri, paradossalmente, non riuscirono neppure a dimettersi per errori in procedendo, in poche parole una farsa come quella che probabilmente si stava compiendo alla Regione Lazio. Spero che questo sia il segno di un cambiamento che sta maturando in questo paese sia a destra che a sinistra che sopra (pensando a Grillo).

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