Oggi leggo che le indagini sono estese anche alla Campania sono curioso di sapere nelle altre regione cosa accade ed aspetto l’esito. Ovviamente salvo quelli che hanno una chiara e ferma moralità politico/istituzionale che spero pure ci saranno. Intanto la Polverini dichiara: «Me la sento vado avanti…. Vi ringrazio perché avete capito che era necessario votare queste misure, che ridanno dignità alla politica». Giusto per capire che la politica del lazio fino alla delibera era “indegna” e per magia diventa degna perché sono stati trovati con tutto il braccio nella marmellata ed allora basta una sculacciata una deliberuccia qualche taglietto di spesa e si ricomincia con la piena fiducia dei cittadini amministrati. La rabbia e l’indignazione è tanta solo a pensare che quotidianamente manca la benzia nelle auto della polizia e questi l’auto se la sono comprati con i soldi nostri compresi i buoni benzina, che negli uffici pubblici manca il materiale di cancelleria e questi spendono centinaia di migliaia di euro in tipografia … a dire indignazione è poco … credo che la sensazione sia di vomito … e la reazione non può essere vabbé abbiamo capito che vi siete pentiti ora siamo sicuri che farete solo ed esclusivamente l’interesse pubblico …. ma poi mi viene in mente la casa di scajola, i soldi della margherita ed allora mi chiedo ma questi non si fermano mai? vedono che scoppia uno scandalo al giorno e continuano? Ci vuole una bella faccia tosta o di culo o tutte e due messe insieme per fare finta di niente e sperare che passi la notizia. A Napoli si dice abbiamo ridotto e tagliato non è la stessa cosa del Lazio ma scava scava e trovi che la legge regionale prevede una erogazione di contributi ai gruppo senza obbligo di rendicontazione, ma che legge è? Mi riviene il vomito … e spero venga anche a Voi … di seguito la vicenda trattata sulle pagine de Il Mattino di oggi 22.09.2012 buon rosicamento di fegato, trattasi di MAIALI AL PASCOLO.
Leandro Del Gaudio
Dopo il Laziogate bufera anche sul Consiglio regionale della Campania. Ieri il blitz della Finanza: si lavora sui nove conti correnti dei gruppi del Consiglio e si segue il cammino dei soldi. Circa sei milioni di euro, parte dei quali dai conti intestati ai gruppi finiscono a soggetti privati. Sospetti su alcuni bonifici. Dal pubblico al privato, quanto basta a spingere la Procura ad entrare nella Presidenza del Consiglio regionale della Campania. L’ipotesi: parte dei finanziamenti arrivati in Consiglio sarebbe stata utilizzata per interessi privati. Ce n’è abbastanza per spingere il pool mani pulite a indagare per peculato. Scandalo Lazio: passano i tagli e la Polverini resta. Si parte dai conti correnti e si scopre una deviazione. Si lavora sui nove conti correnti dei gruppi del Consiglio regionale e si segue il cammino dei soldi: circa sei milioni di euro, parte dei quali dai conti intestati ai gruppi finiscono a soggetti privati. Sospetti su alcuni bonifici. Dal pubblico al privato, quanto basta a spingere la Procura ad entrare nella Presidenza del Consiglio regionale della Campania. Si segue il profumo dei soldi e c’è un’ipotesi di fondo: parte dei finanziamenti arrivati in Consiglio sono stati utilizzati per interessi privati, per spese che nulla hanno a che vedere con il proprio mandato politico. Ce n’è abbastanza per spingere il pool mani pulite a iscrivere il fascicolo per peculato, la stessa ipotesi che in questi giorni vede un’altra Procura – quella romana -, indagare sui conti dei consiglieri laziali. Una inchiesta, quella napoletana, che segue uno sviluppo autonomo, che nasce da un’altra vicenda investigativa, che un paio di mesi fa ha investito il consigliere regionale Udeur (OMISSIS). È il probabile antefatto della visita della Finanza di ieri in Consiglio regionale, il punto di partenza su cui conviene ragionare: lo scorso luglio, la Procura aveva perquisito casa e studio di De Flaviis per un’ipotesi di corruzione e di abuso d’ufficio in relazione alla assunzione della ex cognata del politico mastelliano, in una società collegata al Consiglio regionale. Vicenda ancora in corso, che mette in moto accertamenti in un’altra direzione, in relazione a spese e rimborsi dei gruppi consiliari, a intrecci di conti correnti e bonifici ad personam. Indagine condotta dal pool mani pulite dell’aggiunto Francesco Greco e del pm Giancarlo Novelli, al lavoro la Finanza del comandante della polizia tributaria Nicola Altiero, ieri è scattata la richiesta di acquisizione atti. In particolare, i militari hanno chiesto una relazione sulla ripartizione dei fondi destinati ai vari gruppi, una relazione della Presidenza del Consiglio regionale sulle modalità di rendicontazione, documenti e leggi sul bilancio regionale. Si fa presto a fare due conti, alla luce di quanto riesce a movimentare la massima assemblea regionale: le spese per il funzionamento dei gruppi consiliari raggiungono il tetto di 1.055.891 euro; poi esiste un fondo per la comunicazione dei gruppi consiliari, che sblocca qualcosa come 1.523.000 euro; e il fondo assistenza attività istituzionali (tra le attività istituzionali anche proposte di legge e interventi di natura legislativa) che raggiunge quota 1.891.000 euro. Non siamo di fronte al fiume di denaro gestito dai gruppi consiliari laziali, ma parliamo comunque di cifre importanti. Quanto basta comunque a giustificare accertamenti di iniziativa, a partire dall’interrogatorio come persona informata dei fatti di un funzionario della presidenza del Consiglio regionale. È toccato al dirigente De Angelis fornire informazioni sul sistema di elargizione dei soldi ai gruppi, ma anche sui metodi adottati per realizzare alcune verifiche. Qualche domanda: come funzionano i controlli? Dopo aver sbloccato fondi, a titolo di rimborso, per questo o quel consigliere, l’accertamento sul fatturato avviene in modo automatico. È un accertamento capillare o forfettario? Indagine sul passaggio dal pubblico al privato, dal conto corrente intestato al gruppo (che può essere rappresentato anche da un paio di unità) al conto personale, una traiettoria resa necessaria dal principio della tracciabilità dei soldi, su cui la Procura vuole vederci chiaro. In passato, alcune spese del Consiglio regionale erano finite sotto inchiesta, come nel caso dei contratti di locazione a società costituite ad hoc, in uno scenario solo apparentemente legale. Il resto lo diranno gli atti acquisiti dalla pg, l’analisi di fatture e elementi utilizzati per movimentare circa sei milioni di euro l’anno.
Daniela De Crescenzo
«Se qualcuno si fosse preso la briga di leggere le norme non sarebbe nato tutto questo clamore. Non è accaduto e adesso bisogna fare la caccia al politico, così ci facciamo un altro bagno di dolore»: (OMISSIS), consigliere regionale Udeur, è sconfortato. All’origine del «clamore» c’è un’indagine che lo ha coinvolto nello scorso luglio: avrebbe segnalato la ex moglie del fratello a una società informatica accreditata presso la Regione. Risultato: la donna ha ottenuto un contratto a termine da cinquecento euro al mese. La signora lavora ancora? «Non ne ho idea, dopo l’esperienza di luglio non me ne sono occupato». E le indagini a che punto sono? «Dall’estate non ne ho saputo più nulla. Non sono mai stato interrogato» Ieri sono stati perquisiti i suoi uffici? «No, da me non hanno preso nulla perché si erano già presi tutto». La Campania come il Lazio? «Ma per carità, noi quelle cifre non ce le sogniamo proprio. I fondi dei gruppi sono regolati da due leggi: la numero 6 del ’72 riformata dalla 10 del ’96. Ogni gruppo percepisce una quota fissa di duemila euro al mese e ogni consigliere 1150». Tutto qui? «Ovviamente ci sono gli stipendi. Ogni consigliere guadagna 9000 euro lordi sui quali paga le tasse. Poi c’è un rimborso di 2500 euro per i collaboratori». Lei come spende questi soldi? «Con i fondi del gruppo paghiamo i manifesti, qualche spesa corrente e due persone assunte a contratto che si aggiungono ai 5 stipendiati dalla Regione. Con il mio rimborso personale faccio lavorare altre 4 persone, sempre a contratto, nella mia segreteria». Da quante persone è formato il gruppo? «Da due persone: da me e dalla signora Lonardo» Undici dipendenti, più quelli assunti dalla Lonardo, per due consiglieri? «È così. Ma noi lavoriamo. Io alle otto di sera sto ancora in ufficio. E poi c’è anche l’attività sul territorio». Uffici distaccati? «Ho altre due segreterie, una a Piscinola e una a Ercolano che si reggono anche grazie al contributo dei volontari» E poi ci sono le sedi di partito. «Certo. Ma noi lavoriamo soprattutto nei momenti istituzionali. Nelle municipalità, ad esempio, dove siamo molto attivi» Quindi nessuno spreco? «Dal 2010 il Consiglio regionale ha tagliato in maniera pesante, a luglio abbiamo soppresso varie indennità, abbiamo tolto tutte le macchine di servizio tranne quelle del governatore e del presidente del consiglio. E per mercoledì sono previsti ulteriori tagli. In una situazione così pesante non si può fare altro». Rimpiange qualcosa? «Non mi sento in colpa di niente. Tutto questo massacro è eccessivo. Quello che succede, però, ha delle motivazioni: quando hai svuotato il Parlamento da persone elette hai dato la stura al rancore». Lei fa politica da sempre. Ricomincerebbe? «No. Sono stato eletto per la prima volta consigliere comunale a 23 anni nel ’93, ora tutti i giorni mi domando perché non mi ritiro. Non lo faccio solo perché ho un vincolo con chi mi ha votato».
Paolo Mainiero
Quando i militari della Guardia di Finanza si sono presentati nella sede del consiglio regionale il primo pensiero è andato al Lazio. L’inchiesta sull’utilizzo dei fondi ai gruppi arriva come un fulmine a ciel sereno e ai consiglieri la cosa che più dà fastidio è di essere in qualche modo associati alle spese folli capitoline. «Noi non siamo il Lazio», sottolinea con forza il presidente del consiglio Paolo Romano che, anzi, rivendica e ricorda le misure adottate negli ultimi due anni per contenere le spese. «Siamo un esempio positivo, avendo intrapreso un percorso di rigore che – puntualizza – ci ha portato a tagliare di 21 milioni di euro i costi della politica». Romano ieri pomeriggio ha visto i capigruppo: è stata convocata una seduta del consiglio per mercoledì 26 e quella sarà l’occasione per una ulteriore sforbiciata. È stato deciso di abrogare la legge regionale che fissa lo stanziamento per i gruppi e di tagliare ad horas tutti i comandati attualmente in servizio. Ad oggi per i gruppi la Regione stanzia 1.055.891 euro: saranno cancellati. Ancor più corposo la cifra prevista in bilancio per i comandati: 4.500.000 euro. Ad oggi i comandati impiegati in consiglio sono circa 120, tetto massimo indicato dopo la riduzione del 50 per cento, decisa dall’Ufficio di presidenza a inizio legislatura. Nel Lazio i gruppi consiliari sono foraggiati con 15 milioni. In Campania a malapena si supera il milione. I fondi sono ripartiti tra i gruppi in proporzione al numero dei consiglieri. Va anche detto che, rispetto al Lazio, in Campania il nuovo Statuto ha cancellato la possibilità di formare gruppi con un unico consigliere. Il milione e 55mila euro è così diviso: 206.771 al Pdl (21 consiglieri); 152.536 al Pd (14); 71.183 a Udc e gruppo Caldoro presidente; 53.105 all’Idv; 44.066 al gruppo misto; 35.026 a Udeur, Pse, Noi Sud. La legge (quella che si vuole abrogare) prevede un massimo di 1.100 euro al mese al singolo consigliere e un massimo di 2.100 al capogruppo. Ma in effetti il tetto nessuno lo raggiunge: a ogni consigliere del Pdl, per esempio, tocca poco più di 800 euro al mese. Come i soldi vanno spesi nessuna legge lo prevede: è ogni gruppo a dotarsi di un proprio regolamento. L’unico passaggio obbligatorio è il consuntivo di fine anno da presentare all’Ufficio di presidenza. Il Pdl ieri ha reso noto il rendiconto dal primo gennaio al 31 luglio 2012: in sette mesi sono stati spesi 170mila euro su un totale (finora assegnato) di 177mila 977 euro. Tra le uscite, 2.454 per giornali e riviste; 1.625 per materiale d’ufficio; 11.625 per spese di rappresentanza, rimborsi di spese di trasporto, convegni, manifestazioni; 6.599 per collaborazioni e consulenze; 14.355 euro per rimborsi corrisposti ai consiglieri sotto forma di collaborazioni e consulenze (sono i collaboratori contrattualizzati). Il Pd ha invece ritenuto opportuno non diffondere i propri dati: «Prima, eventualmente, li diamo ai magistrati e poi ai giornali». Al milione e 55mila euro va in teoria aggiunto un milione e 500mila euro per la comunicazione: ma questi fondi, pur destinati ai gruppi, sono gestiti dall’amministrazione. Come è gestito dall’amministrazione il milione e 891 euro per l’assistenza attività istituzionali (il cosiddetto portaborse che pesa sulla busta paga del consigliere). Il presidente Caldoro, dal canto suo, prende le distanze da qualsiasi tentativo di abbinare la Campania al Lazio e ricorda «l’opera concreta di risanamento e rigore e di forte riduzione dei costi» avviata già due anni fa. Dal taglio dei benefit (frigobar, rimborsi chilometrici, telepass, ipad) e delle auto blu (possono usufruirne solo il governatore e il presidente del consiglio regionale); dalla riduzione del 20 per cento delle indennità degli assessori e del 10 dei consiglieri, Caldoro rivendica i risultati. «È un percorso irreversibile – dice – voluto fin dal primo giorno e che deve continuare con costanza e determinazione. Lo stiamo facendo. Non è una strada semplice, ci sono e ci saranno difficoltà e ostacoli legati a vecchie e passate abitudini ma lavoreremo sempre per garantire massima trasparenza».
Luigi Roano
La paura fa 120, a tanto ammonta l’esercito dei cosiddetti dirigenti comandati o raccomandati dai politici che popolano le stanze degli uffici del Consiglio regionale. Dipendenti pubblici di altri enti chiamati come rinforzo a prestare la loro opera nei gruppi consiliari. E tutti, ma proprio tutti i politici, ne hanno fatto richiesta. Personale fidato chiamato in servizio alla faccia delle altre decine di dirigenti già in forza in maniera stanziale al parlamentino. Ebbene, da mercoledì il Consiglio regionale dovrebbe disfarsene definitivamente con una legge che li dovrebbe rispedire al mittente. «Manca la copertura finanziaria» ovvero 4,5 milioni. Una mazzata per i 120 che hanno quasi toccato con mano la possibilità della stabilizzazione e dunque rimanere nelle paludate stanze del Centro direzionale. Per loro si profila il ritorno nelle aziende partecipate o agli enti di provenienza. Il terremoto scoppiato alla Regione Lazio e le perquisizioni e l’inchiesta che da ieri incombe sulle spese del Consiglio regionale della Campania ha smosso acque che sembravano stagnanti. Anche la giunta presieduta da Stefano Caldoro sta provvedendo a tagli decisi, trapela dall’ente di via Santa Lucia che il presidente intende stabilizzare gli stipendi degli assessori attorno ai 7500 euro, circa 3000 in meno rispetto alle scorse due legislature. La metà se si confrontano i 15mila euro di tre lustri fa. Un dossier che sta preparando il potente e ascoltato assessore al Personale Pasquale Sommese che sulla questione è abbottonatissimo. Insomma una spending review in chiave campana per mettere un freno a benefici e soprattutto stipendi da sogno per gli eletti dell’Assemblea campana. Che tanto fanno storcere il naso e lo stomaco a quanti non riescono ad arrivare nemmeno alla terza settimana del mese. Torniamo ai comandati, da almeno tre anni al centro di furiose polemiche anche sindacali e da novembre scorso sotto la lente della Procura della Corte dei Conti di Napoli che indaga sulla materia. La magistratura contabile ha chiesto chiarimenti sugli impiegati pubblici trasferiti negli uffici del consiglio regionale. In breve, è stata inviata una informativa che potrebbe preludere ad un’inchiesta per l’accertamento di un possibile danno erariale. Questo al di là del taglio che dovrebbe essere reso esecutivo mercoledì. Chi sono dunque questi dipendenti pubblici? Alla voce «spese per il funzionamento del Consiglio regionale» al titolo 1 del bilancio le cifre come sempre spiegano meglio l’entità dell’impatto economico sulle casse di un ente in gravi difficoltà finanziarie. Nel 2010 i «rimborsi per competenze e contributi al personale comandato» ammontano a 2 milioni e 989mila euro. Nel 2011 raddoppiano quasi per arrivare alla bellezza di 5 milioni e 368mila euro. Perché un simile balzo in avanti? Dalle stanze del parlamentino campano si difendono spiegando che quell’aumento si configurò perché nel passaggio di consegne tra la giunta guidata da Antonio Bassolino e quella subentrante di Caldoro sono stati ereditati i comandati del primo ai quali si sono aggiunti i nuovi in carico alla nuova amministrazione. Vero? Falso? Sono sempre i numeri a fare chiarezza. Perché nel 2012 per i distaccati si scende a 4,5 milioni cifra lontana da quella diciamo così virtuosa del 2010 ma comunque con un risparmio di 868mila euro. Mercoledì ci sarà la svolta annunciata? Ancora qualche giorno e si capirà se effettivamente il Consiglio regionale della Campania intende utilizzare fino in fondo le risorse interne, con un risparmio di 4,5 milioni che non è certo poca cosa. Oppure continuerà a puntare su personale scelto in base a criteri che non sono certo oggettivi e tipici della pubblica amministrazione.
Paolo Mainiero
Paolo Romano (Pdl), presidente del consiglio regionale non è tranquillo. «Sono tranquillissimo», puntualizza. E aggiunge: «Siamo tra i più virtuosi d’Italia». Però la Guardia di finanza indaga sull’utilizzo dei fondi destinati ai gruppi. «Siamo disponibili a collaborare con magistratura e forze dell’ordine per far luce su punti non perfettamente chiari, semmai ce ne fossero». Visto quel che sta succedendo nel Lazio si aspettava la visita dei finanzieri? «Diciamo che la visita non è stata un fulmine a ciel sereno». Aveva avuto qualche avvisaglia? «Avvisaglie no, ma il clima che si respira intorno alla politica poteva far pensare che potesse esserci un’attenzione». Qualcosa da temere? «Assolutamente no». Non esiste un «sistema Campania»? «Non siamo il Lazio. Non lo dico io, lo dicono i numeri». Quali numeri? «Il Lazio per i gruppi spende 15 milioni, noi a malapena arriviamo a uno. Ma di che parliamo?» C’è un Batman in Campania? «Assolutamente no». Lei esclude l’esistenza di un sistema. Esclude anche casi singoli? «Di casi singoli, se ve ne sono, non sono a conoscenza». Quanto spende il consiglio regionale? «Quando siamo arrivati, nel 2010, il bilancio prevedeva 86 milioni. Nel 2011 abbiamo chiuso il consuntivo a 69 milioni. Per il 2012 sono stati previsti 72 milioni ma contiamo di chiudere a 66-67». La politica costa? «Costa, ma in un momento di crisi come questo dobbiamo avere tutti la capacità di capire e far capire che la trasparenza è uno dei migliori antidoti all’antipolitica». C’è qualcuno che non vuol capire? «Ci sono vecchie abitudini, cristallizzate da decenni, che si fa fatica a rimuovere». Parla di politici? «Di politici ma anche di apparati che ruotano intorno alla politica. Deve essere chiaro a tutti che il clima è cambiato e che noi andremo avanti nell’operazione di risanamento». È infastidito da tanto clamore? «Mi infastidisce soprattutto che nessuno crede ai numeri. Noto una certa tendenza a fare confusione rispetto ad altre realtà». Ci dia qualche numero? «Di quelli del consiglio ho detto. Abbiamo cancellato i gruppi costituiti da una solo consigliere, abolito tutte le auto blu, non abbiamo speso un euro di consulenze, abbiamo rescisso i contratti di locazione di alcuni locali che ci consentono un ulteriore risparmio di un milione». Mercoledì prossimo ci sarà il consiglio regionale. Prevede altre misure? «C’è l’esigenza, e ne abbiamo parlato in conferenza dei capigruppo, di regolamentare meglio la materia dei fondi ai gruppi e su altre questioni riguardanti il personale». Ha mai partecipato a feste in maschera? «Guardi, qui con i soldi che abbiamo al massimo possiamo andare al pub per una buona birra».
LAZIO
Francesco Olivo
Roma. «Me la sento, vado avanti». La giornata più dura di Renata Polverini finisce con una dichiarazione netta che mette a tacere, almeno per ora, le ipotesi di un suo passo indietro. La governatrice del Lazio è arrivata alla Pisana solo nel primo pomeriggio per assistere al voto sui tagli al Consiglio regionale, approvati all’unanimità dall’aula. Nel suo discorso, pronunciato quasi tutto a braccio, Polverini ha usato toni concilianti con le opposizioni: «Vi ringrazio perché avete capito che era necessario votare queste misure, che ridanno dignità alla politica». Clima più disteso anche con la sua maggioranza: se lunedì scorso la presidente aveva parlato di «cancro da estirpare», riferendosi ai consiglieri che hanno abusato dei fondi pubblici, ieri l’accento è stato diverso: «Mi avete sostenuta anche psicologicamente con sms e mail». Le parole di ottimismo, «siamo in grado di reagire e rilanciare», si mischiano a quelle di autocritica: «Abbiamo dato un cattivissimo esempio, quello di oggi è solo il primo passo». Con i l’unica vera frecciata è riservata a Bersani: «Vuole che mi dimetta, ma perché non ha fatto lo stesso davanti ai casi Penati e Lusi?». Il segretario Pd però insiste: «Gli scandali sono sconvolgenti, bisogna trarne le conseguenze». I momenti più drammatici dell’aula si erano vissuti prima dell’arrivo della governatrice, quando i consiglieri si rinfacciavano più o meno velatamente spese eccessive e gestione poco trasparente dei fondi. Con momenti tragicomici: «Fiorito andrebbe internato, questa è la settimana più brutta della mia vita», dice Rocco Pascucci, unico membro del gruppo Mpa.Ma al di là delle urla, sui provvedimenti di taglio c’è stata l’unanimità, tutti hanno votato tutto, con votazioni palesi ed elettroniche. Ancora prima della seduta il Pdl ha trovato un accordo sul capogruppo, dopo le dimissioni di Franco Battistoni (che, a sua volta, aveva rimpiazzato Franco Fiorito). Con un’unanimità almeno apparente è stata scelta Chiara Colosimo che ha avuto la meglio su Antonio Cicchetti, ex fedelissimo del Batman di Anagni, silurato anche a causa dell’emergere di particolari sulle sue presunte spese con i soldi del gruppo. La Colosimo, in jeans, camicia bianca e giacca rosa, ha ricevuto i complimenti della Polverini, che si è alzata per andarla ad abbracciare: «Basta sprechi e basta antipolitica» ha detto con voce tremula, «dobbiamo cavalcare questo clima per marcare la differenza tra onesti e disonesti». Ancora una volta non si è visto Franco Fiorito, che ha preferito dire la sua su radio e tv (su Tg 24 è andato in scena un confronto violento con Battistoni). Nonostante gli apprezzamenti della governatrice, le opposizioni hanno presentato una mozione di sfiducia che arriverà in aula fra due settimane: «La Polverini deve dimettersi per la vicenda incubata e generata dalla sua maggioranza» attacca Esterino Montino, capogruppo del Pd alla Pisana. Dario Franceschini, capo dei deputati democratici rincara la dose: «Questa vicenda è un ulteriore assist all’antipolitica: si tratta di episodi terribili». Durissimi gli accenti di Luigi Nieri (Sinistra e Libertà) che in aula si sfoga: «Non siamo tutti uguali. Mi sono stancato di stare sui giornali come un ladro». I radicali, che per primi hanno denunciato l’enorme flusso di denaro nelle casse dei gruppo chiedono le dimissioni del presidente, dopo aver «approvato le norme sui tagli e sulla trasparenza, che ci avete sempre negato», spiega il consigliere Rocco Berardo. Ma le brutte notizie per la Polverini arrivano ancora dalla sua maggioranza, se il Pdl sembra aver ricucito la spaccatura, è l’Udc a marcare le differenze. Il segretario Lorenzo Cesa frena gli entusiasmi per i tagli: «È passo apprezzabile, ma c’è poco da esaltarsi», mentre nei corridoi della Pisana Rodolfo Gigli, entrato in consiglio nel 1975, racconta di «non aver mai vissuto una situazione simile» e rinfaccia alla governatrice di non aver operato i tagli a tempo debito. Sono le nuove nubi che si addensano sulla giunta.