(di Adolfo Scotto di Luzio da il Corriere del Mezzogiorno del 24 giugno 2012) In quella commedia dell`assurdo a cui sempre di più assomiglia la politica napoletana un nuovo capitolo è stato aggiunto dalle traversie del voto sul bilancio del Comune. Come è noto, dopo le dimissioni dell`assessore Narducci, e in conseguenza delle sue accuse, due consiglieri di un certo rilievo della lista civica che ha appoggiato l`elezione di de Magistris a sindaco della città. Napoli è Tua, Carlo Iannello e Gennaro Esposito, non hanno votato il documento contabile.
È un atto che equivale a una sfiducia politica ma senza rilevanti effetti. Per quanto infatti la maggioranza del sindaco si sia ridotta resta pur sempre la maggioranza e come ormai dovrebbe aver insegnato Berlusconi anche un solo voto di vantaggio è pur sempre un vantaggio. L`attuale presidente della Camera, Gianfranco Fini se la ricorda bene la battaglia del dicembre 2010. Il tentativo di far cadere il governo fallì e Futuro e Libertà andò in frantumi. Questo accade perché la logica della politica attuale è di tipo monocratico. Finché il capo ha un numero sufficiente di forze resta saldamente al comando.
Se dunque il caso lannello-Esposito è irrilevante per i suoi esiti sulla tenuta di de Magistris è tuttavia istruttivo in termini più generali per quello che rivela sulla cultura di questo governo rivoluzionario della città dopo la fine di tutte le ideologie novecentesche. In particolare sulla lista civica Napoli è Tua, che avrebbe dovuto apportare all`esperienza del sindaco la linfa della cosiddetta società civile e che invece proprio in questa occasione rivela tutti i tic di un piccolo partito bolscevico in seno alla maggioranza. Sulle tendenze all`interno di questa formazione marxista-leninista sotto mentite spoglie non ci giurerei, ma certo il linguaggio fa impressione. A stare alle cronache, il capogruppo della lista al Comune Vittorio Vasquez di fronte a quello che ai suoi occhi deve essere apparso come un atto intollerabile di frazionismo dei due consiglieri pare sia sbottato ammonendoli che con quel loro atto si mettevano fuori dalla maggioranza della città. Avete letto bene, Vasquez non ha detto dalla maggioranza e basta, ma «dalla maggioranza della città».
Ora a parte il fatto che evidentemente Vasquez non sa contare, essendo nota la natura minoritaria di questa giunta se proprio la vogliamo rapportare non ai voti espressi ma alla massa complessiva degli elettori, molti dei quali non hanno votato, la cosa che veramente lascia scioccati è la concezione organicistica di popolo che traspare da queste parole. Come per tutti gli eretici, il rischio in cui veramente incappano i dissenzienti è l’estraniazione rispetto al corpo dei fedeli. Uscire dal Popolo per chi ritiene ancora che il problema sia Servire il Popolo è evidentemente la più grande delle sciagure. Il tradimento massimo, quello che fa dei due dissidenti dei reietti.
Ora, di fronte a questo delirio o a questa incredibile manifestazione di ingenuità del capogruppo Vasquez, dipende da che lato vogliate considerare la faccenda, se da quello della sclerotizzazione dell` identità politica o, più bonariamente, da quello dell`incapacità di rendersi conto delle circostanze, di fronte a questa uscita, diciamo così, singolare i due reprobi invece di rispondergli con una risata, del tipo «Ma va là», l`hanno presa sul serio. E lannello, credo di ricordare, il più giovane dei due, pensa bene di tirare fuori il nome glorioso di Rosa Luxemburg, la rivoluzionaria russo-polacca uccisa nel 1919. Semplicemente, il consigliere Carlo lannello, bella speranza della società civile napoletana, era sorpreso che un uomo, formatesi sui testi della Luxemburg e della migliore tradizione della sinistra marxista non ortodossa, giuro ha detto proprio così, potesse minacciare non solo un`espulsione ma addirittura una condanna per apostasia.
Ora, la domanda che vorrei fare, a Vittorio Vasquez, a Carlo lannello e, in fondo, a tutti noi è la seguente: ma vi siete chiesti se al mondo esiste, nel 2012, un`altra assemblea elettiva in cui, non solo riecheggiano i nomi di un tempo così lontano, ma addirittura l`identità e le posizioni politiche dei rappresentanti di una città moderna e complessa si lascino definire nei termini della tradizione della III Intemazionale?
Un mio amico elettronico ha osservato spiritosamente che forse ai protagonisti di questa vicenda nessuno aveva pietosamente detto, per non turbarne le giornate affaticate evidentemente, che Berlinguer e Moro erano morti da tempo.
Mi sono permesso di fargli rilevare che forse non sapevano nemmeno che Giacinto Menotti Serrati stesse ormai poco bene. Per chi non lo sapesse, Menotti Serrati è il capo glorioso della frazione massimalista del Psi al congresso di Bologna. Correva l`anno 1918. All`epoca, Rosa Luxemburg era ancora viva, sebbene poveretta, ancora per poco.
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