Piero Craveri Se Napoli non è più Tua

napoli

  • Mercoledì 27 Giugno, 2012
  • da il CORRIERE DEL MEZZOGIORNO – NAPOLI

Sono d’accordo con Vittorio Vasquez, non servono, per descrivere quanto avviene oggi nel Comune di Napoli, le grandi metafore della storia, tratte dal museo delle cere del comunismo, come Stalin e Trotsky. Qui non c’è rivoluzione, c’è piuttosto continuità col passato, negli atti amministrativi e nei problemi irrisolti, e i tratti di costume politico anch’essi non differiscono da prima. Hanno solo un piglio più spregiudicato, si pensi alle proposte urbanistiche per Bagnoli e per Ponticelli, fuori da qualsiasi riferimento normativo, nonché più demagogico, adombrando uno sconnesso «populismo», nella forma più misera, quella del panem ad circenses di romana memoria, con il perseguire grandi eventi come la Coppa America ieri, domani il tennis, il ciclismo, con un’inventiva da cortometraggio, là dove al contrario il Forum delle Culture, che poteva essere una vetrina internazionale, ma richiedeva qualche competenza in più organizzativa e culturale, è ormai morto nelle mani di apprendisti incapaci. Ma i problemi di ordinaria amministrazione, scuole, trasporti, viabilità, decoro urbano, raccolta dei rifiuti, eccetera, non sembrano aver fatto un solo passo avanti.

La cosa più grave è che nulla è stato fatto per riempire il drammatico vuoto politico in cui si era paradossalmente conclusa l’avventura bassoliniana e che la destra non aveva saputo riempire, almeno in città. In fondo il successo elettorale di de Magistris aveva questa premessa e si accompagnava a una promessa di ricostruire un tessuto politico rinnovato nei metodi e nelle procedure. C’è chi ci ha creduto, certamente l’assessore Narducci, come i consiglieri Esposito e Iannello. Il dissenso è significativo, segna la fine dell’illusione di alcuni che avevano preso alla lettera i propositi della vigilia, a cui, tra l’altro, i due consiglieri dicono di voler rimanere fedeli e di non avere partecipato alla votazione del bilancio, nella speranza di un chiarimento che rinverdisca gli iniziali propositi. Vasquez , col suo assertorio considerarli ormai «fuori dai piedi», è stalinista solo per antica memoria. I suoi «fuori» dalla «maggioranza», addirittura dalla «città» declinano in realtà la logica della lotta «per bande», per cui si segue il capo e basta. Con ciò non si rende conto di affossare così, proprio lui, qualsiasi richiamo possibile alle origini del progetto di «Napoli è Tua» e di de Magistris.

Napoli torna così all’abituale logica di una politica dominata dagli interessi particolari, pur contrastanti, e dall’iniziativa personale di alcuni. Per un napoletano potrebbe essere diverso, ma de Magistris si troverà prestissimo di fronte all’alternativa di considerare la sua carica di sindaco come nient’altro che un trampolino per un altro possibile avvenire. Così il problema del vuoto politico nella città di Napoli si può riproporre secondo la formula che «Napoli è sempre di qualche altro».

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