Assolutamente Prevedibile La chiusura del Palavesuvio

palavesuvioLa chiusura del Palavesuvio di Ponticelli, di recente assurta agli onori delle cronache cittadine, è un colpo ferale ai tanti giovani e meno giovani che tutti i giorni si allenano in quest’importante impianto cittadino, raggiungedo spesso risultati di caratura internazionale con titoli mondiali ed europei che fanno vanto alla nostra città. Eppure, era amministartivamente prevedibile ed il Comune era perfettamente a conoscenza della vicenda da anni. Difatti, il Palavesuvio, come gli altri 13 grandi impianti sportivi, realizzati grazie alla legge sul terremoto, erano retti da una convenzione di affidamento e gestione tra il Comune di Napoli (Sindaco Bassolino) ed il CONI, che, purtroppo, venuta a scadenza nel corso della prima consiliatura De Magistriis, non è stata rinnovata. Allo stato, quindi, siamo nella paradossale condizione amministrativamente inconcepibile di occupazione sine titulo, di modo che risulta difficile, alle tante associazioni che con fatica portano avanti lo sport a Napoli, non solo stipulare un contratto di fornitura di energia elettrica ma anche, come accaduto per il Palavesuvio, ottenere quelle autorizzazioni amministrative che rendono l’impianto agibile. Ebbene, non ci vuole molto per capire che, ad una confusione amministrativa così evidente, di cui sono responsabili i vertici politici e burocratici del Comune, debba inesorabilmente conseguire anche una pessiama gestione degli impianti stessi per la impossibilità delle tante associazioni di poter programmare qualsivoglia intervento strutturale. Come sia possibile continuare in tale incredibile condizione, da Presidente della Commissione Sport della passata consiliatura, non me lo sono mai spiegato, anche perché nella materia è intervenuto “benevolmente” sia il legislatore Nazionale con la legge 147/2013 e meglio ancora con il D.L. 185/2015, sia quello regionale con la legge n. 18/2013, mentre il Comune, durante tutto il primo mandato De Magistriis, non è stato neppure in grado di approvare, nonostante vi fosse una mia proposta risalente addirittura al 2012, un nuovo regolamento sull’uso e gestione degli impianti sportivi aggiornato, visto che quello attualmente vigente risale al 1997 ed è assolutamente anacronistico perché non tiene conto del mutato quadro legislativo e sociale. Come per lo Stadio San Paolo anche per questi altri impianti sportivi siamo a dover rincorrere un’emergenza che avremmo potuto tranquillamente evitare, se solo avessimo sfruttato le opportunità che offre il D.L. 185/2015, sia dal punto di vista dei finanziamenti, con 100 milioni euro stanziati per la riqualificazione degli impianti sportivi, sia dal punto di vista amministrativo, con l’affidamento degli impianti alle associazioni che da sempre operano negli stessi. Ciò che mi preoccupa è il differente trattamento che potrebbe essere riservato a questi impianti sportivi che ospitano migliaia di giovani ogni giorno per il minore clamore mediatico che offrono rispetto al San Paolo. Quanti cittadini, infatti, sono a conoscenza che nella periferia Nord di Napoli, di cui tanto si parla, di recente hanno chiuso la piscina Nestore  e quella di Via Labriola, impedendosi così a migliaia di nostri ragazzi di fare sport?

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