Il M5S è un partito come tutti gli altri?

grilloIL M5S è un partito come tutti gli altri? Dagli atti mi sembrerebbe di si! Con questo, preciso, non voglio esprimere un giudizio negativo, perché io credo nel ruolo e nella funzione dei cd. “corpi intermedi”. Come tanti altri milioni di Italiani ogni tanto clikko il blog di beppe grillo che ormai è divenuto il più consultato d’Italia facendo concorrenza ad altri siti stranieri. Sicuramente anche voi avrete notato la quantità di pubblicità offerta che ovviamente produce un reddito che il giornale Panorama qualche tempo fa (nel numero del 14.03.2013) quantificava in diversi milioni di euro che vanno nelle tasche, almeno così credo ma potrei sbagliarmi, del leader. In rete ho anche trovato l’atto costitutivo dell’associazione/partito M5S (clikka) ed il relativo Statuto M5S (clikka), stipulati il 14.12.2012 poco prima delle elezioni nazionali e, credo, per potervi partecipare. Ora il grillo fa una bandiera del suggestivo  messaggio “unovaleuno” però mi piacerebbe sapere se i parlamentari eletti, per lo meno loro, o gli attivisti sono soci di questa associazione che, come si legge è stata fondata da beppe grillo, Enrico Grillo ed Enrico Maria Nadasi che, da quello che si legge in rete, sono il primo nipote ed il secondo commercialista di beppe. Se si leggono gli atti si evince chiaramente che sono normalissimi atti posti a fondamento dei partiti e movimenti politici. In essi, infatti, sono previste cariche per il consiglio direttivo, per il presidente nonché l’assemblea dei soci, che vengono distinti in fondatori e sostenitori e che “gli eletti eserciteranno le loro funzioni senza vincolo di mandatononché che il patrimonio dell’associazione è costituito “da sovvenzioni dello Stato, della Regione o di Enti Pubblici e privati“. Orbene, si potrebbe dire tutto il contrario di quello che ispira il cd. NON STATUTO (clikka). Sicuramente mi si dirà che mi sono messo a fare le pulci e che sono il solito malpensante e che la costituzione dell’associazione è servita solo per presentarsi alle elezioni. Ma a dire il vero a me è venuta in mente un’altra storia già vissuta, che mi ha spinto a scrivere questo post: quella dell’IDV. Vi ricorderete, infatti che i soci dell’associazione cassaforte dell’IDV erano solo di pietro, la moglie silvana mazzoleni e silvana mura. Sappiamo tutti come è andata a finire! Non vorrei che il NONSTATUTO valesse per i “cittadini” quelli che ci credono, e lo statuto, quello vero, solo per la famiglia grillo! Ciò lo dico perché credo che beppe grillo, avendo avviato una macchina che si è rivelata di dimensioni superiori alle aspettative, non faccia gli stessi errori di altri, ed in ossequio del principio unovaleuno ceda ai soci, quelli veri che si fanno il mazzo a raccogliere firme e fare propaganda, la proprietà del marchio del movimento, del sito beppegrillo e dei proventi provenienti dalla pubblicità …. ci riuscirà ? io lo spero altrimenti sarà una delusione come tante altre….

Leggete lo statuto e l’atto costitutivo ve lo consiglio.

Estratto dal sito del giornale Panorama:

Www.beppegrillo.it, sede unica del Movimento 5 stelle, è un sito commerciale con una media mensile di 5 milioni di visitatori. Che ogni giorno vengono profilati e sottoposti a un martellamento pubblicitario. Il settimanale Panorama, nel numero edicola da domani, giovedì 14 marzo, analizza a fondo il funzionamento del blog del Movimento più corteggiato della politica italiana. Negli ultimi tre mesi il sito del comico genovese ha registrato un aumento di traffico esponenziale: +72% i visitatori unici e +96% il numero di pagine viste. Numeri che si traducono in soldi per Beppe Grillo, titolare del simbolo e del blog come si legge nell’atto costitutivo del Movimento 5 stelle, firmato il 18 dicembre scorso nello studio del notaio Filippo D’Amore a Cogoleto (Genova) dallo stesso Beppe Grillo, da suo nipote Enrico Grillo e dal commercialista Enrico Maria Nadasi. Per capire quanto costa fare pubblicità sul sito di Beppe Grillo, Panorama ha fatto una prova sul campo, ha contattato Google AdWords, il dipartimento della concessionaria che gestisce le richieste degli inserzionisti e ha scoperto che il cost per clic per un annuncio su una pagina del sito è il massimo praticato in rete: 2 euro e 43 centesimi.

Consiglio inoltre la lettura di quest’articolo “La pastorale americana” di MASSIMO RECALCATI da La Repubblica del 3 aprile 2013

In un vecchio film di Woody Allen, “Il dittatore dello stato libero di Bananas”, si raccontano le vicende rocambolesche di un rivoluzionario animato da un ideale di purezza che combatte l’ingiustizia della dittatura in nome della libertà e che finisce per indossare i panni di un tiranno identico a quello che aveva combattuto.
Ogni rivoluzione, ripeteva Lacan agli studenti del ’68, tende a ritornare al punto di partenza e la storia ce ne ha dato continue e drammatiche conferme.
Anche Grillo si caratterizza per essere animato da quel fantasma di purezza che accompagna tutti i rivoluzionari più fondamentalisti. Egli proclama a gran voce la sua diversità assoluta dagli impuri: si colloca con forza fuori dal sistema, fuori dalle istituzioni, fuori dai circuiti mediatici, fuori da ogni gestione partitocratica del potere.
È il fantasma che troviamo al centro della vita psicologica degli adolescenti. Si riguardi la recente consultazione di Bersani con i rappresentanti del M5S. È il dialogo tra un padre in chiara difficoltà e due figli in piena rivendicazione protestataria. Mi è subito venuto alla mente ‘Pastorale americana’
di Philip Roth dove si racconta la storia tormentata del rapporto tra un padre – il mitico “svedese” – e una figlia ribelle, balbuziente, prima aderente ad una banda di terroristi e poi di una setta religiosa che obbliga a portare una mascherina sul viso per non uccidere i microrganismi che popolano l’aria. Da una parte gli sforzi di conciliazione di un padre che non nasconde la sua insufficienza, dall’altra l’arroganza irresponsabile di chi rivendica il possesso di una ragione assoluta. Il dialogo tra loro è impossibile. Il padre cerca di capire dove ha sbagliato e cosa può fare per cambiare la situazione, la figlia risponde dall’alto della sua innocenza: sei tu che mi hai messa al mondo non io; sei tu che hai creato questa situazione non io; sei tu che devi porvi rimedio non io. Così agisce infatti la critica sterile dell’adolescente rivoltoso nei confronti dei propri genitori. Il mondo degli adulti è falso e impuro e merita solo di essere cancellato. Ma quale mondo è possibile in alternativa? E, soprattutto, come costruirlo? Qui il fondamentalismo adolescenziale si ritira. La sua critica è impotente perché non è in grado di generare davvero un mondo diverso. Può solo chiamarsi fuori dalle responsabilità che scarica integralmente sull’Altro ribadendo la sua innocenza incontaminata.
Questo fantasma di purezza che ha origini in una fissazione adolescenziale della vita si trova anche a fondamento di tutte le leadership totalitarie (non di quella berlusconiana che gioca invece sul potere di attrazione della trasgressione perversa della Legge). E sappiamo bene dove esso conduce, o può condurre.
Lo stato mentale di un movimento o di un partito si misura sempre dal modo in cui sa accogliere la dissidenza interna. Sa tenerne conto, valorizzarla, integrarla o agisce solo tramite meccanismi espulsivi? Sa garantire il diritto di parola, di obiezione, di opinione personale oppure procede eliminando l’anomalia, estromettendola con forza? Grillo non ha esitazioni da questo punto di vista. Egli applica il regolamento escludendo l’“eccezione” secondo il più puro spirito collettivistico. Salvo però ribadire la propria posizione personale di “eccezione”. Le sue enunciazioni sono singolari, non vengono discusse prima, mentre quelle dei suoi adepti devono essere vagliate prima dalla democrazia assoluta della Rete. Si proibisce che ciascuno parli e pensi con la propria testa, si esige una sorveglianza su ogni rappresentante eletto perché non si stacchi dalle decisioni
condivise, ma l’aggressione al Manifesto con il quale alcuni intellettuali si rivolgevano con speranza al M5S chiedendo che dialogasse con il centro sinistra o la minaccia di revocare l’articolo 67 della Costituzione sulla libertà di pensiero dei nostri nuovi rappresentanti parlamentari sono state prese di posizione discusse democraticamente? Come può essere credibile in fatto di democrazia un movimento che attribuisce al suo leader il ruolo di incarnare una eccezione assoluta? Il culto demagogico della trasparenza nasconde questa presenza antidemocratica di un potere incondizionato. Se l’azione politica è la pazienza della traduzione, se non ammette tempi brevi, non contempla l’agire di Uno solo, il nuovo leader inneggia all’antipolitica come possibilità di avere una sola lingua – la sua – che non è necessario tradurre, ma solo applicare. Come non vedere che c’è un paradosso evidente tra l’esigenza che nessuno parli a partire dalla sua testa e l’esistenza di un leader anarcoide che resta esterno al movimento che ha fondato e che esercita il suo diritto di parola in modo arbitrario? Egli è nella posizione del padre dell’orda di cui parla Freud in Totem e tabù.
Una strana mescolanza di anarchia e tirannide sulla quale Pasolini avrebbe speso parole di fuoco.
Un leader degno di questo nome lavora alla sua successione dal momento del suo insediamento mantenendo il movimento che rappresenta il più autonomo possibile dalla sua figura. Prepara cioè le condizioni di una eredità. Tutto ciò diventa di difficile soluzione quando un movimento non ha storia, non ha padri, ma un genitore vivo e vegeto che rivendica il diritto di proprietà sulla sua creatura. “Io ti ho fatta e io ti disfo”; così una madre psicotica ammoniva una mia paziente terrorizzata. Una leadership democratica deve sempre rispondere al criterio paterno di una responsabilità senza diritto di proprietà. Si pensi invece alla reazione di Casaleggio all’indomani delle elezioni quando disse che se il movimento non avesse adottato certe sue indicazioni di comportamento, non avrebbe preteso nulla e se ne sarebbe andato. Ecco la minaccia più narcisistica che un fondatore può fare: io starò con te finché tu mi assomiglierai, finché mi riprodurrai; se tu assumerai un tuo volto, una tua originalità io non ne vorrò più sapere di te e me ne andrò.
Il pluralismo è temuto da Grillo come da tutti i leader autoritari. Il sogno di un consenso al 100 per 100 è un sintomo eloquente. Era il sogno degli uomini di Babele mentre sferravano il loro attacco delirante al cielo, la loro sfida a Dio: un solo popolo, una sola lingua. No, le cose umane non vanno così. Dio sparpaglia sulla faccia della terra quella moltitudine esaltata obbligandola alla differenza, al pluralismo delle lingue, esigendo la pazienza della traduzione. Esistono in democrazia più lingue e ciascuna ha diritto di manifestarsi e di essere ascoltata. Guai se il fantasma di purezza si realizzasse al cento per cento. Lo ricorda giustamente Roberto Esposito: una democrazia che si realizzasse compiutamente sarebbe morta, annullerebbe tutte le differenze nel corpo compatto della “volontà generale”, darebbe luogo ad una tirannide.

Una risposta a "Il M5S è un partito come tutti gli altri?"

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  1. Caro Gennaro, condivido in toto il tuo articolo relativo al M5S e mi congratulo con la tua lucida analisi. Direi che l’analogia del M5S sia non solo con l’IDV ma anche con la Lega. Mi auguro che queste analisi aiutino gli Italiani a capire meglio chi contribuisce a tanto sfacelo.

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