Angela Guidi Cingolani, (Roma, 1896-1991) la prima italiana eletta nella 1^ legislatura a parlare in un’assemblea democratica.
Laureata presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli in lingue e letterature slave.
Il suo primo intervento viene ricordato così dalle cronache del tempo: “Le sue dichiarazioni furono solenni; esse contenevano l’affermazione dell’impegno per la presenza femminile nella ricostruzione del Paese. Disse tra l’altro: “Vogliamo essere forza viva di ricostruzione morale e materiale, e possiamo farlo perché siamo, tutte, lavoratrici; sappiamo tutte l’oscuro sacrificio, lieto sacrificio, del lavoro per la famiglia” “Per la dignità di donne siamo contro la tirannide di ieri come contro qualunque tirannide di domani. Noi donne abbiamo la visione della nuova dignità del lavoro”. E concludeva ricordando una grande Santa, Caterina di Siena, che incitava le donne all’operosità: “Traete fuori il capo e uscite a combattere per la libertà. Venite, venite e non andate ad aspettare il tempo, che il tempo non aspetta noi”. Il testo integrale:
“Colleghi Consultori, nel vostro applauso ravviso un saluto per la donna che per la prima volta parla in quest’aula. Non un applauso dunque per la mia persona ma per me quale rappresentante delle donne italiane che ora, per la prima volta, partecipano alla vita politica del paese.Ardisco pensare, pur parlando col cuore di democratica cristiana, di poter esprimere il sentimento, i propositi e le speranze di tanta parte di donne italiane; credo proprio di interpretare il pensiero di tutte noi Consultrici invitandovi a considerarci non come rappresentanti del solito sesso debole e gentile, oggetto di formali galanterie e di cavalleria di altri tempi, ma pregandovi di valutarci come espressione rappresentativa di quella metà del popolo italiano che ha pur qualcosa da dire, che ha lavorato con voi, con voi ha sofferto, ha resistito, ha combattuto, con voi ha vinto con armi talvolta diverse ma talvolta simili alle vostre e che ora con voi lotta per una democrazia che sia libertà politica, giustizia sociale, elevazione morale. È mia convinzione che se non ci fossero stati questi 20 anni di mezzo, la partecipazione della donna alla vita politica avrebbe già una storia. Comunque, ci contentiamo oggi di entrare nella cronaca, sperando, attraverso le nostre opere, di essere ricordate nella storia del secondo risorgimento del nostro paese. Tutti oggi siamo preoccupati dalla catastrofe morale che ha accompagnato la rovina materiale del nostro Paese: le cifre spaventose, indici del dilagare della prostituzione minorile, dell’intensificarsi della tratta delle bianche, della precoce iniziazione al male di migliaia di fanciulli, ci rendono pensose del domani così pauroso per le conseguenze di tanto disastro morale. È vero, la guerra porta sempre con sé devastazioni morali: ma credo che mai nel passato se ne sia verificata una così spaventosa, nella distruzione di tanta innocenza, di tanta promessa, invano sbocciata, di una nuova migliore generazione. Allargate le funzioni degli enti di assistenza e della maternità e infanzia; fateci essere madri rieducatrici di chi mai di un sorriso di madre ha goduto non si tema, per questo nostro intervento quasi un ritorno a un rinnovato matriarcato, seppure mai esistito! Abbiamo troppo fiuto politico per aspirare a ciò; comunque peggio di quel che nel passato hanno saputo fare gli uomini noi certo non riusciremo mai a fare!Il fascismo ha tentato di abbruttirci con la cosiddetta politica demografica considerandoci unicamente come fattrici di servi e di sgherri. La nostra lotta contro la tirannide tramontata nel fango e nel sangue, ha avuto un movente eminentemente morale, poiché la malavita politica che faceva mostra di sé nelle adunate oceaniche, fatalmente sboccava nella malavita privata. Per la stessa dignità di donne noi siamo contro la tirannide di ieri come contro qualunque possibile ritorno ad una tirannide di domani. Non so se proprio risponda a verità la definizione che della donna militante nella vita sociale e politica è stata data: “la donna è un istinto in marcia”. Ma anche così fosse, è l’istinto che ci rende capaci di far incontrare il buon senso comune, che fa essere tutrici di Pace”.
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