Il nostro grazie e la nostra solidarietà, in questo momento così drammatico, va a coloro che con il loro lavoro stanno reggendo le sorti del Paese, in campo sanitario, economico, della sicurezza pubblica, dei trasporti, della distribuzione alimentare, dell’informazione e, non ultimo, del volontariato. Si spera che si possa tornare presto alla “normalità”. Non possiamo, però, nel cinquantesimo anniversario della giornata della Terra, non iniziare a trarre per tempo qualche considerazione sulla lezione che questa immane tragedia sta dando ai popoli, sia dal punto di vista ambientale che socioeconomico. Poco più di un mese di lockdown sembra sia bastato per far tirare un respiro di sollievo alla Sirena Partenope, che in questi giorni sta mostrando un volto che avevamo dimenticato. Sul web si susseguono immagini del golfo popolato da delfini, capodogli e qualche squalo; molte le foto di specie di uccelli, la cui esistenza avevamo dimenticato. Ad un attento osservatore non sfugge neppure che è cambiato anche l’atteggiamento dei nostri amici a quattro zampe, non più immersi nel frastuono della città. Il cielo è terso, di un azzurro pastello che riposa gli occhi. Spettacolare lo sfondo del Vesuvio che chiude l’arco del golfo. In questa cornice paesaggistica unica al mondo, si apprezza la storia millenaria della nostra città d’arte. Non c’è dubbio che la presenza di queste “creature” nel nostro mare e nella nostra città sia il segno di un ambiente finalmente più salubre e vivibile. Una condizione alla quale, come Comitato, abbiamo sempre aspirato, anche prima del Virus, perché siamo innamorati di Napoli e la rispettiamo, come la maggior parte dei napoletani. Non c’è dubbio che l’attenzione che finora abbiamo rivolto alla cosa più preziosa che abbiamo, il nostro ambiente, nonostante leggi e regolamenti, sia stata assolutamente scarsa perché strumentalmente piegati alla necessità della produzione e del lavoro, sotto la cui egida si è consumato e si consuma il saccheggio quotidiano dei nostri beni comuni e dei diritti umani. Con questa tragedia d’un tratto ci siamo accorti della esistenza dei cosiddetti lavoratori fantasma, quelli al nero, che dall’oggi al domani si sono ritrovati a subire il lockdown senza poter usufruire di alcuna garanzia. Lavoratori che incontravamo tutti i giorni, che ci portavano la pizza o ci servivano ai tavoli del bar, lavoratori dei quali non ci accorgevamo né noi né, soprattutto, le Istituzioni, che ne hanno incentivato a dismisura l’utilizzo, promuovendo un modello di sviluppo economico camuffato da pace sociale. Un meccanismo che si è inceppato per la diffusione del virus; un meccanismo che è finalmente servito a questi lavoratori a capire, sulla propria pelle, cosa significhi questa condizione pseudo lavorativa, che non consente alcun diritto ad un futuro garantito. Si è risvegliato, pur se obbligato, il senso di comunità dei napoletani che hanno compreso la necessità di rispettare le regole per preservare la loro stessa vita, quella dei loro cari e quella dei loro concittadini, con un accresciuto senso civico, che ha obliterato quel senso di anarchismo individualista che spesso prevarica i diritti degli altri e che ha trovato terreno fertile nella politica della liberalizzazione selvaggia e dell’illegalità tollerata dalla nostra amministrazione cittadina. Non dimentichiamo, oggi, i gravi problemi di ieri: la disoccupazione, l’invivibilità, l’illegalità, il degrado ambientale, il liberismo estremo. Siamo convinti che questa lezione e i sacrifici che stiamo facendo e che continueremo a fare (per gli effetti del virus) non debbano essere vani. Occorre ripensare il Paese. Noi tutti potremmo iniziare dalla nostra città, ribaltando gli schemi economici e sociali, costruendo un nuovo modello di sviluppo economico basato sul rispetto del territorio e dei diritti di tutti, tra i quali soprattutto quelli di coloro che contribuiscono a promuoverne la bellezza e le tradizioni. Occorre ripartire comprendendo che ieri vivevamo in una normalità distorta, che domani perseverare nello sfruttamento intensivo dell’ambiente potrà ritorcersi contro la nostra comunità. Noi siamo per una “crescita felice” e sostenibile, per una città dove tutti possano ritrovare quegli spazi e quelle condizioni ottimali indispensabili per lasciare alle future generazioni un mondo migliore. Per tutti questi motivi il nostro Comitato continuerà ad offrire la propria disponibilità a collaborare con le istituzioni alla costruzione del “migliore dei mondi possibili”.
Comitato Vivibilità Cittadina
Il Presidente
Avv. Gennaro Esposito
Pubblicato su Corriere del Mezzogiorno, Mattino di Napoli, Repubblica Napoli e Il Roma del 23.04.2020
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