Il Discorso di Pericle ai Napoletani

Recentemente, in un anfratto dell’isolotto di Megaride, è stato rinvenuto uno scritto storico di rilevantissimo valore archeologico che, per ragioni incomprensibili, è stato distrutto immediatamente, appena giunto nelle mani del Sindaco, il quale, si racconta, l’abbia addirittura mangiato. A me è giunta solo una copia ed un brandello, neppure troppo grande che ne conferma l’esistenza. Ebbene, lo scritto racconta che Pericle ha vissuto qualche tempo a Neapolis ed ebbe modo di fare ai Napoletani lo stesso discorso che fece agli Ateniesi … seppure con qualche piccola differenza.

Discorso di Pericle ai Napoletani:

“Qui a Neapolis noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i pochi invece dei molti e lo stesso viene chiamato democrazia.

Qui a Neapolis noi facciamo così.
Le leggi qui, solo in astratto assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private. Noi ignoriamo sempre i meriti e l’eccellenza. Vanno avanti solo i nostri amici.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà invitato a farsi da parte, egli non sarà chiamato a servire lo Stato perché altrimenti dal confronto si vedrebbero tutte le nostre pochezze, e la povertà, in ogni caso, costituisce un impedimento.

Qui a Neapolis noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo è solo una illusione siamo costantemente impediti a fare ciò che vogliamo e non ci ribelliamo; noi siamo sospettosi l’uno dell’altro ed infastidiamo il nostro prossimo, ci piace vivere a modo nostro fino a quando non incontriamo uno più forte di noi.
Non siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace, e siamo sempre pronti ad evitare di fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino napoletano trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private, sempre!

Qui a Neapolis noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di non rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di non rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo voltarci dall’altra parte se qualcuno riceve un’offesa in nostra presenza, noi stiamo attenti a farci i fatti nostri!
E ci è stato anche insegnato di non rispettare soprattutto quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso, vige la legge del più forte, ed ognuno fa quelli che gli pare, fino a quando non incontra uno più forte di lui, nella consapevolezza che lo Stato non lo punirà mai.

Qui a Neapolis noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato è meritevole e quando va a votare lo premiamo anche con 50 dracme, egli è utile al sistema e benché pochi sono in grado di dare vita ad una politica, tutti qui a Neapolis sono in grado di giudicarla a secondo del “posto” o delle 50 dracme.
Noi consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà di ognuno di fare quello che vuole anche e soprattutto a scapito degli altri.

Insomma, io proclamo che Neapolis è la scuola Partenopea e che ogni napoletano cresce sviluppando in sé una infelice versatilità per tirare a campare, la sfiducia in se stesso e negli altri, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero, li accogliamo e li facciamo vivere in condizioni ignobili come e peggio delle bestie.
Qui a Neapolis noi facciamo così”.

Spero che Pericle non si stia rivoltando nella tomba …

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