Vi presento il Contratto di Servizio ASIA

3-AsiaFinalmente, sarebbe il caso di dire, ecco il contratto di servizio dell’ASIA approvata con delibera del 14.10.13_743 (clikka) . Non l’ho ancora letta tutta (sono un bel po’ di pagine) ma credo che i cittadini attenti è bene che abbiano questa anteprima che poi verrà rimessa al consiglio per l’approvazione.  Giusto per ma per il Comune di Napoli è un evento storico. Ad ogni buon conto, e brevemente, io in Piazza del Gesù tutte le mattine assisto a questa scena: Spazzini ASIA in due in pausa caffè uno sull’uscio del bar e l’altro che gioca d’azzardo alle macchinette. Mentre assisto a questa scena, nella indifferenza di tutti i passanti titolati e non, mi attraversano due pensieri: 1) in ogni parte del cd. mondo civilizzato i cittadini si sarebbero indignati cronometrando la pausa ed inveendo contro i poveri malcapitati dipendenti/spazzini, noi, niente! 2) tutto sommato almeno uno dei due spazzini si sta autopunendo infliggendosi da solo la sanzione disciplinare, perdendo lo stipendio alla macchinetta. Ovviamente sono ben accetti consigli e commenti a quest’importante documento affinché ci si possa confrontare al meglio e possa portare le prime impressione dei cittadini nel consiglio comunale.

ARIN-ABC: Un buco nell’Acqua

ARINARIN-ABC un altro capitolo del quale ci siamo interessati come gruppo consiliare alzando l’ennesima questione di trasparenza e correttezza nella gestione della cosa pubblica. Oggi leggo un altro pezzo dal Corriere del Mezzoggiorno e mi rendo conto che avevamo ragione, quando, io e Carlo Iannello, pensavamo che la semplice trasformazione da azienda speciale ad ente pubblico era un azzardo giuridico, inventato per ragioni tutte politiche e poco giuridiche, se non accompagnato da una seria e corretta amministrazione, tanto che Ugo Mattei, il Presidente dell’ABC lo ammette, in un certo qual modo, nell’intervista che Vi incollo, gettando la croce sulla politicabecera quando dice che per ogni decisione nell’ABC “si aprono costantemente dei mercati, in quanto per farti passare il bilancio devi cambiare il tubo alla suocera del vicecapogruppo del gruppo x. E questo è un problemone non un problemino“. Poiché combatto contro questo modo di fare politica (anzi di non fare politica), spero che qualche sostituto procuratore di buona volontà, si chiami questo Prof. Mattei per chiedergli spiegazioni su questo “mercato dei tubi di suocera” e, quindi, escano i nomi affinché i cittadini sappino chi hanno votato!

Non smetterò mai di dire che uno dei grossi problemi della politica sono gli uomini “di fiducia” nelle aziende, enti ed istituzioni pubbliche che vengono beneficiati dal politico di turno su cui, purtroppo, questa amministrazione comunale non ha fatto la differenza. Difatti, anche nell’ABC ci sono persone di “fiducia” dell’ex assessore Lucarelli che, di fatto, ha contraddetto se stesso perché, se un lato predicava la teoria del bene comune/partecipazione/trasparenza, dall’altro non ha perso l’occasione per infilare i “suoi” nel CDA dell’ARIN, mentre, invece, avrebbe fatto bene ad adottare immediatamente un criterio di selezione dei dirigenti e dei consiglieri del CDA, trasparente come quello elaborato da noi con la proposta consiliare che giace nella segreteria del Consiglio Comunale (regolamento (clikka).

Ma vi è di più all’ABC c’è un direttore generale licenziato e non si capisce ancora se riassunto o in trattativa per la riassunzione, tal Francesco Panico (con stipendio di circa 430.000,00 €. all’anno) che insieme all’ex Presidente Maurizio Barracco (di cui difficilmente si parla ed oggi presidente del Banco di Napoli – della serie non se ne vanno mai) ha subito un sequestro da parte della Corte dei Conti per un presunto danno erariale. Difatti, al Panico gli si imputa un danno erariale per €. 629.800,14 ed al Barracco un danno erariale per €. 3.052.241,15 che si aggiunge ad altro sequestro per €. 312.894,56. Ora non so ancora se sull’ipotesi accusatoria della Procura Regionale della Corte dei Conti, si sia innestata anche una doverosa indagine interna da parte dell’Amministrazione dell’ABC, ma è chiaro che al cittadino non “gliene può fregare di meno” se l’ARIN si chiami ABC o se sia azienda pubblica speciale o ente pubblico. Al Cittadino interessa che l’acqua, come ogni altro bene, azienda o ente pubblico, sia gestito con correttezza, prudenza e diligenza e che i dirigenti siano pagati il giusto e sopratutto che nessuno “rubi”!

E’ il caso di dire che al buco nei conti dell’ABC si sia aggiunto un buco nell’acqua.

Dal Corriere del Mezzogiorno di oggi (31.10.2013)

Abc, lascia un altro consigliere Mattei: il problema è la politica

Il presidente: per far passare il bilancio devi cambiare il tubo al consigliere

NAPOLI — Dal sogno alla realtà, il risveglio è una doccia fredda. La vicenda Abc, cioè della ripubblicizzazione dell’azienda che gestisce l’acquedotto napoletano, è un’utopia diventata un boomerang. Forse la vicenda più emblematica del fallimento della rivoluzione arancione. Sicuramente la meno mediatica, ma importante sul piano politico e giuridico dei princìpi che l’hanno ispirata. Ed è lo stesso presidente Ugo Mattei a spiegarlo, lontano da Napoli, a Torino, il 26 marzo scorso al caffè Basaglia. Invitato a raccontare l’esperienza partenopea, apripista in Italia, Mattei ricorda la partenza all’indomani della vittoria referendaria. Ma soprattutto le criticità. «Fatta la trasformazione ci siamo trovati con due problemi», dice alla platea piemontese. Il primo: Alberto Lucarelli, assessore ai Beni comuni, tra gli ispiratori della trasformazione di Arin da spa in municipalizzata Abc, «il compagno referendario», si candida alle politiche e lascia il Comune. Mattei spiega che per un’operazione così complessa serve una spalla forte nelle istituzioni e per farlo capire meglio utilizza una metafora: «Ora che abbiamo fatto il giochetto ma non abbiamo un clima amichevole né a Napoli né a livello nazionale, è come se ci fossimo affidati ad uno strumento da mettere a punto ma non abbiamo il meccanico per metterlo a punto». Il secondo: il problema dei problemi, la politica. Il passaggio da spa ad azienda speciale, con la normativa vigente, di fatto è un ritorno al passato. Mentre la spa prevede un’autonomia gestionale e una flessibilità maggiore, «l’azienda speciale non conosce assemblea dei soci e quindi tutti gli atti devono passare per il consiglio comunale e questo è una roba catastrofica». Parola del presidente che utilizza un paradosso per rendere l’idea: «A parte i tempi estremamente complicati ci sta il fatto che si aprono costantemente dei mercati, in quanto per farti passare il bilancio devi cambiare il tubo alla suocera del vicecapogruppo del gruppo x. E questo è un problemone non un problemino». L’articolo 40 dello statuto di Abc è chiarissimo in materia: gli atti soggetti all’approvazione del consiglio comunale sono il piano programma; il bilancio ecologico di previsione pluriennale di durata triennale; il bilancio ecologico di previsione annuale; il bilancio d’esercizio; eventuali variazioni al bilancio. A tutt’oggi nell’assemblea di via Verdi non è stata calendarizzata alcuna approvazione del primo bilancio Abc. Ci sono poi «questioni e questioncine» legate al diritto del lavoro. I dipendenti di un’azienda privata sono iscritti ad una cassa di previdenza (Inps), quelli pubblici ad un’altra (Inpdap), più costosa. Questo piccolo, non tanto, particolare comporta «una mazzata di soldi» in più e non è stato per niente preso in considerazione. Nella relazione sulla «trasformabilità dell’Arin in azienda speciale», il notaio Giancarlo Laurini aveva parlato delle difficoltà di cambiare strada in assenza «di norme che regolino e legittimino le procedure di una siffatta trasformazione». Il testo unico in materia prevede il passaggio pubblico-privato, ma non privato-pubblico. «La trasformazione della spa in azienda speciale era una ambiziosa iniziativa politica che ho sostenuto insieme a Lucarelli», afferma l’ex assessore al Bilancio del comune di Napoli, Riccardo Realfonzo, poi aggiunge: «Il problema è che questa trasformazione doveva essere seguita da passaggi gestionali e amministrativi che riguardavano aspetti economico-finanziari e giuridici. Passaggi complessi che dovevano essere seguiti con grandissima competenza e mi pare evidente non si è verificato. E così quella che doveva essere una grande bandiera per la giunta de Magistris è diventato un boomerang. Mi auguro che ci sia un colpo d’ala, ma bisogna recuperare le competenze».
Come se non bastasse l’altroieri durante il consiglio di amministrazione, che avrebbe dovuto decidere sulla delicata trattativa tra l’azienda e l’ex direttore licenziato Francesco Panico, si è dimesso uno dei membri, il terzo per la verità in pochi mesi, Antonio Esposito. Un’altra tegola.
Simona Brandolini

I soldi nel pallone ed i valori dello sport

delaurentiisDopo la commissione sullo Stadio San Paolo di ieri 24.10.2013 (clikka) oggi apprendo una dichiarazione del Patron del Calcio Napoli, che dovrebbe far accapponare la pelle a tutti i cittadini ed in particolare agli sportivi ed a quelli che amano lo Sport. Il patron si è addirittura permesso di dire che, le Nazionali dovrebbero pagare un milione di euro ai clubs titolari dei cartellini dei giocatori per farli giocare nelle partite delle Nazionali stesse.

La dichiarazione la sento particolarmente perché mi capitò una cosa  del genere quando da ragazzo atleta agonista, un mio presidente di una squadra romana, mi dichiarò apertamente che a lui della nazionale non fregava nulla e che, a fronte di un torneo internazionale a cui dovevo partecipare, avrei fatto bene e meglio a partecipare ad un campionato regionale che portava punti alla società! Ovviamente la mia risposta fu fulminea e senza esitazioni, mandai a quel paese presidente ed associazione e ritornai alla mia squadra di origine dei Vigili del Fuoco nonostante la squadra romana mi avesse promesso di accogliermi in una sorta di College per studenti sportivi! Paradossalmente il patron che opera nel mondo dello sport ed ha un così importante rilievo, non sa neppure dove stanno di casa i valori sportivi. Per ogni atleta, compreso credo i calciatori, indossare la maglia della Nazionale è un Onore ed un Dovere! Ad ogni buon conto non posso non fare a meno di notare il cd. doppiopesismo di cui è affetto il patron: quando si tratta di avere soldi è diligentissimo quando, invece, si tratta di pagare lo stadio al Comune, non ha la stessa diligenza! Più che un imprenditore un furbo.

Da Repubblica Napoli di oggi 25.10.2013

De Laurentiis ritiene inaccettabile che un giocatore vada a giocare con la sua nazionale gratis. Vorrebbe 1.000.000 di euro per ogni partita. Strano che tutto questo rigore non l’abbia con il pagamento dei canoni di concessione del San Paolo!
Oggi su repubblica Napoli: De Laurentiis, scacco al potere ultimatum per Blatter e Platini
PASQUALE TINA
UNA vocazione europea confermata pure dall’ultimo ranking Uefa (azzurri al tredicesimo posto assieme al Milan, la Juve è 21esima). Al patron, però, questo sistema così com’è non piace tanto che indossa nuovamente la divisa del rottamatore. Nel mirino Platini e Blatter. «Non mi accontento di guadagnare 40 milioni dalla Champions — ha spiegato a l’Equipe — ne voglio 150 o 200». La ricetta è pronta: «Ho in mente un’unica coppa, alla quale parteciperebbero le migliori cinque squadre di ogni campionato. Una competizione del genere genererebbe introiti di 5 miliardi». I dettagli: «Una settimana giocheremmo i tornei nazionali da 16 squadre e non più da 20, l’altra quello continentale. I presidenti americani dei club inglesi e i tedeschi sono d’accordo con me, con le altre è difficile parlare, soprattutto Real e Barcellona che si basano sull’azionariato popolare. Mi auguro che tra due o tre anni ci siano novità». L’appello è per Michel Platini: «Deve sedersi al tavolo e trattare con noi. Possiamo pure fargli un contratto ventennale, ma deve portare più introiti sfruttando il marketing e vendendo le partite su internet. Non possiamo basarci solo sulle tv, da queste bisognerebbe avere un utilizzo solo meccanico per poi versare loro una percentuale degli introiti generati dalla vendita dei match ai telespettatori, meccanismo che si utilizza per le sale cinematografiche. Se la Uefa non ci ascolta, saremmo costretti a creare una lega parallela ».
La scissione, dunque, è la minaccia che può essere evitata solo se parte una trattativa. De Laurentiis ne vuole anche un’altra: «Bisogna rivedere i rapporti con le federazioni. Se il Psg paga Cavani 64 milioni, il Matador non può giocare gratis con l’Uruguay. Le nazionali devono versare un indennizzo di 1 milione a ogni convocazione. Blatter e Platini non possono fare i furbi alle nostre spalle».
De Laurentiis non dimentica neanche i problemi di casa sua, ovvero lo stadio. È in agenda un incontro con de Magistris per accelerare il tavolo tecnico. «Voglio il San Paolo», ha sempre detto. Lo stadio di proprietà, del resto, è la pietra miliare del suo kolossal. E oggi pranzo tra la first lady Jacqueline e le mogli dei giocatori: per fare gruppo.

Concessione dello stadio San Paolo parte l’esposto alla Corte dei conti
STADIO San Paolo, presentato un esposto alla Corte dei conti contro il Comune. A rivolgersi alla magistratura contabile sono i consiglieri di Ricostruzione democratica Simona Molisso, Gennaro Esposito e Carlo Iannello. Il danno erariale ipotizzato si riferisce al fatto che la società sportiva calcio Napoli dal 2006 non paga il canone di concessione dell’impianto di Fuorigrotta. «Il motivo del mancato pagamento – affermano i tre – risalirebbe a una vantata compensazione di presunti lavori eseguiti dal concessionario per 1.787.514 euro a fronte di un maggior credito del Comune di 3.806.235 euro». Se così fosse, secondo i consiglieri, Palazzo San Giacomo potrebbe non aver rispettato l’ordine cronologico del pagamento dei creditori, favorendo la società sportiva e contravvenuto alla normativa che prevede una gara per l’assegnazione dei lavori di un bene pubblico. Il San Paolo è stato argomento della riunione della commissione sport alla quale hanno preso parte federazioni e associazioni sportive, che utilizzano lo stadio con un «movimento di circa 4 mila persone al giorno», preoccupate di un’eventuale cessione a De Laurentiis. Dal mondo degli “altri sport” parte un appello al Comune affinché faccia rispettare le regole: «Noi paghiamo il canone di concessione, il Napoli faccia lo stesso». Denunciata la situazione di degrado dello stadio: «La pista d’atletica è indecente».
(antonio di costanzo)

Per lo Stadio San Paolo occorre che si rispettino i ruoli

commissioneLo Stadio San Paolo nell’immaginario collettivo dei Napoletani rappresenta il tempio del calcio e fino ad oggi, da parte del Sindaco e del Patron del Calcio Napoli, abbiamo sentito solo delle dichiarazioni di principio, senza mai scendere nei particolari. La riunione della Commissione Sport ed Impiantistica Sportiva del Consiglio Comunale, che si è tenuta oggi (24 ottobre 2013), con all’Ordine del Giorno “Stadio San Paolo e Modelli di gestione tra sport e spettacolo”, rappresenta punto di partenza per iniziare effettivamente a capire come si possano procedimentalizzare, nel migliore dei modi possibili, tutti gli interessi pubblici e privati, è il caso di dire, in gioco. Purtroppo non ha partecipato “al gioco” né il Calcio Napoli (che ha inviato un fax) né il Sindaco. Posso dire che tutte le forze politiche del Consiglio Comunale, attraverso i Consiglieri, hanno dichiarato che il primo punto da mettere sul tavolo è il pagamento dei debiti pregressi da parte del Patron De Laurentiis e che nello stadio San Paolo occorre fare in modo di far coesistere tutte le realtà sportive presenti che, tra l’altro, hanno partecipato al tavolo della commissione attraverso i loro rappresentanti federali e del CONI. Tutte le forze politiche, inoltre, hanno rivendicato il ruolo del Consiglio Comunale quale unico organo deputato ad approvare il rinnovo della concessione o qualsivoglia altra proposta dovesse provenire dal Patron. In sostanza non si accettano, sulla gestione dello stadio, trattative a porte chiuse né atti preconfezionati da sottoporre al consiglio per la sola ratifica.

La convenzione attualmente vigente del 03.11.2005 scadrà definitivamente col termine della stagione agonistica 2013/2014. Convenzione, occorre ricordare, che venne stipulata quando il Calcio Napoli versava in condizioni assolutamente diverse, da quelle nelle quali versa oggi e per le quali il Consiglio Comunale di allora diede una “grossa mano” al Patron per consentirgli di fare al meglio il campionato, stabilendo un canone di concessione proporzionato agli incassi e dando un forte contributo in termini di adeguamenti e lavori della struttura stessa. Solo da poco in città si è aperto il dibattito sull’attuazione dello schema contrattuale del 2005 che ha dato luogo ad opposte richieste ed a fraintendimenti tra Patron e Comune, proprio perché non si disciplinò a dovere ciò che doveva essere chiarito provocando attriti tra le parti per le richieste di pagamento dei canoni e per  la manutenzione ed adeguamento dell’impianto, che hanno visto sempre l’amministrazione soccombente, per la incapacità di gestire al meglio i problemi ed il timore di non “inimicarsi” i tifosi. Il cuore dei cittadini napoletani, infatti, si divide tra il Napoli e San Gennaro, quasi che le vittorie della squadra cittadina li riscattasse dalla loro condizione di popolo che vede un Nord produttivo ed un Sud depresso. Ciò, però, non può e non deve impedire ad un Buon Amministratore di fare in modo che chi utilizzi un bene pubblico, traendone profitto, in questo caso anche considerevole, debba poi riversarne una parte alla collettività, ovviamente il giusto, mentre nella condizione attuale, non solo il Comune, dal San Paolo, non trae reddito ma, anzi, riesce addirittura a rimetterci, per il costo della manutenzione e del personale senza neppure, come detto, riuscire a farsi pagare ciò che gli è dovuto dal 2007 per incassi e percentuale sui contratti pubblicitari. Lo stadio San Paolo, per tutti i Napoletani, tifosi e non, è la casa del Napoli e, quindi, occorre fare in modo che l’intero quartiere nel quale è inserito abbia la percezione di avere una risorsa e non un problema. Occorre, fare in modo che i tifosi possano facilmente raggiungere a piedi e con i mezzi pubblici l’impianto, occorre che quel luogo sia frequentato sempre da tifosi, turisti e curiosi creando occupazione e sviluppo compatibile e sostenibile, occorre che si crei una vera ricchezza per il quartiere di Fuorigrotta e, quindi, per la Città, ma, per fare questo occorre collaborazione innanzitutto da parte del patron del Napoli. I veri imprenditori, infatti, sono coloro che creano sviluppo ed occupazione nel rispetto dei ruoli e sopratutto rispettando il bene e l’interesse pubblico che non può mai essere pregiudicato facendo prevalere solo ed esclusivamente l’interesse privato. Lo Stadio San Paolo può, infatti, essere un nuovo modello da mettere in campo dove il privato offre idee e risorse per mettere a frutto il bene pubblico. Il Consiglio Comunale, quindi, sarà presto chiamato a decidere ma, per fare questo, occorre acquisire di tutti i dati necessari che dovrebbero essere offerti in prima battuta proprio dal Patron del Calcio Napoli (oggi assente) e da tutti gli sportivi che attualmente lo frequentano. Il primo obiettivo della Commissione, quindi, è stato l’acquisizione e la prima valutazione delle istanze che provengono dalla cittadinanza e dal modo sportivo, peccato che mancavano le due figure principali … ma sarà stato un caso … in queste circostanze occorre che si rispettino tutti ruoli.

Il servizio di julie news clikka

vedi anche:

i soldi nel pallone ed i valori dello sport (clikka)

L’Idealista Politico

Non è la prima volta che mi capita di essere chiamato idealista. Tal volta mi viene detto con un tono di compatimento, quasi fosse una malattia, talaltra scorgo quasi un appunto di non concretezza. Eppure, anche per la mia professione di avvocato, quando mi capita un problema cerco sempre di trovare il modo per risolverlo in concreto, studiando quale è la strada, non solo legale, ma anche meno dispendiosa e migliore, cercando di analizzare tutti gli aspetti che mi fanno raggiungere presto e possibilmente senza danni l’obiettivo. Se penso alle ultime cose, infatti, devo dire di essere stato idealista a chiedere al Consiglio Comunale di votare un ordine del giorno col quale si invitava l’amministrazione ad agire per l’inquinamento che tuttora proviene dalla CEMENTIR a Bagnoli, così come nel caso in cui ho chiesto con forza all’Amministrazione di farsi pagare il canone da De Laurentiis, ovvero quando ho ritenuto folle il fatto che il Comune di Napoli avesse acquistato Piazza Garibaldi per sei milioni e mezzo. Ancora stamane un caro amico mi ha detto: “si ma quelli” (ed ho capito che si riferiva a qualche collega consigliere comunale) “dicono che tu sei idealista”. Ovviamente l’amico, mostrando di aver capito il mio agire, mi è venuto ad esporre un problema per discutere su come cercare di risolverlo in concreto mostrando, così, di aver capito quale è il mio modo di agire politico/amministratiovo. Credo, allora, di aver capito cosa si intende per idealista nel drogato senso comune della politica cittadina e devo dire che, tutto sommato, sono contento di essere idealista anzi rivendico l’attribuzione di quest’aggettivo. Purtroppo, per il distorto senso comune idealista è colui che cerca in tutti i modi di trarre un beneficio per la collettività senza mettere sul tavolo il suo interesse personale, quasi che idealista fosse sinonimo di essere fesso! Ebbene mi aspetto che in politica entri un esercito di idealisti cosicché i fessi siano gli altri.

chi è e cosa fa la società civile nelle istituzioni (clikka)

la società civile e la politica (clikka)

l’esperienza de magistris e la società civile (clikka)

A Bagnoli c’è la CEMENTIR ed il consiglio non ne parla!!

consiglioOggi c’è stato l’ennesimo consiglio comunale sull’area di Bagnoli ed ancora una volta quando si è giunti al dunque si è deciso di rinviare. A volte ti cascano le braccia! Ecco il nostro comunicato stampa:

Il consiglio comunale, dopo sei ore di discussione sul tema di Bagnoli, alla fine ha deciso, con la solo opposizione di Ricostruzione Democratica, di non decidere nulla, rinviando ad altra seduta. Ciò nonostante Ricostruzione Democratica avesse chiesto un voto sulla necessità di accertare, dal punto di vista amministrativo, i gravi fatti che il Tribunale penale di Napoli ha indicato e relativi all’inquinamento costante proveniente dall’area Cementir di Bagnoli”.

Il Consiglio Comunale non ha voluto votare l’ODG Cementir (clikka) nonostante, secondo noi fosse urgente ed opportuno che l’amministrazione arrivi prima della magistratura.

Il mio intervento al 00:33:14 ed all’1:02:06

L’intervento di Carlo Iannello sulla questione generale di Bagnoli e sulle novità annunciate dal Sindaco al 02:14:33

su Bagnoli vedi anche i molti articoli già scritti (clikka)

La truffa sanitaria dei parlamentari

400px-Parlamento_Italiano_Giuramento_di_Giovanni_LeoneSulla questione già ebbi modo di spendere parole di indignazione quando venne fuori la storia che i parlamentari si facevano pagare le visite mediche per decine di milioni di euro, per loro e per i loro familiari (sanità dei parlamentari un punto da programma elettorale clikka). Oggi su repubblica compare una notizia, a dir poco allucinante, perché questi sembrerebbe che si sarebbero addirittura fatti fare delle ricevute e fatture per spese sanitarie false per portare a casa qualche altro spicciolo (rispetto a quanto guadagnano) da aggiungere alla loro lauta indennità. La Procura di Napoli, infatti, ha aperto una indagine sul caso, ipotizzando la truffa, attraverso l’emissione di fatture false da parte di uno studio laboratorio medico, della provincia di napoli, che avrebbe svolto il compito di società “cartiera” emettendo fatture per prestazioni sanitarie in favore di parlamentari per fargli ottenere il rimborso per spese inesistenti. Il parlamentare che sembrerebbe essere indagato ha dichiarato che le prestazioni erogate sono vere e non false, senza capire che già questo privilegio per i normali cittadini è odioso. Giusto ieri ho pagato un ticket di 103,00 €. per visita cardiologica ed elettrocardiogramma ai miei 2 bambini per la pratica sportiva, non capisco perché questi debbano avere questo privilegio guadagnando indennità di gran lunga superiori al reddito medio dei cittadini.
Da Repubblica Napoli di oggi (19.10.2013)
False cure per i rimborsi ai parlamentari
Inchiesta della Procura, ipotesi truffa. Perquisizione a un ex deputato Pdl
DARIO DEL PORTO
L’INCHIESTA condotta dal pm Henry John Woodcock configura una truffa ai danni del Servizio sanitario integrativo dei parlamentari. Il raggiro sarebbe stato perpetrato utilizzando il centro fisioterapico della provincia di Napoli, “Fisiodomus srl” come «cartiera» per l’emissione di fatture e altra certificazione riferita a prestazioni ritenute mai effettuate. Gli altri indagati sono un medico di origine giordana, Alì Rashed Mohmoud, indicato come il dominus del centro, l’amministratore unico della società, Raffaele Iovine, la contitolare Maria Pia Casamassa e Carlo Finizio, dipendente della “Fisiodomus”. Il pm ipotizza i reati di associazione per delinquere finalizzata al falso e alla truffa.
Tutti i protagonisti dell’indagine potranno replicare alle contestazioni nei successivi passaggi del procedimento. La difesa potrà proporre ricorso alRiesame per ottenere la restituzione del materiale eventualmente sequestrato nel corso delle perquisizioni, che nella giornata di ieri si sono estese anche allo studio di un commercialista napoletano, non indagato. Il lavoro degli inquirenti è destinato ad entrare nel vivo proprio in queste ore. E l’inchiesta potrebbe allargarsi ancora. Alla Camera, i magistrati hanno chiesto di acquisire la documentazione riguardante i rimborsi erogati a fronte della certificazione ora all’esame degli investigatori. I carabinieri del Noe hanno inoltre iniziato ad ascoltare i primi testimoni. Gli elementi raccolti dovranno poi essere valutati dal pm Woodcock alla luce di quanto emerso durante la prima fase dell’indagine.
Secondo la ricostruzione della Procura, il centro “Fisiodomus”, indicato come struttura «fantasma», risultata dalle verifiche investigative chiusa da tempo, con i locali offerti in locazione, sarebbe stato utilizzato allo scopo di rilasciare, «in modo assolutamente sistematico», fatture, certificati e attestati riguardanti cure fisioterapiche a favore di parlamentari e loro familiari. Ma queste cure, sospettano i magistrati, non sarebbero mai state effettuate, né presso la sede del centro né presso le abitazioni dei pazienti. La documentazione sarebbe stata emessa con il solo intento di esibirla allo scopo di ottenere i rimborsi, considerati pertanto non dovuti, che sono previsti dal Servizio sanitario integrativo per le competenze dei parlamentari. Negli atti a sostegno delle perquisizioni scattate ieri, la Procura lascia intendere che di questo sistema potrebbero aver beneficiatopiù deputati. Fra questi ci sarebbe Pugliese, eletto alla Camera nel 2008 con le liste del Pdl ma non riconfermato nel 2013, quando si era candidato come capolista per Grande Sud. In serata, dopo un incontro con i suoi legali, l’imprenditore ed esponente politico irpino diffonde una nota con la quale replica alle accuse dicendosi «totalmenteesterrefatto» per la vicenda contestata dalla magistratura napoletana. Sottolinea, Pugliese, di aver «realmente ricevuto presso il centro fisioterapico Fisiodomus, specializzato in terapie riabilitative, assistenza sanitaria e fisioterapica a seguito di gravi infortuni e interventi chirurgici subiti». L’ex deputato aggiunge poi che la vicenda «riguarda rimborsi relativi ad importi irrisori, dell’ammontare di qualche centinaio di euro, così come tra l’altro previsto dal tariffario per l’assistenza sanitaria integrativa dei deputati». Ai suoi avvocati, Pugliese ha affidato il mandato «al fine di affermare ed acclarare la propria totale estraneità ai fatti».

Finanziamenti perduti per la sicurezza delle nostre scuola

scuola Qualche tempo fa ho segnalato che il Comune di Napoli si è perso i fondi regionali per la ristrutturazione di impianti sportivi (finanziamenti perduti per gli impianti sportivi clikka). In qual caso le dieci istanze corredate di progetti sono state dichiarate tutte e dieci inammissibili dalla Regione Campania. Come un copione già scritto la cosa si è ripetuta con i finanziamenti per la ristrutturazione delle scuole napoletane che, sappiamo tutti, quanto sia necessaria per la sicurezza dei nostri bambini. Ebbene, tredici istanze di finanziamento su tredici, sono state dichiarate inammissibili come risulta dalla graduatoria regionale (clikka), in quanto, non hanno rispettato le clausole per lo più formali dell’avviso pubblico (clikka). Chiaramente la cosa mi indigna poiché la responsabilità dovrebbe essere imputabile ai dirigenti o funzionari che non hanno saputo redigere le istanze di finanziamento, ovvero, come anche qualcuno ha sostenuto, all’indirizzo politico/amministrativo, evidentemente non corretto, che la regione campania potrebbe aver dato (cosa che ovviamente escludo…) per iniziare la campagna elettorale. Da queste cose capisco quanto sia necessario avere delle persone preparate e scrupolose a dirigere gli uffici, poiché, è da loro che dipende la nostra vita e la vita dei nostri figli. Ecco perché a me il cd. Spoils System non piace, preferendo sempre e comunque una selezione attraverso un meccanismo trasparente, per mezzo del quale i cittadini possano mettere a confronto i curriculum dei candidati a ricoprire i posti eventualmente scoperti. Sul punto, infatti, ho anche proposto un regolamento per le nomine (clikka) che è rimasto lettera morta, anzi è stato assolutamente obliterato poiché con l’ultima infornata di agosto di dirigenti nel Comune di Napoli, uno staffista dell’assessorato all’ambiente è stato promosso addirittura dirigente con una valutazione esclusivamente politica e non amministrativa e con un considerevole aumento di stipendio! Non finirò mai di dire che se la politica vecchia e nuova non finirà presto con questa storia delle nomine ce la vedremo brutta lasciando sempre spazio all’improvvisazione dell’antipolitica!  A questo punto credo che come consigliere comunale investirò il servizio ispettivo del comune affinché si verifichino le procedure e si individuino eventualmente i responsabili. BASTA!!

E pensare che il Comune di Napoli spende 713.401.408,00 €. in buste paga dovremmo avere dei progetti stratosferici ed inattaccabili per questa somma!!!

Vedi anche: l’amministrazione della città una questione di staff (clikka)

Ad ogni buon conto pare che il MEF ha sospeso le nomine dei dirigenti.

dal Corriere del Mezzogiorno di oggi 17.10.2013

Stop ai nuovi dirigenti, Roma non dà il via libera – Slitta la firma dei contratti prevista ieri

NAPOLI — Il Comune di Napoli non ha firmato i contratti ai 29 nuovi dirigenti. L’appuntamento era fissato per ieri, ma tutto è saltato. Da Roma, infatti — dalla commissione mista composta da tecnici del ministero dello Sviluppo economico e del ministero dell’Interno — pare sia arrivato uno stop. O, comunque, un’ulteriore richiesta di integrazione al piano di riequilibrio finanziario. Perché tutto ruota intorno a quello visto che per fare nuovi dirigenti, sebbene a termine e seppur attingendo da personale interno, occorre tenere sotto controllo la spesa. Da qui, l’occhio attento del governo, che al Comune ha prestato i soldi per il predissesto; predissesto che, in origine, prevedeva un rigido blocco del turn over. Ecco perché la nomina dei nuovi dirigenti slitta di mese in mese. Le 29 nuove figure dirigenziali, peraltro, si aggiungerebbero ai circa 90 già in organico.
La scelta delle nuove figure dirigenziali risale al 14 agosto scorso. Dopo le polemiche sui nomi, l’appuntamento successivo per la firma dei contratti era stato fissato per il 12 settembre. Ma anche allora tutto è saltato con un rinvio al 16 ottobre, cioè ieri. Ma ieri non è cambiato nulla con la firma sui contratti che ora è slittata al 4 novembre, cioè dopo il nuovo incontro tra Comune e i due ministeri fissato per il 29 ottobre prossimo. Ma ora nessuno scommette più un solo centesimo su come finirà la vicenda. Perché fare nuovi dirigenti, per molti, con la spesa per il personale che il Comune ha certificato sia arrivata ora appena sotto il 50 per cento (49,5%), è sembrata una scelta inutile. E’ il caso di Agostino Anselmi, responsabile per la Cisl del Comune di Napoli, che senza giri di parole va al cuore del problema: «Ben vengano nuovi contratti — dice —, ma come si può affermare che siano necessari tutti questi dirigenti? Dico questo, perché l’attuale modello organizzativo del Comune prevede 150 servizi, perché allora servono addirittura 180 dirigenti? Cioè, 30 in più rispetto ai servizi?». Dice ancora il sindacalista: «Peraltro, occorrerebbe la costituzione di un organismo comparativo per valutare i curricula di coloro che hanno i requisiti per essere nominati dirigenti. Ma questo organismo non è stato mai nominato eppure si prosegue solo con nomine discrezionali. Mentre era opportuno verificare innanzitutto i profili, quelli utili s’intende. Per esempio, perché, se abbiamo una carenza di ingegneri e informatici, si scelgono profili che hanno un carattere amministrativo in senso lato?».
Intanto il Comune ha erogato oltre 6 milioni per voci accessorie dei contratti dei lavoratori. Si tratta di oltre 3 milioni e 300 mila euro per il salario accessorio dei dipendenti comunali e oltre 2 milioni e 800 mila euro per la produttività, quest’ultima da consumarsi entro fine dicembre. In pratica, in poco più di due mesi i dipendenti dovrebbero centrare tutti gli obiettivi per averne diritto. Roba da record.

Chi guarda dentro Palazzo San Giacomo?

comuneMetto a disposizione dei cittadini di buona volontà la relazione semestrale del servizio ispettivo del Comune di Napoli clikka nonché la relazione semestrale del Sindaco (clikka) redatte ai sensi del famoso D.L. 174/2012 e del vigente TUEL che sono convinto avranno letto giusto coloro che l’hanno redatte. E’ chiaramente una “caterva” di informazioni che ho trovato interessanti anche perché a noi consiglieri questi atti ci vengono ufficialmente comunicati e sugli stessi si potrebbe fondare anche una nostra responsabilità prima ancora che politica, amministrativa e contabile. E’ chiaro che già io con i mie pochi strumenti culturali e professionali ho trovato una enorme difficoltà, vi lascio immaginare il vomito che potrebbe aver avuto qualche consigliere non aduso alla lettura! Questo per dire che per assumere un incarico politico/istituzionale occorre preparazione, studio e fatica e non basta sedersi su una sedia e sparare parole vuote per dire di essere politici.

Credo che dopo il fallimento dei partiti e della società civile occorre dare dignità alla politica ed ai politici sulle poltrone voglio vedere sedute le migliori menti per trattare gli interessi ed il bene pubblico della mia città e del paese!

Paradossalmente dalla politica istituzionale tutte le persone perbene, competenti e preparate si tengono alla larga per non mischiarsi. Addirittura dire di essere consigliere instilla, in chi non ti conosce, un alone di sospetto ed è ritenuto disdicevole senza capire che più ci diciamo che la politica fa schifo e più aumenta questo senso di sporco e di allontanamento dai palazzi del potere delle persone serie competenti e perbene. E’ un gatto che si morde la coda! Questo pensiero mi viene da un po’ di tempo e mi è ritornato in mente con le accorate parole proferite ieri (15.10.2013) da Don Maurizio Patriciello al consiglio comunale di Napoli. Per spezzare questa incredibile maledizione penso che quando un cittadino manifesta tutta la sua indignazione verso questa disdicevole classe politica, debba anche dire e cercare di convincere le persone perbene che conosce ad occuparsi della cosa pubblica mettendoci la faccia candidandosi pure e, se del caso, facendogli anche la campagna elettorale per togliere spazio a coloro che si sono dimostrati corrotti o incapaci!! Non è più tempo né delle accuse né delle lamentele ma dell’agire politico/amministrativo. Se non si capisce questo dovremo senz’altro dire che ci meritiamo la calasse politica che abbiamo, in un modo o nell’altro, finito per volere o determinare col nostro comportamento.

Consiglio la lettura dei due documenti linkati: 1) quello dei servizi ispettivi contenenti critiche e censure anche all’apparato dirigenziale sulla gestione dei dipendenti poco diligenti e sulla gestione del patrimonio pubblico; 2) quello dei Sindaco per i dati che ci vengono offerti, da cui ad esempio si capisce che €. 713.401.408,00 è la somma complessiva che spende il Comune di Napoli per i suoi dipendenti e per i dipendenti delle partecipate “senza avere le strade passate di cera liù”.

Lancio la sfida alla lettura …. vediamo chi la raccoglie …. potreste anche divertirvi a fare qualche domanda ai vostri consiglieri di riferimento per vedere se almeno sanno che esistono questi documenti che come me hanno ricevuto in posta elettronica…. “Ça va sans dire” vediamo chi ha la forza di guardare dentro palazzo san giacomo tra numeri e tabelle.

L’illusionista della democrazia diretta

grilloGli ultimi fatti che hanno riguardato il M5S (vedi la questione dei migranti clikka) mi hanno “fatto convinto” che i parlamentari del movimento sono molto più avanti rispetto al duo grillo/casaleggio. Peraltro lo spasmodico ricorso ai meccanismi della cd. democrazia diretta invocati dal movimento mi hanno fatto venire in mente l’eccellente pezzo di Ascanio Celestini che trovo essere un’ottima risposta al comico genovese. Come dire comico/contro/comico forse così si può capire meglio! Trovo, infatti, assurdo e politicamente scorretto il continuo ricorso che grillo fa alla cd. democrazia diretta in quanto così facendo in sostanza evita di prendere posizione su temi importanti per la vita del paese dando l’illusione al popolo di poter scegliere. E’ facile constatare, infatti, che il meccanismo della consultazione continuata e costante del popolo è assolutamente un’utopia non realizzabile poiché la partecipazione richiede studio, preparazione ed informazione che nessun cittadino ha nel momento in cui non ricopre un incarico elettivo per il quale deve dare un voto! La chiave di volta è la selezione, preparazione e formazione della classe dirigente solo così si può uscire dalle paludi in cui siamo finiti.

Consiglio la visione di questa perla di saggezza di Ascanio Celestini:

beppe grillo ed il referendum sull’immograzione

Beppe Grillo: la pelle dei migranti per un pugno di voti

grilloComplimenti al beppegrillonazionalista non c’è che dire, anche lui in cerca di un pugno di voti sulla pelle dei migranti! Il comico difatti scarica i parlamentari che si sono permessi di presentare un emendamento che cancella il reato di clandestinità!!! Il testo indegno è scritto a quattro mani da grillo e da casaleggio! Spero che i cittadini capiscano presto che i cd. “portavoce” in parlamento del M5S sono molto, ma molto meglio del comico e dal suo compare capellone!!

Ecco il testo:

“Ieri è passato l’emendamento di due portavoce senatori del MoVimento 5 Stelle sull’abolizione del reato di clandestinità. La loro posizione espressa in Commissione Giustizia è del tutto personale. Non è stata discussa in assemblea con gli altri senatori del M5S, non faceva parte del Programma votato da otto milioni e mezzo di elettori, non è mai stata sottoposta ad alcuna verifica formale all’interno. Non siamo d’accordo sia nel metodo che nel merito. Nel metodo perché un portavoce non può arrogarsi una decisione così importante su un problema molto sentito a livello sociale senza consultarsi con nessuno. Il M5S non è nato per creare dei dottor Stranamore in Parlamento senza controllo. Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità, presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico. Sostituirsi all’opinione pubblica, alla volontà popolare è la pratica comune dei partiti che vogliono “educare” i cittadini, ma non è la nostra. Il M5S e i cittadini che ne fanno parte e che lo hanno votato sono un’unica entità. Nel merito questo emendamento è un invito agli emigranti dell’Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l’Italia. Il messaggio che riceveranno sarà da loro interpretato nel modo più semplice “La clandestinità non è più un reato”. Lampedusa è al collasso e l’Italia non sta tanto bene. Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?”. F.to Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio

E’ chiaro che questi non sanno manco dove sta di casa né la costituzione né lo spirito di solidarietà né la democrazia ed alla fine sono in cerca di consenso per fare cosa non è ancora chiaro!

ecco il link http://www.beppegrillo.it/2013/10/reato_di_clandestinita.html

Per capire come la penso vedi pure:

il m5s è un partito come tutti gli altri clikka

partiti e movimenti non un passo indietro clikka

il comune ed i migranti clikka

l’europa dei popoli non permetterebbe quest’orrore clikka

Stadio San Paolo il percorso da seguire

sanpaolofollaL’amministrazione cittadina è nata sull’onda della partecipazione e dei beni comuni e la gestione del San Paolo rappresenta un sorta di cartina di tornasole per verificare la reale declinazione di questi concetti. Già ho scritto sul punto e credo che si potrebbe senz’altro già iniziare ad immaginare un percorso al fine di consentire ai cittadini di controllare ciò che accade e come si gestirà lo stadio. Provo, pertanto, ad immaginare una sorta di piano di lavoro che potrebbe essere articolato come segue:

1) Trasparenza e partecipazione. Il Sindaco ed il Patron più che fare un tavolo in una stanza chiusa dovrebbero dire alla città quali sono le proposte in campo spiegando tutti i particolari.

2) Lo schema da seguire, tra concessione, diritto di superficie e vendita: Queste sono le opzioni che sono uscite ieri (03.10.2013) sui giornali dopo l’incontro tra patron e sindaco. La scelta non è ovviamente insensibile ed ha un diverso grado di controllo e di partecipazione tra pubblico e privato. Se, infatti, si vuole che lo stadio rimanga sotto il controllo pubblico l’istituto non può che essere quello della concessione (come accade a Milano) che, rispetto alla vendita ed al trasferimento del diritto di superficie, garantisce un maggiore controllo. Con la concessione, infatti, il bene resta pubblico poiché essa è una sorta di delega al privato per la gestione del bene. Con il trasferimento del diritto di superficie, invece, c’è la costituzione di un vero e proprio diritto reale, disciplinato dal codice civile, che viene costituito sul bene per un tot di anni (pare 99 anni) scaduti i quali il bene ritorna al pubblico. Con la vendita, infine, lo stadio diventerebbe un bene privato col rischio che potrebbe un domani anche essere alienato sganciandolo del calcio napoli (questa opzione però pare che incontri i limiti della natura di bene indisponibile dello stadio stesso).

3) Altro profilo è quello della continuità della altre attività sportive all’interno del San Paolo. Molti pensano, infatti, che lo stadio sia usato solo per il calcio, niente di più sbagliato! Nello stadio ci sono molte attività sportive tra cui l’atletica, la ginnastica, il pugilato etc etc. Allo stato le associazioni svolgono le loro attività in regime di cd. “uso individuale”. Cosa accadrà a queste associazioni? Inoltre, occorre interrogarsi anche sulla pista di atletica. Pare, infatti, che il patron voglia eliminarla. Occorre, quindi, chiedersi se la città di Napoli si può permettersi di non avere un luogo dove ospitare un olimpiade di atletica ovvero altri campionati di atletica rinunciando, quindi, alla emozione di vedere un Usain Bolt sfrecciare sui 100 e sui 200 metri.

4) Il patron dice che è interessato anche a Piazzale Tecchio. In che senso? E’ chiaro che nella riqualificazione dello stadio ci debba entrare anche una riflessione sulle aree circostanti ma in virtù di cosa? Forse occorrerebbe indire (sarebbe una delle prime volte) un concorso internazionale di progettazione per capire come dovrà essere riqualificata la piazza e non andare al buio.

5) Chi paga? Il comune non ha soldi.  Occorre capire cosa vuole fare il patron. La struttura del rapporto deve essere ovviamente incentrata attraverso un buon equilibrio di interessi dove i lavori di riqualificazione e l’investimento deve essere calibrato in modo da bilanciarlo col reddito che il patron ricaverà dalla gestione del bene. In questo reddito ovviamente c’è lo sfruttamento derivante dalle competizioni (biglietti), pubblicità (parte molto cospicua), attività commerciali  che verrebbero messe in piedi e dalla cui gestione il Comune ovviamente dovrebbe ricavarne il giusto. Tutte voci che ovviamente andranno a regime una volta terminato l’intervento, pertanto, si potrebbe, come di solito accade negli affitti, fare in modo che il patron inizi a pagare il canone da un certo punto in poi. Tutti punti che ovviamente devono essere attentamente vagliati e su cui occorre studiare e capire.

Questo è solo l’inizio di un ragionamento che ovviamente dovrà essere sviscerato e completato in tempi brevi.

Ovviamente il presupposto per valutare la serietà di ogni offerta è il pagamento dei debiti del club verso il comune…

 

La vendita dello Stadio San Paolo

sanpaolo

Ecco il testo pubblicato ieri (02.10.2013) da il Desk Quotidiano Indipendente.

Leggo con attenzione gli articoli riportati dai quotidiani cittadini sulle affermazioni del patron del Napoli, che dichiara di voler acquistare lo stadio San Paolo per una cifra simbolica. Già mi sono espresso più volte sul tema, manifestando il mio pensiero, e mi rammarico che l’informazione focalizzi, semplicisticamente, la sua attenzione solo sullo scontro Sindaco/Patron senza affrontare il vero tema che la questione pone. La vicenda, infatti, attiene all’interesse pubblico, alla democrazia ed al giusto rapporto che ci deve essere tra la politica, le istituzioni e l’imprenditoria. Credo, infatti, che la crisi che ci attanaglia e l’incapacità della politica di dare le giuste risposte siano anche il risultato della pessima declinazione di questi concetti. Declinazione che spesso è stata inquinata da una politica a braccetto della imprenditoria, ovvero, da una politica debole ed impreparata rispetto ad un imprenditoria che ha proposto soluzioni nel solo interesse privato, ovvero, ancora, da una imprenditoria che ha preso solo risorse pubbliche drogando il mercato e la concorrenza. Occorre, dunque, fare in modo di procedimentalizzare tutti gli interessi in gioco sia pubblici che privati creando il giusto rapporto tra le aspettative dei cittadini, quelle del privato e le casse pubbliche, aprendo innanzitutto le porte, senza nascondere nulla ai cittadini. In buona sostanza non vi devono essere, quando si tratta di un bene pubblico, “trattative riservate”. Il privato che vuole usare un bene pubblico per suoi legittimi interessi ha l’obbligo di essere chiaro ed altrettanto deve fare l’amministratore di qualunque rango esso sia. Progetti di sviluppo e piani industriali devono essere mostrati alla comunità già nella fase delle trattative, altrimenti la partecipazione di cui tutti si ammantano resta vuota. Non basta, infatti, la promessa della creazione di posti di lavoro poiché questa esperienza, purtroppo, già l’abbiamo fatta con importanti beni della città. Progetti non chiari e fondati solo sulla promessa del mantenimento dei posti di lavoro come lo Zoo, l’Edenlandia, il cinodromo e l’ippodromo, tutti nell’area di Fuorigrotta/Agnano, si sono rivelati inadeguati andando incontro a plurime vicende fallimentari che alla fine non hanno neppure garantito i posti di lavoro promessi. Ebbene, tutte queste belle parole vorrei trovassero spazio, anche per la funzione di controllo che svolgo, nei rapporti tra Amministrazione Cittadina e Calcio Napoli, affinché si tengano presenti i numerosi interessi in gioco tra cui, le casse pubbliche, la tutela del bene pubblico, la promozione dello sport, l’esistenza nell’impianto di altre attività sportive, lo sviluppo territoriale ed imprenditoriale dell’area. Interessi per i quali tra pubblico e privato occorre creare una sinergia affinché la bilancia non penda da nessuna delle parti come, invece, accade oggi e non certo dal lato del pubblico. Ebbene, nelle ultime affermazioni rilasciate dall’ottimo imprenditore calcistico e cinematografico ravviso un grave attacco sia all’interesse pubblico sia alla democrazia. Il patron del Napoli, infatti, dice due cose gravi, la prima che lo stadio gli deve essere regalato (perché l’acquisto per una cifra simbolica è un regalo), la seconda che, se il Sindaco non fosse in grado di assicurargli, con la sua unica decisione, il regalo, lui se ne andrebbe a Caserta non potendo sopportare che la decisione sia rimessa al Consiglio Comunale. Tutto ciò ci fornisce il metro per misurare il concetto di democrazia che ha il patron del Napoli. In buona sostanza, il San Paolo è un bene pubblico che deve essere amministrato nell’interesse pubblico, interesse, che non coincide, in questo caso, con quello del patron del Napoli, e la decisione per legge è rimessa all’assemblea cittadina, perché siamo in democrazia. Quanto al patron del Napoli è bene ribadire ai Cittadini che egli è debitore del Comune. E visto che tira aria di referendum, io chiederei ai Napoletani: sareste disposti a regalare un immobile in vostra proprietà ad un vostro inquilino che non vi paga il canone dal 2007?

(Gennaro Esposito – presidente della Commissione Sport ed impianti Sportivi del Comune di Napoli)

sulla questione vedi anche:

il destino del San Paolo clikka

stadio san paolo le pretese del patron padrone clikka

San Carlo e Forum delle Culture: Con la cultura ci si riempie la bocca

San CarloStamane (02.10.2013) in consiglio comunale dopo ciò che è accaduto e sta accadendo nel mondo della cultura ho ritenuto necessario intervenire sulle vicende del San Carlo oltre che sul Forum delle Culture oggetto dell’Ordine del giorno.

Il mio intervento sul San Carlo al 01:34:24

il mio intervento sul Forum delle Culture al 01:04:33

Di seguito il testo del DL Valore Cultura n. 91/2013

Art. 11

 Disposizioni   urgenti   per   il   risanamento   delle    fondazioni   lirico-sinfoniche e il rilancio del sistema nazionale  musicale  di   eccellenza.

  1. Al fine di fare fronte allo stato di grave crisi del  settore  e di pervenire al  risanamento  delle  gestioni  e  al  rilancio  delle attivita’ delle fondazioni lirico-sinfoniche,  gli  enti  di  cui  al decreto  legislativo  29  giugno   1996,   n.   367,   e   successive modificazioni, e di cui  alla  legge  11  novembre  2003,  n.  310  e successive modificazioni, di  seguito  denominati  “fondazioni”,  che versino  nelle  condizioni  di  cui  all’articolo  21   del   decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, ovvero non possano far fronte  ai debiti certi ed esigibili da parte dei terzi, ovvero che siano  stati

in regime di amministrazione straordinaria nel corso degli ultimi due esercizi, ma non  abbiano  ancora  terminato  la  ricapitalizzazione, presentano, entro novanta giorni dall’entrata in vigore  della  legge di conversione del presente decreto, al commissario straordinario  di cui al comma 3, un piano di  risanamento  idoneo  ad  assicurare  gli equilibri strutturali del bilancio, sia sotto il profilo patrimoniale che  economico-finanziario,   entro   i   tre   successivi   esercizi finanziari. I contenuti inderogabili del piano sono:

    a)  la  rinegoziazione  e  ristrutturazione  del   debito   della fondazione che preveda uno stralcio del valore  nominale  complessivo del debito esistente al 31 dicembre 2012, comprensivo degli interessi maturati  e  degli  eventuali  interessi  di   mora,   nella   misura sufficiente ad assicurare, unitamente alle altre  misure  di  cui  al presente comma, la sostenibilita’ del piano di  risanamento,  nonche’ gli  equilibri  strutturali  del  bilancio,  sia  sotto  il   profilo patrimoniale che economico-finanziario della fondazione;

    b) l’indicazione della contribuzione a carico degli enti  diversi dallo Stato partecipanti alla fondazione;

    c) la riduzione della dotazione organica del personale tecnico  e amministrativo fino al cinquanta per cento di quella in essere al  31 dicembre 2012;

    d) il divieto di ricorrere a nuovo indebitamento, per il  periodo 2014-2016, salvo il disposto del ricorso ai finanziamenti di  cui  al comma 6; nel caso del ricorso a tali finanziamenti nel  piano  devono essere  indicate  misure  di  copertura  adeguate  ad  assicurare  il rimborso del finanziamento;

    e) l’entita’ del finanziamento dello Stato, a valere sul fondo di cui al comma  6,  per  contribuire  all’ammortamento  del  debito,  a seguito  della   definizione   degli   atti   di   rinegoziazione   e ristrutturazione di cui alla precedente lettera a),  e  nella  misura strettamente  necessaria  a   rendere   sostenibile   il   piano   di risanamento;

    f)  l’individuazione  di  soluzioni   idonee   a   riportare   la fondazione,  entro  i  tre  esercizi  finanziari  successivi,   nelle condizioni di attivo patrimoniale e almeno di  equilibrio  del  conto economico;

 g)  la  cessazione  dell’efficacia  dei   contratti   integrativi aziendali  in  vigore,  l’applicazione   esclusiva   degli   istituti giuridici e dei livelli minimi delle voci del  trattamento  economico fondamentale e accessorio previsti dal vigente  contratto  collettivo nazionale di lavoro  e  la  previsione  che  i  contratti  collettivi dovranno in ogni caso risultare compatibili con i vincoli  finanziari stabiliti dal piano.

  2. I piani di risanamento, corredati di tutti gli atti necessari  a dare dimostrazione della loro attendibilita’,  della  fattibilita’  e appropriatezza  delle   scelte   effettuate,   nonche’   dell’accordo

raggiunto con le associazioni sindacali maggiormente  rappresentative in ordine alle previsioni di cui al comma 1, lettere c)  e  g),  sono approvati, su proposta motivata del commissario straordinario di  cui al comma 3, sentito il collegio dei revisori dei conti, entro  trenta giorni dalla loro presentazione, con decreto del Ministro dei beni  e delle attivita’ culturali e del turismo, di concerto con il  Ministro dell’economia e delle finanze. Con il medesimo decreto e’ definito il finanziamento  erogabile  ai  sensi  del  comma   6.   Le   eventuali integrazioni e modificazioni dei piani  conseguenti  all’applicazione del comma 3, lettera c), sono approvate,  su  proposta  motivata  del commissario straordinario di cui al comma 3, con decreto del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, di  concerto  con il Ministro dell’economia e delle finanze.

  3. Con decreto del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali  e del turismo, di  concerto  con  il  Ministro  dell’economia  e  delle finanze, da adottare entro venti giorni dall’entrata in vigore  della

legge di conversione del presente decreto, e’ nominato un commissario straordinario del Governo che  svolge,  con  i  poteri  previsti  dal presente articolo, le seguenti funzioni:

    a) riceve i piani di risanamento presentati dalle  fondazioni  ai sensi del  comma  1,  ne  valuta,  d’intesa  con  le  fondazioni,  le eventuali  modifiche  e  integrazioni,  anche  definendo  criteri   e modalita’ per la rinegoziazione e la ristrutturazione del  debito  di cui al comma 1, lettera a) e li propone, previa verifica  della  loro adeguatezza e sostenibilita’, all’approvazione del Ministro dei  beni e  delle  attivita’  culturali  e  del   turismo   e   del   Ministro dell’economia e delle finanze;

    b)  sovrintende  all’attuazione  dei  piani  di  risanamento   ed effettua un monitoraggio semestrale dello stato di  attuazione  degli stessi, redigendo apposita relazione da trasmettere al Ministero  dei beni  e  delle  attivita’  culturali  e  del  turismo,  al  Ministero dell’economia e delle finanze e alla competente sezione  della  Corte dei conti;

    c) puo’ richiedere le integrazioni e le modifiche  necessarie  al fine del conseguimento degli obiettivi di cui al  presente  articolo, tenuto conto, ai fini dell’aggiornamento dei  piani  di  risanamento, dello stato di avanzamento degli stessi;

    d) assicura  il  rispetto  del  cronoprogramma  delle  azioni  di risanamento previsto dai piani approvati;

    e)  puo’  adottare,  sentiti  i  Ministeri  interessati,  atti  e provvedimenti anche in via sostitutiva  per  assicurare  la  coerenza delle azioni di risanamento con i piani approvati, previa  diffida  a provvedere entro un termine non superiore a quindici giorni.

  4. Il Ministero dei beni e delle attivita’ culturali e del  turismo assicura, senza  nuovi  o  maggiori  oneri  a  carico  della  finanza pubblica,  le  risorse  umane  e  strumentali   necessarie   per   lo svolgimento dei compiti del commissario straordinario.

  5. Con il decreto di cui al comma 3 e’ stabilito il compenso per il commissario straordinario, nel limite massimo di cui all’articolo 15, comma 3, del decreto-legge 6 luglio  2011,  n.  98,  convertito,  con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n.  111,  a  valere  sulle risorse di bilancio delle fondazioni ammesse alla procedura di cui al comma 1, nonche’ la durata dell’incarico.

  6.  E’  istituito  nello  stato   di   previsione   del   Ministero dell’economia e delle finanze un fondo  di  rotazione  con  dotazione pari a 75 milioni di euro per l’anno 2014 per la concessione a favore delle fondazioni di cui al comma 1 di finanziamenti di durata fino  a un massimo di trenta anni.

  7. Al fine dell’erogazione delle risorse di  cui  al  comma  6,  il commissario straordinario predispone un contratto tipo, approvato dal Ministero dell’economia e delle finanze, nel quale sono, tra l’altro, indicati il tasso  di  interesse  sui  finanziamenti,  le  misure  di copertura annuale del rimborso del  finanziamento,  le  modalita’  di erogazione  e  di  restituzione  delle  predette  somme,  prevedendo, altresi’, qualora l’ente non adempia nei  termini  ivi  stabiliti  al versamento delle rate di ammortamento dovute,  sia  le  modalita’  di recupero  delle  medesime  somme,  sia  l’applicazione  di  interessi moratori.   L’erogazione   delle   somme    e’    subordinata    alla sottoscrizione, da parte di ciascuna delle fondazioni di cui al comma 1, di contratti conformi al contratto tipo. Agli oneri derivanti  dal presente comma, pari a 3 milioni di euro a decorrere dall’anno  2015, si provvede ai sensi dell’articolo 15.

  8. Agli oneri derivanti dall’istituzione del fondo di cui al  comma 6, si provvede mediante corrispondente riduzione  dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 10, del decreto-legge 8  aprile 2013, n. 35, convertito, con  modificazioni,  dalla  legge  6  giugno 2013, n. 64, utilizzando la dotazione per l’anno 2014 della  “Sezione per assicurare la liquidita’ per pagamenti dei debiti certi,  liquidi ed esigibili degli enti locali”.

  9. Nelle more del perfezionamento del  piano  di  risanamento,  per l’anno 2013  una  quota  fino  a  25  milioni  di  euro  puo’  essere anticipata dal Ministero dei beni e delle attivita’ culturali  e  del

turismo su indicazione del Commissario straordinario, a valere  sulle disponibilita’ giacenti, alla data di entrata in vigore del  presente decreto, sulle contabilita’ speciali aperte ai sensi dell’articolo 3, comma 8, del decreto-legge 25 marzo  1997,  n.  67,  convertito,  con modificazioni, dalla legge 23  maggio  1997,  n.  135,  e  successive modificazioni, per la gestione dei fondi  assegnati  in  applicazione dei  piani  di  spesa  approvati  ai  sensi   dell’articolo   7   del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 149, convertito, con  modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 237, intestate ai capi degli  Istituti del Ministero dei beni e delle attivita’  culturali  e  del  turismo, nonche’ a valere sulle somme giacenti presso  i  conti  di  tesoreria unica degli Istituti dotati di autonomia speciale di cui all’articolo 15, comma 3, del regolamento di cui al decreto del  Presidente  della Repubblica 26 novembre 2007, n. 233, e  successive  modificazioni,  a favore delle fondazioni  di  cui  al  comma  1  che  versano  in  una situazione di carenza di liquidita’ tale da pregiudicare la  gestione anche ordinaria della fondazione, alle seguenti condizioni:

    a) che la fondazione interessata, entro 30  giorni  dalla  nomina del Commissario straordinario,  comunichi  al  Ministero  dei  beni  e delle attivita’ culturali e del turismo e al Ministero  dell’economia e delle finanze l’avvio della negoziazione  per  la  ristrutturazione del debito della fondazione  che  prevede  uno  stralcio  del  valore nominale complessivo del debito stesso, comprensivo  degli  interessi maturati e  degli  eventuali  interessi  di  mora,  esistente  al  31 dicembre 2012, nella misura  sufficiente  ad  assicurare,  unitamente alle altre misure di cui al comma 1,  la  sostenibilita’  finanziaria del piano di risanamento,  gli  equilibri  strutturali  del  bilancio della   fondazione,   sia   sotto   il   profilo   patrimoniale   che economico-finanziario,  nonche’  l’avvio  delle  procedure   per   la riduzione  della  dotazione  organica   del   personale   tecnico   e amministrativo nei termini di cui al comma 1, lettera c);

    b) la conclusione dell’accordo di ristrutturazione  di  cui  alla lettera a), da inserire nel piano di risanamento di cui al  comma  1, entro il termine previsto da tale  comma  per  la  presentazione  del piano.

10. Il mancato verificarsi delle condizioni previste dal  comma  9, lettere a)  e  b),  determina  l’effetto  di  cui  al  comma  14.  Le anticipazioni  finanziarie  concesse  ai  sensi  del  comma  9   sono rimborsate secondo quanto previsto dai commi 6 e 7.

11. Al fine di sostenere gli enti che operano nel settore dei  beni e delle attivita’ culturali, a valere sulle giacenze di cui al  comma 9 sono versati all’entrata del bilancio dello Stato ulteriori importi

pari a 3,5 milioni  di  euro  per  gli  anni  2013  e  2014,  per  la successiva riassegnazione  ai  pertinenti  capitoli  dello  stato  di previsione del Ministero dei beni e delle attivita’ culturali  e  del

turismo.

  12. Resta fermo l’obbligo di completamento dei  versamenti  di  cui all’articolo 4, comma 85, della  legge  12  novembre  2011,  n.  183, secondo una modulazione temporale pari a 2 milioni di euro per l’anno 2013 e a 8,6 milioni di euro annui per il periodo 2014-2018.

  13. Per  il  personale  risultante  in  eccedenza  all’esito  della rideterminazione delle dotazioni organiche di  cui  al  comma  1,  le fondazioni di cui al medesimo comma, fermo restando per la durata del soprannumero  il  divieto  di  assunzioni  di  personale,   applicano l’articolo 72, comma 11, del decreto-legge 25 giugno  2008,  n.  112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.  In caso di ulteriori eccedenze, con uno o piu’  decreti  del  Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e  la  semplificazione  e  con  il  Ministro dell’economia e delle finanze, previa informativa alle organizzazioni sindacali, sono disposti apposita procedura selettiva di idoneita’  e il successivo trasferimento del personale  amministrativo  e  tecnico dipendente a tempo indeterminato alla data di entrata in  vigore  del presente  decreto  nella  societa’  Ales  S.p.A.,  nell’ambito  delle vacanze di organico e nei limiti delle facolta’ assunzionali di  tale societa’.

  14. Le fondazioni di cui al comma 1, per le  quali  non  sia  stato presentato o non sia approvato  un  piano  di  risanamento  entro  il termine di cui ai commi 1 e  2,  ovvero  che  non  raggiungano  entro l’esercizio 2016 condizioni di equilibrio strutturale  del  bilancio, sia sotto il  profilo  patrimoniale  che  economico-finanziario,  del conto economico sono poste in liquidazione coatta amministrativa.

  15. Al  fine  di  assicurare  il  rilancio  del  sistema  nazionale musicale di eccellenza, le  fondazioni  adeguano  i  propri  statuti, entro il 31 dicembre 2013, alle seguenti disposizioni:

    a) previsione  di  una  struttura  organizzativa  articolata  nei seguenti organi, della durata di cinque  anni,  il  cui  compenso  e’ stabilito  in  conformita’  ai  criteri  stabiliti  con  decreto  del Ministro dei beni e delle  attivita’  culturali  e  del  turismo,  di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze:

      1) il presidente, nella persona  del  sindaco  del  comune  nel quale ha sede la fondazione, ovvero nella persona  da  lui  nominata, con funzioni  di  rappresentanza  giuridica  dell’ente;  la  presente disposizione non si applica alla Fondazione dell’Accademia  nazionale di Santa Cecilia, che e’  presieduta  dal  presidente  dell’Accademia stessa, il quale svolge anche funzioni di sovrintendente;

      2) il consiglio di indirizzo, composto  dal  presidente  e  dai membri designati da  ciascuno  dei  fondatori  pubblici  e  dai  soci privati che versino almeno il cinque per cento del contributo erogato dallo Stato;

      3) il sovrintendente, quale unico organo di gestione,  nominato dal Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e  del  turismo  su proposta del consiglio di indirizzo; il  sovrintendente  puo’  essere coadiuvato  da   un   direttore   artistico   e   da   un   direttore amministrativo;

      4) l’organo monocratico di  monitoraggio  degli  atti  adottati dall’organo di gestione, rinnovabile per non  piu’  di  due  mandati, nominato  con  decreto  del  Ministro  dei  beni  e  delle  attivita’ culturali  e  del  turismo,  con  il   compito   di   verificare   la sostenibilita’ economico-finanziaria e la corrispondenza  degli  atti adottati  dall’organo  di  gestione  con  le  indicazioni   formulate dall’organo di indirizzo, inviando almeno ogni due mesi una relazione al Ministero dei beni e  delle  attivita’  culturali  e  del  turismo sull’attivita’ di validazione svolta, secondo un  prospetto  definito con decreto del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali  e  del turismo;

      5) il collegio dei revisori dei conti, composto da tre  membri, rinnovabili per non piu’ di due mandati, di cui uno, con funzioni  di presidente, designato dal Presidente della  Corte  dei  conti  fra  i magistrati della Corte dei conti, uno in rappresentanza del Ministero dell’economia e delle finanze e uno in rappresentanza  del  Ministero dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo;

    b)  previsione  della  partecipazione   dei   soci   privati   in proporzione agli apporti finanziari alla  gestione  o  al  patrimonio della fondazione, che devono essere non inferiori al tre per cento;

    c) previsione che il patrimonio sia articolato  in  un  fondo  di dotazione, indisponibile e vincolato al perseguimento delle finalita’ statutarie, e in un fondo di gestione, destinato alle spese  correnti di gestione dell’ente.

  16. Le nuove disposizioni statutarie si  applicano  con  decorrenza dal 1° gennaio 2015. Il mancato adeguamento dello statuto nei termini di cui al comma 15  determina  l’applicazione  dell’articolo  21  del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367.

  17.  L’organo  di  indirizzo  esercita  le  proprie  funzioni   con l’obbligo di assicurare  il  pareggio  del  bilancio.  La  violazione dell’obbligo comporta l’applicazione  dell’articolo  21  del  decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, e la responsabilita’ personale ai sensi  dell’articolo  1  della  legge  14  gennaio  1994,  n.  20,  e successive modificazioni. La fondazione e’ soggetta al rispetto della disciplina in tema di appalti di lavori, servizi e forniture prevista dal  decreto  legislativo  12  aprile  2006,  n.  163,  e  successive modificazioni.    Le    spese    per    eventuali    rappresentazioni

lirico-sinfoniche eseguite all’estero sono da  imputare  in  bilancio con copertura finanziaria specificamente deliberata.

  18. Anche agli effetti di quanto previsto dal presente articolo  in materia di ripartizione del contributo, gli organi di gestione  delle fondazioni   lirico-sinfoniche   coordinano   i   programmi   e    la realizzazione  delle  attivita’,  sia  all’interno   della   gestione dell’ente  sia  rispetto  alle  altre  fondazioni  lirico-sinfoniche, assicurando il conseguimento di  economie  di  scala  nella  gestione

delle risorse di settore e una  maggiore  offerta  di  spettacoli,  e possono a tal fine  essere  riuniti  in  conferenza,  presieduta  dal direttore generale competente,  che  la  convoca,  anche  per  gruppi individuati per zone geografiche  o  specifici  progetti  comuni.  La conferenza deve garantire  la  maggiore  diffusione  in  ogni  ambito territoriale  degli  spettacoli,  nonche’  la  maggiore  offerta   al pubblico giovanile, l’innovazione, la promozione di settore con  ogni idoneo mezzo di comunicazione, il contenimento  e  la  riduzione  del costo dei fattori produttivi, anche mediante lo scambio di spettacoli o la realizzazione di coproduzioni, di singoli corpi artistici  e  di

materiale scenico, e la promozione dell’acquisto o la condivisione di beni e servizi comuni al settore, anche con  riferimento  alla  nuova produzione musicale.

  19. Il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato presso le fondazioni lirico-sinfoniche e’ instaurato esclusivamente a  mezzo di apposite procedure selettive pubbliche. Per la certificazione,  le conseguenti  verifiche  e  le  relative  riduzioni  del   trattamento economico delle assenze per malattia o per infortunio non sul lavoro, si applicano le disposizioni vigenti  per  il  pubblico  impiego.  Il contratto aziendale di  lavoro  si  conforma  alle  prescrizioni  del contratto  nazionale  di  lavoro  ed  e’  sottoscritto  da   ciascuna fondazione   con    le    organizzazioni    sindacali    maggiormente rappresentative mediante sottoscrizione di un’ipotesi di  accordo  da inviare alla Corte dei conti. L’ipotesi di accordo deve rappresentare  chiaramente la quantificazione dei  costi  contrattuali.  La  Sezione Regionale di controllo della Corte  dei  conti  competente  certifica l’attendibilita’ dei costi quantificati e la loro compatibilita’  con gli strumenti di programmazione e bilancio, deliberando entro  trenta giorni dalla ricezione, decorsi i quali la certificazione si  intende effettuata positivamente. L’esito della certificazione e’  comunicato alla fondazione, al Ministero dei beni e delle attivita’ culturali  e del turismo e al Ministero  dell’economia  e  delle  finanze.  Se  la certificazione  e’  positiva,  la   fondazione   e’   autorizzata   a sottoscrivere definitivamente l’accordo. In  caso  di  certificazione non positiva della Sezione Regionale di  controllo  della  Corte  dei conti competente, le parti  contraenti  non  possono  procedere  alla sottoscrizione definitiva dell’ipotesi di  accordo  e  la  fondazione riapre le trattative per la sottoscrizione di una  nuova  ipotesi  di accordo,  comunque  sottoposta  alla  procedura   di   certificazione prevista dal  presente  comma.  Avverso  le  delibere  delle  Sezioni regionali di controllo le parti interessate  possono  ricorrere  alle Sezioni Riunite della Corte dei conti  in  speciale  composizione  ai sensi dell’articolo 1, comma 169 della legge  24  dicembre  2012,  n. 228. Le fondazioni, con apposita delibera dell’organo  di  indirizzo, procedono  a  rideterminare   l’organico   necessario   all’attivita’ effettivamente realizzata, previa verifica dell’organo di  controllo.  La delibera deve garantire l’equilibrio  economico-finanziario  e  la copertura degli oneri della dotazione  organica  con  risorse  aventi carattere di certezza e stabilita’.  L’articolo  3,  comma  6,  primo periodo, del decreto-legge 30 aprile 2010,  n.  64,  convertito,  con modificazioni, dalla legge 29 giugno 2010, n. 100, si interpreta  nel senso che alle fondazioni, fin dalla loro trasformazione in  soggetti di diritto privato, non si applicano le  disposizioni  di  legge  che prevedono la stabilizzazione del rapporto di lavoro come  conseguenza della violazione delle norme in materia di stipulazione di  contratti di lavoro subordinato a termine, di proroga o di rinnovo dei medesimi contratti.

  20. La quota del fondo  unico  per  lo  spettacolo  destinata  alle fondazioni lirico-sinfoniche, come annualmente  determinata,  sentita la Consulta per lo spettacolo, con decreto del Ministro  dei  beni  e delle attivita’ culturali e del turismo,  e’  attribuita  a  ciascuna fondazione con decreto del direttore generale competente, sentita  la competente commissione consultiva, sulla base dei seguenti criteri:

    a) il 50 per cento della quota di cui al  periodo  precedente  e’ ripartita in considerazione dei costi  di  produzione  derivanti  dai programmi di attivita’ realizzati da  ciascuna  fondazione  nell’anno precedente quello cui si riferisce la  ripartizione,  sulla  base  di indicatori di rilevazione della produzione;

    b) il 25 per cento  della  quota  di  cui  al  primo  periodo  e’ ripartita in considerazione del  miglioramento  dei  risultati  della gestione attraverso la capacita’ di reperire risorse;

    c) il 25 per cento  della  quota  di  cui  al  primo  periodo  e’ ripartita in considerazione della qualita’ artistica dei programmi.

  21. Con decreto del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo,  sentita  la  competente  commissione  consultiva,  sono predeterminati gli indicatori  di  rilevazione  della  produzione,  i parametri per la rilevazione del miglioramento  dei  risultati  della gestione, i parametri per la rilevazione della qualita’ artistica dei programmi, il procedimento di erogazione ai fini  della  attribuzione del contributo di cui al comma 20.

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