Non capisco tutta questa bagarre che c’è sulla revoca del Direttore Generale fondata in sostanza sulla mancata sottoscrizione, e quindi assunzione di responsabilità, dei contratti alle 350 Maestre che devono andare nelle scuole comunali. Ho già scritto su questo blog sulla questione delle maestre e del Direttore Generale (clikka) e sulla delibera n. 673 del 31.08.2012 (clikka). Oggi leggo di molti esponenti politici di grosso calibro tra cui ex sindaci e governatori che fanno la questione della revoca dell’incarico al D.G., Prefetto della Repubblica sic! Mi piacerebbe, invece, che i politici focalizzassero la loro attenzione sullo stato della scuola pubblica, sulla riduzione del tempo scuola, sulla mortificazione della ricerca scientifica, sul grave danno subito dalle famiglie che, con il ridotto tempo scuola pubblica, sono costrette a migrare verso la privata, sulla mortificazione dell’attività degli insegnanti, sulla mancanza del sostegno adeguato ai diversamente abili, sulla incapacità di comprendere che ormai la scuola è l’unico luogo di omogenizzazione sociale e la sua riduzione determina uno scollamento ancora più grave nel paese! In verità a fronte di questi temi non mi interessa affatto la questione della revoca dell’incarico al DG! Come al solito la politica si allontana dalle vere necessità dei cittadini e dell’amministrazione corretta degli interessi pubblici in gioco! Io insieme agli altri miei compagni di Ricostruzione Democratica abbiamo avuto modo di dimostrare di non essere assolutamente appiattiti sulle decisioni della Giunta e del Sindaco ma di avere come nostro faro di riferimento, come nostra strada maestra le norme costituzionali che, nel loro “nucleo forte” ci mettono sicuramente il diritto allo studio ed il diritto alla famiglia. Sono convinto che ogni operatore del diritto ed amministratore deve in prima analisi fare riferimento alla nostra carta costituzionale che ha un contenuto obbligatorio ed immediatamente precettivo avendo il coraggio di difendere i principi da essa espressi davanti a chiunque voglia rigidamente applicare formulette matematiche di pareggio! Non posso pensare che i bambini delle scuole materne ed elementari di Napoli abbiano meno diritti di quelli delle altre città, in particolare del Nord, ove peraltro il tempo pieno è praticato in misura assolutamente più larga! L’Amministratore pubblico, sia politico che burocrate, deve sempre chiedersi quali sono gli interessi prioritari e di maggior peso, cosa che credo spesso omette di fare anche il legislatore quando emana una legge, viste le numerose pronunce di incostituzionalità. A dire il vero questi ragionamenti li ho anche rinvenuti nella premessa della delibera di giunta n. 673/2012 che, però, nella parte dispositiva, sembra fare marcia indietro. Oggi sono convinto che abbiamo bisogno di politici, amministratori e burocrati che hanno capacità superiori e sanno mettere in primo piano l’interesse pubblico anche a costo di una maggiore assunzione di responsabilità!
da il mattino di Napoli del 21.11.2012
Luigi Roano
«La Giunta del Comune di Napoli ha approvato una delibera di revoca del direttore generale dottoressa Silvana Riccio per il venir meno del rapporto fiduciario». Tre righe firmate dal sindaco Luigi de Magistris sanciscono dopo 13 mesi la rottura con un prefetto di lungo corso che fino a una settimana fa era l’assoluto capo della macchina burocratica di Palazzo San Giacomo. Il suo posto lo prenderà a interim Attilio Auricchio, già capo di gabinetto e dei vigili urbani. Perché si interrompe il rapporto fiduciario? Inutile girarci intorno, la questione della mancata assunzione a tempo determinato delle 320 maestre per far partire il tempo pieno nella scuola pubblica è stata dirimente. Delibera verrà controfirmata appunto da Auricchio che darà il via libera ai contratti già in settimana.
Cosa è successo in queste ore? Intanto l’atto con il quale il sindaco saluta la Riccio. Quello che trapela è che si era arrivati a una sorta di rescissione consensuale in modo da evitare la revoca che è un provvedimento unilaterale così come le dimissioni. Un modo di dirsi addio senza nessuno strascico futuro. Segnale evidente che ormai da tempo la Riccio non era più in sintonia con l’amministrazione. Quindi qualcosa è cambiato negli accordi e de Magistris ha deciso per la revoca, provvedimento che potrebbe preludere a un seguito della vicenda in altre sedi per chiarire i contorni di un contratto comunque oneroso.
Molti sono gli interrogativi a cui dare una risposta. Perché il prefetto non ha voluto firmare quelle assunzioni? Se anche a tempo determinato le assunzioni devono rientrare in un parametro del patto di stabilità secondo il quale il rapporto tra spesa corrente e spesa per il personale non deve superare il 50 per cento, deve essere fifty fifty, meglio se sotto, altrimenti il rischio è di finire dritti davanti alla Corte dei Conti. Un tema che in Comune conoscono bene. Per il sindaco la questione delle maestre – che fa rima con funzionamento di un pubblico servizio qual è la scuola – è tema squisitamente politico. Si può – il ragionamento del primo cittadino – stringere la cinghia della spesa su tutto, ma i servizi essenziali «scuola, politiche sociali, rifiuti, famiglia» trapela da Palazzo San Giacomo non si toccano. Il punto non è la sorte delle maestre in sè «non abbiamo nessuno da sistemare e poi questo precariato lo abbiamo ereditato» spiegano. Piuttosto il sindaco non ammette deroghe sulla cosa pubblica. Questo significa violare le leggi? A Palazzo San Giacomo sono netti: no. Per due motivi, i soldi ci sono e stanno già a bilancio. Sul tecnicismo ricordano che la delibera madre per l’assunzione delle maestre è datata giugno e porta la firma della Riccio. Se si poteva fare all’epoca per il Comune si può fare anche adesso. Altrimenti i sei mesi trascorsi da allora si sarebbero dovuti riempire di alternative. E la Riccio al riguardo pare abbia proposto due soluzioni. Statalizzare le sezioni di scuola materna, vale a dire licenziare in tronco le 320 precarie della scuola e chiedere allo Stato l’utilizzazione delle maestre in carico al ministero della Pubblica istruzione che avrebbe pagato lo stipendio; in secondo luogo fare una fondazione, atteso che i soldi ci sono questo il paradosso della questione, e pagare le maestre attraverso la fondazione in modo da non gravare sul patto di stabilità. Dal Comune controbattono con determinazione. Sulla statalizzazione non c’era più tempo, bisognava tirare fuori l’idea prima non oggi. Quanto alla fondazione vale più o meno lo stesso ragionamento.
Un duello, come si evince da quello che sta venendo fuori, che parte da lontano. Non è piaciuta alla giunta, che ha adottato all’unanimità la decisione di revoca, certe prese di posizione politiche del prefetto, in riferimento a un botta e risposta con alcuni sindacalisti. E poi tensioni sempre più crescenti con pezzi della burocrazia interna. La rabbia di de Magistris esplode in una giunta notturna venerdì scorso. Il j’accuse del sindaco fu duro: «Tu mi hai portato a questo punto e tu mi devi tirare fuori firmando i contratti». Aut aut – raccontato da chi era presente – declinato dalla Riccio. Un prefetto di ferro vicinissima alla Cancellieri. Il ministro – secondo indiscrezioni ben accredidate – in queste ore pare abbia già trovato una sede consona per la Riccio.
La risposta della Riccio sempre sul mattino di Napoli:
«Apprendo con stupore e meraviglia che la Giunta su proposta del sindaco de Magistris ha disposto la revoca del mio incarico di direttore generale per essere venuto meno il rapporto fiduciario. Sono allibita in quanto fino a pochissimi giorni fa questo rapporto mi era stato confermato come saldo». Silvana Riccio, ormai ex dg di Palazzo San Giacomo, alle 18 è ancora nel suo ufficio al secondo piano sta sistemando decine e decine di cartelline azzurre, di pratiche che porterà con sè. Ci sono alcuni dirigenti che la salutano. Ci scappa qualche lacrima. «Ho lavorato con passione per la mia città» dice.
Allora prefetto essere revocata per mancanza di fiducia è una atto grave.
«Non conosco ancora le motivazioni che hanno fatto venir meno il rapporto fiduciario che apprenderò quando mi sarà consentito di leggere il provvedimento adottato dalla Giunta».
È il quinto addio a de Magistris, prima di lei due assessori e altri tre tecnici. È difficile lavorare con il sindaco?
«Non è una domanda da fare a me. Non mi sono dimessa ma sono stata sfiduciata. Il venir meno del rapporto fiduciario è solo una formula giuridica».
Tredici mesi vissuti al fianco di de Magistris e non può dire come si è trovata con lui?
«Mi sono trovata benissimo fino a ieri gli riconosco grandi capacità».
Al di là delle schermaglie il provvedimento di revoca scatta perché lei ha detto no alle assunzioni delle maestre.
«Non si possono fare quelle assunzioni, non lo dico io, ma la legge. Il Comune ha superato la soglia del 50 per cento di pesa per il personale. Chiunque firmerà quei contratti sa che sono nulli. Io non voglio ingenerare aspettative che poi verranno disattese».
Eppure quei contratti si stanno facendo.
«Comprendo le scelte politiche, scuola, famiglia, politiche sociali in questa città hanno un peso rilevante. Ma qui si tratta di ampliare l’offerta formativa e allungare l’orario dalle 14 alle 16. Io ho lavorato per aprire le scuole a inizio anno. Poi ci sono le regole. Io sono un prefetto dello Stato. Il sindaco mi ha chiamata quando stavo alla Presidenza del Consiglio anche per questo motivo».
Altri firmeranno quei contratti non è che a Palazzo San Giacomo sia popolata da gente che non rispetta le regole.
«Il dirigente del settore non lo ha voluto firmare quell’atto, così come altri. Sono amareggiata per quanto accaduto e non ho detto che non si rispettano le regole».
Possibile che il terzo Comune d’Italia non ha meno di 7 milioni per le maestre?
«Non è questione finanziaria ma di legittimità dell’atto».
Lei ha proposto soluzioni alterative?
«Sì a Torino, Pomigliano, Reggio Emilia, Modena c’è stata la statalizzazione delle sezioni, se lo hanno fatto quei sindaci poteva farlo anche de Magistris. Per me resta un mistero la sfiducia e il perché non siano state prese in considerazione le alternative proposte».
Questa vicenda non mi lascia perplesso, anzi appoggio il sindaco nella sostanza (pur ammettendo che forse si sarebbe potuto fare qualcosa in tempi diversi, forse). Sindaco di lotta e di governo. Di lotta contro il governo affamatore dei banchieri. E di governo in città per quanto è possibile, senza diventare complice o semplice sicario, come da Roma si chiede ai Comuni. Spero che questa decisione prefiguri un cambio di rotta… e che non rientri nelle attività pre-elettorali.
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