Salvatore Settis. Il paesaggio: La Costituzione un Manifesto da attuare

Sono fermamente convinto del valore politico della Costituzione e trovo interessante quest’intervista di Settis che considera la Costituzione stessa un Manifesto da attuare.

Da Il Manifesto del 08.08.2012

Così «l’incubo del contabile»
finirà per devastare l’isola

Archeologo e storico dell’arte di prestigio internazionale, accademico dei licei, direttore sino al 2010 della Scuola Superiore Normale di Pisa, Salvatore Settis da anni si batte per la tutela del paesaggio e dei beni culturali. Pochi giorni fa è stato in Sardegna per partecipare a una tavola rotonda dal titolo «Il valore della Terra», organizzata da Sardegna Democratica, l’associazione che fa capo a Renato Soru.

Professor Settis, qual è la sua valutazione del progetto della giunta Cappellacci di modifica del Piano paesaggistico della Sardegna?

Con incredulità e con dolore, vedo nel nuovo progetto l’intento di devastare la Sardegna, e lo strumento per renderlo possibile. Questa la mia valutazione, ma vorrei specificare, pensando alla Sardegna ma pensando anche all’Italia. Pianificare il paesaggio è un tema importantissimo, delicatissimo in tutto il mondo, e in Italia lo è ancor di più, per due ragioni: la straordinaria stratificazione di bellezza e di storia del nostro paesaggio, ma anche la tradizione altissima di civiltà e di cultura che è alla base della normativa italiana di merito. Basti ricordare che la prima legge sul paesaggio è dovuta a un ministro della Pubblica istruzione che si chiamava Benedetto Croce (1920). La legge Croce fu poi riscritta e ampliata in una delle due leggi Bottai nel 1939: leggi di un governo fascista che nulla ebbero di fascista, tanto è vero che nell’Assemblea costituente di una Repubblica nata contro il fascismo nacque l’articolo 9 della Costituzione, che contiene (lo ha scritto Sabino Cassese) la «costituzionalizzazione delle leggi Bottai». Prima al mondo, l’Italia poneva la tutela del paesaggio fra i principi fondamentali dello Stato. Da questa lunga linea di continuità nasce anche il Codice dei Beni culturali e del paesaggio (2004), che contiene l’attuale normativa. Ora il fatto è che la Sardegna è stata, con la giunta Soru, la regione italiana che ha interpretato questa tradizione con la massima intelligenza e fedeltà alla legge e alla Costituzione, e nel massimo rispetto della storia della Sardegna, ma soprattutto del suo futuro. Quel piano paesaggistico è un modello insuperato in Italia e, data la rilevanza dei paesaggi sardi, ha importanza europea e globale. Buttando via quel Piano, la Sardegna commetterebbe un doppio suicidio: danneggiando irreversibilmente i propri paesaggi unici al mondo, ma anche perdendo l’occasione storica di essere la Regione modello per tutta Italia.

La crisi globale spinge a una ridefinizione delle coordinate su cui basare economia e finanza. Ambiente e beni culturali posso- no svolgere un ruolo?

Abbiamo in Italia, pronto per l’uso, un manifesto da mettere in pratica: la Costituzione. Essa ha al centro l’idea di bene comune, il progetto di costruire una società libera e democratica sulla base dei diritti dei cittadini. Il grande movimento mondiale contro la cieca dominanza dei mercati potrebbe e dovrebbe trovare in Italia un punto di forza. Vorrei dirlo con le parole di un grandissimo economista, Keynes. Egli esortava a liberarsi dell’«incubo del contabile», e cioè del pregiudizio secondo cui nulla si può fare, se non comporta immediati frutti economici. «Invece di utilizzare l’immenso incremento delle risorse materiali e tecniche per costruire la città delle meraviglie, creiamo ghetti e bassifondi; e si ritiene che sia giusto così perché fruttano, mentre nell’imbecille linguaggio economicistico la città delle meraviglie potrebbe ipotecare il futuro». E Keynes continua: «Questa regola autodistruttiva di calcolo finanziario governa ogni aspetto della vita. Distruggiamo le campagne perché le bellezze naturali non hanno valore economico. Saremmo capaci di fermare il sole e le stelle perché non ci danno alcun dividendo». Ecco: devastare il paesaggio in Sardegna sarebbe come fermare il sole e le stelle.

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