Pur nella convinzione di dire una ovvietà credo che nelle persone è diffusa una disaffezione per i beni comuni e per l’interesse pubblico. Ciò che mi sorprende è che accade a tutti i livelli. Ci sono, infatti, quelli che pensano che al di là dell’uscio della propria casa si possa fare di tutto buttare carte, lattine e bottiglie a terra, sputare, imbrattare i muri ed i monumenti, far fare i bisogni al proprio cane senza raccoglierli, spaccare panchine e fioriere e chi più ne ha più ne metta e, quelli che, invece, seppure, dotati di una superiore sensibilità sono comunque convinti che non c’è nulla da fare, quindi, tanto vale non impegnarsi neppure. Questi atteggiamenti credo siano legati sia alla scarsa sensibilità sia al cattivo esempio che spesso proviene proprio da coloro che, per un motivo o per un altro, dovrebbero avere a cuore e curare il bene e l’interesse pubblico. Il bene pubblico, in quanto tale, è considerato per taluni, di nessuno, per altri un bene naturalmente soggetto al saccheggio.
La sacralità del bene comune e dell’interesse pubblico

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