Ieri (2 agosto 2012) in commissione ho esaminato insieme agli altri consiglieri lo schema di convenzione relativo alle piscine comunali costruite con la legge 219/1981. Sono sette piscine, il provvedimento può essere consultato su: https://gennaroespositoblog.com/2012/07/24/piscine-la-nuova-regolamentazione/
Ad ogni buon conto il pensiero che ho espresso è stato quello di fare in modo di spingere le associazioni sportive a praticare l’agonismo, questo non solo perché le medaglie sono di lustro alla città ma ancora di più perché l’agonismo rappresenta, secondo me, un ottimo intervento per indirizzare l’azione delle associazioni e società aggiudicatarie verso l’interesse pubblico e le politiche sociali. I campioni, infatti, oltre ad essere di vanto per la città sono anche da esempio per i ragazzi che si affacciano alle discipline sportive. Il meccanismo che ho proposto è stato quello di prevedere uno sconto premiale sui canoni di concessione a quelle associazioni concessionarie che hanno raggiunto risultati sportivi importanti. Così facendo credo si avrebbe la sicurezza che le associazioni si dedichino di più all’attività agonistica assicurando anche una azione sociale piuttosto che limitarsi ad affittare le corsie per semplice lucro. E’ chiaro che quello che ho pensato non rappresenta l’unico meccanismo e durante la commissione si è anche parlato di contributo in conto/canone alle associazioni concessionarie che fanno azioni sociali approvate dall’amministrazione. Sono, infatti, convinto che sport e politiche sociali sono due facce della stessa medaglia ed occorre un po’ inventarsi i meccanismi per fare in modo che gli impianti siano comunque destinati a fini pubblici e non semplicemente messi sul mercato.
L’oro a squadra del fioretto femminile da il Mattino di oggi 3 agosto 2012:
LONDRA. Era l’oro più atteso, ed è arrivato. Era una storia già scritta ed un trionfo annunciato, certo, ma è bellissima lo stesso. C’è chi adora le sorprese, ieri non sarebbero state gradite, c’era solo un’immensa voglia di straordinaria normalità. E che bellezza trovare sotto l’albero delle medaglie azzurre il regalo che aspettavamo. L’oro e la vendetta, perché quella semifinale persa quattro anni fa a Pechino proprio contro le russe bruciava ancora, da ieri un po’ meno.
Eh già, la storia siamo noi, sono loro, come sempre. Quattro anni fa avevano facce e storie diverse, si chiamavano Giovanna e Margherita, più la solita Valentina. Qui, adesso, ecco Elisa, Arianna e Ilaria assieme alla Vezzali, ma la missione era la stessa: portare acqua – e medaglie – al mulino azzurro. Loro, le ragazze del fioretto, il giacimento che non si esaurisce, quelle che non tradiscono, alle quali puoi chiedere tutto, e se la medaglia è di bronzo, come a Pechino, non va neanche troppo bene. Dal 1984 non scendiamo mai dal podio.
Siamo saliti all’ExCel, al mattino, quando tutto è cominciato con una passeggiata contro la Gran Bretagna (42-14), assieme a Patrizio Oliva, la leggenda del pugilato azzurro, perché qui, in questo immenso spazio sui Docklands di Londra, fra molte altre cose, si fa anche a pugni, e lui non aveva dubbi: «Queste l’oro lo vincono facile, fanno 45-0 con tutti, e se non lo vincono le mandiamo un po’ sul ring, per punizione». Non ce n’è stato bisogno. Del resto loro sono di un altro pianeta. Avevano fatto piazza pulita delle medaglie nel torneo individuale e ieri hanno spazzolato le avversarie. Anche la Francia è finita a pezzi, non ha vinto una sola delle nove sfide, e il 45-22 finale in 55’ spiega tutto.
Perché loro sono più forti anche della rivalità che le divide, della quale non fanno mistero, perché si scannano una contro l’altra, poi si rimettono assieme, e inventano persino una danza per divertirsi e stupire e farsi amico il dio delle lame. Hai voglia studiarle, provare a capirle, tutto inutile. Le signore del fioretto hanno sorrisi ed età diverse e in crescendo (24, 30, 38), sono poco più che ragazze o persino mamme; sono proprio diverse ma messe una accanto all’altra sono una cosa sola, un blocco di cemento, un muro di gomma contro il quale le avversarie sbattono e rimbalzano.
Anche le russe: «Sono quelle che temiamo di più, ci studiano da quattro anni, cercano di capire come possono batterci, ma non abbiamo paura, siamo le più forti» aveva detto la Errigo il giorno prima. Parole sante. Certo, non è stato il 45-0 che immaginava Oliva, ma è stato quasi facile, se si può dire così di una finale: un’altra prova di forza e talento, senza tentennamenti.
Il primo allungo è stato di Valentina, il secondo di Arianna, poi Elisa ha scavato il fossato per il più 9. Abbiamo vinto tutti i duelli, siamo schizzati a più 20, poi le russe hanno respirato un po’ quando Cerioni ha regalato un po’ di luce anche alla Salvatori (la frascatana può così festeggiare con le compagne), sono risalite a meno 13, ma Di Francisca ha rimesso le cose a posto e Valentina, proprio lei, ha chiuso il conto (con un +14), ci ha messo un po’, ma alla fine l’urlo è arrivato. Poi le ragazze hanno ballato mentre in tribuna sventolavano i tricolori, e uno lo hanno portato anche in pedana, un lembo a testa. Poi il podio, l’inno, l’orgoglio.
Così, l’esordiente Di Francisca torna a casa con due medaglie d’oro, l’esordiente Errigo con un oro e un argento, «la vecchia» Vezzali (pare la chiamino così, le altre due) con un oro e un bronzo, ma l’oro di ieri, il sesto in cinque Olimpiadi, spinge proprio la «vecchia» nel paradiso dei più grandi di sempre e queste tre donne molto italiane nella storia, per sempre.
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