Democrazia Sospesa

napolitano_giorgioLegge elettorale: Nulla di Fatto! Nomina componenti della Corte Costituzionale: Nulla di fatto!! Nomina componenti del Consiglio Superiore della Magistratura: Quel “pasticciaccio brutto del Palazzo dei Marescialli”! Napoli: Sindaco Sospeso!

Di questo grave stallo istituzionale nessuno parla! Eppure sulla legge elettorale lo stesso Presidente della Repubblica ci mise la faccia all’atto della sua riconferma dichiarando che, in caso non si fosse superata l’impasse, si sarebbe dimesso. Sembra passato un secolo e nessuno più ricorda che addirittura Napolitano nominò, non molto tempo fa, una “commissione di 10 saggi”. E se domani si dovesse andare a votare cosa accadrebbe? Andremmo con una legge uscita dalla mannaia della Corte Costituzionale che con la sua sentenza ha ammazzato il porcellum (clikka) in un disordine normativo che Dio ce la mandi buona!

Stessa solfa per la Corte Costituzionale la mancata elezione dei suoi componenti costituisce un vulnus al sistema, eppure nessun “saggio”, studioso, professore emerito, ordinario, associato, ricercatore in materia dice nulla! Al Parlamento spetta la nomina di 5 componenti su 15 e se la Corte scende al di sotto degli 11 Giudici non può funzionare il che significa che viene meno un pilastro che assicura l’equilibrio costituzionale. Una sorta di vendetta del Parlamento che, per lavare l’onta subita sulla legge elettorale, si libera della stessa Corte Costituzionale paralizzandola. La soluzione: Il Presidente della Repubblica, quello immaginato dai nostri Padri Costituenti, dovrebbe immediatamente sciogliere le Camere essendo a rischio l’istituzione stessa dello Stato Italiano.

Consiglio Superiore della Magistratura: Sono 24 in tutto i componenti, di questi, il parlamento ne deve nominare 8 ed è giunto a nominarne una (Teresa Bene) che è stata dichiarata ineleggibile dallo stesso CSM per mancanza di requisiti, col risultato che la Bene ha iniziato la via delle carte bollate (il posto infatti frutta circa 100.000,00 €. all’anno) con addirittura un atto di significazione e diffida inoltrato alla Presidente Boldrini.

Ora in tutto questo marasma noi a Napoli abbiamo qualcosa in più, dobbiamo, come dire, essere insuperabili e, quindi, abbiamo anche il Sindaco Sospeso, con un terremoto giornalistico di impressionanti dimensioni, con dimissioni e sfiducie minacciate al solo scopo di stare sui giornali per smarcasi ed iniziare l’ennesima campagna elettorale all’insegna del contro qualcuno e non per un programma (che tanto quello si dimentica), quando il rispetto delle istituzioni imporrebbe di stare zitti aspettare la manovra di assestamento, tra qualche mese e fotografare il dato politico chiaro e senza infingimenti. Tutti gridano allo scandalo ma nessuno si fa carico della difesa delle istituzioni democratiche a cui io nostalgicamente sono legato.

Il Sindaco sospeso e la difesa delle istituzioni (clikka)

Vedi pure:

i padri porci del porcellum (clikka);

legge elettorale e principi parla la Corte (clikka);

Il Parlamento deformato (clikka).

Sulla Presidenza della Corte una caduta di stile:

La pensione del Presidente della Consulta (clikka)

Dalla Repubblica delle Idee alla repubblica delle banane

mazzetteNon abbiamo ancora finito di alzare il lenzuolo dall’EXPO di Milano che il caso MOSE in Veneto mostra uno spaccato per alcuni versi più preoccupante. Lì, infatti, il “sistema” pare consentisse anche l’acquisto delle sentenze del TAR e del Consiglio di Stato. A trattare era Corrado Crialese ex presidente di Fintecna con tanto di tariffario che andava dagli 80 mila ai 120 mila euro.

Oggi a guidare la FINTECNA, società di Stato,  che ha fatto fallire Bagnoli Futura, ed alla quale, molto probabilmente, sarà affidato il compito di portare avanti la bonifica di Bagnoli e la realizzazione del progetto di vendita dei suoli c’è Maurizio Prato per il quale per ragioni di trasparenza occorrerebbe sapere in virtù di quali logiche è stato nominato …. non resta che affidarci al “FUORI I LADRI DAI PARTITI” pronunciato da Renzi a Napoli . Spero che inizi presto e le prossime elezioni regionali saranno il banco di prova atteso che la pressoché totalità dei consiglieri regionali uscenti sono sottoposti ad indagine per aver distratto i fondi economali per centinaia di migliaia di euro… Aspettiamoci una bella pulizia …. altrimenti prevarranno le solite logiche spartitorie al ribasso dei capibastone buoni a far vincere le primarie ma non determinanti alle elezioni … così da passare dalla Repubblica delle Idee alla repubblica delle banane di berlusconiana memoria

Da Repubblica di oggi (08.06.2014)

Giudici comprati al Consiglio di Stato

Gli imprenditori del Mose compravano le sentenze. E per farlo si affidavano ad un avvocato cassazionista, Corrado Crialese, ex presidente di Fintecna (la finanziaria pubblica per il settore industriale). Si occupava solo di questo Crialese, pagare i giudici. Sia quelli del Tribunale amministrativo regionale, sia quelli del Consiglio di Stato. Agiva per conto delle ditte del Consorzio Venezia Nuova.

È QUANTO mettono a verbale Claudia Minutillo, ex segretaria di Giancarlo Galan (onorevole di Forza Italia ed ex governatore del Veneto) e Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani, primo socio del Consorzio Venezia Nuova. Una sentenza costava tra gli 80 e 120mila euro. Ma non è tutto. Durante due interrogatori- confessione spunta anche un nome: quello del presidente del Tribunale amministrativo del Veneto Bruno Amoroso. È la Minutillo la prima a parlarne, quando i tre magistrati Paola Tonini, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini il 19 marzo 2013 le chiedono conto di una mazzetta di 20mila euro.

IL TARIFFARIO

“Poi, signora, a un certo punto registriamo all’interno del suo ufficio la consegna di una somma di denaro che lei dà a un suo dipendente, da portare a Roma. Siamo nel febbraio del 2013… Insomma, qualche settimana fa, poco prima del suo arresto” dice il pm Buccini. “Sì lo ricordo – risponde la Minutillo – quel giorno, venne in ufficio da noi Corrado Crialese che ha una serie di rapporti importanti, tant’è che lui proprio lui una volta mi disse: sai, forse adesso viene il mio amico Amato, forse lo fanno Presidente della Repubblica. Fu il giorno della grandissima nevicata. E io dissi a Piergiorgio Baita: guarda che forse questo qua viene perché vuole qualcosa. E infatti era così. Bisognava corrispondergli 20mila euro che lui avrebbe fatto avere, diceva, al suo amico presidente del Tar del Veneto, Amoroso”.

“CONDIZIONARE I RICORSI”

Chiede il pm Tonini: “Perché essere consegnata questa somma?”. “Così si poteva influire sui ricorsi – risponde la Minutillo – su alcuni che erano in atto, in particolare quelli sull’Autostrada del Mare. E vincemmo noi. Ma ce n’erano stati anche altri. Maltauro aveva fatto ricorso contro di noi sulla Valsugana, e so che era anche in crisi per questo. Perché (il giudice, ndr) era amico sia di Mantovani (attraverso Crialese) che di Maltauro. Alla fine Maltauro ritirò il ricorso e si misero d’accordo Mantovani e Maltauro. In realtà i ricorsi servivano proprio a questo: un concorrente li fa per costringerti poi a tirarlo dentro. Funziona quasi sempre”. La interrompe il pm Ancilotto: “Ecco, ma allora perché pagare?”. “Perché questo è un sistema consolidato, nel senso che avviene anche ai più alti livelli oltre che al Tar…” risponde l’ex segretaria di Galan. “Senta, è l’unico pagamento fatto ad Amoroso o in passato ne vennero fatti altri dal Baita?” chiede ancora uno dei tre inquirenti. “Ce ne furono altri, come questo cui ho appena accennato: il ricorso della Valsugana, che infatti vincemmo”. Anche Baita, nell’interrogatorio del 28 maggio 2013 conferma tutto. E va oltre. “Conosco Crialese quando come vicepresidente di Fintecna si offre di fare il mediatore nell’acquisto dell’area ex Alumix, dove avevamo un progetto di piattaforma logistica presso il Porto di Venezia. Per favorire la vendita lui chiede una parte in nero, credo 160mila euro. Gli affidiamo poi degli incarichi anche come avvocato per le cause amministrative e oltre al pagamento della parcella ci chiede sempre una parte in nero”. “E come la giustifica questa parte in nero?” chie- dono i magistrati. “Che lui ha i suoi rapporti da…pagare ”.

LA LISTA

E poi fa la lista delle mazzette per i giudici: “Abbiamo pagato sia per alcune sentenze del Consiglio di Stato che del Tar del Veneto. Per la sentenza sulla Pedemontana Veneta 120 mila euro. Per vincere il ricorso contro Sacyr che poi, però, abbiamo perso, 100mila euro… In quel caso qualcun altro deve dato di più. Poi anche per un ricorso contro Maltauro sulla Valsugana. E contro Net Engineering credo altri 80 o 100mila euro. E ancora per la vicenda Jesolo Mare al Consiglio di Stato. Pagavamo sempre, perché Crialese diceva che se non glieli davamo avremmo perso…”. Crialese ora per lo scandalo del Mose è agli arresti domiciliari con la sola accusa di millantato credito.

La super mazzetta per Tremonti

COSA sapeva l’ex ministro Giulio Tremonti delle manovre del suo braccio destro Marco Milanese, affaccendato — scoprono i pm veneziani — per far arrivare 400 milioni di euro al Mose? Come faceva Milanese a garantire al presidente del Consorzio Venezia Nuova, «in cambio di 500mila euro», che il parere positivo del dicastero dell’Economia, necessario per sbloccare i fondi del Cipe, sarebbe arrivato?

VENEZIA

SONO domande a cui manca ancora una risposta, e i pm veneti stanno pensando di ascoltare Tremonti come persona informata dei fatti. Potrebbe essere chiamato già nelle prossime settimane. Lui, e solo lui, può spiegare.

LA VERITÀ DELLA DOGESSA

C’è in particolare una dichiarazione, messa a verbale nell’interrogatorio del 14 luglio 2013 da Claudia Minutillo, la “Dogessa”, l’ex segretaria di Giancarlo Galan, che ha bisogno di un qualche approfondimento. «Tra i destinatari delle somme raccolte da Mazzacurati (Giovanni, il presidente del Consorzio Venezia Nuova che costruisce il Mose, ndr) vi erano… omissis… e Marco Milanese, uomo di fiducia di Tremonti. A quest’ultimo era destinata la somma di 500mila euro che l’ingegner Neri (stretto collaboratore di Mazzacurati, ndr) conservava nel suo ufficio al momento dell’ispezione della Guardia di Finanza».

La Minutillo, dunque, il testimone chiave dell’inchiesta ritenuta attendibile dai pm, è sicura. Quei bigliettoni, dice, erano per Tremonti. A scanso di equivoci lo ripete anche in un altro passaggio: «Neri li aveva nel cassetto, da consegnare a Marco Milanese per Tremonti, e li buttò dietro l’armadio. La Finanza sigillò l’armadio ma la sera andarono a recuperarli e furono poi consegnati a Milanese il 7 giugno del 2010». Non c’è traccia né prova, nelle 700 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, di un successivo approdo della somma nelle mani dell’ex ministro, che non è indagato.

Milanese, «il nostro amico», come lo definiscono gli uomini della cupola del Mose, «l’uomo con le mani in pasta in questa storia», come lo presenta Mazzacurati ai magistrati, ha la bocca chiusa, non parla. Il suo nome è nell’elenco dei cento indagati dell’inchiesta sulle tangenti veneziane ma una ventina di giorni fa, pochi giorni prima che scattassero gli arresti, la procura ne ha revocato la richiesta di custodia cautelare, non si sa se in carcere o ai domiciliari.

L’INCONTRO DELLA SVOLTA

Tremonti viene tirato in ballo anche da Piergiorgio Baita, l’ex presidente della Mantovani, quando gli viene chiesto di raccontare come avessero fatto a ottenere lo sblocco nel 2010 dei soldi del Comitato interministeriale per la programmazione economica. Gianni Letta aveva consigliato a Mazzacurati di «trovare una strada» per rivolgersi a Tremonti. Quella strada si chiama Roberto Meneguzzo, è il direttore dell’azienda vicentina Palladio. Costui fissa a Milano un appuntamento tra Tremonti e il presidente del Consorzio. «Quando ritorna a Venezia — spiega Baita in un verbale — Mazzacurati fa una convocazione d’emergenza dei soci e dice: “Se volete sbloccare il Cipe ci sono 500 mila euro da consegnare all’onorevole Milanese, almeno una settimana prima della delibera”».

La “pratica Milanese”, quindi, pare avviarsi subito dopo l’incontro faccia a faccia con Tremonti. Cosa si sono detti in quell’appuntamento? Perché tanta fretta, da parte di Mazzacurati, nel convocare i sodali che siedono nel Consorzio? Sarà poi Mazzacurati stesso ad ammettere di avere consegnato «in una scatola» il denaro al consigliere politico di Tremonti nella sede della Palladio Finanziaria, a Milano. Quell’incontro, di pochi minuti, lo lascia perplesso. «Mi dice che si adopererà e che pensa di riuscire… poi mi ha detto solo grazie, mi ha sorpreso questa cosa, perché è un po’ imbarazzante anche, ma insomma, non importa… lui mi ha detto grazie».

IL VIA LIBERA DA ROMA

L’impegno porta i frutti sperati. Il 13 maggio 2010 il Cipe approva la delibera n. 31 per la «continuità funzionale di opere di difesa idraulica». Tradotto, significa che dopo molti mesi di stallo per le ditte del Mose stanno arrivando 400 milioni di euro dal governo Berlusconi. Scrive il gip veneziano nell’ordinanza di custodia cautelare: «L’intervento di Milanese è stato determinante per l’introduzione di una norma ad hoc», l’ex finanziere è riuscito a contattare e a parlare «con Ercole Incalza e con Claudio Iafolla». Sono persone che contano, sono il capo della struttura tecnica e il capo di gabinetto del ministero delle Infrastrutture. E però — annota il gip — Milanese è stato «efficace» anche sul “fronte interno”, su chi cioè reggeva in quel momento il dicastero dell’Economia, Giulio Tremonti, il quale — secondo gli imprenditori veneziani arrestati — non era mai stato troppo favorevole allo sblocco.

Quello stesso 13 maggio, alle 16.15, Paolo Emilio Signorini, il capo dipartimento delle Politiche Economiche della presidenza del Consiglio, chiama Mazzacurati al telefono: «Non abbiamo potuto già oggi dare la destinazione di 400 miloni al Mose, ma il ministero dell’Economia sta predisponendo una norma che dà direttamente l’assegnazione…». E poi, rassicura il presidente del Consorzio: «Mi sentirei abbastanza tranquillo perché l’Economia mi è sembrata decisissima su questo, ora fanno la norma… sarà molto rapido, li ho visti veramente molto molto decisi».

La politica dell’occupazione e del saccheggio

napolitano_giorgioPremetto che ho profondo rispetto per l’istituzione del Presidente della Repubblica ed ho ascoltato con attenzione il discorso di ieri (22.03.2013) all’atto del suo rinnovato insediamento. Come a tutti, mi ha colpito il forte richiamo e la critica pesante alle manchevolezze dei partiti presenti sulla scena politica nazionale che hanno svolto in sostanza un ruolo fine a loro stessi. Le parole del presidente sono state molto forti e più erano forti e più i parlamentari applaudivano quasi ad autoassolversi! Queste parole mi sono sembrate ancora più forti quando ho appreso la contemporanea notizia di altri due consiglieri regionali della Regione Campania, che hanno subito misure restrittive personali perché avrebbero usato, a scopi personali, i fondi economali messi a disposizione, in virtù della legge, per lo svolgimento delle attività politico/istituzionali. Il problema è che il politico si sente in diritto di poter fare qual che vuole e di dare una sua personale interpretazione del bene e dell’interesse pubblico, che spesso coincide con il suo bene ed interesse personale o di gruppi di persone. Spesso, infatti, chi si trova nelle istituzioni usa beni e denaro come se fossero propri, non percependo nel modo più assoluto che quei beni e quel denaro hanno una valore sacro e non possono essere distolti dalla loro funzione ed, invece, nei palazzi assistiamo a gente che, siccome eletta, va al saccheggio di stanze stampanti, computer ed attrezzatura di varia natura non avendo la percezione di cui dicevo. Con questo voglio dire che è nelle piccole cose che si manifesta l’animo distorto del politicante. Noi di Ricostruzione Democratica come gruppo conciliare del Comune di Napoli abbiamo cercato di percorrere la “pura via amministrativa”, facendo regolari richieste all’ufficio competente, rimaste senza esito, perché non seguite da nostri atti di materiale occupazione da legittimare successivamente così come hanno fatto gli altri (sic!). Siamo, quindi, rimasti, senza stanze né attrezzature occupando temporaneamente un piccolo ambiente con un computer e senza stampanti,  tanto che una volta ho detto al Presidente ed al Direttore Amministrativo deputato al servizio: “ma se il palazzo non è in grado di amministrare se stesso come potrà mai amministrare una città intera?” E’ avvilente e per questo, sempre per voler percorrere una via amministrativa, ho scritto al Direttore Generale ed al servizio ispettivo affinché si adottino anche i provvedimenti disciplinari del caso! Ritornando sul Presidente della Repubblica che lancia strali mi dispiace sentire da una persona parole così pesanti che però hanno alle spalle una esperienza credo distorta. Mi fa male, infatti, vedere il servizio della TV tedesca proprio su Napolitano, parlamentare europeo, che avrebbe intascato rimborsi per viaggi superiori a quelli effettivamente sostenuti, oppure apprendere che il figlio del Presidente, giulio napolitano, oltre ad essere professore ordinario ha anche un incarico (oppure l’ha avuto) presso la presidenza del consiglio dei ministri (giulio napolitano clikka). Come dicevo l’animo del “politico comune” è corrotto ed occorreranno anni di fatti per legittimare le parole.

Su Giorgio Napolitano interessante prospettiva di Giuseppe Aragno (clikka)

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Dal Corriere del Mazzogiorno di oggi 23.04.2013

Ditte fantasma e un rapinatore fatturavano a due consiglieri

Due misure cautelari ad altrettanti esponenti del centrodestra, Sergio Nappi (arresti domiciliari) e Raffaele Sentiero (obbligo di dimora in Campania); entrambi sono accusati di truffa aggravata nell’ambito del filone sui fondi per la comunicazione. Tramite fatture false, ipotizza l’accusa, avevano indotto il Consiglio regionale a concedere rimborsi ai quali non avevano diritto, per un ammontare di circa 60.000 euro. Il caso dei due consiglieri di «Noi Sud» rilancia le polemiche sulla sopravvivenza del gruppo consiliare. Sergio Nappi avrebbe già aderito al gruppo federato Caldoro Presidente, mentre non è chiara la collocazione precisa di Raffaele Sentiero. E’ il coordinatore regionale di «Noi Sud», il senatore Antonio Milo a ribadire che entrambi non fanno più parte del partito.

Si estende l’inchiesta della Procura sulle erogazioni illegali di denaro ai consiglieri regionali. Ieri mattina gli uomini del Nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di Finanza hanno notificato due misure cautelari ad altrettanti esponenti del centrodestra, Sergio Nappi (arresti domiciliari) e Raffaele Sentiero (obbligo di dimora in Campania); entrambi sono accusati di truffa aggravata nell’ambito del filone sui fondi per la comunicazione. Tramite fatture false, ipotizza l’accusa, avevano indotto il Consiglio regionale a concedere rimborsi ai quali non avevano diritto, per un ammontare complessivo di circa 60.000 euro. I provvedimenti sono stati emessi dal gip Roberto D’Auria su richiesta del pm Giancarlo Novelli, della sezione reati contro la pubblica amministrazione coordinata dall’aggiunto Francesco Greco. Il meccanismo della truffa è simile a quello attuato da altri consiglieri indagati nella stessa inchiesta: ai funzionari regionali incaricati di erogare i rimborsi venivano consegnate fatture emesse da ditte inesistenti o compiacenti, convinte a rilasciare i documenti in cambio di futuri appalti. Il caso più eclatante è quello di un pregiudicato per rapina e furto, tossicodipendente, che ha rilasciato a Sentiero una fattura da 7.800 euro. In cambio del favore, ha spiegato, ha ricevuto 50 o 100 euro, non ricorda bene. «Ho precedenti penali — ha dichiarato l’uomo, Salvatore B., agli uomini del colonnello Nicola Altiero — per rapina e furto. Sono stato tossicodipendente da eroina fino al 2006 ed ora sono in cura presso il Sert. Non sono mai stato un imprenditore e non ho mai avuto una ditta in quanto non ne ho le capacità nè la disponibilità economica». L’uomo sulla carta risultava amministratore unico della società Gi.Sca. che nel 2010 ha rilasciato la fattura al consigliere Raffaele Sentiero. I verbali sono contenuti nell’ordinanza cautelare. L’uomo ha anche spiegato di essere stato contattato da un ex poliziotto il quale, in cambio di 50 o 100 euro, gli chiese un documento d’identità e il codice fiscale. Lo scorso anno sia Salvatore B. sia il poliziotto furono arrestati su disposizione del gip di Padova: «Solo in quella occasione — ha chiarito il pregiudicato — ho appreso di essere il titolare di diverse società tra le quali ricordo Gi. Sca. Non ho mai svolto alcuna tipologia di attività per le società di cui risulto essere proprietario o amministratore. Ho la licenza della scuola elementare e non ho mai usato nè sono in grado di usare un computer, anche per le più semplici operazioni». Un altro caso singolare è quello della Lns Immobiliare, società che ha rilasciato diverse fatture ai consiglieri. Fino al 2010 era attiva nei settori della somministrazione di alimenti e bevande e dell’edilizia; pochi mesi dopo le elezioni regionali, però, ha modificato il proprio oggetto sociale, inserendo tra le attività anche quella della comunicazione istituzionale. La circostanza è sottolineata dal gip: «Troppo stringente il contesto temporale e la connessione con la vicenda delle fatture false in favore di Nappi e di Sentiero per non trarne un inequivocabile spunto in ordine alla spregiudicata personalità dei protagonisti della vicenda». Sentiero nei mesi scorsi ha chiesto al pm di essere interrogato e ha ammesso sì di avere esibito fatture false, ma ha sostenuto di avere impiegato il denaro così ricevuto dal Consiglio regionale per «spese di natura politica»: «Trovandomi alla prima esperienza in Consiglio regionale ho certamente sbagliato, nel senso che non ho ben applicato la procedura prevista per la destinazione e l’erogazione di questi fondi. Il denaro che mi è stato poi erogato, e forse anche di più, è stato da me effettivamente destinato a spese di natura politica». Nappi ha invece fatto pervenire ai giornalisti una nota a firma del suo avvocato, Annibale Schettino: «Nell’esprimere fiducia nell’azione della magistratura, Nappi è sereno nell’attesa del previsto interrogatorio di garanzia sicuro di chiarire la vicenda che lo vuole impegnato». Titti Beneduce

Lettera di Rodotà a Scalfari: “Sono e resto un uomo di Sinistra”

rodotàDa Repubblica Nazionale di oggi (22.04.2013) di STEFANO RODOTA’ lettera  a Scalfari da leggere


CARO direttore, non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma l’articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti. E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all’interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice “non c’è problema “, non gira la testa dall’altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com’è andata concretamente a finire.

La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l’esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all’assassinio di Giovanni Falcone, l’esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l’immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d’uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato “imposto da Pannella”. Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l’infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.

Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l’esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell’imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica
nel corso di tanti anni sull’intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell’agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituzionalità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.

Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell’iter che l’ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all’area della sinistra italiana siano state snobbate dall’ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l’attenzione del Movimento 5Stelle. L’analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.

Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l’immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l’alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.

Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull’intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.

la rielezione di napolitano (clikka)

La rielezione di napolitano

12514_10200792181437179_1936445111_n 164216_10200792184797263_760835364_n 378759_10200792184877265_1124037153_n 558109_10200792181237174_144057213_n528221_10200792181317176_629875170_nLa giornata convulsa di ieri ci lascia l’amaro in bocca: un paese allo sbando in un momento di crisi internazionale, per la protervia di una classe dirigente che pensa solo a se stessa, che non ha il coraggio di cambiare nonostante gli eventi glielo impongano. Una classe dirigente, ferma immobile, con facce di plastica, una classe dirigente che campa con la politica e non ha interesse per il futuro perché grazie alla politica ha piazzato amici e parenti mettendoli al sicuro, una classe dirigente che ha dimenticato cosa sia il lavoro, quello che fa scendere il sudore sulla fronte e ti secca la bocca,  una classe dirigente che ha offeso ed offende il sangue versato per la Repubblica, una classe dirigente che riconosce solo se stessa, sorda alle grida della gente! Questo è quello che ho visto ieri in parlamento e sono sceso in piazza per protestare. Un presidente della repubblica, la più alta carica dello stato “nominato” in virtù di un accordo che impedirà di fare qualsivoglia riforma seria e degna di un paese civile, un presidente che sarà una garanzia per gli interessi particolari dalle banche ai conflitti di interesse!  Molte mail di sostegno ma  le piazze di napoli erano vuote nonostante fossero piene di gente che passeggiava ignava, indifferente, inconsapevole di ciò che la classe dirigente ci ha regalato ieri. Per strada un silenzio assordante di persone a cui interessa avere la pancia piena anche se piena di cibo avvelenato per la loro ignavia. Una ragazza di 17 anni si è fermata ha aspettato che finissi di parlare a piazza plebiscito e poi mi ha chiesto sono d’accordo con quello che dici ma cosa posso fare, era esile capelli neri, le ho detto che con questa domanda già stava facendo qualcosa e che doveva manifestare convincere gli altri e prendere consapevolezza.   Con noi c’era Geppino Aragno e forse ci siamo sentiti un po’ meno soli.

ecco i traditori della Repubblica devono vergognarsi di uscire:

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