Il Teatro San Carlo tra buona amministrazione e politica

San CarloOggi (30.01.2016) in Consiglio Comunale abbiamo trattato la delibera di ricapitalizzazione del San Carlo di cui ho parlato già in un altro post (il pasticciaccio brutto sul San Carlo clikka). Dopo una lunga riflessione abbiamo decisa di votarla nonostante tutte le perplessità che avevamo. Le motivazioni del travaglio sono ampiamente spiegate nell’intervento che vi linko. Credo sia importante anche sottolineare che è stato approvato anche un nostro emendamento (clikka) che rappresenta una innovazione amministrativa ed un importante punto di trasparenza  e di rispetto dei principi di buona amministrazione. Spero sia rispettato nel contenuto cosicché la buona politica possa emergere emergere.

il mio intervento al 03:03:34 quello di Carlo Iannello al 02:10:59

 Sul san carlo vedi anche questo estratto di articoli su questo blog:

Il San Carlo di Napoli  (clikka)

Il Sindaco Opaco ed il regolamento sulla trasparenza delle nomine

consiglioOggi (23.01.2014) in Consiglio Comunale è stata trattata la nostra proposta di regolamento sulle nomine, in enti società ed istituzioni (clikka), nonostante i pareri favorevoli (clikka) del Segretario Generale e del Ufficio Tecnico e gli emendamenti (clikka) da noi redatti sulla base degli stessi pareri, il Consiglio Comunale ha rinviato l’approvazione ad altra seduta nonostante la commissione consiliare competente si fosse già pronunciata. Dai nostri interventi si capisce lo spirito che ci ha mosso  e lo spirito che ha mosso anche l’aula (purtroppo) ed il sindaco che, anziché appropriarsi o sposare la causa della trasparenza, oggetto del suo programma elettorale (chi non ricorda la casa di vetro e le porte e le finestre aperte), ha preferito rinviare un altro po’ … forse per la sciarsi le mani libere e fare qualche altra nomina come già accaduto … che dire della democrazia partecipata e della condivisione del potere … parole al vento. Purtroppo alla richiesta di trasparenza ha risposto un sindaco opaco …

E’ interessante sentire i nostri interventi

al 3:11:00 il mio intervento introduttivo, ed al 03.54.13 la mia opposizione al rinvio

sulle nomine:

la nomina i Napoli Holding (clikka)

la malapolitica delle nomine attecchisce in municipalità (clikka)

le nomine un cancro della politica clikka

ai nominati della politica diciamo no clikka

trasparenza quanto guadagnano i nominati clikka

La Corte dei Conti … che non tornano al Comune di Napoli

comuneE’ di ieri (20.01.2014) la notizia che la Corte dei Conti non ha approvato il Piano di riequilibrio finanziario adottato dal Comune di Napoli aprendo, quindi, le porte al dissesto dell’ente.

Avverso tale decisione il Comune ha annunciato di ricorrere alle Sezioni Riunite della Corte dei Conti che potrebbe ribaltare la decisione dei magistrati contabili Napoletani.

Siamo in attesa del deposito delle motivazioni, ma chi volesse farsi una idea potrà comunque leggere l’ordinanza della Corte dei Conti del 07.01.2014 (clikka) alla quale il Comune ha replicato con la memoria del 14.01.2014 (clikka). Dal raffronto dei due atti credo si possano iniziare a trarre delle previsioni su quali potrebbero essere le motivazioni.

Avviso per la lettura: l’ordinanza della Corte dei Conti è 110 pagine ma quelle interessanti sono da pagina 91 in poi dove potrete trovare la parte dell’analisi delle criticità. Mi farebbe piacere avere delle osservazioni o dei commenti su atti così complicati da studiare, almeno per me.

Ad ogni buon conto, è il caso di dire, è interessante la dichiarazione apparsa sulle pagine del Mattino di oggi (21.01.2014) dove il “Procuratore Generale della Corte dei Conti, Tommaso Cottone, che fa parte di un altro ufficio rispetto alla sezione di controllo nel pieno rispetto della funzione dei colleghi qualche riflessione la concede: <<Una decisione, quella dei colleghi della sezione di controllo, che mi meraviglia il Comune per quello che so ha davvero fatto un piano molto impegnativo. Ha ereditato una situazione pesantissima>>”. Sembra quasi ci sia una profonda diversità di vedute tra l’ufficio inquirente della Corte e quello di controllo.

Spero non si giunga al dissesto e che si trovi una soluzione diversa poiché assisteremmo ad un giro di vite che potrebbe strangolare le fasce più deboli dei napoletani, con i tagli ai servizi, l’aumento delle tasse e la riduzione dei salari e dei lavoratori. Speriamo bene ….

Ecco la conferenza stampa dell’Amministrazione sulla decisione della Corte dei Conti. Potrete sentire gli argomenti offerti in difesa dal Sindaco e dall’Assessore e vedere se hanno dato le giuste risposte alle censure della Magistratura Contabile:

Il Teatro San Carlo di Napoli ed i conti che non tornano

San CarloOggi (19.01.2014) ho partecipato alla conferenza stampa dei sindacalisti e lavoratori del San Carlo che poi si è trasformata in una assemblea. E’ stato interessante, per cercare di capire come stanno le cose al punto di vista dei lavoratori. Ci sono stati degli interventi che mi hanno molto colpito per la grande attenzione e professionalità che gli stessi lavoratori hanno dimostrato. Ancora una volta la politica credo ne sia uscita male, sia quella nazionale che quella locale. La parte che mi ha interessato molto è stato il raffronto con le esperienze degli altri Teatri, ed ancora una volta devo dire che a Napoli è il grado di approfondimento amministrativo che  è al palo. C’è una politica che va avanti con annunci ed una amministrazione che è lasciata indietro con sciatteria. Ogni giorno noi di Ricostruzione Democratica ci scontriamo con un livello di produzione amministrativo assolutamente scarso frutto di una inadeguatezza dei servizi che non sono in grado, spesso senza colpa, di produrre delibere di qualità ovvero asservita ad una politica che crede di essere al di sopra della legge.

Ebbene, nel caso del nostro Teatro Massimo per capire la “scarsezza amministrativa” con la quale gli stessi lavoratori si sono scontrati, basta solo vedere, senza neppure studiarli, mettendoli solo graficamente a confronto, i bilanci di altri Teatri di pari livello e quindi: bilancio 2012 del San Carlo (clikka), il bilancio 2012 del Teatro Regio di Torino (clikka) ed il bilancio 2012 del Teatro La Fenice di Venezia (clikka).

Il Bilancio 2012 del Teatro alla Scala di Milano non sono riuscito a trovarlo ma è interessante notare che nel Bilancio 2012 del Teatro Petruzzelli di Bari (clikka) è facile capire, addirittura, opera per opera quanto si è speso e quanto si è incassato in botteghino.

Che dire dobbiamo ancora lavorare e pretendere molto da chi si assume un incarico amministrativo nella nostra città a tutti i livelli. Nel caso di specie gli stessi lavoratori non sono riusciti a capire i conti del loro Teatro: chi sono i debitori?, chi sono i creditori? quanto ci costano gli spettacoli? che buco ci ha lasciato la vecchia amministrazione commissariale che, invece, avrebbe dovuto mettere le cose a posto? perché le nostre produzioni sono assolutamente più esigue rispetto a quelle degli altri Teatri di pari livello …

Comunque sono intervenuto all’assemblea dicendo le cose come stanno dal lato comunale … mi ha fatto un certo effetto sentirmi dire, dopo, da un giornalista, che ho avuto coraggio a dire le cose che ho detto … effettivamente siamo troppo abituati ad essere trattati come bambini mentre, invece, dovremmo avere il coraggio di dire e sentirci dire la verità altrimenti i conti non torneranno mai.

Ad ogni buon conto è assordante il silenzio del m5s sul caso San Carlo!

Sulle contingenze attuali ecco gli altri articoli su questo blog:

Il caso del Teatro San Carlo l’azione di ricostruzione democratica (clikka)

Il Pasticciaccio brutto sul Teatro San Carlo (clikka)

Il Caso del Teatro San Carlo e l’Azione di Ricostruzione Democratica

San CarloCon tutte le nostre forze, come sempre, stiamo cercando di contribuire alla soluzione dei problemi del Teatro San Carlo cercando di offrire una prospettiva che sia di lungo respiro. Oggi Repubblica e Corriere cittadini ci hanno offerto uno spazio. Credo sia importante dimostrare che un’altra politica capace di prevedere ed affrontare i problemi con competenza e spirito di servizio non è solo possibile ma c’è già!

Da Repubblica Napoli di oggi 18.01.2014  Gennaro Esposito Simona Molisso

QUELLO che sta succedendo al San Carlo, più che dell’opera lirica, sembra avere tutti i crismi della farsa. Le dimissioni di quattro membri del cda, dopo la presa di posizione del sindaco — che del cda è presidente, e che aveva comunicato la propria volontà di non aderire alla legge “Valore-Cultura” — palesano l’inadeguatezza di una intera classe dirigente. Tutti hanno fatto la propria parte. Il governo centrale, con le sue ossessioni di bilancio, che si risolvono sempre nella riduzione degli organici, nel taglio degli stipendi e mai in un intervento deciso sulle reali fonti di spreco; la Regione e la Provincia, che noncuranti delle proprie responsabilità nella situazione economica del Massimo, e dei debiti contratti e non onorati negli anni, non hanno esitato a rassegnare le dimissioni con i propri membri del cda, lasciando la fondazione nel caos; stesso discorso vale per la Camera di commercio; persino il Comune, che per opera del sindaco sembrava prodigarsi per salvare la baracca, ma che ha evitato di negoziare con il governo a tempo debito le criticità del decreto legge, per poterne beneficiare sul versante della liquidità, ha presentato una proposta (quella della ricapitalizzazione immobiliare) a dir poco generica, dal momento che non individua alcun bene da trasferire al San Carlo e che rischia comunque di non risolvere il problema cogente della crisi economica e dell’assenza di un valido piano di recupero. In mezzo rimane il teatro con i suoi lavoratori. Poco importa se quei lavoratori sono altamente qualificati e guadagnano meno della metà dei loro colleghi tedeschi o inglesi. Già il 2 ottobre, come consiglieri comunali di Ricostruzione democratica, mettemmo a nudo le problematiche che il decreto Valore-Cultura avrebbe creato ai lavoratori del Massimo, chiedendo un intervento urgente da parte del sindaco, volto principalmente ad aprire un’interlocuzione con il governo e approntare soluzioni alternative, capaci però di immettere immediata liquidità nelle casse del teatro. L’auspicio è che la politica, a cominciare dal Comune, prenda atto delle sue responsabilità e intraprenda la strada maestra per la tutela del San Carlo e dei suoi lavoratori, eliminando gli sprechi che non sono certo gli stipendi del personale dipendente, rivedendo il sistema delle agenzie che lavorano sui palinsesti in un regime quasi di monopolio, e rilanciando dal punto di vista artistico e culturale quella che è la più importante istituzione di Napoli.          

 Sabato 18 Gennaio, 2014 – CORRIERE DEL MEZZOGIORNO – NAPOLI

Quando la politica è contro la cultura

di CARLO IANNELLO

Caro direttore, la vicenda del San Carlo ha messo in luce dei dati drammatici: che la politica professionista oramai agisce sempre più spesso opportunisticamente — non per la tutela degli interessi collettivi, dunque —, e che, inoltre, il calcolo politico non si ferma nemmeno di fronte a valori fondamentali come la cultura.

È la politica nazionale e locale, infatti, che è venuta meno ai suoi doveri nei confronti della cultura.

Per primo il Governo, che aveva scelto con la legge Veltroni di trasferire alle Regioni e agli enti locali il sostegno alle fondazioni liriche, adesso condiziona il risanamento dei bilanci al ritorno al centro delle competenze, puntando sul taglio degli stipendi dei lavoratori, senza farsi carico del problema della patrimonializzazione delle fondazioni, e senza colpire le vere fonti di spreco (si pensi, ad esempio, al ruolo delle agenzie o alle retribuzioni degli artisti «esterni», superiori, in alcuni casi, a quelle che percepiscono negli altri teatri internazionali). I lavoratori interni alla fondazione, peraltro più che qualificati, che percepiscono già magri stipendi, dovrebbero al contrario rappresentare un bene prezioso e da tutelare, anche da un punto di vista puramente imprenditoriale.

Poi i parlamentari che hanno votato la conversione in legge di un decreto penalizzante per i lavoratori, senza riuscire a orientare la giusta lotta agli sprechi in direzioni più opportune.

Inoltre il Comune, che è sempre stato in difficoltà, sin dai tempi della Iervolino, e non ha affrontato con efficacia la questione, subendo così un lungo commissariamento, e per aver portato, in questa occasione, il San Carlo in un’avventura, con la formulazione di una proposta a poche ore dalla scadenza del termine per l’adesione al decreto. La delibera di ricapitalizzazione immobiliare, inoltre, è priva, al momento, di qualsiasi efficacia. Come nota lo stesso organo tecnico, essa è allo stato è un «atto di indirizzo», non individua specificamente alcun bene da trasferire, dunque inefficace.

Infine la Regione, perché non onora i suoi debiti nei confronti del San Carlo e perché, assieme agli altri rappresentanti istituzionali, si è irresponsabilmente dimessa dal cda, pur essendo fra gli enti fondatori per legge e quindi dovendo obbligatoriamente farne parte, contribuendo così ad aumentare il caos istituzionale.

La vicenda del teatro San Carlo mette purtroppo a nudo i principali mali di una politica che non ottempera ai suoi doveri nei confronti della cultura, perché non sa cosa sia, evidenziando l’incapacità dell’attuale ceto politico ad affrontare questioni complesse in cui è necessario rigore, competenza e una visione di lungo termine nell’interesse generale.

Per uscire dallo stallo attuale, la politica — nazionale e locale — dovrebbe prendere atto delle difficoltà oggettive e collaborare costruttivamente, nell’esclusivo interesse generale, per un accordo che salvi il San Carlo, i lavoratori e i valori che questa istituzione esprime per la cultura e per la città.

 Vedi anche il pasticciaccio brutto sul San Carlo (clikka)

Il “pasticciaccio brutto” sul Teatro San Carlo

San CarloTra il serio ed il faceto oggi leggo la delibera di giunta di proposta al Consiglio n. 5 dell’8 gennaio 2014 (clikka) sul San Carlo di cui si è discusso molto in questi giorni. In sostanza la proposta un po’ bizzarra, che ha determinato le dimissioni del CDA, di conferire alla Fondazione del Teatro San Carlo 20 milioni di euro in beni immobili che poi sono arrivati mediaticamente 40. Probabilmente molti si sono affannati a discutere senza avere avuto la possibilità di leggere la citata delibera.

Il 14 gennaio scorso sono intervenuto nella commissione cultura del Comune dicendo che era assurdo che si fosse arrivati alla scadenza del termine per la presentazione del piano di riequilibrio, quando proprio io nel consiglio comunale del 02.10.2013 avevo già segnalato tutte le problematiche poi venute drammaticamente al pettine. Non lo dico per fare il grillo parlante, ma per dire che è assurdo che ciò che si dice in consiglio non abbia poi all’atto pratico alcun effetto!  Sulla questione ho anche scritto un’altro post  (teatro san carlo in liquidazione (clikka).

Ebbene, è curioso leggere i pareri allegati alla citata delibera di cui consiglio anche a voi la lettura. Il Ragioniere generale in sostanza sembra quasi abbia detto cittadini non vi preoccupate! E’ una “bufala”! L’atto è di mero indirizzo e non dispone di alcun bene e pertanto non mi devo preoccupare dell’impatto che potrebbe creare al bilancio del comune ed al rispetto del piano di riequilibrio pluriennale di cui al DL 174/2013! Una presa in giro mi chiedo?

Il segretario Generale, invece, è stato più cauto ed ha avvertito il Consiglio, che poi si dovrà pronunciare, che vi sono precisi vincoli di legge che devono essere rispettati citando anche la normativa. La delibera come detto è una proposta al Consiglio e pertanto noi dovremmo votarla assumendoci tutte le responsabilità politiche, amministrative e contabili. Voi che fareste? Io per il momento sono un po’ preoccupato per l’approssimazione con al quale si agisce a tutti i livelli e poi anche perché “la legge è legge e va sì rispettata” come diceva Eduardo in una nota poesia!

Sul fronte della Regione, invece, con Decreto Dirigenziale_n_434_del_27_12_2013 (clikka) si è disposta l’assegnazione di 11 milioni di euro al San Carlo a valere sui fondi PAC. Ora mi sovviene un dubbio ma questi fondi non è che sono quelli che erano riservati al FORUM delle Culture? Non saprei proprio… Per il momento su detti fondi è stato solo staccato un assegno mi par di capire di circa 2 milioni.

Ad ogni buon conto nella commissione del 14 gennaio scorso una delle prime cose che ho detto, riprendendo l’assessore alla cultura Daniele, è stato che al Paese manca una classe dirigente degna di questo nome, riportando quanto mi ha riferito un dipendente del San Carlo il quale mi ha detto: “Io sono stato sotto il parlamento quando si doveva votare la conversione in legge del decreto ho parlato con i parlamentari a cui ho riferito i problemi che c’erano sul decreto e nessuno sapeva niente di ciò che stava andando a votare!”

A futura memoria ecco il mio intervento al Consiglio del 02.10.2013 … parole al vento!

Ma i nostri Parlamentari napoletani che fanno a ROMA!

In tutto questo noto una completa assenza della stampa che avrebbe dovuto per lo meno riportare la notizia che un gruppo consiliare aveva già previsto tutto … ma ovviamente i giornali rispondono ad altre logiche populistiche!

Ecco il mio intervento al 01:34:24

L’Italiano furbo ed i costi della Sanità

deficit-sanitaLa Regione Campania, ha già i suoi problemi tra i consiglieri regionali che si “magnano” i fondi economali comprandosi generi vari alimentari e non, facendosi fare false fatture per intascare le somme, ovvero pagandosi la TARES di casa, dichiarando poi che è la sede politica. Oppure in modo istituzionale facendo regali (clikka) a questa o quell’associazione sponsorizzata da questo e quel consigliere regionale.

Una classe dirigente che, probabilmente non sa neppure quali sono gli effetti dei tagli sul sistema sanitario. Oggi ho pensato di usare il servizio sanitario pubblico per fare degli accertamenti. Il servizio è stato buono e veloce e le persone che ho incontrato gentili ma, alla fine, mi sono accorto che, molto probabilmente, ho speso di più che in un laboratorio privato. Mi hanno, infatti, spiegato che c’è un costo fisso per ogni ricetta e tra una somma e l’altra sono arrivato a pagare circa 140,00 €. per gli esami. Mi chiedo come potrebbe un operaio o un impiegato pagare una somma del genere!

Ho pensato vabbé meglio dare questi soldi al sistema pubblico che al privato, solo che, mentre pagavo l’esoso tiket, ho assistito ad una scena di un tizio “napoletanissimo” e simpaticissimo, che ha portato una carta allo sportello tiket ed ha chiesto: “giuvà vir nu poc'”; l’impiegato gli ha risposto; “rafè qua sono 23,00 €.!” ed il “napoletanissimo” signor Raffaele di rimando gli ha detto: ” giuvà! nun fa o scem! vir nu poc’ che fa!”, e così mentre io pagavo i miei 140,00 €. il signore Raffaele se ne andava con il suo bel foglio di esenzione o simile. Ovviamente i nomi sono di fantasia e mi ha fatto ricordare che nel nostro centro storico a volte capita, in farmacia, di assistere a scene dove il farmacista chiede al cliente: “signò a chi e scrivimm’ queste medicine?”  e la signora che risponde: “scrivitele a cuncetta … no no è meglio a titina!”. Della serie in un quartiere popolare basta che ci siano due o tre esentati tiket per esentare tutto il quartiere o quasi … ed io pago diceva il buon Totò!!

Mi chiedo se il presidente caldoro o qualche consigliere regionale abbiano mai fatto gli esami in un ospedale pubblico facendo la fila come qualsiasi altro cittadino ed avendo, quindi, la possibilità di assistere, come è capitato a me, a scene  di questo tipo che tutto sommato rappresentano anch’esse un tratto della nostra napoletanità di trovare la scappatoia e l’amico.

Per quanto leggo dai giornali l’unico nesso evidente tra sanità è politica è solo in termini di bustarelle e di nomine di personaggi in posti chiave che spesso di medicina non capiscono nulla ed hanno il solo pregio di fare le campagne elettorali per l’amico che l’ha sponsorizzati.  Ebbene credo che dalla sanità come nella cultura la politica debba essere messa alla porta e non debba mai permettersi di fare nomine!

In effetti ha ragione Vittorino Andreoli che, recentemente dalla Gruber, ha dichiarato che gli italiani sono dei ladri (chi più chi meno) ed è per questo che eleggono altri ladri e non si indignano quando li scoprono con le mani nella marmellata … o meglio mi verrebbe da dire con le mani nelle loro tasche!

Ministra de girolamo si dimetta

degirolamobocciaSi potrebbe dire che la de girolamo (una delle sirene di berlusconi) sia ampiamente rappresentativa delle  cd. larghe intese, essendo sposata con francesco boccia parlamentare del pd (in due faranno circa 30 mila euro al mese sottratte dalle tasche degli italiani). Ebbene la de girolamo nelle intercettazioni che sono state pubblicate di recente da’ prova di essere interessata ai suoi interessi ed a quelli del suo gruppo di potere ristretto. Già questo dovrebbe bastare per mandarla a casa o usando il suo linguaggio poco elegante: Vaff…. La verità è che questa classe politica è difficile da sradicare e l’esercizio del potere non è mai fatto nell’interesse collettivo, ma nell’interesse individuale. Come dice Andreoli, intervistato di recente dalla Gruber, gli italiani sono ladri e per questo scelgono politici ladri. In questo mare difficilmente si riuscirà mai ad avere fiducia dei politici. Abbiamo già perdonato la cancellieri (ministra cancellieri si dimetta (clikka), che ha chiaramente dimostrato di avere una particolare attenzione per la famiglia ligresti, oggi sull’altare della stabilità sacrifichiamo il senso della morale e gli ideali degli italiani tutti i giorni, affossando il paese millimetro dopo millimetro fino a farlo sprofondare tra le braccia del populismo. Bravi!

Di seguito l’articolo sulle intercettazioni della de girolamo tratto dal sito de Il Fatto Quotidiano:

L’Asl di Benevento era cosa loro. Del ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo e dei suoi fedelissimi. L’allora semplice deputata Pdl, che è bene chiarire subito non è indagata per i fatti che racconteremo, convocava a casa del padre i vertici dell’azienda sanitaria locale e persone di stretta fiducia. Con loro discuteva di come orientare l’affidamento milionario per il servizio 118, di dove ubicare presidi e strutture dell’Asl, ma anche di questioni spicciole come un sequestro dimozzarelle in un negozio di un “amico di Nunzia” o di come mandare “i controlli” negli ospedali guidati da persone non gradite alla parlamentare azzurra per far capire “che un minimo di comando ce l’abbiamo”.

Le riunioni sono state registrate di nascosto dall’ex direttore amministrativo dell’Asl Felice Pisapia(fu licenziato qualche mese dopo), e depositate nell’ambito di un’inchiesta per truffa e peculato per centinaia di migliaia di euro sottratti dalle casse dell’azienda sanitaria a favore di alcuni imprenditori, costata pochi giorni fa a Pisapia l’obbligo di dimora a Salerno. Con quegli audio Pisapia vorrebbe dimostrare di essere solo un ingranaggio del sistema. Leggendone le trascrizioni, non si trovano riferimenti al merito e a come rendere più efficiente il funzionamento della macchina della sanità pubblica nel nome dell’interesse collettivo. La preoccupazione principale pare invece quella di premiare gli amici e punire i nemici. E tramutare le decisioni in clientele e voti. Vicende che assomigliano a quelle costate inchieste e processi a un altro potentato sannita, i Mastella. Con una sostanziale differenza: secondo l’informativa della Guardia di finanza di Benevento al pm Giovanni Tartaglia Polcini, “allo stato non ci sono fattispecie penalmente rilevanti”.

Riavvolgiamo il nastro alle ore 19 e 15 del 30 luglio 2012. La De Girolamo riceve Michele Rossi, manager dell’Asl di Benevento, Gelsomino Ventucci detto “Mino”, direttore sanitario, Pisapia, l’avvocato Giacomo Papa, molto vicino ai De Girolamo, Luigi Barone, storico portavoce di Nunzia, all’epoca vice direttore de Il Sannio Quotidiano e oggi a Roma con l’incarico di direttore del portale web del ministero delle Politiche Agricole. E’ il “direttorio politico-partitico costituito al di fuori di ogni forma di legge” scrive il gip Flavio Cusani nell’ordinanza cautelare di Pisapia “che si occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti e indecorose, di ogni aspetto della gestione dell’Asl”.

La conversazione si protrae per quasi due ore. Verso la fine cade sul Fatebenefratelli di Benevento, un ospedale religioso convenzionato. La De Girolamo è arrabbiata con loro. Li chiama “stronzi”. Due volte. Poi si rivolge a Rossi: “Michè, scusami, al Fatebenefratelli facciamo capire che un minimo di comando ce l’abbiamo. Altrimenti mi creano coppetielli con questa storia. Mandagli i controlli e vaffanculo!… Io non mi permetto di farlo, però ad essere presa per culo da Carrozza, quando poi gli ho dato tanta disponibilità ogni volta che mi hanno chiesto, Miché”. Giovanni Carrozza, citato nel colloquio, è il direttore amministrativo del Fatebenefratelli. Per capirci, Miché, ovvero Michele Rossi, è molto riconoscente alla De Girolamo.

Appena una settimana prima, in un’analoga riunione, gli ha giurato fedeltà: “Nunzia, premesso che io non resterò un secondo su quell’Asl se non per te e con te, perché io la nomina l’ho chiesta a te, tu me l’hai data ed è giusto che ci sia un riscontro…”. Ora Miché ne ascolta le riflessioni sull’ubicazione di ufficio territoriale dell’Asl. “Dove dovremmo metterlo? – si chiede la De Girolamo – a Sant’Agata che Valentino (il sindaco, del Pd, ndr) è uno stronzo? Cioè, nemmeno è venuto da me”. Rossi però le spiega che Valentino “ha incassato intelligentemente” i problemi da loro creati. Ad un certo punto Nunzia pone un veto sul collocare una struttura a Forchia: “No, Forchia no! Preferisco poi darlo ad uno del Pd che ci vado a chiedere 100 voti …”. Qualche decina di minuti prima il “direttorio” aveva affrontato il caso del controllo in un negozio di latticini. Parla Luigi Barone: “E’ l’amico di Nunzia e mio amico… vende le mozzarelle accanto al Maxim’s… è un bravo ragazzo, insomma!”. Purtroppo per lui una funzionaria dell’Asl gli ha appena sequestrato “un bel po’ di roba – sottolinea Barone – tre, 4mila euro… più la sanzione”. Si stabilisce, quindi, di parlare con tale Tommaso.

Tutta da decrittare la lunga conversazione del 23 luglio 2012, incentrata quasi esclusivamente sul bando per il 118. “In tutto questo si deve fare la gara?” chiede la De Girolamo. “Non la puoi fare senza?”. Si discute se è possibile fare un affidamento diretto breve o comunque, per usare le parole dell’avvocato Papa “bypassare la gara pubblica” perché si è preoccupati del fatto che “tra poco ci commissariano e la gara pubblica se la fa la Regione”. Abbiamo provato a contattare la De Girolamo per farle qualche domanda. Ci ha risposto con questo sms: “Chi vuole fare pulizia può essere ucciso con la pistola oppure con la parola. Alla fine viene sempre fuori la verità”.

Il Teatro San Carlo in liquidazione e le “palle” del politici!

San CarloOggi leggo numerosi articoli sullo scioglimento del CDA del San Carlo per dimissioni dei suoi componenti tra cui Caldoro e Maurizio Maddaloni (presidente della CC.II.AA. di Napoli) attesa la proposta del Sindaco (Presidente della del CDA) che non ha voluto aderire al decreto disvalore/incultura n. 91/2013 proponendo una ricapitalizzazione mediante conferimento di immobili comunali. Innanzitutto mi chiedo dove erano i nostri parlamentari il 07.10.2013 quando in parlamento si è convertito il citato decreto “disvalore/incultura” in legge e poi mi chiedo semmai qualche politico si sia degnato di leggersi l’art. 11 del citato decreto, nella sua complessità dei 21 commi! Sulla questione già intervenni al Consiglio Comunale del 02.10.20013 (San Calro e decreto valore/clutura (clikka) segnalando tutte le criticità ed avendo prima parlato con i lavoratori del San Carlo. caldoro e maddaloni al fine di sottrarsi allo scontro con i lavoratori hanno preferito dimettersi altro che per non fare una scortesia al presidente. Mi chiedo se tale comportamento non sia, invece, fonte di gravissima responsabilità avendo così col loro comportamento provocato la liquidazione del San Carlo. Sì la liquidazione, perché se la legge ha un valore allora dobbiamo dire che il comma 14 del decreto disvalore/incultura prevede espressamente la liquidazione coatta amministrativa per le fondazioni (come il San Carlo) che non abbiano approvato nel termine il piano di riequilibrio! Dura lex sed lex dicevano gli antichi ed anche il Ministro che oggi dichiara che è tutto a posto, dice il falso, atteso che il citato decreto non solo prevede la liquidazione ma anche tutti i tagli al personale ed agli stipendi a suo tempo denunciati dai lavoratori. Tutto è facilmente evincibile dal testo dell’art. 11 del decreto convertito per il quale, per agevolare la lettura ho evidenziato in grassetto, le parti salienti e che sconfessano i politici senza palle che o non hanno il coraggio di dire la verità o non si sono proprio letti la norma (fate voi). Il Sindaco certo ha fatto una proposta provocatoria io avrei formulato un piano di rientro (per non rischiare) nel quale non ci avrei inserito alcun taglio agli stipendi ed ai lavoratori prevedendo, invece, una efficace riorganizzazione degli spettacoli che, come mi segnalano i lavoratori, non si sa perché in Italia costano sempre dieci volte tanto quello che costano all’estero. Mi è stato, infatti, spiegato che un maestro d’orchestra o un cantante in Italia si paga di più perché lo si contatta attraverso le lobby delle agenzie. Alla fine ascoltando i lavoratori si farebbe più in fretta e meglio, invece, si preferisce non toccare le lobby e scaricare sui lavoratori i disastri di una politica incompetente ed incapace di ascoltare la base! Leggete l’articolo 11 e vi renderete conto quante palle ci dicono! Dura lex sed lex se almeno la studiassero prima di farla!

Art. 11

Disposizioni urgenti per il risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche e il rilancio del sistema nazionale musicale di eccellenza.

1. Al fine di fare fronte allo stato di grave crisi del settore e di pervenire al risanamento delle gestioni e al rilancio delle attivita’ delle fondazioni lirico-sinfoniche, gli enti di cui al decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, e successive modificazioni, e di cui alla legge 11 novembre 2003, n. 310 e successive modificazioni, di seguito denominati «fondazioni», che versino nelle condizioni di cui all’articolo 21 del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, ovvero non possano far fronte ai debiti certi ed esigibili da parte dei terzi, ovvero che siano stati in regime di amministrazione straordinaria nel corso degli ultimi due esercizi, ma non abbiano ancora terminato la ricapitalizzazione [quest’ultimo è il caso del san carlo], presentano, entro novanta giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, al commissario straordinario di cui al comma 3, (( un piano di risanamento che intervenga su tutte le voci di bilancio strutturalmente non compatibili con la inderogabile necessita’ di assicurare gli equilibri strutturali del bilancio stesso, sia sotto il profilo patrimoniale che economico-finanziario, entro i tre successivi esercizi finanziari. )) I contenuti inderogabili del piano sono:

a) la rinegoziazione e ristrutturazione del debito della fondazione che preveda uno stralcio del valore nominale complessivo del debito esistente al 31 dicembre 2012, comprensivo degli interessi maturati e degli eventuali interessi di mora, (( previa verifica che nei rapporti con gli istituti bancari gli stessi non abbiano applicato nel corso degli anni interessi anatocistici sugli affidamenti concessi alla fondazione stessa, )) nella misura sufficiente ad assicurare, unitamente alle altre misure di cui al presente comma, la sostenibilita’ del piano di risanamento, nonche’ gli equilibri strutturali del bilancio, sia sotto il profilo patrimoniale che economico-finanziario della fondazione;

b) l’indicazione della contribuzione a carico degli enti diversi dallo Stato partecipanti alla fondazione;

c) la riduzione della dotazione organica del personale tecnico e amministrativo fino al cinquanta per cento di quella in essere al 31 dicembre 2012 (( e una razionalizzazione del personale artistico; ))

d) il divieto di ricorrere a nuovo indebitamento, per il periodo 2014-2016, salvo il disposto del ricorso ai finanziamenti di cui al comma 6; nel caso del ricorso a tali finanziamenti nel piano devono essere indicate misure di copertura adeguate ad assicurare il rimborso del finanziamento;

e) l’entita’ del finanziamento dello Stato, a valere sul fondo di cui al comma 6, per contribuire all’ammortamento del debito, a seguito della definizione degli atti di rinegoziazione e ristrutturazione di cui alla precedente lettera a), e nella misura strettamente necessaria a rendere sostenibile il piano di risanamento;

f) l’individuazione di soluzioni idonee, (( compatibili con gli strumenti previsti dalle leggi di riferimento del settore, )) a riportare la fondazione, entro i tre esercizi finanziari successivi, nelle condizioni di attivo patrimoniale e almeno di equilibrio del conto economico;

g) la cessazione dell’efficacia dei contratti integrativi aziendali in vigore, l’applicazione esclusiva degli istituti giuridici e dei livelli minimi delle voci del trattamento economico fondamentale e accessorio previsti dal vigente contratto collettivo nazionale di lavoro e la previsione che i contratti collettivi dovranno in ogni caso risultare compatibili con i vincoli finanziari stabiliti dal piano;

(( g-bis) l’obbligo per la fondazione, nella persona del legale rappresentante, di verificare che nel corso degli anni non siano stati corrisposti interessi anatocistici agli istituti bancari che hanno concesso affidamenti. ))

2. I piani di risanamento, corredati di tutti gli atti necessari a dare dimostrazione della loro attendibilita’, della fattibilita’ e appropriatezza delle scelte effettuate, nonche’ dell’accordo raggiunto con le associazioni sindacali maggiormente rappresentative in ordine alle previsioni di cui al comma 1, lettere c) e g), sono approvati, su proposta motivata del commissario straordinario di cui al comma 3, sentito il collegio dei revisori dei conti, entro trenta giorni dalla loro presentazione, con decreto del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Con il medesimo decreto e’ definito il finanziamento erogabile ai sensi del comma 6. Le eventuali integrazioni e modificazioni dei piani conseguenti all’applicazione del comma 3, lettera c), sono approvate, su proposta motivata del commissario straordinario di cui al comma 3, con decreto del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze.

3. Con decreto del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro venti giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, e’ nominato (( un commissario straordinario del Governo che abbia comprovata esperienza di risanamento nel settore artistico-culturale. Il commissario svolge, con i poteri previsti dal presente articolo, le seguenti funzioni:

a) riceve i piani di risanamento con allegato quanto previsto dall’articolo 9, commi 2 e 3, presentati dalle fondazioni ai sensi del comma 1 del presente articolo, ne valuta, d’intesa con le fondazioni, le eventuali modifiche e integrazioni, anche definendo criteri e modalita’ per la rinegoziazione e la ristrutturazione del debito di cui al comma 1, lettera a), e li propone, previa verifica della loro adeguatezza e sostenibilita’, all’approvazione del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo e del Ministro dell’economia e delle finanze. Eventuali modifiche incidenti sulle previsioni di cui alle lettere c) e g) del comma 1 sono rinegoziate dalla fondazione con le associazioni sindacali maggiormente rappresentative. ))

b) sovrintende all’attuazione dei piani di risanamento ed effettua un monitoraggio semestrale dello stato di attuazione degli stessi, redigendo apposita relazione da trasmettere al Ministero dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, al Ministero dell’economia e delle finanze e alla competente sezione della Corte dei conti;

c) puo’ richiedere le integrazioni e le modifiche necessarie al fine del conseguimento degli obiettivi di cui al presente articolo, tenuto conto, ai fini dell’aggiornamento dei piani di risanamento, dello stato di avanzamento degli stessi;

d) assicura il rispetto del cronoprogramma delle azioni di risanamento previsto dai piani approvati;

e) puo’ adottare, sentiti i Ministeri interessati, atti e provvedimenti anche in via sostitutiva per assicurare la coerenza delle azioni di risanamento con i piani approvati, previa diffida a provvedere entro un termine non superiore a quindici giorni.

4. Il Ministero dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo assicura, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, le risorse umane e strumentali necessarie per lo svolgimento dei compiti del commissario straordinario.

5. Con il decreto di cui al comma 3 e’ stabilito il compenso per il commissario straordinario, nel limite massimo di cui all’articolo 15, comma 3, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, a valere sulle risorse di bilancio delle fondazioni ammesse alla procedura di cui al comma 1, nonche’ la durata dell’incarico.

6. E’ istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze un fondo di rotazione con dotazione pari a 75 milioni di euro per l’anno 2014 per la concessione a favore delle fondazioni di cui al comma 1 di finanziamenti di durata fino a un massimo di trenta anni.

7. Al fine dell’erogazione delle risorse di cui al comma 6, il commissario straordinario predispone un contratto tipo, approvato dal Ministero dell’economia e delle finanze, nel quale sono, tra l’altro, indicati il tasso di interesse sui finanziamenti, le misure di copertura annuale del rimborso del finanziamento, le modalita’ di erogazione e di restituzione delle predette somme, prevedendo, altresi’, qualora l’ente non adempia nei termini ivi stabiliti al versamento delle rate di ammortamento dovute, sia le modalita’ di recupero delle medesime somme, sia l’applicazione di interessi moratori. L’erogazione delle somme e’ subordinata alla sottoscrizione, da parte di ciascuna delle fondazioni di cui al comma 1, di contratti conformi al contratto tipo. Agli oneri derivanti dal presente comma, pari a 3 milioni di euro a decorrere dall’anno 2015, si provvede ai sensi dell’articolo 15.

8. Agli oneri derivanti dall’istituzione del fondo di cui al comma 6, si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 10, del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2013, n. 64, utilizzando la dotazione per l’anno 2014 della «Sezione per assicurare la liquidita’ per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili degli enti locali».

9. Nelle more del perfezionamento del piano di risanamento, per l’anno 2013 una quota fino a 25 milioni di euro puo’ essere anticipata dal Ministero dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo su indicazione del Commissario straordinario, a valere sulle disponibilita’ giacenti, alla data di entrata in vigore del presente decreto, sulle contabilita’ speciali aperte ai sensi dell’articolo 3, comma 8, del decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135, e successive modificazioni, per la gestione dei fondi assegnati in applicazione dei piani di spesa approvati ai sensi dell’articolo 7 del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 149, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 237, intestate ai capi degli Istituti del Ministero dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, nonche’ a valere sulle somme giacenti presso i conti di tesoreria unica degli Istituti dotati di autonomia speciale di cui all’articolo 15, comma 3, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 novembre 2007, n. 233, e successive modificazioni, a favore delle fondazioni di cui al comma 1 che versano in una situazione di carenza di liquidita’ tale da pregiudicare la gestione anche ordinaria della fondazione, alle seguenti condizioni:

a) che la fondazione interessata, entro 30 giorni dalla nomina del Commissario straordinario, comunichi al Ministero dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo e al Ministero dell’economia e delle finanze l’avvio della negoziazione per la ristrutturazione del debito della fondazione che prevede uno stralcio del valore nominale complessivo del debito stesso, comprensivo degli interessi maturati e degli eventuali interessi di mora, esistente al 31 dicembre 2012, nella misura sufficiente ad assicurare, unitamente alle altre misure di cui al comma 1, la sostenibilita’ finanziaria del piano di risanamento, gli equilibri strutturali del bilancio della fondazione, sia sotto il profilo patrimoniale che economico-finanziario, nonche’ l’avvio delle procedure per la riduzione della dotazione organica del personale tecnico e amministrativo nei termini di cui al comma 1, lettera c);

b) la conclusione dell’accordo di ristrutturazione di cui alla lettera a), da inserire nel piano di risanamento di cui al comma 1, entro il termine previsto da tale comma per la presentazione del piano.

10. Il mancato verificarsi delle condizioni previste dal comma 9, lettere a) e b), determina l’effetto di cui al comma 14. Le anticipazioni finanziarie concesse ai sensi del comma 9 sono rimborsate secondo quanto previsto dai commi 6 e 7.

11. Al fine di sostenere gli enti che operano nel settore dei beni e delle attivita’ culturali, a valere sulle giacenze di cui al comma 9 sono versati all’entrata del bilancio dello Stato ulteriori importi pari a 3,5 milioni di euro per gli anni 2013 e 2014, per la successiva riassegnazione ai pertinenti capitoli dello stato di previsione del Ministero dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo.

12. Resta fermo l’obbligo di completamento dei versamenti di cui all’articolo 4, comma 85, della legge 12 novembre 2011, n. 183, secondo una modulazione temporale pari a 2 milioni di euro per l’anno 2013 e a 8,6 milioni di euro annui per il periodo 2014-2018.

13. Per il personale eventualmente risultante in eccedenza all’esito della rideterminazione delle dotazioni organiche di cui al comma 1, le fondazioni di cui al medesimo comma, fermo restando per la durata del soprannumero il divieto di assunzioni di personale, applicano l’articolo 72, comma 11, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 [risolvere il contratto di lavoro con quelli che devono andare in pensione, avendo maturato 40 anni di anzianità e fermo la decorrenza dei trattamenti pensionistici] anticipatamente, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133. In caso di ulteriori eccedenze, con uno o piu’ decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione e con il Ministro dell’economia e delle finanze, previa informativa alle organizzazioni sindacali, sono disposti apposita procedura selettiva di idoneita’ e il successivo trasferimento del personale amministrativo e tecnico dipendente a tempo indeterminato alla data di entrata in vigore del presente decreto nella societa’ Ales S.p.A. [una società del MIBAC che svolge funzioni di supporto al ministero], nell’ambito delle vacanze di organico e nei limiti delle facolta’ assunzionali di tale societa’ (( e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. ))

14. Le fondazioni di cui al comma 1, per le quali non sia stato presentato o non sia approvato un piano di risanamento entro il termine di cui ai commi 1 e 2, ovvero che non raggiungano entro l’esercizio 2016 condizioni di equilibrio strutturale del bilancio, sia sotto il profilo patrimoniale che economico-finanziario, del conto economico sono poste in liquidazione coatta amministrativa.

15. Al fine di assicurare il rilancio del sistema nazionale musicale di eccellenza, le fondazioni adeguano i propri statuti, entro il (( 30 giugno 2014, )) alle seguenti disposizioni:

a) previsione di una struttura organizzativa articolata nei seguenti organi, della durata di cinque anni, il cui compenso e’ stabilito in conformita’ ai criteri stabiliti con decreto del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze:

1) il presidente, nella persona del sindaco del comune nel quale ha sede la fondazione, ovvero nella persona da lui nominata, con funzioni di rappresentanza giuridica dell’ente; la presente disposizione non si applica alla Fondazione dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, che e’ presieduta dal presidente dell’Accademia stessa, il quale svolge anche funzioni di sovrintendente;

2) (( il consiglio di indirizzo, composto dal presidente e dai membri designati da ciascuno dei fondatori pubblici e dai soci privati che, anche in associazione fra loro, versino almeno il cinque per cento del contributo erogato dallo Stato. Il numero dei componenti del consiglio di indirizzo non deve comunque superare i sette componenti, con la maggioranza in ogni caso costituita dai membri designati dai fondatori pubblici; ))

3) il sovrintendente, quale unico organo di gestione, nominato dal Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo su proposta del consiglio di indirizzo; il sovrintendente puo’ essere coadiuvato da un direttore artistico e da un direttore amministrativo;

4. (( (Soppresso). ))

5) il collegio dei revisori dei conti, composto da tre membri, rinnovabili per non piu’ di due mandati, di cui uno, con funzioni di presidente, designato dal Presidente della Corte dei conti fra i magistrati della Corte dei conti, uno in rappresentanza del Ministero dell’economia e delle finanze e uno in rappresentanza del Ministero dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo;

b) previsione della partecipazione dei soci privati in proporzione agli apporti finanziari alla gestione o al patrimonio della fondazione, che devono essere non inferiori al tre per cento;

c) previsione che il patrimonio sia articolato in un fondo di dotazione, indisponibile e vincolato al perseguimento delle finalita’ statutarie, e in un fondo di gestione, destinato alle spese correnti di gestione dell’ente.

16. Le nuove disposizioni statutarie si applicano con decorrenza dal 1° gennaio 2015. (( La decorrenza puo’ comunque essere anticipata in caso di rinnovo degli organi in scadenza. )) Il mancato adeguamento dello statuto nei termini di cui al comma 15 determina l’applicazione dell’articolo 21 del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367.

17. L’organo di indirizzo esercita le proprie funzioni con l’obbligo di assicurare il pareggio del bilancio. La violazione dell’obbligo comporta l’applicazione dell’articolo 21 del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, e la responsabilita’ personale ai sensi dell’articolo 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, e successive modificazioni. La fondazione e’ soggetta al rispetto della disciplina in tema di appalti di lavori, servizi e forniture prevista dal decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni. Le spese per eventuali rappresentazioni lirico-sinfoniche eseguite all’estero sono da imputare in bilancio con copertura finanziaria specificamente deliberata.

18. Anche agli effetti di quanto previsto dal presente articolo in materia di ripartizione del contributo, gli organi di gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche coordinano i programmi e la realizzazione delle attivita’, sia all’interno della gestione dell’ente sia rispetto alle altre fondazioni lirico-sinfoniche, assicurando il conseguimento di economie di scala nella gestione delle risorse di settore e una maggiore offerta di spettacoli, e possono a tal fine essere riuniti in conferenza, presieduta dal direttore generale competente, che la convoca, anche per gruppi individuati per zone geografiche o specifici progetti comuni. La conferenza deve garantire la maggiore diffusione in ogni ambito territoriale degli spettacoli, nonche’ la maggiore offerta al pubblico giovanile, l’innovazione, la promozione di settore con ogni idoneo mezzo di comunicazione, il contenimento e la riduzione del costo dei fattori produttivi, anche mediante lo scambio di spettacoli o la realizzazione di coproduzioni, di singoli corpi artistici e di materiale scenico, e la promozione dell’acquisto o la condivisione di beni e servizi comuni al settore, anche con riferimento alla nuova produzione musicale.

19. Il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato presso le fondazioni lirico-sinfoniche e’ instaurato esclusivamente a mezzo di apposite procedure selettive pubbliche. Per la certificazione, le conseguenti verifiche e le relative riduzioni del trattamento economico delle assenze per malattia o per infortunio non sul lavoro, si applicano le disposizioni vigenti per il pubblico impiego. Il contratto aziendale di lavoro si conforma alle prescrizioni del contratto nazionale di lavoro ed e’ sottoscritto da ciascuna fondazione con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative mediante sottoscrizione di un’ipotesi di accordo da inviare alla Corte dei conti. L’ipotesi di accordo deve rappresentare chiaramente la quantificazione dei costi contrattuali. La Sezione Regionale di controllo della Corte dei conti competente certifica l’attendibilita’ dei costi quantificati e la loro compatibilita’ con gli strumenti di programmazione e bilancio, deliberando entro trenta giorni dalla ricezione, decorsi i quali la certificazione si intende effettuata positivamente. L’esito della certificazione e’ comunicato alla fondazione, al Ministero dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo e al Ministero dell’economia e delle finanze. Se la certificazione e’ positiva, la fondazione e’ autorizzata a sottoscrivere definitivamente l’accordo. In caso di certificazione non positiva della Sezione Regionale di controllo della Corte dei conti competente, le parti contraenti non possono procedere alla sottoscrizione definitiva dell’ipotesi di accordo e la fondazione riapre le trattative per la sottoscrizione di una nuova ipotesi di accordo, comunque sottoposta alla procedura di certificazione prevista dal presente comma. Avverso le delibere delle Sezioni regionali di controllo le parti interessate possono ricorrere alle Sezioni Riunite della Corte dei conti in speciale composizione ai sensi dell’ articolo 1, comma 169 della legge 24 dicembre 2012, n. 228. Le fondazioni, con apposita delibera dell’organo di indirizzo, (( da adottare entro il 30 settembre 2014, )) procedono a rideterminare l’organico necessario (( all’attivita’ da realizzare nel triennio successivo. )) La delibera deve garantire l’equilibrio economico-finanziario e la copertura degli oneri della dotazione organica con risorse aventi carattere di certezza e stabilita’.

20. La quota del fondo unico per lo spettacolo destinata alle fondazioni lirico-sinfoniche, come annualmente determinata, sentita la Consulta per lo spettacolo, con decreto del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, e’ attribuita a ciascuna fondazione con decreto del direttore generale competente, sentita la competente commissione consultiva, sulla base dei seguenti criteri:

a) il 50 per cento della quota di cui (( all’alinea )) e’ ripartita in considerazione dei costi di produzione derivanti dai programmi di attivita’ realizzati da ciascuna fondazione nell’anno precedente quello cui si riferisce la ripartizione, sulla base di indicatori di rilevazione della produzione;

b) il 25 per cento della quota di cui (( all’alinea )) e’ ripartita in considerazione del miglioramento dei risultati della gestione attraverso la capacita’ di reperire risorse;

c) il 25 per cento della quota di cui (( all’alinea )) e’ ripartita in considerazione della qualita’ artistica dei programmi, (( con particolare riguardo per quelli atti a realizzare segnatamente in un arco circoscritto di tempo spettacoli lirici, di balletto e concerti coniugati da un tema comune e ad attrarre turismo culturale.

20-bis. Per il triennio 2014-2016, una quota del 5 per cento del Fondo unico per lo spettacolo destinato alle fondazioni lirico-sinfoniche e’ destinata alle fondazioni che abbiano raggiunto il pareggio di bilancio nei tre esercizi finanziari precedenti. ))

21. Con decreto del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, (( da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, ))
sentita la competente commissione consultiva, sono predeterminati gli indicatori di rilevazione della produzione, i parametri per la rilevazione del miglioramento dei risultati della gestione, i parametri per la rilevazione della qualita’ artistica dei programmi, il procedimento di erogazione ai fini della attribuzione del contributo di cui al comma 20.

La democrazia a servizio dei cittadini: il primo Consiglio del 2014

ippodromo Il 13 gennaio p.v. ci sarà il primo consiglio comunale dell’anno, con un numero di atti all’ordine del giorno che dovremmo finire  forse l’anno prossimo, dopo aver studiato sin da ora h. 24 al giorno per giungere al momento del voto preparati. Io mi ostino a cercare di condividere le decisioni che dobbiamo prendere con i cittadini che hanno voglia di dire la loro ma, visti i pochi suggerimenti, ho iniziato a riflettere sul concetto di partecipazione, democrazia e di rappresentanza politica.  Fortunatamente di recente ho preso a leggere un libro di Giovanni Sartori (Democrazia) che mi ha rincuorato e nel quale ho trovato un concetto che mi sembra appropriato anche per il vento di “webcrazia” che tira nel Paese: “E’ la democrazia che deve essere a servizio dei cittadini e non i cittadini a servizio della democrazia“. Se tutti i cittadini fossero impegnati nell’amministrazione della cosa pubblica non avrebbero il tempo di fare altro. Ad ogni buon conto io ci provo anche per ragioni di trasparenza e poi non si sa mai potrebbe essere che qualcuno abbia voglia di darsi una lettura e darci un suggerimento utile allo studio. In particolare segnalo le delibere sull’Ippodromo, sul regolamento nomine e sugli Orti Urbani.

Ecco gli atti:

1) Delibera Ippodromo di Agnano (clikka). Questa forse è una delle più importanti. E’ una delibera con la quale si chiede al consiglio di dare atto della risoluzione del vecchio contratto con la società fallita e di autorizzare la concessione dello storico Ippodromo di Agnano fino ad un massimo di trent’anni ampliando il ventaglio di attività imprenditoriali. Per questa delibera sono interessanti i rilievi del Segretario Comunale che apre una seria riflessione sulle cd. clausole sociali ed il diritto europeo ed italiano vigente sulla libertà di iniziativa economica e la concorrenza. Sull’argomento ho avuto modo di apprendere e studiare varie questioni tra cui il mistero, alquanto singolare,  dei 235 cavalli di cui non si sapevano i proprietari: Articoli sull’Ippodromo (clikka)

2) Proposta di regolamento nomine (clikka) e delibera sulle incompatibilità (clikka). Queste sono due delibere di nostra iniziativa e sulle quali ho scritto molto su questo blog, facendo anche molti interventi in consiglio comunale. I pareri tecnici sono favorevoli credo che questo potrebbe essere un momento importante per l’amministrazione, da cui capire se si vuole una reale condivisione del potere e la trasparenza anche se la modalità dell’ultima nomina mi ha lasciato ancora una volta perplesso (la nomina alla Napoli Holding (clikka) . Segnalo sul punto il “simpatico” atteggiamento avuto dalla II Municipalità in sede di parere che mi ha fatto un po’ sorridere (la malapolitica delle nomine attecchisce in municipalità (clikka).

3) delibera sul regolamento degli orti urbani (clikka). Il regolamento mi sembra semplice e potrebbe andare. Lo scopo è quello di agevolare la nascita di iniziative sul territorio mediante l’assegnazione di terreni/giardini abbandonati dall’amministrazione a gruppi di cittadini. I pareri tecnici sono favorevoli.

4) delibera sul regolamento del controllo degli atti della giunta (clikka). Questa delibera è di iniziativa dell’ufficio di presidenza non saprei cosa dire. Il regolamento è scarno ma non saprei se integrarlo perché il rischio sarebbe quello di appesantire il procedimento. Forse inserirei l’obbligo di portare gli atti nelle commissioni con almeno 10 giorni di tempo per l’esame. Spesse volte infatti ci siamo trovati con le delibere sul bilancio (di migliaia di pagine) consegnateci il giorno prima o lo stesso giorno della decisione e voi capite che con tutta la buona volontà non ce la si fa … ma forse è voluto…

 5) delibera sulla modifica dei meccanismi di nomina nella commissione urbanistica (clikka). Questa è una delibera di iniziativa consiliare (Lebro, Moxedano, Caiazzo) con la quale si vuole dare ai consiglieri comunali il potere di indicare i componenti da nominare nella citata commissione tecnica. I pareri tecnici sono favorevoli…

6) delibera sul riconoscimento del diritto al gioco (clikka). Non saprei condivido lo spirito ma anche le critiche sulla tecnica di formulazione della delibera stessa sollevate dal Segretario Generale che potrebbero dare adito ad inciampi burocratico/amministrativi.

6) delibera di restituzione di un immobile espropriato (clikka). Questa delibera mi ha incuriosito l’immobile è in quel di Ponticelli. Non ho postato tutti gli atti allegati ma chiedo: se abbiamo espropriato un immobile e non ci abbiamo costruito niente forse ci sarà una responsabilità amministrativa e politica? L’esproprio si inserisce nelle costruzioni della legge sul terremoto la 219/1981 fate voi…

Questi non sono tutti gli argomenti; ci sarà anche la nomina dei consiglieri per l’osservatorio sul centro storico ed un’ultima delibera inserita all’ultimo momento di cui non sono neppure in possesso … che dire … A chi è arrivato fino in fondo a quest’articolo faccio i miei complimenti, è sufficiente non chiedo la lettura di tutti gli atti. Credo, però, che il lettore abbia capito cosa vuol dire fare il consigliere comunale in una grande città … tanta passione, studio, fatica e responsabilità! Per questo credo che chiunque abbia aspirazioni politiche debba prima dimostrare di avere le competenze necessarie! Altro che webcrazia e casalingo/casalinga (si fa per dire e senza nulla togliere ai casalinghi) in parlamento!

7) delibera mercatini cittadini (clikka) con questa delibera si chiede al consiglio di autorizzare la proroga per la concessione temporanea delle aree agli operatori della cd. “filiera corta” affinché possano, nelle more della preparazione degli atti tecnici necessari ai bandi, tenersi i mercatini del biologico.

Il Re della Tangen…ziale di Napoli

pomicinoIl Re della Tangenziale di Napoli manco a pensarlo è Paolo Cirino Pomicino che difende gli aumenti delle tariffe 2014. E’ passato quasi indenne alla prima repubblica, se non fosse per i problemi di salute (vari interventi ed un trapianto di cuore), forse aggravati delle condanne definitive per finanziamento illecito ai partiti e la maxitangente ENIMONT. Una persona condannata per reati contro la P.A., seppure, inspiegabilmente riabilitato dal Tribunale di Roma nel 2011, a guardia di una società che gode di una concessione pubblica e che gestisce appalti e commesse. Sorge spontanea la domanda: ma non è che abbiamo raccomandato le pecore al lupo? Della Tangenziale di Napoli S.p.a., ho reperito lo statuto (clikka) ma non l’atto di concessione dell’ANAS né lo stipendio per la carica ricoperta che, ovviamente, si aggiungerà alle varie pensioni che il politico ha maturato tra incarichi di governo ed in parlamento. La domanda è sempre la stessa è possibile che in politica mai nessuno paga! Qualche tempo fa mi meravigliavo ancora della nomina di un altro condannato per corruzione nel CDA del Mercadante (giulio di donato: politica ed amministrazione (clikka) anche se mi rendo conto che quelli nati dopo la mia generazione non hanno avuto la possibilità di conoscere questa classe politica e quindi questi nomi per loro sono assolutamente anonimi. Per capire la Tangenziale di Napoli S.p.a. è in proprietà della Autostrade d’Italia S.p.a. della quale è rimasto solo il nome perché è stata incorporata (credo) dalla ATLANTIA S.p.a. società quotata in borsa con maggior azionista la famiglia Benetton. Una società privata concessionaria di un servizio pubblico che mette a capo di una sua partecipata un vecchio arnese della politica che a luglio scorso (2013) è stato anche nominato Vicepresidente delle Autostrade Meridionali! Come cittadini dovremmo chiederci e chiedere retoricamente perché! In consiglio comunale si sta aprendo una strada per capire se la concessione, una volta scaduta, possa passare in mano pubblica … chissà del comune … solo che ho il timore che in tal caso le nomina poi possano seguire gli stessi meccanismi…

Il Buon Anno di Milena Gabanelli

gabbanelli

Nulla da aggiungere all’editoriale di Milena Gabanelli pubblicato su Corriere della Sera:

A fine anno, nella vita come in tv, si replica. Il Capo dello Stato fa il suo discorso, quello del Governo ricicla le dichiarazioni di 6 mesi fa in occasione del decreto del fare, con l’enfasi di un brindisi: “faremo”. Vorremmo un governo che a fine anno dica “abbiamo fatto” senza dover essere smentito.

Il Ministro Lupi fa l’elenco della spesa: 10 miliardi per i cantieri, “saranno realizzate cose come piazze, tutto ciò di cui c’è un bisogno primario”. C’è un bisogno primario di piazze e di rotatorie? “Trecentoventi milioni per la Salerno-Reggio Calabria”.

Ancora fondi per la Salerno Reggio-Calabria? Fondi per l’allacciamento wi-fi. Ma non erano già nel piano dell’Agenda Digitale? E poi la notizia numero uno: ” le tasse sono diminuite”. Vorrei sapere dal premier Letta per chi sono diminuite, perché le mie sono aumentate, e anche quelle di tutte le persone che conosco o che a me si rivolgono. È aumentata la bolletta elettrica, l’Iva, l’Irpef, la Tares. L’acconto da versare a fine anno è arrivato al 102% delle imposte pagate nel 2012, quando nel 2013 tutti hanno guadagnato meno rispetto all’anno prima.

Certo l’anno prossimo si andrà a credito, ma intanto magari chiudi o licenzi. E tu Stato, quando questi soldi li dovrai restituire dove li trovi? Farai una manovra che andrà a penalizzare qualcuno. I debiti della pubblica amministrazione con le imprese ammontano a 91 miliardi. A giugno il Governo dichiara: “stanziati 16 miliardi”.

È un falso, perché quei 16 miliardi sono un prestito fatto da Cassa Depositi e Prestiti agli enti locali. E per rimborsare questo mutuo, i comuni, le province e regioni hanno aumentato le imposte. L’Assessore al Bilancio della Regione Piemonte in un’intervista a Report ha detto “Per non caricare il pagamento dei debiti sui cittadini, si doveva tagliare sul corpo centrale delle spese del Governo, e se non si raggiungeva la cifra… non so.. vendo la Rai!”.

Privatizzare la Rai è un tema ricorrente. Nessun paese europeo pensa di vendersi il servizio pubblico perché è un cardine della democrazia non sacrificabile. In nessun paese europeo però ci sono 25 sedi locali: Potenza, Perugia, Catanzaro, Ancona. In Sicilia ce ne sono addirittura due, a Palermo e a Catania, ma anche in Veneto c’è una sede a Venezia e una a Verona, in Trentino Alto Adige una a Trento e una a Bolzano. La Rai di Genova sta dentro ad un grattacielo di 12 piani…ma ne occupano a malapena 3. A Cagliari invece l’edificio è fatiscente con problemi di incolumità per i dipendenti. Poi ci sono i Centri di Produzione che non producono nulla, come quelli di Palermo e Firenze.

A cosa servono 25 sedi? A produrre tre tg regionali al giorno, con prevalenza di servizi sulle sagre, assessori che inaugurano mostre, qualche fatto di cronaca. L’edizione di mezzanotte, che è una ribattuta, costa 4 milioni l’anno solo di personale. Perché non cominciare a razionalizzare? Se informazione locale deve essere, facciamola sul serio, con piccoli nuclei, utilizzando agili collaboratori sul posto in caso di eventi o calamità, e in sinergia con Rai news 24. Non si farà fatica, con tutte le scuole di giornalismo che sfornano ogni anno qualche centinaio di giornalisti! Vogliamo cominciare da lì nel 2014? O ci dobbiamo attendere presidenti di Regione che si imbavagliano davanti a Viale Mazzini per chiedere la testa del direttore di turno che ha avuto la malaugurata idea di fare il suo mestiere?

È probabile, visto che la maggior parte di quelle 25 sedi serve a garantire un microfono aperto ai politici locali. Le Regioni moltiplicano per 21 le attività che possono essere fatte da un unico organismo.

Prendiamo un esempio cruciale: il turismo. Ogni regione ha il suo ente, la sua sede, il suo organico, il suo budget, le sue consulenze, e ognuno si fa la sua campagna pubblicitaria. La Basilicata si fa il suo stand per sponsorizzare Metaponto a Shangai. Ognuno pensa a sé, alla sua clientela (non turistica, sia chiaro) da foraggiare. E alla fine l’Italia, all’estero, come offerta turistica, non esiste. Dal mio modesto osservatorio che da 16 anni verifica e approfondisce le ricadute di leggi approvate e decreti mai emanati che mettono in difficoltà cittadini e imprese, mi permetto di fare un elenco di fatti che mi auguro, a fine 2014, vengano definitivamente risolti.

Punto 1. Ridefinizione del concetto di flessibilità. Chi legifera dentro al palazzo forse non conosce il muro contro cui va a sbattere chi vorrebbe dare lavoro, e chi lo cerca. Un datore di lavoro (che sia impresa o libero professionista) se utilizza un collaboratore per più di 1 mese l’anno, lo deve assumere. Essendo troppo oneroso preferisce cambiare spesso collaboratore.

Il precario, a sua volta, se offre una prestazione che supera i 5000 euro per lo stesso datore di lavoro, non può fare la prestazione occasionale, ma deve aprire la partita Iva, che pur essendo nel regime dei minimi lo costringe comunque al versamento degli acconti; inoltre deve rivolgersi ad un commercialista per la dichiarazione dei redditi, perché la norma è di tre righe, ma per dirti come interpretare quelle tre righe, ci sono delle circolari ministeriali di 30 pagine, che cambiano continuamente.

Il principio di spingere le persone a mettersi in proprio è buono, ma poi le regole vengono rimpinzate di lacci e alla fine la partita Iva diventa poco utilizzabile. Perché non alzare il tetto della “prestazione occasionale” fino a quando il precario non ha definito il proprio percorso professionale? Il mondo del lavoro non è fatto solo da imprese che sfruttano, ma da migliaia di micropossibilità che vengono annientate da una visione che conosce solo la logica del posto fisso. Si dirà: “ma se non metti dei paletti ci troveremo un mondo di precari a cui nessuno versa i contributi”.

Allora cominci lo Stato ad interrompere il blocco delle assunzioni e smetta di esternalizzare! Oggi alle scuole servono 11.000 bidelli che costerebbero 300 milioni l’anno. Lo Stato invece preferisce dare questi 300 milioni ad alcune imprese, che ricavano i loro margini abbassando gli stipendi (600 euro al mese) e di conseguenza i contributi. Che pensione avranno questi bidelli? In compenso lo Stato non ha risparmiato nulla…però obbliga un libero professionista o una piccola impresa ad assumere un collaboratore che gli serve solo qualche mese l’anno. Il risultato è un incremento della piaga che si voleva combattere: il lavoro nero.

Punto 2. Giustizia. Mentre aspettiamo di vedere l’annunciata legge che archivia i reati minori (chi falsifica il biglietto dell’autobus si prenderà una multa senza fare 3 gradi di giudizio), occorrerebbe cancellare i processi agli irreperibili. Oggi chi è beccato a vendere borse false per strada viene denunciato; però l’immigrato spesso non ha fissa dimora, e diventa impossibile notificare gli atti, ma il processo va avanti lo stesso, con l’avvocato d’ufficio, pagato dallo Stato, il quale ha tutto l’interesse a ricorrere in caso di condanna. Una macchina costosissima che riguarda circa il 30% delle sentenze dei tribunali monocratici, per condannare un soggetto che “non c’è”. Se poi un giorno lo trovi, poiché la legge europea prevede il suo diritto a difendersi, si ricomincia da capo.

Perché non fare come fan tutti, ovvero sospendere il processo fino a quando non trovi l’irreperibile? Siamo anche l’unico paese al mondo ad aver introdotto il reato di clandestinità: una volta accertato che tizio è clandestino, anziché imbarcarlo subito su una nave verso il suo paese, prima gli facciamo il processo e poi lo espelliamo. Una presa in giro utile a far credere alla popolazione, che paga il conto, che “noi ce l’abbiamo duro”.

Punto 3. L’autorità che vigila sui mercati e sul risparmio. Dal 15 dicembre, scaduto il mandato del commissario Pezzinga, la Consob è composta da soli due componenti. La nomina del terzo commissario compete al Presidente del Consiglio sentito il Ministro dell’Economia ed avviene con decreto del Presidente della Repubblica. Nella migliore delle ipotesi ci vorranno un paio di mesi di burocrazia una volta che si sono messi d’accordo sul nome.

Ad oggi l’iter non è ancora stato avviato e l’Autorità non assolve il suo ruolo indipendente proprio quando si deve occupare di dossier strategici per il futuro economico-finanziario del Paese come MPS, Unipol-Fonsai e Telecom. Di fatto Vegas può decidere come vigilare sui mercati finanziari e sul risparmio, direttamente da casa, magari dopo essersi consultato con Tremonti (che lo aveva a suo tempo indicato), visto che il voto del Presidente vale doppio in caso di parità, e i Commissari hanno facoltà di astensione. Perché il Governo non si è posto il problema qualche mese fa, e perché non si è ancora fatto carico di una nomina autorevole, indipendente e in grado di riportare al rispetto delle regole?

Punto 4. Ilva. È alla firma del Capo dello Stato il decreto “terra dei fuochi”, dentro ci hanno messo un articolo che autorizza l’ottantenne Commissario Bondi a farsi dare i circa 2 miliardi dei Riva sequestrati dalla procura di Milano. Ottimo! Peccato che non sia specificato che quei soldi devono essere investiti nella bonifica. Inoltre Bondi è inadempiente, ma il decreto gli da una proroga di altri 3 anni, e se poi non sarà riuscito a risanare, non è prevista nessuna sanzione. Nel frattempo che ne è del diritto non prorogabile della popolazione a non respirare diossina? Ovunque, di fronte ad un disastro ambientale, si sequestra, si bonifica e i responsabili pagano. Per il nostro governo si può morire ancora un po’.

Come contribuente e come cittadina non mi interessa un governo di giovani quarantenni. Pretendo di essere governata da persone competenti e responsabili, che blaterino meno e ci tirino fuori dai guai.

Pretendo che l’età della pensione valga per tutti, che il rinnovo degli incarichi operativi non sia più uno orrendo scambio di poltrone fra la solita compagnia di giro.

Pretendo di essere governata da una classe politica che non insegna ai nostri figli che impegnarsi a dare il meglio è inutile.

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