La mia proposta di legge Regionale per la promozione dello Sport

sportCredo che la campagna elettorale si debba misurare su proposte concrete ed ho pensato di iniziare dalla mia prima passione: Lo SPORT! Ebbene, nello Sport ciò che è facile misurare è senz’altro il merito ed il risultato. Caldoro ed i consiglieri regionali di questa consiliatura, invece, hanno dimostrato di non gradire né il merito né il risultato. Molti, infatti, sono gli atti di concessione di contributi frutto di ragionamenti che, a pensar male non si sbaglia. Ricordo, infatti, a tutti i 2 milioni e mezzo di euro regalati al Calcio Napoli (clikka), il  milione e seicentomila €. regalati ad associazioni varie (clikka), i 2 milioni e mezzo regalati al Cardinale (clikka)Milioni di euro (clikka) sperperati in rivoli per accontentare forse amici degli amici e parenti dei parenti !

Ebbene, il mio primo atto da consigliere regionale sarà quello di proporre una modifica alla legge regionale sullo sport affinché i contributi per la promozione e la valorizzazione dello sport siano sganciati dalla discrezionalità politica ed amministrativa e, quindi, lo dico volgarmente non si possano fare più “marchette” di nessun tipo. Agganciare i contributi ai risultati sportivi, infatti, elimina ogni tipo di discrezionalità premiando coloro che sono stati in grado di vincere una competizione portando lustro ed orgoglio ai Cittadini Campani!

Questa proposta, tra l’altro, è sulla stessa lunghezza d’onda del regolamento di uso e gestione degli impianti sportivi (clikka) che ho già proposto al Comune e che è in attesa di essere calendarizzata.

Sono convinto, infatti, che vincere una medaglia in una competizione sportiva importante porta lustro ed orgoglio ai cittadini Campani. Ricordo ancora con gioia quella di Claudio Pollio (clikka) che fu la scintilla per la mia carriera sportiva e per la carriera sportiva di tanti atleti campani! Lo sport come dico sempre è l’unica politica sociale che fa prevenzione e recupero, questo i politici di professione non l’hanno mai capito! Inoltre, devo segnalare che oggi le cose sono cambiate perché mentre io, figlio di operaio (clikka), ho avuto l’opportunità di praticare uno sport ai massimi livelli guadagnandoci anche qualcosina per le vacanze quando ero convocato in Nazionale, oggi, invece, non è più così ed i ragazzi con difficoltà economiche, in famiglie operaie o di impiegati monoreddito non hanno alcuna possibilità di praticare uno sport se non con l’aiuto di maestri volenterosi dello sport che svolgono una vera e propria azione sociale sostitutiva delle istituzioni.

Off topic fate un test: Se incappate in un candidato alle regionali mettetelo alla prova, non fatevi riempire la testa di chiacchiere di politichese, provate prima a fargli scrivere qualcosa sotto dettatura, poi chiedetegli se conosce lo statuto ed il regolamento della regione campania e poi chiedergli di scrivervi una proposta di legge regionale. Sono sicuro che avrete delle belle sorprese!!!

la mia candidatura alla regione campania (clikka)

Questa proposta ovviamente non ha solo un valore sportivo ma anche politico perché è nel solco della politica che pratico: quella senza clientele!!!

Ecco la mia proposta che, come al solito resta a disposizioni per modifiche ed integrazioni:

Consiglio Regionale della Campania

 Proposta di legge di Iniziativa Consiliare ai sensi dell’art. 28

dello Statuto della Regione Campania

di modifica della legge n. 18 del 25.11.2013

denominata

“LEGGE QUADRO REGIONALE SUGLI INTERVENTI PER LA PROMOZIONE E LO SVILUPPO DELLA PRATICA SPORTIVA E DELLE ATTIVITÀ MOTORIO- EDUCA TIVO-RICREA TIVE”

 All’art. 18 dopo il comma 3 si aggiungano i seguenti ulteriori commi:

“4. Agli atleti che praticano sport dilettantistico, residenti da almeno due anni nel territorio della Regione Campania, che hanno conseguito i seguenti risultati sportivi, è corrisposto un contributo volto ad agevolare la pratica e la promozione sportiva come segue:

1) Medaglia d’oro ai Giochi Olimpici: €. 100.000,00 (centomila/00) di cui €. 20.000,00 (ventimila/00) alla associazione sportiva Campana presso cui l’atleta è tesserato;

2) Medaglia d’argento o di bronzo ai Giochi Olimpici: €. 75.000,00 (settantacinquemila/00) di cui €. 15.000,00 (quindicimila/00) alla associazione sportiva Campana presso cui l’atleta è tesserato;

3) Medaglia d’Oro ai Campionati Mondiali, il cui risultato è valido per le qualificazioni ai Giochi Olimpici: €. 50.000,00 (cinquantamila/00), di cui €. 10.000,00 (diecimila/00) alla associazione sportiva Campana presso cui l’atleta è tesserato;

4) Medaglia d’argento o di bronzo ai Campionati Mondiali, il cui risultato è valido per le qualificazioni ai Giochi Olimpici: €. 30.000,00 (trentamila/00) di cui €. 7.500,00 (settemilacinquecento/00) alla associazione sportiva Campana presso cui l’atleta è tesserato;

5) Medaglia d’oro ai Campionati Europei, il cui risultato è valido per le qualificazioni ai Giochi Olimpici: €. 25.000,00 (venticinquemila/00) di cui €. 5.000,00 (cinquemila/00) alla associazione sportiva Campana presso cui l’atleta è tesserato;

6) Medaglia d’argento o di bronzo ai Campionati Europei, il cui risultato è valido per le qualificazioni ai Giochi Olimpici: €. 20.000,00 (ventimila/00) di cui €. 5.000,00 (cinquemila/00) alla associazione sportiva campana presso cui l’atleta è tesserato.

5. I contributi di cui al comma 4 che precede saranno erogati anche ad ogni atleta facente parte della squadra per gli sport a squadra.

6. Gli atleti che hanno conseguito i risultati di cui al comma 4 sono inseriti di diritto nel registro dei talenti sportivi di cui all’art. 17 che precede.

7. I contributi sono erogati l’anno successivo a quello del raggiungimento del risultato ed inseriti nel bilancio previsionale dell’anno di erogazione mediante apposito stanziamento.

Sanità Campana: Il silenzio arrogante della politica

cardarelliNonostante Repubblica Napoli abbia riportato in più articoli i gravissimi fatti accaduti all’Ospedale Cardarelli e ciò che accade (anzi che non accade) al Policlinico Nuovo di Napli, caldoro insiste con il suo arrogante silenzio.

Ieri (26.07.2014) sempre Repubblica Napoli ha riportato nelle lettere una mia riflessione (clikka) proprio su questo tema che invito a leggere per chi non l’avesse già fatto.

Oggi (27.08.2014) su Il Mattino di Napoli compaiono tre articoli tutti incentrati sulla malasanità Campana. Sarà il caldo, saranno le ferie, ma registro un assoluto silenzio anche dei consiglieri regionali e di tutte le forze politiche.

E’, infatti, imbarazzante che si parli di Fonderia democratica e non si pongono in primo piano i veri problemi che affliggono i cittadini Campani e Napoletani!

Nell’ultimo articolo troverete enunciata l’ideaona del governatore che, dopo aver chiuso ospedali e reparti e costretto i cittadini campani ad andare a curarsi in emergenza a Potenza, si è inventata una accelerazione nell’ultimo anno di amministrazione mettendo sulla carta la istituzione delle cd. Unità Operative Complesse di Cure Primarie. Come dire, prima si chiudono i presidi e poi si creano 300 unità che forse serviranno a dare dei posti e delle indennità aggiuntive ad amici e parenti.

Poiché si avvicinano le elezioni regionali Vi consiglio una attenta lettura almeno per sapere con chi avremo a che fare in campagna elettorale non fosse altro per potere rintuzzare i candidati sui veri temi politici!

Da Il Mattino di Napoli di oggi (26.08.2014)

Gerardo Ausiello

Sanità, il caso dei reparti chiusi = Paziente trasferito a Potenza giallo sui posti letto esauriti

Cardiopatico trasferito a Potenza, giallo sugli otto no: caccia ai documenti sui posti letto non utilizzati Dagli ospedali campani otto no al ricovero, i dubbi della Regione.

Bufera sui servizi negati ad agosto. La Regione: anche i Policlinici nell’emergenza. Ma i docenti fanno resistenza; Sanità, il caso dei reparti chiusi Cardiopatico trasferito a Potenza, giallo sugli otto no: caccia ai documenti sui posti letto non utilizzi Gerardo Ausiello Una rete delle emergenze insufficiente, la mancanza di coordinamento tra gli ospedali, lo scarso personale in servizio (sia a causa delle ferie che del blocco del rum over). C’è tutto questo dietro il clamoroso caso del paziente cardiopatico che il 6 agosto è stato trasferito m elicottero da Napoli a Potenza. Paziente che necessitava di un intervento chirurgico urgente. E invece si è perso tempo prezioso alla disperata ricerca di un nosocomio che potesse accoglierlo. Le cardiochirurgie cittadine, del Monaldi e del Policlinico, erano infatti chiuse e stanno riaprendo i battenti solo in queste ore. La sfida della Regione: anche i Policlinici nell’emergenza. Ma i docenti universitari fanno resistenza. La sanità, il caso Paziente trasferito a Potenza giallo sui posti letto esauriti Dagli ospedali campani otto no al ricovero, i dubbi della Regione. Una rete delle emergenze insufficiente, la mancanza di coordinamento tra gli ospedali, lo scarso personale in servizio (sia a causa delle ferie che del blocco del turn over). C’è tutto questo dietro il clamoroso caso del paziente cardiopatico che il 6 agosto è stato trasferito in elicottero da Napoli fino a Potenza. È rio che emerge dalle prime indagini. Il paziente aveva riportato una grave dissecazione aortica del tratto discendente e necessitava di un intervento chirurgico urgente. E invece si è perso tempo prezioso alla disperata ricerca di un nosocomio che potesse accoglierlo. Le cardiochirurgie cittadine, del Monaldi e del Policlinico, erano infatti chiuse e stanno riaprendo i battenti solo in queste ore, rispettivamente dopo una settimana e un mese di stop. Alla fine L’unico via libera è arrivato da un ospedale che dista 150 chilometri da Frattamaggiore, dove l’uomo era stato ricoverato. Com’è possibile che in Campania non ci fosse neppure una struttura in grado di intervenire? E perché? Per dare una risposta a queste domande la Regione ha avviato nelle scorse ore un’indagine interna. Qualcosa, è evidente, non ha funzionato. Ma cosa è successo davvero quel giorno di inizio agosto? Una volta fatta la diagnosi, i medici del presidio di Frattamaggiore (che non ha la cardiochirurgia) hanno disposto il trasferimento urgente dell’ammalato nell’ospedale più vicino. Si è cosi messa in moto la macchina del 118, che ha incassato una lunga serie di dinieghi. Il primo è arrivato dal Monaldi, dove era in corso un intervento di bonifica (obbligatorio almeno due volte all’anno) che ha determinato la chiusura della cardiochirurgia per adulti, guidata da Gianantonio Nappi. L’assistenza è stata comunque assicurata utilizzando per le urgenze la cardiochirurgia pediatrica ma quel giorno, dicono dall’azienda dei Colli, i quattro posti letto in terapia intensiva pediatrica erano tutti occupati. Stessa risposta dal Policlinico della Federico II, e per motivi simili: nel re- parto, diretto da Carlo Vosa, erano in corso gli interventi di bonifica e i lavori di ristrutturazione del pavimento della terapia intensiva. Entrambe le cardiochirurgie, dunque, hanno chiuso i battenti contemporaneamente e senza coordinarsi. Subito dopo i sanitari hanno incassato l’indisponibilità della cllnica Mediterranea, convenzionata con il servizio sanitario regionale, che dispone della cardiochirurgia ma che non fa parte della rete delle emergenze: «Non abbiamo potuto accogliere quel paziente per mancanza di posti disponibili e ce ne rammarichiamo – spiega l’amministratore delegato Celeste Condorelli – tuttavia se la Regione coinvolgerà anche i privati nella rete delle emergenze, non ci tireremo indietro». A questo punto la centrale operativa del 118 si è rivolta alle altre province campane, che dispongono di cinque cardiochirurgie (presso gli ospedali di Caserta, Salem

o e Avellino, la casa di cura Pineta Grande di Castelvoltumo e la clinica Malzoni nel capoluogo irpino): «Tutte le centrali operative contattate hanno dichiarato la non disponibilità – ribadisce Giuseppe Galano, presidente regionale dell’Aaroi (Associazione anestesisti rianimatori) nonché direttore della centrale operativa regionale del 118 – per questo d siamo rivolti all’ospedale di Potenza». Complessivamente otto no, dunque. È su tale circostanza che si registra un giallo. Già, perché gli esperti della Regione avanzano dubbi sul fatto che tutti i reparti fossero effettivamente saturi, senza personale adeguato o impreparati ad effettuare l’intervento chirurgico. Da qui l’inchiesta, che punta a fare chiarezza sugli aspetti oscuri della vicenda. Sullo sfondo c’è il braccio di ferro giudiziario proprio tra Regione e 118 sulla riorganizzazione del sistema di soccorso: il governatore Stefano Caldoro vorrebbe affidarlo alle Asi, Galano spinge per mantenerlo in capo al Cardarelli e ha ottenuto una prima vittoria al TAR. Il problema, comunque, non è tanto quello dei trasferimenti, che si verificano quasi quotidiana mente. Proprio l’altro ieri un uomo coinvolto in un incidente stradale in Irpinia è stato portato in elicottero a San Giovanni Rotondo perché sia il trauma center del Cardarelli che quello dell’ospedale di Caserta erano pieni. Il punto è piuttosto che la rete delle emergenze a Napoli non riesce più a reggere e mostra preoccupanti falle. In difficoltà sono soprattutto Cardarelli, Loreto Mare e San Giovanni Bosco. Cosa fare, dunque? Molti operatori sanitari non hanno dubbi: la soluzione sarebbe coinvolgere i Policlinici nella rete delle emergenze.

Intervista a Antonio Mignone«Il Policlinico? I medici guadagnano di più ma ad agosto tutti in ferie»

«Il Policlinico? I medici guadagnano di più ma ad agosto tutti in ferie) L’intervista Mignone (Smi): nell’università si lavora quattro volte di meno rispetto agli ospedali Marisa La Penna Carichi di lavoro estremamente sbilanciati tra i medici che prestano servizio in ospedali con pronto soccorso e strutture che non hanno l’emergenza. Antonio Mignone, medico anestesista rianimatore, segretario regionale dello Smi, il sindacato dei medici italiani non usa giri di parole. «Nelle strutture universitarie – dice – si lavora la quarta parte rispetto agli ospedali con pronto soccorso». Due categorie di medici, dunque? «Assolutamente sì. Partiamo da quello di cui si parla tanto in questi giorni: il Cardarelli. Nell’ospedale più grande del Mezzogiorno si lavora in urgenza e si prende tutto. Nessun paziente viene respinto. Anche in sovraffollamento, anche se scoppia di barelle. U policlinico, per fare un esempio, tiene un carico di lavoro solo mattutino e non nel periodo estivo quando molte sale operatorie vengono fermate e molti reparti “accorpati”. Anche il blocco chirurgico viene accorpato. E così la struttura si svuota, il personale può fare ferie. La verità è che, a mio parere, i medici dovrebbero essere pagati in base ai carichi di lavoro e alla qualità di assistenza che offrono. La cosa paradossale è che gli universitari guadagnano addirittura di più». Da un lato posti letto vuoti e dall’altro inferno di barelle. Come mai? «Andiamo per ordine. Partiamo dal decreto 49 sul rapporto posti-letto paziente secondo cui il rapporto deve essere di tré ogni mille abitanti. Napoli ha un milione di persone. Stesso numero, più o meno, di Salemo e provincia. Ebbene, a Napoli al momento ci sono 7500 posti letto e a Salemo 2500. Quelli di Salemo sono tutti con pronto soccorso aperto. Mentre a Napoli i due policlinici e l’ospedale dei Colli che contano arca tremila posti letto e cinque ospedali del centro storico non hanno pronto soccorso. Ecco che finisce tutto al Cardarelli, al Loreto Mare e al San Giovanni Bosco». E allora? «E allora succede che siamo costretti a trasferire i pazienti fuori regione. Capita tutti i santi giorni. Nell’ultima settimana ho dovuto personalmente trasferire a Potenza due pazienti per la Neurochirurgia. C’è insomma una II presidio II Policlinico universitario; a destra Antonio Mignone dello Smi pessima distribuzione dei posti letto sul territorio regionale oltre che su Napoli. Molte strutture, nell’emergenza, non sono accessibili perché senza pronto soccorso. Qualcuna, addirittura, non si è resa disponibile per la rianimazione, pur avendo il posto disponibile. C’è infatti un’inchiesta della magistratura per valutare le responsabilità penali dell’accaduto. La polizia giudiziaria ha sequestrato le cartelle cliniche ed ha accertato che avevano mentito. Rifiutando di aiutare in tal modo un paziente morente. In alcuni policlinici non c’è, per esempio, un tasso di utilizzo dei posti letto secondi i parametri nazionali». L’accusa «Pessima la distribuzione delle degenze Costretti quotidianamente a far viaggiare gli ammalati»

 La sfida di Caldoro: i Policlinici nell’emergenza

Strutture universitarie a supporto dei pronto soccorso, ma i prof fanno resistenza.

Lo scenario. La sfida di Caldoro: i Policlinici nell’emergenza. Strutture universitarie a supporto dei pronto soccorso, ma i prof. fanno resistenza. Da un lato la riorganizzazione della rete delle emergenze con il nodo dei Policlinici, dall’altro il potenziamento delle strutture sanitarie territoriali, quelle cioè che fanno capo ad Asl e distretti. È un piano in due mosse quello studiato dalla Regione per far fronte ai gravi disagi dei pronto soccorso a Napoli, sovraffollati e incapaci di reggere l’assalto quotidiano dei pazienti dopo i tagli determinati dai conti in rosso. In sofferenza sono soprattutto Cardarelli, Loreto Mare e San Giovanni Bosco, che accolgono non solo ammalati dalla città ma anche dai comuni dell’hinterland e spesso dalle altre province. L’altra faccia della medaglia sono invece i Policlinici, della Federico II e della Seconda Università di Napoli, che non devono sopportare lo stress dei pronto soccorso e di conseguenza non hanno un problema quotidiano con le barelle. La soluzione, allora, sarebbe quella di coinvolgerli nella rete delle emergenze, anche perché i costi di mantenimento di tali strutture sono da sempre molto elevati. È un obiettivo, questo, che viene inseguito da tempo dalla Regione (prima con Bassolino e poi con Caldoro) ma finora senza risultato. Basti pensare che nel piano di razionalizzazione della rete ospedaliera e territoriale, approvato nel 2010 al termine di un lungo iter, si parla espressamente proprio di questa improcrastinabile esigenza. Uno dei scogli maggiori da affrontare è rappresentato dalle resistenze dei docenti universitari. La sinergia tra strutture di ricerca medica e cura già nel piano sanitario 2010 che i medici ospedalieri chiamano «baroni» per i loro privilegi. Ora la giunta Caldoro punta ad accelerare su questo versante mentre in parallelo lavora ad una più intensa sinergia tra il Cardarelli e il suo pronto soccorso da un lato, il Monaldi e lo stesso Policlinico federiciano dall’altro. Sul fronte dell’assistenza territoriale, invece, la rivoluzione (che scatterà nelle prossime settimane per poi entrare nel vivo entro fine anno) prevede l’istituzione di presidi oggi esistenti solo sulla carta: le Uccp, ovvero le unità complesse di cure primarie. Di cosa si tratta? Di strutture in grado di fornire primi soccorsi ma che non sono costose e complesse come i pronto soccorso ospedalieri. Saranno in funzione 7 giorni su 7, 24 ore su 24, e potranno disporre di medici di famiglia, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, medici della continuità assistenziale (le guardie mediche) nonché di unità infermieristiche e di operatori che potranno muoversi sul territorio. Un cittadino che dovesse accusare un malore potrà allora rivolgersi a queste unità che effettueranno le prime diagnosi. In molti casi, secondo gli esperti, i problemi di salute sono infatti risolvibili senza particolari interventi o senza ricorrere alla chirurgia. Si pensi ai tantissimi codici bianchi ospedalieri, a fronte dei quali la Regione ha istituito un ticket aggiuntivo a quello statale (il costo totale della prestazione è 50 euro). D’accordo, ma perché un paziente dovrebbe rivolgersi ad un’unità complessa territoriale con il rischio di dover poi essere comunque trasferito in ospedale? L’idea I costi Investimenti nelle università per garantire la formazione ma obblighi assistenziali ridotti della Regione, che con il capo di partimento della Salute Ferdinando Romano sta lavorando senza sosta al progetto, è che sarà più conveniente per il cittadino farlo poiché le Uccp si troveranno in media a pochi chilometri da casa. In tutta la Campania ne dovrebbero sorgere oltre 300, così suddivise: nelle città più grandi ce ne sarà una per non più di 30mila abitanti; per quelle medie ogni 15mila abitanti; per quelle a bassa densità (si pensi al Cilento o alle aree interne, dall’Irpinia al Sannio) l’Uccp servirà un bacino di 5-l0 mila persone. Non solo. Un altro vantaggio sarà rappresentato dal raccordo telematico tra queste strutture e gli ospedali in una rete

della salute che provvederà a prendere in carico il paziente e ad accompagnarlo fino alla risoluzione del problema. L’istituzione di queste unità sarà propedeutica ad un altro obiettivo, altrettanto ambizioso: la telemedicina. Quando sarà realtà, un paziente cardiopatico potrà effettuare comodamente a casa un elettrocardiogramma e trasmetterlo in tempo reale ai medici di turno, che effettueranno la diagnosi e decideranno sul da farsi.

Effetto elezioni Regionali: Il car sharing scappa da Napoli

car sharingDopo tre anni di politica attiva ho ormai una visione distorta e, quindi, leggo i fatti che accadono in città con una certa malizia. Tutto quello che sta accadendo in queste settimane, infatti, mi sembra già proiettato alla partecipazione alla più importante consultazione elettorale del paese: Le prossime elezioni alla Regione Campania. Le elezioni regionali, infatti, per quanto mi consta, sono le più importanti per il rilievo che hanno i consiglieri regionali e per il loro status.

Ora è sotto gli occhi di tutti che gli attuali consiglieri regionali per quattro anni, diciamo, sono stati pressoché assenti dalla vita cittadina, se non per l’affare dei fondi economali, per i quali sono quasi tutti indagati, ed allora diventa, forse, necessario che si creino delle “occasioni stressate” per poi prendersi il merito di risolverle. Diversamente non mi spiegherei, infatti, sia il ravvivarsi della vicenda dei BROS, per la quale ho ricevuto delle sollecitazioni politiche nonché quella, degli addetti alle pulizie delle ASL, entrambe questioni di competenza della Regione Campania. Così come pure in questo periodo, mi puzzano le promozioni di massa nelle aziende pubbliche …

Ad ogni buon conto potrebbe essere letta in questo senso anche la vicenda relativa alla dismissione del car sharing dal sistema di mobilità napoletano. Ma ovviamente mi sbaglio!

Oggi, infatti, leggo sulla stampa cittadina che all’improvviso ed inaspettatamente sono stati annullati, in una sola volta, i benefici per incentivare il trasporto condiviso lanciato a Napoli da una azienda napoletana la “Bee”.

In sostanza il Comune, che aveva fatto del car sharing un fiore all’occhiello della Smart City, ha negato di fatto la prosecuzione di questo progetto senza sentire ragioni, mentre, nelle maggiori città italiane, questa modalità è assolutamente incentivata. Il progetto della CI.RO (City Roaming clikka), infatti, resta fermo al palo del 2013 e sembra essere stato mandato in soffitta insieme al progetto della Bee, mentre nelle grandi città come Milano (clikka)Roma (clikka) e Torino (clikka) questa modalità di trasporto è assolutamente incentivata.

Come al solito Milano mi sembra più avanti di noi anni luce poiché il servizio è stato appaltato mediante una gara pubblica, così come aveva anche proposto la Bee, che si era dichiarata disposta a partecipare ad una selezione pubblica per aggiudicarsi il servizio che sembrava stesse prendendo piede nella nostra caotica città.

Ebbene, il legame perverso tra le prossime elezioni regionali ed il car sharing potrebbero essere i tassisti, da sempre contrari ad ogni ulteriore forma di trasporto alternativo a loro, e che sono assolutamente compatti rappresentando un bacino di voti nel quale pescare ! Ovviamente, ripeto, mi sbaglierò, ma come dicevano gli antichi a pensar male non si sbaglia mai … e la malapolitica che ci affoga da anni è fatta non nell’interesse pubblico ma nella sola direzione di acquisire il consenso elettorale da questo o quella categoria di cittadini a scapito degli altri …

Per il CAR SHERING oggi si chiarisce il caso:

Estratto da pagina 10 di ROMA del 05-06-2014 – Autore: PAOLETTI MICHELE

IL CASO

Car sharing, un`altra brutta figura

IL GASO II Comune dimentica di approvare i permessi per Ztl e strisce blu per le auto elettriche, la società; via da Nap Car sharing, un’altra brutta figuri DI MICHELE PAOLETTI NAPOLI. Il Comune perde il car sharing. E solo per un errore di comunicazione. Un’altra brutta figura firmata dall’Amministrazione di Palazzo San Giacomo. La società Bee, ha portato in città il progetto di car sharing con le piccole Renault Twizy, la seconda città d’Europa dopo Parigi ad utilizzare questi mezzi. Nei giorni scorsi ha chiesto informazioni al Comune su permessi per sostare nelle strisce blu e per transitare liberamente nelle Ztl. Ecco la risposta del delegato del sindaco: “Si comunica che non è possibile prorogare l’autorizzazione richiesta in quanto a tutto oggi non vi è un atto formale che indichi chiaramente che i veicoli elettrici utilizzati per il car sharing debbano essere autorizzati gratuitamente o quantomeno indichi un costo per tale rilascio. Pertanto si invitano i destinatari di questa e-mail a non far circolare detti veicoli in Zone a Traffico Limitato (Ztl). Si porgono distinti saluti”. Il delegato non era informato del fatto che qualche giorno dopo la giunta comunale avrebbe firmato una delibera proprio per consentire la libera circolazione e le agevolazioni per le auto elettriche, comprese quelle della Bee. E evidente, però, che più di una cosa non ha funzionato. Innanzitutto, i ritardi da parte della Giunta nell’approvare un provvedimento che dovrebbe essere prioritario per un’amministrazione cosi attenta alla sostenibilità, almeno nelle parole. Era talmente evidente che il provvedimento non era in agenda che neanche il delegato del sindaco sapeva nulla sulla sua possibile approvazione. Sciatteria che si è dimostrata in maniera lampante quando ieri dal Comune ne è stata data notizia solo dopo che la Bee aveva annunciato la sua intenzione di abbandonare Napoli. «Non è un paese per car sharing – affermano i responsabili della Bee – Sembra il titolo di un thriller americano ed è invece un atto amaro di una sceneggiata nostrana. Noi di Bee – il primo car sharing elettrico d’Italia, realizzato da un’azienda napoletana ed esportato nel resto del Paese -abbiamo atte so fino all’ultimo giorno utile il rinnovo del permesso (scaduto il 31.05.14) e la possibilità di avere la sosta libera sulle strisce blu, decidendo addirittura di sostenere il costo delle eventuali contravvenzioni che saranno elevate in questi primi giorni di giugno perché fiduciosi che prevalesse il buon senso nel Comune di Napoli». «I fatti dicono altro: dopo due anni di proposte di ogni genere fatte con l’unico scopo di fornire un servizio all’avanguardia, tutte rifiutate dal Comune – affermano da Bee – non solo non abbiamo ottenuto per voi di sostare a titolo gratuito sulle strisce blu, come avviene in tutte le città italiane ed europee in cui esista un car sharing elettrico, ma vi è stato revocato l’unico vantaggio che in qualche modo mostrasse l’interesse del Comune per la mobilità sostenibile». «Bee-Green Mobility Sharing sta lavorando da mesi per inserire nel servizio le centinaia di migliorie che ci avete indicato in questi anni, ma comincia ad essere difficilissimo fare battaglie in una città che stenta a stare al passo coi tempi – dicono ancora – che respinge le aziende o, meglio, che spinge le aziende locali che fanno innovazione ad andare altrove: molte città chiedono i nostri servizi e, ad oggi, Be gestisce un servizio simile Milano e presto sarà present anche a Roma. Continuerem – concludono – però a lavorar ed a investire e ritagliare or preziose per fare in modo eh un utente napoletano sia tra tato come un utente milanes o romano. Vogliamo un ci sharing serio, diffuso, a zer emissioni, che renda i cittadh liberi di muoversi e che peí metta loro di risparmiare ten” pò e denaro».

Da il Mattino di Napoli di oggi (04.06.2014)

Auto elettriche, niente agevolazioni: «Bee» va via

Il caso La società ha introdotto il car sharing ecologico a Napoli: «Dal Comune stop alle strisce blu gratis e all’accesso alle preferenziali. Auto elettriche, niente agevolazioni: «Bee» va via

II manager contro l’amministrazione: le altre città hanno sposato il progetto la nostra ci ha fatto solo perdere tempo Diletta Capissi: Niente strisce blu gratis per le auto elettriche a Napoli. «Purtroppo le nostre speranze di poter sfruttare questa opportunità analogamente a quanto avviene in tante altre città – sono risultate vane. Dal primo giugno ci hanno revocato perfino la possibilità di passare nelle preferenziali e ztl». A raccontare, con rammarico e rabbia, è Valerio Siniscalco, ingegnere e amministratore delegato di Nhp che, come ramo d’azienda, ha lanciato il marchio «Bee-Green mobility sharing», che consiste in un sistema di car sharing full elettrico. Il primo in Italia e secondo in Europa solo a Parigi. Oltre 40 auto elettriche, 2500 abbonati: dal primo giugno il Comune di Napoli ha revocato l’accesso in preferenziale e nelle ztl, cioè nelle zone a traffico limitato. «La mia azienda ha implementato un servizio di car sharing, erogato con una flotta di veicoli completamente elettrici – continua Siniscalco -. Il nostro è un progetto davvero innovativo pensato e localizzato a Napoli, anche e soprattutto per provare a dare un contributo alla rinascita della mia città, quella che mi ostino ad amare e che è perennemente congestionata». Speravano di implementare il progetto  anche sotto il Vesuvio, come hanno fatto con Milano, dove gestiscono il car sharing elettrico in accordo con il Comune con 120 auto di proprietà dell’ente: «Siamo solo i gestori e le auto elettriche le puoi parcheggiare ovunque», ripete Siniscalco. Ma qual è problema e perché una città così affogata nel traffico non adotta un più diffuso modello mobilità sostenibile? Risponde Siniscalco:·«In questi anni ci siamo interfacciati con l’ex assessore alla Mo bilità Anna Donati e il suo staff, con i quali abbiamo annunciato in un paio di conferenze stampa congiunte il fatto che Napoli si dotava di un car sharing all’avanguardia. Abbiamo inoltre incontrato il sindaco de Magistris e il vicesindaco Sodano, i funzionari comunali, discusso con le exmunicipalizzate, pianificato la diffusione sul territorio. Insomma, abbiamo fatto tutto quanto necessario per dare ai cittadini napoletani un servizio degno di una grande capitale europea, come del resto sembrava essere l’intenzione dell’amministrazione». E invece ecco una mail del 5 maggio 2014, a firma del delegato del sindaco, con la quale si revoca l’autorizzazione: «È vero che è consentito l’accesso alle Zti dei veicoli elettrici, ma tali autorizzazioni, come riportato nel disciplinare di accesso alle ZÜ e Aree pedonali, sono a pagamento, infatti nell’ordinanza 604 al punto 2 è riportato “a pagamento secondo la tariffa prevista per i non residenti/titolari di posto auto fuori sede stradale, il cui costo annuo a veicolo è di euro 100,00”. Pertanto vi invito a non accedere a tali aree a partire dal 30 maggio senza aver provveduto alla richiesta e relativo rilascio di contrassegni. Inoltre si declina qualsiasi responsabilità a partire dalla predetta data per eventuali verbali elevati ai vostri veicoli». Nel frattempo Bee è diventato un bench markitaliano, tanto che l’azienda è chiamata da molte dita: è presente a Milano già da un anno e sbarcherà a Roma nei prossimi mesi. «La cosa incredibile, ma non tanto, visto il grado di innovazione del progetto  continua arrabbiato Siniscalco – è che le altre città ci corteggiano, mentre casa nostra, l’amata Napoli, d respinge. Sarebbe stato meglio dichiarare dall’inizio la mancanza di interesse dell’amministrazione verso il progetto, invece di partecipare a conferenze stampa di presentazione del servizio. Non ci avrebbero fatto perdere tempo e denaro». Eppure di proposte ne hanno fatte. Riassumendole: tariffe forfettarie per l’utilizzo delle strisce blu da parte della flotta Bee. Rifiutata. Hanno proposto un regime di concorrenza pura, attraverso un avviso pubblico e trasparente, ispirato a quelli di Milano e Roma, che permettesse a tutti gli operatori europei. Niente. «Napoli invece otterrà un car sharing sperimentale che offre solo 4 stazioni (contro le nostre 33) e 12 vetture (contro le nostre 40 attuali). Questo sì, può usare le strisce blu». Ultima beffa: nonostante le promesse dell’amministrazione di rendere definitivo l’accesso alle Ztl e alle corsie preferenziali al car sharing, Bee è andata avanti con permessi provvisori bimestrali. Fino alla settimana scorsa, quando l’azienda ha ricevuto dal Comune la lettera con la quale comunicano che non rinnoveranno il permesso per l’accesso alle Zti e alle preferenziali al car sharing, a causa della mancanza di un atto amministrativo formale. Napoli perde un’altra occasione, sottolinea Siniscalsco: «Perde il car sharing ma introduce una misura di riduzione dell’inquinamento e del traffico davvero innovativa: la domenica ecologica». L’affondo ..Rifiutate tutte le proposte Ci hanno liquidato con una lettera»

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