I napoletani che non meritano Napoli

piazzaplebiscito
Piazza Plebiscito neppure finita di restaurare che i vandali già l’hanno sfregiata. Oggi (21.03.2014) leggo su Repubblica Napoli che nella nostra piazza principale, nella quale si affaccia Prefettura e Palazzo Reale, dei vandali nella notte hanno scritto sul colonnato e sulle mura della chiesa di San Francesco di Paola. Penso a questi imbecilli i quali non capiscono che così facendo si tirano la zappa sui piedi, poiché tutti i soldi che si spenderanno per ripulire e restaurare (se va bene) saranno sottratti alle politiche sociali, ai servizi e quant’altro necessario in una normale città, se va male, per mancanza di fondi, la piazza rimarrà nello stato nella quale l’hanno ridotta! Ai napoletani manca il rispetto della cosa pubblica, c’è, infatti, un sentimento diffuso negli strati sociali che annoverano il maggior numero di persone, secondo cui tutto ciò che è di tutti è di nessuno. La prima risposta che mi è sempre stata data quando mi è capitato di riprendere un ragazzino zozzone o che tira pallonate nella cabina ascensore della nuova metropolitana è sempre stata quella: “ma che te ne fotte mica e a toi!”. Nei momenti di maggiore arrabbiatura mi è anche venuto in mente che alle famiglie di questi ragazzini andrebbe tolta tutta l’assistenza sociale e sanitaria (per quello che è rimasto), perché anche questi servizi sono di tutti e quindi non loro.
Andrebbe fatto un progetto di riqualificazione sociale in Piazza Plebiscito non solo estetico, non si capisce, infatti, perché non si riesca a farla decollare con attività commerciali che possano attirare cittadini e turisti. Non so se vi è mai capitato, ma mentre in Piazza Plebiscito la sera non c’è nessuno, a pochi metri c’è invece una “marmaglia” di gente localizzata nell’innesto tra Via Toledo e Piazza Trieste e Trento. Una cosa che non si spiega, occorrerebbe un sociologo per spiegarcelo. La tipologia di ragazzi è quella dei quartieri spagnoli in sella a decine e decine di scooter. Forse si addensano tutti in quel posto perché se si volessero spostare in Piazza Plebiscito dovrebbero lasciare i loro cavalli meccanici. Se ci fate caso tutti questi ragazzi stanno sempre in sella, rigorosamente senza casco e seppure ci sia una nutrita presenza di Vigili e Poliziotti a questi ragazzi difficilmente viene detto qualcosa. Forse inizierei proprio da quel punto, occorrerebbe un esercito di educatori sociali da infiltrare in queste bande. Questi napoletani evidentemente non meritano Napoli.
Da Repubblica Napoli di oggi 21.03.2014
Scritte e colonne danneggiate vandali in piazza Plebiscito “Sfregio ai lavori di restyling”
Indagine della prefettura: “Contro i barbari armi spuntate”
CRISTINA ZAGARIA
LETTERE scarlatte marchiano le colonne. Nomi in sequenza si alternano sui marmi e insozzano i sampietrini del pavimento. Nomi di donne, quasi tutti, o iniziali dorate di fidanzati. Il cantiere per il restyling di piazza Plebiscito è in piena attività e sulle colonne appena ripulite spuntano nuove scritte. Vandalizzate addirittura alcune colonne protette dai teli. «I ragazzi si arrampicano oltre le transenne e entrano nel cantiere — spiegano gli operai — con il rischio di farsi seriamente male. Ci vorrebbe una vigilanza giorno e notte. E ci vorrebbero delle telecamere ». La prefettura avvia un’indagine conoscitiva, per capire lo stato del colonnato, censire i nuovi atti di vandalismo e verificare eventuali responsabilità. «Il colonnato è stato transennato interamente — dicono dalla prefettura — proprio per evitare sfregi ai lavori di restyling. Valuteremo la situazione e allerteremo subito il Provveditorato ai lavori pubblici».
I lavori cominciati a fine estate dell’anno scorso dovrebbero durare due anni. Gli interventi riguarderanno il restauro del colonnato della basilica di San Francesco di Paola ed il ripristino dell’ipogeo. Costo dell’operazione 3 milioni di euro.
Piazza Plebiscito dovrebbe tornare all’antico splendore, ma le scritte che continuano a insozzare i marmi, anche durante i lavori, non promettono niente di buono. Eppure questi lavori sono stati decisi e finanziati quando ormai a vent’anni dall’ultimo recupero (1994) la piazza ormai era ridotta ai minimi termini.
La direzione dei lavori del cantiereè del Provveditorato alleopere pubbliche.
«In punta di diritto il colonnato è del Fondo edifici di culto — interviene l’assessore agli Edifici storici Carmine Piscopo — Ma non è l’approccio giusto analizzare le singole competenze, abbiamo stabilito un tavolo con il prefetto, affinché il lungo elenco di istituzioni coinvolte in piazza Plebiscito, dal demanio al Mibac, al ministero dell’Interno (e la lista è lunga) decidano di comune accordo. Da parte mia sono convinto che questi spiacevoli episodi potranno essere superati, non con la sorveglianza (né le telecamere né una volante della polizia giorno e notte), ma quando la piazza sarà veramente viva e per questo abbiamo un progetto preciso ». E il soprintendente ai Beni architettonici Giorgio Cozzolino: «Queste scritte sono il segno di un degrado culturale e civile di alcune fasce di popolazione. Ahimènon possiamo chiudere dietro una cancellata ogni monumento. Servono azioni di promozione sociale, il controllo non basta. Siamo la città d’Italia più afflitta dai graffiti. E per graffiti, in questo caso, non intendo le espressioni di comunicazione urbana, ma segnacci che si sovrappongono a monumenti di pregio». E anche Cozzolino tenta di immaginare una piazza viva in cui sia la cultura a fare da padrona: «Per rivitalizzare il portico certo non basteranno due attività commerciali, stiamo lavorando a percorsi culturali e turistici, che coinvolgano il porticato, ma anche l’ipogeo». «Contro i barbari metropolitani abbiamo armi spuntate — dicono dalla prefettura — Certo non si può mettere una vigilanza 24 ore su 24». In attesa del progetto definitivo i vandali continuano a insozzare una piazza, che sembra diventare il simbolo di una città che non ha più la forza di reagire.

Bruce Springsteen in Piazza Plebiscito

buce springsteenBruce Springsten, in Piazza Plebiscito, per carità è un grande cantante ed un grande evento non si discute! Già ebbi modo di scrivere sui concerti di Ligabue e della Pausini (clikka), e di precisare cosa ne pensavo della questione (clikka), pubblicando anche la delibera di giunta (clikka) che concedeva la piazza gratuitamente. Oggi ci risiamo e la cosa era annunciata tanto che noi di Ricostruzione Democratica, il 18 aprile scorso, per non stare con le mani in mano, abbiamo anche presentato al Consiglio Comunale una proposta di delibera (clikka) che riduce al massimo al 50% la possibilità dello sconto per le attività che sono lucrative per i privati. Ripeto, per prevenire le solite critiche, sono convinto che è un evento importante ma dopo una piccola riflessione io mi sento di contestarne la modalità e la forma con la quale è stata data Piazza Plebiscito, consentendo, e questo credo sia indubbio, che altri ne traggano vantaggio economico, anche rilevante, usando un bene comune in via esclusiva e senza mettere sullo stesso piano i cittadini e le imprese che avrebbero potuto organizzare lo stesso evento o un altro evento simile. Un amico, infatti, mi ha giustamente detto: Gennaro dammela a me gratuitamente Piazza Plebiscito per organizzare un concerto e ti faccio vedere chi ti porto. Questo per dire che nel caso di specie è stato violato il principio di imparzialità della Pubblica Amministrazione espresso chiaramente dall’art. 97 della nostra Costituzione, su cui si fonda tutta la legislazione, nazionale ed europea, in virtù della quale quando si dispone di un bene pubblico occorrono procedimenti di evidenza pubblica e bandi che garantiscano l’equa partecipazione dei cittadini e degli operatori economici. In questo caso mi chiedo chi ha scelto l’impresa che ha organizzato l’evento? Aggiungo, e chiudo, che già l’anno scorso mi contattò il titolare di un bar sotto i portici della piazza che era inviperito, perché ciò che si crea a piazza Plebiscito è un villaggio dove gli ospiti che entrano vi stazionano e consumano nei punti ristoro allestiti ad hoc con buona pace delle realtà locali esistenti. Cosa dire, come cittadino anch’io voglio la possibilità di avere la piazza plebiscito gratuitamente per farci un concerto! e Voi?

Notizia utile per il traffico in occasione del concerto:

In occasione del concerto di Bruce Springsteen in programma a Piazza del Plebiscito giovedì 23 maggio, è stato istituito un particolare dispositivo di traffico per consentire il corretto svolgimento dellevento. In particolare :

· dal 22 maggio a fine cessate esigenze del 23 maggio 2013 il divieto di sosta con rimozione coatta in piazza Trieste e Trento e in via Cesario Console, da via Santa Lucia a Piazza Plebiscito;
· il 23 maggio dalle ore 1,00 e fino a cessate esigenze il divieto di transito veicolare, eccetto i veicoli dei residenti, taxi, disabili muniti di contrassegno H, mezzi di emergenza e di soccorso, Forze dell’Ordine, nelle carreggiate di piazza del Plebiscito antistanti la Prefettura e il Commiliter, in via Solitaria, piazzetta Salazar, Rampe Paggeria, dove si potrà circolare a senso unico alternato; in piazza Santa Maria Degli Angeli, via G.Serra, piazza Carolina, via Monte di Dio, via Chiaia; in via Vittorio Emanuele III dalla confluenza con piazza Municipio, via S, Carlo, piazza Trieste e Trento, via Nardones, via Cesario Console nel tratto compreso tra via Santa Lucia e piazza Plebiscito, via Filangieri, dalla confluenza di via Acton a quella di via San Carlo;
· Sospendere dalle ore 1,00 del 23 maggio e fino a cessate esigenze: il parcheggio delle auto a tassametro (taxi) poste in via San Carlo e in piazza Carolina, l’obbligo dei veicoli circolanti in via De Cesare di svoltare a sinistra allintersezione di via Toledo; il senso unico di circolazione in via Toledo dall’intersezione di via De Cesare a quella di via Santa Brigida.

 

Attraversare Piazza Plebiscito è un impresa

Qualche volta ho provato anch’io ad attraversare piazza plebiscito in mezzo ai cavalli ad occhi chiusi e non ci sono riuscito…. come pure da ragazzino, in una delle prime uscite con gli amici mi è stata raccontata la storiella un po’ irriverente delle statue dei re che campeggiano sulla facciata di palazzo reale …. Interessante l’articolo oggi (10.08.2012) uscito su il Corriere del Mezzogiorno che racconta di come il giochino sia conosciuto sopratutto dai turisti:

«La storia, l’arte, la tradizione». Yanina Screpante, la fidanzata del Pocho che sta lasciando la casa napoletana per traslocare a Parigi dove Lavezzi è già in forza al Psg, intervistata ieri da Monica Scozzafava, ha raccontato che questo è ciò che di Napoli più ha apprezzato. E ha aggiunto alcuni dettagli e una curiosità: «Ho visitato Palazzo Reale, ho ammirato la bellezza architettonica dei palazzi di piazza dei Martiri e di piazza Vittoria. Sono rimasta incantata la prima volta che ho visto piazza del Plebiscito. Ricordo, era di sera. Alcuni amici mi fecero anche fare il giochino di camminare bendata verso i due cavalli. Anch’io, come tanti, non sono riuscita a passarci in mezzo». Ricordate il gioco una volta tanto in voga? Be’, la confessione di Yanina costituisce un’occasione per scoprire che sta tornando ad appassionare i napoletani e soprattutto i turisti. Tanto da essere citato da parecchie pagine web napoletane come Città di Partenope e Napolidavivere e da popolarissimi siti turistici come TripAdvisor.it, Trivago, Viaggiodasolo.com e Viaggero.it. Anzi quest’ultimo lancia un invito esplicito: «Provateci anche voi!». Scoprirete che, partendo bendati davanti al portone del Palazzo Reale, per quanto vi sforziate, è molto difficile che riusciate a passare tra i due cavalli installati dall’altro lato della piazza. Quasi certamente devierete e finirete tanto fuori traiettoria da rimanere sorpresi. Ma perché non si riesce a percorrere quelle poche decine di metri andando più o meno diritti? Esiste una spiegazione scientifica? «Certo — risponde Andrea Tessitore, neuropsichiatra di fama internazionale che ha da poco lasciato il Cardarelli — ma i cavalli non c’entrano. Il problema è che per cercare di passarci in mezzo utilizziamo la struttura dei sistemi dell’equilibrio. Cioè i due vestiboli, uno a destra e l’altro a sinistra, e il cervelletto. Però, se si cammina bendati, le percezioni di questi due sistemi vengono in parte attutite. Il corpo allora, per forza di cose, utilizza gli altri sensi: cerca di regolarsi sulla base dei rumori, delle sensazioni che prova attraverso la pelle. Inoltre, e soprattutto, conta molto l’emotività. Insomma, se non si è allenati, è difficile riuscire». Nonostante l’ampia distanza? «Proprio la sensazione dello spazio intorno può generare una sorta di agorafobia che incide in negativo: in uno spazio ristretto è più facile. Tra l’altro in piazza Plebiscito probabilmente c’è una certa pendenza che, non utilizzando la vista, concorre a indurre in errore». Secondo Tessitore l’unica soluzione è allenarsi, allenare i propri sensi a compensare le sensazioni mancanti o sbagliate. «A questo proposito consiglio un volumetto che contiene tanti suggerimenti proprio per sviluppare i propri sensi. Per esempio, in casa, spogliarsi e posare la giacca dove si posa di solito ma a occhi chiusi. Oppure togliere la cintura e rimetterla, sempre con gli occhi chiusi e con una sola mano: è difficile. Costa pochi euro ed è intitolato Fitness della mente. Ma non si spaventi per il nome dell’autore: è Katz», scherza Tessitore. In realtà gli autori sono due, Lawrence Katz e Manning Rubin, e puntano a migliorare la memoria e sviluppare la fantasia attraverso quella che hanno battezzato «neurobica», un modo giocoso per indicare la ginnastica della mente basata su serissime ricerche. L’allenamento è sicuramente necessario per riuscire a passare tra i cavalli perché in piazza Plebiscito c’è molto di più di una semplice pendenza. «Se così non fosse, il Palazzo Reale si allagherebbe ogni volta che piove», afferma l’architetto Paolo Mascilli Migliorini, funzionario della Soprintendenza ed esperto della piazza e della Reggia. Che, confessa, conosce il gioco dei cavalli ma non l’ha mai sperimentato personalmente. «Al Plebiscito c’è invece una struttura di gavete, cunette e compluvi, grazie alla quale l’acqua è ripartita e defluisce senza creare problemi. Ma il suolo è molto irregolare, il che rende difficile procedere diritti». Nelle foto dall’alto della piazza si vede chiaramente il «reticolato» di canaletti che costituiscono un enorme fattore di disorientamento per chi, con la fascia sugli occhi, cerchi di passare tra i cavalli partendo dal Palazzo Reale. Cioè di compiere, probabilmente in modo inconsapevole, quello che è anche un viaggio nella storia di Napoli. «La facciata, che misura circa 170 metri — spiega Mascilli Migliorini — fu completata nel 1613. All’epoca il porticato inferiore era aperto, lo chiuse Vanvitelli nel 1756. La parte libera della piazza è più o meno quadrata, quindi la distanza dal Palazzo Reale al diametro dell’emiciclo, sul quale sono collocati i cavalli, è più o meno di 170 metri. Non sembra, ma le dimensioni sono immense». Complessivamente quasi 25 mila metri quadrati. «Quando fu finita la facciata — riprende Mascilli Migliorini — la piazza non era come oggi. Al suo posto c’era il Largo di Palazzo, sterrato. Di lato sorgevano il vecchio Palazzo vicereale e un altro edificio che in seguito furono demoliti. Sul lato opposto alla Reggia c’erano varie chiese, che dal 1811 furono in parte demolite e in parte rettificate con il concorso per il Foro Murat. La piazza celebrativa c’è in tutte le grandi città europee controllate dai francesi, per esempio a Milano c’è il Foro Bonaparte. Ma nel 1815 Gioacchino Murat cadde mentre era appena stato cominciato il progetto di Palazzo Laperuta, dal nome dell’architetto Leopoldo Laperuta, che oggi ospita la Prefettura». Di fronte era previsto Palazzo Salerno, opera dell’architetto messinese Francesco Sicuro, i cui lavori erano cominciati nel 1775. La geometria precisa dell’odierna piazza del Plebiscito è dovuta a Murat. Successiva alla fucilazione del re di Napoli — processato, condannato e giustiziato a Pizzo Calabro la sera del 13 ottobre 1815 — è la realizzazione delle due statue dei cavalli, collocate a circa 50 metri una dall’altra. Sono opera di Antonio Canova, che cominciò il lavoro a partire del 1816, ma nel 1822 morì; la seconda, quindi, fu completata dall’allievo Antonio Calì. Gli edifici e le opere protagonisti del gioco a occhi chiusi sono stati realizzati dunque in un arco di tempo di oltre due secoli cruciali per la storia della città. «Ma oggi — conclude Mascilli Migliorini — dalle finestre di Palazzo Reale si vedono anche altri giochi: siamo diventati la capitale del crocchè indiano». Il crocchè? «Ma sì, il croquet in salsa napoletana praticato dagli immigrati: giocano in piazza ogni pomeriggio, è molto divertente». E in fondo porta anche un altro pizzico di storia al Plebiscito: il croquet, infatti, trae origine dal trecentesco gioco italiano della pallamaglio. Diffuso prima in Francia e poi in Irlanda, trovò la sua definitiva consacrazione verso la metà del 1800 in Inghilterra. Gli inglesi lo «esportarono» nelle loro colonie e oggi da lì è tornato in Italia, fino a Napoli. Ma si gioca a occhi aperti.

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