Premetto che adesso sto bene, sono a casa, la bufera è passata ma ritengo utile raccontare questa esperienza, a distanza di più di due anni da altro episodio che ho subito nel 2022, a beneficio di chi potrebbe trovarsi nella mia stessa situazione. Lunedì 17 febbraio scorso, a prima mattina, con una giornata piena di impegni, come può essere solo il lunedì, esco di casa. Appena metto il piede fuori dall’ascensore, con Tano al guinzaglio, avverto un dolore fortissimo al petto. Penso: vabbè, ce la faccio, ma niente, era impossibile muovere anche un altro passo. Mi giro, richiamo l’ascensore, che sembra metterci un’eternità ad arrivare, risalgo a casa, mollo Tano e mi dirigo verso il mobiletto dei farmaci per prendere il carvasin (un farmaco di emergenza). Subito dopo, mi lascio cadere sulla poltrona. Chiedo a Marcella di chiamare un’ambulanza, ma, col cervello annebbiato, non riesco a ricordare il numero. Mi vengono in mente il 112 ed il 113 (se fossi stato negli Stati Uniti, bastava il 911 ed il problema era risolto). Alla fine, mi torna in mente il 118, che ho fatto chiamare da Marcella, raccomandandole di specificare che ero già affetto da problemi cardio vascolari e di insistere, riferendo che stavo malissimo.
Nel frattempo, Tano protestava – non so se perché voleva uscire o perché percepiva la mia sofferenza. Chiamo allora Antonio, mio vicino di casa, e gli dico subito che stavo male e che deve venire a prendere il cane. Nell’attesa del 118, chiamo anche Gianni, altro vicino di casa, per farmi aiutare, che arriva dopo pochi minuti.
Intanto, il dolore non accennava a diminuire nonostante il carvasin. Si aggiungevano sudorazione fredda, conati di vomito ed una pesantezza insopportabile alle braccia ed alle gambe. Mi sentivo inchiodato alla poltrona.
Finalmente arriva una moto del 118 con due infermieri a bordo, tra cui una donna che, per fortuna, sapeva il fatto suo. La prima cosa che mi dice, giustamente, è di allontanare il cane (Tano non è certo un Chihuahua), che ovviamente non ne voleva sapere. Poi, mentre Tano girava intorno e io insistevo sul fatto che fosse buono e che stavo davvero male—ero sicuro che fosse il cuore—mi inietta 300 mg di acido acetilsalicilico in vena e mi fa un elettrocardiogramma, inviandolo immediatamente alla centrale.
Si decide per il trasporto al Pronto soccorso. Quando arriva l’ambulanza, mi comunicano che sarei stato portato all’Ospedale Pellegrini. A quel punto reagisco, perché, per un’esperienza precedente, so che il Pellegrini è privo di emodinamica! Ma non c’è nulla da fare: mi portano lì.
Al Pellegrini trovo personale motivato e preparato, che però sembra quasi mortificato per le condizioni in cui è costretto a lavorare (dovrebbero essere tutti fatti santi!). Dopo un’ulteriore somministrazione di Carvasin, il dolore mi resta e, quindi, finalmente si convincono che devo essere trasferito in un ospedale dotato di emodinamica.
Altro giro in ambulanza, direzione Ospedale del Mare, dove vengo accolto direttamente in sala operatoria per una coronarografia. Non so quantificare il tempo trascorso, ma posso dire che le strade di Napoli fanno davvero schifo: in ambulanza si salta che è una bellezza, come diceva l’autista!
Alla fine, il risultato della coronarografia è negativo: nessuna occlusione. L’emodinamista, con tono quasi scherzoso, mi mostra il video e dice: Guardi, non hai niente! A quel punto, mi sento quasi mortificato: Vuoi vedere che ho fatto tutto questo casino per nulla? Gli chiedo di controllare meglio, ma lui conferma: nulla di nulla!
Mi trasferiscono in barella all’Unità di Terapia Intensiva Coronarica, dove resto un giorno. Anche il medico del reparto UTIC mi prospetta altre possibili cause: reflusso, stomaco, ernia iatale… E io, sempre più mortificato, penso: E se mi fossi sbagliato?!
Ma no, non mi ero sbagliato. La troponina schizza: c’è stata una compromissione cardiaca dovuta a un’occlusione temporanea, non si sa se per spasmo coronarico o trombo coronarico. L’onore è salvo! Non me l’ero immaginato!
Anche questa volta me la sono cavata. Ho sperimentato sulla mia pelle cosa significa l’angina pectoris, ma il mio cuore è in gran parte salvo e non ha subito un danno grave, grazie alla tempestività degli interventi — quando fin dall’inizio, ho saputo cosa fare! La conoscenza e la freddezza in questi casi è essenziale! L’ho sfangata con cinque giorni di ricovero ed ora sono a casa tutto bene devo solo fare alcuni accertamenti e capire come fare in modo di avere la certezza che non accadrà più!
RINGRAZIAMENTI
Voglio ringraziare i miei amici Gianni, Antonio e Loredana. Un grazie a Marcella spaventatissima, che ha fatto da ufficiale di collegamento con il 118 e con Rossella (mia moglie). Un grazie speciale a Luciano (cardiologo) che ha capito sin dall’inizio cosa stava accadendo.
Un grande ringraziamento agli infermieri in moto del 118, che sono arrivati velocemente (un servizio davvero prezioso in questi casi). Grazie ai medici e agli infermieri del Pellegrini e dell’Ospedale del Mare, che mi hanno accolto ed assistito.
Un plauso alla straordinaria solidarietà tra gli infermieri dell’UTIC e del reparto di Cardiologia. Fantastici anche gli studenti di infermieristica che girano per i reparti, seguiti con grande attenzione dagli infermieri, apportando un’aria di freschezza e di speranza per il futuro. Questo fa bene sia agli studenti (che mi hanno fatto tanta tenerezza) sia agli infermieri, che si sentono responsabilizzati nel trasferire il loro sapere. Bravi, bravi, bravi!
SCUSE
Le mie scuse a mia moglie, ai miei figli, ai miei fratelli, a mio cognato ed ai miei nipoti, che si sono spaventati per me e mi hanno fatto sentire tutto il loro amore.
E scusa anche a Tano, che avrà pensato: Ma questo è uscito scemo!?!
LA PROMESSA:
E’ sicuro che deve cambiare qualcosa nella mia vita, rallentare, non si può essere sempre su tutto. Tutti siamo utili ma nessuno è indispensabile. Cercherò di trarre il miglior insegnamento da questa storia nella quale spero di non ricadere….
CONSIDERAZIONI
Il Servizio Sanitario Pubblico è una risorsa preziosa. Abbiamo il dovere di pagare le tasse, perché servono anche a salvare vite, incluse quelle dei nostri cari.
Abbiamo anche il dovere di scegliere con attenzione i nostri rappresentanti nelle istituzioni, perché devono saper gestire al meglio le risorse che paghiamo con le nostre tasse.