Per migliorare la Qualità della Vita è necessario un maggiore impegno!
Centoseiesima su centosette città esaminate. Per il Sole 24 Ore, Napoli è al penultimo posto nella classifica annuale della qualità della vita. Insieme a Reggio Calabria, è il fanalino di coda della vivibilità. Per me è una mortificazione ed una convalida di ciò che da anni dico in tutti i consessi, prima come presidente del Comitato Vivibilità Cittadina e, dal 2021, come consigliere comunale eletto proprio in quanto alfiere – purtroppo senza successo – della vivibilità. È vero che il peggioramento della classifica è generalizzato per tutte le città metropolitane: Milano si piazza al dodicesimo posto, perdendo 4 posizioni rispetto al 2023, Roma, invece, è cinquantanovesima in classifica, perdendo 24 posizioni. Per Napoli cambia l’amministrazione, ma il trend, purtroppo, non cambia e, per come la vedo io, non cambierà facilmente, perché la vivibilità ha un costo che si deve pagare in termini di efficientamento della macchina amministrativa e servizi al cittadino, di legalità e di controllo dello sviluppo economico, che oggi richiede il rispetto delle regole e dei diritti dei cittadini. Non parlo della camorra, ma di quella illegalità che condiziona negativamente la crescita sana della città, che richiede impegno, dedizione e, per come la vedo io, anche un vero e proprio mutamento culturale. Il procuratore della Repubblica Gratteri parla di un nuovo patto civico e il sindaco Manfredi apprezza le sue parole e conferma la validità dell’impostazione, ma poi come si debba tradurre in concreto questo nuovo patto è tutto da vedere. Anche il Sole 24 Ore riferisce di una crescita economica del Sud e, in particolare, della Campania, per lo più legata al turismo, ma quanto questa crescita rispetti i diritti umani e la vivibilità della città, a mio avviso, deve essere oggetto di analisi. Che vivibilità ci può essere: se i cittadini residenti vengono espulsi dal centro storico perché gli immobili servono per i turisti? Se è impossibile attraversare i decumani in tempi ragionevoli perché c’è una folla ingovernabile ed ingovernata? Se la notte è impossibile chiudere occhio perché vi è un inquinamento acustico che supera di gran lunga i limiti di legge? Se i prezzi al consumo sono schizzati alle stelle anche perché i turisti acquistano a prezzi più alti? Se le occupazioni di suolo pubblico sono ormai talmente pervasive da impedire la processione di San Gennaro? Se il lavoro nero e quello sottopagato non consentono la creazione di nuove famiglie? Se nel porto di Napoli stazionano permanentemente navi da crociera che impediscono addirittura la visuale del Vesuvio ed emettono gas in atmosfera? Se interi quartieri della città subiscono il sorvolo di aerei dalle prime ore dell’alba, come se fossero adiacenti ad un aeroporto? Se le periferie mancano di cura e dei servizi essenziali? Per non parlare di manutenzione delle strade, di centro e periferie, di spazzamento e raccolta dei rifiuti, di verde pubblico e di trasporti che possano consentire una reale mobilità cittadina alternativa al mezzo privato. Senza considerare il fatto che per i disabili tutti i disagi e le difficoltà sono moltiplicate per cento se non di più. Certo, un lavoro immane che richiede un impegno esclusivo h 24, di Sindaco e Giunta Comunale, volto ad accrescere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni da porre a fondamento del patto civico di cui parlano Procuratore e Sindaco. Da anni osservo che la vivibilità è inversamente proporzionale all’astensionismo dal voto: più alta è la vivibilità, più basso è l’astensionismo ed a Napoli, nel 2021, alle elezioni comunali, hanno votato solo il 47% degli aventi diritto al voto. Eppure, per mia esperienza, nonostante le classifiche che ci devono vedere tutti impegnati ad accrescere la vivibilità della città, nel Comune di Napoli è difficile parlarne. È, difatti, in discussione, in questi giorni, la riforma del regolamento sulle occupazioni di suolo pubblico, per la quale, facendo tesoro di una recente pronuncia del TAR Lombardia (Sent. N. 1457/2023), ho chiesto che nei primi articoli della riforma in discussione si enunci il principio della vivibilità come termine per la valutazione delle concessioni di occupazioni di suolo pubblico, atteso che, per il Giudice Amministrativo, “è legittimo negare il provvedimento di occupazione di suolo pubblico se il suo rilascio compromette l’interesse pubblico alla vivibilità dei cittadini o alla circolazione stradale”. Ebbene, ad oggi non sono ancora riuscito a convincere maggioranza ed opposizione, ma confido nel fatto che questa classifica spinga a fare una profonda riflessione in chi deve decidere le sorti della Città. Siamo tutti impegnati per la vivibilità; spero solo che non si risvegli l’intellettuale di turno che, sentendosi ferito nell’orgoglio, anziché rimboccarsi le maniche e sollecitare un maggiore impegno civico e politico si appelli al sole, al mare, al golfo ed alla tarantella al solo fine di “mettere la polvere sotto il tappeto”. I Napoletani meritano di vivere in una Città Europea con al centro Cittadini ed Ambiente.
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