Le Stazioni di Monte Sant’angelo di Kapoor

kapoorEd alla fine l’opera d’arte architettonica realizzata in Olanda ed ivi in deposito fa discutere non poco tra la pretesa dell’artista anglo indiano di riaverla e l’immobilismo dell’amministrazione cittadina e regionale. Quest’ultima sostiene che tutto è fermo poiché la passata amministrazione bassolino approvò il progetto e le opere senza prevedere le coperture (?). Sulle pagine di Repubblica Napoli oggi sul tema si scontrano due tesi quella di un architetto e storico della architettura (Giulio Pane) e quella di un filosofo, impegnato nell’arte (Eduardo Cicellyn). In mezzo allo scontro di idee ci sono i cittadini Napoletani, che chiedono conto e ragione dei soldi spesi e lo stesso Kapoor che con una lettera pure pubblicata sui giornali chiede che l’opera o sia terminata ed installata (quasi ad horas) ovvero restituita a lui stesso con conseguente restituzione di quanto ricevuto (circa 11 milioni di euro). Kapoor, infatti, sostiene di ricevere un danno dal fatto che un’opera realizzata ormai da quasi dieci anni non sia ancora installata.  Le stazioni realizzate da Kapoor sono due una di Monte Santangelo e l’altra nel Rione Traiano e sulle quali ho già scritto più volte (lo scandalo della metropolitana di Kapoor clikka).  Che dire la metropolitana di Napoli: è l’ennesima telenovela….

Ecco lo scambio tra Pane e Cicellyn, nel quale quest’ultimo diciamo non gliela manda a dire, mi aspetto una replica del Prof. Pane

Da Repubblica Napoli di ieri (28.03.2014)

La Stazione di Kapoor

GIULIO PANE

L’ARTISTA anglo-indiano Anish Kapoor, che tanto piacque all’amministrazione Bassolino, lamenta il mancato impiego — non il mancato compenso — della sua opera, che avrebbe dovuto essere posta quale ingresso vulvare alla stazione della metropolitana di Monte Sant’Angelo. Egli lamenta cioè l’offesa portata alla sua arte, perché l’opera non viene ultimata, e che ciò lo danneggia professionalmente.

Apriti cielo, piovono le geremiadi di chi ne accusa la Regione, colpevole di avere bloccato i relativi finanziamenti, quelle di chi accusa la stessa di cecità e imprevidenza, per non avere accolto la testimonianza di un artista contemporaneo che si può firmare addirittura “Sir”. Manca, per la verità, la protesta di chi intanto si accorge che l’opera sarebbe costata addirittura tre milioni di euro, si fa un po’ di conti e scopre anche che la nostra metropolitana dell’arte è forse la più cara del mondo (costo medio per abitante, a tutt’oggi, di 260,1 milioni di euro a km, fonte: http://www.cityrailways.it), proprio per gl’interventi “accessori” richiesti ad alcuni progettisti e per l’investimento “territoriale” delle relative stazioni (vedi l’ultima, di Dominique Perrault, in piazza Garibaldi, con l’inutile e invasiva selva d’acciaio).

Si legge poi che la stazione suddetta non si farà; sembra di capire che ciò avvenga proprio perché non possiamo avere o non vogliamo più l’opera di Kapoor. Siamo così al capovolgimento di ogni logica: se il rinnovamento del sistema trasportistico locale si lascia subordinare all’esecuzione di questa o quella opera d’arte, qualcuno dovrà pur rendere conto di questa stolta impostazione, che priva i cittadini di un concreto vantaggio, in nome della mancata realizzazione di un progetto faraonico.

Al contrario, se vi sono ancora le ragioni tecniche, funzionali e urbanistiche perché la stazione si faccia, non si vede perché non vi si debba provvedere nel modo più semplice, con un progetto di elementare funzionalità, anche facendo a meno della esibizione di una ennesima copia gestuale del prolifico artista angloindiano (a proposito, non è vero che si tratterebbe di una novità pensata per Napoli: il suo precedente è già al Millennium Park di Chicago, come il precedente della scultura Tarantatara, in piazza Plebiscito nel Natale del 2003, era al Baltic Centre di Gateshead, England).

Il mondo è pieno di metropolitane perfettamente funzionanti, puntuali, frequenti, usatissime dalla gente che se ne serve per andare al lavoro o al cinema. Potremmo anche spendere meglio i tre milioni previsti. Ma sembra che Kapoor non voglia rinunciarvi, e con ragione. Ecco ancora una volta un tema da Corte dei conti. Infine, perché non consentire a Kapoor di riprendersi la scultura urbana, restituendoci l’importo del suo compenso e quello della costruzione dell’opera, per consentirci di risparmiare qualcosa e finire la stazione, con vantaggio per gli studenti e tutti i pendolari?

Da Repubblica Napoli di oggi (29.03.2014)

Kapoor è il progettista non il decoratore

Eduardo Cicelyn

L’ARCHITETTO e storico dell’architettura Giulio Pane sostiene sulla Repubblicadi ieri che la stazione di Kapoor a Monte Sant’Angelo è parte di un progetto faraonico (stranamente celebrato in tutto il mondo); e, nella fattispecie, includerebbe opere non originali dell’artista e particolarmente costose.

Al di là della questione economica che appare pretestuosa e non documentata, colpisce il mix di ignoranza (dei fatti) e di approssimazione (culturale) che conduce il professor Pane nel vicolo cieco dell’arroganza.

Prima di tutto, Kapoor è il progettista e non il decoratore di Monte Sant’Angelo. Vale a dire che le sue sculture plasmano tutto lo spazio architettonico e lo determinano completamente per quel che sarà la sua funzione. Per dirla meglio, la stazione in questo caso è un’unica scultura. Infatti, ciò che sfugge al professor Pane è il senso innovativo del progetto: l’aver fatto di un’opera d’arte un oggetto d’uso comune, transitabile, abitabile, democraticamente disponibile e non elitariamente esposto al semplice giudizio estetico. Facoltà che peraltro il professor Pane sembra esercitare in modo un po’ troppo personale, visto che addirittura confonde la Cloud Gate del Millennium Park di Chicago con una delle forme disegnate per Napoli da lui solo intraviste sui giornali. La coppia di opere di Kapoor a cui si riferisce il professore sono le porte d’ingresso della stazione (una nel campus universitario, l’altra nel Rione Traiano) e sono due distinti oggetti, diversissimi tra loro, che non è dato capire come possano essere considerati in modo così spregiativo «l’ennesima copia gestuale del prolifico artista anglo-indiano». Le immagini sono reperibili su Internet. Chiunque può farsi un’idea dell’arbitrarietà malevola del paragone.

Ma non è questo il problema. Sconcerta dover spiegare a un architetto che è anche storico della disciplina ciò che è già chiaro a un suo studente del primo anno. Un progetto artistico-architettonico su scala urbana, come quello di cui si discute, ha una valenza monumentale che insiste sul paesaggio, lo legge, lo inquadra e lo modifica. Se ne può fare a meno, certamente. Nel caso, però, quella stazione e il sito dove si colloca andrebbero totalmente ridisegnati. Ripeto, non si tratterebbe di togliere opere d’arte da un’architettura come suggerisce Pane. Senza l’artista non ci sarebbe più neanche l’architettura: è chiaro o non è chiaro? Qualcuno perciò dovrebbe ridisegnare tutto ciò che Kapoor (insieme con Future Systems) ha progettato, modellato e consegnato ai suoi committenti ormai 9 anni fa e che in larga parte è stato già realizzato dalle imprese edili. Tutto questo solo perché un professore di architettura napoletano non conosce e non apprezza Anish Kapoor?

Lo scandalo della metropolitana di Kapoor ed i giornali

kapoorOggi (26.02.2014) sui giornali ritorna la vicenda dell’opera di Kapoor prevista, pagata e non installata per la realizzazione delle stazioni della metropolitana di monte santangelo. Di questa cosa ne parlavo ad agosto 2012 (gli sprechi della metropolitana clikka) avendone anche discusso con dei tecnici del comune, i quali, mi dissero che non installare l’opera sarebbe costato più di installarla, poiché si sarebbe dovuto mettere mano alla riprogettazione delle due stazioni. La passata amministrazione non se n’è mai occupata la regione, non pervenuta, vorrei tanto chiedere se qualche consigliere regionale o comunale ha mai avuto la curiosità di interessarsi della vicenda. Evidentemente no troppo impegnati a nascondere gli sprechi della metropolitana, centinaia di milioni in alcuni casi buttati per pure manie di grandezza della vecchia classe dirigente che, in alcuni momenti, ha anche il coraggio di riproporsi. Repubblica Napoli di oggi offre ai lettori ben due articoli senza mai citare (evidentemente non avranno studiato) che noi ce ne eravamo occupati, oltre un anno fa, seppure, come al solito, inascoltati di modo da dare qualche speranza ai napoletani e non lasciare intendere che la calasse politica è tutta della stessa pasta sprecona, arruffona e clientelare. Ma si sa il lavoro viene bene solo se si distrugge la fiducia nella politica, non se si vuole dare atto che c’è qualcuno che vuole ricostruire! E’ da qualche tempo che credo sia venuto il momento di reclamare il nostro spazio affinché si crei una speranza nei cittadini napoletani. I giornali credo, per fare bene il loro lavoro, dovrebbero imparare anche a studiare per verificare semmai se qualcuno, su una questione si è pronunciato. Allo stesso modo della classe politica si potrebbe dire della classe dei giornalisti, ma noi riteniamo che ci sono giornalisti che fanno bene il loro mestiere di sentinelle della democrazia.

Da Repubblica Napoli di oggi 26.02.2014:

 Scandalo Monte Sant’Angelo e Kapoor  rivuole la sua opera

UNDICI anni per realizzare due chilometri di galleria. I cantieri sono chiusi da due anni e mezzo e, nel frattempo, si è aperto un enorme contenzioso tra l’Eav, la holding dei trasporti della Regione, e le imprese di costruzione. Questo rimane del sogno di collegare con una bretella ferroviaria il polo universitario di Monte Sant’Angelo e il rione San Paolo alle ferrovie Cumana e Circumflegrea. Lo scultore Anish Kapoor, che dieci anni fa ha disegnato la stazione universitaria, ora vuole ricomprare la sua opera sequestrata in un deposito in Olanda.

Monte Sant’Angelo, scandalo ferrovia

Cantieri chiusi, opere incomplete, scompare la stazione di Kapoor

OTTAVIO LUCARELLI

FURONO sufficienti sei anni, dal 1883 al 1889, per costruire la ferrovia Cumana da Montesanto a Torregaveta seguendo per venti chilometri la linea di costa attraverso Pozzuoli. Mezzo secolo fa ne servirono quindici per realizzare i ventisette chilometri della Circumflegrea con gli stessi siti di partenza e arrivo ma con un tracciato interno. Due gioielli dell’ingegneria dei collegamenti su ferro. Due esempi oggi però difficili da imitare. Basta vederecosa sta accadendo tra viale Kennedy e Soccavo dove l’idea di collegare le due stesse ferrovie con una semplice bretella mediana attraversando via Terracina, parco San Paolo e il polo universitario di Monte Sant’Angelo si è trasformata in un’impresa titanica che ha prodotto finora solo una montagna di contenziosi.

Il tracciato disegna sulle mappe un’intelligente e utile bretella di cinque chilometri e mezzo con un costo stimato in 350 milioni di euro attingendo inizialmente i fondi dalla legge 887 del 1984 per le aree colpite dal bradisismo. Ebbene, in undici anni sono stati realizzati due chilometri di galleria tra Soccavo e Monte Sant’Angelo e oggi il sogno di portare i binari nel polo universitario e nel popoloso rione San Paolo resta tale. Tutto fermo, nonostante il 31 luglio del 2009 il Cipe abbia stanziato 121,2 milioni di euro per la realizzazione della tratta parco San Paolo-via Terracina.

Una telenovela partita male e proseguita a “strappi”. L’idea di creare un piccolo anello tra Cumana e Circumflegrea nasce nel 1997 nel pano comunale dei trasporti, parte concretamente negli anni 2002-2003 con una gara pubblica della società Sepsa e il primo cantiere, appunto, è quello della galleria tra Soccavo e Monte Sant’Angelo. Tutto facile? Per niente. Nel 2003 la Sepsa affida ad Anish Kapoor, scultore britannico di sangue indiano e iracheno, il disegno della stazione del polo universitario ma nel 2005-2006 si sospendono i lavori. Nel 2007 si riaprono i cantieri della galleria ma l’opera va a rilento e tutto si ferma definitivamente tra l’agosto del 2010 e il dicembre2011 nonostante il sostanzioso finanziamento del Cipe.

«Tutto in realtà si è fermato — accusa il professore Ennio Cascetta, assessore regionale ai Trasporti nelle giunte targate Bassolino — quando nel 2010 la nuova amministrazione a guida Caldoro decide di sospendere i lavori su tutte le ferrovie regionali. Nella delibera si spiega che bisogna individuare le opere realmente utili e le altre da fermare, ma sono trascorsi quasi quattro anni e questo sblocconon c’è. I cantieri sono chiusi e quella scelta ha prodotto solo contenziosi per centinaia di milioni di euro tra l’Eav, la holding dei trasporti della Regione, e le imprese di costruzioni, alcune delle quali nel frattempo sono fallite».

«Tanto è vero — incalza Cascetta — che il commissario ad acta dell’Eav, Pietro Voci, inviato dal governo con il mandato specifico di evitare il fallimento, ha scritto una relazione in cui si invita la Regione a riaprire i cantieri sospesi che stanno generando spese alle casse pubbliche. E non parla solo della stazione di Monte Sant’Angelo maanche di altri interventi».

Totalmente opposta è la versione dell’attuale assessore regionale ai trasporti, Sergio Vetrella: «Il nostro obiettivo è andare avanti e stiamo operando per ripartire al più presto. Il problema l’hanno generato le giunte Bassolino che ci hanno regalato una marea di contenziosi e opere senza la necessaria copertura per poter essere completate».

L’opera dell’artista indiano è sotto sequestro in Olanda

RENATA CARAGLIANO

NUOVO colpo di scena nella storia infinita del cantiere della stazione della metropolitana di Monte Sant’Angelo fermo da novembre 2011. SulCorriere della Seradi ieri Anish Kapoor, il grande artista anglo-indiano nominato baronetto dalla regina Elisabetta, che ha disegnato e progettato la stazione, ha provocatoriamente chiesto di allestire altrove le due grandi sculture in acciaio e alluminio che dovevano accogliere i viaggiatori nel doppio ingresso di questa grande opera. Due sculture monumentali, di oltre trenta metri di lunghezza e a forma di bocca che al momento sono “prigioniere”, come scrive Kapoor, in un deposito in Olanda dove sono state realizzate. Sotto sequestro perché non sono stati pagati i lavori. C’è grande amarezza da parte dell’artista nel nonvedere portato a termine il suo progetto, in una città dove ha lavorato a più riprese. Sua la grande installazione dal titolo “Taratantara” del Natale 2000 a piazza Plebiscito, seguita dalla grande mostra al Museo Archeologico nel 2003 e nel 2005 dall’installazione permanente al Museo Madre dal nome di “Dark Brother”.

«Anish è stato sfortunato. La prima e più illustre vittima di una vendetta politica. È un bio-cidio, un vero e proprio omicidio di una opera d’arte che è una forma di vita » dichiara Eduardo Cicelyn. «Nel 2003, quando ero dirigente di staff alla presidenza della Regione — continua Cicelyn — si decise di invitare Kapoor, uno dei cinque artisti più importanti a livello internazionale, a non più decorare semplicemente le stazioni del metrò con opere d’arte, ma a far diventare la stazione di Monte Sant’Angelo un’unica vera opera d’arte. Due milioni e 500 mila euro fu il compenso pattuito a Kapoor ed allo studio di architetti Future Systems di Londra che lo affiancavano. Una cifra pagata nel 2005 quando fu consegnato il progetto definitivo e poi tra il 2005 e 2007 fu messa a gara la parte esecutiva insieme all’intera “Bretella di Monte Sant’Angelo”, la tratta ferroviaria che mette insieme questa stazione con Parco San Paolo e Terracina».

Sono circolate molte cifre sul prezzo delle due sculture di Kapoor, ci dice quanto sono costate? «Tutte e due le sculture – risponde Cicelyn – valgono 3 milioni di euro che a quello che so non sono stati pagati alla fabbricaolandese, che fu scelta perché l’unica in Europa in grado di poterle realizzare vista la complessità del trattamento dei materiali e la dimensione delle opere. A parte le sculture, che io ricordi, la valutazione di massima della costruzione dell’intera stazione all’epoca prevedeva un impegno complessivo di spesa intorno ai 20-25 milioni. Chi è mandante ed esecutore dell’ “omicidio” di questo progetto, la Regione – accusa Cicelyn – avrebbe perlomeno il dovere morale di rispondere all’artista e di favorire un’eventuale acquisto da parte sua. Che sarebbe un modo per recuperare un po’ di risorse pubbliche sprecate, ma anche l’occasione per restituire a vita due opere d’arte che meriterebbero una fruizione condivisa in qualsiasi parte del mondo, visto che Napoli non le vuole più».

Gli sprechi della metropolitana!!

kapoor

La notizia dell’architetto Kapoor che rivuole le sue opere d’arte progettate e realizzate per la costruzione di due uscite della Matropolitana di Monte Sant’Angelo mi ha colto di sorpresa. Di questa cosa, peraltro, ne avevo parlato, qualche settimana fa, con alcuni tecnici del Comune di Napoli, quindi, quando ho letto l’articolo sul corriere mi sono rizelato per gli ulteriori particolari. Non sapevo esattamente il costo ma da quello che leggo solo l’opera ci è costata circa 10 milioni i euro mentre per la realizzazione dell’anello ferroviario ci sono, come leggo, delle serie perplessità sulla utilità di realizzare una stazione a Montesant’angelo. La considerazione comune con i tecnici con i quali ho parlato era che prevedere delle opere d’arte in ogni stazione della metro è stato forse uno spreco di risorse non giustificato. Le stazioni sono belle e sono un biglietto da visita, mi ricordo quelle di Lisbona tra cui una di Calatrave ma a Londra la stazione è una semplice uscita che dal sottosuolo ti porta sopra. Oggi, con la crisi, il contrasto è ancora più evidente e lo spreco è insopportabile. A questo punto non mi meraviglierei se stessimo pagando anche un deposito all’Olanda che tiene le opere di Kapoor in deposito. Che dire occorrerebbe una approfondita riflessione per capire se possiamo rivenderle all’architetto artista poiché da quanto ho capito la stazione di Monte Sant’Angelo pare sia stata progettata con quelle uscite artistiche (sono due) e che un cambio determinerebbe anche la necessità di una riprogettazione. Per ciò che posso capire, io l’unica cosa che vorrei è che si smettesse una volta per tutte con questi sprechi per cominciare a considerare il bene pubblico e l’interesse pubblico come sacri!

Da Il Corriere del Mezzogiorno del 05.08.2012

L’ira di Kapoor su Napoli: rivoglio le mie opere.

L’artista indiano pronto a comprarle e a portarle in Medio Oriente. Lo scultore indiano Anish Kapoor è pronto a riacquistare personalmente le opere che ha realizzato per la stazione della metropolitana di Napoli-Monte Sant’Angelo. Attualmente depositate in un cantiere olandese in attesa di essere installate a Napoli, le sculture costate 8 milioni di euro potrebbero essere ricontestualizzate in un altro cantiere che l’artista di origini indiane ha aperto in Medio Oriente. Nei giorni scorsi Kapoor ha affidato ad uno dei due suoi galleristi italiani un mandato esplorativo per conoscere lo stato giuridico delle opere ed il valore chiesto per la riacquisizione. Kapoor, amareggiato per la sorte di un progetto – che doveva essere ben altra cosa – non risparmia la sua amarezza verso quella che definisce la lenta burocrazia napoletana. Intanto il cantiere della stazione affoga nel degrado.

NAPOLI – La torre ArcelorMittal Orbit ideata da Anish Kapoor è l’icona dei giochi olimpici di Londra 2012. Realizzata in acciaio tubolare rosso Ral 3003, per un’altezza di 114,5 metri è il faro che illumina il Parco Olimpico. Nel 2010 Kapoor ottenne il via libera alla sua proposta. E dopo due anni, nei tempi previsti, ebbe la soddisfazione di veder realizzata quella che in tanti ormai chiamano la torre Eiffel londinese. Molta meno soddisfazione, invece, nell’esperienza napoletana dell’architetto anglo-indiano. Il progetto della stazione di Monte Sant’Angelo è partito nel 1999 e ancora oggi non è neppure in dirittura d’arrivo. Kapoor venne contattato nel 2003 per disegnare la stazione «opera d’arte» che doveva diventare simbolo del metrò napoletano e, in qualche modo, della rinascita della città. E lo fece. Per lui due milioni e 60 mila euro. Otto milioni invece per la realizzazione delle mega strutture di acciaio Cor-ten, le bocche d’accesso alla stazione che si trovano ora in un bacino-deposito olandese in attesa di essere portate, con una nave, a Napoli. Kapoor guarda ai suoi figli dimenticati e non ci sta. Rivuole quelle opere. E’ disposto a ricomprarle pur di salvarle dall’abbandono, per poi dirottarle in un cantiere del Medio Oriente. Il primo sondaggio di una possibile trattativa è avvenuto qualche settimana fa attraverso uno dei suoi galleristi italiani. Semplice la domanda: quanto devo pagare per tornare in possesso delle mie opere? Un quesito al quale dovrebbe rispondere la Giustino costruzioni che ha acquisito le strutture per realizzare la stazione di Monte Sant’Angelo. Una vicenda assurda che vale la pena di ricostruire. Sembra che dopo l’ennesimo rinvio dell’ennesima scadenza per la realizzazione dell’opera, il 30 giugno scorso, l’artista sia andato su tutte le furie. «Ma che razza di modi sono questi, io ci ho messo la faccia», si sarebbe sfogato con un collaboratore. Usando parole poco lusinghiere nei confronti della burocrazia e della gestione della cosa pubblica a Napoli. Ma lo slittamento della scadenza ha provocato anche un altro effetto. I gestori del bacino olandese, dove sono abbandonate le due mastodontiche opere, si trovano in difficoltà. Hanno bisogno di spazio e così hanno telefonato a Kapoor chiedendogli, gentilmente, di risolvere il problema. Al più presto. E così dopo essere andato su tutte le furie e aver imprecato contro il malgoverno, l’architetto si è rivolto al suo gallerista in maniera perentoria: basta, rivoglio quelle opere. Sono disposto a comprarle.

Secondo indiscrezioni pare che la trattativa dovrebbe entrare nel vivo a settembre, e sembra che il prezzo si aggiri intorno ai dieci milioni (i due milioni e passa liquidati a Kapoor più gli otto milioni per la loro realizzazione). Tutto dipenderà dalla volontà o meno, da parte della Regione e del Comune, di portare a termine l’opera così come era stata ideata. Ma i segnali sono chiari. Basta ricordare le parole, appena un mese fa, pronunciate con decisione da Nello Polese, presidente dell’Eav (Ente autonomo volturno), la società cui fanno capo Circumflegrea e Cumana, le due linee che dovrebbero riunirsi proprio nell’anello di Fuorigrotta. Al Corriere del Mezzogiorno, che gli aveva chiesto il perché dei ritardi e dello slittamento del termine di consegna dell’opera, aveva risposto: «I lavori a Monte Sant’Angelo sono fermi come in molti altri cantieri. Il ministero delle Infrastrutture ha sbloccato i finanziamenti concordati a ottobre. Francamente, però, tra le varie opere bloccate quella di Monte Sant’Angelo è la meno rilevante sotto il profilo del traffico di persone, è un’opera ereditata. Anche il costo per passeggero è anomalo, cioé altissimo». E poi, pur rassicurando sul completamento della stazione, aveva espresso grandi perplessità: «Certo la dobbiamo finanziare e completare. Ma per esempio manca il progetto di chiusura di quell’anello di traffico, dopo la stazione di Terracina non si capisce come la linea possa arrivare a piazzale Tecchio». In pratica il progetto della chiusura dell’anello esiste, ma è finanziato limitatamente ai primi tre lotti: Monte Sant’Angelo-Soccavo, Monte Sant’Angelo-Parco San Paolo e Parco San Paolo-via Terracina. Il quarto, cioé la chiusura a piazzale Tecchio, ha un progetto di massima senza nessuna copertura finanziaria. Stando ai dati in possesso dell’Eav rispetto ad altri lotti ferroviari la bretella di Fuorigrotta ha quindi un costo sproporzionato, perché la mancata chiusura della linea porterebbe a spese di esercizio superiori. Per i tecnici costa quasi il doppio rispetto a una qualsiasi altra linea.

In pratica oltre 85 milioni di euro (350 con tutte le bretelle di collegamento, parcheggi e strutture varie). E con troppi debiti sul groppone: tanto che l’assessorato regionale ai trasporti ha dovuto sospendere i finanziamenti alla Sepsa perché, così come succede con le altre aziende del gruppo Eav, i fondi andavano a finire ai creditori o alle banche, senza sfiorare nemmeno le casse delle società appaltatrici. Così i lavori si sono fermati, nel cantiere sono cresciute le erbacce e qua e là sono comparsi cumuli di monnezza. E come se non bastasse Kapoor rivuole le sue opere. Bella fine per quella che doveva essere la stazione dell’arte, il simbolo della rinascita di Napoli.

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