Tra lidi e concessioni il mare non bagna Napoli

posillipoAl “Mattino di Napoli” va il merito di sollevare, in solitaria ed ogni anno, il problema del rispetto della legge da parte dei titolari dei lidi balneari.

Già nel 2012 (clikka) il medesimo giornale sollevò la questione che notai. Quest’anno ancora una volta si affronta l’argomento anche se si fa il pelo ai lidi posillipini sull’accesso libero al mare, senza però chiedere quanto gli stessi pagano di concessione demaniale. Su questo fronte è il caso di osservare che gli stessi lidi oltre ad offrire lettino ed ombrellone offrono anche  servizi di ristorazione facendo, quindi, concorrenza a chi il ristorante nella stessa zona l’affitta per tutto l’anno a costi assolutamente stratosferici, mentre le concessioni il più delle volte vengono assegnate senza un vero e proprio bando pubblico sempre alle stesse persone ed a quattro lire.

Ricordo che gli amici di una Spiaggia per Tutti qualche tempo fa tentarono di accedere al mare senza riuscirci tanto è vero che gli stessi titolari dei lidi, ricordo, chiamarono le forze dell’ordine e questi anziché difendere il sacrosanto diritto di farsi un bagno finirono per difendere i concessionari. Ebbene, dopo questo palese sopruso commesso dalle forze dell’ordine mai nessuno, in primis prefetto e questore, pare abbia adottato alcun provvedimento disciplinare nei confronti di una azione tanto “singolare” che sicuramente avrà avuto un capo.

Siamo in Italia anzi, peggio, siamo a Napoli dove il diritto somiglia più al rovescio …Buon bagno

L’unica cosa buona che trovo nell’articolo in calce è che il Bagno Elena pare si sia adeguata alla legge nazionale.

Da il Mattino di Napoli del 12.08.2014

Melina Chiapparino.

Battigia libera? Così i balneatori «aggirano» la legge

Battigia libera? Così i balneatori «aggirano» la legge La norma: transito gratuito attraverso gli stabilimenti privati. Ma in città la «tassa» è la regola. La legge c’è ma quando si tratta di rispettarla, abbondano le interpretazioni ed ognuno applica la norma a modo suo. E’ questa la confusione che regna a Napoli dove, nei lidi privati, non tutti i regolamenti concedono il passaggio ai bagnanti che intendono solo attraversare la proprietà per giungere alla battigia, come invece è previsto per legge. «Per attraversare il nostro lido occorre comunque pagare il biglietto di ingresso in quanto si entra in una proprietà privata – spiega un membro dello staff del Bagno Ideal in via Posillipo – chi desidera attraversare la striscia antistante il mare deve accedere dalla spiaggia pubblica che precede i lidi privati, in caso contrario il nostro biglietto costa 10 euro nei quali è compreso il lettino -. All’Ideal imposti i 10 euro dell’ingresso. Al Bagno Elena si paga l’ombrellone non il passaggio no, gli stessi che vanno pagati per chi vuole in qualche modo attraversare solo il demanio privato». Se la normativa, affermata dall’articolo 11 della legge 217/2011, spiega chiaramente che i concessionari devono garantire «il diritto libero e gratuito di accesso e di fruizione della battigia, anche ai fini della balneazione», nella pratica l’applicazione della norma lascia a desiderare e spesso è soggetta alla volontà dei gestori dei lidi. «Ad orario di chiusura, passate le 17.30 possiamo anche concedere il passaggio attraverso il lido – continua un impiegato del Bagno Ideal – ma è una concessione che facciamo in via informale perché nel momento in cui si entra in questa proprietà privata bisogna pagare il biglietto, queste sono le direttive che dobbiamo applicare». Non tutti però sono così inflessibili quando si tratta di un semplice passaggio per camminare sul bagnasciuga. «Non facciamo assolutamente problemi ai visitatori che vogliono raggiungere la battigia entrando dal nostro lido – dicono dal team del Bagno Elena – molti bagnanti chiedono di passare per raggiungere dalla spiaggia il Palazzo Donn’Anna e, secondo quanto dicono le norme, non vietiamo di fare il bagno a chi è di passaggio. Però non consentiamo di sostare nei pressi della riva, ne di poggiare i teli altrimenti si snaturerebbe la natura del lido privato». In realtà il principio del articolo 11, stabilito dalla Legge Finanziaria del 2007, sancisce anche la necessità di un percorso libero all’interno del lido per consentire il passaggio di chi voglia solo raggiungere il bagnasciuga, passaggio che non è presente su alcun lido privato nella zona di Posillipo, ne di Marechiaro. Anche nel caso di Bagno Sirena, a Posillipo, il passaggio per il bagnasciuga è consentito come fosse un favore «perché di regola si dovrebbero pagare 10 euro». Una gestione forse dovuta anche all’interpretabilità della legge che accenna alla possibilità di balneazione senza fornire ulteriori dettagli a riguardo. «Non è consentito nessun passaggio all’interno della nostra area privata – spiega un ragazzo dell’equipe di Villa Imperiale a Marechiaro – chiunque voglia accedere deve comunque pagare il biglietto, a partire da 22 euro, inoltre la nostra area non è un semplice lido ma è un demanio attrezzato con ristorante, bar piscina e ovviamente la discesa a mare. Ci sono gli scoglioni alla fine della discesa di Marechiaro per chi voglia accedere al mare pubblicamente». Il Bagno Elena È tra i lidi privati che garantisce l’accesso ai tratti liberi.

 

Spiagge libere: la lobby degli “spiaggisti”

spiagge

Questa cosa delle concessioni delle spiagge pubbliche è una delle cose che mi ha sempre reso nervoso. Fin da ragazzo mi sono sempre preso delle questioni con i vari titolari dei cd. lidi. Oggi leggo che anche il Governo dei tecnici, quello che taglia tutto con la sciabola, ha chinato la testa nonostante sia in vigore una direttiva europea la bolkestein che impone agli stati membri di mettere a bando le concessioni delle spiagge. La lobby degli “spiaggisti” sfruttatori del bene pubblico ha vinto ancora una volta! Qualche tempo fa seguii un servizio di Report dal quale emergeva la assoluta esiguità dei canoni pagati a fronte di strutture da spiaggia che finivano per fare concorrenza anche ai migliori ristoranti. Il cd. chioschetto trasformato in megaristorane o comunque in una attività di ristorazione che finisce per lavorare anche tutto l’anno. Dalle parti nostre basta andare a Posillipo o nella zona di Baia/Bacoli. Se non riusciamo a  spazzare questi privilegi assolutamente ingiustificati non ne usciremo. La foto di questo post invece dimostra come in Grecia convive sulla stessa spiaggia il concessionario ed il libero cittadino che liberamente conficca il suo ombrellone anche davanti a quelli del lido senza dover chiedere nulla a nessuno. Per inciso due lettini ed un ombrellone l’estate scorsa ad agosto in Grecia costavano 6 euro.

da il mattino di oggi 05.12.2012

Luca Cifoni

Roma. Cinque anni in più per le concessioni degli stabilimenti balneari: sono molti meno di trenta, ma comunque rappresentano una proroga, che il governo non avrebbe voluto e invece la commissione Industria del Senato ha approvato. Con questo piccolo smacco per l’esecutivo il decreto sviluppo ha incassato il primo via libera dopo una maratona notturna e ora passerà all’aula di Palazzo Madama, dove verrà posta la questione di fiducia con il relativo maxi-emendamento interamente sostitutivo. Per il governo, se vorrà sfidare la prassi modificando quanto deciso in commissione, sarà quella l’ultima occasione di correggere la normativa in materia di spiagge e quindi di cancellare la proroga per venire incontro alle richieste dell’Unione europea. Bruxelles chiede, infatti, che le concessioni siano assegnate con gara, in nome della tutela della concorrenza: atteggiamento che viene contestato dagli operatori del settore che lamentano un trattamento meno favorevole per il nostro Paese rispetto a quello accordato alla Spagna, dove si ragiona su un prolungamento delle concessioni addirittura di settantacinque anni.
Le associazioni di settore hanno comunque commentato per lo più sfavorevolmente il compromesso raggiunto ieri, sostenendo che al massimo si può trovare una soluzione provvisoria e che cinque anni non sono un tempo sufficiente a garantire gli investimenti fatti.
Sono ormai anni che si tenta di dare regolamentazione a questa materia e nel frattempo è intervenuta anche una procedura di infrazione europea, che poi è stata chiusa.
Per il resto il testo votato in commissione non ha portato particolari sorprese.
Anzi, va notato che ieri non sono passate novità che nei giorni scorsi erano invece date per scontate. È il caso, ad esempio, del credito d’imposta per le infrastrutture: la soglia dell’agevolazione, relativamente all’importo dell’opera, è rimasta a 500 milioni. I relatori, d’accordo con il ministero dello Sviluppo, avrebbero voluto farla scendere a 100 milioni per destinare il beneficio a più progetti ma il ministero dell’Economia ha dato parere negativo, per motivi di copertura finanziaria. Obiettivo di questa misura è favorire la realizzazione di infrastrutture che in assenza di un sostegno pubblico non troverebbero adeguati finanziamenti. La soglia minima dei 500 milioni non vale però per la banda ultralarga: le reti Ngn potranno ottenere il beneficio fiscale, ma il progetto dovrà essere realizzato da una società di capitali ad hoc insieme alla Cassa Depositi e Prestiti.

La commissione Industria ieri ha poi previsto che il governo rimetta mano alla cessione degli immobili di proprietà degli enti previdenziali pubblici e privati (Inps, Inail, Inpdap, Enasarco, Enpam, Enpaia e le altre casse professionali). L’obiettivo è vendere le unità immobiliari agli inquilini a prezzi «sostenibili».

Questa decisione ha soddisfatto il Sunia, il sindacato degli inquilini. Mentre gli enti privati, come l’Enasarco, parlano di vendita forzosa che potrebbe avere conseguenze «disastrose».

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