Populismo e Costi della Politica

spreco-di-soldi-pubbliciIeri (13.02.2014) sul Corriere del Mezzogiorno era uscito un articolo sul costo dei consiglieri (che incollo in calce) che non faceva nessuna distinzione, mettendo tutto e tutti in un unico calderone. Oggi sempre su Corriere del Mezzogiorno è stata pubblicata la lettera che descrive la posizione di Ricostruzione Democratica. Su questo Blog molti articoli sul tema: I nostri costi della politica (clikka)

Corriere del Mezzogiorno del 13.02.2014:

Al Comune di Napoli, serve nuova trasparenza di GENNARO ESPOSITO

Caro direttore, ho letto con attenzione gli articoli di Locoratolo e Cuozzo sui costi dei consiglieri comunali e vorrei esprimere la mia amarezza come cittadino e Consigliere Comunale di Ricostruzione Democratica. Questi articoli correttamente informano la cittadinanza su prassi scorrette quanto diffuse, che generano disaffezione dalla vita pubblica. Tuttavia potrebbero rendere un servizio migliore, nell’interesse collettivo, se solo fossero più completi, mettendo cioè in luce anche i rari casi di diversità, che pure ci sono. Purtroppo però ciò che dovrebbe essere la normalità non fa notizia, mentre spesso si cerca il sensazionalismo: è notizia lo spreco dei fondi pubblici e l’uso improprio delle risorse collettive, ma non il contrario. L’effetto, tuttavia, è duplice: di far apparire marcia tutta la politica e di aumentare la disaffezione dalla vita pubblica, con un danno per tutta la collettività. Non solo il cittadino si forma la convinzione che sono tutti uguali, (confondendo quelli che hanno «rubato» con quelli onesti) ma alla fine se sono tutti uguali come dare torto a chi il voto lo vende per 50 euro? Così, inoltre, si disincentivano dall’impegno proprio coloro che utilizzano il potere correttamente, che già combattono ad armi impari con i loro avversari. Mi sorge allora il dubbio che il nostro impegno, oltre ad essere defatigante e difficile, sia anche inutile. E’ inutile essere scrupolosi con i gettoni di presenza, ciò che comporta percepire solo due o trecento euro al mese, è inutile spendere oculatamente i fondi economali per le strette esigenze, restituendone una parte, è inutile avere solo la metà dei collaboratori, perché non necessari nella quotidianità – ma utilissimi tre mesi ogni cinque anni, ossia in campagna elettorale – è inutile studiare atti e delibere cercando di dare un contributo costruttivo alla vita pubblica della città. È inutile, insomma, cercare di essere rigorosi nella misura in cui il risultato di questo impegno non viene nemmeno riconosciuto. Se dovesse essere così, allora anche ai miei occhi apparirebbe certamente più scaltro chi sfrutta la sua posizione per ottenere qualche prebenda. Sicuri che non è affatto intenzione del Corriere del Mezzogiorno dipingere un quadro in cui tutte le vacche sono nere, auspichiamo che il Suo giornale voglia seguire con attenzione una delle nostre proposte in tema di trasparenza e buona amministrazione. A maggio 2012 presentammo una proposta di regolamento per procedimentalizzare le nomine nelle società partecipate, enti o istituzioni del Comune, proposta che con grande fatica eravamo riusciti a portare all’attenzione dell’aula durante lo scorso consiglio, ma che è stata irresponsabilmente rinviata in commissione dalla maggioranza per ulteriori approfondimenti (sic!). Riuscirà il Consiglio comunale a scrivere una pagina di trasparenza sulle nomine negli enti?

 Capogruppo di Ricostruzione Democratica

 Ps. Ecco lo statino paga del consigliere “ingenuo” che nonostante sia tutto inutile ci crede ancora:

statino paga (clikka)

Corriere del Mezzogiorno del 13.02.2014

Ecco la supercasta di Napoli

Comune, record di gruppi (16). E ce ne sono 6 con un solo eletto

Una norma incredibile stabilisce che per un solo eletto al Comune di Napoli, capogruppo di se stesso, sia possibile avere fino a cinque dipendenti comunali a disposizione, oltre ovviamente ad una stanza e a tutto quanto occorre per fare politica: uno smartphone, fondi per le spese vive dell’ufficio, l’abbonamento gratuito alla rassegna stampa e così via, senza dimenticare che ai consiglieri spettano anche due biglietti per lo stadio che è di proprietà comunale. E la cosa diventa ancor più incredibile se solo si pensa che in via Verdi, sede del Consiglio comunale, siano presenti addirittura sei gruppi composti da un solo consigliere. Ma non solo. A Napoli è record italiano per la presenza di partiti in aula: ce ne sono addirittura 16, nove di centrosinistra e 7 di centrodestra.

 

Costi dei partiti, 5 dipendenti per un solo eletto

Comune in predissesto, ma spese alle stelle per i gruppi formati da un consigliere

NAPOLI — Sedici gruppi consiliari, sette di centrodestra e nove di centrosinistra, nei quali confluiscono 20 partiti o sigle per appena 48 consiglieri eletti. Ma anche sei partiti composti da un solo consigliere comunale. Se altrove c’è disaffezione per la politica, Napoli va in controtendenza. E in Consiglio comunale partiti e monopartiti si moltiplicano.
Il capoluogo campano detiene questo squallido record tra le grandi città italiane: Milano, Roma, Firenze, Torino, Bologna, Genova, Bari e Palermo non hanno assolutamente tanta frammentazione nelle assemblee cittadine, cosa che è poi alla base dell’ingovernabilità. E il fenomeno non sembra arrestarsi. In via Verdi, solo nell’ultimo mese, sono nati due gruppi di centrodestra: Forza Italia e Nuovo Centrodestra. Mentre da ieri è in arrivo un possibile nuovo «iscritto» al Gruppo Misto, cioè Marco Russo, ex capogruppo dimissionario dell’Idv che non ne ha potuto più del fatto che «nel mio partito si pensa solo alle poltrone» e si è dimesso da gruppo e partito. Russo, infatti, a meno che non confluisca in un partito esistente, non potrà far altro che iscriversi al gruppo Misto, gruppo diventato il partito grazie al quale de Magistris governa sul filo di una maggioranza che, dichiarazioni di voto alla mano, oscilla tra i 25 e i 26 consiglieri comunali. Come dire che basta nulla, un po’ di traffico o un’influenza, per far venir meno il numero legale in aula. Frammentazione che si aggiunge a frammentazione per un’assemblea che, ad appena 32 mesi dall’elezione, ha visto esplodere i due partiti del sindaco, l’Idv, partito di origine di de Magistris, passato da 15 consiglieri a 9; e «Napoli è Tua», la lista civica del primo cittadino, entrata in aula con sei eletti e oggi ridotta ad un unico consigliere. Ma perché, alla faccia del tanto sponsorizzato sistema elettorale dei sindaci, c’è tanta frammentazione? Null’altro che semplice opportunità. Perché avere un gruppo autonomo, benché composto da un solo eletto, serve, ad esempio, ad avere fino 5 dipendenti comunali distaccati: la norma consente infatti di assegnare 3 dipendenti per ogni gruppo, un altro al capogruppo ed un altro ancora per ogni consigliere eletto. Fatti due conti, se i monogruppi sono sei, si può arrivare fino a 30 dipendenti comunali distaccati al servizio di sei consiglieri. E non solo. Perché i capigruppo di se stessi, oltre a prendere parte alla conferenza dei capigruppo, quindi ad incidere nelle scelte strategiche del Consiglio, hanno ovviamente diritto alla propria quota di fondi per l’economato. Prendiamo il dato relativo al Peg, il Piano esecutivo di gestione 2013, che ha assegnato ai Gruppi per acquisti di beni di consumo, prestazioni di servizio e acquisto di beni durevoli 163.800 euro. I soldi sono stati così suddivisi: il 50 per cento, quindi 81.900 euro, tra tutti i 48 consiglieri; altri 81.900 euro per ogni gruppo politico. Va da sé che chi è capogruppo di se stesso ha diritto a molti più fondi rispetto ad un singolo consigliere di un partito ben più ampio. Immancabile, poi, il classico gettone-presenza per ogni riunione di commissione e ogni Consiglio comunale, con gli eletti che, mediamente, arrivano a percepire tra gli 800 e i 1.200 euro al mese a testa. Il consigliere, inoltre, può contare pure sull’astensione dal lavoro retribuita nelle ore in cui c’è commissione o Consiglio. Immancabili, infine, quelle che sono le dotazioni di servizio: stanza, telefono, smartphone, abbonamenti per la lettura gratuita dei giornali oltre ai classici due biglietti di tribuna Autorità per ogni gara casalinga del Napoli. Insomma, proprio male non è fare il consigliere comunale. Tanto più se si ha la fortuna che, dal tuo partito, tutti gli eletti vanno via e rimani da solo. In quel caso diventa un vero affare.
Paolo Cuozzo

Mediazione l’Europa non ci obbliga! Ecco le risposte dei parlamentari

400px-Parlamento_Italiano_Giuramento_di_Giovanni_LeoneDi seguito il testo che ho inviato a tutti parlamentari della Camera di cui al mio precedente post (mediazione obbligatoria il governo letta non molla (clikka) nel quale troverete anche tutti gli indirizzi e-mail degli onorevoli. Riporto anche le risposte dei parlamentari stessi i quali, quelli favorevoli (pochi), dichiarano che è l’europa che ci impone la mediazione obbligatoria e che essa è uno strumento per “alleggerire” i processi. Sennonché è facile contestare che non è affatto così in quanto la direttiva CEE del 21.05.2008, n. 58/2008/CEE (che riporto in calce) non dice questo ed inoltre il fallimento della conciliazione obbligatoria già l’abbiamo vissuto nel processo del lavoro (per il quale non è più prevista!). Ancora neppure la raccomandazione n. 362/2013 (clikka) del Consiglio d’Europa dice questo! Difatti nella stessa in merito alla mediazione si legge che “è necessario intervenire per promuovere il ricorso a meccanismi extragiudiziali di risoluzione delle controversie”. E’ chiaro che la mediazione obbligatoria è la cartina di tornasole per dire che questo “governissimo” è per le lobby e se ne frega altamente del bene e dell’interesse pubblico preferendo tutelare gli interessi dei soliti noti! In un momento così tragico dobbiamo con forza denunciare questo scempio. L’accesso alla giustizia è un diritto costituzionalmente garantito.

Potrei dire provocatoriamente che ci potremmo comprare i parlamentari come pare accada ancora oggi dall’inchiesta fatta dalle Iene:

http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/390060/roma-parlamentari-pagati-dalle-lobbies-.html

Ecco il testo che ho inviato ai parlamentari della Camera:

“Egregio/Gentile Onorevole, prima che come avvocato, come cittadino voglio sapere quale è il Suo parere sul progetto del governo letta di reintrodurre la mediazione obbligatoria nel processo civile. Le ricordo che l’accesso alla giustizia per l’art. 24 della Costituzione deve essere libero e che la stessa mediazione obbligatoria, poiché si è rivelata inefficace, è stata eliminata dal processo del lavoro modificando l’art. 410 c.p.c. Inoltre è bene sgombrare il campo dalla scusa che ce lo chiede l’Europa poiché sia la Direttiva n. 58/2008 sia la raccomandazione n. 362/2013 non prevedono affatto l’introduzione della obbligatorietà della mediazione! Noi avvocati dei Fori Italiani siamo contrari alla reintroduzione della mediazione obbligatoria poiché essa è un danno per i cittadini e costituisce, in questo momento di crisi, un ulteriore aggravio di costi che nella giustizia si è manifestato già con gli spropositati aumenti dei contributi unificati! Le sarei grato se mi comunicasse il suo parere nonché il Suo schieramento politico affinché io come cittadino possa sapere come un mio rappresentante si comporta in parlamento.  Grazie gennaro esposito”

Risposte dei Parlamentari

1) Gentile avvocato Esposito,

il mio parere é che bisognerebbe abbreviare i tempi del processo civile, piuttosto che aumentarli.

Da costanti colloqui con alcuni suoi colleghi, che mi preoccupo di tenere attivi per comprendere a fondo le problematiche della giustizia, so che quando ci sono spiragli di mediazione concreta, sono gli stessi avvocati che si attivano spontaneamente per comporre le controversie in sede stragiudiziale.

Pertanto non credo che sia un intervento necessario, quello allo studio del Governo.

Più urgente sarebbe una riforma organica del codice di procedura civile ed una serie di interventi strutturali sul personale della giustizia (compresi i magistrati) al fine di snellire i tempi dei contenziosi, salvaguardando le garanzie delle parti.

Stiamo ragionando all’interno del mio partito su proposte al riguardo.

Cordiali saluti.

On. Lara Ricciatti

Sinistra Ecologia e Libertà

2) Non ho capito se a lei interessa davvero la mia opinione o se sta facendo un censimento delle singole posizioni parlamentari.In questo secondo caso e’sufficiente verificare le posizioni dei gruppi in commissione e suucessivamente in occasione del voto palese in aula come votano i singoli parlamentari.Cordialmente.Bruno Tabacci

R) sig. tabacci è stato l’unico a rispondermi in questo modo, sto avendo riscontro da altri suoi colleghi con affermazioni chiare e precise sul punto. Credo che lei con questa risposta, rappresenti un modo vecchio di fare politica; quella politica che non dice mai nulla. E’ in sostanza quella politica di chi spesso non conosce i problemi o di chi vuole essere amico di tutti e non si schiera mai. Dai salotti televisivi mi ero fatto un’altra opinione di lei. Le posso dire sig. tabacchi che questo modo di fare politica, oggi io, come consigliere comunale di Napoli, lo combatto ormai da due anni e non sono del M5S. Spero si studi la questione e sappia ben rappresentare gli elettori che hanno dato fiducia non a lei ma al suo partito.

buona giornata.

gennaro esposito

RR) Senta io non ho espresso giudizi.Si informi sulla mia attivita’parlamentare e verifichi le cose.No rmalmente non parlo per sentito dire ne’rispondo per far piacere a qualcuno.Ma lei scrive a tutti e pretende pure che le rispondano come se si fosse rivolto in maniera specifica a un singolo parlamentare.Io le rispondo con i miei atti parlamentari.Cordialmente.B.T.

3) Caro Gennaro

Non abbiamo ancora parlato di questo tema e quindi non posso dare un’indicazione per tutto il gruppo ma personalmente sono contrario a questo passaggio in più, inutile e costoso, per avere giustizia.

Cordiali saluti

Luca Frusone

Movimento 5 Stelle

4) Penso sia sbagliato reintro- durre la mediazione obbliga- toria specie dopo la pronun- cia della Corte Costituzionale.On.Del Basso De Caro.

5) Buongiorno, le rispondo da deputato e da avvocato.

sono in linea di principio favorevole alla mediazione, se e solo se diventi gratuita per i cittadini in caso di mancato accordo.

se sarà come prima voterò contrario.

Andrea Colletti

6) prima di esprimermi vorrei leggere accuratamente il testo del  DL approvato ieri . cordiali saluti donatella ferranti

7) Condivido quasi tutto! Angelo Tofalo M5S.

8) la ringrazio molto, a dire il vero riceviamo anche email che sostengono il contrario, cercheremo di capire e agire per il meglio, cordiali saluti luisa gnecchi

9) Caro Esposito,
io considero l’introduzione della mediazione obbligatoria una buona notizia per la giustizia civile ingolfata dalla massa dei processi.
Il premier Letta ha spiegato che le misure approvate rientrano tra le raccomandazioni dell’Unione europea per portare a una riduzione dei tempi dei procedimenti civili che si stima in un milione di processi in cinque anni.
E questo è indirettamente un prerequisito per stimolare gli investimenti, oltre che un bene per i cittadini che non riescono ad avere giustizia in tempi ragionevoli.
Un caro saluto.
Roberto Speranza (capogruppo del pd alla camera)

R) Egregio onorevole ecco la direttiva comunitaria Le sarei grato se mi indicasse dove è scritto che la mediazione deve essere obbligatoria e che essa debba applicarsi anche alle controversie interne. Svolgo un ruolo politico anch’io nella mia città essendo consigliere comunale al Comune di Napoli e prima di fare qualsivoglia intervento noi di Ricostruzione Democratica studiamo le carte, in parlamento si dovrebbe fare lo stesso!

per farle intendere ecco chi siamo:

https://gennaroespositoblog.com/2012/10/04/nasce-ricostruzione-democratica/

Buono studio

gennaro esposito

Direttiva 2008/52/CE del Parlamento europeo e del Consiglio

del 21 maggio 2008

Ecco il testo della direttiva CEE

Direttiva 2008/52/CE del Parlamento europeo e del Consiglio

del 21 maggio 2008

relativa a determinati aspetti della mediazione in materia civile e commerciale

IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l’articolo 61, lettera c), e l’articolo 67, paragrafo 5, secondo trattino,

vista la proposta della Commissione,

visto il parere del Comitato economico e sociale europeo [1],

deliberando secondo la procedura di cui all’articolo 251 del trattato [2],

considerando quanto segue:

(1) La Comunità si è prefissa l’obiettivo di mantenere e sviluppare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia nel quale sia garantita la libera circolazione delle persone. A tal fine, la Comunità deve adottare, tra l’altro, le misure nel settore della cooperazione giudiziaria in materia civile necessarie al corretto funzionamento del mercato interno.

(2) Il principio dell’accesso alla giustizia è fondamentale e, al fine di agevolare un miglior accesso alla giustizia, il Consiglio europeo nella riunione di Tampere del 15 e 16 ottobre 1999 ha invitato gli Stati membri ad istituire procedure extragiudiziali e alternative.

(3) Nel maggio 2000 il Consiglio ha adottato conclusioni sui metodi alternativi di risoluzione delle controversie in materia civile e commerciale, sancendo che l’istituzione di principi fondamentali in questo settore è un passo essenziale verso l’appropriato sviluppo e l’operatività dei procedimenti stragiudiziali per la composizione delle controversie in materia civile e commerciale così come per semplificare e migliorare l’accesso alla giustizia.

(4) Nell’aprile del 2002 la Commissione ha presentato un Libro verde relativo ai modi alternativi di risoluzione delle controversie in materia civile e commerciale, prendendo in esame la situazione attuale circa i metodi alternativi di risoluzione delle controversie nell’Unione europea e intraprendendo consultazioni ad ampio raggio con gli Stati membri e le parti interessate sulle possibili misure per promuovere l’utilizzo della mediazione.

(5) L’obiettivo di garantire un migliore accesso alla giustizia, come parte della politica dell’Unione europea di istituire uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, dovrebbe comprendere l’accesso ai metodi giudiziali ed extragiudiziali di risoluzione delle controversie. La presente direttiva dovrebbe contribuire al corretto funzionamento del mercato interno, in particolare per quanto concerne la disponibilità dei servizi di mediazione.

(6) La mediazione può fornire una risoluzione extragiudiziale conveniente e rapida delle controversie in materia civile e commerciale attraverso procedure concepite in base alle esigenze delle parti. Gli accordi risultanti dalla mediazione hanno maggiori probabilità di essere rispettati volontariamente e preservano più facilmente una relazione amichevole e sostenibile tra le parti. Tali benefici diventano anche più evidenti nelle situazioni che mostrano elementi di portata transfrontaliera.

(7) Al fine di promuovere ulteriormente l’utilizzo della mediazione e per garantire che le parti che vi ricorrono possano fare affidamento su un contesto giuridico certo è necessario introdurre un quadro normativo che affronti, in particolare, gli elementi chiave della procedura civile.

(8) Le disposizioni della presente direttiva dovrebbero applicarsi soltanto alla mediazione nelle controversie transfrontaliere, ma nulla dovrebbe vietare agli Stati membri di applicare tali disposizioni anche ai procedimenti di mediazione interni.

(9) La presente direttiva non dovrebbe minimamente impedire l’utilizzazione di tecnologie moderne di comunicazione nei procedimenti di mediazione.

(10) La presente direttiva dovrebbe applicarsi ai procedimenti in cui due o più parti di una controversia transfrontaliera tentino esse stesse di raggiungere volontariamente una composizione amichevole della loro controversia con l’assistenza di un mediatore. Essa dovrebbe applicarsi in materia civile e commerciale, ma non ai diritti e agli obblighi su cui le parti non hanno la facoltà di decidere da sole in base alla pertinente legge applicabile. Tali diritti e obblighi sono particolarmente frequenti in materia di diritto di famiglia e del lavoro.

(11) La presente direttiva non dovrebbe applicarsi alle trattative precontrattuali o ai procedimenti di natura arbitrale quali talune forme di conciliazione dinanzi ad un organo giurisdizionale, i reclami dei consumatori, l’arbitrato e la valutazione di periti o i procedimenti gestiti da persone od organismi che emettono una raccomandazione formale, sia essa legalmente vincolante o meno, per la risoluzione della controversia.

(12) La presente direttiva dovrebbe applicarsi ai casi in cui un organo giurisdizionale deferisce le parti a una mediazione o in cui il diritto nazionale prescrive la mediazione. La presente direttiva dovrebbe inoltre applicarsi, per quanto un giudice possa agire come Mediatore ai sensi della legislazione nazionale, alla mediazione condotta da un giudice che non sia responsabile di un procedimento giudiziario relativo alla questione o alle questioni oggetto della controversia. Tuttavia, la presente direttiva non dovrebbe estendersi ai tentativi dell’organo giurisdizionale o del giudice chiamato a risolvere la controversia nel contesto del procedimento giudiziario concernente tale controversia, ovvero ai casi in cui l’organo giurisdizionale o il giudice adito richiedano l’assistenza o la consulenza di una persona competente.

(13) La mediazione di cui alla presente direttiva dovrebbe essere un procedimento di volontaria giurisdizione nel senso che le parti gestiscono esse stesse il procedimento e possono organizzarlo come desiderano e porvi fine in qualsiasi momento. Tuttavia, in virtù del diritto nazionale, l’organo giurisdizionale dovrebbe avere la possibilità di fissare un termine al processo di mediazione. Inoltre, l’organo giurisdizionale dovrebbe, se del caso, poter richiamare l’attenzione delle parti sulla possibilità di mediazione.

(14) La presente direttiva dovrebbe inoltre fare salva la legislazione nazionale che rende il ricorso alla mediazione obbligatorio oppure soggetto ad incentivi o sanzioni, purché tale legislazione non impedisca alle parti di esercitare il loro diritto di accesso al sistema giudiziario. Del pari, la presente direttiva non dovrebbe pregiudicare gli attuali sistemi di mediazione autoregolatori nella misura in cui essi trattano aspetti non coperti dalla presente direttiva.

(15) Ai fini della certezza del diritto, la presente direttiva dovrebbe indicare la data pertinente per determinare se una controversia che le parti tentano di risolvere con la mediazione sia una controversia transfrontaliera o meno. In mancanza di un accordo scritto, si dovrebbe ritenere che le parti concordino di ricorrere alla mediazione nel momento in cui intraprendono un’azione specifica per avviare il procedimento di mediazione.

(16) Al fine di garantire la fiducia reciproca necessaria in relazione alla riservatezza, all’effetto sui termini di decadenza e prescrizione nonché al riconoscimento e all’esecuzione degli accordi risultanti dalla mediazione, gli Stati membri dovrebbero incoraggiare, in qualsiasi modo essi ritengano appropriato, la formazione dei mediatori e l’introduzione di efficaci meccanismi di controllo della qualità in merito alla fornitura dei servizi di mediazione.

(17) Gli Stati membri dovrebbero definire tali meccanismi, che possono includere il ricorso a soluzioni basate sul mercato, e non dovrebbero essere tenuti a fornire alcun finanziamento al riguardo. I meccanismi dovrebbero essere volti a preservare la flessibilità del procedimento di mediazione e l’autonomia delle parti e a garantire che la mediazione sia condotta in un modo efficace, imparziale e competente. I mediatori dovrebbero essere a conoscenza dell’esistenza del codice europeo di condotta dei mediatori, che dovrebbe anche essere disponibile su Internet per il pubblico.

(18) Nell’ambito della protezione dei consumatori, la Commissione ha adottato una raccomandazione [3] che stabilisce i criteri minimi di qualità che gli organi extragiudiziali che partecipano alla risoluzione consensuale delle controversie in materia di consumo dovrebbero offrire agli utenti. Qualunque mediatore o organizzazione che rientri nell’ambito di applicazione di tale raccomandazione dovrebbe essere incoraggiato a rispettare i principi in essa contenuti. Allo scopo di agevolare la diffusione delle informazioni relative a tali organi, la Commissione dovrebbe predisporre una banca dati di modelli extragiudiziali di composizione delle controversie che secondo gli Stati membri rispettano i principi di tale raccomandazione.

(19) La mediazione non dovrebbe essere ritenuta un’alternativa deteriore al procedimento giudiziario nel senso che il rispetto degli accordi derivanti dalla mediazione dipenda dalla buona volontà delle parti. Gli Stati membri dovrebbero pertanto garantire che le parti di un accordo scritto risultante dalla mediazione possano chiedere che il contenuto dell’accordo sia reso esecutivo. Dovrebbe essere consentito a uno Stato membro di rifiutare di rendere esecutivo un accordo soltanto se il contenuto è in contrasto con il diritto del suddetto Stato membro, compreso il diritto internazionale privato, o se tale diritto non prevede la possibilità di rendere esecutivo il contenuto dell’accordo in questione. Ciò potrebbe verificarsi qualora l’obbligo contemplato nell’accordo non possa per sua natura essere reso esecutivo.

(20) Il contenuto di un accordo risultante dalla mediazione reso esecutivo in uno Stato membro dovrebbe essere riconosciuto e dichiarato esecutivo negli altri Stati membri in conformità della normativa comunitaria o nazionale applicabile, ad esempio in base al regolamento (CE) n. 44/2001 del Consiglio, del 22 dicembre 2000, concernente la competenza giurisdizionale, il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale [4], o al regolamento (CE) n. 2201/2003 del Consiglio, del 27 novembre 2003, relativo alla competenza, al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale [5].

(21) Il regolamento (CE) n. 2201/2003 prevede specificamente che, per essere esecutivi in un altro Stato membro, gli accordi fra le parti debbano essere esecutivi nello Stato membro in cui sono stati conclusi. Conseguentemente, se il contenuto di un accordo risultante dalla mediazione in materia di diritto di famiglia non è esecutivo nello Stato membro in cui l’accordo è stato concluso e in cui se ne chiede l’esecuzione, la presente direttiva non dovrebbe incoraggiare le parti ad aggirare la legge di tale Stato membro rendendo l’accordo in questione esecutivo in un altro Stato membro.

(22) La presente direttiva non dovrebbe incidere sulle norme vigenti negli Stati membri in materia di esecuzione di accordi risultanti da una mediazione.

(23) La riservatezza nei procedimenti di mediazione è importante e quindi la presente direttiva dovrebbe prevedere un grado minimo di compatibilità delle norme di procedura civile relative alla maniera di proteggere la riservatezza della mediazione in un successivo procedimento giudiziario o di arbitrato in materia civile e commerciale.

(24) Per incoraggiare le parti a ricorrere alla mediazione, gli Stati membri dovrebbero provvedere affinché le loro norme relative ai termini di prescrizione o decadenza non impediscano alle parti di adire un organo giurisdizionale o di ricorrere all’arbitrato in caso di infruttuoso tentativo di mediazione. Gli Stati membri dovrebbero assicurarsi che ciò si verifichi anche se la presente direttiva non armonizza le norme nazionali relative ai termini di prescrizione e decadenza. Le disposizioni relative ai termini di prescrizione o decadenza negli accordi internazionali resi esecutivi negli Stati membri, ad esempio nella normativa in materia di trasporto, dovrebbero essere fatte salve dalla presente direttiva.

(25) Gli Stati membri dovrebbero incoraggiare la divulgazione al pubblico di informazioni su come contattare mediatori e organizzazioni che forniscono servizi di mediazione. Dovrebbero inoltre incoraggiare i professionisti del diritto a informare i loro clienti delle possibilità di mediazione.

(26) Conformemente al punto 34 dell’accordo interistituzionale “Legiferare meglio” [6] gli Stati membri sono incoraggiati a redigere e rendere pubblici, nell’interesse proprio e della Comunità, prospetti indicanti, per quanto possibile, la concordanza tra la presente direttiva e i provvedimenti di attuazione.

(27) La presente direttiva cerca di promuovere i diritti fondamentali e tiene conto dei principi riconosciuti in particolare dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

(28) Poiché l’obiettivo della presente direttiva non può essere realizzato in misura sufficiente dagli Stati membri e può dunque, a causa delle dimensioni o degli effetti dell’intervento, essere realizzato meglio a livello comunitario, la Comunità può intervenire, in base al principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 5 del trattato; la presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.

(29) A norma dell’articolo 3 del protocollo sulla posizione del Regno Unito e dell’Irlanda, allegato al trattato sull’Unione europea e al trattato che istituisce la Comunità europea, il Regno Unito e l’Irlanda hanno notificato l’intenzione di partecipare all’adozione e all’applicazione della presente direttiva.

(30) A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo sulla posizione della Danimarca, allegato al trattato sull’Unione europea e al trattato che istituisce la Comunità europea, la Danimarca non partecipa all’adozione della presente direttiva e non è vincolata da essa, né è soggetta alla sua applicazione,

HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:

Articolo 1

Obiettivo e ambito di applicazione

1. La presente direttiva ha l’obiettivo di facilitare l’accesso alla risoluzione alternativa delle controversie e di promuovere la composizione amichevole delle medesime incoraggiando il ricorso alla mediazione e garantendo un’equilibrata relazione tra mediazione e procedimento giudiziario.

2. La presente direttiva si applica, nelle controversie transfrontaliere, in materia civile e commerciale tranne per i diritti e gli obblighi non riconosciuti alle parti dalla pertinente legge applicabile. Essa non si estende, in particolare, alla materia fiscale, doganale e amministrativa né alla responsabilità dello Stato per atti o omissioni nell’esercizio di pubblici poteri (acta iure imperii).

3. Nella presente direttiva per “Stato membro” si intendono gli Stati membri ad eccezione della Danimarca.

Articolo 2

Controversie transfrontaliere

1. Ai fini della presente direttiva per controversia transfrontaliera si intende una controversia in cui almeno una delle parti è domiciliata o risiede abitualmente in uno Stato membro diverso da quello di qualsiasi altra parte alla data in cui:

a) le parti concordano di ricorrere alla mediazione dopo il sorgere della controversia;

b) il ricorso alla mediazione è ordinato da un organo giurisdizionale;

c) l’obbligo di ricorrere alla mediazione sorge a norma del diritto nazionale; o

d) ai fini dell’articolo 5, un invito è rivolto alle parti.

2. In deroga al paragrafo 1, ai fini degli articoli 7 e 8 per controversia transfrontaliera si intende altresì una controversia in cui un procedimento giudiziario o di arbitrato risultante da una mediazione tra le parti è avviato in uno Stato membro diverso da quello in cui le parti erano domiciliate o risiedevano abitualmente alla data di cui al paragrafo 1, lettere a), b) o c).

3. Ai fini dei paragrafi 1 e 2, il domicilio è stabilito in conformità degli articoli 59 e 60 del regolamento (CE) n. 44/2001.

Articolo 3

Definizioni

Ai fini della presente direttiva si applicano le seguenti definizioni:

a) per “mediazione” si intende un procedimento strutturato, indipendentemente dalla denominazione, dove due o più parti di una controversia tentano esse stesse, su base volontaria, di raggiungere un accordo sulla risoluzione della medesima con l’assistenza di un mediatore. Tale procedimento può essere avviato dalle parti, suggerito od ordinato da un organo giurisdizionale o prescritto dal diritto di uno Stato membro.

Esso include la mediazione condotta da un giudice che non è responsabile di alcun procedimento giudiziario concernente la controversia in questione. Esso esclude i tentativi messi in atto dall’organo giurisdizionale o dal giudice aditi al fine di giungere ad una composizione della controversia in questione nell’ambito del procedimento giudiziario oggetto della medesima;

b) per “mediatore” si intende qualunque terzo cui è chiesto di condurre la mediazione in modo efficace, imparziale e competente, indipendentemente dalla denominazione o dalla professione di questo terzo nello Stato membro interessato e dalle modalità con cui è stato nominato o invitato a condurre la mediazione.

Articolo 4

Qualità della mediazione

1. Gli Stati membri incoraggiano in qualsiasi modo da essi ritenuto appropriato l’elaborazione di codici volontari di condotta da parte dei mediatori e delle organizzazioni che forniscono servizi di mediazione nonché l’ottemperanza ai medesimi, così come qualunque altro efficace meccanismo di controllo della qualità riguardante la fornitura di servizi di mediazione.

2. Gli Stati membri incoraggiano la formazione iniziale e successiva dei mediatori allo scopo di garantire che la mediazione sia gestita in maniera efficace, imparziale e competente in relazione alle parti.

Articolo 5

Ricorso alla mediazione

1. L’organo giurisdizionale investito di una causa può, se lo ritiene appropriato e tenuto conto di tutte le circostanze del caso, invitare le parti a ricorrere alla mediazione allo scopo di dirimere la controversia. Può altresì invitare le parti a partecipare ad una sessione informativa sul ricorso alla mediazione se tali sessioni hanno luogo e sono facilmente accessibili.

2. La presente direttiva lascia impregiudicata la legislazione nazionale che rende il ricorso alla mediazione obbligatorio oppure soggetto a incentivi o sanzioni, sia prima che dopo l’inizio del procedimento giudiziario, purché tale legislazione non impedisca alle parti di esercitare il diritto di accesso al sistema giudiziario.

Articolo 6

Esecutività degli accordi risultanti dalla mediazione

1. Gli Stati membri assicurano che le parti, o una di esse con l’esplicito consenso delle altre, abbiano la possibilità di chiedere che il contenuto di un accordo scritto risultante da una mediazione sia reso esecutivo. Il contenuto di tale accordo è reso esecutivo salvo se, nel caso in questione, il contenuto dell’accordo è contrario alla legge dello Stato membro in cui viene presentata la richiesta o se la legge di detto Stato membro non ne prevede l’esecutività.

2. Il contenuto dell’accordo può essere reso esecutivo in una sentenza, in una decisione o in un atto autentico da un organo giurisdizionale o da un’altra autorità competente in conformità del diritto dello Stato membro in cui è presentata la richiesta.

3. Gli Stati membri indicano alla Commissione gli organi giurisdizionali o le altre autorità competenti a ricevere le richieste conformemente ai paragrafi 1 e 2.

4. Nessuna disposizione del presente articolo pregiudica le norme applicabili al riconoscimento e all’esecuzione in un altro Stato membro di un accordo reso esecutivo in conformità del paragrafo 1.

Articolo 7

Riservatezza della mediazione

1. Poiché la mediazione deve avere luogo in modo da rispettare la riservatezza, gli Stati membri garantiscono che, a meno che le parti non decidano diversamente, né i mediatori né i soggetti coinvolti nell’amministrazione del procedimento di mediazione siano obbligati a testimoniare nel procedimento giudiziario o di arbitrato in materia civile e commerciale riguardo alle informazioni risultanti da un procedimento di mediazione o connesse con lo stesso, tranne nei casi in cui:

a) ciò sia necessario per superiori considerazioni di ordine pubblico dello Stato membro interessato, in particolare sia necessario per assicurare la protezione degli interessi superiori dei minori o per scongiurare un danno all’integrità fisica o psicologica di una persona; oppure

b) la comunicazione del contenuto dell’accordo risultante dalla mediazione sia necessaria ai fini dell’applicazione o dell’esecuzione di tale accordo.

2. Il paragrafo 1 non impedisce in alcun modo agli Stati membri di adottare misure più restrittive per tutelare la riservatezza della mediazione.

Articolo 8

Effetto della mediazione sui termini di prescrizione e decadenza

1. Gli Stati membri provvedono affinché alle parti che scelgono la mediazione nel tentativo di dirimere una controversia non sia successivamente impedito di avviare un procedimento giudiziario o di arbitrato in relazione a tale controversia per il fatto che durante il procedimento di mediazione siano scaduti i termini di prescrizione o decadenza.

2. Il paragrafo 1 lascia impregiudicate le disposizioni relative ai termini di prescrizione o decadenza previste dagli accordi internazionali di cui gli Stati membri sono parte.

Articolo 9

Informazioni al pubblico

Gli Stati membri incoraggiano, in qualsiasi modo ritengano appropriato, la divulgazione al pubblico, in particolare via Internet, di informazioni sulle modalità per contattare i mediatori e le organizzazioni che forniscono servizi di mediazione.

Articolo 10

Informazioni sugli organi giurisdizionali e sulle autorità competenti

La Commissione mette a disposizione del pubblico, tramite qualsiasi mezzo appropriato, le informazioni sugli organi giurisdizionali o sulle autorità competenti comunicate dagli Stati membri ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 3.

Articolo 11

Revisione

Entro il 21 maggio 2016 la Commissione presenta al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo una relazione sull’attuazione della presente direttiva. La relazione esamina lo sviluppo della mediazione nell’Unione europea e l’impatto della presente direttiva negli Stati membri. Se del caso, la relazione è corredata di proposte di modifica della presente direttiva.

Articolo 12

Attuazione

1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva anteriormente al 21 maggio 2011, fatta eccezione per l’articolo 10, per il quale tale data è fissata al più tardi al 21 novembre 2010. Essi ne informano immediatamente la Commissione.

Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all’atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.

2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle principali disposizioni di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.

Articolo 13

Entrata in vigore

La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Articolo 14

Destinatari

Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.

Fatto a Strasburgo, addì 21 maggio 2008.

Per il Parlamento europeo

Il presidente

H.-G. Pöttering

Per il Consiglio

Il presidente

J. Lenarčič

[1] GU C 286 del 17.11.2005, pag. 1.

[2] Parere del Parlamento europeo del 29 marzo 2007 (GU C 27 E del 31.1.2008, pag. 129), posizione comune del Consiglio del 28 febbraio 2008 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e posizione del Parlamento europeo del 23 aprile 2008 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale).

[3] Raccomandazione della Commissione 2001/310/CE, del 4 aprile 2001, sui principi applicabili agli organi extragiudiziali che partecipano alla risoluzione consensuale delle controversie in materia di consumo (GU L 109 del 19.4.2001, pag. 56).

[4] GU L 12 del 16.1.2001, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1791/2006 (GU L 363 del 20.12.2006, pag. 1).

[5] GU L 338 del 23.12.2003, pag. 1. Regolamento modificato dal regolamento (CE) n. 2116/2004 (GU L 367 del 14.12.2004, pag. 1).

[6] GU C 321 del 31.12.2003, pag. 1.

————————————————–

Il risultato elettorale. Occorre un patto per Napoli

imagesNon capisco come ci si possa meravigliare della sconfitta della coalizione di centro sinistra e di Rivoluzione Civile. Oggi (27.02.2013) leggo le dichiarazioni di Amendola su La Repubblica e mi sembra che sia sceso per la prima volta sulla terra. Uguale tenore sono le dichiarazioni del Sindaco che ha scaricato immediatamente R.C. Non si capiva che è finita l’epoca della imposizione, che i partiti sin anche quelli appena nati, non possono essere autoreferenziali? A fronte della chiara percezione  della scialba campagna elettorale i candidati nelle liste PD/SEL già si sentivano parlamentari rimanendo completamente assenti dalla scena cittadina e del paese. Una campagna esclusivamente televisiva. Nella protervia ottusa la scelta dei partiti, ammantata da una elezione primaria per il PD/SEL, è caduta sui nomi di apparato senza alcuna considerazione del sentimento popolare. Cosa quasi speculare anche in R.C. dove ha prevalso l’organizzazione dei partiti innestati. Per me è stata curiosa la circostanza che mi è capitata, una sorta di campagna elettorale di ritorno, amici e conoscenti che ho incontrato per il quartiere che mi comunicavano l’esito di sollecitazioni telefoniche al voto, il cui effetto è stato l’esatto opposto! Ora fuori dai giochi elettorali credo si debba fare attenzione alla grave situazione che viviamo nella nostra città. Ricostruzione Democratica di cui faccio parte su Repubblica Napoli del 27.01. scorso, dichiarava che occorreva immediatamente un governo cittadino di salute pubblica, oggi leggo le stesse parole in una dichiarazione dal Capogruppo di Federazione della Sinistra Sandro Fucito. Spero non sia troppo tardi! Occorre mettersi al lavoro con persone serie e riprendere senza mezzi termini il programma elettorale per darvi fedele attuazione! Altro che grandi eventi! Cosa che  abbiamo voluto sin dall’inizio, prima in Napoli è Tua e poi in Ricostruzione Democratica, giungendo persino ad essere considerati dei marziani. Ci dicevano: “ma come il programma elettorale, lo dice la parola stessa è elettorale nel senso che serve solo a prendere i voti, poi dopo non se lo fila più nessuno!” Oggi credo ci sia una esperienza nuova in parlamento, con la pattuglia dei 10 parlamentari campani del M5S, su questi credo va caricato il fardello che anche noi all’interno del Consiglio Comunale portiamo con fatica: la coerenza senza se e senza ma! Occorre fare un patto oltre gli interessi dei partiti e dei movimenti nel solo interesse dei cittadini Napoletani. Occorre, che coloro che siedono negli scranni delle assemblee elettive e non sono ammaestrati a seguire gli ordini di scuderia, si facciano carico della grave condizione che vive Napoli. Va fatto un patto di lealtà e di cittadinanza. A Napoli come in altre grandi città il disagio è maggiore. Manca una visione globale ed a lungo termine! Per questo credo che occorrerà quanto prima organizzare un incontro di lavoro tra amministratori locali di buona volontà e neoparlamentari di area che hanno a cuore il bene della città, per fare una proposta di governo al Sindaco ed al futuro prossimo premier. Oltre alla legge elettorale ed alla legge sul conflitto di interessi, infatti, va immediatamente riesaminato tutto il D.L. 174/2012 che strangola i comuni costringendoli a vendere tutti i loro beni, comprese le partecipate, lasciando in sostanza agli enti locali il solo compito di fare i “certificati di residenza”. Noi crediamo nel pubblico serio ed efficiente sono i beni pubblici che fanno da collante della società. E’ chiaro che occorre un patto ed un costante controllo affinché non si dissipino le risorse nei mille rivoli, affinché non si faccia una politica del lavoro fine a se stessa per piazzare amici di partito e parenti, affinché si faccia una politica di sviluppo. Napoli ha tutte le caratteristiche per essere il traino del mezzogiorno. Ha aree di sviluppo e di riurbanizzazione immense ed importanti (Bagnoli/Fuorigrotta/Barra/Ponticelli/San Giovanni e l’intera area del Porto di Napoli destinatarie di finanziamenti per miliardi di euro). Ai nuovi eletti oltre a fare gli auguri dico di affrettarsi, Napoli non aspetta!

Cittadini, Politica ed Istituzioni

corruzioneL’unica arma per combattere la camorra è la politica che deve mettere in campo azioni di sviluppo volte a sottrarre acqua al mulino della malavita. Per fare ció è necessario battere i poteri forti che indirizzano le risorse verso la strada dell’arricchimento personale o di gruppi di potere sottraendo i beni e le risorse pubbliche alla loro naturale destinazione del soddisfacimento dell’interesse pubblico. Occorre fare in modo che la parte viva della società si metta in moto. O ci salviamo tutti insieme o nessuno! Occorre che coloro che sono in possesso dei saperi li condividano affinché si crei una classe dirigente degna di questo nome. E’ per questo motivo ché crediamo nella scuola di politica e di amministrazione (clikka) e speriamo che i partiti seguano l’esempio anziché brucare i milioni di rimborsi elettorali in viaggi, rinfreschi e latrocini vari. La naturale destinazione dei fondi economali dei gruppi consiliari e dei contributi ai partiti è questa! Ogni diverso utilizzo è latrocinio e va perseguito con ogni mezzo non si può pensare, in questo momento, di spendere o appropriarsi di queste risorse per fini personali! Questa gente che occupa senza merito le istituzioni devono essere cancellate dal mondo della politica come indegna.

Di seguito la riflessione di Raffaele Cantone

“La zona grigia e il silenzio degli onesti” – Raffaele Cantone, su Il Mattino di Napoli, ed. naz. di giovedì 17 gennaio 2013

 Ieri, Il Mattino ha dedicato ben tre pagine al giro di presunte tangenti per fermare i processi nel Tribunale di Napoli, nel quale sarebbero coinvolti cancellieri, avvocati, medici, un poliziotto e dipendenti, in tutto una trentina di persone, indagate e in parte arrestate per associazione a delinquere, corruzione in atti giudiziari, rivelazione del segreto istruttorio ed altri reati contro la pubblica amministrazione.

Secondo la ricostruzione accusatoria – che non significa affatto sentenza di condanna, ma che ha comunque ricevuto l’avallo di un giudice – vi erano alcuni dipendenti delle cancellerie giudiziarie che, in cambio di tariffe fisse e prestabilite in denaro, fornivano notizie sottoposte a segreto di indagine o persino nascondevano fascicoli o atti in essi contenuti perchè non si celebrassero processi, in modo che scattassero prescrizioni o non fossero eseguite pene detentive o abbattimenti di immobili abusivi. Ad usufruire di questi servigi sarebbero stati quattro avvocati che si facevano pagare profumatamente dai loro clienti o imputati che riuscivano ad avere accesso agli uffici per il tramite di immancabili faccendieri.

Uno smaliziato lettore potrebbe a questo punto dire, “e allora?”. “Cosa c’è da stupirsi? E’ l’ennesima storia di malaffare in una città che in parte sembra essersi assuefatta alle piccole e grandi illegalità quotidiane e persino alle faide che insanguinano le periferie, fino a digerire un omicidio commesso nel cortile di una scuola materna”.
Non vorrei sembrare ingenuo e mi guarderei bene dal fare una classifica di gravità fra i fatti delinquenziali che la cronaca giornaliera ci propina, ma non si può archiviare questa vicenda fra la ordinaria cronaca nera.
Il malaffare questa volta non è emerso in un qualsiasi ufficio pubblico (che pure andava stigmatizzato), ma in quello che non è retorico definire come il tempio della giustizia ed i correi non sono tossicodipendenti o extracomunitari senza permesso di soggiorno.

Ma professionisti, fra l’altro noti ed affermati, e impiegati che per il loro ruolo avrebbero dovuto rappresentare il presidio della legalità e della giustizia.

Quella coinvolta è un pezzo della classe dirigente che ha abdicato al suo ruolo di rappresentare il tessuto operoso e l’argine alla delinquenza e al malaffare in una città.

E’ quella zona grigia che in altre occasioni si è prestata a riciclare o a reinvestire il denaro dei camorristi o degli usurai in pizzerie, discoteche o imprese edilizie e sanitarie o che ha pianificato a tavolino miliardarie truffe agli enti pubblici o a quelli previdenziali o che ha creato un sistema rodatissimo per aggiustare processi tributari e consentire ad evasori conclamati di farla definitivamente franca; e questo solo per rimembrare alcune delle vicende più eclatanti dell’ultimo periodo.

Contro la diffusione di quello che appare un vero e proprio bacillo pestifero, le pur meritorie ed ormai sempre più diffuse ed approfondite indagini della magistratura rischiano di scoprire alcune delle falle in un vascello che ai più pessimisti sembra già destinato ad affondare. Non saranno mai sufficienti arresti e condanne per uscire da questo buco nero; è, invece, indispensabile l’impegno della parte sana di quella stessa borghesia e classe dirigente che sembra aver rinunciato a reagire, chiudendosi in un supino isolamento, che rischia di apparire connivenza se non complicità.

I cittadini devono aver il coraggio di fare terra bruciata anche sul piano culturale, isolando i disonesti ed i corrotti e gli ordini professionali devono avere il coraggio di esercitare davvero i poteri disciplinari, espellendo le mele marce, senza più logiche perdoniste e corporative.

Un dovere ancor maggiore dovrebbe spettare alla politica che, mai come in questo momento, dovrebbe sentire l’ineludibile imperativo etico di lanciare messaggi inequivocabili della volontà di cambiare e che, invece, fa persino fatica ad adottare un codice etico che risparmi a noi cittadini candidature (e sicure elezioni) di soggetti che in qualunque stato civile sarebbero qualificati come impresentabili.

A tutti i medici ed infermieri partecipate al concorso al Senato scadenza 17.01.2013!!

400px-Parlamento_Italiano_Giuramento_di_Giovanni_LeoneIeri (03.01.2012) ho scritto un post sullo scandalo del presidio medico in Senato (clikka) per le cure dei nostri “cari” parlamentari che ci costa una fortuna, oggi pensavo di dover pubblicizzare il bando che prevede la presentazione delle domande per 5 cardiologi, 5 anestesisti e 10 infermieri entro il 17 gennaio 2013 da consegnare a mano o a mezzo posta raccomandata. Di seguito il link del senato da dove scaricare la modulistica ed il regolamento che per comodità inserisco anche in calce a questo post. Facciamo in modo che le domande siano numerose e che si crei una vera partecipazione non vorrei che anche questa sia stata una trovata elettorale per fare un po’ di consenso. Come si dice a pensar male non si sbaglia mai!!! A tutti quelli che hanno i requisiti partecipate fate la domanda e poi immagino la soddisfazione di avere tra le mani il meglio della classe dirigente italiana !!!!

decretoassunsionemedicisenato

Modulo_domanda_MEDICI_esterni_2

Modulo_domanda_INFERMIERI_esterni_2

La Sanità dei Parlamentari: un punto da programma elettorale?

parlamento1Non faccio in tempo a sbollire l’incazzatura per quello che avevo appreso ad aprile 2011 e cioè che i parlamentari per rimborso spese mediche hanno ricevuto circa 10 milioni di euro per loro ed i loro parenti, compresi i conviventi more uxorio (in virtù di un colpo gobbo di Casini), che oggi leggo la notizia relativa alla esistenza di un presidio medico aperto h. 24, presso Palazzo Madama, che già ci costa circa 650.000,00 €. annui, per cui sono state aperte le procedure per 20 assunzioni (5 cardiologi e 5 anestesisti e 10 infermieri). Se si legge la tabella che incollo “questi” non si pagano né il dentista né gli occhiali ed hanno anche a disposizione per 24 h al giorno un intera schiera di medici! Il bello è che siamo in campagna elettorale e non una parola è stata spesa dai leader circa la eliminazione dei privilegi e degli sprechi, né una sola parola è stata spesa per la riduzione delle indennità e dei parlamentari e per la riduzione delle istituzioni elettive regioni o province. Tutti quelli che hanno in un certo qual modo fatto parte di un parlamento, che non è stato neppure in grado di riformare per tempo la legge elettorale, dovrebbero starsene a casa. Mi chiedo se non dobbiamo vergognarci a consentire tutto ciò! Devo confessare, infatti, che da qualche tempo quando incontro un tedesco, un inglese o un francese per non parlare di un americano mi sento un po’ fesso. Mi chiedo come sia possibile che alla maggior parte degli Italiani queste cose non fanno rizzare i peli e contorcere le budella.

Credo profondamente che l’impegno in politica sia il più alto servizio che un cittadino possa rendere al proprio paese, ma in questi termini me ne vergogno e mi vergogno anche di dire agli altri che oggi, nel Comune di Napoli, sono un politico, per paura di essere accomunato agli indegni! Un caro amico oggi mi diceva bravo Gennaro siamo in pochi e quelli che ci sentono parlare ed agire in questo modo  ci dicono che siamo pure co…ni!!

Sui rimborsi per spese mediche La Repubblica dell’11.04.2011

ROMA – Per la prima volta viene tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti l’assistenza sanitaria integrativa dei deputati. Si tratta di costi per cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza privata finanziata da Montecitorio. Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non solo ai 630 onorevoli. Ma anche a 1109 loro familiari compresi (per volontà dell’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i conviventi more uxorio.

tabella rimborsi 2010

Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10 milioni e 117mila euro. Tre milioni e 92mila euro per spese odontoiatriche. Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche private). Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per fisioterapia. Per visite varie, 698mila euro. Quattrocentottantotto mila euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familari.

Per curare i problemi delle vene varicose (voce “sclerosante”), 28mila e 138 euro. Visite omeopatiche 3mila e 636 euro. I deputati si sono anche fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno chiesto il rimborso all’assistenza integrativa del Parlamento per 153mila euro di ticket.

A rendere pubblici questi dati sono stati i radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza denominata Parlamento WikiLeaks. I deputati di Pannella chiedono i dati delle consulenze e degli appalti e contratti vari, e poi li pubblicano online “perché solo così – spiega l’onorevole Rita Bernardini – i conti della Camera sono sottoposti al controllo dell’opinione pubblica. In caso contrario alla Camera si sentono liberi di fare qualsiasi cosa perché tanto non c’è nessuno che li controlla”.

Ma non tutti i numeri sull’assistenza sanitaria privata dei deputati, tuttavia, sono stati desegretati. “Abbiamo chiesto – dice la Bernardini – quanti e quali importi sono stati spesi nell’ultimo triennio per alcune prestazioni previste dal ‘fondo di solidarietà sanitarià come ad esempio balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura (ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l’importo degli interventi per chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li hanno voluti dare”. Perché queste informazioni restano riservate, non accessibili? Cosa c’è da nascondere?

Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: “Il sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto del principio generale dell’accesso agli atti in base al quale la domanda non può comportare la necessità di un’attività di elaborazione dei dati da parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire le informazioni secondo le modalità richieste”.

Il partito di Pannella, a questo proposito, è contrario. “Non ritengo – spiega la deputata Rita Bernardini – che la Camera debba provvedere a dare una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela per conto proprio avendo gia l’assistenza che hanno tutti i cittadini italiani. Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di 25 mila euro mensili, a farsi un’assicurazione privata. Non si capisce perché questa ‘mutua integrativà la debba pagare la Camera facendola gestire direttamente dai Questori”. “Secondo noi – aggiunge – basterebbe semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività dieci milioni di euro all’anno”.

da libero del 02.01.2013 Il gabinetto medico presso il Senato

Casta senza vergogna. Altre dieci assunzioni last minute per riempire il laboratorio del Senato

Un posto di lavoro di “lusso” a spese dei contribuenti. Medici e infermieri che lavorano al Senato sono dei veri privilegiati. Curare i nostri senatori costa agli italiani 650mila euro all’anno. Ma non basta. C’è bisogno di qualche altro camice bianco per i nostri senatori. Così il presidio dell’Ambulatorio di Palazzo Madama ha avviato la selezioni di dieci nuovi medici, cinque cardiologi e cinque specialisti in anestesia e rianimazione. I requisiti per l’ammissione sono rigidissimi.  Alle selezioni non passa chi si sia laureato con meno di 105/110. E neppure chi non abbia maturato un’esperienza professionale di livello. Cinque anni almeno per i medici e quattro per gli infermieri. L’organico ad oggi conta un medico e quattro infermieri, oltre a 26 camici bianchi pagati a chiamata. Il servizio naturalmente è garantito h24. Precedntemente il presidio medico del Senato era una piccola clinica per i senatori residenti nella Capitale, poi all’improvviso si è allargato. Le porte dell’ambulatorio sono aperte a tutti:deputati, ex parlamentari, dipendenti del Senato e dei gruppi. Quanto costa farsi visitare? Nulla. E’ tutto gratis, pagano gli italiani.

Blog su WordPress.com.

Su ↑