Sequestro Corte dei Conti, Stadio San Paolo e la politica supina ai voleri del “patron”

stadioIl caso dello stadio San Paolo è il simbolo dell’atteggiamento della politica verso i potenti. Nonostante il patron non adempia ai suoi obblighi avendo maturato un debito di oltre 5.000.000,00 di €. (così come del resto hanno fatto i suoi predecessori), l’amministrazione è assolutamente piegata ai voleri del club e, pertanto, è pronta ad accontentarlo in ogni suo capriccio, spesso con le tasche dei contribuenti. Da quando presiedo la Commissione Sport ed impianti sportivi ho ingaggiato, insieme ai compagni di Ricostruzione Democratica, una vera e propria battaglia di diritti, legalità ed uguaglianza, ma niente da fare! Basta che il Padrone schiocchi le dita che subito l’amministrazione si mette in moto. Ecco le ultime determine di spesa a carico dei cittadini napoletani che ci sono costate 58.000,€. per lavori di copertura dello stadio (clikka), ed €. 101.000,00 per  lavori all’impianto antincendio (clikka); €. 63.529,14 per lavori sugli spalti (clikka); €. 131.251,56, per lavori impianti antincendio (clikka); €. 13.908,00 per lavori Impianto wi fi (clikka). Ovviamente tutti lavori a carico del Comune, per contratto, ma fatti eseguire dalla società Calcio Napoli che ha curaro anche la progettazione e che di questo passo si sta trasformando da società calcistica a società di costruzioni. Ebbene, atteso l’inadempimento del Patron alla convenzione, assolutamente vantaggiosa per il club, il Comune avrebbe potuto dire, prima mi paghi e poi vediamo per i lavori, e se non provvedi subito, non ti consegno lo stadio per la prossima partita! Sarebbe bastato far saltare anche una sola partita per rimettere a posto le cose.

Ovviamente per fare questo occorrerebbe una politica forte in grado di interloquire con il potente di turno e dire, chiaramente, che l’interesse pubblico viene prima dell’interesse particolare, compreso quello del calcio napoli. Niente di tutto ciò il Patron schiocca le dita, ancora una volta, ed ottiene dall’Amministrazione l’autorizzazione a realizzare una tribuna riservata (clikka) per le famiglie dei calciatori, per fortuna a spese sue! Ebbene con questi 366.688,70 €., ultimi di una lunga serie, si sarebbero potute mettere molte cose a posto ad esempio nel Palastadera (facendo una guaina isolante al lastrico solare), ovvero ottenere l’agibilità per gli spalti al campo di calcio Hugo Pratt di Scampia, oppure, eliminando le infiltrazioni negli spogliatoi del Campo di Calcio di Via Lieti adeguando anche gli altri due campetti di calcetto. Cose che ho visto io con i miei occhi con tre ultimi sopralluoghi per i quali ho redatto una relazione (clikka) che ho inviato ai componenti della commissione (troppo impegnati, per partecipare a questa importante attività di verifica) ed al Sindaco. Impianti sportivi che fanno fare sport a migliaia di ragazzini napoletani e dei quali l’amministrazione, a questo punto, si disinteressa ,troppo impegnata a servire il patron con le nostre tasche!

Oggi(20.02.2014) tutti i giornali cittadini danno la notizia del sequestro dei c/c della società Calcio Napoli eseguito su richiesta della Procura Regionale della Corte dei Conti. Purtroppo ancora una volta la magistratura arriva prima della politica: il Mattino di Napoli (clikka)il Mattino di Napoli (clikka)Repubblica Napoli (clikka)corriere del mezzogirno (clikka)

Da Repubblica Napoli del 9.02.2014

Una tribuna per le famiglie dei calciatori

San Paolo, proroga di un anno. Ma spunta Afragola

ALESSIO GEMMA

UNO spazio accogliente con divani e sedie per ristorarsi. E un angolo per i bambini che non seguono la partita. Il presidente del Napoli, Aurelio de Laurentiis, ha un conto aperto per il fitto dello stadio San Paolo, ma intanto il Comune lo autorizza ad allestire una mini tribuna per le famiglie dei calciatori. Il nulla osta è stato rilasciato il 14 novembre scorso con voto unanime della giunta de Magistris. Si tratta di una struttura smontabile «utilizzata per offrire comfort e sicurezza ai parenti dei giocatori con conseguente eliminazione di uno dei fattori di stress per gli atleti». Tutto a spese della società sportiva e giudicato dagli uffici tecnici di Palazzo San Giacomo in linea con la normativa edilizia. Ha le caratteristiche di uno «standfieristico, costruito con scatolari metallici e pannelli di legno». Per garantire la privacy a mogli e figli dei calciatori sarà «chiuso perimetralmente e coperto superiormente ». Per i servizi igienici sono previsti due container sanitari. Andrà a occupare lo spazio sotto la tribuna Posillipo e «contribuirà a migliorare le condizioni di fruibilità e decorodello stadio comunale». La prima richiesta per la «nuova area ospitalità» è datata 27 agosto scorso. È il direttore marketing del Napoli, Alessandro Formisano, a scrivere al capo di gabinetto Attilio Auricchio e al vicedirettore generale Giuseppe Pulli. Da piazza Municipio parte il cenno di intesa: ma prima i tecnici del Comune vogliono vedere grafici e piantina dell’allestimento. Le carte arrivano a Palazzo il 10 ottobre e il 28 dello stesso mese è pronta la delibera. Verrà approvata in giunta appena due settimane dopo, il 14 novembre scorso. Incrocio di date. Proprio due giorni prima, il 12 novembre, De Laurentiis era stato in consiglio comunale per discutere dello stadio San Paolo. E lì sfogò tutta la sua rabbia contro la giunta de Magistris. Di fronte, oltre ai consiglieri della commissione sport, aveva proprio il capo di gabinetto Auricchio: «Io non mi fido più — disse il presidente del Napoli — qualche giorno fa mi è arrivata dal Comune una nuova transazione completamente rivoluzionata rispetto all’accordo di undici mesi fa».

Già, perché sulla concessione dello stadio di proprietà di Palazzo San Giacomo, il Napoli ha debiti per circa 5 milioni con l’ente per fitti non pagati e introiti pubblicitari non versati al Comune. A dicembre 2012 fu sottoscritto un accordo bonario tra il sindaco e il presidente, rimasto carta straccia. E il 12 novembre a via Verdi De Laurentiis lamentava proprio il mancato perfezionamento di quella transazione. Il motivo?Sui rapporti tra il Napoli e Palazzo San Giacomo è in corso una indagine della Corte dei conti con l’ipotesi di danno erariale. La Guardia di Finanza è già stata al San Paolo.

Attacca il presidente della commissione sport, Gennaro Esposito: «L’amministrazione ha sempre un atteggiamento supino a ogni volere di De Laurentiis, dimenticandosi poi di curare altri importanti impianti sportivi per i quali basterebbe poco. Mentre si autorizza al San Paolo un’area accoglienza per le famiglie dei calciatori, al campo di calcio Hugo Pratt di Scampia manca ancora l’agibilità degli spalti. Non si potrà rinnovare così com’è il rapporto con il Napoli perché troppo squilibrato a favore della società sportiva».

Intanto sindaco e presidente si sono rivisti di recente e si andrebbe verso la proroga di un anno dell’attuale convenzione in scadenza a giugno. Nessuno ora riveli a de Magistris che un mese fa De Laurentiis è stato in avanscoperta ad Afragola. C’è accanto alla stazione della Tav lo spazio per realizzare un nuovo stadio e il sogno di una “cittadella del Napoli”.

Articoli sullo Stadio San Paolo (clikka)

Il Palazzo di Ingiustizia di Napoli

palazzodigiustiziaHo sempre pensato che nella inadeguatezza e nei disservizi si manifestano due tipi di dipendenti pubblici: Quelli che si mortificano e quelli che ci sguazzano aggravando lo stato di ingiustizia. A 45 anni e venti anni di professione di avvocato ho ancora la forza di indignarmi! Non so, però, quanto tempo ancora! Noi avvocati di Napoli, infatti, “abitiamo” una buona parte della nostra giornata in un inconcepibile edificio che ci costringe a fare o file estenuanti, con il cuore in gola, per il timore di arrivare tardi all’aula di udienza e vederci provveduta la causa, ovvero, estenuanti scalate, anche di oltre 20 piani, su scale di emergenza per non arrivare tardi all’udienza. Se vai in Tribunale, infatti, non fai solo le udienza ma, semmai, prima hai notificato, chiesto copie o fatto qualche altro adempimento. Noi avvocati del foro di Napoli facciamo anche la pallina di ping pong tra un piano e l’altro, scalando differenze anche di dieci/quindici piani in salita e discesa, perché è impossibile prendere un ascensore ad un piano intermedio per il semplice fatto che non si prenotano tutti ma solo due. Quando ci provo a prenderne uno, ad un piano intermedio, dopo il primo minuto, pensando agli avvocati anziani, ovvero, a quelli che, seppure giovani, hanno qualche problema, mi viene prima un senso di rabbia e poi di mortificazione e vergogna per la profonda inciviltà di un palazzo che dovrebbe essere di Giustizia ed invece è di profonda Ingiustizia. Una delle punte massime dello sconforto l’ho sperimentata, ieri (07.02.2014) con il ritiro delle produzioni, scoprendo che in Corte di Appello non c’è una sezione che abbia gli stessi giorni per il ritiro. Ovviamente mi sono rivolto al dirigente della sezione che, con grande e raro senso di dedizione si è scusato e poi mi ha chiesto di andare dal commesso per avere comunque la produzione, pur non essendo quello il giorno giusto, chiedendomi però di andare dal dirigente coordinatore per far presente il problema generale. L’impatto col commesso ovviamente è stato traumatico sin dall’inizio. L’avevo, infatti, più o meno individuato ed alla mia domanda se era il commesso egli ma ha risposto che non lavorava in un negozio e che dovevo aspettare. Stava, infatti, curando un “affare” di un collega per controllargli una causa al computer, forse in modo abusivo, per spirito di colleganza. Ero in compagnia di un altro collega e quasi quasi ci era venuta l’idea che avremmo potuto sollecitarlo, semmai, con qualche “mancetta” per poi denunciarlo, ma ovviamente avremmo perso una giornata, meglio resistere ed attendere con pazienza. Conquistate le carte, ovviamente, scendo di tre piani, a piedi, e vado dal dirigente coordinatore a cui una volta spiegato il problema ottengo solo una “allargata” di braccia ed un attestato di solidarietà di cui ovviamente non me ne faccio nulla! Il Dirigente, infatti, mi dice: “avvocato mia figlia è avvocato e la capisco bene!” Mi sovviene poi il dubbio che la figlia del dirigente forse potrebbe avere qualche accesso privilegiato ma non mi soffermo e scendo, sempre a piedi, dal 24° al 19° per chiedere all’impiegato di turno che fine avesse fatto una produzione proveniente da una sezione distaccata soppressa. L’impiegato mi manda al 5° piano, al quale ovviamente giungo a piedi sempre per le scale di emergenza, questi mi dice di andare al piano meno due e, quindi, altri sette piani a piedi. Giunto a destinazione l’impatto qui è stato traumatico perché il commesso che trovo mi riferisce che le produzioni del civile delle sezioni distaccate c’erano ma egli era addetto al penale, quindi, sarei dovuto ritornare al 5° piano e chiedere al dirigente di farmi accompagnare da un commesso perché il “poveretto” non poteva prendere anche i fascicoli del civile! Ovviamente, le strade erano due, o tentare con una mancetta, oppure avere uno scatto d’ira. Ovviamente per me c’è stato lo scatto d’ira! C’era anche un collega più giovane di me che ha cercato di calmarmi e col quale mi sono incamminato verso il 5° piano, gli ho chiesto va bene saliamo a piedi facciamo prima e questi mi dice no io salgo con l’ascensore non ce la faccio io fumo non ho fiato. Queste parole mi hanno fatto sentire tutto il peso della sconfitta. Una collega che ho incontrato (le donne sono sempre più pratiche) giustamente mi ha detto, Gennaro hai due strade (sempre le solite) o vai e mantieni il punto, ma ti sarà difficile ottenere qualcosa, oppure vai dal dipendente, gli dai la mancetta e ti risolve tutto lui. Me ne sono andato dal Palazzo di Giustizia con un profondo senso di ingiustizia!

Gennaro Esposito Avvocato di quel che resta del Foro di Napoli

Vedi anche:

Le elezioni al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli 2015 (clikka)

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