La Incredibile Gestione dei Rifiuti Campani ed il Vuoto a Rendere

Si approssima la chiusura, per manutenzione e riparazioni, del termovalorizzatore di Acerra, lo si sapeva da tempo, mentre le soluzioni, per correre ai ripari, sono arrivate un po’ in ritardo e non si sa se saranno efficaci ed accettate, attesi i malumori delle comunità che dovranno subire lo stoccaggio temporaneo della spazzatura. Eppure, la nostra Città non ha mai brillato quanto a pulizia delle strade, dei cassonetti, e corretta gestione del ciclo dei rifiuti per questioni che sono legate alle istituzioni Comunale, Metropolitana e Regionale ed alle loro connesse società partecipate. Alessio Gemma ha raccontato, sulle pagine di Repubblica Napoli, le code agli STIR degli autocompattatori costretti a stare in fila anche 36 ore per scaricare il loro carico di “lordume”, con aggravio di costi per lo straordinario di personale, “astretto” a bordo dei mezzi, sotto il sole cocente e la puzza, a fare massacranti turni di lavoro per avanzare di pochi metri, col motore degli automezzi sempre accesi. Non c’è dubbio che tale crisi ciclica trova la sua ragione in una evidente “disorganizzazione”. Nel XXI secolo, infatti, è impensabile che mezzi che devono svolgere il servizio di raccolta per le strade cittadine, restino incastrati in file chilometriche semplicemente per scaricare il loro carico, e si resta basiti per questa incredibile ed inaccettabile situazione di rifiuti che si ammassano per le strade cittadine. Eppure, in altre città europee, per dimensioni del tutto simili a Napoli e Roma, i rifiuti non sono un’impellente emergenza; perché? Una semplice ed evidente circostanza che mi ha lasciato sempre dubbioso è il motivo per il quale non riusciamo ad imitare ciò che accade a Berlino, Copenaghen, Oslo e tante altre città del Nord Europa che utilizzano da decenni il sistema del “reso” del vetro, plastica ed alluminio. Non è raro, in queste città, vedere persone che perlustrano meticolosamente bidoni e contenitori stradali della raccolta dei rifiuti alla ricerca di bottiglie di plastica, vetro ed alluminio, contribuendo ad una consistente riduzione del volume di pattume nei cestini che, nella nostra città, sono debordanti di spazzatura già dalle 12,00 e non è altresì raro vedere nei supermercati dei macchinari che ingoiano questi contenitori in cambio di danaro da decurtare dal conto della spesa. Ebbene, il nostro sistema del riciclo di plastica, alluminio e vetro, invece, è gestito da un Consorzio rigorosamente privato il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi), previsto da una legge nazionale costituito da produttori, utilizzatori e distributori di packaging che, da questo punto di vista, mostra un’evidente incapacità, atteso lo stato dei nostri cassonetti e cestini stradali. Ugualmente accade per gli oli esausti gestiti dal altro consorzio privato il CONOE. Consorzi nei quali la parte pubblica è rappresentata dal potere di nomina di un Consigliere d’Amministrazione da parte del Ministro dell’Ambiente e del Ministro dello Sviluppo Economico e nei quali è evidente una stragrande preponderanza della rappresentanza dei produttori e non dei cittadini sui quali si riversano gli effetti delle scelte. Non c’è dubbio che occorre una radicale revisione della Organizzazione che deve muovere i primi passi dalla radicale e sempre solo annunciata e mai attuata riduzione alla fonte del packaging cosa che, ovviamente, è negletta a chi lo produce ed oggi comanda nei citati consorzi.

Il Problema dei Rifiuti a Napoli è Colpa dei Napoletani Zozzoni

IacotucciQualche giorno fa Raffaele DelGiudice sulle pagine di Repubblica (clikka) diceva che la colpa della città sporca è dei Napoletani “ZOZZONI”e devo dire che tutte le volte che ho avuto modo di parlare con Raffaele De Giudice me ne sono andato sempre convinto delle sue buone ragioni salvo poi a verificare un minuto dopo che mi aveva “fatto fesso” ed anche a leggere questa intervista ho la stessa sensazione. Occorrerebbe chiedergli che scoperta è che i napoletani sono zozzoni e pertanto vanno puniti? In 5 anni di consiliatura al monento della discussione del bilancio consuntivo ho sempre sollevato la questione nel mio intervento segnalando come 2/3 mila euro di multe per illegittimo conferimento dei rifiuti, riportate in bilancio, erano il segnale evidente che l’amministrazione non ha mai funzionato sotto il profilo del controllo e della repressione. Oggi Del Giudice, ci riprova e facendo il verginello scarica la resposnabilità sui napoletani zozzoni che anche per me andrebbero castrati per evitare la loro riproduzione, salvo poi a dire che ci sarà una “chiusura a tenaglia” su questi argomenti. Sorge spontanea la domanda: “Ne Del Giudice ma che hai fatto in questi 5 anni?” non lo sapevi che i napoletani sono zozzoni e vanno puniti?”. Ebbene sono ormai cinque anni che in consiglio comunale ho sempre segnalato questa carenza di controllo dell’Amministrazione (clikka) sennonché oggi su Repubblica anche il Presidente dell’ASIA Francesco Iacotucci (clikka), dandomi ragione dopo 5 anni, manifesta tutto il suo disappunto perché a Milano si fanno 43 mila multe all’anno per illegittimo conferimento dei rifiuti ed a Napoli se ne fanno 700. Bravo Iacotucci se non ci fossi stato Tu l’amministrazione nonostante in cinque anni l’abbia denunciato in consiglio comunale non se ne sarebbe mai accorta!

Sulla gestione del servizio in questi giorni un’ampia rassegna stampa:

Rifiuti Differenziata al Palo

Rifiuti Il Porta a Porta al Vomero

L’incenerimento dei rifiuti è ancora attuale?

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Quest’articolo dimostra come gli inceneritori a fronte di una buona raccolta differenziata non servono e sono un inutile spreco di risorse oltre a creare il problema di rifiuti speciali relativi alle ceneri ed al rischio di vedere tra qualche anno ciò che è accaduto per l’amianto se pensiamo alle nanoparticelle che comunque escono dai camini. Io in questo caso sarei per l’applicazione delle regole di protezione della salute.
Da La Repubblica di oggi (05.05.2013)
“Vendeteci i rifiuti o restiamo al buio” l’emergenza al contrario dei paesi nordici
Riciclo al top e discariche a secco: l’appello di Svezia e Norvegia
ROMA — La Norvegia ha un problema. Ha finito la spazzatura  e non sa più come riscaldarsi  e produrre energia. Tutta colpa dei suoi abitanti, che riciclano  quasi la metà di ciò che buttano  e lasciano un misero 2 per cento alla discarica. Oslo non può nemmeno chiedere aiuto ai vicini.  La Svezia, che ha un problema analogo, lo scorso novembre ha dovuto lanciare una campagna extra di importazioni per arrivare alla fine dell’inverno. Con la loro capacità di inghiottire 700 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, i paesi del Nord Europa non riescono  a sfamarsi con una produzione  di materia prima che si ferma a meno di un quinto del necessario.  Per fortuna ci siamo noi. A compensare il deficit di spazzatura  dell’Europa del Nord (Norvegia,  Svezia, Danimarca, Germania,  Olanda e Belgio le nazioni che si affidano di più gli inceneritori) ci pensano Italia, Gran Bretagna, Spagna e Francia: paesi ancora molto affezionati alle discariche. Per le capitali virtuose, l’affare è vantaggioso due volte. La prima perché sono gli stessi esportatori a pagare le balle di rifiuti spediti via treno o via nave. La seconda perché il calore e l’elettricità generati  dalle centrali a spazzatura riscaldano e illuminano le città, permettendo di risparmiare petrolio.  La Norvegia, grazie all’energia  dei rifiuti e a quella idroe-lettrica,  può permettersi di vendere  gli idrocarburi che estrae. Oslo, una città di quasi un milione e mezzo di abitanti, riscalda le sue scuole e metà delle abitazioni con gli scarti domestici. La Svezia, che con la spazzatura dà elettricità a 13 milioni di abitanti e calore a 12 milioni (riscaldando 810mila case,  il 20% del totale), può permettersi  di risparmiare ogni anno 1,1 milioni di metri cubi di petrolio, secondo i dati dell’agenzia nazionale  Swedish Waste Management.  Tra i paesi che trattano i rifiuti come una risorsa e quelli per cui la spazzatura è un problema si sta sviluppando così una nuova autostrada  commerciale. A un prezzo  di 100-150 euro a tonnellata (a seconda di quanto la spazzatura sia umida o secca, quindi capace di generare energia) il mercato è ancora limitato a una manciata di milioni di tonnellate, ma è in continuo  aumento in un mondo alla disperata ricerca di fonti di energia  compatibili con l’ambiente.  E che gli inceneritori moderni siano compatibili con l’ambiente è un dato che non viene messo in discussione dagli abitanti dell’Europa  del Nord. Dal 1985 al 2007 i livelli di piombo, mercurio, cadmio e acido cloridrico emessi dai comignoli sono stati ridotti del 99%, secondo uno studio dello  Swedish Waste Management. Bruciando 4,4 milioni di tonnellate  di rifiuti negli inceneritori del paese, ogni anno la Svezia immette  nell’ambiente solo un grammo di diossina. Tra la fornace in cui la spazzatura brucia a mille gradi e ilcamino esterno che rilascia i fumi nell’atmosfera corrono diverse decine di chilometri di tubi. Al loro  interno i prodotti della combustione  vengono trattati e filtrati, catturando quasi tutte le sostanze tossiche e rilasciando alla fine vapore  acqueo e anidride carbonica.  Profu, un’agenzia di consulenza  specializzata in commercio  internazionale dei rifiuti, calcola  che dalle discariche viene rilasciato nell’atmosfera un gas  serra molto più potente dell’anidride  carbonica: il metano. E  traducendo il potere inquinante  del metano in CO2, risulta che bruciare una tonnellata di spazzatura  anziché gettarla in discarica  fa risparmiare l’equivalente di 500 chili di anidride carbonica. L’impianto di Oslo, con le sue curve e le luci dei comignoli, è tra l’altro diventato un punto di riferimento  della città. A Roskild, in Danimarca, la costruzione dell’“Energy Tower” che brucia rifiuti e genera calore ed elettricità è stata affidata a una gara internazionale  di architetti. Il vincitore, l’archistar olandese Erick van Egeraat, si è ispirato alle “cattedrali  nordiche” e a “un faro nella notte”. Ma l’impianto più caratteristico  è quello di Spittelau a Vienna.  Situato in pieno centro cittadino,  oltre a riscaldare l’ospedale vicino, con le sue piastrelle colorate  e il globo in cima alla ciminiera  viene citato nelle guide turistiche  della città.©

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