Appello del pd alle dimissioni di Caldoro

regionecampaniaOggi (18.06.2014) leggo su repubblica Napoli, il bollettino di guerra del Consiglio Regionale (con 56 consiglieri indagati su 60) e registro anche l’invito della segretaria regionale del PD Assunta Tartaglione alle dimissioni di caldoro, solo che sento la necessità di chiedermi perché il pd, che oggi si fa giustamente  paladino della legalità e del rispetto dell’etica pubblica e della moralità, non impone, ai suoi consiglieri regionali indagati nella vicenda dei fondi economali, di dimettersi? E’ chiaro che la credibilità di un partito passa attraverso atti di coerenza che oggi credo siano dovuti ai cittadini della regione Campania. Come fa il pd a non capire questo elementare concetto dopo la batosta delle recenti elezioni amministrative che segnano un palese scollamento tra ciò che sta accadendo a livello centrale ed il degrado della classe dirigente locale.  In tutto questo spero che caldoro faccia un atto di coraggio e ponga fine a questa condizione che i cittadini non meritano.

Da Repubblica Napoli di oggi 18.06.2014

 Consiglio regionale dalle mani sporche 56 indagati su 61

Rapporti con la camorra, truffe e rimborsi fasulli da mesi l’attività dell’assemblea e paralizzata. Trataglione: “Un Caso nazionale, Caldoro si dimetta”

CINQUANTASEI indagati su sessantuno. Rimborsi contestati dai pm per un milione 675 mila euro, ma anche rapporti con i clan, condanne in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica e abusi sessuali. Accuse per tentata concussione e truffa aggravata. Inchieste su falsi invalidi e Asl. Questo è oggi il consiglio regionale. Questa è l’assemblea che dovrebbe decidere le sorti della Campania dalla sanità ai trasporti, dall’urbanistica ai fondi europei, dal sistema integrato dei rifiuti fino al ciclo delle acque. Un’assemblea al 90 per cento sotto inchiesta su cui pesano anche condanne e processi. L’ultima indagine sui rapporti tra il clan Polverino di Marano e il vicepresidente del Consiglio, Biagio Iacolare dell’Udc, è insomma tutt’altro che un’eccezione all’isola F 13 del Centro direzionale dove l’ex presidente Paolo Romano è stato arrestato appena un mese fa. Un grattacielo assediato dalle indagini e paralizzato nell’attività legislativa. Da mesi in Regione non si riesce a votare non solo una legge, ma neppure un semplice ordine del giorno e ora il Partito democratico, con il segretario regionale Assunta Tartaglione, annuncia un’iniziativa per arrivare allo scioglimento anticipato dell’assemblea. Accuse di «irresponsabilità» sul Consiglio della Campania arrivano anche da Lina Lucci, leader regionale della Cisl.

Clan, truffe rimborsi fasulli ecco il palazzo degli inquisiti in 56 su 61 sotto inchiesta

Il vicepresidente Iacolare è solo l’ultimo della lista Chi sono i consiglieri nei guai con la giustizia

LA SITUA ZIONE

RAPPORTI con i clan, consiglieri condannati in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica. Tentata concussione e truffa aggravata. Abusi sessuali. Inchieste su falsi invalidi e sulle Asl. Indagine sul 90 per cento dei consiglieri per i rimborsi gonfiati destinati ai gruppi. Il campionario di processi e indagini che coinvolgono l’assemblea regionale della Campania comprende un’infinità di articoli del codice penale. E l’isola F 13 al Centro direzionale è un fortino paralizzato. Un’assemblea, assediata dagli investigatori, incapace di approvare anche un solo ordine del giorno. Dopo l’arresto dell’ex presidente del consiglio Paolo Romano e l’inchiesta sul clan di Marano che coinvolge il vicepresidente Biagio Iacolare, il Pd ha deciso di avviare un’iniziativa che porti allo scioglimento. E anche Lina Lucci, segretario regionale della Cisl, definisce l’assemblea «irresponsabile».

L’ANALISI

DOPO l’arresto di Paolo Romano la maggioranza di centrodestra avrebbe voluto eleggere alla presidenza dell’assemblea regionale un consigliere non inquisito.

Ambizione svanita rapidamente, appena segretari e capigruppo si sono resi conto che la rosa degli immacolati era ristretta, tropo ristretta, in un’assemblea che ha 56 inquisiti su sessantuno.

E se gran parte di loro devono rispondere per la gestione dissennata dei rimborsi destinati ai gruppi, c’è una folta pattuglia sotto accusa per altri reati anche di camorra. I rapporti su cui indaga la Dda, Direzione distrettuale antimafia, tra il vicepresidente del consiglio regionale, Biagio Iacolare dell’Udc, e il clan Polverino di Marano non sono insomma un’eccezione nell’assemblea più inquisita e meno produttiva d’Italia.

C’è Iacolare, ritenuto un prestanome del clan e titolare di una cooperativa finita sotto sequestro, ma c’è anche dell’altro. Ad esempio Roberto Conte. Molti ne avevano perse le tracce, ma è tuttora consigliere regionale. Quattro anni fa Conte ha portato diecimila voti al centrodestra con la lista Alleanza di popolo, poi è stato sospeso per una condanna in primo grado a due anni e otto mesi per concorso esterno in associazione camorristica. Reintegrato, è stato arrestato un anno fa per i diplomi facili in alcuni Comuni dell’area nolana-vesuviana in un’altra inchiesta della Procura di Torre Annunziata. Rimesso in libertà, Conte è tornato per la seconda volta in Consiglio.

Così come è tornato in aula, sempre sorridente, Giovanni Baldi di Forza Italia. Un professionista di Cava de’ Tirreni finito ai domiciliari con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa in un’inchiesta sui falsi invalidi. Nella sua vicenda, secondo le accuse, furono date le pensioni di invalidità anche a una suora perfettamente in grado di camminare; il tutto, non in cambio di denaro ma in cambio di voti.

Ride meno invece, e appare sempre scuro in volto, l’altro consigliere di Forza Italia Massimo Ianniciello che ha fatto un po’ da apripista, quasi un rompighiaccio nelle indagini sui rimborsi fasulli. Un’ordinanza di custodia cautelare lo portò agli arresti domiciliari per truffa aggravata. Secondo l’accusa, avrebbe percepito illecitamente un rimborso di circa 64 mila euro esibendo fatture per operazioni inesistenti.

Un recordman Ianniciello? Niente affatto. Lo ha battuto nettamente il socialista di destra Gennaro Salvatore il quale avrebbe percepito la somma più elevata: oltre 93 mila euro. Anche per lui i domiciliari, le dimissioni da presidente del gruppo “Caldoro presidente” e il ritorno in aula. La somme complessive contestate dai pm ammontano a 1.218.449 euro ai singoli consiglieri più altri 456.648 come spese non documentate relative al funzionamento dei gruppi per un totale pari a 1.675.097 percorrendo trasversalmente tutti i gruppi con l’eccezione di Carlo Aveta della Destra che, non a caso, nei giorni successivi all’arresto di Paolo Romano provò inutilmente a candidarsi alla guida dell’assemblea.

Una condanna in primo grado a quattro anni, per presunti abusi sessuali sulle figlie della compagna, pesa anche sul socialista di sinistra Corrado Gabriele, ex assessore con Bassolino. Sempre a sinistra c’è Enrico Fabozzi, passato dal Pd al gruppo misto, arrestato, rimesso in libertà, ritornato in consiglio e ora sotto processo nell’inchiesta su appalti, finanziamenti ed ecoballe nella qualità di ex sindaco del Comune casertano di Villa Literno.

In tanti dall’aula agli arresti e ritorno. È invece ancora ai domiciliari Paolo Romano del Nuovo centrodestra. È stato arrestato il 20 maggio per tentata concussione in un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sulla Asl di Caserta. Nei giorni scorsi le carte sono passate alla Procura di Napoli.

C’è anche chi è coinvolto nella vicenda falsi invalidi: Giovanni Baldi, professionista originario di Cava de’ Tirreni

IACOLARE

Il vicepresidente Biagio Iacolare è indagato in una indagine sul clan Polverino di Marano

IL SEGRETARIO REGIONALE DEL PD, TARTAGLIONE “Ormai è un caso nazionale Caldoro ne prenda atto e lasci”

È più un problema politico o, piuttosto, una questione di legalità?

«Una questione di legalità Una priorità. Il Pd non accetta anche solo i rapporti ambigui. Lo ha detto Renzi più volte e ne siamo tutti convinti. Non c’è solo un caso Iacolare, tanto per citare l’ultimo consigliere coinvolto. Il punto è che non c’è mattina in cui non spunti la Regione. A strettissimo giro, dunque, mettiamo in moto con il nostro gruppo ogni iniziativa per arrivare allo scioglimento».

Quale iniziativa?

«Un’iniziativa nostra a livello di partito e di prospettiva futura, ben sapendo che in ogni caso sarà una campagna elettorale difficile».

Anche il Pd nazionale è d’accordo??

«Il nazionale è in linea. Renzi lo ha detto più volte platealmente e in modo inequivocabile. E il suo pensiero è da tutti noi condiviso. Ne parlerò anche con il vicesegretario nazionale Guerini. Una situazione troppo delicata. È importante oggi ristabilire la capacità della politica di apparire su un fronte unico a difesa della legalità per poter fare il bene dei cittadini. Questo sarà il tema fondante del programma per le regionali che ci apprestiamo a preparare in vista delle primarie per scegliere il migliore candidato presidente della Regione. Il Pd è tutti i giorni in prima fila per difendere la legalità e combattere rapporti anche solo ambigui che per noi sono inaccettabili». ( o. l.)

Riuniremo il partito per avviare una iniziativa che porti al rapido scioglimento dell’assemblea

«IN REGIONE c’è una seria questione di legalità ormai all’attenzione nazionale. Il presidente Caldoro prenda atto e si dimetta». Assunta Tartaglione, segretario regionale del Pd, annuncia una iniziativa dopo la nuova raffica di inchieste che nelle ultime settimane ha prima decapitato e poi colpito nuovamente il vertice del consiglio regionale.

Segretario, chiederete ai vostri con sceglierei di dimettersi?

«Riuniremo il partito con il gruppo regionale per avviare un’iniziativa che porti al rapido scioglimento dell’assemblea. Ormai da tempo con c’è inchiesta che non coinvolga la Regione».

Le colpe dell’informazione e l’arresto del Presidente del Consiglio Regionale della Campania

Paolo-RomanoPaolo Romano, presidente del Consiglio Regionale della Campania, è stato arrestato per le pressioni esercitate sul direttore dell’ASL Casertana per le nomine che egli pretendeva nella sanità. Ora potrà essere anche possibile che questo personaggio politico alla fine sia scagionato dalle accuse, facendo rientrare le “pressioni” esercitate in una sorta di prerogativa politica (la vedo difficile ma tutto può essere), ma ciò che i giornali non fanno affatto è la domanda provocatoria ai cittadini: Vi fareste mai mettere le mani addosso da un medico che ha avuto il solo merito di aver aiutato un politico in campagna elettorale procurandogli qualche migliaia di voti o comunque scelto senza alcuna valutazione del merito professionale o scientifico ?

Tutti i giornali si limitano al raccontino senza sollecitare nella opinione pubblica alcuna riflessione. A questa riflessione io ne aggiungerei un’altra: E’ possibile che nel Comune di Napoli è stato, dopo due anni di battaglia, finalmente approvato un regolamento sulle nomine ed in Regione Campania il tema non viene neppure accennato nonostante i continui scandali regionali e nazionali ?

Non un giornalista che abbia messo in relazione le notizie! E’ questo il modo di fare informazione? Spero che i giornali seri seguano la pista mettendo alle strette caldoro come noi abbiamo fatto in consiglio comunale con de magistris.

Lo stato in cui stiamo credo sia anche colpa dell’informazione che preferisce correre dietro lo scoop ed agli equilibri politici, senza pensare che il più alto compito dell’informazione e dei giornali è quello di contribuire a fare in modo che si formi una corretta opinione pubblica.

Da Repubblica Napoli di oggi 21.05.2014

La malasanità al telefono “Come ti sei permesso di fare quella nomina?”

Una denuncia e intercettazioni portano all’arresto di Paolo Romano. Nell’inchiesta anche il consigliere Ncd Giordano

DAL NOSTRO INVIATO

CONCHITA SANNINO

PRESSIONI indebite esercitate sul direttore generale della Asl casertana per incidere sulle nomine dei direttori, sanitario e regionale. Ingerenze esercitate anche a favore della moglie-medico di qualche amico del proprio gruppo politico. E poi telefonate dal tono vendicativo. E perfino «campagne stampa» denigratorie messe a segno su un giornale casertano, articoli che si iscriverebbero nello stesso disegno «illecito». Oltre trenta pagine di accuse. Così, a poche ore dall’apertura delle urne, crolla il sogno europeo del candidato Ncd, (all’ottavo posto in lista) Paolo Romano. Anche se non pare intenzionato a ritirare la candidatura a Bruxelles. E i suoi amici di partito si offrono di fare campagna elettorale per lui.

Un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere spedisce agli arresti domiciliari il 49enne presidente del consiglio regionale, l’ex cosentiniano che aveva rotto i ponti con l’allora sottosegretario Pdl casalese, oggi l’uomo del pacchetto da 15mila voti considerato molto

utile al debutto elettorale della nuova formazione di Angelino Alfano. L’accusa: tentata concussione per costrizione. Una contestazione, quest’ultima, riformulata dal giudice in una declinazione più grave rispetto all’iniziale ipotesi di tentata concussione per induzione, prevista dalla Procura con i finanzieri del colonnello Gaetano Senatore, sotto il coordinamento del comandante Giuseppe Verrocchi. Stessa ipotesi per gli altri tre inquisiti, per i quali il gip Sergio Enea ha invece respinto la richiesta di arresti domiciliari: si stratta del consigliere regionale, ex Idv e ora esponente Ncd, Eduardo Giordano; dell’avvocato Francesco Pecorario, già registrato come responsabile Pdl in zona aversana, e di Giuseppe Perrotta, cronista della “Gazzetta di Caserta”, tutti casertani.

LA DENUNCIA DI MENDUNI.

È il 31 luglio del 2010 quando Paolo Menduni, dg della Asl di Caserta, sporge denuncia alla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Racconta: «Sono direttore generale della Asl dall’ottobre 2011. Avevo la necessità, appena insediatomi, di nominare il direttore sanitario e il direttore amministrativo. Ma durante questo periodo ho ricevuto numerose pressioni politiche per nominare persone di fiducia del presidente Romano. Nelle predette occasioni il Romano riferiva che essendo presidente del consiglio regionale a lui spettava l’indicazione del direttore sanitario ». Quanto alle intimidazioni di cui sarebbe stato vittima, il dg precisa: «Non ci sono state minacce esplicite, ma vaghi riferimenti al fatto che se non avessi ottemperato all’invito, sarei stato sottoposto a delle pressanti attività di verifiche e controlli sulla gestione della mia azienda. Cosa poi puntualmente verificatasi. Tali pressioni si sono protratte fino al gennaio 2012, fino a quando non ho nominato come mio direttore di fiducia il dottor Gaetano Danzi. Lui stesso è a conoscenza dei fatti narrati, perché è stato avvicinato dal direttore generale dell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano, dottor Bottino, che gli aveva offerto di nominarlo direttore sanitario della predetta azienda al fine di indurlo a lasciare libero il posto da direttore della Asl di Caserta ».

I DIKTAT DI ROMANO.

Ma c’è un’altra vicenda all’attenzione della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Ed è la storia della nomina della dottoressa Tessitore, quale direttore del distretto di Capua, ovvero il “regno” di Romano. Ecco perché, sottolinea il gip nella misura, arriva un giorno al telefono la «furiosa telefonata» di Romano a Menduni. Il presidente lo apostrofa così: «Come ti sei permesso di mettere quella nel mio distretto? ». Aggiunge Menduni: «Dopo tale episodio sono partiti come da lui preventivati alcuni attacchi giornalistici nei quali il Romano, insieme al consigliere Eduardo Giordano, criticavano fortemente la gestione della mia azienda sanitaria, ipotizzando diversi illeciti. Inoltre il coinvolgimento di Giordano avviene a seguito di altri contrasti » su vicende di nomine e di persone non gradite a quelli che all’epoca sono gli esponenti più in vista dell’area casertana del Pdl. Tra i fatti che seminano veleni e intralciano la serenità del lavoro ai vertici della Asl, le pressioni per revocare un trasferimento della dottoressa Caputo, moglie di un altro degli inquisiti. E la nomina «nel reparto di Medicina di Aversa».

“ABBIAMO DECRETATO LA TUA FINE”.

Agli atti dell’inchiesta, anche se non riferiti alle condotte dei quattro indagati eccellenti, anche alcuni messaggi, sotto forma di sms, che sono stati recapitati al manager Menduni, ormai nel mirino di alcuni avversari politici e professionali. Uno di questi diceva così: “Abbiamo decretato la tua fine».

Nelle carte dell’accusa, firmate dalla Tributaria di Caserta sotto la direzione della Procura, anche la copia di alcuni servizi giornalistici comparsi sulla Gazzetta di Caserta che avrebbero avuto l’obiettivo di screditare stretegicamente l’operato del direttore generale. E gli inquirenti ritengono che con la stessa strategia sia stata organizzata, in consiglio regionale, una corale conferenza stampa ad opera di Paolo Romano, ma anche di altri assessori e di alcuni esponenti dell’opposizione di centro sinistra, per muovere un vero e proprio attacco concentrico contro il direttore generale che non si piegava ai suoi diktat. Un teorema del tutto «inconsistente », ribatte però l’avvocato Nicola Garofalo, che assiste Romano. «Non vedo riscontri né il fumus di indizi», aggiunge infatti il legale, spiegando di aver avuto modo di leggere «solo l’ordinanza di custodia cautelare notificata.

I Comandati alla Regione

I comandati al Consiglio Regionale della Campania ci costano di più poiché percepiscono una somma integrativa di circa 400 €. se sono già dipendenti della regione stessa circa il doppio dello stipendio negli altri casi almeno così leggo del Corriere. La cosa che mi lascia perplesso e che questi sono anche inquadrati come dirigenti. Ebbene tra i comandati ci sono anche due colleghi consiglieri comunali (Lebro UDC e Moxedano IDV) che dovrebbero svolgere un incarico fiduciario presso la Regione ma, almeno per quello che posso testimoniare,  essendo entrambi capogruppo dedicano molto tempo al loro incarico politico presso il comune, pertanto, non capisco né il motivo del comando né quello della maggiore retribuzione. Io sono sempre più convinto della necessità che si inizi a parlare di sacralità dell’interesse del bene pubblico!

Da il Corriere del Mezzogiorno del 25.09.2012

NAPOLI — C’è chi arriva dalla civica casa di riposo di Trento e chi dalla Sma, la società antincendio della Regione. Poi dal Cardarelli, dalla Ctp (trasporto pubblico), dall’Arpac Multiservizi, dalla giunta regionale o dall’area di sviluppo industriale di Napoli. Aiutanti degli aiutanti, li si potrebbe definire. Sono i comandati ed i distaccati dell’ufficio di supporto dell’ufficio della presidenza del consiglio regionale. Sono otto, stando ad un documento ufficiale che risale al 27 giugno, e sono inquadrati come dirigenti. Nel momento stesso in cui è arrivata la «chiamata», chi era già dipendente della regione ha guadagnato una indennità aggiuntiva lorda di circa 400 euro. Gli altri hanno praticamente raddoppiato lo stipendio. Compito impegnativo, del resto, quello della presidenza del consiglio regionale. Ecco, dunque, che per svolgerlo al meglio Paolo Romano ha reclutato altri 12 tra comandati e distaccati, nel suo ufficio di presidenza. Sono arrivati dal ministero della Pubblica Istruzione, dalla Giunta, dalla Asl, dalla Provincia di Caserta, dal Comune di Roma e dall’area di sviluppo industriale di Napoli. E’ il caso, quest’ultimo, di David Lebro, che è anche consigliere comunale a Napoli, in sella all’Udc. Non sono stati da meno gli altri membri dell’ufficio di presidenza. Biagio Iacolare, anch’egli Udc, ha reclutato nella sua segreteria squadra tre persone: una dalla Seconda Università, un’altra dalla giunta e la terza dal Cardarelli. Quest’ultima è Carlo Migliaccio, ex Italia dei valori, che guadagnò popolarità, anni fa, durante la mobilitazione contro la discarica di Chiaiano. Valiante, ex assessore durante la giunta Bassolino, dispone di 5 tra comandati e distaccati: 2 arrivano dalla giunta, tre dalla società regionale Arcadis. Pure Nicola Marrazzo è a quota 5. Uno di essi è Francesco Moxedano, consiglio comunale a Napoli. Figura come comandato dall’azienda ospedaliera Cardarelli.

Bianca d’Angelo attinge alla giunta regionale, all’Astir ed all’Asia, la società di igiene urbana del Comune di Napoli. Gennaro Mucciolo ha un distaccato dalla giunta ed uno dalla comunità montana Calore. Quattro reclutati per Nappi, tra i quali Gennaro Succoio, consigliere di municipalità. Tra i gruppi, il Pdl è a quota 21. Qualche nome: Claudio Ospite, ex consigliere comunale, che arriva dalla giunta; Michele Martucci, avvocato e delegato Cisl in seno alla società Ales; Livio Varriale, giornalista, direttore editoriale di Julie Italia. Risulta comandato dall’area di sviluppo industriale di Napoli, della quale è addetto stampa. La pattuglia del Pd è rappresentata da 14 cooptati. Uno dei più noti è il vigile urbano Salvatore Guerriero, consigliere comunale nel medesimo partito durante la giunta Iervolino. Idv è a quota 4.

Della pattuglia fa parte Aniello Formisano, cugino dell’omonimo parlamentare, che lavora in regione dal 1987. E’ stato pescato tra i funzionari della giunta. Distacchi e comandi non fanno difetto neppure altrove, peraltro. Ecco le cifre: Gruppo Caldoro 3, Udc 6, Libertà ed autonomia 1, Pse 2, Popolari Udeur 4, Gruppo Misto 5. Nelle commissioni, la musica non cambia. In quella Hydrogest, per esempio, ecco Tommaso Casillo, ex parlamentare socialista, attualmente assessore a Casoria. Proviene dalla giunta regionale e sottolinea: «Mi sono ovviamente messo in aspettativa». Complessivamente, scorrendo l’elenco aggiornato a fine giugno, compaiono 183 nomi. Ieri si è occupata del caso la conferenza dei capigruppo. «Abbiamo deciso di abolire comandi e distacchi», dice Giuseppe Russo, capogruppo del Pd». Proposito non nuovo, in verità.

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